“Il mio principe è una lei” di Martina Paroli

“Il mio principe è una lei” di Martina Paroli
E’ nelle librerie “Il mio principe è una lei”, BookSprint edizioni, un romanzo che nasce da
“un’esperienza personale” di Martina Paroli, autrice di un romanzo che può essere definito
pienamente di formazione, dato “il burrascoso” percorso della protagonista, adolescente. La
narrazione è ricca di metafore, dando un lato quasi lirico alla prosa: la scelta dell’autrice è dovuta
alla volontà di utilizzare una forma retorica per garantire al lettore «un breve viaggio che sposta il
suo punto di vista leggermente più in alto rispetto al concetto che stanno accompagnando».
Abbiamo intervistato Martina in occasione della pubblicazione del libro.
Perchè scrivere un libro romanzo su una storia abbastanza complessa di un’adolescente alle
prese con la conoscenza di sè?
L’argomento è davvero delicato e complesso, ma penso che necessiti, soprattutto nel nostro Paese,
di maggiore attenzione. La scelta del periodo adolescenziale é data proprio dal fatto che, per una
persona che stia scoprendo la sua omosessualità, questo diventi un periodo ancora più critico di
quanto già non sia.
Che cosa ti ha ispirato e spinto a scrivere “Il mio principe è una lei”?
Ciò che mi ha spinta a scrivere il romanzo è stata innanzitutto un’esperienza personale. Nonostante
non sia un’opera autobiografica ho cercato di utilizzare le emozioni da me provate per dare un
colore vivo, reale e concreto a quelle sperimentate dai personaggi principali.
Come è avvenuta la fase di scrittura del romanzo e la definizione psicologica e
comportamentale dei personaggi, in particolare la protagonista?
Ho concluso il romanzo nel periodo di attesa tra l’ultimo anno di liceo e l’università: ho finalmente
avuto tutto il tempo per dedicarmi a delineare la personalità di ogni personaggio. In particolare mi
sono concentrata sulla protagonista: lo scopo era quello di mostrare al lettore ogni suo pensiero,
paura, dubbio e timore, così da poter lasciare ampio spazio all’immedesimazione.
A chi hai voluto rivolgerti nella fase di scrittura e di elaborazione del libro?
Mi sono rivolta a tutti coloro che possano trovarsi nella medesima complicata situazione della
protagonista, per ricordare che non sono soli e che, per quanto difficile possa sembrare, ogni
ostacolo può essere superato. In secondo luogo mi sono rivolta a chi, per curiosità o semplice
interesse, volesse affacciarsi sul tema centrale del libro.
Le metafore sono presenti nella narrazione tanto da rendere quasi poetico e lirico lo
svolgimento dell’opera: perchè questa scelta?
Credo che le metafore, oltre ad alleggerire un tema tanto delicato, concedano alla mente del lettore
un breve viaggio che sposta il suo punto di vista leggermente più in alto rispetto al concetto che
stanno accompagnando, così da permetterne una più profonda comprensione.
Le contraddizioni arricchiscono la trama e il suo rapporto con l’intreccio: come è avvenuta
l’elaborazione di questo aspetto narrativo?
Lo scopo delle contraddizioni era quello di mostrare in modo diretto come la sofferenza causata
dalla situazione di incertezza vissuta dalla protagonista influenzi irrimediabilmente il suo modo di
agire.
Possiamo definire il romanzo, romanzo di formazione?
Sì, può essere definito un romanzo di formazione proprio per il burrascoso viaggio che la
protagonista si trova ad affrontare.
Quale è stata la reazione del pubblico lettore?
Ho ricevuto alcuni commenti che mi hanno fatto molto piacere: hanno apprezzato soprattutto il
pathos suscitato dalla lettura e la velocità con cui ogni fatto sembra svolgersi, quasi come un fiume
in piena. Era proprio questo lo scopo: la protagonista doveva risultare investita in pieno dalle sue
emozioni.
Hai altre opere in progetto?
Sicuramente appena avrò una nuova ispirazione comincerò un altro romanzo. Ho sempre amato
scrivere, esprimere le emozioni nero su bianco.