Persinsala Teatro
Alessio Neroni
maggio 29, 2017
Prodotto da Promo Music-Corvino Produzioni e Centro d’Arte
Contemporanea Teatro Carcano, al Sistina è andato in scena fino al 28
maggio Il Casellante, tratto dal romanzo di Andrea Camilleri. La
compagnia, capitana da Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine e
diretta da Giuseppe Dipasquale, stupisce il pubblico con un racconto di un
amore violato dalla guerra.
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La stagione del Sistina si conclude con uno spettacolo insolito per il
cartellone del noto teatro romano, che è la trasposizione di uno struggente
romanzo di Camilleri pubblicato nel 2008, Il Casellante, che fa parte del
cosiddetto ciclo “mitologico”.
“Dopo Maruzza Musumeci e prima de Il sonaglio, l’opera disegna i
tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente
logica e paradossale a un tempo”, che Moni Ovadia, il cui ruolo centrale di
narratore si alterna con altri ruoli secondari, restituisce al pubblico con
ironia, interpretando la buffa mammana ed emozionando, quando la
vicenda, ricca di metafore, gioca con le parole trasformate in musica da
Antonio Vasta e Antonio Putzu.
C’è una maternità negata al centro del racconto, quella di Minica Olivieri,
la moglie del casellante Nino Zarcuto, che Valeria Contadino e Mario
Incudine, rispettivamente, interpretano con maestria toccando le corde del
cuore oltre che quelle di un mandolino, suonato da Nino insieme alla
chitarra dell’amico Totò, la domenica a Vigata, in una barberia del posto.
Se i clienti del barbiere apprezzano le incursioni dei due cantori, così non
la pensa il cavalier Ingargiola, che accusa i due musicanti di sbeffeggiare
gli inni fascisti, facendoli arrestare.
Siamo nel 1942 in pieno regime, le incursioni degli aerei francesi si
cominciano a sentire e temendo uno sbarco nemico dal mare i soldati
invadono la costa. Una notte, mentre Nino è in carcere, si introducono
nella casetta gialla del casellante, approfittandosi di Minica.
La donna dopo la terribile violenza perde il bambino e anche il senno,
tanto che l’unico modo per continuare a generare frutti sembra essere
quello di interrare i piedi per mettere radici e trasformarsi in un albero.
È il secondo atto il più struggente dei due, che alterna malinconia,
angoscia e qualche risata per via di un imprevisto capitato a Ovadia, che
nel tentativo di indossare la toga di giudice, non trovando una manica, si
avvia a raggiungere il centro della scena improvvisando una battuta fuori
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copione, che ha scaturito un applauso spontaneo.
Sono le luci calde su una scena quasi spoglia, dove presenti sono la sedia
del barbiere, un quadriciclo a pedali (a simulare la ferrovia) e un albero, a
rendere ancora più intensa la rappresentazione, scandita ovviamente dalle
musiche originali proprio di Mario Incudine, in cui si inserisce la canzone
La crapa avi li corna di Antonio Vasta.
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Il consenso del pubblico è unanime e durante i saluti, dalla prima fila della
platea, spalanca le braccia proprio il grande Camilleri a cui in molti
uscendo stringono la mano.
La sua firma ha lasciato un’altra volta un’impronta indelebile come i
personaggi costruiti con saggia peculiarità, diretti egregiamente da
Giuseppe Dipasquale, che ti restano dentro e che spesso fanno girare i
cosiddetti “cabasisi”.
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Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Sistina
via Sistina, 129 – Roma
fino a domenica 28 maggio
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.00
Il Casellante
di Andrea Camilleri, Giuseppe Dipasquale
regia Giuseppe Dipasquale
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania
Musiche dal vivo Antonio Vasta, Antonio Putzu
Musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
Scene Giuseppe Dipasquale
Costumi Elisa Savi
Luci Gianni Grasso
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