Gian Carlo Duranti (Ventimiglia, 13 marzo 1922 – Bussana di Sanremo, 19 marzo
2013), cultore del pensiero antico. Laureato in ingegneria al politecnico di Torino,
ha dismesso nel 1968 l’attività di costruttore per dedicarsi interamente allo studio del
pensiero antico e, in particolare, della matematica filosofica egizio-ebraico-greca.
Biografia degli scritti
Nel 1978 Duranti ha edito Logismi e numeri di Platone. ‘Logismi (λογισμοι)’
sono i canoni istitutivi dell’ordine cosmico e scevri dell’irrazionalità che inficia i ‘numeri (αριθμοι)’ dell’aritmogeometria usuale. Gli Antichi ritenevano che, per legittimare
l’umana aspirazione alla scienza, ancorché fondata su numeri intrisi d’irrazionalità, fosse
necessario mostrare preliminarmente l’idoneità di questi nostri numeri a perseguire un
insieme rappresentativo della compiuta razionalità propria dei Logismi cosmici.
Dieci anni occorsero a Duranti per venire a capo della ricerca, esperita dai filosofi greci, di un’aritmogeometria compiutamente razionale che testimoniasse l’umana
idoneità ad accostarsi ai canoni cosmici. Se questi consistono in ‘unità composite’ quali
‘maschio e femmina’, ma la mente ci vincola a numerare solo con entità irrazionali e
numeri razionali, l’unica via che le si apre per accostarsi ai Logismi cosmici consiste
nel formare ‘terzi numeri’ unendo numeri di unità 1 (p. es. il 3) e numeri di entità
irrazionali (p. es. il 2 2 ). I sacerdoti egizi, riferisce Aristotele, scoprirono che, appunto tramite ‘apotomi’ – cosí li chiamerà poi Euclide – del genere di 3 – 2 2 si perviene a costruire un insieme aritmogeometrico che il Libro decimo degli Elementi
mostra essere il solo compiutamente razionale accessibile a mente umana (Aristotele
porge la chiave per accertarlo tale). Da qui il volume, pubblicato nel 1988 e ristampato nel 1991, Terzo numero binomiale di Euclide e terza civiltà di Ammon-Zeus.
‘Terzo’ rispetto ai numeri usuali, un siffatto insieme è axiologicamente e ontologicamente ‘primario’; fu perciò immortalato nella Grande Piramide di Giza per
farsi modello a una futura ‘terza civiltà’ vettrice di amicizia fra contrari e ‘primaria’
perché è ‘monoteistico’ solo un ordine che escluda forze antagoniste e resistenze a
Dio. Il quale può predicarsi onnipotente e buono solo se si mostra come ciò che
i sensi oppongono, facendo comparire il “male”, sia invece “bene” in un ordine che
si serve dei patimenti – causati p. es. dall’irrazionale e dall’immoralità – per spingere l’uomo a cercar rifugio nel razionale e nella moralità. Allora il dolore diventa
ciò che per la donna è il parto: non lede il divino e si fa evento cui tecniche e
leggi umane possono escogitare rimedi, amputandolo anche del residuo ‘pungiglione’ (cfr. 1 Corinzi 15 - 5 6 ). Comunque, se 3 – 2 2 è primario perché compiutamente
razionale, per Dio e menti affrancate dai sensi i monomi 3 et 2 esistono,
entrambi ‘belli’, in quanto presenti nell’entità primaria; Euclide mostra come sia
l’uomo a far nascere poi da essa, degenere e maligno, l’irrazionale 2 dell’aritmogeometria usuale e a contrapporre Kronos a caos uranico e morale a immoralità.
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Aritmogeometria pitagorica e Idee-numeri di Platone (anno 1993) mostra come
Pitagora cercasse fondamenta alla matematica senza fuoriuscire dall’opposizione dei contrari: opponeva infatti gli gnomoni formati dalla somma dei primi n numeri dispari
– i quali, poiché configurano sempre quadrati, attestano stabilità ed essere – agli gnomoni che sommano i primi n numeri pari e che, col formare rettangoli i cui lati
stanno in rapporti sempre diversi, evocano il divenire e l’irrazionalità: l’irriducibilità
del rettangolo a quadrato di lato razionale. Le Idee-numeri di Platone, invece, uniscono i contrari in unità compiutamente razionali, vettrici di un messaggio trascendente.
Tanto trascendente da portare Duranti ad accostare al Dio della ‘terza civiltà primaria’ di Platone, in Le troisième Dieu d’Abraham et de Platon (1993), lo Jhwh
che ‘unisce nella Sua mano’ i nemici per antonomasia: le tribú di Giuda ed Efraim.
Accostare grecità ed ebraismo è evocarli filiazioni della ‘terza civiltà’ dell’egizio
Ammon, chiamato «il nascosto» perché resta celato a chi, come gli Occidentali, vede
opposizioni anche dove vi è identità: «Sei Tu, Jhwh, il vero Dio nascosto», scrive Isaia.
Nascosti sono infatti i canoni numerici che, nel 1994, hanno portato a scrivere Codici nel Pentateuco e matematica egizio-platonica: saggio che trae origine dalla riscoperta – per opera di matematici israeliani ispirati da personalità
quali i rabbini Dov Weismandel, Shmael Yaniv, Avraham Oren – di una fitta rete
di ‘parole nascoste’ nel Pentateuco. Ai numeri che determinano gli intervalli di scansione di questi ermetismi non fu trovato, dagli scopritori, significato pregnante;
molti studiosi li assimilarono perciò a ‘cabale’. Spicca invece, fra quei numeri, la
coppia 50 et 49, formata dai quadrati dei ‘nomi’ dell’apotome 5 2 – 7 , dalla
quale Duranti ha accertato derivabile, in modo rigorosamente univoco, l’intero
insieme che Euclide mostra compiutamente razionale e primario. Weismandel ha
inoltre mostrato come nel Levitico il nome-nascosto Jhwh sia scandito con intervalli che evocano la relazione di sezione aurea, i cui apotomi in 5 realizzano
nel sensibile la ‘quiete nel diverso’: l’equivalente della permanenza di forma realizzata, nell’intelligibile, dall’insieme primario. Pentateuco e Levitico testimoniano
dunque che alla Bibbia è sottesa una concezione di mondo rappresentabile matematicamente in ‘unità compiute’ coordinanti in amicizia i contrari.
La riluttanza occidentale a dismettere la logica di contrapposizione dei contrari ha
spinto Duranti a pubblicare, nel 1995, Verso un Platone terzo. Intuizioni e decezioni della Scuola di Tübingen: intuizione è che a Platone ci si possa accostare solo se
non si prescinde dalla sua meta-matematica; decettivo è ritenere ideali il ‘Due doppio
dello Uno’ e ‘i primi Numeri della Decade’. Sebbene Aristotele avverta che ‘errore massimo è fare tutt’uno del numero ideale e dei numeri dei mercanti e dei costruttori’, la
Scuola di Tubinga, anziché cercare quale logica cosmica contempli quella dettata all’uomo dai sensi, estende questa all’universo, come se esso li possedesse e ne fosse succubo. Da qui la difficoltà occidentale – emersa in un seminario i cui interventi sono rac-
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colti negli Annali (III, 1995) del Dipartimento dell’Università di Genova che se ne fece
promotore – a concepire che ‘terza’, dopo un primo e un secondo opposti, possa essere la unità, composita e compiuta perché onnicomprensiva, che li accoglie ‘amici’ e
che, se non si estende al Tutto l’umana soggezione ai sensi, deve ritenersi ‘primaria’.
In Da Giza-Sion-Atene per una città della scienza (anno 2000), ‘scienza’ è ovviamente la ‘unità compiuta’ formata dalle discipline tecniche e dalle scienze teoretiche, oggi neglette, che Aristotele sottolinea ‘divine’ perché rivelano la complementarità, istitutiva dell’ordine cosmico. Suggestivamente raffigurato nel frammento di
un bassorilievo del Terzo Pilone del Tempio di Ammon in Karnak, riprodotto in
fregio al volume e riportato anche in calce alla presente ‘biografia’, è il retaggio delle
tre matrici del pensiero occidentale: dei cinque sacerdoti che accompagnano la ‘barca
di Ammon’ nel suo viaggio per il mondo, anche quello che guarda in senso opposto è spinto, dal ‘vento del Dio’, nella stessa direzione degli altri.
L’urgenza di scienze teoretiche è sottolineata in Dall’antica sapienza mediterranea una sfida agli epigoni dell’Illuminismo, pubblicato negli Annali IX, 2001
del su nominato Dipartimento dell’Università di Genova, quale corollario-compendio di Da Giza etc. Vi si pone l’accento sul fatto che il lasciare alla costrizione involta dalle cose – sostituendola, come attualmente, alla Bibbia – la funzione
di plasmare l’umanità, involge devolvere l’avvenire dei figli all’accrescersi dei patimenti conseguenti a ogni procedere “a tentoni”.
Identico tema è trattato in Filosofia antica e odierna misosofia, edito nel 2002
e che trascrive un corso monografico tenuto da Duranti nella Facoltà di Scienze
della Formazione dell’Università di Genova, anno accademico 2001-2002, e vertente
su Matematica e filosofia in Platone e nell’Antico Testamento. È titolo concepito
quando Duranti ignorava che Cristo scelse, nel nome ‘Gesú = Yehoshua ’ di professarsi Messia di ‘Jhwh è salvezza’, sicché due millenni di dottrine della Chiesa, basate
sull’opposizione dei contrari, inducevano a opporre la filiazione cristiana alla ‘unità
compiuta’ formata, nell’Antico Testamento, da ‘Jhwh - Elohim’. Era però assunto destinato a breve respiro: stride invero contro la costatazione che in quei millenni la
Chiesa abbia accolto e venerato, nelle sue Scritture, l’Antico Testamento, sebbene
le relazioni fra cristiani e “assassini del Cristo” non fossero propriamente idilliache.
A convincere dell’opportunità di sostituire, alla preconcetta opposizione cristiana
dei contrari, la sua riconduzione ad amicizia è tuttavia un passo della 1 Lettera a
Timoteo, dove Paolo di Tarso scrive che «lo Spirito Santo giustamente contempla
(ρητως λεγει) un raffreddarsi della Fede». Giudicata spuria da taluni, questa Lettera
è invece incisivamente confermata dal 24 : 6-14 di Matteo, dove Gesú afferma che
il compiersi della Sua predicazione avverrà solo ‘quando il Suo Vangelo sarà predi-
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cato su tutta la Terra abitata’. Le Scritture cristiane devono pertanto contemplare
salvezza anche per chi, essendosi in lui estinta la Fede, può riaccostarsi al divino
solo in virtú della ‘conoscenza posseduta dal Figlio di Dio’ (cfr. Efesini 4 : 12-14).
In La Bibbia si apre anche al non-credente, un eBook pubblicato in Internet nel 2010,
si mostra appunto che con l’Antico Testamento il Cristianesimo deve formare un’entità –
separata, come la Terra dal Cielo (cfr. Genesi 1:4-6), ma con esso complementare – dove la
Chiesa guidi coloro che, opponendo i contrari, possono accostarsi a Dio solo in virtú di Fede,
mentre alle ‘pecore smarrite’, nelle quali la Fede si è raffreddata (come in Duranti), resta
aperta, per riaccostarsi al divino, solo la strada della conoscenza. Questa dovrà dunque ricondurre a Dio non due o tre pallidi intellettuali, ma le masse ‘ignoranti’
che giustizia divina vuole detentrici dei timoni delle città e che oggi vi imperano.
È Cristo a chiarire come gli ‘ignoranti’ – pur dovendo restare tali perché con la
loro ignoranza equilibrano il prevalere della sapienza nel nostro Cielo – si salvino in
virtú di conoscenza e come, con le ‘pecore smarrite’, si salvi un mondo da esse
dominato. In quale modo l’ignoranza sia vinta lo dice Matteo 13 : 14,15, dove Gesú
richiama una profezia in cui Isaia espone la sorte delle città che, raffreddarsi della
Fede e asservimento delle menti all’opposizione dei contrari, lasciano in balía delle
masse: quelle città – si legge in Isaia – «saranno decimate e ridecimate fino a che
della quercia e del terebinto resterà solo il ceppo»: fino a quando – spiega il
19 : 22-25 – «i colpi che percuotono per guarire porteranno l’Egitto a costruire la strada che lo unisca in amicizia all’Assiria», sua tradizionale nemica. ‘Ceppo’ delle città è
dunque, secondo Gesú, l’unità compiuta che le allinei all’amicizia regnante nel cosmo,
alla quale conducono i patimenti causati dall’umano procedere in senso contrario.
Alcuni millenni prima d’Isaia, la sua ‘strada’ fu tracciata nel dimensionamento
della Grande Piramide di Giza, dal quale è deducibile la meta-matematica primaria,
che a quella ‘strada’ è madre. A formare una ‘unità compiuta’ con essa, i sacerdoti
di Ammon inventarono il minuscolo regno di Akhenaton in Amarna, dove il Dio
‘solare’ Aton, con lo sconfiggere la tenebra, prefigura la città d’Isaia: in una stele
di Amarna si legge infatti che «tutte le Nazioni della Terra passeranno per di qui».
In effetti le ‘pietre angolari’ del mondo occidentale – da Salomone a Parmenide, ad
Aristotele e a Tommaso d’Aquino –, pur perseguendo la ‘strada’ fra Assiria ed
Egitto, hanno tutte dirottato poi le genti verso la città d’Isaia, succuba delle ‘membra’ e destinata alla desolazione che la porterà «alla sua semente santa : al ‘ceppo’».
Sette secoli dopo Tommaso e cinque millenni dopo Giza, Heidegger ‘il Venturo’ ha
riavvertito l’urgenza di sostituire una metafisica dell’Essere-Seyn a quella dell’ente, cui
l’Occidente la ha ridotta; Niels Bohr ha ribaltato in complementarità-amicizia la contrapposizione ‘onda/corpuscolo’ e la crisi che, nel 20.mo secolo, ha dissolto i fondamenti
delle scienze; il fisico Max Born – non è casuale trattarsi di un fisico – ha profetizzato
nella complementarità l’avvisaglia di ‘una nuova filosofia, che lentamente prende piede’.
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Da cinquemila e piú anni a oggi, la storia dell’Occidente è stata dunque pretracciata dai sacerdoti egizi di Ammon. Solo però se a Max Born si allineerà la
coralità dei cattedratici – compresi quelli, finora silenti, di matematica ed egittologia –, ed essi ri-accoglieranno nei loro testi la parola «divino », l’ascendente che
le conquiste tecnologiche hanno sulle masse potrà realizzare il miracolo di far accedere gli ‘ignoranti’, pur restando tali, alla ‘conoscenza posseduta dal Figlio di
Dio’. Il capovolgere le ‘membra’ a cercare la salvezza unirà allora le ‘pecore smarrite’ al gregge che, guidato dalla Chiesa, ad amicizia perviene in virtú di Fede.
Se, invece, inimicizia continuasse a contrapporre l’umanità in “buoni” e in “cattivi”, e smarrimento dei ‘senza Dio’, immoralità ed estenuarsi delle leggi umane
continuassero a dilagare, non è improbabile che i mezzi tecnologici, lasciati i balía
di se stessi, riconducano l’uomo a iniziare daccapo dalla montagna, nudo e scalzo, la sua missione terrena. È profezia non del Duranti, ma di millenni di corale pensiero egizio, ebraico, greco e aquinate.
Affinché i laici – ‘le pecore che hanno smarrito la Fede’ – possano ritrovare Dio per via
di ragione, occorre non soltanto mostrare che Dio ignora ogni bruttura, ma che queste
non risultano tali neppure per l’uomo che le aborre: occorre mostrare, in particolare, che
esiste una risurrezione che redima membra , irrazionale, morte in un orizzonte nel quale,
anche agli occhi dell’uomo, essi perdano ogni connotazione negativa: si può rispettare e
amare solo un Dio che abbia creato un mondo bello, anche per noi, in ogni suo pur
minimo anfratto.
Per consentire a lontane Guide dell’umanità di condurla verso queste ‘risurrezioni’, i
Sacerdoti egizi di Ammon nascosero nella Grande Piramide l’epimorio 50/49 e l’apotome
(costituito dalle radici dei suoi nomi) 5/ 2-7; i Sacerdoti di Jhwh nascosero nel Pentateuco l’epimorio 50/49 ed Euclide destinò il Libro decimo degli Elementi alla traduzione - in
termini di geometria operativa, dunque di apotomi - della meta-matematica introdotta
dall’epimorio 50/49.
È questo il tema dei tre saggi pubblicati in internet nel 2012 : Introduzione al messaggio
meta-matematico del Pentateuco; Il compimento dell’Era degli Evi avverrà quando
questo Vangelo che annunzia il Regno dei Cieli sarà predicato su tutta la Terra abitata, quale testimonianza a tutte le genti (Matteo 24:3-14) e La meta-matematica
epimoria: scienza peculiare delle Sacre Scritture.
La ricerca di Duranti si conclude con l’auspicio, espresso nel Testamentum (2013), che i
suoi scritti possano porgere una ‘scintilla’ a chi vorrà portare avanti la riabilitazione della
Chiesa e del pensiero occidentale.
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Scritti
- Logismi e Numeri di Platone, edito dall’autore in 401 esemplari, Venezia, 1978, pp. 714.
- Terzo numero binomiale di Euclide e terza civiltà di Ammon-Zeus, Venezia, Garatti, 1988 et Firenze, Cesati,
19912, pp. 455, del quale sono stati inviati esemplari in dipartimenti di Matematica e Storia della Filosofia
antica delle principali università del mondo.
- Intervento su «Le Cerebroteche»: una «ratio» al di là del tempo e dello spazio, del bene e del male, in Responsabilità
della cultura. Studi in onore di Maria Adelaide Raschini, L’Aquila, Roma, Japadre, 1990, pp. 267-322.
- Aritmogeometria pitagorica e Idee-numeri di Platone, Genova, L’Arcipelago, 1993, pp. 70.
- Le ‘troisième Dieu’ d’Abraham et de Platon, Lille, Gafon, 1993, pp. 35.
- Codici nel Pentateuco e matematica egizio-platonica, Genova, L’Arcipelago, 1994, pp. 68. Di questo articolo
esiste la traduzione in inglese, Codes in the Pentateuch and Egyptian Platone mathematics, «Filosofia Oggi»,
XVII, n. 66, 1994.
- Verso un Platone ‘terzo’. Intuizioni e decezioni nella scuola di Tübingen, Venezia, Marsilio, 1995, pp. 228.
Di tale volume è disponibile la traduzione in inglese.
- Interventi in Atti del Seminario Platonico Verso un Platone ‘terzo’, in Studi Europei: Annali del Dipartimento di
studi sulla storia del pensiero europeo, III, Firenze, Olschki, 1995, pp. 7-154, MCMXCVI.
- Intervento in Carità intellettuale. Testimonianze su Maria Adelaide Raschini, Genova, L’arcipelago, 2000, pp. 58-61.
- Da Giza-Sion-Atene, per una città della scienza, Firenze, Olschki, 2000, pp. 396.
- Dall’antica sapienza mediterranea una sfida agli epigoni dell’Illuminismo, in «Studi Europei», Annali 2002,
Università di Genova. Firenze, Olschki, 2002, pp. 91.
- Filosofia antica e odierna misosofia, Genova, Edicolors, 2002, pp. 99.
Il volume presenta il corso monografico di lezioni, intitolato Filosofia e matematica in Platone e nell’Antico
Testamento, tenuto dall’autore nell’Università di Genova, Facoltà di Scienze della Formazione nell’anno
accademico 2001/2002.
- Origini egiziane della matematica greca e connessioni con La Grande Piramide, edito dall’autore, Repubblica di
San Marino, pp. 41, con annessa la traduzione in inglese.
- La Bibbia si apre anche al non-credente (in cui si propone di rispondere all'aspirazione di ogni credente a vedere
confermata la Fede dalla ragione), 2010, ISBN 978-88-675-5324-2, pp. 232
- Introduzione al messaggio meta-matematico del Pentateuco, 2012, pp. 61.
- Il compimento dell'Era degli Evi avverrà quando questo Vangelo che annunzia il Regno [dei Cieli] sarà predicato su
tutta la Terra abitata,quale testimonianza a tutte le genti (Matteo 24:3-14), 2012, pp. 25.
- La meta-matematica epimoria : scienza peculiare delle sacre Scritture, 2012 pp.9.
- Ha collaborato alle riviste «Filosofia Oggi» (Genova); «Studi Europei» (Genova); «Città di Vita» (Firenze).
- Ha partecipato al Congresso Internazionale «Michele Federico Sciacca e la filosofia oggi» tenutosi a Roma
nell’aprile 1995, con l’intervento Platone visto da Sciacca.
Gli atti del “Congresso” sono stati pubblicati in «Michele Federico Sciacca e la filosofia oggi», Firenze, Olschki,
1995 (vol. II, pp. 395-414).
- Ha partecipato al 2° Simposio mondiale su scienza, tradizione e dimensione del sacro, sul tema: Il mistero della
Grande Piramide, tenuto nella Repubblica di San Marino nel 2002.
L’intervento dell’autore è riassunto nello scritto Nella Grande Piramide di Giza un messaggio per il nostro
millennio?, pubblicato in «Filosofia Oggi», Genova, L’Arcipelago, XXVI, n. 102, 2003, pp. 147-163.
Sull’argomento, Renato Giovannoli ha curato un’intervista, trasmessa dalla Rete 2 della Radio Svizzera Italiana
nella rubrica «I Fiumi dell’Eden», il 9 novembre 2002 (www.rtsi.ch).
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