Large Animals Review, Anno 5, n. 2, Giugno 1999
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RECENTI ACQUISIZIONI SULLA LEUCOSI
MIELOIDE E LINFOIDE DEL POLLO
MARIA PIA FRANCIOSINI, GIAMPAOLO ASDRUBALI
Dipartimento di Scienze Biopatologiche Veterinarie - Sezione Patologia e Igiene Veterinaria - Facoltà di Medicina Veterinaria
Università degli Studi di Perugia
Nell’articolo vengono trattate le principali caratteristiche relative all’aspetto eziologico ed epidemiologico della leucosi mieloide (LM) e della leucosi linfoide (LL), nonché le metodiche diagnostiche e la prevenzione nei confronti di queste due forme
morbose. In particolare si fa riferimento a HPRS-103, appartenente al sottogruppo J dei virus della leucosi aviare (ALV), unico
ceppo finora isolato dai recenti episodi di mielocitomatosi, osservati in riproduttori pesanti.
Summary
Epidemiological and etiological aspects of myeloid and lymphoid leukosis were described. Also the diagnosis and the control of the diseases were discussed. Particularly the HPRS-103 strain of J subgroup was considered, since it was the isolate
from the recent outbreaks of myelocytomatosis observed in meat-type breeders.
INTRODUZIONE
Negli ultimi anni le segnalazioni in allevamenti avicoli di
malattie a carattere tumorale, ascrivibili al Complesso
Leucosi-Sarcoma Aviare (ALS), si sono fatte sempre più
rare (Mandelli e Sironi, 1988), se si fa eccezione per alcuni
casi di nefroblastoma riscontrati in polli da carne di linea
leggera, riconducibili a virus dell’ALS (Asdrubali et al.,
1995) e per l’osservazione di emangiomi cutanei sempre
nello stesso tipo di soggetti (Cerruti-Sola et al., 1997).
Di recente, inoltre, si è osservato un interesse crescente
nei confronti della leucosi mieloide (LM), in relazione ad
alcuni episodi di mielocitomatosi, verificatisi in riproduttori pesanti, prevalentemente di sesso maschile (Sironi et
al., 1996; Zanella et al., 1998).
Come è noto la LM si può manifestare in due forme ben
distinte: una diffusa (mieloblastosi) ed una a carattere
nodulare (mielocitomatosi).
Clinicamente questa è caratterizzata da sintomi generici
quali abbattimento, anoressia, disidratazione, diarrea e talvolta emorragie cutanee, conseguenti a mancata coagulazione del sangue.
Alla necroscopia nella LM a carattere diffuso si osserva
un aumento di volume del fegato e della milza che presentano un aspetto finemente granulare e screziato. Nella
forma nodulare si rinvengono masse friabili, bianco-giallastre, di varia grandezza in corrispondenza della superficie
interna dello sterno, delle costole e della pelvi, ma anche
nei muscoli e negli organi interni.
Istologicamente le cellule interessate sono rappresentate
da elementi della serie mielocitaria a vari stadi di maturazione (Figg. 1 e 2); da questi possono originare neoplasie
coinvolgenti sia differenti parenchimi, analogamente a
quanto si osserva nella leucosi linfoide (LL), sia il midollo
osseo nonché, come precedentemente citato, le ossa. La
borsa di Fabrizio generalmente non viene colpita a differenza di quanto si osserva nella LL, nella quale le alterazioni neoplastiche, costituite da estese infiltrazioni linfoblastiche originano, appunto, a carico di questo organo. In
quest’ultima forma morbosa, verso l’epoca della maturità
sessuale, quando la borsa va incontro a rapida regressione,
i linfoblasti dai follicoli, riversandosi nel torrente sanguigno, metastatizzano altri organi, in particolare il fegato, la
milza, le gonadi e i reni. Relativamente alla citologia, le
neoplasie risultano costituite da aggregati di cellule linfoidi immature, di aspetto uniforme, con citoplasma basofilo
e nucleo vescicolare (Biggs, 1976).
EZIOLOGIA
Nell’ambito dei virus della Leucosi aviare (ALV) si
distinguono 6 sottogruppi, A-B-C-D-E-e J. Il sottogruppo
E include i cosiddetti virus endogeni, rappresentati da
SPECIE MINORI
Riassunto
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Recenti acquisizioni sulla leucosi mieloide e linfoide del pollo
DNA provirale, integrato nel genoma della cellula ospite.
Gli altri sottogruppi comprendono invece i virus esogeni, i quali sono in grado di infettare le cellule ospiti sensibili con produzione ed eliminazione di virioni infettanti.
L’agente responsabile delle recenti forme di LM, isolato
finora solo da riproduttori di linea pesante, appartiene al
sottogruppo J e il ceppo assunto come prototipo è stato
designato come ALV-HPRS-103 (Payne et al., 1991). Tale
virus, completamente sequenziato (Bai et al., 1995), possiede un gene env, la cui gp85, glicoproteina responsabile
della specificità del sottogruppo, mostra una scarsa omologia con gli altri sottogruppi di virus esogeno e una più alta
correlazione con le sequenze di retrovirus endogeni, suggerendo la possibilità che HPRS-103 potrebbe essere il
prodotto di una ricombinazione tra un ALV esogeno ed
un gene env originante da un virus endogeno (Bai et al.,
1995).
HPRS-103 differisce per le sue caratteristiche di oncogenicità da altri ceppi di ALV, tra cui il virus BAI della
mieloblastosi aviare (AMV), in grado d’indurre neoplasmi
FIGURA 1 - Pollo con mieloblastosi. Fegato. È evidente un’infiltrazione
di cellule tumorali diffuse tra le filiere di epatociti. Col. ematossilinaeosina.
FIGURA 2 - Pollo con mieloblastosi. Fegato. Si osservano mieloblasti
tra i sinusoidi. Col. ematossilina-eosina.
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SPECIE MINORI
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in poche settimane grazie alla presenza dell’oncogene vmyb. Al contrario, il lungo periodo di latenza associato
alla comparsa di forme tumorali, indotte da HPRS-103,
supporta l’ipotesi che questo causi neoplasie, non perché
portatore di un gene oncogeno, ma per l’attivazione di un
oncogene cellulare (Kung e Maihle, 1987).
Studi condotti da Arshad et al. (1997) hanno mostrato
che tale virus ha una scarsa tendenza a replicare nella
midollare dei follicoli linfatici della borsa di Fabrizio,
rispetto al RAV 1, appartenente al sottogruppo A, mentre
presenta un notevole tropismo per i monociti del sangue
periferico, caratteristica verosimilmente responsabile della
prerogativa di HPRS-103 di causare leucosi mieloide.
Se è noto che è stata riscontrata la presenza di variazioni antigeniche nei retrovirus dei mammiferi
(Wolinsky et al., 1996), altrettanto non è finora avvenuto
con i retrovirus aviari, specialmente gli ALV. Tuttavia,
recentemente, alcuni virus isolati da episodi di LM, sebbene abbiano mostrato essere correlati con il sottogruppo J di ALV, non sono stati neutralizzati dal siero specifico per HPRS-103, suggerendo la possibilità di eventuali variazioni antigeniche. Lo studio della sequenza
nucleotidica del gene env ha, infatti, rivelato la presenza
di numerose sostituzioni, responsabili di variazioni aminoacidiche, specialmente nelle regioni hr1, hr2 e vr3. È
verosimile supporre che l’esistenza di uno stato immunitario nei volatili possa aver determinato una “pressione”
selettiva nella popolazione virale, dando origine a delle
varianti (Venugopal et al., 1998).
TRASMISSIONE
Relativamente alla modalità di trasmissione, si assiste ad
un comportamento diverso per quanto riguarda i virus esogeni ed endogeni. I primi possono essere trasmessi verticalmente ed orizzontalmente, per contatto diretto o indiretto.
Sebbene di solito solo una piccola parte di pulcini sia infettata per via verticale, questa riveste un ruolo di estrema
importanza da un punto di vista epizoologico, in quanto
consente il mantenimento dell’infezione da una generazione
all’altra. I soggetti infetti per via congenita sviluppano una
immunotolleranza, presentando alti livelli di virus nel sangue e nei tessuti in assenza di anticorpi. Generalmente solo
una piccola parte di volatili infetti sviluppa forme leucosiche, gli altri rimangono portatori ed eliminatori del virus.
La trasmissione del virus attraverso le uova in galline di 2-3
anni si verifica in maniera meno consistente rispetto ai soggetti più giovani.
Studi ultrastrutturali hanno rivelato un alto grado di
replicazione virale nel magnum dell’ovidutto (Distefano et
al., 1966), sebbene l’eliminazione del virus attraverso l’albume dell’uovo sembra attuarsi in maniera intermittente, grazie al verificarsi di una sua inattivazione termica e per la
presenza di anticorpi nel sacco vitellino (Spencer et al.,
1977).
La trasmissione per via orizzontale non si realizza di frequente, data la scarsa resistenza del virus al di fuori dell’ospite. Va sottolineato che con l’avanzare dell’età si verifica
un aumento di resistenza verso questo tipo d’infezione e nei
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Recenti acquisizioni sulla leucosi mieloide e linfoide del pollo
confronti della formazione di neoplasie.
Nell’ambito dei virus esogeni, HPRS-103, se inoculato in
soggetti da carne allo stadio embrionale induce mielocitomatosi nel 27% dei casi con un periodo di latenza da medio
a lungo. L’infezione congenita risulta in una permanente
situazione di viremia, con eliminazione del virus attraverso
l’albume dell’uovo. Di contro la trasmissione per via orizzontale si traduce in uno stato di viremia transitorio, associato alla produzione di anticorpi neutralizzanti ed inoltre
non si osserva eliminazione del virus e l’incidenza della
comparsa delle neoplasie è bassa (Payne et al., 1992).
I virus endogeni si trasmettono per via congenita nelle
cellule germinali di entrambi i sessi. Sono generalmente
defettivi e incapaci di dare origine a virioni infettanti e molti
posseggono uno scarso potere oncogeno, anche se sono in
grado di influenzare la risposta del volatile all’azione del
virus esogeno (Crittenden et al., 1981).
Va sottolineato che l’immunodepressione indotta dal
virus della malattia di Gumboro è responsabile di un incremento della quota di eliminazione virale (Fadly et al., 1985).
Relativamente alla LL va sottolineato che vaccini nei confronti della malattia di Marek, preparati con il sierotipo 2,
aumentano l’incidenza della malattia, probabilmente per il
fatto che questo, agendo sulle cellule bursali, le rende più
facilmente suscettibili all’azione trasformante del virus
(Bacon et al., 1989).
ottenuta usando un baculovirus come sistema di espressione.
Un valido supporto diagnostico è costituito dalla PCR
(Polimerase Chain Reaction) o dalla RT-PCR (Reverse transcriptase PCR), impiegando appositi primers (Smith et al.,
1998).
Infine, si deve tenere in considerazione la possibilità di
confondere la LL con la malattia di Marek (MD), sebbene
in quest’ultima siano colpiti i soggetti a partire dalla 6ª settimana e siano presenti alterazioni di tipo linfoproliferativo a
carico dei nervi periferici. Un reperto peculiare della MD,
inoltre, può essere il riscontro di ipercheratosi, emorragie e
necrosi a livello dei metatarsi (Calnek, 1991).
La LL, come è noto, generalmente si manifesta oltre le 16
settimane di vita e non si osserva l’interessamento dei nervi
periferici e del sistema nervoso centrale.
Istologicamente la neoplasia nella LL è costituita da un’omogenea popolazione di linfoblasti, mentre nella MD la
popolazione cellulare è formata da cellule linfoidi variabili
per dimensioni e stadio di maturazione (da linfoblasti a piccoli linfociti) ed inoltre possono essere presenti plasmacellule. Utile, inoltre, ai fini di una diagnosi differenziale è il test
di gel diffusione, che si basa sull’eventuale reazione di precipitazione tra un siero anti MDV e l’antigene presente nei
calami delle penne.
CONTROLLO
DIAGNOSI
La presenza di un ALV si può apprezzare ricorrendo ad
indagini immunoistochimiche per la ricerca dell’antigene
gruppo specifico (p27). Nell’episodio osservato da Sironi et
al. (1996) tale indagine ha consentito, appunto, di evidenziare la presenza dell’antigene virale in alcuni tessuti di soggetti affetti da LM; in particolare, reazioni positive sono
state osservate in cellule neoplastiche presenti in tubuli
renali, ghiandole gastriche, oltre che, in minor grado, nel
citoplasma dei mielociti.
Per l’isolamento degli ALV il substrato d’elezione è rappresentato dai fibroblasti di embrione di pollo, il quale,
dopo l’infezione, viene usato come antigene per diverse
prove quali ricerche radioimmunologiche, immunofluorescenza e RIF (resistance inducing factor). Quest’ultimo test
si basa sulla caratteristica degli ALV a inibire l’effetto citopatico del virus del sarcoma di Rous appartenente allo stesso sottogruppo.
L’esecuzione della fissazione del complemento per l’evidenziazione dell’antigene gruppo specifico è limitata all’albume, perché il meconio di pulcini di 1 giorno di età e i
tamponi cloacali di soggetti vecchi forniscono risultati poco
attendibili a causa della presenza di un’attività anticomplementare. Il test ELISA può essere condotto su meconio,
essudato, sangue, siero e albume. Questa metodica ha confermato che nelle galline non viremiche non si riscontra
l’antigene gs nell’albume (Spencer et al., 1976); ciò è interessante soprattutto per l’attuazione di programmi di selezione nei riproduttori.
Va, inoltre, auspicata l’applicazione a livello diagnostico
di un test di ELISA indiretta, per la ricerca di anticorpi
impiegando un lisato di fibroblasti di embrione di pollo
infettati con ALV J o una glicoproteina gp 85 ricombinante,
Per quanto riguarda il controllo, l’obiettivo verso cui tendere è rappresentato dall’eradicazione, sebbene, come è
intuibile, questa si presenti assai problematica.
Si è visto che controlli serrati nei riproduttori, basati su
esami periodici di tamponi cloacali e dell’albume delle uova
per la eventuale visualizzazione del virus, nonché la ricerca
di anticorpi sierici, hanno portato a gratificanti risultati nel
Regno Unito.
Sempre nell’ambito della prevenzione un cenno va al
conseguimento della resistenza alle forme leucosiche, ricorrendo alla selezione genetica; infatti l’avvento della biologia
molecolare ha apportato un ampio contributo a questo settore, permettendo l’identificazione di marker e la conoscenza di loci associati alla resistenza. Esiste, come è noto, la
possibilità di trasferimento di nuovi geni nel genoma del
pollo per indurre la resistenza nei confronti di differenti
patologie. Si è dimostrato, infatti, che polli transgenici portatori nelle loro linee germinali di due “inserti”, ALVA6 e
ALVA11, risultano variamente suscettibili all’infezione da
parte del virus A della Leucosi aviare (Federspiel et al.,
1991). In particolare gli ALVA6 sono completamente resistenti all’infezione standard di 103 IU attuata alla schiusa,
inoltre risultano avere anche una protezione nei confronti
della trasmissione congenita (Crittenden et al., 1996).
In ultimo sarebbe auspicabile l’applicazione di una profilassi indiretta, sebbene a tutt’oggi si siano incontrati diversi
problemi per la preparazione di vaccini. Burmester et al.
(1968) hanno dimostrato che il potere del virus a indurre la
formazione di anticorpi viene ridotto notevolmente in relazione al grado d’inattivazione del vaccino. Un enorme
inconveniente, inoltre, risulta rappresentato dal fatto che i
pulcini nati infetti, sono immunotolleranti e quindi non in
grado di rispondere al trattamento vaccinale.
Large Animals Review, Anno 5, n. 2, Giugno 1999
Parole chiave
Leucosi mieloide, leucosi linfoide, HPRS-103.
Key words
Myeloid leukosis, lymphoid leukosis, HPRS-103.
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