Relazione sintetica sulla Tesi di Laurea: PROPOSTA DI RIUSO DEL SILOS GRANARIO DI VIA MANFREDONIA A FOGGIA Relatore: Prof. Arch. Giorgio Muratore Stud.ssa: Mariangela Violetta Albina Capozzi Università degli Studi di Roma “Sapienza” Facoltà di Architettura “Valle Giulia” Il Silos Granario di via Manfredonia a Foggia può essere considerato uno dei manufatti di archeologia industriale più importanti della Capitanata e della Puglia in generale. Si ritiene opportuno attribuirgli questa denominazione sebbene esso non abbia ospitato al suo interno veri e propri processi di produzione o lavorazione, ma esclusivamente di deposito del grano. L’edificio è infatti ubicato, con la sua imponente mole, nell’area produttiva a nord della città ed è stato realizzato con innovative tecniche ingegneristiche e meccaniche, che ne hanno fatto il silos interno tecnologicamente più avanzato d’Europa. Esso viene costruito a supporto dell’attività agricola, e in particolare di quella cerealicola, di tutta provincia di Foggia: l’attività più diffusa e caratteristica dell’intero territorio pugliese. L’attività di ricerca, portata avanti dall’autrice in occasione della tesi di laurea presso la Facoltà di Architettura “Valle Giulia” dell’Università Sapienza di Roma, ha fatto emergere lo stretto legame tra l’edificio e la storia della città. Costruito e inaugurato nel ventennio fascista, negli anni a ridosso del secondo conflitto mondiale, il Silos Granario di Foggia è progettato e realizzato in assoluta continuità con le tradizionali tecniche di conservazione del grano. Esso è edificato con l’obiettivo di aumentare la disponibilità e migliorare la qualità del deposito del grano negli anni del primato della città di Foggia nelle Battaglie del Grano indette su scala nazionale dal governo in vista della realizzazione dell’autarchia. La zona della Capitanata viene qualificata, proprio in questi anni, come “Granaio d’Italia”. Nel progettare l’edificio la società incaricata affronta tuttavia non solo il problema della capacità del silos e del suo funzionamento ma anche, in maniera esplicita, quello di consentire un passaggio graduale e senza traumi degli agricoltori e proprietari terrieri locali dalla conservazione del grano in fosse a quella nell’imponente silos granario. L’edificazione del silos coincide, infatti, con la chiusura del Piano delle Fosse, la storica ed efficiente istituzione della città che regolamentava le modalità di conservazione e vendita del grano prodotto nella campagna circostante. Ogni contadino possedeva la sua “fossa”, all’interno della quale depositava il grano in modo da poterlo vendere in un tempo successivo rispetto a quello della raccolta, evitando così il crollo del suo prezzo a seguito di una vendita massiccia. La stessa spianata che ospitava le fosse del grano era il luogo dello scambio, della compravendita tra coltivatore e mediatore o acquirente. Le attività di deposito ed estrazione del grano, e talvolta di trasporto dalle campagne erano affidate a due Compagnie di sfossatori, quella di S. Rocco e S Stefano. Legate ai sindacati e a due chiese dell’area circostante il piano, saranno chiamate per il lavoro nel silos, lasciando invariata la struttura organizzativa. Il legame storico dell’edificio con il sistema tradizionale delle fosse diviene esplicito nell’articolazione interna del silos e in particolare nella suddivisione delle componenti destinate al deposito del grano: esso è infatti composto da circa 600 celle in cemento armato, di dimensioni variabili, ognuna deputata alla conservazione del grano di enti, consorzi di piccoli e medi agricoltori o singoli proprietari. Il sistema sotterraneo viene quindi trasferito in elevazione, con i vantaggi derivati dall’innovazione tecnologica. L’intero apparato meccanico è concepito per migliorare la conservazione e per facilitare le operazioni di carico e scarico: è infatti possibile ventilare il grano, effettuare la selezione delle semenze, caricare e scaricare le celle, pesare e insaccare il grano in maniera meccanica. Il silos granario, adiacente l’area del Consorzio Agrario Provinciale di Foggia, a cui è stato per anni collegato, ha funzionato come deposito di cereali fino alla fine degli anni ’80. La tesi di laurea comprende anche una parte specificamente urbanistica, in cui si seguono le vicende dell’area del silos e di quella del Piano delle Fosse con l’avvicendarsi dei diversi piani regolatori della città, fino al Piano Urbanistico di Karrer, rimasto incompiuto anche nella sua componente progettuale. Segue poi una parte critica, con l’analisi di progetti di riuso di edifici simili come volumetria e destinazione d’uso, in Italia e in Europa. Il lavoro si conclude con un’approfondita proposta di riuso, con la destinazione del manufatto a Museo di arte contemporanea per i paesi del Mediterraneo. L’intera area è risistemata con la progettazione di un asse verde che dal Piano delle Fosse, attraverso un ponte pedonale, collega il centro della città con la nuova centralità culturale. I magazzini di supporto del silos sono destinati a Museo del Grano e a residenze per artisti. Per l’intera area è progettato un parcheggio situato sotto la grande piazza inclinata che conduce all’ingresso della struttura museale. L’edificio è progettato in tutti i suoi livelli, con il riuso dei diversi piani dell’edificio, uno scavo in facciata in modo da realizzare un grande atrio e con l’aggiunta di una caffetteria con terrazza e spazio per gli impianti, in copertura. Le operazioni sulla struttura preesistente sono state effettuate sotto la supervisione dell’Ing. Marco Menegotto dell’Università degli studi di Roma “Sapienza”. L’edificio appartiene indiscutibilmente alla memoria e all’immagine della città, collocato com’è sulla via Manfredonia, la porta della città dal mare. È inoltre radicato nella coscienza cittadina, non tanto per la sua importanza quanto per la mole enigmatica, visto che la sua rilevanza storica è praticamente sconosciuta alla maggior parte degli abitanti e degli studiosi locali. Questi ultimi hanno trascurato l’edificio, probabilmente per la scarsa documentazione e la totale assenza di studi e pubblicazioni specifiche in merito. Con questo studio ci si è proposti di avviare un processo di indagine su un importante edificio e su una parte di storia della città, con l’auspicio di una tutela di quest’ultimo, da parte della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Foggia, ma soprattutto di un importante piano strategico di recupero dell’area del silos e di quella del Piano delle Fosse, in maniera tale da dotare la città di un importante asse storico e culturale.