Sintesi concetti base per frequentanti

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Università degli studi di Verona
Corso di laurea triennale in Filosofia
Insegnamento: Antropologia culturale
Prof.ssa Stefania Pontrandolfo
anno accademico 2013-2014
Concetti di cultura e società
Il senso comune su questi concetti ci riporta alla definizione di cultura di Tylor del 1871 e alla rappresentazione
delle culture e delle società attraverso la metafora del mosaico (tessere con confini fissi e non attraversabili). Ma
l’antropologia ha elaborato metafore più flessibili per definire tali concetti, per esempio la metafora delle reti
sociali.
Definizioni:
Cultura: organizzazione di significati condivisi
Società: organizzazione di relazioni sociali regolate da istituzioni, status, ruoli, norme, sanzioni
Come si intersecano le due nozioni?
Uso della metafora delle reti sociali (social networks) e dell’analisi delle reti sociali (network analysis)
Possiamo pensare alla società come a un insieme di relazioni sociali o interazioni tra persone o individui. Ciascun
individuo, nel corso della sua vita, interagisce quotidianamente con un insieme di altre persone. Le reti sociali che
coinvolgono un individuo si intersecano e si sovrappongono parzialmente con le reti sociali di altri individui. Le
relazioni sociali che intrattengono diversi individui tra loro possono essere descritte con diverse caratteristiche.
Caratteristiche delle relazioni sociali:
Densità (frequenza delle interazioni) – una relazione può essere più o meno densa a seconda della frequenza
delle interazioni
Intensità (contenuto delle interazioni) – una relazione può essere più o meno intensa a seconda dei contenuti
delle interazioni (più o meno affettive, più o meno significative, per esempio, le interazioni tra mamma e bambino
sono certo più intense rispetto alle interazioni tra un utente e un impiegato di una amministratore pubblica)
Tipologia: le relazioni sociali possono essere di diverso tipo in base agli ambiti della vita degli individui che sono
coinvolti in quelle relazioni e non in altre, per esempio, ci sono relazioni di tipo famigliare, di tipo amicale, di tipo
professionale o altro. Una particolare tipologia di relazioni sociali è costituita dalle relazioni di potere in cui sono
coinvolti individui con diversi status sociali dei quali uno considerato gerarchicamente inferiore (si tratta delle
cosiddette relazioni asimmetriche).
Per ogni individuo si possono considerare un numero tot di reti sociali (che sono più o meno dense; più o meno
intense; più o meno differenziate per tipologia) e alcune di queste reti possono sovrapporsi tra loro, almeno
parzialmente (es. un collega di lavoro può diventare anche un amico).
Il numero delle reti sociali in cui ogni individuo è coinvolto, inoltre, può modificarsi nel tempo: per esempio,
infanzia-reti famigliari
adolescenza-reti famigliari + reti amicali
età adulta-reti famigliari + amicali + professionali, ecc.
Quindi, una comunità o una società non è altro che un insieme di individui che intrattengono tra loro
delle relazioni sociali particolarmente dense e intense e in cui diverse tipologie di relazioni di
sovrappongono.
Ora, in ciascuna di queste interazioni-relazioni sociali accade che ci si scambi dei significati (ovvero, modi di
pensare-visioni del mondo-rappresentazioni sociali e modi di fare-pratiche sociali). Tali rappresentazioni e
pratiche sono tanto più condivise quanto più le interazioni sociali sono dense, intense e tipologicamente
sovrapposte.
Quindi, la maggior parte dei significati si comunicano, si apprendono e si trasmettono ad altri all’interno delle
relazioni sociali faccia a faccia in cui ciascun individuo è coinvolto. È per questo che i significati culturali di un
insieme di persone sono diversi da quelli di un altro insieme di persone che vive per esempio geograficamente
molto lontano: perché il numero delle interazioni tra i due gruppi di individui è talmente basso da rendere
difficile la condivisione dei significati. È per questo che al mondo esistono diverse società e diverse culture
locali.
Allo stesso tempo, tuttavia, attualmente, grazie alle tecnologie della comunicazione (la scrittura; il libro a
stampa; il telefono; internet; ecc.) e, tra queste, soprattutto grazie ai media, esistono moltissime relazioni sociali
di tipo indiretto, ovvero relazioni sociali che mettono in contatto persone di ogni parte del mondo al di fuori
delle relazioni faccia a faccia. In queste relazioni sociali indirette, spesso i significati prodotti da poche persone
(che occupano una posizione sociale, quindi uno status sociale, di potere) possono essere trasmessi a molte altre
persone. Si parla per questo di globalizzazione dei significati culturali, anche se di certi significati e non di altri.
In ogni caso, nella vita di ciascun individuo l’importanza delle relazioni faccia a faccia e dei significati
appresi e scambiati all’interno di quelle relazioni restano fondamentali perché, di fatto, è in queste
relazioni che siamo socializzati per gran parte della nostra vita.
Ora, sebbene si possano individuare delle differenze sociali e culturali (cioè delle differenze nell’organizzazione
delle relazioni sociali e nell’organizzazione dei significati che circolano in quelle relazioni sociali) i confini tra
diverse società e culture sono sempre sfumati, porosi, attraversabili, perché in qualsiasi momento della sua vita
un individuo di una comunità-società può entrare a contatto con altri individui che appartengono ad altre reti
sociali e possono ampliare così la rete dei propri significati interagendo (anche solo tramite un’informazione
appresa da un telegiornale) con quelli condivisi da altri insiemi di individui.
Per esempio:
un immigrato si ritroverà a gestire relazioni sociali e i significati condivisi del suo paese d’origine e del suo paese
d’arrivo;
un infermiere formato secondo la cultura professionale della biomedicina potrebbe trovarsi a considerare altri
modi di intendere la salute e la malattia e le correlate terapie avendo a che fare con amici di altre culture (per
esempio amici immigrati) che non condividono le concezioni della biomedicina.
Di conseguenza, non bisogna mai perdere di vista l’individuo, perché quando parliamo di società e cultura
parliamo di gruppi di individui che condividono relazioni sociali dense, intense e sovrapposte, ma in qualsiasi
momento e in diversi modi ciascuno degli individui di quegli insiemi che non consideriamo per fini analitici
potrebbe ampliare le proprie reti sociali e le proprie reti di significati.
Prospettiva del costruttivismo: i significati si costruiscono e si condividono all’interno delle interazioni sociali
quotidiane
Concetto di “significato”
Gli esseri umani sono organismi bio-culturali, ovvero, la principale distinzione degli esseri umani da altre specie
naturali riguarda la capacità umana di sviluppare una codificazione simbolica complessa (alcune specie di
primati e i nostri progenitori ominidi certamente avevano e hanno sviluppato una capacità di codificazione
simbolica, ma certamente meno complessa di quella degli esseri umani) che possiamo definire cultura.
Continuità e discontinuità : elementi a fondamento dell’attività simbolica-culturale: trasmissione, memoria,
reiterazione, innovazione, selezione (in parte in possesso delle scimmie); distinzione tra “cultura” delle scimmie
antropomorfe e “cultura” degli uomini: capacità di comunicare sul passato, sul futuro e sull’invisibile.
Che cosa significa? Significa che gli uomini hanno sviluppato nel corso della loro evoluzione la capacità di
attribuire un significato simbolico alle cose, un simbolo è qualcosa che sta per qualcos’altro, ovvero qualcosa che
assume il significato di qualcos’altro. Es. più evidente lettera=segno grafico sta per fonema=suono della lingua
parlata all’interno di un’organizzazione di combinazioni tra segni grafici e suoni che è del tutto arbitraria,
selettiva e variabile da un gruppo umano all’altro; ma l’attività simbolica riguarda tutte le sfere della vita
culturale degli uomini. Non c’è dimensione della vita umana, non c’è bisogno primario degli uomini che non sia
sottoposto a un processo di simbolizzazione (dall’alimentazione alla nascita e alla morte). Non c’è eventofenomeno della vita a cui non venga attribuito un senso, un significato. Questi significati hanno la caratteristica di
essere simbolici, appresi e condivisi.
Il problema è che data l’estrema complessità dell’attività simbolica umana, ci si ritrova spesso di fronte a simboli
polisemici, ovvero a simboli che rimandano non a un referente reale, concreto e unico, bensì a una “nebulosa di
significati”.
Ogni gruppo umano ha costruito nel tempo una diversa organizzazione dei significati condivisi: cioè ha costruito
diversi sistemi di conoscenze e rappresentazioni del mondo, cioè diverse interpretazioni del mondo, che
l’antropologia tenta a sua volta di interpretare. Interpretare perché per l’appunto hanno a che fare con una
nebulosa di significati che nel momento stesso in cui sono condivisi possono essere soggetti a cambiamenti e a
una, direi fisiologica, polisemia. L’opera dell’antropologo è in un certo senso allora una interpretazione di
interpretazioni, poiché tutti gli esseri umani continuamente utilizzano simboli, cioè attribuiscono significati al
mondo interpretandolo a seconda dell’insieme di significati appresi ma anche a seconda delle proprie particolari
esperienze, allora le loro interpretazioni contestualizzate possono essere a loro volta interpretate in modo
contestualizzato. In altri termini, non si possono individuare “spiegazioni” funzionali dei significati, bensì si può
interpretare attraverso una sottile opera di traduzione quello che certi uomini interpretano in certi contesti
specifici nella consapevolezza che l’interpretazione è fortemente ancorata al contesto sociale e culturale in cui si
svolge.
Svolta dell’antropologia:
Da scienza naturale della società a scienza interpretativa del significato
Dalla spiegazione all’interpretazione
Dagli approcci evoluzionisti e funzionalisti all’antropologia interpretativa
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