ITTIOPATOLOGIA, 2010, 7: 67-76 PREMIO TESI “S.I.P.I. 2010” Dimostrazione immunoistochimica dei recettori CD35 e CD16 in branzino (Dicentrarchus labrax)# Immunohistochemical demonstration of CD35 and CD16 receptors in sea bass (Dicentrarchus labrax) Daniele Passone 1*, Chiara Bulfon 2, Donatella Volpatti 2 1 Corso di laurea in Biotecnologie Medico-Veterinarie, Università di Udine; 2 Dipartimento di Scienze Animali, Università di Udine. ______________________________ SUMMARY - A crucial role in the phagocytosis activation can be attributed to the membrane receptors for complement and immunoglobulin Fc. In mammals four types of receptors for C3 have been identified, namely CR1, CR2, CR3 e CR4. CR1 (CD35) is expressed by neutrophils, eosinophils and some B and T sub-populations. It promotes the link and the phagocytosis of particles opsonised by C3b and C4b fractions. FcRγ (CD16) is expressed by several hemopoietic cells (macrophages and lymphocytes) and its role is fundamental for the cellular immune response mediated by immunoglobulins. Investigations dealing with the identification of these receptors in teleosts are recent and concern a limited number of species: rainbow trout, catfish, carp, zebrafish. These researches are mainly finalised to evaluate aspects of CR1 and FcR phylogenesis, as well as structural/functional homologies with mammalians. From the literature there is no evidence of investigations dedicated to the identification of CR1 and FcR in marine species, and also there are no data regarding the immunohistochemical localization of cells presenting these CDs. The present thesis was aimed to the demonstrations of CD16-like and CD35-like immune-receptors in tissues of sea bass (Dicentrarchus labrax) at different developing stages. Histological sections obtained from tissue specimens collected from sea bass fingerlings/juveniles were submitted to immunohistochemical analysis by using the following antibodies: goat polyclonal to CD35 (CR1); rabbit polyclonal to CD16 (FcR). The reaction was developed by ABComplex peroxidase and DAB. As a result of the antibodies employed, even if specific for mammalian receptors, allowed the detection of cell populations in different tissues, and also the chronology of appearance was described. In synthesis, CD16 was detectable in thymus, gills and skin starting from 50 dph (days post hatching), and in the digestive system starting from 90 dph. CD35 was detectable in several organs (thymus, gills, pancreas, skin, stomach, gut) starting from 47 dph, and later in spleen, pyloric caeca and liver. Moreover the morphology of CD16+ and CD35+ cells colonizing various tissues was described, allowing the discrimination of at least three different cell populations: CD16+ cells, morphologically similar to macrophages or dendritic (APCs) cells, with non granular cytoplasm; CD35+ cells, morphologically similar to macrophages or dendritic cells (APCs), with non granular cytoplasm; CD35+ cells, morphologically similar to eosinophilic granulocytes or EGCs, with granular cytoplasm. These populations were particularly consistent in thymus (among the primary lymphoid organs), skin and digestive tract (mucosae associate lymphoid tissue). Based on their morphology and specific localization, it was possible to provide some hypothesis concerning their role as phagocytes and antigen presenting cells. # - Sintesi della tesi: “Parametri di valutazione della risposta immunitaria in branzino (D. labrax) sottoposto a vaccinazione”. Key words: Sea bass; Dicentrarchus labrax; CD35 (CR1); CD16 (FcRγIII); Immunohistochemistry; Phagocytosis. ______________________________ * Corresponding Author: c/o D.I.A.L., Università degli Studi di Udine, Via Sondrio - 33100 Udine. E-mail: [email protected] 67 ITTIOPATOLOGIA, 2010, 7: 67-76 INTRODUZIONE Lo studio del sistema immunitario dei pesci risulta interessante per ottenere una più precisa conoscenza del suo coinvolgimento nella prevenzione delle malattie infettive, ma anche dal punto di vista filogenetico, in quanto i pesci sono gli animali che per primi, nella scala evolutiva, mostrano aspetti di risposta immunitaria innata ed adattativa assimilabile a quella dei vertebrati superiori. Nei mammiferi, l’attività di fagocitosi è principalmente prerogativa dei fagociti mononucleati e dei neutrofili. Al momento, le popolazioni cellulari coinvolte in tale funzione non sono state completamente definite nelle specie ittiche, data l’evidente eterogeneità morfologica dei leucociti (granulociti in particolare) e la mancanza di specifici marcatori di superficie (Sepulcre et al., 2002). Un ruolo cruciale nel promuovere la fagocitosi può essere attribuito ai recettori di membrana cellulare specifici per il complemento (CR) e per la porzione Fc delle immunoglobuline (FcR), i quali possono essere esposti simultaneamente sulla membrana delle cellule fagocitarie, dove agiscono in modo sinergico (Tizard, 1996a). Nei mammiferi sono stati identificati quattro tipi di recettori per il C3, rispettivamente CR1, CR2, CR3 e CR4. CR1 (CD35), con peso molecolare pari a 160-250 kDa, risulta espresso da eritrociti, granulociti neutrofili ed eosinofili, da alcune sottopopolazioni di linfociti B e T, cellule dendritiche, cellule di Kupffer (Khera & Das, 2009). Esso promuove il legame e la fagocitosi di particelle rivestite dalle frazioni complementari C3b e C4b (Nakao et al., 2003; van Lookeren Campagne et al., 2007). La sua principale funzione consiste nel legare gli immunocomplessi alla superficie degli eritrociti, consentendone la veicolazione e l’eliminazione a livello del fegato (van Lookeren Campagne et al., 2007). I recettori per la frazione Fc sono specifici per differenti catene pesanti degli anticorpi (ad esempio FcRγ per le IgG). Tre diversi FcRγ sono stati descritti nei mammiferi: FcRγI (CD64); FcRγII (CD32); FcRγIII (CD16) (Tamm & Schmidt, 1996; Tizard, 1996b). Quest’ultimo risulta espresso da numerose cellule di origine emopoietica (macrofagi, granulociti, cellule natural killer, linfociti T) e il suo ruolo appare determinante nella risposta immunitaria mediata da anticorpi (rimozione di immunocomplessi o di particelle opsonizzate mediante fagocitosi) (Morrison & Nowak, 2002). Si tratta di un recettore a bassa affinità per gli anticorpi, con peso molecolare pari a 50-65 kDa (Tizard, 1996b). Gli studi riguardanti l’identificazione di tali recettori nei teleostei sono relativamente recenti e riguardano solo alcune specie ittiche di acqua dolce (trota iridea, pesce gatto, carpa, zebrafish). Essi sono prevalentemente finalizzati a valutare aspetti di conservazione filogenetica di tali molecole, cosi come il grado di omologia strutturale/funzionale con i corrispondenti recettori dei mammiferi. L’espressione di CRs è stata valutata in trota iridea e carpa. Nella trota iridea la presenza di un recettore per il complemento è stata ipotizzata, su base funzionale, sulla superficie degli eritrociti. Si suppone che, similmente al CR1 presente sugli eritrociti umani, possa assolvere all’eliminazione degli immunocomplessi opsonizzati dal complemento (Schraml et al., 2006). Un recettore per il C3a è stato caratterizzato, sempre in trota iridea, valutando l’alto grado di omologia con il medesimo recettore dei mammiferi (Boshra et al., 2005). Nella carpa è stata evidenziata l’espressione di recettori CR3-like da parte di monociti/macrofagi e granulociti localizzati nel rene anteriore (Nakao et al., 2003). La presenza di recettori FcR-like è stata descritta in pesce gatto (Schen et al., 2003; Stafford et al., 2006a; 2006b), zebrafish (Yoder et al., 2007) e carpa (Fujiki et al., 2000; Morrison & Nowak, 2002; Rombout et al., 2008). FcR identificato nel pesce gatto risulta filogeneticamente e strutturalmente correlato al recettore dei mammiferi e presente in vivo sia come proteina solubile che come frazione intracellulare dei neutrofili e linfociti (Stafford 68 ITTIOPATOLOGIA, 2010, 7: 67-76 et al., 2006b). Un altro studio condotto in pesce gatto fornisce l’evidenza che alcune cellule NK legano in superficie le IgM, tramite un recettore FcR-like di 64 kDa, acquisendo attitudini di cellule ADCC (Schen et al., 2003). FcR clonato nella carpa ha dimostrato similitudine approssimativamente del 40% nella composizione aminoacidica rispetto al corrispondente recettore umano e risulta espresso da leucociti del rene anteriore e peritoneali (Fujiki et al., 2000). Dalla letteratura consultata al momento della stesura della tesi non emergono dati riguardanti l’identificazione di CR e FcR in specie ittiche d’acqua salata, così come non sono state contemplate tecniche di marcatura delle cellule che esprimono questi CD utilizzando anticorpi, al fine di abbinare la descrizione morfologica delle stesse ad una loro possibile attività fagocitaria. La presente indagine ha lo scopo di descrivere, avvalendosi di una tecnica immunoistochimica, la presenza di immuno-recettori CD16 e CD35 in popolazioni cellulari di natura emopoietica localizzate in vari tessuti di branzino (Dicentrarchus labrax), ponendo particolare attenzione alla cronologia di comparsa di cellule immunopositive negli stadi larvali e giovanili di questa specie. MATERIALI E METODI Pesci e campionamento I soggetti utilizzati nella presente indagine sono stati prelevati nel corso di una prova sperimentale di vaccinazione contro la vibriosi (progetto PRIN 2006). La sperimentazione è stata condotta presso l’allevamento ittico Valle del Lovo (Carlino, Udine), nel quale i soggetti sono stati stabulati in vasche di vetroresina con acqua marina ed alimentati con mangime secco commerciale. Larve, avannotti e giovanili appartenenti ad un gruppo di controllo non vaccinato, sono stati prelevati ad intervalli di tempo compresi tra 8 a 290 giorni post-schiusa (dph). I soggetti in toto e gli organi, prelevati previa soppressione mediante un’overdose di anestetico (MS-222), sono stati fissati in formalina neutra tamponata al 10% oppure in soluzione Bouin (overnight a +4°C) e quindi post-fissati con alcool etilico al 70%. Istologia e immunoistochimica (IHC) I campioni sono stati processati secondo protocollo istologico standard. Le sezioni ottenute al microtomo, di spessore pari a 5 µm, sono state raccolte su vetrini poli-lisinati e colorate con Ematossilina-Eosina, o sottoposte ad una metodica immunoistochimica finalizzata alla localizzazione tissutale delle molecole CD35 e CD16. Alcune prove preliminari sono state dedicate alla valutazione del più adeguato metodo di fissazione (formalina tamponata o soluzione di Bouin), delle diluizioni e dei tempi di incubazione ottimali per l’utilizzo dei due anticorpi su tessuto di pesce. I due anticorpi hanno dimostrato di reagire solo sui campioni fissati in Bouin, pertanto solo questi sono stati destinati alla valutazione mediante IHC. In breve, la metodica messa a punto ed applicata ha previsto: inibizione delle perossidasi endogene con H2O2 (30 minuti); pre-incubazione delle sezioni con siero normale di capra o coniglio (a seconda della specie in cui l’anticorpo secondario era stato sviluppato) diluito 1:20 (30 minuti); incubazione per 2 ore con anticorpo primario policlonale anti CD35 (CR1) da capra – recettore per C3b e C4b (Santa Cruz Biotechnology), oppure policlonale anti CD16 (FcRγIII) da coniglio – recettore per porzione Fc delle immunoglobuline G (Santa Cruz Biotechnology). Entrambi gli anticorpi sono stati utilizzati alla diluizione 1:30, dedotta da prove preliminari. La rivelazione è stata condotta mediante incubazione con anticorpo policlonale anti immunoglobuline di capra o coniglio, coniugato con biotina (Dako) per 30 69 ITTIOPATOLOGIA, 2010, 7: 67-76 minuti, complesso avidina-biotina-perossidasi (ABC Vector Vectastain) (30 minuti) e substrato diaminobenzidina (DAB) (7 minuti). La controcolorazione è stata realizzata mediante Ematossilina di Mayer e in alternativa Ematossilina-Eosina. Come controllo negativo sono state utilizzate sezioni istologiche in cui l’anticorpo primario è stato omesso oppure sostituito con un anticorpo diretto contro epitopi che non erano presenti nella sezione, sviluppato in capra o coniglio. I preparati sono stati analizzati mediante microscopia ottica. Complessivamente sono stati analizzati preparati istologici ottenuti da almeno 5 soggetti per ciascun campionamento (8, 17, 21, 25, 29, 40, 47, 50, 60, 70, 90, 95, 165, 230, 290 giorni post schiusa). RISULTATI La valutazione dei preparati sottoposti ad analisi immunoistochimica ha consentito di evidenziare, nella maggior parte degli organi esaminati, la presenza di popolazioni cellulari positive per i marcatori CD16 e CD35. Le tabelle 1 e 2 riassumono la cronologia di comparsa di tali cellule, nell’intervallo di tempo compreso fra 8 e 290 giorni post-schiusa. CD16 Cellule positive per CD16 (FcRγIII) sono evidenziabili a partire dall’età di 50 giorni, a livello del timo e delle branchie. La comparsa è più tardiva (dai 90 ai 165 giorni) nel tratto gastro-enterico, nella milza e nel rene. I rimanenti organi esaminati non presentavano cellule positive per il recettore CD16 (rene, fegato, pancreas, cute) (Tabella 1). CD16 Organo Giorni post-schiusa 8 17 21 25 29 40 47 50 60 70 90 95 165 230 290 timo milza rene branchie fegato pancreas cute stomaco ciechi intestino Tabella 1 - Tempo (giorni post-schiusa) di comparsa di cellule CD16+ negli organi di branzino. Table 1 - Timing (days post-hatching, dph) of CD16+ cells appearance in sea bass organs. Per quanto concerne la distribuzione e la morfologia delle cellule CD16+ che colonizzano i vari organi le informazioni sono di seguito sintetizzate. A livello del timo esse risultano poco numerose, localizzate prevalentemente nella zona midollare, dotate di positività citoplasmatica non molto intensa e con aspetto interdigitante (Figura 1) che le rende assimilabili a cellule presentanti l’antigene. Nella milza e nelle branchie le cellule CD16+ 70 ITTIOPATOLOGIA, 2010, 7: 67-76 sono rare, dotate di positività citoplasmatica intensa, citoplasma non granulare. Nella milza sono sparse nel parenchima, mentre nelle branchie occupano l’epitelio delle lamelle secondarie. Rare cellule CD16+ dotate di positività citoplasmatica molto intensa, con citoplasma non granulare, colonizzano il tratto gastro-enterico. La loro localizzazione è prevalentemente sub-epiteliale e intra-epiteliale (Figura 2), la morfologia le rende assimilabili a macrofagi. CD35 Cellule positive per CD35 (CR1) sono evidenziabili a partire da 21/25 giorni post-schiusa, in fegato, pancreas, cute e stomaco. La loro presenza risulta evidente in tutto il tratto gastroenterico entro 60 giorni post-schiusa. Nel timo e nelle branchie esse compaiono a partire da 47 giorni post-schiusa, mentre nella milza esse appaiono a 90 giorni post-schiusa (Tabella 2). CD35 Organo Giorni post-schiusa 8 17 21 25 29 40 47 50 60 70 90 95 165 230 290 timo milza rene branchie fegato pancreas cute stomaco ciechi intestino Tabella 2 - Tempo (giorni post-schiusa) di comparsa di cellule CD35+ negli organi di branzino. Table 2 - Timing (days post-hatching, dph) of CD35+ cells appearance in sea bass organs. Per quanto concerne la distribuzione e la morfologia delle cellule CD35+ che colonizzano i vari organi, le informazioni sono di seguito sintetizzate. Nel fegato sono dotate di localizzazione e morfologia che le rendono assimilabili a cellule di Kuppfer (Figura 3). Nel timo il numero di cellule positive è decisamente consistente ed esse possono essere attribuite a due distinte popolazioni, per localizzazione e morfologia. La prima popolazione colonizza la capsula e le trabecole capsulari, talvolta migrando verso la zona corticale o l’epitelio faringeo (Figura 4). Si tratta di cellule con citoplasma abbondante, granulare, intensamente positivo, nucleo in genere eccentrico. Alcune sono in fase di degranulazione. La seconda popolazione risulta localizzata nella midollare del timo. Si tratta di cellule di aspetto interdigitante, con citoplasma intensamente positivo, non granulare, simili a cellule presentanti l’antigene (Figura 5). Le cellule che risultano positive nell’ambito dell’apparato gastro-enterico sono localizzate prevalentemente nella lamina propria e solo alcune occupano una posizione sub- o intra-epiteliale. Esse presentano citoplasma granulare, intensamente positivo e nucleo leggermente eccentrico. Le stesse caratteristiche sono osservabili nelle cellule CD35+ localizzate alla base delle lamelle branchiali primarie e nel tessuto connettivo lasso presente in vari distretti organici. L’applicazione della colorazione 71 ITTIOPATOLOGIA, 2010, 7: 67-76 di contrasto con Ematossilina-Eosina, dopo lo sviluppo della reazione IHC con DAB, consente di evidenziare che solo una parte delle cellule contenenti granuli citoplasmatici intensamente acidofili, localizzate nella capsula del timo (Figura 6), nelle branchie, nel tratto gastro-enterico, nel connettivo lasso e nella cute risulta CD35+. La procedura IHC ha inoltre consentito di evidenziare positività al marcatore CD35 anche da parte degli eritrociti, sempre a livello citoplasmatico (immagine non mostrata). DISCUSSIONE E CONCLUSIONI La produzione di anticorpi mono e policlonali, da utilizzare a fini diagnostici, risulta particolarmente costosa e per tale motivo essi risultano commercialmente disponibili solo per un numero limitato di specie, prevalentemente mammiferi. Pertanto l’identificazione di anticorpi cross-reattivi rappresenta un valido contributo per l’attività dei ricercatori che desiderano studiare l’immunità in specie animali di minore interesse. Alcuni studi si sono già prefissi come obiettivo principale la valutazione della cross-reattività di pannelli anticorpali destinati allo studio del sistema immunitario dell’uomo, evidenziando la limitata, ma non per questo meno promettente, possibilità di utilizzare alcuni markers (CD in particolare) in specie animali filogeneticamente molto distanti dai primati (Cook et al., 2001; Conrad et al., 2007; Fisher & Koellner, 2007). La presente tesi ha avuto come obiettivo quello di valutare la possibilità di impiego di due marcatori cellulari destinati all’identificazione di immuno-recettori nei mammiferi, su tessuto di pesce. Nei mammiferi, i fagociti (ed in particolare i granulociti neutrofili) esprimono sulla loro superficie sia recettori per il complemento che per il frammento Fc delle Ig ed è stata dimostrata una sinergia tra CR1 e FcRγIII nel promuovere la fagocitosi (Boshra et al., 2006). L’impiego di marcatori per CR1 e FcRγIII umani su tessuti fissati in soluzione Bouin ha consentito la localizzazione di antigeni CD16-like e CD35-like in varie cellule del sistema immunitario del branzino, suggerendo una potenziale omologia tra le molecole recettoriali del pesce e quelle del mammifero. La presenza di tali recettori, la morfologia, le affinità tintoriali e la localizzazione delle cellule immunopositive, suggeriscono un loro possibile coinvolgimento nell’attività di fagocitosi e di presentazione dell’antigene. I recettori CD16 e CD35 sono risultati presenti prevalentemente in cellule che colonizzano Figura 1 - Timo, 230 giorni, IHC per CD16. Cellule debolmente positive localizzate nella zona midollare (freccia) (400 X). Figura 2 - Ciechi pilorici, 165 giorni, IHC per CD16. Numerose cellule CD16+ localizzate prevalentemente nella zona sub-epiteliale (400 X). Figura 3 - Fegato, 21 giorni, IHC per CD35. Cellule positive diffuse nel parenchima epatico (1000 X). Figura 4 - Timo, 165 giorni, IHC per CD35. Cellule positive, localizzate nelle trabecole connettivali (freccia) e in fase di migrazione (asterischi) (200 X). Figura 5 - Timo, 165 giorni, IHC per CD35. Cellule positive localizzate nella zona midollare (freccia) (1000 X). Figura 6 - Timo, 165 giorni, IHC per CD35 e contro-colorazione con Ematossilina-Eosina. In corrispondenza di una trabecola connettivale si notano due popolazioni di cellule contenenti granuli acidofili (asterisco e frecce), di cui una intensamente positiva alla marcatura con CD35 (asterisco) (1000 X). Figure 1 - Thymus, 230 dph. IHC for CD16. Slight positivity of cells in the medulla (arrow) (400x). Figure 2 pyloric caeca, 165 dph. IHC for CD16. Numerous CD16+ cells colonising the sub-epithelial layer (400x). Figure 3 - Liver, 21 dph. IHC for CD35. Positive cells in the liver parenchyma (1000x). Figure 4 - Thymus, 165 dph. IHC for CD35. Positive cells in the connective trabeculae (arrow) and in migration phase (asterisks) (200x). Figure 5 - Thymus, 165 dph. IHC for CD35. Positive cells in the medulla (arrow) (1000x). Figure 6 - Thymus, 165 dph. IHC for CD35 and counterstain with Haematoxylin-Eosin. In the connective trabeculae two distinct populations of cells containing acidophilic granules are detectable (asterisk and arrows), one of these is positively labelled with CD35 antibody (asterisk) (1000x). 72 ITTIOPATOLOGIA, 2010, 7: 67-76 73 ITTIOPATOLOGIA, 2010, 7: 67-76 i distretti con funzione linfoemopoietica (timo) e le mucose (tratto gastro-enterico e branchie). Tuttavia la positività immunoistochimica non consente una precisa discriminazione tra popolazioni cellulari ed è peraltro noto che anche nei mammiferi differenti popolazioni cellulari possono esprimere lo stesso marcatore. Il contributo fornito da questa indagine è stata la descrizione cronologica della comparsa di cellule CD16+ e CD35+. Le prime sono state evidenziate a partire da 50 giorni di età nel timo e nelle branchie e a partire dal 90° giorno di vita nel tratto gastro-enterico. Le seconde erano evidenti in pancreas, cute e apparato digerente tra i 21 e i 25 giorni di vita e successivamente (47 giorni) in timo e branchie. L’espressione più tardiva di recettori per le immunoglobuline (FcR) rispetto ai recettori per il complemento (CR1) sembra seguire la logica della cronologia di comparsa dei sistemi di difesa mediati dal complemento e dagli anticorpi nei teleostei. E’ noto infatti che cellule Ig positive compaiono nel branzino ai seguenti tempi post-schiusa: rene e milza, 45 giorni; timo e intestino, 90 giorni (Rombout et al., 2005). Il sistema del complemento non è stato ancora studiato a fondo in questa specie, ma sono disponibili contributi bibliografici che illustrano la sua comparsa in varie specie di teleostei, in tempi decisamente più precoci rispetto a quella degli anticorpi, ad esempio a partire da 5 giorni post-schiusa (C3) in halibut (Magnadottir et al., 2005). A fronte delle osservazioni condotte, un risultato non atteso e per ora difficile da spiegare riguarda il limitato numero di cellule immunopositive (per entrambi i marcatori) nel rene, organo nel quale risultano numerose le popolazioni cellulari che si ritiene debbano esprimere tali recettori. Una possibile ipotesi, non supportata da evidenze bibliografiche, è che in questo distretto siano presenti in prevalenza popolazioni linfatiche non ancora funzionalmente mature o totalmente differenziate. Inoltre risulta peculiare il riscontro di cellule CD35+ nel parenchima epatico, morfologicamente assimilabili a cellule di Kupffer, nelle larve di età variabile da 21 a 40 giorni, non più presenti negli stadi successivi. Dalla letteratura è noto che CR1 risulta espresso dalle cellule di Kupffer umane, ma non ci sono informazioni in merito ad altre specie (Hinglais et al., 1989; van Lookeren Campagne et al., 2007). L’osservazione della morfologia delle cellule positive per i due recettori ha consentito l’individuazione, in vari organi, di almeno tre popolazioni: a) cellule CD16+, simili a macrofagi o a cellule dendritiche (cellule presentanti l’antigene) dotate di citoplasma non granulare; b) cellule CD35+ simili a macrofagi o a cellule dendritiche (cellule presentanti l’antigene) dotate di citoplasma non granulare; c) cellule CD35+, con citoplasma contenente granuli acidofili, simili a granulociti eosinofili o a cellule granulari eosinofiliche. In tutti i casi la positività era localizzata a livello citoplasmatico. E’ noto che i recettori oggetto di studio sono espressi, con finalità funzionali, sulla membrana delle cellule, ma nel caso del CR1 la molecola risulta prima localizzata in vescicole secretorie citoplasmatiche (dimostrate nei neutrofili umani) che vengono traslocate al plasmalemma in corso di attivazione cellulare (Sengelov et al., 1994). Tale meccanismo potrebbe verificarsi anche nel caso dei pesci. L’organo che, fra tutti quelli esaminati, è risultato più interessante nello studio di tali popolazioni è stato il timo. Infatti in tale organo sono state evidenziate tutte tre le popolazioni, in merito alle quali possono essere fatte alcune considerazioni. Si ritiene che le cellule di tipo macrofagico e dendritico, non granulari, localizzate nella midollare, possano coesprimere entrambi i recettori, funzionali nel promuovere il processo di fagocitosi, previa opsonizzazione del bersaglio con frazioni del C3 o immunoglobuline. Le cellule CD35+ con aspetto e localizzazione diversi rispetto alle precedenti, ossia granulari, acidofile, e localizzate nella parte più esterna dell’organo (capsula e limitrofe zone corticale ed epiteliale faringea) possono essere facilmente assimilate a cellule granulari eosinofiliche (EGCs)/mastociti (Reite & Evensen, 2006) oppure a granulociti eosinofili che, reclutati nel sangue periferico, hanno raggiunto questi distretti. L’applicazione della doppia colorazione 74 ITTIOPATOLOGIA, 2010, 7: 67-76 Ematossilina-Eosina per controcolorare le sezioni sottoposte a protocollo IHC, ha tuttavia permesso di verificare che le cellule contenenti granuli acidofili (sospette ECGs) possono in realtà essere distinte in due sottopopolazioni, la prima delle quali positiva al marcatore CD35, con granuli acidofili piccoli e la seconda negativa per tale marcatore, dotata di granuli acidofili di maggiori dimensioni. Tale distinzione morfologica e tintoriale è risultata evidente nel timo, nel tratto digerente e nelle branchie. Risulta prematuro attribuire ipotesi di specifiche funzionalità immunitarie alle popolazioni cellulari oggetto di indagine, ma questa tesi rappresenta un contributo preliminare alla conoscenza delle tecniche di marcatura e di identificazione funzionale di cellule coinvolte nel processo di fagocitosi, in questa specie ittica. Gli aspetti che riteniamo debbano essere approfonditi riguardano: la comprensione della limitata presenza di cellule esprimenti recettori per le immunoglobuline e per il complemento in organi linfatici nei quali tale riscontro risulta atteso, come il rene anteriore o la milza; la conoscenza degli epitopi che vengono effettivamente riconosciuti dagli anticorpi commerciali utilizzati, per verificare che l’anticorpo cross-reagente riconosca la medesima molecola recettoriale espressa nel mammifero. BIBLIOGRAFIA Boshra H., Li J. & Sunyer J.O. (2006). Recent advances on the complement system of teleost fish. Fish Shellfish Immunol., 20: 239-262. Boshra H., Wang T., Hove-Madsen L., Hansen J., Li J., Matlapudi A., Secombes C.J., Tort L. & Sunyer J.O. (2005). Characterization of a C3a receptor in rainbow trout and Xenopus: the first identification of C3a receptors in non mammalian species. J. Immunol., 22: 2426-2437. Conrad M.L., Davis W.C. & Koop B.F. (2007). TCR and Cd3 antibody cross-reactivity in 44 species. Cytometry, Part A, 71A: 925-933. Cook M.T., Morrisonc R.N., Wilkinson R., Nowak B.F., Hayball P.J. & Hayball J.D. (2001). A screen of mammalian antibodies on snapper (Pagrus auratus, Sparidae) peripheral blood leukocytes reveals cross reactivity of an anti-human CD3 antibody with a population of mIg2 cells. Develop. Compar. Immunol., 25: 553-559. Fisher U. & Koellner B. (2007). Cross-reactivity of human leukocyte differentiation antigen monoclonal antibodies on carp and rainbow trout cells. Vet. Immunol. Immunopathol., 119: 142-155. Fujiki K., Shin D.H. & Nakao M. (2000). Molecular cloning and expression analysis of carp (Cyprinus carpio) interleukin-1β, high affinity immunoglobulin E Fc receptor gamma subunit and serum amyloid A. Fish Shellfish Immunol., 10: 29-242. Hinglais N., Kazatchikine M.D., Mandet C., Appay M.D. & Bariety J. (1989). Human liver Kupffer cells express CR1, CR3 and CR4 complement receptor antigens. An immunohistochemical study. Lab. Investig., 61: 509-514. Khera R. & Das N. (2009). Complement Receptor 1: disease associations and therapeutic implications. Mol. Immunol., 46: 761-772. Magnadottir B., Lange S., Gudmundsdóttir S., Bogwald J. & Dalmo R.A. (2005). Ontogeny of humoral immune parameters in fish. Fish Shellfish Immunol., 19: 429-439. Morrison R.N. & Nowak B.F. (2002). The antibody response of teleost fish. Seminars in avian and exotic pet medicine, 11, 1: 46-54. 75 ITTIOPATOLOGIA, 2010, 7: 67-76 Nakao M., Fujiki K., Kondo M. & Yano T. (2003). Detection of complement receptors on head kidney phagocytes of the common carp Cyprinus carpio. Fisher. Scien., 69: 929-935. Reite O.B. & Evensen O. (2006). Inflammatory cells of teleostean fish: a review focusing on mast cells/eosinophilic granular cells and rodlet cells. Fish Shellfish Immunol., 20, 2: 192-208. Rombout J.H.W.M., Huttenhuis H.B.T., Picchietti S. & Scapigliati G. (2005). Phylogeny and ontogeny of fish leucocytes. Fish Shellfish Immunol., 19, 4: 441-455. Rombout J.H.W.M., van der Tuin S.J.L., Yang G., Schopman N., Mroczek A., Hermsen T. & Taverne-Thiele J.J. (2008). Expression of the polymeric immunoglobulin receptor (pIgR) in mucosal tissues of common carp (Cyprinus carpio L.). Fish Shellfish Immunol., 24: 620-628. Schraml B., Angeles Baker M. & Reilly B.D. (2006). A complement receptor for opsonised immune complexes on erythrocytes from Oncorhynchus mykiss but not Ictalurus punctatus. Mol. Immunol., 43: 1595-1603. Sengelov H., Kjeldsen L., Kroeze W., Berger M. & Borregaard N. (1994). Secretory vesicles are the intracellular reservoir of complement receptor 1 in human neutrophils. J. Immunol., 153: 804-810. Sepulcre M.P., Pelegrin P., Mulero V. & Mesenguer J. (2002). Characterisation of gilthead seabream acidophilic granulocytes by a monoclonal antibody unequivocally points to their involvement in fish phagocytic response. Cell Tissue Res., 308: 97-102. Shen L., Stuge T.B., Evenhuis J.P., Bengten E., Wilson M., Chinchar V.G., Clem L.W. & Miller N.W. (2003). Channel catfish NK-like cells are armed with IgM via a putative FcmR. Develop. Comp. Immunol., 27, 8: 699-714. Stafford J.L., Bengten E., Du Pasquier L., McIntosh R.D., Quinou S.M., Clem L.W., Miller N.W. & Wilson M. (2006a). A novel family of diversified immunoregulatory receptors in teleosts is homologous to both mammalian Fc receptors and molecules encoded within the leukocytes receptor complex. Immunogenetics, 58: 758-773. Stafford J.L., Wilson M., Nayak D., Quiniou S.M., Clem L.W., Miller N.W. & Bengten E. (2006b). Identification and characterization of a FcR homolog in an ectothermic vertebrate, the channel catfish (Ictalurus punctatus). J. Immunol., 177, 4: 2505-2517. Tamm A. & Schmidt R.E. (1996). The binding epitopes of human CD16 (FcRγIII) monoclonal antibodies. J. Immunol., 157, 4: 1576-1581. Tizard I.R. (1996a). Macrophages: the second phagocytic cell population. In: Veterinary Immunology. An introduction. W.B. Saunders Company: 30-38. Tizard I.R. (1996b). Lymphocytes. In: Veterinary Immunology. An introduction. W.B. Saunders Company: 94-108. Van Lookeren Campagne M., Wiesmann C. & Brown E.J. (2007). Macrophage complement receptors and pathogen clearance. Cellular Microbiol., 9, 9: 2095-2102. Yoder J.A., Orcutt T.M., Traver D. & Litman G.W. (2007). Structural characteristics of zebrafish orthologs of adaptor molecules that associate with transmembrane immune receptors. Gene, 401: 154164. Tesi 1a classificata al Premio “SIPI 2010” 76