La dimensione istituzionale dei significati del tempo libero

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La dimensione istituzionale dei significati del tempo libero. Indicazioni
d’analisi da un classico studio di comunità
Sebastiano Citroni*
E’ noto come l’emersione del tempo libero sia legata allo sviluppo della dimensione urbana moderna e, in
particolare, ai processi d’industrializzazione (Dumazedier et al., 1966). Le trasformazioni socio-economiche
delle grandi capitali europee alla fine del XIX costituiscono le condizioni di possibilità per la nascita di
nuove pratiche in cui si sostanzia lo «svago di massa» (Cross, 1990) di una popolazione recentemente
urbanizzata. I principali significati collettivi del tempo libero si cristallizzano attraverso la visibilità pubblica
di attività che spesso imprimono i loro segni nello sviluppo urbanistico della città nel XX secolo (Csergo,
1996). I significati del tempo libero mutano nel corso del XX secolo con il procedere dello sviluppo urbano,
fino all’emersione nel secondo dopoguerra (Corbin, 1996: 9) di un «nuovo bisogno sociale dell’individuo,
quello di disporre di se stesso per se stesso» (Dumazedier, 1993: 63). Questo significato di leisure come
«tempo o condizione finalizzata alla realizzazione di sé” (Lo Verde, 2009: 15) rappresenta «una nuova
immagine del tempo libero. Comporta una disponibilità al desiderio, all’avventura a forme inedite di
costruzione dell’identità. Suggerisce nuovi rapporti sensibili con la natura, gli oggetti» (Corbin, 1996: 9) e
con lo spazio urbano. I cambiamenti nei significati revalenti del tempo libero hanno nuove implicazioni per
l’organizzazione sociale della città e nel tessuto urbano i loro segni si stratificano a quelli precedenti.
Se i cosiddetti leisures studies sono consapevoli della rilevanza delle condizioni spaziali e urbane per lo
sviluppo del loro oggetto di studio (Csergo, 1996; Lo Verde, 2009; Dumazedier, 1993; Dumazedier et al.,
1966), non altrettanto può essere detto per gli studi urbani relativamente ai processi di costruzione sociale del
tempo libero. Infatti, sia nell’approccio sociologico allo studio della città, sia nell’ampia tradizione
spazialista allo studio dei fenomeni sociali, il leisure è di rado presente e oggetto di una trattazione autonoma
(Lo Verde, 2009: 4). Una rilevante implicazione di ciò è il fatto che la crescente attenzione che i leisures
studies tributano all’analisi dei processi di “sensemaking”nelle pratiche di leisure non può direttamente
avvalersi degli strumenti teorici della tradizione sociologica per lo studio della dimensione istituzionale dei
significati della vita sociale e, in questo caso, del tempo libero. Da ciò deriva un impoverimento per le
possibilità di studio del leisure e, in particolare, per l’analisi della dimensione istituzionale dei processi di
costruzione dei significati coinvolti in queste pratiche. Questo articolo recupera l’analisi del tempo libero
contenuta nel classico studio di comunità di Pizzorno (1960) e la valorizza come possibilità per l’indagine
della dimensione istituzionale del leisure estendibile anche ad altri contesti.
La versione integrale dell’articolo può essere letta in SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, N.100, PP. 92-105,
*
Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università degli Studi di Milano-Bicocca, [email protected].
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