La mostra Sans titre che siamo lieti di presentare a Palazzo Ducale pone, fin dalla scelta del titolo, una riflessione stimolante e quanto mai attuale: è sufficientemente chiara la nostra consapevolezza dei fenomeni dell’attualità da consentirci di intitolare e dare una definizione del presente? Il titolo: Senza titolo, scritto in francese, lingua madre di Joachim Silue, è già di per sé una risposta: no, non è possibile né corretto definire appieno il presente. Ma questa risposta è a sua volta un risposta aperta, una proposta di lavoro, un punto di partenza. Il presente e il futuro dei fenomeni in atto non possono e non devono essere definiti una volta per tutte ma affrontati criticamente e con umiltà interpretativa, nella consapevolezza che i fatti che oggi ci riguardano sono talmente vicini a noi o, meglio, ci avvolgono a tal punto che molto spesso non riusciamo a vederli né a capirli con la giusta ponderazione. L’unica chiave interpretativa rimane quindi quella di assumere un atteggiamento di paziente ascolto e di attesa, rispettando la complessità e talvolta anche la durezza del presente che si offre al nostro sguardo, fino a che la realtà dei fenomeni non cominci ad esprimere un disegno intellegibile. Ed è ciò che accade con una mostra come questa, in cui un artista africano che da anni vive a Modena si esprime con tecniche e temi che coinvolgono la sua cultura quanto la nostra, nel segno di un intervenuto reciproco cambiamento. La mostra presenta un’ampia selezione dei dipinti e delle installazioni dell’artista ivoriano: si tratta di opere pittoriche e ambientali anche di grandi dimensioni realizzate con l’impiego di vari materiali – legno, ferro, stoffa, impasti di terriccio – sia su tela che su cartone e coniugati al disegno, a graffi e pitture, dove il contatto e la conoscenza diretta con l’arte contemporanea europea e anglosassone si combina originalmente con atmosfere e colori della madrepatria. L’esposizione, in virtù di questa riuscita amalgama di sensibilità, assume uno spiccato interesse nel panorama multiculturale della società attuale, in cui gli incontri tra culture, etnie, retaggi e tradizioni diversificate, danno vita a forme espressive del tutto inedite eppure radicate nella molteplicità delle origini e ricche di sviluppi futuri. Il presente globale del mondo è attraversato da un grande fattore di mutamento che, con effetto domino, tocca e modifica tutti gli aspetti della vita: il vasto spostamento di popoli e l’incontro di culture che ad esso segue. A questo fenomeno non è possibile opporsi e al contempo nemmeno è auspicabile un tentativo di negazione e di miope opposizione a un moto interno dell’umanità intera, necessario almeno quanto le condizioni storiche e materiali che lo hanno determinato. Ed è qui che l’ascolto e l’attesa vanno praticate, con lucidità politica e culturale, in contrapposizione alle reazioni di allarme e di chiusura che purtroppo stanno marcando sempre più il clima delle società occidentali. Con le sue opere Joachim Silue ci invita a riflettere su come alla realtà dei grandi fenomeni migratori corrisponda, oggi come da sempre, la nascita di nuovi linguaggi e, quindi, di un’inedita e fruttuosa possibilità comunicativa, germogliata dall’ibridazione tra culture lontane, dall’incontro creativo tra diversità. E se è vero che il linguaggio è il primo fattore che può produrre una comunanza tra gli uomini, è proprio dalla nascita di forme nuove, caratterizzate dall’ibridazione culturale, che possiamo attingere gli strumenti capaci di rendere comprensibile la società multietnica e di fornire il supporto comunicativo necessario alla sua indispensabile coesione. Assessore alle Attività Culturali Fausto Gianelli