Giorgia BELLA Dipartimento di Ricerca Sociale, Università del

Sociologi e Ambiente
Atti del IV Convegno nazionale dei sociologi dell’ambiente
Torino, 19-20 settembre 2003
Giorgia BELLA
Dipartimento di Ricerca Sociale, Università del Piemonte Orientale
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L’IMPATTO DEL TURISMO SULLA “POPOLAZIONE” DEGLI ABITANTI
Introduzione
Nel corso degli ultimi decenni le pratiche turistiche hanno subito importanti trasformazioni,
originate da cambiamenti sociali che hanno interessato le società dei paesi sviluppati sin
dall’inizio del secolo scorso.
A partire dagli anni Trenta negli Stati Uniti, e negli anni successivi alla seconda guerra
mondiale nell’Europa occidentale, si è assistito ad un’evoluzione del turismo di tipo
democratico
Nel corso del Settecento e dell’Ottocento, “fare” turismo – il riferimento è alle prime
esperienze di viaggio del grand tour – era una prerogativa delle famiglie aristocratiche ed
alto–borghesi europee ed era slegato dalla nozione di ‘tempo libero’, alla quale è stata accostato
in epoca più recente (Ragone, 1998). La società post-industriale nella quale viviamo, infatti, è
fortemente caratterizzata dal tempo libero, espressione con la quale si intende “il tempo
concesso all’individuo dalla società quando quest’ultimo ha assolto, in base alle norme sociali
vigenti, i propri impegni professionali, familiari, socio-spirituali e socio-politici” (Dumazedier,
1978).
L’evoluzione del turismo in senso democratico, come attività diffusamente praticata nel
corso del tempo libero da individui di ampi strati sociali, consente di definire il passaggio ad un
fenomeno di massa che ha origine dal combinarsi di diversi fattori.
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L’estensione delle pratiche turistiche ha origine da elementi quali la crescita del reddito ed il
conseguente miglioramento delle condizioni di vita familiari; l’aumento del tempo libero da
parte di fasce medio-basse della popolazione; le acquisizioni di carattere scientifico e culturale
in seguito alle quali s’iniziò a riconoscere, per esempio, l’importanza terapeutica dei bagni
nell’acqua marina a sfondo o l’importanza dello svago come cura di malesseri portati dalla
quotidianità; il miglioramento delle tecniche di trasporto e di comunicazione che ha reso più
agevole il raggiungimento di luoghi, un tempo non accessibili a tutti o del tutto inaccessibili.
Il diffondersi del turismo di massa e, di conseguenza, di un nuovo tipo di domanda turistica,
ha comportato alcuni cambiamenti dell’offerta turistica. A differenza del turismo di élite, il
turismo di massa richiede la fornitura di servizi standardizzati caratterizzati da estrema
prevedibilità e ritualizzazione (Nocifora, 2001, 109). Senza approfondire ulteriormente in questa
sede l’argomento, si sottolinea come, tuttavia, lo scarto qualitativo fra turismo di massa e
turismo di élite peraltro permane anche se si manifesta in modo diverso e può influire in misura
notevole sul tipo d’impatto che il turismo ha sul territorio.
Nel corso dell’ultimo cinquantennio, infatti, la dicotomica distinzione fra turismo di massa e
di èlite, è andata perdendosi per lasciare il posto ad una differenziazione sempre più allargata
delle pratiche turistiche, riconducibili comunque sempre a differenti stili di vita presenti nelle
nostre società.
L’imprevedibilità che caratterizza i comportamenti di consumo degli individui, si riflette
sulla domanda turistica; i comportamenti dei consumatori-turisti, oltre ad essere imprevedibili
ed imprevisti, sono sempre più differenziati e, talvolta, anti-conformisti, nel tentativo di
distinguersi da comportamenti “di massa”.
I turisti diventano un insieme vario ed articolato e non sono più un’unità indistinta con
esigenze facilmente identificabili, come nel caso del già citato gran tour o del turismo di massa
“prima maniera”.
La differenziazione nella modalità di fruizione interessa tutte le scelte di consumo in epoca
post-industriale è dovuta non solo a cambiamenti di carattere sociale ed economico (si pensi
all’innalzamento del livello di reddito e del livello di istruzione) ma anche alla forte valenza
simbolica che i consumi (e questo riguarda la loro generalità) vengono ad assumere. Essi sono
un elemento di comunicazione sociale molto forte: attraverso le scelte di consumo gli attori
sociali, mai come in epoca post-industriale comunicano qualcosa di sé alla società
(Featherstone, 1991).
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La società dell’informazione ha facilitato ed inoltre reso più immediata la capacità di
comunicare, di influire sulle scelte di mercato, di innovare.
Di conseguenza non esiste più un modo solo di fare turismo e lo stesso consumatore può
essere presente all’interno di diversi segmenti del mercato (Nocifora, 2001, 114).
Le differenze nella fruizione non riguardano tanto le mete, ormai raggiunte sia dal turismo
d’élite sia da quello di massa: è il tipo d’esperienza che si vive, la possibilità di scegliere come
viverla, a segnare le differenze fra i ceti sociali (Battilani, 2001, 14). In epoca più recente, per
esempio, si è rilevata una nuova variante di pratica turistica: il turismo globale (Battilani, 2001,
14). Questo nuovo modo di praticare turismo, analogo alle trasformazioni avvenute nella
produzione e nei mercati finanziari, ha caratteristiche ben definibili.
L’evoluzione e la differenziazione delle pratiche turistiche hanno richiamato l’attenzione
degli studiosi e degli amministratori locali sulle conseguenze di carattere sociale, economico ed
ambientale originate.
Si sono sviluppati nuovi ambiti di riflessione: sullo sviluppo del “sistema turismo”, sul
rapporto fra il turismo e la stratificazione sociale, sul tipo d’evoluzione che vive una località
turistica, o sull’organizzazione dell’offerta turistica e la gestione della domanda, sul tipo
d’impatto che il turismo ha sia sull’ambiente fisico sia su quello sociale e sulla valutazione delle
politiche messe in atto dalle autorità per garantire e promuovere un turismo “buono” e contenere
il suo impatto sull’ambiente.
Questo lavoro si propone di evidenziare la trasformazione delle pratiche turistiche -in parte
già trattata all’interno di questa breve introduzione- soffermandosi in particolare sulle
conseguenze di carattere sociale, oltre che ambientale del loro diffondersi e differenziarsi nella
società dell’informazione.
Per quanto concerne l’analisi dell’impatto sociale del turismo è stata usata la classificazione
delle popolazioni urbane proposta da Martinotti (1993). Essa sottolinea l’aspetto dinamico e
conflittuale delle relazioni che si instaurano fra individui che occupano ed “usano” (pur con
diversi scopi) uno stesso territorio (in questo caso la località divenuta turistica). Si considera
pertanto il conflitto che origina dall’interazione fra la popolazione degli abitanti e quella dei
turisti; per poi soffermarsi sul ruolo svolto dalle varie amministrazioni per contenere l’impatto
turistico sull’ambiente e sulla comunità locale.
Il turismo e la sua influenza sul territorio
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Prima di trattare le relazioni che vengono a stabilirsi fra abitanti e turisti, è utile definire le
caratteristiche del turismo in quanto sistema, all’interno del quale interagiscono diversi tipi di
attori e che interagisce, a sua volta, con l’ambiente che lo circonda.
Cohen (1984) definisce il turismo moderno come un “sistema ecologico, economico e
politico, complesso e globale, che espandendosi raggiunge un grado di separazione dal resto
della società”. La tendenza di questo sistema è quella di espandersi sempre di più in nuove aree
sia per forza propria, sia perché indotto da autorità locali o promotori privati.
Dal punto di vista socio-economico il sistema si muove ed agisce facendo capo ad un gruppo
di attori nazionali e transnazionali privati e pubblici, come ad esempio organizzazioni
internazionali di viaggio (IATA – International Air Transport Association e IUOTO International Union for Official Tourism Organizations ), compagnie aeree, compagnie di
viaggio, tour operator, catene di hotel e varie organizzazioni governative e non. Inoltre, a livello
globale, l’industria turistica sta assumendo sempre maggior importanza e la sua crescita ha
conseguenze sempre più incisive a livello nazionale e locale, si pensi, per esempio, a quale tipo
di ripercussione ha sul territorio, l’organizzazione di eventi come fiere internazionali (Salone
nautico di Genova, La fiera del libro a Torino, ...), grandi eventi culturali e di spettacolo
(festival del jazz, del cinema,…) o eventi sportivi di carattere globale (Olimpiadi, Campionati
mondiali di calcio, …).
Il sistema turistico comprende al suo interno diversi nodi territoriali, nei quali interagiscono
e si organizzano attori sociali, politici ed economici, che operano per favorire il processo di
espansione del sistema turistico.
Ogni nodo o località territoriale attraversa, nel corso di questa espansione, diverse fasi;
l’insieme di queste fasi è denominato “ciclo della vita di una località turistica” (Nocifora, 2001).
Descrivere brevemente ciò che avviene durante ogni singola fase è utile per comprendere
alcune dinamiche di relazione che avvengono fra abitanti e visitatori.
La prima fase è quella della scoperta e comporta un flusso turistico moderato alla ricerca di
luoghi autentici, non ancora conosciuti dalla massa e assenti sul mercato. In questa situazione i
turisti richiedono servizi modesti e rivolti a personale non qualificato, molto spesso sotto lo
standard atteso in altri comparti del settore turistico.
Per queste sue caratteristiche, generalmente, la fase della scoperta non ha un impatto
particolarmente incisivo sull’ambiente.
La seconda fase, del consolidamento, comporta mutamenti evidenti, dal momento che la
località inizia ad essere conosciuta come luogo turistico, attraverso il “passaparola” di chi è
stato contento della ‘scoperta’ fatta. Inizialmente il flusso turistico è costituito da gruppi sociali
di élite (insegnanti, professionisti, viaggiatori esperti ed appassionati, …) interessati a
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distinguere le loro scelte da scelte di massa. In seguito si presentano su quest’area del mercato
anche le fasce sociali medio-basse (e studenti) disposte a servirsi anche di servizi
qualitativamente più bassi. Nascono piccole imprese di carattere familiare e la clientela tende a
stabilizzarsi e a richiedere prestazioni standardizzate.
Gli effetti economici in questa fase sono positivi, sia perché consente guadagni ed il
raggiungimento di una qualità medio-alta dei servizi, sia perché crea nuovi posti di lavoro. A
livello ambientale il territorio può subire modifiche che non sempre si rivelano in linea con le
sue caratteristiche, il che comporta anche ripercussioni nella percezione che i locali hanno
dell’espansione turistica.
La terza fase è denominata di sviluppo intensivo e comporta l’aumento di visibilità del sito
a livello nazionale o/e internazionale. E’ la fase in cui la località diviene meta del turismo di
massa che comporta, in alcuni periodi, la saturazione dell’offerta dei servizi.
Dal punto di vista economico è la fase più produttiva. Le strutture ricettive innalzano gli
standard del servizio, gli alberghi stringono accordi per creare oligopoli e collaborare con tour
operator nazionali ed internazionali. Dal punto di vista dell’ambiente naturale e del paesaggio è
la fase più difficile, sia perché occorre gestire un numero elevato di visitatori, sia perché spesso
gruppi multinazionali, per accrescere la capacità attrattiva del luogo, intervengono sul paesaggio
con un’architettura non appropriata, del tutto incuranti delle caratteristiche del territorio. E’
questa la fase con più conseguenze negative dal punto di vista sociale ed ambientale.
La quarta fase è quella della stagnazione. La clientela si rinnova lentamente perché sono
sempre meno numerosi i clienti nuovi che rimpiazzano i clienti “stanchi” che non ritornano più
nella località. Le imprese tradizionali che hanno operato fino al quel momento non riescono a
rinnovarsi né professionalmente, né tecnicamente. Hanno successo gli accordi di cartello che
puntano all’abbassamento dei costi e quindi ad un potenziale incremento quantitativo della
domanda. In queste circostanze molti gruppi imprenditoriali provenienti dall’esterno e con
progetti di grandi dimensioni riescono ad inserirsi sul mercato e ad avere la meglio sulle piccole
e medie imprese locali. La località, quando questi fenomeni diventano indicativi, si trova nella
necessità di pensare ad un rilancio della propria area attraverso interventi in grado di riproporla
sul mercato, anche se è non è possibile ricreare le condizioni che portarono alla fase dello
sviluppo intensivo.
Ciò porta a riflettere sul fatto che “vi sono dei limiti dati dalla capacità di carico del territorio
che non possono essere superati” (Nocifora, 2001, 79) e dei quali occorre tenere conto nella
progettazione di operazioni di marketing territoriale. E indica come il territorio sia una risorsa
scarsa e difficilmente rinnovabile una volta che è privato delle sue ricchezze.
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A seconda delle caratteristiche delle fasi intermedie fra la “scoperta” della località e lo
“sviluppo intensivo” cambia l’esito del fenomeno turistico nelle diverse località. Questo
dipende da diversi fattori culturali come ad esempio il grado di “resistenza” degli abitanti alle
contaminazioni esterne, o da fattori politico-sociali, come la capacità delle amministrazioni
locali di gestire la suddivisione degli spazi a favore dei locali e dei turisti, o da fattori sociali
come la tendenza (intesa come “moda”) a recarsi in alcune località ritenute rinomate piuttosto
che in altre.
In generale, una località si sviluppa dal punto di vista turistico perché ha caratteristiche
monumentali, artistiche, ricreative ma soprattutto perché è apprezzabile dal punto di vista
culturale e paesaggistico.
Molto spesso, tuttavia, si verifica un paradosso legato allo sviluppo turistico.
La crescita di strutture ricettive e ricreative, quando avviene in modo caotico e privo di
regole, trasforma il paesaggio e l’ambiente fino al punto di rappresentare, in alcuni casi, un vero
e proprio ostacolo per eventuali progetti di rilancio della località. Il risultato è la creazione di
ambienti sempre più simili a quelli in cui il turista vive durante l’anno e del tutto anonimi
rispetto alle caratteristiche del territorio in cui sono inseriti (Nocifora, 2001).
Molto spesso l’impatto a livello territoriale comporta anche problemi per la gestione
d’infrastrutture territoriali e di servizi che richiedono di essere rafforzati nel momento in cui il
numero degli utilizzatori aumenta sensibilmente.
Questi aspetti vanno ad influire in modo incisivo su come la comunità locale percepisce i
turisti e sul rapporto fra queste due distinte “popolazioni”.
Ad esempio, il fatto che il centro storico delle località turistiche sia modificato con la
creazione di nuovi alberghi costruiti spesso secondo criteri che non hanno nulla a che fare con
quelli tradizionali; che lieviti il prezzo dei suoli e delle proprietà immobiliari; che vi sia un
incremento dei prezzi in ogni settore; che la popolazione locale sia gradatamente emarginata
dalla vita attiva della comunità, specialmente in periodi d’alta stagione; che usare i mezzi
pubblici, trovare parcheggio, avere accesso a pubblici esercizi avvenga in una situazione di
concorrenza con i turisti che dal punto di vista fiscale si fanno carico in modo limitato di tutti i
servizi pubblici, comporta inevitabilmente che il turismo sia considerato un ostacolo per la
comunità, piuttosto che un mezzo per lo sviluppo economico e sociale.
Tutti questi fattori hanno dato origine, in alcune zone, a veri e propri movimenti anti-turistici
specialmente durante la fase che è definita di “sviluppo intensivo”. Se nella prima fase della
“scoperta” i ‘locali’ manifestano un’accoglienza spontanea di carattere familiare, la fase del
“consolidamento” vede l’emergere di un atteggiamento ostile: il numero dei turisti è troppo
elevato, non è più possibile avere con loro un rapporto di tipo familiare. Nasce un vero e proprio
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rifiuto dell’ospite, visto come un intruso che minaccia il regolare svolgimento della vita
comunitaria.
Come si può evincere da quanto esposto, le conseguenze del turismo all’interno dei territori
in cui si sviluppa non sono solo di carattere ambientale ed economico.
Esso comporta una serie conseguenze di carattere sociale e culturale, che si possono
manifestare in modo più o meno grave.
Fra le varie problematiche inerenti alle conseguenze dell’impatto del turismo sul territorio,
oltre a quella della “saturazione dello spazio” e quindi alla misurazione della portata di una
località in termini di affluenza di visitatori, occorre tenere presente anche la capacità di carico
culturale della comunità ospitante.
Le riflessioni che seguono si riferiscono in particolare all’impatto socio-culturale che il
turismo genera all’interno della comunità locale nella quale si sviluppa.
Abitanti e Turisti
Possiamo definire l’impatto socio-culturale del turismo come “l’insieme degli effetti sulla
comunità locale derivanti dal rapporto che questa popolazione definisce direttamente o
indirettamente con la popolazione turistica” (Pollini, 2002, 58).
Possiamo poi specificare ulteriormente le relazioni fra abitanti e turisti facendo riferimento
alla nota classificazione delle popolazioni urbane, elaborata da Martinotti (1993) e ripresa da
Nuvolati (2002).
Martinotti distingue quattro tipi di popolazioni secondo il tipo di attività che svolgono
all’interno della città. Gli abitanti abitano, consumano e lavorano nella città; i pendolari non
abitano ma lavorano e (non necessariamente) consumano nella città; i city users non abitano,
non lavorano, ma consumano nella città; i metropolitan businessmen non abitano, ma lavorano e
consumano nella città, seppure in modo molto differente dalle altre popolazioni.
Con riferimento a questo tipo di classificazione, possiamo collocare i locali nel gruppo degli
“abitanti”, mentre i turisti appartengono perlopiù al gruppo dei “city users” ed in minima parte
ed in rare occasioni ai “metropolitan businessmen”.
Martinotti, rifacendosi ad alcuni concetti dell’ecologia classica, come quello della
competizione che si instaura fra le popolazioni per ‘aggiudicarsi’ spazi territoriali, evidenzia
come dalla compresenza delle popolazioni all’interno di uno stesso spazio possano nascere
conflitti di varia natura. Ad esempio, il fatto che molte zone residenziali siano trasformate in
aree commerciali, sotto la spinta delle esigenze di city users e metropolitan businessmen
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comporta l’estromissione degli abitanti da questi luoghi verso spazi periferici residenziali e non.
All’interno del tessuto urbano delle grandi città (ma questo fenomeno interessa anche centri
minori con importanti funzioni turistiche o commerciali), infatti, tende a delinearsi una netta
separazione fra coloro che abitano la città e coloro che la “consumano”.
Se la figura dell’abitante risulta facilmente individuabile, non è così semplice definire quella
del turista: esistono diverse definizioni, basate su diversi criteri.
Definiamo brevemente le caratteristiche del “turista” e forniamo alcune classificazioni di tipi
di turismo, per poi soffermarci in modo più approfondito sulle relazioni che intercorrono fra le
popolazioni dei turisti e degli abitanti.
Distinguiamo sei dimensioni principali della figura del turista (Cohen, cit. in Savoja, 1998):
•
la temporaneità, che distingue il turista da altri tipi di viaggiatori e dai vagabondi, in
quanto presuppone l’esistenza di una fissa dimora e di un recapito permanente;
•
la volontarietà, che distingue il turista in base alla possibilità di partire e tornare
secondo i propri tempi e le proprie esigenze e non secondo l’arbitrio di altri o eventi
contingenti;
•
la circolarità dello spostamento, in cui il punto di partenza coincide con quello di arrivo;
•
la dimensione temporale dello spostamento che generalmente non si risolve nell’arco di
una giornata, come per gitanti o escursionisti;
•
l’estemporaneità del percorso che si realizza poche volte e distingue il turista dal
pendolare e dal proprietario della seconda casa;
•
la non strumentalità degli obiettivi dello spostamento, che distingue il turista da chi
viaggia per lavoro, dai missionari e dai diplomatici.
Cohen (1974), prendendo in considerazione tutte le caratteristiche sopra descritte fornisce la
seguente definizione di turista: “turista è colui che si mette in viaggio volontariamente per un
periodo di tempo limitato, mosso da un’aspettativa di piacere derivante da condizioni di novità e
di cambiamento sperimentale in un itinerario di andata e ritorno, relativamente lungo e non
ricorrente”.
In realtà l’ultima dimensione proposta da Cohen, come in parte anche le altre, risulta dubbia,
in quanto anche viaggi a scopo strumentale possono contenere spazi dedicati all’attività turistica
(si pensi al congressista o all’uomo d’affari che uniscono allo spazio dedicato alle loro attività
lavorative anche quello dedicato alla visita di monumenti o al relax). Infatti, Cohen (cit. in
Savelli, 1998, 47), afferma che l’elemento essenziale dell’essere turista risiede nel
“cambiamento rispetto ad una routine, in qualcosa di differente, strano, insolito, nuovo,
un’esperienza non comune nella vita quotidiana del viaggiatore (…). La prospettiva del piacere,
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connessa alla novità o al cambiamento (…) costituisce l’elemento discriminante nei confronti
degli altri ruoli di viaggio.”. Non sono dunque le caratteristiche oggettive di un viaggio (la
lunghezza, il tipo di località visitate, ecc.) a determinarne il carattere turistico, ma quelle
soggettive, ossia le aspettative che l’individuo ha in termini di novità e di cambiamento nei
confronti del viaggio che compie.
In realtà quella del turista è una figura che continua la sua evoluzione all’interno di una
società che cambia velocemente il turista di oggi è ben diverso dal turista del grand tour di fine
Ottocento, ma anche dal turista di massa degli anni Sessanta. Come risultato di questa
evoluzione si sono venuti a delineare, infatti, diversi tipi di turismo, praticati da diversi tipi di
individui.
Smith (cit. in Pollini, 2002, 61) individua tipi diversi di turismo sulla base di “quali aspetti,
elementi e caratteristiche della società-comunità di arrivo sono presi in considerazione
dall’individuo-turista che colà si dirige e quali relazioni egli instaura su questa base con la
comunità della località turistica”.
E’ possibile individuare:
1.
il turismo etnico, in cui si cerca contatto con la popolazione indigena e le sue tradizioni,
immergendosi nella vita locale e limitando al massimo la contaminazione di usanze, riti,
manufatti ed abitudini alimentari, instaurando con loro una relazione positiva, limitando al
massimo l’aspetto intrusivo;
2.
il turismo culturale, che ricerca gli aspetti del patrimonio culturale e della civiltà della
comunità locale, attenuando un poco l’immedesimazione con la popolazione locale, implicando
un seppur lieve grado di strumentalizzazione della cultura della popolazione locale;
3.
il turismo storico , per il quale l’attenzione del turista è rivolta verso tracce di antiche
civiltà, con un atteggiamento distaccato e di tipo cognitivo, disinteressato ad un rapporto con la
popolazione locale;
4.
il turismo ambientale, interessato a cogliere gli aspetti naturalistici della comunità
territoriale verso la quale si ha un atteggiamento rispettoso e di contemplazione;
5.
il turismo ricreativo che prescinde quasi del tutto dalle caratteristiche etniche, culturali
e storico-artistiche ed ambientali della comunità di arrivo, per usufruire degli aspetti ricreativi o
di divertimento.
A queste cinque tipologie di turismo, si possono aggiungere altri tipi di turismo sviluppatisi
in epoca più recente, ma definibili in base alla stessa logica di classificazione (ossia il rapporto
con la comunità di arrivo): sportivo, religioso, sessuale, congressuale e per salute.
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Un’altra classificazione di turista (Pollini, 2002) è definita in base al criterio con cui il flusso
turistico si organizza ed il grado di impatto sull’ambiente circostante.
Il turismo secondo questa classificazione può essere:
I.
turismo di esplorazione: individuale o di piccoli gruppi alla ricerca di luoghi
sconosciuti e che sa adattarsi a tutte le situazioni o circostante in cui si imbatte, impiegando un
equipaggiamento avanzato e a cui provvede autonomamente;
II.
turismo di élite: riguarda gruppi di individui che si recano in luoghi ancora poco
conosciuti e ricreano in loco condizioni il più possibile confortevoli per il loro soggiorno;
III.
turismo di “fuori giro”: è una forma di turismo individuale che non ricerca nuovi
luoghi, ma si differenzia proprio perché non ricerca l’aggregazione in gruppi;
IV.
turismo insolito: il turista si serve di un viaggio organizzato, ma una volta giunto a
destinazione, pur utilizzando i servizi messi a disposizione dall’organizzatore del viaggio,
intende muoversi per conto proprio;
V.
turismo di massa iniziale: è a metà fra quello d’élite e quello di massa e prevede
comunque un sistema ricettivo predisposto e standardizzato che sappia soddisfare le abitudini di
coloro che intraprendono il viaggio;
VI.
turismo di massa: coinvolge individui di ogni età e ceto sociale che si muovono
individualmente o in gruppi e che richiedono un’elevata capacità ricettiva della località turistica,
la cui popolazione viene a costituire una minoranza numerica durante alcuni periodi di alta
stagione;
VII.
turismo charter: è l’ultima fase del turismo di massa e comporta il trasferimento di
gruppi organizzati e non di singoli individui in località nelle quali sono predisposti tutti i servizi
e le infrastrutture pattuite al momento dell’acquisto del viaggio e dove è assicurata l’assistenza
ai turisti da quando partono a quando ritornano.
A seconda delle caratteristiche del tipo di turismo, le relazioni fra abitanti e turisti avranno
caratteristiche differenti e pertanto sarà diverso l’impatto del turismo sulla comunità locale.
Cohen (1984) definisce l’interazione fra turisti ed abitanti come “un insieme di incontri fra i
visitatori, che agiscono e si muovono per divertirsi, e gli abitanti, che sono relativamente stabili
ed hanno la funzione di provvedere ai desideri ed ai bisogni dei turisti”.
Le relazioni che scaturiscono da questi rapporti sono pertanto generalmente transitorie, non
ripetitive ed asimmetriche. Ciò comporta che i partecipanti siano interessati ad ottenere una
gratificazione immediata piuttosto che ad agire per mantenere una relazione continua: ne
consegue che non è necessario creare rapporti basati sulla fiducia reciproca.
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Prendendo in considerazione la prospettiva degli abitanti, Pollini riprende il “modello
dinamico” del sociologo Doxey (1975; Pollini, 2002, 72), che definisce le modalità di relazione
della popolazione nei confronti dell’attività turistica ed individua cinque “stadi d’attitudine” che
si susseguono e che corrispondono agli stadi di sviluppo delle località turistiche, prima
richiamate.
Il primo stadio, che interessa la fase della “scoperta della località”, è quello dell’euforia o in
ogni caso di un’attitudine corretta verso i turisti. Il secondo e terzo stadio sono l’apatia e il
fastidio e si manifestano nel momento in cui il numero dei turisti cresce in modo sensibile e
dapprima gli abitanti tentano di porsi con un atteggiamento di distacco, poi con l’aumentare dei
problemi e delle “richieste” della nuova popolazione dei turisti, sono del tutto infastiditi. Il
quarto stadio che si raggiunge in situazioni di “sfruttamento intensivo” e successiva
“stagnazione” della zona turistica, è l’antagonismo. Esso si riscontra in numerose aree
turistiche, specialmente quelle in cui la densità di turisti è cresciuta rapidamente e l’industria
turistica ha esasperato le differenze fra locali e turisti o ha generato una competizione fra loro in
presenza di scarse risorse da dividere o di forte simmetria. Tuttavia, questo tipo di
atteggiamento non è esclusivamente dovuto a situazioni di turismo di massa. In realtà
l’atteggiamento nei confronti della popolazione dei turisti è il risultato di diversi fattori, fra i
quali ricopre un’importanza decisiva la cultura dei locali, il loro coinvolgimento nell’attività
turistica ed il modo in cui è gestito dalle organizzazioni turistiche l’impatto dei turisti. Il quinto
stadio è quello del livello finale, per il quale le condizioni originarie ambientali e sociali sono
ormai modificate dalla presenza del fenomeno turistico ed il contesto originario ha perso le sue
peculiarità.
Dogan (1989; cit. in Pollini, 2002) propone un modello analogo, definito in base alle forme
di adattamento e di aggiustamento della popolazione locale nei confronti dell’impatto turistico.
Esso consiste nelle fasi di: resistenza, ritirata, mantenimento del confine, rivitalizzazione,
adozione.
Da quanto esposto emerge che l’impatto del turismo dipende sia dal tipo di turismo che si
sviluppa all’interno della località, sia dalle caratteristiche socio-territoriali della società e
dell’ambiente in cui si sviluppa.
Si deve peraltro ricordare come le modalità di reazione della popolazione riguardano in
modo diverso i segmenti della popolazione locale. I tipi di reazione possono dipendere al tempo
stesso sia dal tipo di turismo che impatta, sia dal tipo di coinvolgimento che ha la popolazione
nell’attività turistica, sia dal tipo di coesione culturale e sociale esistente nella società locale.
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Nel paragrafo che segue sono illustrate le conseguenze di carattere sociale che il turismo ha
sulle comunità ospitanti.
L’impatto sociale del turismo
Consideriamo in modo più dettagliato alcune conseguenze di carattere socioeconomico e
socioculturale che seguono allo sviluppo turistico di una località.
Le conseguenze socioeconomiche possono essere dirette, indirette o indotte (Rocca, 2000).
Sono dirette quando si riflettono direttamente sull’attività turistica, come gli aumenti
occupazionali o l’aumento di flussi di capitale, ecc.; indirette quando si riflettono su attività
collaterali, non direttamente turistiche, come l’attività agricola, quella alimentare, produzione di
arredamenti, trasporti, ecc.; indotte, riguardano gli effetti causati dalla domanda aggregata,
dall’occupazione, dai redditi, con effetti che si ripercuotono comunque sui consumi dei turisti e
della popolazione locale, sui quali non ci soffermeremo in questa sede.
La maggior parete degli autori è in accordo nell’affermare che il turismo comporta
generalmente delle entrate per la comunità ospitante, un aumento di occupazione per la
popolazione locale, una crescita dello sviluppo del territorio e della capacità di governance
locale. Tuttavia, come abbiamo visto precedentemente, il turismo favorisce i ‘locali’ che sono
direttamente coinvolti nella sua organizzazione, mentre rappresenta spesso (soprattutto se
gestito senza i giusti criteri di contenimento del suo sviluppo) un problema per il resto della
popolazione. Molto spesso avviene altresì che l’industria turistica coinvolga lavoratori o
imprenditori provenienti dall’esterno, portando in tal modo ad una vera e propria perdita di
controllo da parte dei locali ed una loro progressiva emarginazione, in particolare per quanto
riguarda il controllo degli aspetti fondiari ed immobiliari.
L’impatto socioculturale del turismo comporta conseguenze di vario tipo.
Cohen (1984) definisce dieci differenti ambiti: il coinvolgimento della comunità in realtà più
allargate, la natura delle relazioni interpersonali, le basi dell’organizzazione sociale, il ritmo
della vita sociale, le migrazioni, la divisione del lavoro, la stratificazione sociale, la
distribuzione del potere, la devianza e l’influenza su usanze e arte locali.
Con lo sviluppo del sistema turistico le comunità locali si trovano coinvolte, nella maggior
parte dei casi, in sistemi nazionali ed internazionali più allargati, con una conseguente perdita
di autonomia locale, dal momento che il benessere della comunità è sempre più legato al buon
andamento di fattori esterni sui quali è impossibile avere un controllo.
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Sociologi e Ambiente
Atti del IV Convegno nazionale dei sociologi dell’ambiente
Torino, 19-20 settembre 2003
Per quanto riguarda le relazioni interpersonali, il turismo tende ad aumentare
l’individualismo creando stress e conflitti all’interno della società, per diversi motivi. I conflitti
insorgono sia nei rapporti fra locali e visitatori, sia, in alcuni casi, fra i locali stessi. Un numero
consistente di abitanti lavora all’interno dell’impresa e delle strutture turistiche: questo significa
che molti di loro devono mettere in atto strategie competitive, che consentano di attirare un
numero adeguato di visitatori, a scapito dei loro competitori. In alcuni casi si osserva una
crescita di solidarietà in gruppi che si creano per ostacolare l’intrusione da parte di stranieri.
Per quanto riguarda l’impatto del turismo sull’organizzazione sociale, invece, si fa
riferimento all’espansione del dominio dell’economia: alcune aree che precedentemente non
erano organizzate sulla base di meri criteri economici, risultano essere “commercializzate” e
“mercificate”. Inoltre, come abbiamo visto in precedenza, criteri di guadagno sono alla base non
solo di relazioni fra abitanti e turisti, ma anche delle relazioni fra gli abitanti stessi.
Per quanto riguarda l’impatto del turismo sul ritmo della vita, si osserva come il fatto che il
turismo sia un’attività molto concentrata stagionalmente influisca sull’organizzazione di società
tradizionali, specialmente quelle di carattere agricolo. Anche il ritmo giornaliero di lavoro è
modificato in occasione della stagione turistica ed influisce altresì sui rapporti all’interno delle
famiglie.
Il turismo crea nuovi posti di lavoro nelle società ospiti e influenza le migrazioni in due
differenti direzioni: aiuta la comunità a mantenere membri che altrimenti avrebbero cercato
lavoro altrove, specialmente giovani disoccupati in aree economicamente marginali come isole
o montagna; attrae lavoratori dall’esterno spesso provenienti da altri ambiti economici come ad
esempio l’agricoltura.
Uno degli effetti più diffusi del turismo riguarda il suo impatto sulla divisione del lavoro,
specialmente fra sessi. Creando nuovi posti di lavoro, il turismo ha consentito l’entrata
all’interno del mercato del lavoro di una discreta porzione di giovani donne impiegate nei
servizi del turismo, in hotel, nella produzione di souvenir. Ciò ha comportato, specialmente in
società di carattere agricolo, che hanno assistito ad un rapido sviluppo (in questo caso turistico),
importanti trasformazioni per la condizione femminile da cui è dipesa una ridefinizione dei
rapporti fra uomini, donne e bambini e dei rapporti familiari (Castells, 2002).
Il turismo comporta sicuramente dei cambiamenti all’interno della stratificazione sociale:
enfatizzando l’aspetto economico, pone il valore del denaro alla base della stratificazione
sociale, a differenza di altri criteri come le origini della persona o la sua rispettabilità. La
conseguenza del turismo più diffusa sulla stratificazione sociale è quella di aumentare le
disparità sociali, creando nuovi strati sociali specialmente all’interno delle classi medie. Questo
è dovuto a due dei fattori definiti in precedenza: l’ineguale distribuzione dei benefici economici
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Sociologi e Ambiente
Atti del IV Convegno nazionale dei sociologi dell’ambiente
Torino, 19-20 settembre 2003
portati dal turismo e l’aumento della divisione del lavoro. Il turismo, in realtà, non comporta
un’elevata mobilità sociale. Mentre alcuni individui riescono a beneficiare largamente degli
effetti da esso prodotti, coloro che sono impiegati nell’industria turistica hanno una scarsa
capacità di crescita legata alla carriera lavorativa, dovuta proprio al tipo di organizzazione del
lavoro tipica del settore turistico: si tratta per la maggior parte di individui cui è richiesta una
qualifica minima (camerieri, portieri, donne di servizio, bagnini, venditori, …) mentre solo un
ristretto numero di individui ricopre posizioni più elevate (ruoli dirigenziali e organizzativi
come direttori di hotel, hostess, animatori, …).
Per quanto riguarda le conseguenze politiche, talvolta il turismo crea nuovi gruppi
d’interesse politico-economico e politico-territoriale e conduce alla nascita di nuovi centri di
potere locale e di nuovi leader promotori di interessi nuovi e talvolta in competizione con quelli
tradizionali.
Per quanto riguarda la creazione di devianza di vario tipo, gli autori sono d’accordo
nell’attribuire al turismo un aumento di comportamenti come il furto e l’accattonaggio (e la
prostituzione, legata solo ad alcune realtà particolari).
L’impatto del turismo sulle tradizioni e sui costumi delle località ospiti ha molto a che fare
con la commercializzazione dei luoghi. In realtà possono esserci due tendenze opposte: in alcuni
casi si osserva come il tentativo di rendere i luoghi più attrattivi possa portare a modificare le
tradizioni locali per renderle più comprensibili e condivisibili da parte dei turisti; quella appena
descritta è sicuramente una conseguenza negativa, alla quale va aggiunta, talvolta, la tendenza
della stessa popolazione locale, ad acquistare “prodotti per turisti”, a frequentare gli stessi locali
di ritrovo e ad acquisire abitudini prima sconosciute. In altri casi, tuttavia, si è osservato come
proprio il turismo abbia rappresentato uno stimolo importante per il recupero di alcune
tradizioni. Non solo: talvolta grazie al turismo, oltre al recupero di tradizioni esistenti, si assiste
alla creazione o semplicemente alla divulgazione di nuove forme artistiche di apprezzabile
valore prima sconosciute, perché di difficile inserimento all’interno di un canale di diffusione o
pubblicizzazione; si pensi, ad esempio alla creazione dei “villaggi artistici”, in genere piccoli
centri “fantasma” isolati e quasi interamente abbandonati dalla popolazione originaria e
“acquistati”, “ristrutturati” e ripopolati interamente da artisti che vi si instaurano e li
trasformano in centri veri e propri di creazione e diffusione artistica.
Conclusione: è possibile contenere l’impatto del turismo?
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Sociologi e Ambiente
Atti del IV Convegno nazionale dei sociologi dell’ambiente
Torino, 19-20 settembre 2003
Le trasformazioni di carattere ambientale, economico e socioculturale portano con sé
conseguenze sia positive sia negative.
La possibilità di “contenere” gli effetti negativi del turismo esiste e dipende principalmente
da due fattori strettamente collegati.
Il primo fattore riguarda la capacità delle amministrazioni locali di collaborare, ma allo
stesso tempo di controllare gli agenti promotori di espansione turistica sia locali sia esterni,
affinché non compromettano il territorio dal punto di vista ambientale e sociale. Per fare in
modo che il controllo sull’impatto del turismo sia effettivo, occorre che la popolazione locale
sia coinvolta attivamente nell’attività turistica e non subisca solo decisioni prese dalle
amministrazioni le quali spesso denotano una forte inefficienza organizzativa ed un’incapacità
che si rivela deleteria nel gestire l’impatto turistico sotto ogni punto di vista. Soltanto in questo
modo la convivenza, all’interno di un solo territorio, di due popolazioni distinte, visitatori ed
abitanti si rivela un’esperienza positiva.
Dal punto di vista ambientale e territoriale, invece, sono necessarie politiche, norme e piani
destinati al contenimento, alla gestione ed alla organizzazione del flusso turistico per quanto
riguarda sia il sistema alberghiero e dei trasporti, sia i servizi relativi all’accoglienza, sia la
gestione del patrimonio storico-architettonico.
Considerando le iniziative prese in questa direzione all’interno del nostro paese, si può
affermare che spesso esse sono state predisposte con procedure lunghe ed incerte al punto di
rallentare, talvolta, la gestione ordinaria e l’ammodernamento di impianti ricettivi; inoltre le
disposizioni normative che sono state emanate riguardavano perlopiù situazioni straordinarie di
carattere regionale, riguardanti singoli casi (ad esempio la Legge 75/96 “sull’Organizzazione
dell'attività di promozione, accoglienza e informazione turistica in Piemonte”; oppure la Legge
Regionale Emilia Romagna 25 giugno 1999, n. 11: "Norme in materia di attività ricettive diretta
alla produzione di servizi bed and breakfast") .
Le Amministrazioni nazionali, regionali e locali possono svolgere un ruolo di cruciale
importanza con la predisposizione di piani strategici di lungo periodo, che non mirino soltanto
ad un’incentivazione di carattere finanziario a favore dell’attività turistica.
E’ opinione condivisa, infatti, che le Autorità pubbliche, a livello sia nazionale, che regionale
e locale, debbano svolgere un ruolo di guida e di coordinamento degli interventi, anche per
favorire un’equa distribuzione di vantaggi e capitali, che difficilmente i privati possono
assicurare e che abbiamo visto essere necessari (Rocca, 2000).
Lozato-Giotard (1999) suddivide le politiche di intervento in due grandi categorie: le
politiche di “conservazione” e quelle di “gestione e sviluppo”; le prime riguardano la
salvaguardia dell’ambiente naturale ed umano e del patrimonio storico-artistico.
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Sociologi e Ambiente
Atti del IV Convegno nazionale dei sociologi dell’ambiente
Torino, 19-20 settembre 2003
Le politiche di gestione e di sviluppo del turismo possono essere di tre tipi, a seconda che
seguano una logica di tipo tradizionale, sistemico e pluridimensionale (Lozato-Giotard, 1999).
Le prime riguardano interventi puntuali su un determinato obiettivo spaziale, ad esempio a
favore di una stazione balneare marina per la quale predisporre una serie di attrezzature per
l’accoglienza di un determinato tipo di turisti. Esse sono perlopiù gestite da attori pubblici e
privati a livello comunale. “I comuni ricettivi che desiderano sviluppare le loro attività
turistiche, ricercano partner privati capaci di assicurare il finanziamento e il coordinamento
delle necessarie strutture” (Lozato-Giotard, 1999, 216).
Le politiche di carattere sistemico-pianificato sono sensibili al rispetto dell’ambiente naturale
e delle comunità ospiti e la loro progettazione tiene conto negli interventi di sviluppo spaziale
del turismo di vincoli di carattere socio-economico, politico e ambientale. Questo tipo di
politiche si è sviluppato dopo gli anni ’60 e tenta di conciliare azioni di carattere locale e microregionale con azioni più ampie a livello regionale e nazionale, talvolta internazionale nelle
regioni di frontiera.
Le politiche pluridimensionali (riguardano i paesi più sviluppati) e consistono nell’attuazione
di azioni straordinarie o pianificate oppure attuate da attori privati e pubblici a livello sia
nazionale sia internazionale contemporaneamente e finalizzate alla gestione del sistema turistico
in ogni suo aspetto.
Si può affermare che a partire dagli anni ’60 con la diffusione del turismo di massa e la
nascita di nuove e differenziate forme di turismo, si sia riconosciuta, da parte di attori pubblici e
privati, l’esigenza di contenere alcune forme di turismo e di pianificare lo sviluppo turistico
nella direzione di quello che è definito “turismo eco-compatibile”.
Con questa definizione si intende un turismo che porta benessere ma è altresì in grado di
tutelare non soltanto le risorse naturali e il patrimonio storico-architettonico, ma anche le risorse
sociali di una località/comunità, ossia la cultura e le tradizioni che consentono ad ogni comunità
di riconoscere, costruire e conservare la propria identità nel corso del tempo.
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Atti del IV Convegno nazionale dei sociologi dell’ambiente
Torino, 19-20 settembre 2003
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