VERBALE N° 34 Gaglio Sara 26/04/2016 L’amore nei dialoghi di Platone La tematica della bellezza viene spesso collegata da Platone con la tematica dell’”eros” e dell’amore, inteso come forza mediatrice tra sensibile e soprasensibile. Per il filosofo, l’amore deve coinvolgere altre energie, non solo il mondo dei sensi attraverso i quali ci innamoriamo della bellezza, ma è necessario relazionarci con l’anima dell’altra persona per poter imparare che la bellezza fisica è solamente un ideale e che l’amare non ha a che fare solo con il procreare ma soprattutto con il “generare il bello”, ovvero ottenere nuove idee da mondi diversi. Significativa è una frase che Platone cita nel Fedone: “La filosofia è un morire ogni giorno” ovvero la filosofia ha il compito di mortificare i sensi, liberarsi dalle passioni abbandonando tutto ciò che è superfluo e andare oltre i piaceri corporali. In questo senso possiamo dire che la filosofia deve ascendere, sopraelevarsi rispetto al mondo dei sensi per potersi liberare da tutti quegli ostacoli che impediscono di arrivare alla conoscenza. In un altro dei suoi dialoghi più famosi, il Simposio, Platone parla del mito di Eros. Il Simposio prende il nome dai simposi, dispute tra varie persone che facevano a gara su chi riusciva a trattare meglio un determinato argomento. Platone nel Simposio immagina una cena alla quale partecipano sette personaggi ognuno appartenente a una classe sociale differente e con opinioni differenti sul tema dell’amore. Tutti i personaggi però si limitano a parlare dell’amore fisico, solamente Socrate interviene aggiungendo che l’amore è la molla che rende l’uomo filosofo. Il maestro di Platone in questo scritto rappresenta il simbolo della filosofia che trionfa, infatti dopo la cena tutti i sei personaggi sono ubriachi, mentre Socrate nonostante abbia bevuto più di tutti appare il più lucido e resistente. Così facendo Platone mette in ridicolo i suoi personaggi, mettendo però in evidenza la figura del comico commediografo che, con il suo pensiero, si avvicina più degli altri alla verità. Si tratta di Aristofane che racconta il mito dell’Androgino, un’entità caratterizzata dalla compresenza di organi maschili e femminili che dopo aver peccato viene punito da Zeus, che con un fulmine lo divide in due. Così Androgino passa dall’essere un essere completo che auto genera, sinonimo di perfezione a un individuo in continuo bisogno di completarsi. Da quel momento ogni persona sarà in continua ricerca di qualcosa diverso da se. In origine l’umanità era perfetta poi si è dispersa per una colpa. L’uomo sarebbe completo se riuscisse con le sue forze ad uscire dai suoi limiti, a risolvere i problemi con l’intelligenza. Secondo Platone: “non è il simile che cerca il simile ma è il simile che cerca il diverso”; ovvero c’è bisogno della dialettica per poter aprirsi al diverso. L’unico rischio che è necessario correre è quello di accettare le diversità che ci si pongono davanti. Per concludere possiamo dire che Eros è considerato il ponte che unisce il mondo sensibile e il mondo spirituale; l’amore non è “bello” ma “ricerca del bello”, così come la filosofia non è intesa come sofia=sapienza ma come ricerca della sofia.