L'angolo dello stratega 14 dicembre 2016 TROPPO, TROPPO POCO, TROPPO TARDI? Tipicamente i cicli economici non muoiono di vecchiaia. Più spesso intervengono forze esterne, come i tassi di interesse più elevati, che smorzano la crescita. Sicuramente l'intenzione della Federal Reserve degli Stati Uniti non è quello di porre fine al ciclo economico, ma questo è spesso il risultato finale quando si cerca di liberare il sistema dai rischi quali l'eccessiva leva finanziaria o l'inflazione galoppante. A volte la Fed può contare su un paio di complici, come lo shock petrolifero o una dislocation della valuta. Qualunque sia la causa, le recessioni sono sgradite, in quanto portano con sé la perdita di posti di lavoro, la flessione dei mercati finanziari e anche i fallimenti. James Swanson, CFA MFS Chief Investment Strategist La fine di un ciclo economico può essere dura per gli investitori. Di solito i portafogli azionari e obbligazionari ad alto rendimento registrano importanti flessioni. Il calo medio nell'indice S&P 500 nel corso di una recessione è del 26% e durante la crisi finanziaria globale, l'indice è sceso di quasi il 50%. Le recessioni possono essere particolarmente dannose per gli investitori Main Street, dal momento che essi tipicamente abbandonano i mercati dopo che la maggior parte del danno è stata fatta e spesso rientrano sul mercato quando ormai l'espansione successiva è in atto e la fiducia è in netta ripresa. Entrate e uscite intempestive significano che l'investitore medio non sarà mai in grado di raggiungere utili nemmeno lontanamente pari a quello degli indici maggiori. Per esempio, solo ora, con i mercati risaliti fino al 230% rispetto ai minimi del mese di marzo 2009, gli investitori Main Street stanno rientrando sul mercato. Ciò solleva la questione: sono di nuovo in ritardo? Vivi e vegeti, per ora Ci troviamo nel mezzo del terzo ciclo economico più lungo del periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Al momento anche se il ciclo mostra segni di sfilacciamento, non sussistono rischi evidenti rispetto al suo protratto benessere. Tuttavia potrebbe essere sensato entrare nel mercato in una fase successiva, in quanto i rapporti rischio/ rendimento tendono a diventare sfavorevolmente distorti nella fase più tarda di un ciclo. Tenendo in mente questi aspetti, diamo ora un'occhiata alla nostra checklist della fase tarda del ciclo. Checklist fase tarda del ciclo Sì I profitti in percentuale del PIL diminuiscono ✓ I tassi di interesse a breve termine aumentano ✓ ✓ ✓ ✓ Rapporti P/E costosi L'attività di M&A registra un balzo La spesa delle imprese si indebolisce No ✓ Le rimanenze di magazzino aumentano La settimana lavorativa media diminuisce drasticamente Forse ✓ pagina 1 di 2 L'angolo dello stratega / Luglio 2016 Gli investitori potrebbero avere l'intenzione di avvantaggiarsi dei segnali sempre più preoccupanti sopra indicati. Tuttavia questi dovrebbero essere interpretati come segnali cautelativi, non come un invito a ritirarsi. Vi sono infatti anche una serie di segnali positivi. Ad esempio l'inflazione si è presentata in ritardo in questo ciclo, il che dovrebbe consentire alla Fed di stringere la politica monetaria molto più gradualmente di quanto avrebbe fatto di norma. Inoltre il mercato del lavoro statunitense è in costante e lento miglioramento, suggerendo che questo ciclo economico sarà prolungato. Tuttavia, vi è il rischio che il ciclo possa subire una lenta dissolvenza. Mentre i redditi personali degli Stati Uniti sono in aumento, la spesa sanitaria cresce più rapidamente, sottraendo potere d'acquisto, il che sta influenzando settori rivolti direttamente ai consumatori, quali ristoranti e vendite al dettaglio. La spesa delle imprese degli Stati Uniti rimane molto debole e le condizioni di credito si stanno già facendo più restrittive per alcuni mutuatari. Diversi settori di mercato stanno assistendo a un'erosione degli utili, che contrasta con i primi sei anni di questo ciclo economico, quando i margini e profitti sono aumentati di pari passo. La produttività dei lavoratori USA è in calo, mentre si registra un aumento dei costi unitari della manodopera. Vulnerabilità dell'aumento dell'invecchiamento Anche se non siamo ancora in territorio bolla, informerei gli investitori che i mercati statunitensi ed europei sono storicamente costosi tanto su base prezzo-utili quando su prezzo-vendite. Ad esempio l'indice Russell 2000® si trova ora a un multiplo prezzo/utili di 27. Tuttavia, non prevedo alcuna fine rapida o violenta a questo ciclo, come visto nel 2008. Ma io sono preoccupato del fatto che i partecipanti che entrano nella fase tarda del ciclo, come le azioni e le obbligazioni ad alto rendimento stanno facendo un atto di fede in un momento in cui i mercati non hanno margine per i rialzi e vi è un significativo rischio di ricaduta. Prevedo che questo ciclo si avvierà verso la fine, anche se non improvvisa o brutale come quella osservata negli episodi precedenti. Questa espansione datata, che ora giunta al suo otavo anno, indebolita da utili vacillanti, sta diventando sempre più vulnerabile a causa dei tassi di interesse che risalgono lentamente, di una spesa dei consumatori lenta, di ridotti margini di utili e di un rimbalzo dei costi energetici. Ci siamo ormai lasciati alle spalle i giorni di metà ciclo nel segno della forza.. Sulla scia delle elezioni degli Stati Uniti, l'investitore retail ha ripreso slancio. Ma la storia ci dice che i cambiamenti dei regimi politici hanno un impatto relativamente modesto sull'economia reale, che obbedisce solo alle leggi della domanda e dell'offerta. I segnali inviati dall'economia reale sono molto più sobrio rispetto ai segnali inviati da un mercato euforico. A mio parere, le probabilità di una nuova accelerazione della crescita economica sono minime in quest'ultima fase del ciclo. Ritirarsi lentamente dal rischio è un modo per gestire l'ambiente estatico di oggi, forse puntando su beni storicamente costosi e spostandosi, nel corso del tempo, su obbligazioni societarie di alta qualità o su strumenti a reddito fisso sul breve termine. Le opinioni espresse sono quelle dell'/degli autore/i e sono soggette a modifica in qualsiasi momento. Queste opinioni sono espresse esclusivamente a scopo informativo e non devono essere considerate come una raccomandazione per l'acquisto di qualsiasi titolo né una sollecitazione o consiglio di investimento da parte del Consulente. Se non diversamente indicato, loghi e nomi di prodotti e servizi sono marchi di MFS® e delle sue affiliate e possono essere registrati in alcuni paesi. Emesso negli Stati Uniti da MFS Institutional Advisors, Inc. («MFSI») e da MFS Investment Management. 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