LO SVILUPPO PSICOLOGICO Riguarda i cambiamenti che si verificano nel comportamento e nelle capacità dell’individuo col procedere dell’età, nell’intero ciclo di vita (dalla nascita alla senescenza) TUTTAVIA l’età non è altro che un indicatore del trascorrere del tempo tutti i cambiamenti si verificano nel tempo non è possibile distinguere lo sviluppo da altri tipi di cambiamento LO SVILUPPO PSICOLOGICO INOLTRE comunemente al termine sviluppo si attribuisce il significato di “cambiamento migliorativo”, progresso processo attraverso il quale un individuo acquista la capacità di affrontare con sempre maggior successo il proprio ambiente, modificandosi nelle strutture, nelle funzioni e nei comportamenti, grazie alla maturazione biologica e all’influenza della stimolazione esterna LO SVILUPPO PSICOLOGICO EFFETTIVAMENTE i cambiamenti in funzione dell’età costituiscono dei progressi se ci limitiamo al periodo che va dalla nascita (o dal periodo prenatale) all’adolescenza MA cosa succede nel momento in cui la psicologia dello sviluppo ha iniziato ad occuparsi dei periodi successivi della vita? LO SVILUPPO PSICOLOGICO A partire dagli anni ’70 si riconosce la limitatezza dell’assunto che vedeva concludersi con l’adolescenza la fase di acquisizione e di trasformazione delle caratteristiche psichiche passaggio dal concetto di psicologia dell’età evolutiva a quello di psicologia dello sviluppo LO SVILUPPO PSICOLOGICO Distinzione tra: • cambiamenti incrementali (crescita, sviluppo, apprendimento, maturazione) • cambiamenti decrementali declino, deterioramento, perdita) (regressione, “Un cambiamento incrementale aumenta le dimensioni, la diversità, la complessità dell’organizzazione di una persona o delle sue caratteristiche, delle sue capacità e delle sue relazioni con l’ambiente. Un cambiamento decrementale, invece, le riduce.” (Ford & Lerner, 1992) PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO TUTTAVIA i cambiamenti più importanti e radicali si verificano nell’infanzia, nella fanciullezza e nell’adolescenza DI CONSEGUENZA questi periodi rimangono i più studiati dalla psicologia dello sviluppo Studio scientifico dei cambiamenti sistematici che caratterizzano l’evoluzione psicologica di ciascun individuo nel corso dell’intera esistenza PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO DUE MODI PER OTTENERE RISPOSTE a tre ordini di domande: QUANDO? Identificazione sequenze di sviluppo COME? Descrizione PERCHÉ? Spiegazione delle differenze 1. MODO SOGGETTIVO • Intuizioni • Esperienza personale infanzia) • Consiglio degli esperti (eventi della propria PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO DUE MODI PER OTTENERE RISPOSTE a tre ordini di domande 2. MODO OGGETTIVO metodo scientifico • • • • • Descrizione del campione Valutazione basata su metodi validi e affidabili Descrizione della metodologia Uso dei gruppi di controllo Precauzioni contro influenze personali OGGETTO DI STUDIO della psicologia dello sviluppo 1. Identificare e descrivere cambiamenti e aspetti invarianti in un particolare ambito del comportamento o dell’attività mentale a) Identificare le variabili evolutive aspetti del comportamento o dell’attività mentale che presentano cambiamenti regolari e universali al procedere dell’età Es. quantità di comportamento aggressivo ??? quantità di parole comprese/prodotte ??? OGGETTO DI STUDIO della psicologia dello sviluppo 450 Words 350 250 150 50 -50 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Age (months) OGGETTO DI STUDIO della psicologia dello sviluppo b) Identificare la funzione evolutiva per stabilire cosa cambia e come si manifesta il cambiamento, è necessario identificare la forma più semplice della caratteristica che si intende studiare e esaminare come essa si modifica nel tempo OGGETTO DI STUDIO della psicologia dello sviluppo 2. Individuare le relazioni tra cambiamenti relativi ad aree diverse ● quando si ipotizza che una certa abilità interagisca con un’altra o ne costituisca un requisito Es. distinzione mezzi-fini e produzione del gesto di indicazione a fini richiestivi ● quando si ipotizza che certe manifestazioni comportamentali diverse abbiano una base comune Es. gioco di finzione e linguaggio OGGETTO DI STUDIO della psicologia dello sviluppo 3. Identificare i processi e i meccanismi che producono i cambiamenti Quanto, di un certo cambiamento, deriva dalla maturazione, dal dispiegarsi del patrimonio genetico (natura) e quanto dall’esperienza (cultura) Sviluppo cerebrale e neuropsicologico Esperienze Abilità, comportamenti, caratteristiche Caratteristiche, abilità già possedute Attività del soggetto SPIEGAZIONI, LEGGI, TEORIE Perché abbiamo bisogno di una teoria se disponiamo dei fatti? Perché i dati di cui disponiamo non hanno senso senza una teoria che ci consenta di definirne e spiegarne le relazioni Perché permette di produrre alcune affermazioni generali, superando un'elencazione di osservazioni isolate Perché guida la programmazione della ricerca, consentendoci di formulare delle ipotesi, cioè possibili spiegazioni di un qualche fenomeno SPIEGAZIONI, LEGGI, TEORIE PROBLEMI, PROBLEMI, PROBLEMI… • In psicologia dello sviluppo non c’è NESSUNA teoria accettata da tutti… • NESSUNA teoria è in grado di spiegare TUTTI gli aspetti e i fenomeni dello sviluppo umano… • Più teorie spiegano in maniera diversa uno stesso fenomeno (si pongono problemi diversi, usano metodi di ricerca diversi) Esperimento scientifico Un ricercatore vuole esaminare la distribuzione dei nomi e dei verbi nell’input linguistico materno rivolto ai bambini in una precisa tappa dello sviluppo lessicale, al fine di verificare se il pattern qualitativo di tale input risulti coerente con la composizione del vocabolario produttivo infantile. 30 coppie madre-bambino sono state osservate in laboratorio durante una sessione di gioco libero della durata di 30 minuti, in corrispondenza di un’ampiezza del vocabolario dei bambini di circa 200 parole. A partire dal materiale videoregistrato gli enunciati prodotti sia dalle madri che dai bambini sono stati trascritti e, successivamente, sono stati individuati tutti i nomi comuni e i verbi diversi prodotti da entrambi. I risultati mostrano che i bambini producono più nomi comuni che * verbi mentre il linguaggio che le madri rivolgono loro non sembra essere caratterizzato da una sostanziale presenza di nomi diversi piuttosto che di verbi. Esperimento scientifico Un ricercatore si propone di verificare la possibilità che il neonato non solo sia in grado di discriminare e riconoscere i volti, ma anche di coglierne alcune somiglianze percettive. Conduce un esperimento utilizzando una versione modificata della tecnica dell'abituazione in cui, dopo una prima fase di familiarizzazione ad un volto schematico, veniva presentata una coppia di stimoli entrambi nuovi: in un caso le componenti interne del volto presentavano caratteristiche percettive simili a quelle del volto familiare, nell'altro le componenti interne erano del tutto nuove. Si ipotizzava che il neonato riconoscesse la somiglianza delle componenti e preferisse guardare il volto in cui le componenti interne erano del tutto nuove. Due diversi gruppi di neonati sono stati abituati ad un volto in cui le componenti interne erano costituite da tre blob neri di forme chiusa quadrangolare, rispettivamente quadrati (gruppo 1) e rombi (gruppo 2). Nella fase di violazione dell'aspettativa (fase test) è stato presentato un volto costituito da nuove componenti quadrangolari (rombi per il gruppo 1; quadrati per il gruppo 2) e un volto formato da nuove componenti a forma di croce (sia per il gruppo 1 che per il gruppo 2). I neonati hanno mostrato di preferire lo stimolo volto in cui le componenti erano del tutto nuove. Esperimento scientifico Fase Familiarizzazione Gruppo 2 Gruppo 1 † Gruppo 1 † † Fase Test Gruppo 2 DISEGNI DI RICERCA per studiare il cambiamento STUDIO DELLE TRASFORMAZIONI, nel tempo, cui vanno incontro le capacità e i comportamenti degli individui • possono aumentare o diminuire nella frequenza di comparsa o nella quantità (cambiamento quantitativo funzione continua legata all’età) • possono essere sostituiti da altri (cambiamenti qualitativi tappe o stadi discontinui) DISEGNI DI RICERCA per studiare il cambiamento Individuazione delle LEGGI GENERALI che accomunano i percorsi di sviluppo degli individui norma evolutiva qual è l’età in cui la capacità misurata è presente nella maggior parte dei bambini Studio delle DIFFERENZE INDIVIDUALI osservabili negli individui di pari età cronologica come i singoli bambini esprimono quella capacità DISEGNI DI RICERCA per studiare il cambiamento DISEGNO TRASVERSALE • gruppi di bambini di età diversa, il più possibile simili sotto ogni altro aspetto, vengono osservati nello stesso momento • assunto: equivalenza assoluta dei soggetti Considera il comportamento di ciascun gruppo come rappresentativo di quello di TUTTI i bambini di quella particolare età Il percorso evolutivo del comportamento esaminato viene individuato tramite il confronto fra le diverse prestazioni di soggetti di età cronologica differente DISEGNI DI RICERCA per studiare il cambiamento DISEGNO TRASVERSALE -VANTAGGI• poco costoso, veloce nell’esecuzione, facile da replicare DISEGNO TRASVERSALE -LIMITI• è difficile creare gruppi equivalenti di soggetti • non dà informazioni sui percorsi individuali di sviluppo ma solo sulle funzioni medie di cambiamento • possibile “effetto generazionale” coorte” non controllabile o “effetto DISEGNI DI RICERCA per studiare il cambiamento DISEGNO LONGITUDINALE • consiste nell’osservazione ripetuta di un fenomeno (nel tempo) al fine di evidenziarne gli aspetti costanti e/o i cambiamenti • assunto: il passaggio del tempo produce un cambiamento che è l’oggetto specifico di interesse DISEGNI DI RICERCA per studiare il cambiamento DISEGNO LONGITUDINALE Il cambiamento viene analizzato confrontando il comportamento di uno stesso gruppo di soggetti osservati a più riprese (almeno 2 volte) in un certo arco di tempo La distanza temporale che deve intercorrere tra le diverse osservazioni (e il n° di osservazioni) dipende dalla natura del fenomeno investigato e dall’età dei soggetti DISEGNI DI RICERCA per studiare il cambiamento DISEGNO LONGITUDINALE -VANTAGGI• consente di studiare pattern di sviluppo comuni e individuali (in termini di varietà di percorsi e di velocità del cambiamento) • consente di rispondere a quesiti sulla stabilità nel tempo di certe caratteristiche individuali • consente l’identificazione di antecedenti precursori di altri comportamenti più evoluti o • consente l’identificazione dei fattori di rischio per lo sviluppo DISEGNI DI RICERCA per studiare il cambiamento DISEGNO LONGITUDINALE -LIMITI• dispendioso in termini di investimenti ed energie • problemi di rappresentatività del campione osservato (auto-selezione; perdita selettiva) • possibile effetto della pratica (apprendimento) • possibile confusione tra i cambiamenti legati all’età e quelli storico-culturali DISEGNI DI RICERCA per studiare il cambiamento DISEGNO RETROSPETTIVO • consiste nel risalire indietro nel tempo per raccogliere informazioni su ciò che ha preceduto una condizione presente • i dati possono essere incompleti o soggetti a distorsioni • utilizzato, in passato, psicoanalitica (Freud) dalla tradizione • ha largo impiego nella ricerca in psicopatologia DISEGNI DI RICERCA per studiare relazioni tra variabili DISEGNO SPERIMENTALE • volto ad investigare i rapporti di causa-effetto tra due o più variabili • lo sperimentatore interviene attivamente, non si limita a osservare un fenomeno presente nell’ambiente naturale ma lo modifica o lo produce intenzionalmente DISEGNI DI RICERCA per studiare relazioni tra variabili DISEGNO SPERIMENTALE • variabile: aspetti dell’ambiente o del comportamento di cui si intendono studiare le relazioni v. indipendente (manipolabile) causa o fattore supposta v. dipendente effetto DISEGNI DI RICERCA per studiare relazioni tra variabili DISEGNO SPERIMENTALE • affinché la manipolazione della v. indipendente possa essere considerata la causa del cambiamento osservato nella variabile dipendente è necessario stabilire una condizione di controllo 2 gruppi a cui i soggetti vengono assegnati casualmente sperimentale di controllo viene sottoposto alla manipolazione della v. indipendente non riceve alcun trattamento, oppure riceve un trattamento diverso DISEGNI DI RICERCA per studiare relazioni tra variabili DISEGNO SPERIMENTALE Vantaggi • Capacità di stabilire relazioni di causa-effetto tra variabile indipendente e variabile dipendente • Facilità di essere replicato per ottenere ulteriori conferme o disconferme delle ipotesi iniziali Svantaggi •I soggetti, osservati in condizioni controllate e artificiali, potrebbero comportarsi diversamente nella vita reale DISEGNI DI RICERCA per studiare relazioni tra variabili DISEGNO QUASI-SPERIMENTALE • manipolazione della variabile indipendente • NO assegnazione casuale dei soggetti ai gruppi (es. ricerca in ambito educativo) DISEGNO PRE-SPERIMENTALE • variabile indipendente NON manipolabile • NO assegnazione casuale dei soggetti ai gruppi (es. bambini inseriti al nido vs. bambini allevati in famiglia sviluppo linguistico) NON CONSENTONO DI RICAVARE CONCLUSIONI CERTE SUI RAPPORTI DI CAUSA-EFFETTO DISEGNI DI RICERCA per studiare relazioni tra variabili DISEGNO CORRELAZIONALE •NO gruppo sperimentale vs. gruppo di controllo •Descrive il rapporto tra 2 variabili •Non consente di ricavare conclusioni circa la relazione causa-effetto tra le variabili GRADO DI ASSOCIAZIONE TRA: 1° VARIABILE 2° VARIABILE VALIDITÀ INTERNA DI UNA RICERCA Riguarda la correttezza con cui una ricerca identifica la relazione tra le variabili prese in esame Le differenze rilevate nella variabile dipendente sono realmente dovute alla manipolazione della variabile indipendente? MINACCE fattori non variazioni controllati • gruppi non equivalenti • strumenti utilizzati quali possibili fonti • reattività dei soggetti • ambiente di VALIDITÀ ESTERNA DI UNA RICERCA Riguarda la possibilità di generalizzare i risultati al di fuori dell’ambito ristretto in cui sono stati ottenuti È necessario che: • i campioni siano rappresentativi della popolazione che ci interessa • che le condizioni in cui è stata effettuata la ricerca rassomiglino a quelle a cui si vogliono generalizzare i risultati “…la scienza del comportamento inusuale dei bambini posti in situazioni insolite con adulti sconosciuti per il più breve tempo possibile…” (Bronfenbrenner, 1979) VALIDITÀ ESTERNA DI UNA RICERCA Spesso le condizioni presenti nel laboratorio NON sono le stesse che caratterizzano il contesto naturale possiamo sapere se X può causare Y, ma non sappiamo se X causa effettivamente Y OPERAZIONI CONVERGENTI uso coordinato di più disegni di ricerca TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) TRE MODALITÀ PRINCIPALI 1. Utilizzo di domande da rivolgere ai soggetti (aspetti soggettivi dell’esperienza) 2. Ricorso a particolari prove cui sottoporre i soggetti (valutazione oggettiva del soggetto) 3. Osservazione diretta del comportamento dei soggetti (rilevazione dei dati affidata alle abilità cognitive e percettive di chi osserva) TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) COLLOQUIO, INTERVISTA, QUESTIONARIO Interesse rivolto a idee e a modi di pensare piuttosto che al comportamento manifesto l’osservazione diventa insufficiente è necessario rilevare risposte a domande dirette TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) COLLOQUIO, INTERVISTA, QUESTIONARIO Possono essere utilizzati per interrogare sia i bambini (informazioni dirette) sia gli adulti con cui i bambini sono a stretto contatto (informazioni indirette) Se sono indirizzati a bambini: • buona capacità di produzione e di comprensione del linguaggio (scritto e orale) • livello cognitivo adeguato alla effettiva comprensione delle domande • resistenza a comunicare i propri sentimenti, atteggiamenti e opinioni TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) COLLOQUIO, INTERVISTA, QUESTIONARIO Se sono indirizzati agli adulti: • possono conformarsi ricercatore alle aspettative del • possono nascondere un reale atteggiamento e fornire risposte socialmente accettabili (desiderabilità sociale) • quando forniscono informazioni incorrono in errori sistematici sul bambino TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) INTERVISTA O COLLOQUIO (domande orali su un particolare tema) INTERVISTA: finalizzata alla raccolta di informazioni a vantaggio del ricercatore; di solito segue uno schema piuttosto rigido COLLOQUIO: conversazione centrata sul soggetto; flessibile; i dati rilevati sono “guidati dal soggetto” colloquio TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) QUESTIONARIO STRUTTURA Serie di domande standardizzate (proposte nello stesso ordine e con gli stessi termini); serie di risposte generalmente prefissate (V/F; diverse opzioni di frequenza; grado di accordo riferito alle affermazioni proposte) ● forma chiusa (strutturato) - comparabilità dei risultati - informazioni poco approfondite ● forma aperta (non strutturato) - ricchi di informazioni - informazioni potenzialmente irrilevanti - difficoltà di codifica TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) OSSERVAZIONE SISTEMATICA diversa da OCCASIONALE • ha obiettivi precisi (definizione di ipotesi, esplicitazione dei quesiti a cui si vuole dare risposta) • è pianificata (che cosa, come e per quanto tempo osservare) TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) OSSERVAZIONE SISTEMATICA può essere condotta in diversi modi che variano per il tipo di ambiente in cui osservare e per il grado di intervento sull’ambiente e/o sul comportamento osservato TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) TIPO DI AMBIENTE assente GRADO DI INTERVENTO presente naturale artificiale Studio sul campo non strutturato Studio in laboratorio non strutturato Studio sul campo strutturato Studio in laboratorio strutturato TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) DISTINZIONE TRA NATURALISTICA evita interferenze dell’osservatore evita interpretazioni CONTROLLATA si interviene con stimoli può essere condotta in laboratorio TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) Fasi dell’osservazione 1. SELEZIONE DEL FENOMENO DA OSSERVARE 2. REGISTRAZIONE DEL FENOMENO INDIVIDUATO 3. CODIFICA DEI DATI REGISTRATI In tutte e tre le fasi sono individuabili delle fonti di errore che è necessario conoscere e controllare per evitare distorsioni sistematiche nella raccolta e analisi dei dati osservati TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) Fonti di errore nella 1° fase dell’osservazione SOGGETTI Fonte di errore • Reattività • Innaturalità Controllo • Familiarizzazione • Tecniche non invasive • Mascherare la presenza dell’osservatore TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) Fonti di errore nella 2° fase dell’osservazione OSSERVATORI Fonte di errore • Condizioni psicofisiche • Capacità personali • Sapere di essere valutati per l’attendibilità dell’osservazione Controllo • Utilizzo di osservatori indipendenti • Utilizzo di buoni osservatori • Controlli casuali dell’attendibilità TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) Fonti di errore nella 3° fase dell’osservazione RICERCATORI Fonte di errore • Aspettative e commenti • Uso di schemi di codifica complessi Controllo • Evitare commenti ed interpretazioni • Definizioni operative chiare delle categorie di codifica • Addestrare i codificatori TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMI SPERIMENTALI PER LO STUDIO DEI NEONATI Difficoltà • variabilità degli stati neurocomportamentali (tanto maggiore quanto più piccolo è il bambino) • ridotto repertorio comportamentale • le uniche risposte registrabili emesse spontaneamente sono quelle TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMI SPERIMENTALI PER LO STUDIO DEI NEONATI Ideazione di paradigmi basati su compiti sufficientemente interessanti da attirare l’attenzione del bambino e, al tempo stesso, sufficientemente controllati da permettere di trarre conclusioni circa le capacità e i processi sottostanti sfruttamento intelligente di ciò che i bambini piccoli sanno fare TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMI SPERIMENTALI PER LO STUDIO DEI NEONATI La risposta comportamentale più utilizzata è la fissazione visiva durata e direzione sono le variabili dipendenti paradigma della abituazione/ familiarizzazione visiva paradigma della preferenza visiva TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMI SPERIMENTALI PER LO STUDIO DEI NEONATI TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMA DELLA PREFERENZA VISIVA • presentazione simultanea di due stimoli, uno a dx e uno a sx di un punto centrale di fissazione • registrazione della direzione dello sguardo del bambino e del tempo per il quale egli fissa ciascuno stimolo n° di orientamenti visivi che il bambino compie su ciascuno stimolo (indice orientamento attenzione) durata di ogni singola fissazione sugli stimoli (indice mantenimento attenzione) TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMA DELLA PREFERENZA VISIVA TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMA DELLA PREFERENZA VISIVA ASSUNTO Se il bambino fissa per più tempo uno stimolo rispetto all’altro, è possibile inferire che egli ha codificato l’informazione contenuta in entrambi gli stimoli, li ha discriminati e ne ha preferito spontaneamente uno SPONTANEO = INNATO??? TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMA DELLA PREFERENZA VISIVA LIMITE Produce risultati interpretabili solo se positivi INFATTI la mancanza di preferenza per uno dei due stimoli cosa ci dice? non necessariamente che il bambino non riesce a discriminare fra i due stimoli, visto che potrebbe trovarli ugualmente interessanti o ugualmente noiosi TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMA DELL’ABITUAZIONE VISIVA Si basa sullo sfruttamento della tendenza spontanea del bambino a preferire la novità, ossia a fissare più a lungo uno stimolo che contiene proprietà nuove rispetto a uno stimolo interamente familiare Consiste nella misurazione del decremento nella durata del tempo di fissazione visiva in conseguenza della ripetuta presentazione di uno stesso stimolo TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMA DELL’ABITUAZIONE VISIVA Si compone di due diverse fasi: 1) Fase di abituazione: lo stesso stimolo viene ripetutamente presentato al bambino 2) Fase di violazione dell’aspettativa: lo stimolo familiare viene ripresentato al bambino insieme a uno stimolo nuovo, diverso da quello familiare per una o più caratteristiche TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMA DELL’ABITUAZIONE VISIVA TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE INFORMAZIONI (dati) PARADIGMA DELL’ABITUAZIONE VISIVA ASSUNTO Modello comparativo il decrescere nei tempi di fissazione è la conseguenza della costruzione, da parte del bambino, di una rappresentazione mentale (o di una traccia mnestica) dello stimolo ripetutamente presentato, che viene continuamente arricchita fino a divenire sovrapponibile allo stimolo stesso L’ampiezza della risposta attentiva decresce in funzione del crescente grado di somiglianza tra rappresentazione e stimolo esterno