Federazione [email protected] Italiana Cinema d’Essai ATTORI: Andrew Garfield, Teresa Palmer, Sam Worthington, Vince Vaughn, Luke Bracey, Hugo Weaving, Rachel Griffiths, Richard Roxburgh SCENEGGIATURA: Andrew Knight, Robert Schenkkan FOTOGRAFIA: Simon Duggan MONTAGGIO: John Gilbert DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures PAESE: USA, 2016 DURATA: 131 Min [email protected] wwww.spettacoloveneto.it Associazione Generale Italiana dello Spettacolo d i Mel Gibson PRESENTAZIONE E CRITICA L'attacco alla base americana di Pearl Harbor apre un nuovo fronte delle ostilità in Giappone. Desmond Doss, cresciuto sulle montagne della Virginia e in una famiglia vessata da un padre alcolizzato, decide di arruolarsi e di servire il suo Paese. Ma Desmond non è come gli altri. Cristiano avventista e obiettore di coscienza, il ragazzo rifiuta di impugnare il fucile e uccidere un uomo. Fosse anche nemico. In un mondo dilaniato dalla guerra, Desmond ha deciso di rimettere assieme i pezzi. Arruolato come soccorritore medico e spedito sull'isola di Okinawa combatterà contro l'esercito nipponico, contro il pregiudizio dei compagni e contro i fantasmi di dentro che urlano più forte nel clangore della battaglia. Da William Wallace a Desmond Doss, passando per il figlio di Dio e un cacciatore Maya, il protagonista del cinema di Mel Gibson è sempre lo stesso: il guerriero. Guerriero che attraverso un percorso iniziatico realizza la propria identità e impara a dominare gli eventi. Desmond Doss, soldato senza fucile armato di fede, costruisce l'archetipo attraverso la conoscenza e l'abbattimento della 'bestialità', superando prove qualificanti che non prevedono mai l'esercizio della violenza e l'efferatezza del gesto omicida. Se HACKSAW RIDGE è un film bellico che rievoca la battaglia di Okinawa, gli assalti e i ripiegamenti dell'esercito americano su e giù da una scogliera strategica e contro l'inespugnabile sbarramento nipponico, il suo eroe fuori norma è un obiettore di coscienza che crede in Dio e realizza la fusione tra destino individuale, missione storica e rispetto della legge divina. Dentro uno spettacolo di fattura classica, che progredisce in maniera lineare e riproduce lo choc frontale di due eserciti irriducibili, emerge il soldato soccorritore di Andrew Garfield. Senza avere il phisique du rôle dell'uomo d'armi, l'attore americano è la silhouette di una narrazione esemplare che magnifica il genere bellico, prosegue l'analisi e aggiorna lo 'stato di salute' di un uomo che con la Bibbia sul comodino, il favore di Dio e l'intercessione dello Spirito Santo si è fatto attore, poi divo, poi autore, poi angelo e poi demone, implodendo come la civiltà Maya messa in scena in Apocalypto. Dieci anni dopo l'ultima regia e cinque anni dopo un'amputazione scenica (Mr. Beaver), che conferma il fondamentalismo dell'attore e la sua rigida applicazione della Bibbia, dopo calvari personali e giorni di giudizio, Mel Gibson affonda mani, cuore e coscienza nella memoria storica e nell'immaginario mitologico. Su un concentrato di orrore ed eroismo innalza un heroic warrior, fornito di bende e morfina e più idoneo al ragionamento che al confronto fisico. Desmond Doss cuce i brandelli dei commilitoni strappati senza sosta alla furia nipponica, ricomponendo con la carne l'identità di un autore separato. Così Mel Gibson si ricostruisce e ricostruisce un trauma pescando in una biografia e nella 'memoria vivente' degli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Come per il guerriero scozzese di Braveheart, la perseveranza di Desmond Doss deriva da un trauma infantile, una perdita sul 'campo di battaglia' (domestico) che ha segnato per sempre la sua vita, condizionato imprescindibilmente il suo pensiero, sancito i suoi valori. Una 'pietra scagliata' nell'infanzia contro il proprio fratello, un deragliamento del furor guerriero che riposiziona da adulto in termini di obiezione, un'obiezione che chiede l'esenzione dal fuoco e la partecipazione senza difesa. La traiettoria esistenziale di Desmond assume la figurazione fisica del sacrificio e la radicalità dei personaggi di Gibson, che conoscono senza eccezione le tappe di un'irresistibile ascensione e questa volta di una rimediabile caduta sul campo. HACKSAW RIDGE rimarca il concetto di fede che anima ogni film di Mel Gibson, che muove ogni suo condottiero, guidato dalla provvidenza e da dio. Eroi che ridefiniscono il concetto di grandezza, recano i segni della grazia e possiedono il dono del guaritore. 'Taumaturgo' e guardiano ramingo sul campo di battaglia, Desmond cura gli effetti della caduta, rinfranca lo spirito e galvanizza l'esercito. Tra ________________________________________________________________________________ d i Mel Gibson battaglie epiche, martìri esibiti e immaginario religioso, Mel Gibson produce una sintesi 'armata' del suo cinema, combinando spettacolarmente realtà storica e destino eroico. Con Braveheart, HACKSAW RIDGE si impone e impone il suo potere di fascinazione che esplode in faccia come le bombe e la carne nella battaglia. (www.mymovies.it) Il cinema di Mel Gibson ruota da sempre intorno al sacrificio. L’esempio estremo è La passione di Cristo, ma lo dimostra in pieno anche il suo ritorno al cinema spettacolare HACKSAW RIDGE. Il sacrificio è quello del soldato soccorritore dell’esercito degli Stati Uniti Desmond Doss, obiettore di coscienza che rifiutava l’uso delle armi, prima isolato per la sua presunta codardia e poi esaltato ai massimi onori per aver salvato decine di compagni d’armi nel corso della terribile battaglia di Okinawa, sul fronte del Pacifico nella Seconda guerra mondiale. Una figura quasi mistica, rappresentata come un Cristo alle prese con miracolosi salvataggi, mentre intorno a lui la battaglia si faceva sempre più violenta. La religione ha un ruolo importante nelle scelte di Desmond, avventista del settimo giorno, dopo aver vissuto un’infanzia violenta e aver quasi ucciso durante una delle frequenti zuffe domestiche il fratello. Una conversione religiosa che lo porta a rinnegare la violenza, ancora una volta ossessione principe di Gibson, Desmond però vive in tempi infausti e, nonostante l’amore candido e assoluto per la sua fidanzata infermiera, decide di arruolarsi volontario, dopo il fratello. Il rapporto fra corpo e violenza è centrale in HACKSAW RIDGE, così come in altri film di Gibson, sempre spinto da una furia ancestrale nel raccontarla, ammantata qui da un senso messianico tipico del cinema eroico sulla Seconda guerra mondiale. Come dire, nonostante le possibilità date dall’inedito punto di vista di un obiettore di coscienza, Gibson prosegue su binari retorici, semplicistici e manichei ormai superati. Il bisogno disperato di fare del bene del protagonista è rigorosamente al servizio della guerra giusta, perdendo l’occasione di problematizzare il ruolo degli altri, dei giapponesi, soldati specularmente impauriti in trincee da mesi per difendere il paese da una sconfitta ormai certa. Insomma, non aspettatevi una visione eastwoodiana della guerra nel Pacifico. La prima parte si concentra sulla crescita del protagonista, i rapporti famigliari e il passaggio dalla violenza che segnò i primi anni della sua adolescenza a un percorso spirituale che portò il suo animo semplice a individuare nel sostegno agli altri, fra i soccorritori medici, il suo futuro sotto le armi. Un momento di promettente creazione di un alieno in un contesto in cui ogni diversità rispetto all’unanime sforzo di guerra è vista come un nemico interno. Peccato che quando il film abbandona la madrepatria - un addestramento che sa di già visto – il nostro eroe diventa presto solo un’altra arma, impropria in quanto soprannaturale. La possibilità di incrinare la superficie granitica del legittimo patriottismo, di entrare nelle dinamiche interne e umane della trincea, è abbandonato per una infinita sequenza di battaglia splatter con corpi mozzati e sangue che schizza ovunque. Spettacolo per lo spettacolo, esercizio di abilità registica che rimane in superficie, non dicendo niente di nuovo o significativo sulle dinamiche profonde di chi si sacrificò, di chi viene mostrato solo come nemico perfido o protagonista dell’inevitabile seppuku. (www.comingsoon.it) NOTE DI REGIA "Quando ho sentito la storia di Desmond Doss, il primo obiettore di coscienza a ricevere la Medaglia d'Onore degli Stati Uniti, sono rimasto stupito dalla portata del suo sacrificio. Era un uomo che, nel modo più puro, disinteressato, e quasi inconsapevole, aveva più volte rischiato la propria vita per salvare quella dei suoi fratelli. Desmond era un uomo del tutto ordinario che ha fatto cose straordinarie. Quando è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale e i giovani sono corsi ad arruolarsi, Desmond ha dovuto affrontare una situazione difficile - era ansioso di servire la patria, come qualsiasi uomo, ma la violenza andava in conflitto con le sue convinzioni religiose e morali. Si è categoricamente rifiutato di toccare una sola arma". Parole di Mel Gibson, il quale, a dieci anni da Apocalypto (2006), torna dietro la macchina da presa per mettere in piedi La battaglia di Hacksaw Ridge, in cui Andrew Garfield concede anima e corpo al medico dell'esercito americano Desmond T. Moss, obiettore di coscienza realmente esistito e che rifiutava l'uso delle armi sul campo di battaglia. www.cinema.everyeye.it ________________________________________________________________________________