Rischi sociali e modelli di welfare

A.A. 2013-2014
Corso di Laurea Magistrale in
Scienze dell’Amministrazione
Sistemi di welfare
8. RISCHI SOCIALI
E REGIMI DI WELFARE
Maria Letizia Pruna
SPS/09 – Sociologia dei processi economici e del lavoro
[email protected]
La gestione pubblica
dei rischi sociali
La protezione della popolazione dai
rischi sociali è il principale obiettivo delle
politiche di welfare
I rischi sociali variano a seconda della
classe sociale, del genere, dell’età, ma
anche a seconda dei contesti
Alcuni rischi sono e saranno sempre
presenti, altri vanno e vengono nel corso
della storia
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I rischi sociali cambiano
Qualche esempio:
Povertà, violenza, malattia sono rischi che
sono sempre esistiti e che le società
moderne continuano ad affrontare
Disoccupazione, precarietà, obesità,
inquinamento non sono rischi che esistono
da sempre ma oggi hanno una forte
rilevanza
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L’esposizione ai rischi
Rischi “democratici”
Non risparmiano
nessuno (vecchiaia)
Rischi di classe
Colpiscono alcuni
strati sociali (povertà)
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La collettivizzazione dei rischi
Le ragioni per cui un rischio individuale
diventa un rischio sociale:
1. quando la condizione di molti individui ha
conseguenze collettive, cioè può mettere in
pericolo il benessere dell’intera società (es.
disoccupazione)
2. quando si tratta di rischi sulle cui cause gli
individui non possono esercitare alcun controllo
(es. vecchiaia)
3. quando la società riconosce una condizione
meritevole di attenzione pubblica (es. cecità)
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Diseguale distribuzione dei rischi
Individui ad “alto rischio”
Intervento dello Stato
Individui a “basso rischio”
Intervento del mercato
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Le asimmetrie informative
La larga maggioranza delle persone non
dispone degli strumenti (materiali e
immateriali) per acquisire le informazioni
necessarie a garantirsi un’adeguata
protezione dai rischi sociali
Il margine di errore nei calcoli sulla
propria esposizione ad un rischio elevato
Il problema dell’asimmetria informativa è
risolvibile solo attraverso uno stato
sociale inclusivo e universalistico
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Le regolarità dei rischi sociali
Solo alcuni rischi colpiscono in modo
casuale.
La maggior parte presenta particolari
regolarità:
Rischi di classe
Rischi del ciclo di vita
Rischi intergenerazionali
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I rischi di classe
La probabilità di essere esposti ad un
rischio sociale è distribuita in modo
ineguale tra gli strati sociali (classi)
- Strati sociali ad “alto rischio”
- Strati sociali a “basso rischio”
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Modelli di solidarietà
contro i rischi di classe
Approccio residuale (dualismo
sociale: “noi” e “loro”)
Approccio corporativo
(differenziazione occupazionale per
profili di rischio)
Approccio universalistico (protezione
uguale per tutti)
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I rischi connessi al ciclo di vita
Alle diverse fasi della vita (cicli) corrisponde
una diversa esposizione ai rischi sociali (es.
la disoccupazione non colpisce i bambini)
I cicli di vita hanno delimitazioni anagrafiche
diverse nelle società e nel corso della storia
Alcuni rischi (es. la povertà) colpiscono le
persone in certe fasi della vita più che in
altre a causa della non corrispondenza tra
redditi e bisogni
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Modelli di solidarietà
contro i rischi del ciclo di vita
• Concentrazione della protezione dello
stato sulle fasi “non attive” (infanzia e
vecchiaia)
• Delega alla famiglia (lavoro di cura) e
al mercato (retribuzioni) per la
protezione dai rischi nelle altre fasi
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I rischi intergenerazionali
Persistenza di pratiche ascrittive
anche nelle società moderne:
alcune disuguaglianze si ereditano: si
trasmettono da una generazione all’altra
(povertà, capitale umano e capitale sociale)
Le disuguaglianze ereditate sono
rafforzate dal mercato
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Modelli di solidarietà
contro i rischi intergenerazionali
La risposta a questi rischi è legata alla
eguaglianza delle opportunità
Approccio minimalista: equità (non
discriminazione)
Approccio radicale: discriminazione positiva
Il problema non è combattere qualche
ingiustizia ma contrastare la sistematica
riproduzione delle disuguaglianze
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Le risposte ai rischi sociali
I diversi rischi sociali possono essere:
a) internalizzati dalla famiglia
b) gestiti dal mercato
c) assorbiti dallo stato sociale
Dove è lo Stato ad assorbire i rischi, la
soddisfazione dei bisogni è:
- defamilizzata (sottratta alla famiglia)
- demercificata (sottratta al mercato)
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Universalismo e selettività
Risorse scarse
selettività
stigmatizzazione
prova dei mezzi
Universalismo
(evita prova dei mezzi e stigmatizzazione)
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Trasferimenti di reddito in beni e
servizi e trasferimenti monetari
Alcuni trasferimenti di reddito non possono
avvenire in altra forma che in quella monetaria
(es. pensioni, indennità di disoccupazione, ecc.)
In altri casi la scelta tra trasferimento monetario
o erogazione di servizi deriva da scelte politiche e
culturali, oltre che da valutazioni economiche
La scelta pubblica tra trasferimenti monetari e
trasferimenti in beni e servizi è fondamentale. Nei
diversi paesi troviamo un mix variabile, ma alcuni
privilegiano i trasferimenti monetari (Italia)
mentre altri quelli in beni e servizi (Svezia)
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Esiti diversi
I trasferimenti in servizi producono
effetti maggiori nella riduzione delle
disuguaglianze
I trasferimenti monetari rispettano la
libertà di scelta degli individui e delle
famiglie. Tuttavia si pongono almeno tre
problemi: le asimmetrie informative,
informative la
selettività del mercato,
mercato la responsabilità
della cura lasciata alla famiglia.
famiglia
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Nuovi rischi sociali
Il postindustrialismo ha modificato in modo
profondo la struttura dei rischi sociali (G.
Esping Andersen)
“Così come l’economia postindustriale non
assomiglia all’economia industriale, allo
stesso modo la società postindustriale non
assomiglia alla società industriale” (B.
Palier)
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I dilemmi dell’economia dei servizi
1. Al crescere del mercato del lavoro
terziario, cresce anche la quota di
servizi a bassa qualificazione
2. La “malattia dei costi” (Baumol)
3. Le scelte economiche delle famiglie:
lavoro delle donne, acquisto di servizi
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Che cosa ha di particolare
l’economia dei servizi?
«Ciò che distingue il settore dei servizi
dagli altri è la possibilità di imprese e
famiglie di scegliere se rivolgersi al
mercato o soddisfare da sole i propri
bisogni» (J. Gershuny, 1978)
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Le principali categorie di servizi
Servizi alle imprese
(servizi professionali di
vario tipo)
Servizi di distribuzione
(servizi di vendita,
trasporti, comunicazione)
Servizi alla persona
(sono gli equivalenti
remunerati dei lavori svolti in casa dalle donne)
Servizi sociali
(sanità, istruzione e attività di
cura)
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L’occupazione verrà dai servizi
I nuovi posti di lavoro verranno in larga
parte dai servizi.
In linea generale, la terziarizzazione
tende a sostituire alle vecchie
occupazioni industriali lavori di qualità
migliore
Tuttavia, i dilemmi dell’economia dei
servizi accentuano il trade-off tra
occupazione e uguaglianza.
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I servizi sociali e alla persona
Per creare occupazione è necessario
promuovere l’espansione dei servizi
sociali e alla persona, ma tale
espansione è accompagnata
dall’aumento dei lavori non qualificati:
questo tipo di lavori spesso non è in
grado di garantire un livello di benessere
adeguato a chi li svolge.
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Alta intensità di lavoro,
bassa qualificazione
• L’aumento dell’occupazione nei servizi è
rapido e ampio (alta intensità di lavoro e
bassa intensità di capitale)
• Un aumento rapido e ampio della
occupazione nei servizi si accompagna ad
una crescita proporzionale dell’occupazione
poco qualificata e poco retribuita
(lavoratori e soprattutto lavoratrici “deboli”
e marginali)
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Sovvenzionamento del settore
Sovvenzionamento diretto: fornitura
pubblica di servizi (lavoro dipendente,
contrattazione collettiva, tutele)
Sovvenzionamento indiretto: erogazione
di sussidi ai consumatori (trasferimenti o
voucher che consentano di accedere a
servizi anche a costi elevati in ragione di
retribuzioni migliori)
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Competizione globale
e concorrenza interna
La maggior parte dei servizi è protetta
dalla competizione globale ma deve
affrontare la concorrenza interna delle
famiglie: queste scelgono se comprare
un servizio o produrlo.
Il sovvenzionamento favorisce la scelta
delle famiglie di rivolgersi allo stato o al
mercato.
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