(PS_Sviluppo_2_14-15 [modalità compatibilità])

PSICOLOGIA DELLO
SVILUPPO
DUE MODI PER OTTENERE RISPOSTE a tre
ordini di domande:
QUANDO?
COME?
PERCHÉ?
Identificazione sequenze di
sviluppo
Descrizione
Spiegazione delle differenze
1. MODO SOGGETTIVO
• Intuizioni
• Esperienza personale
infanzia)
• Consiglio degli esperti
(eventi
della
propria
PSICOLOGIA DELLO
SVILUPPO
DUE MODI PER OTTENERE RISPOSTE a tre
ordini di domande
2. MODO OGGETTIVO
•
•
•
•
•
metodo scientifico
Descrizione del campione
Valutazione basata su metodi validi e affidabili
Descrizione della metodologia
Uso dei gruppi di controllo
Precauzioni contro influenze personali
Esperimento scientifico
Un ricercatore vuole esaminare la distribuzione dei nomi e
dei verbi nell’input linguistico materno rivolto ai bambini in
una precisa tappa dello sviluppo lessicale, al fine di
verificare se il pattern qualitativo di tale input risulti
coerente con la composizione del vocabolario produttivo
infantile.
30 coppie madre-bambino sono state osservate in
laboratorio durante una sessione di gioco libero della
durata di 30 minuti, in corrispondenza di un’ampiezza del
vocabolario dei bambini di circa 200 parole.
A partire dal materiale videoregistrato gli enunciati prodotti
sia dalle madri che dai bambini sono stati trascritti e,
successivamente, sono stati individuati tutti i nomi comuni
e i verbi diversi prodotti da entrambi.
I risultati mostrano che i bambini producono più nomi
comuni che
* verbi mentre il linguaggio che le madri
rivolgono loro non sembra essere caratterizzato da una
sostanziale presenza di nomi diversi piuttosto che di verbi.
Esperimento scientifico
Un ricercatore si propone di verificare la possibilità che il neonato
non solo sia in grado di discriminare e riconoscere i volti, ma
anche di coglierne alcune somiglianze percettive.
Conduce un esperimento utilizzando una versione modificata
della tecnica dell'abituazione in cui, dopo una prima fase di
familiarizzazione ad un volto schematico, veniva presentata una
coppia di stimoli entrambi nuovi: in un caso le componenti
interne del volto presentavano caratteristiche percettive simili a
quelle del volto familiare, nell'altro le componenti interne erano
del tutto nuove. Si ipotizzava che il neonato riconoscesse la
somiglianza delle componenti e preferisse guardare il volto in cui
le componenti interne erano del tutto nuove.
Due diversi gruppi di neonati sono stati abituati ad un volto in
cui le componenti interne erano costituite da tre blob neri di
forme chiusa quadrangolare, rispettivamente quadrati (gruppo 1)
e rombi (gruppo 2). Nella fase di violazione dell'aspettativa (fase
test) è stato presentato un volto costituito da nuove componenti
quadrangolari (rombi per il gruppo 1; quadrati per il gruppo 2) e
un volto formato da nuove componenti a forma di croce (sia per
il gruppo 1 che per il gruppo 2).
I neonati hanno mostrato di preferire lo stimolo volto in cui le
componenti erano del tutto nuove.
Esperimento scientifico
Fase Familiarizzazione
Gruppo 2
Gruppo 1
†
Gruppo 1
†
†
Fase Test
Gruppo 2
ESPERIMENTO
SCIENTIFICO
Registrazione
di
osservazioni,
di
natura
quantitativa
o
qualitativa,
condotta
in
condizioni prestabilite, attraverso operazioni
definite e registrabili, seguita dall’esame dei
dati
per
mezzo
di
appropriate
regole
matematiche e statistiche allo scopo di
individuare delle relazioni significative
La ricerca in psicologia riguarda le variabili e
le relazioni intercorrenti tra le variabili
DISEGNI DI RICERCA per
studiare il cambiamento
STUDIO DELLE TRASFORMAZIONI, nel tempo,
cui vanno incontro le capacità e i comportamenti
degli individui
• possono
aumentare
o
diminuire
nella
frequenza di comparsa o nella quantità
(cambiamento
quantitativo
funzione
continua legata all’età)
• possono essere sostituiti da altri (cambiamenti
qualitativi
tappe o stadi discontinui)
DISEGNI DI RICERCA per
studiare il cambiamento
Individuazione delle LEGGI GENERALI che
accomunano i percorsi di sviluppo degli individui
norma evolutiva
qual è l’età in cui la capacità
misurata è presente nella maggior parte dei
bambini
Studio
delle
DIFFERENZE
INDIVIDUALI
osservabili negli individui di pari età cronologica
come i singoli bambini esprimono quella capacità
DISEGNI DI RICERCA per
studiare il cambiamento
DISEGNO TRASVERSALE
• gruppi di bambini di età diversa, il più possibile
simili sotto ogni
altro
aspetto,
vengono
osservati nello stesso momento
• assunto: equivalenza assoluta dei soggetti
Considera il comportamento di ciascun gruppo
come rappresentativo di quello di TUTTI i bambini
di quella particolare età
Il percorso evolutivo del comportamento esaminato
viene individuato tramite il confronto fra le diverse
prestazioni di soggetti di età cronologica differente
DISEGNI DI RICERCA per
studiare il cambiamento
DISEGNO TRASVERSALE -VANTAGGI• poco costoso, veloce nell’esecuzione, facile da
replicare
DISEGNO TRASVERSALE -LIMITI• è difficile creare gruppi equivalenti di soggetti
• non dà informazioni sui percorsi individuali di
sviluppo ma solo sulle funzioni medie di
cambiamento
• possibile “effetto generazionale”
coorte” non controllabile
o
“effetto
DISEGNI DI RICERCA per
studiare il cambiamento
DISEGNO LONGITUDINALE
• consiste
nell’osservazione
ripetuta
di
un
fenomeno (nel tempo) al fine di evidenziarne gli
aspetti costanti e/o i cambiamenti
• assunto: il passaggio del tempo produce un
cambiamento che è l’oggetto specifico di
interesse
DISEGNI DI RICERCA per
studiare il cambiamento
DISEGNO LONGITUDINALE
Il cambiamento viene analizzato confrontando il
comportamento di uno stesso gruppo di soggetti
osservati a più riprese (almeno 2 volte) in un certo
arco di tempo
La distanza temporale che deve intercorrere tra le
diverse osservazioni (e il n° di osservazioni)
dipende dalla natura del fenomeno investigato e
dall’età dei soggetti
DISEGNI DI RICERCA per
studiare il cambiamento
DISEGNO LONGITUDINALE -VANTAGGI• consente di studiare pattern di sviluppo comuni
e individuali (in termini di varietà di percorsi e di
velocità del cambiamento)
• consente di rispondere a quesiti sulla stabilità
nel tempo di certe caratteristiche individuali
• consente l’identificazione di antecedenti
precursori di altri comportamenti più evoluti
o
• consente l’identificazione dei fattori di rischio
per lo sviluppo
DISEGNI DI RICERCA per
studiare il cambiamento
DISEGNO LONGITUDINALE -LIMITI• dispendioso in termini di investimenti ed energie
• problemi di rappresentatività del campione
osservato (auto-selezione; perdita selettiva)
• possibile effetto della pratica (apprendimento)
• possibile confusione tra i cambiamenti legati
all’età e quelli storico-culturali
DISEGNI DI RICERCA per
studiare il cambiamento
DISEGNO RETROSPETTIVO
• consiste nel risalire indietro nel tempo per
raccogliere informazioni su ciò che ha preceduto
una condizione presente
• i dati possono essere incompleti o soggetti a
distorsioni
• utilizzato,
in
passato,
psicoanalitica (Freud)
dalla
tradizione
• ha largo impiego nella ricerca in psicopatologia
DISEGNI DI RICERCA per
studiare relazioni tra variabili
DISEGNO SPERIMENTALE
• volto ad investigare i rapporti di causa-effetto
tra due o più variabili
• lo sperimentatore interviene attivamente, non si
limita a osservare un fenomeno presente
nell’ambiente naturale ma lo modifica o lo
produce intenzionalmente
DISEGNI DI RICERCA per
studiare relazioni tra variabili
DISEGNO SPERIMENTALE
• variabile:
aspetti dell’ambiente o del
comportamento di cui si intendono
studiare le relazioni
v. indipendente (manipolabile)
o fattore
v. dipendente
effetto
causa
supposta
DISEGNI DI RICERCA per
studiare relazioni tra variabili
DISEGNO SPERIMENTALE
• affinché la manipolazione della v. indipendente
possa
essere
considerata
la
causa
del
cambiamento osservato nella variabile dipendente
è necessario stabilire una condizione di controllo
2 gruppi a cui i soggetti vengono
assegnati casualmente
sperimentale
di controllo
viene sottoposto alla
manipolazione della
v. indipendente
non riceve alcun trattamento,
oppure riceve
un trattamento diverso
DISEGNI DI RICERCA per
studiare relazioni tra variabili
DISEGNO SPERIMENTALE
Vantaggi
• Capacità di stabilire relazioni di causa-effetto tra
variabile indipendente e variabile dipendente
• Facilità di essere replicato per ottenere ulteriori
conferme o disconferme delle ipotesi iniziali
Svantaggi
•I soggetti, osservati in condizioni controllate e
artificiali, potrebbero comportarsi diversamente
nella vita reale
DISEGNI DI RICERCA per
studiare relazioni tra variabili
DISEGNO QUASI-SPERIMENTALE
• manipolazione della variabile indipendente
• NO assegnazione casuale dei soggetti ai gruppi
(es. ricerca in ambito educativo)
DISEGNO PRE-SPERIMENTALE
• variabile indipendente NON manipolabile
• NO assegnazione casuale dei soggetti ai gruppi
(es. bambini inseriti al nido vs. bambini allevati
in famiglia
sviluppo linguistico)
NON CONSENTONO DI RICAVARE CONCLUSIONI
CERTE SUI RAPPORTI DI CAUSA-EFFETTO
DISEGNI DI RICERCA per
studiare relazioni tra variabili
DISEGNO CORRELAZIONALE
•NO gruppo sperimentale vs. gruppo di controllo
•Descrive il rapporto tra 2 variabili
•Non consente di ricavare conclusioni circa la
relazione causa-effetto tra le variabili
GRADO DI
ASSOCIAZIONE
TRA:
1° VARIABILE
2° VARIABILE
VALIDITÀ INTERNA DI UNA
RICERCA
Riguarda la correttezza con cui una ricerca
identifica la relazione tra le variabili prese in esame
Le differenze rilevate nella variabile dipendente
sono realmente dovute alla manipolazione della
variabile indipendente?
MINACCE
fattori non
variazioni
controllati
• gruppi non equivalenti
• strumenti utilizzati
quali
possibili
fonti
• reattività dei soggetti
• ambiente
di
VALIDITÀ ESTERNA DI UNA
RICERCA
Riguarda la possibilità di generalizzare i risultati al
di fuori dell’ambito ristretto in cui sono stati
ottenuti
È necessario che:
• i campioni siano rappresentativi della popolazione
che ci interessa
• che le condizioni in cui è stata effettuata la
ricerca rassomiglino a quelle a cui si vogliono
generalizzare i risultati
“…la scienza del comportamento inusuale dei bambini posti in situazioni insolite con
adulti sconosciuti per il più breve tempo possibile…” (Bronfenbrenner, 1979)
VALIDITÀ ESTERNA DI UNA
RICERCA
Spesso le condizioni presenti nel laboratorio NON
sono le stesse che caratterizzano il contesto
naturale
possiamo sapere se X può causare Y, ma non
sappiamo se X causa effettivamente Y
OPERAZIONI CONVERGENTI
uso coordinato di più disegni di ricerca
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
TRE MODALITÀ PRINCIPALI
1. Utilizzo di domande da rivolgere ai
soggetti (aspetti soggettivi dell’esperienza)
2. Ricorso a particolari prove cui sottoporre i
soggetti (valutazione oggettiva del soggetto)
3. Osservazione diretta del comportamento
dei soggetti (rilevazione dei dati affidata alle
abilità cognitive e percettive di chi osserva)
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
COLLOQUIO, INTERVISTA, QUESTIONARIO
Interesse rivolto a idee e a modi di pensare
piuttosto che al comportamento manifesto
l’osservazione diventa insufficiente
è necessario rilevare risposte a domande dirette
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
COLLOQUIO, INTERVISTA, QUESTIONARIO
Possono essere utilizzati per interrogare sia i
bambini (informazioni dirette) sia gli adulti con
cui
i
bambini
sono
a
stretto
contatto
(informazioni indirette)
Se sono indirizzati a bambini:
• buona capacità di produzione e di comprensione
del linguaggio (scritto e orale)
• livello
cognitivo
adeguato
alla
effettiva
comprensione delle domande
• resistenza a comunicare i propri sentimenti,
atteggiamenti e opinioni
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
COLLOQUIO, INTERVISTA, QUESTIONARIO
Se sono indirizzati agli adulti:
• possono
conformarsi
ricercatore
alle
aspettative
del
• possono nascondere un reale atteggiamento e
fornire
risposte
socialmente
accettabili
(desiderabilità sociale)
• quando forniscono informazioni
incorrono in errori sistematici
sul
bambino
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
INTERVISTA O COLLOQUIO
(domande orali su un particolare tema)
INTERVISTA: finalizzata alla raccolta di informazioni
a vantaggio del ricercatore; di solito
segue uno schema piuttosto rigido
COLLOQUIO: conversazione centrata sul soggetto;
flessibile; i dati rilevati sono “guidati
dal soggetto”
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
QUESTIONARIO
STRUTTURA
Serie di domande standardizzate (proposte nello
stesso ordine e con gli stessi termini); serie di
risposte generalmente prefissate (V/F; diverse
opzioni di frequenza; grado di accordo riferito alle
affermazioni proposte)
(strutturato)
● forma chiusa
- comparabilità dei risultati
- informazioni poco approfondite
● forma aperta
(non strutturato)
- ricchi di informazioni
- informazioni potenzialmente irrilevanti
- difficoltà di codifica
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
OSSERVAZIONE SISTEMATICA
diversa da OCCASIONALE
• ha obiettivi precisi (definizione di ipotesi,
esplicitazione dei quesiti a cui si vuole dare
risposta)
• è pianificata (che cosa, come e per quanto tempo
osservare)
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
OSSERVAZIONE SISTEMATICA
può essere condotta in diversi modi che variano
per il tipo di ambiente in cui osservare e per il
grado di intervento sull’ambiente e/o sul
comportamento osservato
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
TIPO DI AMBIENTE
assente
GRADO DI
INTERVENTO
presente
naturale
artificiale
Studio sul
campo
non strutturato
Studio in
laboratorio
non strutturato
Studio sul
campo
strutturato
Studio in
laboratorio
strutturato
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
DISTINZIONE TRA
NATURALISTICA
evita interferenze
dell’osservatore
evita interpretazioni
CONTROLLATA
si interviene con stimoli
può essere condotta in
laboratorio
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
Fasi dell’osservazione
1. SELEZIONE DEL FENOMENO DA OSSERVARE
2. REGISTRAZIONE DEL FENOMENO INDIVIDUATO
3. CODIFICA DEI DATI REGISTRATI
In tutte e tre le fasi sono individuabili delle fonti
di errore che è necessario conoscere e controllare
per evitare distorsioni sistematiche nella raccolta e
analisi dei dati osservati
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
Fonti di errore nella 1° fase dell’osservazione
SOGGETTI
Fonte di errore
• Reattività
• Innaturalità
Controllo
• Familiarizzazione
• Tecniche non invasive
• Mascherare la presenza
dell’osservatore
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
Fonti di errore nella 2° fase dell’osservazione
OSSERVATORI
Fonte di errore
• Condizioni psicofisiche
• Capacità personali
• Sapere di essere valutati
per l’attendibilità
dell’osservazione
Controllo
• Utilizzo di osservatori
indipendenti
• Utilizzo di buoni osservatori
• Controlli casuali dell’attendibilità
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
Fonti di errore nella 3° fase dell’osservazione
RICERCATORI
Fonte di errore
• Aspettative e
commenti
• Uso di schemi di
codifica complessi
Controllo
• Evitare commenti ed
interpretazioni
• Definizioni operative chiare
delle categorie di codifica
• Addestrare i codificatori
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMI SPERIMENTALI PER LO STUDIO
DEI NEONATI
Difficoltà
• variabilità degli stati neurocomportamentali
(tanto maggiore quanto più piccolo è il
bambino)
• ridotto repertorio comportamentale
• le uniche risposte registrabili
emesse spontaneamente
sono
quelle
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMI SPERIMENTALI PER LO STUDIO
DEI NEONATI
Ideazione di paradigmi basati su compiti
sufficientemente
interessanti
da
attirare
l’attenzione del bambino e, al tempo stesso,
sufficientemente controllati da permettere di trarre
conclusioni circa le capacità e i processi sottostanti
sfruttamento intelligente di ciò che i bambini piccoli
sanno fare
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMI SPERIMENTALI PER LO STUDIO
DEI NEONATI
La risposta comportamentale più utilizzata è la
fissazione visiva
durata e direzione sono le
variabili dipendenti
paradigma della abituazione/
familiarizzazione visiva
paradigma della
preferenza visiva
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMI SPERIMENTALI PER LO STUDIO
DEI NEONATI
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMA DELLA PREFERENZA VISIVA
• presentazione simultanea di due stimoli, uno a
dx e uno a sx di un punto centrale di fissazione
• registrazione della direzione dello sguardo del
bambino e del tempo per il quale egli fissa
ciascuno stimolo
n° di orientamenti visivi che il bambino compie su
ciascuno stimolo (indice orientamento attenzione)
durata di ogni singola fissazione sugli stimoli
(indice mantenimento attenzione)
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMA DELLA PREFERENZA VISIVA
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMA DELLA PREFERENZA VISIVA
ASSUNTO
Se il bambino fissa per più tempo uno stimolo
rispetto all’altro, è possibile inferire che egli ha
codificato l’informazione contenuta in entrambi gli
stimoli, li ha discriminati e ne ha preferito
spontaneamente uno
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMA DELLA PREFERENZA VISIVA
LIMITE
Produce risultati interpretabili solo se positivi
INFATTI
la mancanza di preferenza per uno dei due stimoli
cosa ci dice?
non necessariamente che il bambino non riesce
a discriminare fra i due stimoli, visto che potrebbe
trovarli ugualmente interessanti o ugualmente
noiosi
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMA DELL’ABITUAZIONE VISIVA
Si basa sullo sfruttamento della tendenza
spontanea del bambino a preferire la novità, ossia
a fissare più a lungo uno stimolo che contiene
proprietà nuove rispetto a uno stimolo interamente
familiare
Consiste nella misurazione del decremento nella
durata del tempo di fissazione visiva in
conseguenza della ripetuta presentazione di uno
stesso stimolo
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMA DELL’ABITUAZIONE VISIVA
Si compone di due diverse fasi:
1) Fase di abituazione: lo stesso stimolo viene
ripetutamente presentato al bambino
2) Fase di violazione dell’aspettativa: lo stimolo
familiare viene ripresentato al bambino insieme
a uno stimolo nuovo, diverso da quello
familiare per una o più caratteristiche
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMA DELL’ABITUAZIONE VISIVA
TECNICHE DI RILEVAZIONE
DELLE INFORMAZIONI (dati)
PARADIGMA DELL’ABITUAZIONE VISIVA
ASSUNTO
Modello comparativo
il decrescere nei tempi di
fissazione è la conseguenza della costruzione, da
parte del bambino, di una rappresentazione
mentale (o di una traccia mnestica) dello stimolo
ripetutamente
presentato,
che
viene
continuamente
arricchita
fino
a
divenire
sovrapponibile allo stimolo stesso
L’ampiezza della risposta attentiva decresce in
funzione del crescente grado di somiglianza tra
rappresentazione e stimolo esterno