a cura di Carolina Montagni e Giampietro Palatroni Piccola guida alla stagione 2015-2016 del Teatro Manzoni LeggereATeatro Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione 1. Il prezzo (16-18 ottobre 2015) di Arthur Miller con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale, Elia Schilton regia Massimo Popolizio direzione artistica Umberto Orsini Il testo di Arthur Miller fotografa con spietata lucidità le conseguenze della devastante crisi economica avvenuta negli Stati Uniti nel ’29: narra le vicende di due fratelli che si incontrano, dopo alcuni anni dalla morte del padre, per sgomberare l’appartamento. Qui vi sono accumulati gli oggetti e i mobili raccolti dal padre nel corso della vita; un vecchio broker è infatti stato chiamato per stabilirne il prezzo. Da questo semplice spunto emergono tutta una serie di riflessioni sulle conseguenze (menzogne, incomprensioni) che la perdita improvvisa del benessere provoca nell’individuo e in coloro che si dibattono nella crisi economica. L’autore: Drammaturgo fondamentale per la storia del Novecento, Arthur Miller nasce a Manhattan (New York) il 17 ottobre 1915 da famiglia ebrea benestante. Dopo la crisi del 1929 deve affrontare le difficoltà e lavorare per mantenersi e frequentare la scuola di giornalismo dell’Università del Michigan. Non tarda a scoprire la sua vera vocazione, quella del teatro, nel quale esordisce a soli ventuno anni: sarà tuttavia, l’opera teatrale scritta nel 1947, Erano tutti miei figli, a procurargli il prestigioso premio Tony Award come migliore opera. Nel lavoro di Miller l’uomo comune e la vita di ogni giorno assumono una particolare valenza: l’autore rifiuta il teatro come mera forma di intrattenimento e rivendica la sua natura di rappresentazione della vita contemporanea e pretesto per analizzare argomenti di interesse pubblico e politico, sull’esempio del teatro sociale di Ibsen. Oltre alla sua professione di scrittore, deve la sua notorietà anche al matrimonio con Marilyn Monroe durato dal 1956 al 1961. Miller è morto il 10 febbraio 2005 nel ranch di Roxbury in Connecticut, lo stesso che aveva acquistato la Monroe ai tempi del loro matrimonio, e che l’attrice scelse di regalargli quando divorziarono per convincere lo scrittore a non opporsi al divorzio. Il regista: Attore, regista e doppiatore Massimo Popolizio nasce a Genova nel 1961. Si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico nel 1984 e inizia subito una proficua collaborazione con il regista Luca Ronconi. Nel 1995 riceve il premio Ubu come miglior attore per gli spettacoli Re Lear e Verso Peer Gynt. Il successo teatrale gli spalanca le porte del cinema. Piccole partecipazioni si susseguono negli anni che gli permettono di lavorare con grandi autori italiani: i fratelli Taviani, Michele Placido, Roberta Torre, Daniele Luchetti, Paolo Sorrentino, Mario Martone. Nel 2001 è nuovamente premiato con l’Ubu per lo spettacolo I due gemelli veneziani sempre diretto da Ronconi. É stato diretto da Mauro Bolognini nello sceneggiato per la televisione La famiglia Ricordi. Ha prestato la sua voce al Tom Cruise di Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick. In biblioteca puoi trovare: Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, Einaudi, 2005 Il testo, andato in scena per la prima volta nel febbraio del 1949 al Morosco Theatre di New York, costituisce forse il più clamoroso successo teatrale del dopoguerra. La storia, ambientata negli anni dell’immediato dopoguerra, racconta di Willy Loman, un commesso viaggiatore di circa sessant’anni, che rappresenta il sognatore americano, ossessionato dal successo, che farebbe qualsiasi cosa per garantire più sicurezza economica alla propria famiglia e per vedere i propri figli, Biff e Happy, felici e con un lavoro ben retribuito. Nella realtà dei fatti però tutto questo non accade: l’ultimo atto narra infatti il funerale di Willy che si è suicidato, forse per permettere alla famiglia di riscuotere il premio assicurativo della sua vita. La moglie china sulla tomba del marito piange e, soprattutto, non riesce a capire quell’insensato gesto, compiuto proprio il giorno in cui la coppia aveva finito di pagare il mutuo della loro casa. Fulcro della storia è mettere in rilievo la dicotomia tra la ricerca ossessiva della felicità ad ogni costo e l’incapacità di raggiungerla, tra la grigia realtà del quotidiano e lo splendore del sogno americano. Erano tutti miei figli: dramma in tre atti di Arthur Miller, Einaudi, 1990 Scritto nel 1947, il testo offre un quadro sullo spaccato del tessuto sociale dell’America negli anni successivi all’immediato dopoguerra: al centro della vicenda è la fornitura di pezzi difettosi all’aeronautica, azione che ha portato alla morte di ventuno piloti e di cui è responsabile il protagonista della pièce mentre a pagare la colpa in carcere è il suo socio, innocente. L’opera è quindi una riflessione intorno alla responsabilità sociale, alla rispettabilità e alla giustizia, temi cari all’universo teatrale di Miller. Il crogiuolo di Arthur Miller, Einaudi, 1964 Il testo è un dramma che ha debuttato a Broadway agli inizi del 1953. La vicenda è ambientata sul finire del XVII secolo a Salem, piccolo villaggio del Massachusetts, e prende spunto da un episodio realmente accaduto e ampiamente documentato negli archivi storici, la cosiddetta caccia alle streghe. Una vicenda che mette in evidenza la straordinaria forza negativa della suggestione di massa, capace di far apparire come vera un’affermazione falsa. Il drammaturgo la scrisse in pieno maccartismo, fenomeno politico americano degli anni Cinquanta, quando le autorità governative, spinte dal senatore repubblicano Joseph McCarthy, si misero sulle tracce di simpatizzanti del comunismo sovietico, come segugi assetati di sangue. Vittime illustri di quella «caccia» senza quartiere furono i coniugi Julius e Ethel Rosenberg, condannati alla sedia elettrica per attività filocomunista. Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller, Einaudi, 1972 Come spiega il titolo, Uno sguardo dal ponte vuole essere una fotografia cruda e drammatica di una delle mille facce della New York durante gli anni Cinquanta. Il ponte infatti è quello che collega la lussuosa, vivida e ricca Manhattan alla misera e grigia Brooklyn, dimora esclusiva di immigrati e portuali. E sono proprio le vicende di una famiglia di origine siciliana ad essere portate in scena come documento della condizione di chi lascia la sua terra nel desiderio di concretizzare sogni e illusioni. I presidenti americani e l’arte di recitare di Arthur Miller, Mondadori, 2004 Il libro è il tentativo di fare un po’ di luce sulla storia dei protagonisti della politica americana, scritto da uno dei massimi commediografi viventi. Molte le analogie tra i politici e gli attori, se non altro perché entrambi sono calati in un ruolo e richiedono il plauso del pubblico. La seduzione del male un film di Nicholas Hytner, tratto da Il crogiuolo di Arthur Miller (DVD 2005) 2. L’apparenza inganna (22-31 ottobre e 10-22 novembre 2015) di Thomas Bernhard drammaturgia di Sandro Lombardi con Sandro Lombardi e Massimo Verdastro regia Federico Tiezzi Nella pièce teatrale i protagonisti sono due fratelli, Karl e Robert, entrambi anziani; sono stati l’uno giocoliere, l’altro attore. Al momento sono entrambi in pensione e si fanno visita regolarmente ogni martedì e ogni giovedì (il martedì è Robert che va da Karl, il giovedì Karl rende la visita a Robert). Costruito secondo un’alternanza di dialoghi e monologhi, il testo racconto le solitudini dei due fratelli, legati anche dal fatto di aver amato la stessa donna Mathilde, sposata con Robert ma amata anche da Karl. Il contrasto si crea con la morte della donna e con l’apertura del suo testamento: da questo momento in poi si innesca un meccanismo a catena che porta i due fratelli a escogitare ogni possibile pretesto per soddisfare i loro intimi tormenti e desideri. L’autore: Thomas Bernhard, nato Nicolaas Thomas Bernhard è stato uno scrittore, drammaturgo, poeta e giornalista austriaco, tra i massimi autori della letteratura del Novecento non solo di lingua tedesca. Spesso criticato nel suo paese come Nestbeschmutzer (il cui significato italiano è simile ad “esterofilo”, ma più dispregiativo, sporca-nido) per la sua visione critica dell’Austria, Bernhard fu considerato in patria come una specie di nemico sociale, uno spietato accusatore, mentre all’estero le sue opere furono accolte con grande plauso. I suoi lavori sono generalmente lunghi monologhi sulla situazione del mondo e sulla sensazione di solitudine che affligge l’individuo; ciò vale sia per i suoi romanzi, sia per le opere teatrali, dove lo spettatore è considerato come l’altra parte di un dialogo. Bernhard muore il 12 febbraio del 1989 nella sua casa di Ohlsdorf (ora divenuta museo), nel nord dell’Austria, dove si era trasferito nel 1965. Alla fine della sua vita, Bernhard proibisce la pubblicazione di tutto il materiale rimasto inedito. Tuttavia, a ventiquattro anni dalla morte, grazie anche alla pubblicazioni di scritti editi da Adelphi, Thomas Bernhard continua a guadagnare lettori e a riservare sorprese ai propri fedelissimi appassionati. Il regista: Federico Tiezzi, toscano nasce a Lucignano nel 1951. Nel 1970 fonda la compagnia Il Carrozzone che dirige poi chiamandola Compagnia Lombardi-Tiezzi. Fin dagli esordi presta una grande attenzione alle arti visive, collaborando nei suoi spettacoli con artisti come Mario Schifano, Alessandro Mendini, Alighiero Boetti. La sua attenzione al linguaggio contemporaneo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta lo porta a girare con la sua compagnia molti teatri d’Europa. La poesia è un’ulteriore contaminazione. Poeti italiani e stranieri arricchiscono con i loro versi molti spettacoli. Le incursioni nella lirica sempre più frequenti dalla metà degli anni novanta arricchiscono il suo curriculum. Molti i premi ricevuti tra cui il premio Ubu nel 2000 per la miglior regia de L’apparenza inganna. Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione In biblioteca puoi trovare: Goethe muore di Thomas Bernhard, Adelphi, 2013 Grazie alla casa editrice Adelphi e alla sicura mano della traduttrice Elisabetta Dell’Anna Ciancia, oggi possiamo leggere quattro brevi prose di Bernhard: si tratta di scritti d’occasione come quello che dà il titolo alla raccolta (redatto in occasione del 250 anniversario della morte di Goethe), pubblicati tra il 1982 e il 1983 su riviste, cataloghi e programmi di sala. Sì di Thomas Bernhard, Guanda, 2012 Il libro racconta la storia di uno scrittore che si isola dal mondo per portare a compimento i suoi studi scientifici, ma questa condizione di solitudine lo porterà alla noia e all’esaurimento nervoso. Unica valvola di sfogo è Moritz, agente immobiliare da cui ha comprato casa, unico suo amico disposto a sopportare le lunghe invettive dello scrittore. La situazione cambia quando una coppia di svizzeri irromperà con l’intenzione di acquistare una casa da Moritz nella vita dello scrittore. Autobiografia di Thomas Bernhard, Adelphi, 2011 Nei cinque libri autobiografici pubblicati da Bernhard fra il 1975 e il 1982 (L’origine, La cantina, Il respiro, Il freddo, Un bambino), e qui radunati per la prima volta, il lettore troverà non solo le vicende intime e tormentate di un uomo, ma un quadro completo delle immagini che hanno segnato la guerra e la devastazione di un intero paese, l’Austria ai tempi dell’immediato dopoguerra. Gelo di Thomas Bernhard, Einaudi, 2008 Gelo è il primo romanzo di Thomas Bernhard, pubblicato in Germania nel 1963, ma in Italia solo nel 1986; è un romanzo “acronico”, nel senso che non si lega a nessun periodo o avvenimento storico ben preciso. La vicenda racconta di un chirurgo che affida a un suo studente un’insolita missione: dovrà studiare segretamente il comportamento di suo fratello, un anziano pittore, Strauch, che si è isolato dal mondo in una isolata cittadina; questo è, in fondo, il pretesto per raccontare i visionari monologhi del pittore che si intrecciano in una fitta trama di allucinazioni e manie. L’ italiano di Thomas Bernhard, Guanda, 2004 Tre racconti - Kulterer, L’Italiano e Al limite boschivo - che “fotografano l’unica follia senza scampo, quella della razionalità”: si comincia dall’alienazione di Kulterer, carcerato che non ha più carcere, alla paradossale opposizione tra forestieri tratteggiata nel secondo racconto per finire all’allegorico “giallo di montagna (Al limite boschivo) in cui si sancisce la vacuità dell’esistenza umana. ll soccombente di Thomas Bernhard, Adelphi, 1999 Un romanzo originale che, oltre a arricchire la galleria di personaggi votati all’autodistruzione usciti dalla felice penna di Bernhard, assurge anche a tributo di un musicista incomparabile come Glenn Gould. L’incontro con lui a Salisburgo e soprattutto l’ascolto delle note variazioni Goldberg saranno per il pianista Wertheimer, protagonista del romanzo, un vero e proprio “colpo mortale”; dopo una lotta estenuante nel tentativo di eguagliarlo, egli abbandona la carriera di pianista consumando il resto della sua vita in studi filosofici infruttuosi e nell’esercizio di un tirannico dominio sulla sorella. Perturbamento di Thomas Bernhard, Adelphi, 1999 Perturbamento racconta di un genitore (medico di campagna) e del figlio (studente) che passano una giornata insieme visitando pazienti e meditando sui propri problemi di comunicazione e sulla difficile situazione famigliare passata. Ma mano che il testo prosegue si ha l’impressione di meditare sulle bassezze e sulle miserie umane, fino ad arrivare a un vero e proprio monologo - che occupa la parte centrale del romanzo - ad opera di un personaggio un po’ pazzo, il principe di Sarau. Correzione di Thomas Bernhard, Einaudi, 1995 Correzione, una delle opere più importanti dello scrittore austriaco, ripercorre le vicende del suo protagonista, Roithamer, figura basata su quella del filosofo Ludwig Wittgenstein. In questo romanzo si è testimoni della graduale disgregazione mentale di un uomo che è continuamente spinto a correggere e raffinare le proprie percezioni. Un bambino di Thomas Bernhard, Adelphi, 1994 Il libro racconta la storia di Bernhard bambino: Thomas cresce privo di padre, essendo il suo naturale una sorta di impostore; la madre ama e teme, allo stesso tempo, il piccolo, perché lo considera un ostacolo alla propria libertà e alla realizzazione personale. Egli viene allora affidato alle cure del nonno materno, una straordinaria figura intellettuale, un romanziere che non riesce a pubblicare i propri libri. Solitudine e desolazione sono le sensazioni che aleggiano nelle pagine di questo libro in cui l’autore compie una spietata analisi su se stesso e sul mondo circostante. Perdita di memoria: una trilogia per Magazzini criminali: Genet a Tangeri ; Ritratto dell’attore da giovane ; Vita immaginaria di Paolo Uccello di Federico Tiezzi, Ubulibri, 1986 La bellezza della quiete amorosa di Federico Tiezzi, L’obliquo, 1987 Norma di Vincenzo Bellini, con Daniela Dessì, Fabio Armiliato, Kate Aldrich, regia di Federico Tiezzi (DVD 2008) Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione 3. The pride (6-8 novembre 2015) di Alexi Kaye Campbell con Luca Zingaretti e con Valeria Milillo, Riccardo Bocci, Alex Cendron regia Luca Zingaretti The Pride è un testo costruito in modo magistrale attraverso l’alternanza di due storie distinte e separate che si svolgono in periodi diversi: il 1958 e il 2008. In entrambe, i tre protagonisti condividono gli stessi nomi a sottolineare che i personaggi di una storia sono le ombre dell’altra e che infine le azioni compiute negli anni passati ritornano nel futuro. È il 1958: Philip è sposato con Sylvia, che sta lavorando alle illustrazioni dell’ultimo libro per bambini di Oliver. C’è una strana vibrazione che scatta tra i due uomini quando si incontrano per la prima volta. Comincia tra loro un gioco che li costringe a girare intorno a qualcosa che è impossibile affrontare esplicitamente. È il 2008: stufo della sua imperscrutabile infedeltà, Philip, un photo-reporter, lascia Oliver, giornalista di talento con cui ha una relazione da un anno e mezzo. Oliver si ritrova da solo ad annegare le sue pene nel whisky e nei giochi di ruolo con uomini improbabili che cerca su Internet finché arruola Sylvia, che gli ha presentato Philip, per contrastare la solitudine e cercare di capire grazie alla sua amicizia le ragioni del proprio comportamento. L’autore: Alexi Kaye Campbell, premiato drammaturgo e sceneggiatore inglese, è nato ad Atene da padre greco e madre inglese. Dopo la laurea presso la Boston University in letteratura inglese e americana, Kaye Campbell ha studiato recitazione presso l’Webber Douglas Academy of Dramatic Art di Londra. Si è imposto nel panorama mondiale grazie a questo testo The Pride, sia per la potente scrittura evocativa che per le tematiche proposte: identità, omosessualità, pregiudizio. Il regista: Luca Zingaretti nasce a Roma nel 1961. La sua formazione avviene con la frequenza dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Inizia il lavoro di attore sul palcoscenico collaborando, tra gli altri, anche con Luca Ronconi. Esordisce al cinema nel 1987 con Giuliano Montaldo che gli offre una parte ne Gli occhiali d’oro. É la televisione a dargli il successo grazie all’interpretazione del celebre Commissario Montalbano, personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri. Il 1999 è l’anno di debutto per la fortunata serie televisiva arrivata alla nona stagione nel 2013. Il teatro e il cinema negli anni saranno alternati alle riprese televisive. Proficue sono le collaborazioni con registri quali Giordana, Luchetti, Martone, Soldini, Faenza, Avati al cinema e Maccarinelli, Branciaroli, Stein, Bertorelli a teatro. Nel 2007 debutta come regista teatrale con lo spettacolo Passa una vela... spingendo la notte più in là. In biblioteca puoi trovare: Il comandante e la cicogna un film di Silvio Soldini, con Luca Zingaretti (DVD 2012) Sanguepazzo un film di Marco Tullio Giordana, con Luca Zingaretti (DVD 2009) Alla luce del sole un film di Roberto Faenza, con Luca Zingaretti (DVD 2005) Perlasca un eroe italiano un film per la televisione di Alberto Negrin, con Luca Zingaretti (DVD 2004) 4. Ti regalo la mia morte, Veronika (18-20 dicembre 2015) di Federico Bellini e Antonio Latella liberamente ispirato alla poetica del cinema fassbinderiano con Monica Piseddu e (in o.a.) Valentina Acca, Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Nicole Kehrberger, Candida Nieri, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa regia Antonio Latella Ti regalo la mia morte, Veronika si ispira all’opera cinematografica di Rainer Werner Fassbinder, in particolare alle creazioni che il regista bavarese ha dedicato alla rappresentazione e all’analisi della donna. Partendo dalla rievocazione della vicenda del film Veronika Voss, durante lo spettacolo incontriamo alcune tra le figure femminili protagoniste del cinema di Fassbinder. Donne che, tutte insieme, costituiscono idealmente un’unica opera, un lavoro in cui sguardo cinematografico e biografia personale tendono a coincidere Entriamo nella mente di Veronika, diva sul viale del tramonto e vittima della morfina somministrata da medici senza scrupoli, dove i ricordi e i personaggi rievocati diventano apparizioni in bianco e nero, il nero come forma perfetta che fagocita gli altri colori e il bianco della purezza ma anche del lutto. Un viaggio in cui Veronika e le altre eroine del cinema fassbinderiano regalano il proprio sacrificio al loro ideatore, il regista, il medico ma anche il carnefice Fassbinder, a sua volta, probabilmente, personaggio del suo stesso dramma. Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione Il regista: Antonio Latella nasce a Castellammare di Stabia nel 1967. Frequenta a Firenze La Bottega Teatrale fondata da Vittorio Gassman e la Scuola del Teatro Stabile di Torino. Dal 1986 inizia la professione di attore recitando per Pagliaro, Di Marca, Ronconi, Gassman, Castri, De Capitani, Syxty, Bruni, Piscitelli. Nel 1998 debutta come regista teatrale arrivando in pochi anni ad un importante lavoro sui testi di William Shakespeare per il quale riceve il premio Ubu nel 2001. Nel 2004 si assiste al suo debutto nella regia lirica dell’opera Orfeo di Monteverdi. Gli anni successivi lo vedono alle prese con testi importanti di Genet e Pasolini, ma anche Beckett e Tennesse Williams. Prima di Ti regalo la mia morte, Veronika Latella aveva affrontato l’opera di Fassbinder con lo spettacolo Le Lacrime Amare di Petra Von Kant. In biblioteca puoi trovare: amare di Petra Von Kant, Il matrimonio di Maria Braun, Querelle de Brest e Berlin Alexanderplatz opera fiume tratta dal romanzo di Alfred Döblin. Rainer Werner Fassbinder di Davide Ferrario, Il castoro, 2008 Veronika Voss un film di Reiner Werner Fassbinder (DVD 2005) Un giornalista sportivo conosce per caso una misteriosa donna: la segue e scopre trattarsi di una ex diva del cinema ai tempi del Terzo Reich. Ora la donna però vive solo di ricordi ed è succube della morfina e di una dottoressa senza scrupoli. Fu il penultimo film del regista tedesco. Lili Marleen un film di Reiner Werner Fassbinder (DVD 2010) Un giorno è un anno è una vita: Rainer Werner Fassbinder: la biografia di Jürgen Berlin Alexanderplatz un film di Reiner Werner Prima biografia di una delle personalità più forti e complesse del nuovo cinema tedesco. Autore prolifico morto a soli trentasette anni dopo aver girato quasi quaranta lungometraggi tra cinema e televisione in quattordici anni di carriera; a lui si devono capolavori come Attenzione alla puttana santa, Le lacrime Martha un film di Reiner Werner Fassbinder Trimborn, Il saggiatore, 2014 Fassbinder (DVD 2007) (DVD 2005) Lola un film di Reiner Werner Fassbinder (DVD 2005) 5. Sarto per signora (8-10 gennaio 2016) di Georges Feydeau con Emilio Solfrizzi e con Anita Bartolucci, Barbara Bedrina, Fabrizio Contri,Cristiano Dessì, Lisa Galantini, Simone Luglio, Elisabetta Mandalari,Giulia Weber traduzione, adattamento teatrale e regia Valerio Binasco Commedia tra le più divertenti e e famose di Georges Feydeau, rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1886, racconta del “farfallone” dottor Moulineaux, che per nascondere, alla sua bella e giovane mogliettina Yvonne, una scappatella con Susanna (moglie di un suo paziente, il signor Aubin), affitta un appartamento da un altro suo paziente, il signor Bassinet. Questo alloggio era l’atelier di una sarta, così Moulineaux, per una serie di equivoci e per salvare la faccia davanti alla moglie ed alla inviperita suocera, diventa un famoso sarto per signore. Così, fra clienti pretenziose e vecchie amanti, la vita del dottore diventa sempre più complicata, ma per sua fortuna un finale a sorpresa gli dà la possibilità di chiarire tutto e di riconciliarsi con la moglie. Una commedia brillante in grado di divertire e far sorridere il pubblico. L’autore: Georges Feydeau (Parigi, 8 dicembre 1862 – Rueil, 5 giugno 1921) è stato un drammaturgo francese, considerato, dopo Molière, uno dei più grandi autori della commedia francese. Divenne prestissimo autore e regista di opere teatrali: all’età di sette anni, dopo aver assistito a una rappresentazione, scrisse la sua prima commedia, mentre all’età di quattordici fondò con l’amico Louveau un circolo amatoriale per mettere in scena atti unici, monologhi e poemi. La maggior parte delle sue opere sono costruite sul malinteso, sulla gelosia e sul tradimento tra marito e moglie, situazioni che unite ad eventi assurdi scatenano vicissitudini comiche paradossali; vi è inoltre una meticolosa attenzione alle figure secondarie, lo straniero che storpia la lingua, il personaggio che ha un difetto fisico, elementi che rendono lo svolgimento della commedia ancora più brillante. Malgrado i successi ottenuti all’epoca, Feydeau ebbe sempre la consapevolezza di essere disprezzato dai letterati del tempo, in particolar modo dall’Académie Française, in quanto autore di un genere che non rispettava i canoni da essa richiesti. Ci ha lasciato un nutrito carnet di circa cinquanta opere, non tutte complete, classificabili come commedie e vaudeville. Il regista: Nato a Genova nel 1964, Valerio Binasco si diploma nella Scuola del Teatro Stabile di Genova. Preziose le collaborazioni artistiche con Franco Branciaroli e con Carlo Cecchi. Nel 1997 riceve il premio Ubu come nuovo attore dell’anno, a cui fanno seguito altri due premi ultimo per la regia di Giulietta e Romeo nella stagione 2011/2012. Attore anche per il cinema è apparso in Noi credevamo e Il giovane favoloso di Martone, La bestia nel cuore della Comencini e Un giorno perfetto di Ozpetek. Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione In biblioteca puoi trovare: Teatro di Georges Feydeau, Adelphi, 1970 Commedie di Georges Feydeau, Casini, 1966 Il teatro comico di Georges Feydeau: commedie, atti unici, monologhi di Georges Feydeau ; a cura di Pasquale Calvino e Annamaria Martinolli, Editoria & Spettacolo, 2011 Il libro, oltre a presentare un’inedita raccolta di pièces e monologhi, contiene anche alcuni approfondimenti sullo stile teatrale dell’autore e sui personaggi dei suoi testi: in particolare viene messa in evidenza la capacità dell’autore di mettere a nudo i difetti della società del suo tempo, facendosi beffa della stessa borghesia che assisteva agli spettacoli. Agata e la tempesta un film di Silvio Soldini, con Emilio Solfrizzi (DVD 2004) Matrimoni un film di Cristina Comencini, con Emilio Solfrizzi (DVD 2009) 6. Non ti pago (22-24 gennaio 2016) di Eduardo De Filippo con Luca De Filippo, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo regia Luca De Filippo Non ti pago di Eduardo De Filippo, Einaudi, 1970 Non ti pago è una commedia in tre atti scritta da Edoardo de Filippo nel 1940; andata in scena per la prima volta al teatro Quirino di Roma, è stata allestita anche all’estero (Parigi e Buenos Aires). È stata definita dalla critica teatrale “commedia del surreale o del sogno”, poiché raggiunge i limiti della follia, dal momento che è basata sull’ignoranza, sulle superstizioni e credenze popolari. Il protagonista Ferdinando Quagliuolo ha ereditato la gestione di un “banco lotto” dopo la morte del padre; è anche accanito giocatore in cerca di numeri vincenti, ma ha sempre sfortuna. Un suo impiegato, Mario Bertolini, al contrario colleziona vincite su vincite, suscitando una feroce invidia nel suo datore di lavoro. Mario fa inoltre la corte a Stella, figlia del suo superiore, con la complicità della madre Concetta. Dopo una serie di vicissitudini oniriche (i defunti che suggeriscono i numeri vincenti), Ferdinando, preso dalla gelosia, ruba un biglietto vincente a Mario. Ma grazie a Donna Concetta e a preghiere ai defunti, il tutto si conclude nel migliore dei modi: Bertolini ottiene dal suo titolare, il consenso di prendere in moglie la figlia Stella, così la vincita rimane in famiglia, dato che Don Ferdinando riconsegna al Bertolini il biglietto come regalo di nozze. L’autore: Celebre artista di teatro, commediografo e drammaturgo, Eduardo De Filippo nasce il 24 maggio del 1900 a Napoli. Forma nel 1940 una compagnia teatrale, “I De Filippo” con i fratelli Peppino e Tina ; già nel 1945 ottiene al San Carlo di Napoli un enorme successo con la messa in scena delle commedie Napoli milionaria, cui seguì l’anno successivo Filumena Marturano, replicata per ben ottantacinque sere al Teatro Eliseo di Roma. Con la fine della guerra iniziò il periodo aureo di Eduardo che riempiva i teatri con i suoi testi, da lui stesso interpretati e diretti, in cui ritraeva la dolente, comica e variegata realtà napoletana. Il teatro di Eduardo (tra i più grandi autori e interpreti di questo secolo, non solo in Italia) elevò le vicende dei personaggi dei “bassi” napoletani a emblemi della vita stessa, con la sua carica di dolore e felicità, di comicità e tragedia, facendo della farsa disincantata il modo più adeguato per parlare dei guasti della vita quotidiana e delle fatiche dell’anima. Nel 1974, durante una rappresentazione teatrale, fu colto da un malore improvviso, che lo costrinse per un po’ di tempo a ritirarsi dalle scene. Nonostante l’età avanzata continuò a lavorare instancabilmente (uno dei suoi ultimi lavori fu la traduzione de La tempesta di Shakespeare); morì a Roma nel 1984. Per i suoi alti meriti artistici e i contributi alla cultura, fu nominato senatore a vita dal presidente della repubblica Sandro Pertini. Fu anche candidato per il Premio Nobel per la letteratura. Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione Il regista: Luca De Filippo nasce a Roma nel 1948. A soli sette anni esordisce sul palcoscenico diretto dal padre Edoardo nella commedia Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta. Predestinato ad una ricca carriera, segue le orme paterne recitando in molti classici eduardiani. Negli anni dosa le partecipazioni cinematografiche dopo il debutto ne I giovani tigri di Antonio Leonviola nel 1968 fino al recente Venuto al mondo di Sergio Castellitto. Nel 1981 fonda una propria compagnia con la quale riprende tutto il repertorio del padre e degli Scarpetta. Pirandello e Molière, ma anche i contemporanei Vincenzo Cerami, Harold Pinter, Samuel Beckett sono alcuni degli autori affrontati negli anni. Dal 2003 sino al 2010, ha un’importante collaborazione artistica con Francesco Rosi che lo dirigerà in una trilogia eduardiana del primo dopoguerra: Napoli Milionaria, Le Voci di Dentro e Filumena Marturano con Lina Sastri nel ruolo della protagonista. Nel 2010 riceve il premio De Sica come miglior attore teatrale. In biblioteca puoi trovare: Teatro di Eduardo De Filippo, Mondadori, 2000 L’opera è suddivisa in tre volumi: Cantata dei giorni pari, Cantata dei giorni dispari (due tomi). L’edizione, curata da uno storico della lingua, Nicola De Blasi, e da una storica del teatro, Paola Quarenghi, raccoglie in tre volumi gran parte delle commedie di Eduardo, dagli anni venti alle ultime scritte nella metà degli anni Cinquanta. L’opera analizza sia il lavoro dell’autore che quello dell’attore: il confronto, infatti, tra il testo a stampa, i manoscritti e l’edizione televisiva delle opere di De Filippo ha consentito di risolvere problemi di datazione, di seguire l’evoluzione drammaturgica, di testimoniare il continuo work in progress dalla scena al testo dato alle stampe. Le poesie di Eduardo De Filippo, Einaudi, 2004 Dopo aver scritto poesie in età giovanile, come fanno la maggior parte degli adolescenti, Eduardo si accorge che l’attività di comporre versi diviene strumento di aiuto per la stesura delle sue opere teatrali. Come ebbe l’autore stesso a dichiarare: Dopo aver scritto poesie giovanili, come fanno più o meno tutti i ragazzi, questa attività divenne per me un aiuto durante la stesura delle mie opere teatrali. Mi succedeva, a volte, riscrivendo una commedia, d’impuntarmi su una situazione da sviluppare, in modo da poterla agganciare più avanti a un’altra, e allora, messo da parte il copione, per non alzarmi dal tavolino con un problema irrisolto, il che avrebbe significato non aver più voglia di riprendere il lavoro per chissà quanto tempo, mi mettevo davanti un foglio bianco e buttavo giù versi che avessero attinenza con l’argomento e i personaggi del lavoro interrotto. Eduardo: le indimenticabili opere del grande Eduardo De Filippo in una originale versione a fumetti, Elledi’91, 1998 7. Chi è di scena (12-14 febbraio 2016) scritto e diretto da Alessandro Benvenuti, con Alessandro Benvenuti, Paolo Cioni, Maria Vittoria Argenti regia Carlo Cecchi Lo spettacolo ha come protagonista uno stravagante e chiacchierato uomo di teatro scomparso dalle scene improvvisamente e senza un plausibile motivo da cinque anni, che viene rintracciato per un caso fortuito da un giovane fan. A lui, l’uomo decide di rilasciare un’intervista per spiegare le ragioni della sua scelta e svelare così il mistero che si è creato intorno a questa. L’autore: Alessandro Benvenuti, attore, commediografo e scrittore italiano, si forma nel cabaret degli anni Settanta; insieme a Francesco Nuti e Athina Cenci ha creato il primo moderno trio comico toscano, i Giancattivi, conosciuti dal grande pubblico grazie a programmi televisivi come Non Stop, e La Sberla. Dopo lo scioglimento dei Giancattivi, avvenuto nel 1990, ha prodotto la trilogia “Gori” da cui sono stati tratti due film. Benvenuti in casa Gori e Ritorno a casa Gori che hanno ottenuto successo su larga misura. Nel 2006 è stato nominato direttore artistico del Teatro Dante di Campi Bisenzio; Benvenuti ha lavorato molto anche come attore in Soldati - 365 all’alba (1987) per la regia di Regia di Marco Risi, a fianco di Claudio Amendola, Agostina Belli e Massimo Dapporto e Compagni di scuola, diretto da Carlo Verdone. Anche in teatro Alessandro Benvenuti si è fatto onore: ha cominciato nel 1983 con Corto Maltese per poi proseguire la sua attività di autore e attore lungo tutti questi anni. Il regista: Carlo Cecchi, nato a Firenze il 25 febbraio 1939, inizia la carriera artistica con la Cooperativa Granteatro fondata nel 1971. Gli esordi lo vedono ispiratore di un teatro di ricerca, volto a recuperare i classici del repertorio popolare fusi con le novità del Living Theatre. Brecht, Majakovskij, Büchner, Molière, Pinter, Shakespeare, Beckett sono i suoi autori preferiti oltre ai napoletani Petito, Scarpetta, De Filippo. Forte è stato il legame professionale con Elsa Morante che lo segue nella sua ricerca letteraria da un autore all’altro. Altrettanto importante è stato il debutto cinematografico con Mario Martone nel 1992 in Morte di un matematico napoletano a cui seguono negli anni tra i più convincenti: Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci, Appassionate di Tonino De Bernardi, Miele di Valeria Golino. A teatro si ricordano gli allestimenti tra gli altri di Sei personaggi in cerca d’autore, Sogno di una notte di mezza estate; moltissime le interpretazioni da Finale di partita di Samuel Beckett a Tartufo di Molière. Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione In biblioteca puoi trovare: I miei più cari amici un film di Alessandro Benvenuti (DVD 2007) Ritorno a casa Gori un film di Alessandro Benvenuti, con Alessandro Benvenuti, Sabrina Ferilli, Athina Cenci, Alessandro Haber (DVD 2006) Ivo il tardivo un film di Alessandro Benvenuti, con Francesca Neri (DVD 2006) Zitti e mosca un film di Alessandro Benvenuti (DVD 2006) Come due gocce d’acqua di Alessandro Benvenuti, Società editrice fiorentina, 2004 Fausto e Saraceno sono due tecnici di teatro (uno elettricista, l’altro macchinista) impegnati a montare la scena di uno spettacolo (Aspettando Godot). Fausto e Saraceno sono esattamente il contrario di due gocce d’acqua: Fausto è alto e parla poco, Saraceno è basso ed è logorroico, sempre alla ricerca di una battuta divertente. La giornata che passeranno insieme sarà all’insegna della comicità e di un’inaspettata suspense. Gino detto Smith e la panchina sensibile di Alessandro Benvenuti, Studio editoriale fiorentino, 2000 Io ballo da sola un film di Bernardo Bertolucci, con Carlo Cecchi (DVD 2000) Miele un film di Valeria Golino, con Carlo Cecchi (DVD 2013) 8. Due donne che ballano (19-21 febbraio 2016) con Maria Paiato, Arianna Scommegna regia Veronica Cruciani L’incontro tra due donne - un’anziana e una giovane insegnante che lavora per qualche ora da lei come domestica - diventa, per entrambe, l’occasione di una svolta inaspettata e catartica: in un microcosmo grigio e solitario, composto da una vecchia credenza, una libreria e qualche sedia, le due donne cominciano a raccontare la propria vita: la donna anziana ha dietro di sé un passato noioso e i figli la vedono come un peso inutile; la giovane donna ha tragicamente perso il proprio bambino e non sa farsi forza e continuare a vivere. Le due donne si scontrano, ma si sostengono a vicenda, si alleano senza mai smarrire la propria identità. In fondo come si evince dal testo poetico che sorride sui malesseri della nostra società, entrambe si sentono fallite, abbandonate dai loro stessi familiari, poco inclini a sperare in un futuro migliore. L’autore: Considerato uno dei massimo autori del teatro spagnolo e padre del teatro catalano, Joseph M. Benet i Jornet ha influenzato molti giovani scrittori in lingua catalana. Le sue opere teatrali sono state tradotte, pubblicate e messe in scena in tutta Europa, negli Stati Uniti e in molti Paesi dell’America Latina. Ha scritto anche le prime serie televisive in lingua catalana. Il suo teatro si caratterizza per la riflessione sull’individuo e la società che lo circonda e per l’analisi di tematiche più esistenziali. La regista: Veronica Cruciani si diploma alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Inizia il lavoro di attrice con molti nomi del teatro italiano Arturo Cirillo, Alfonso Santagata, Giorgio Barberio Corsetti, Cristina Pezzoli, Sabrina Sinatti, Ruggero Cara e internazionale Anton Milenin (allievo di Vassilev) Alain Maratrat (attore di Peter Brook) e Martin Wuttke (attore di Heiner Muller). Nel 2003 diretta da Arturo Cirillo interpreta il monologo Le nozze di Antigone scritto per lei da Ascanio Celestini. Nel 2004 fonda la Compagnia Veronica Cruciani con la quale allestisce molti spettacoli anche come regista. Significativo è il suo impegno nel campo della formazione teatrale attraverso laboratori rivolti ad attori professionisti e non. 9. Casa di bambola (4-6 marzo 2016) di Henrik Ibsen con Valentina Sperlì, Danilo Nigrelli, Roberto Valerio, Massimo Grigò, Carlotta Viscovo regia Roberto Valerio Casa di bambola di Henrik Ibsen, BUR, 2007 Il testo teatrale inizia con l’avvicinarsi del Natale e per la prima volta Nora, la giovane moglie di Torvald Helmer, non sarà costretta a fare economie perché nell’anno nuovo il marito comincerà un nuovo e più remunerativo lavoro. In realtà la famiglia non è affatto povera ma appartiene alla media borghesia, la cui massima aspirazione è raggiungere Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione una posizione sociale ed economica benestante. Questo miraggio si traduce però in una vita fatta di ipocrisie, falsi sorrisi e di un attaccamento spropositato al denaro e alla posizione. Proprio per continuare ad avere tutto questo Nora, durante un periodo difficile a causa della malattia del marito, contrae un debito con un usuraio. Quando il marito, in seguito a un avvicendarsi di eventi, lo scopre si mostra più preoccupato di salvare le apparenze e se stesso piuttosto che di difendere e proteggere sua moglie. Nora comprende, allora, di essere stata una “bambola” per il marito: si accorge che il suo matrimonio in realtà è stata una finzione che l’ha costretta a vivere in un mondo dominato dall’ansia di affermazione. La conclusione vede Nora abbandonare marito e figli, improvvisamente consapevole di aver vissuto per otto anni accanto ad uno “sconosciuto” che ha semplicemente sostituito la figura del padre (Con mio padre, una pupattola; con te, una bambola grande). L’autore: Autore drammatico e poeta norvegese, Henrik Ibsen è considerato il padre della drammaturgia moderna, per aver portato nel teatro la dimensione più intima della borghesia ottocentesca, mettendone in risalto le contraddizioni e il profondo maschilismo. Infatti dopo una prima serie di componimenti storici di ispirazione romana e libertaria, Ibsen compone drammi la cui sostanza è il dissidio tra l’ideale e la realtà, in una continua polemica nei confronti della società e delle sue ipocrisie. Una stupenda galleria di ritratti femminili (di cui fu in Italia interprete mirabile Eleonora Duse) emerge da drammi come Casa di bambola (1879) e Spettri (1881), scritti in Italia durante un secondo soggiorno durato dal 1879 al 1883, o come Rosmersholm (1886), La donna del mare (1889) ed Edda Gabler (1890). In essi le protagoniste sono creature ora vittoriose, come Nora di Casa di bambola, che pure suscitò tanto scandalo dovunque venisse rappresentata, tanto da portare in Germania al mutamento del finale preteso dall’attrice Niemann-Rabe (Se Nora parte, io non recito), e che venne assunta a emblema del femminismo; ora sconfitte, come la suicida Edda Gabler. Nel 1900 Ibsen venne colpito da una paralisi; muore a Cristiania, l’odierna Oslo, il 23 maggio 1906. Il regista: Roberto Valerio si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico nel 1996. Nello stesso anno esordisce sul palcoscenico diretto da Gabriele Lavia nello spettacolo Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello. Seguono partecipazioni ad importanti spettacoli: Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, per la regia di Giancarlo Cobelli, L’arte della commedia di Eduardo De Filippo con la regia di Luca De Filippo. Il debutto come regista teatrale avviene nel 1999 con lo spettacolo Piagnistei di Steven Berkoff. In biblioteca puoi trovare: I capolavori di Henrik Ibsen, antologia critica e note di Lucio Chiavarelli, Newton & Compton, 2008 Il volume raccoglie I pilastri della societa, Casa di bambola, Spettri, Un nemico del popolo, La casa dei Rosmer, La donna del mare, Edda Gabler, considerati dalla critica alcuni tra i capolavori dell’arte drammatica di Ibsen: l’autore ha, infatti, anticipato temi quali l’angoscia esistenziale o il “male di vivere” che saranno caratteristici della prosa, poesia e dell’arte drammatica novecentesca. Spettri: Un nemico del popolo: L’anitra selvatica: Rosmersholm di Henrik Ibsen, introduzione di Claudio Magris, Garzanti, 2006 Brand: poema drammatico in cinque atti di Henrik Ibsen, traduzione di Arnaldo Cervesato, BUR, 2005 Brand è considerato, insieme a Peer Gynt, il testo più alto e intenso di Ibsen. È la storia del prete Brand e del suo tentativo di vivere secondo una perfetta virtù, cercando addirittura di “guarire la razza dai suoi vizi e dalle sue imperfezioni”. Ne emerge il ritratto di un uomo-simbolo per capire l’angoscia e la crisi di coscienza dell’uomo contemporaneo. Ibsen. L’opera e la fortuna scenica di Roberto Alonge, Le lettere, 1995 Dopo lunghi anni di frequentazioni con l’autore e con il contesto circostante dello spettacolo tardo-ottocentesco, Roberto Alonge consegna a questo saggio i termini fondamentali del caso Ibsen, spiegando la controversa fortuna europea di cui il drammaturgo fu oggetto. In realtà, la sua opera venne apprezzata in tarda età (quando Ibsen aveva circa 60 anni), un destino che lo accomuna ad un altro grande personaggio teatrale, Luigi Pirandello. L’attività di Ibsen, pur essendo comprensibile a fondo solo se inquadrata nella società nordica e luterana di quel tempo, non cessa di suscitare curiosità anche in tempi odierni; il merito va ascritto alla capacità dell’autore di “scandagliare” la psiche dei suoi personaggi, ricercando “il lato oscuro” delle loro singole azioni. Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione 10. Lo straniero (1-3 aprile 2016) reading tratto da L’etranger di Albert Camus con Fabrizio Gifuni suoni G.U.P Alcaro ideazione e regia Roberta Lena Lo straniero di Albert Camus, Bompiani, 1990 Il testo, considerato ormai un classico della letteratura, si incentra sulla storia di Meursault, un uomo che vive la sua vita nell’apatia e nella completa indifferenza. Meursault non avverte la propria anima e si lascia trascinare dal destino senza provare alcuno sconforto, dolore, rabbia o paura. Il romanzo comincia con l’arrivo di un telegramma che annuncia al protagonista la morte della madre; Mersault parte da Algeri per recarsi al funerale e, dopo le noiose formalità, seppellisce la madre in una sorta di noncuranza. Sempre in una sorta di totale indifferenza riallaccia i rapporti con Marie Cardona, una ragazza conosciuta molto tempo prima. Pochi giorni dopo, si reca fuori città su invito di Raymond, il suo vicino di casa; sulla spiaggia i due uomini incontrano due arabi che da tempo seguono Raymond per vendicare una sua antica amante. Nella lite che segue Raymond viene ferito; più tardi Mersault ritrova uno dei due arabi e senza sapere il perché lo uccide, attraverso una rivoltella che teneva in tasca. In prigione il protagonista subisce un processo per il reato commesso, ma non mostra nessun segno di pentimento o rimorso, nonostante anche l’avvocato difensore cerchi di farlo ragionare sulla tragedia di quello che è accaduto e sulla sua posizione. Meursault verrà quindi condannato a morte; nel finale del libro rifiuterà anche le visite del prete e il perdono di Dio. L’autore: Albert Camus, scrittore francese nato ad Algeri nel 1913, ha vinto il premio Nobel per la Letteratura nel 1957. Il suo pensiero è difficilmente catalogabile in una specifica corrente letteraria, anche se alcuni critici considerano Camus uno dei padri dell’esistenzialismo, accanto a Jean Paul Sartre (malgrado i forti elementi di contrasto politico che i due autori ebbero). Le sue opere sono incentrate sullo studio dell’animo umano, in particolare sull’”irrazionalità” e sull’”assurdo” come parametri che muovono il mondo, generando sofferenze inutili (ad esempio il ricorso alla guerra per appianare conflitti tra esseri umani). Tra i suoi scritti più famosi vengono annoverati Lo straniero (1942) e La peste (1947), venduto in oltre 160mila copie nei primi due anni e premiato con il Prix de la Critique. Lo scrittore muore in un incidente stradale nel 1960 a Villeblevin, nel Nord della Francia. La regista: Roberta Lena, attrice e regista teatrale è nata a Bologna. Formatasi presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e la Civica Scuola d’Arte Drammatica Piccolo Teatro di Milano, dopo gli esordi nel teatro sperimentale, partecipa a molti film di autori importanti: Tornatore, Bellocchio, Giordana, Chiesa, Virzì, Soldini. Impegnata anche come attrice teatrale dal 1992 è anche regista di molti spettacoli nei quali ha diretto attori come Filippo Timi, Chiara Caselli, Toni Servillo, Donatella Finocchiaro. Da quest’anno è direttrice a Chieri di AREA Festival Internazionale dei beni comuni. In biblioteca puoi trovare: Il mito di Sisifo. Saggio sull’assurdo di Albert Camus, Bompiani, 2014 Il saggio, pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1942 dalle edizioni Gallimard, viene tradotto e pubblicato in Italia nel 1947 grazie alla casa editrice Bompiani; si tratta di un’opera di grande valore, dove Camus nega qualsiasi valenza trascendentale all’esistenza umana e riconosce come assurda la vita. È quindi una presa di coscienza del sentimento dell’assurdo, anche attraverso alcune figure chiave della filosofia e della letteratura. La peste di Albert Camus, Bompiani, 2012 Il testo è costruito come una tragedia in cinque atti: l’azione si situa nell’aprile 194 a Orano in Algeria - una “città chiusa che volge le spalle al mare”; qui scoppia un’epidemia inesorabile e tremenda che miete molte vittime. L’opera appena pubblicata riscosse un notevole successo, fino a divenire oggi un romanzo di indubbia attualità per la sua capacità di descrivere il male che affligge le società. L’uomo in rivolta di Albert Camus, Bompiani, 2005 Tutto il teatro di Albert Camus, Bompiani, 1997 Gadda e Pasolini: antibiografia di una nazione di Fabrizio Gifuni e Giuseppe Bertolucci, Minimum Fax, 2005 11. Il bugiardo (15-17 aprile 2016) con Geppy Gleijeses, Marianella Bargilli, e la partecipazione di Andrea Giordana con Lorenzo Gleijeses, Mauro Gioia, e con Valeria Contadino, Luchino Giordana, Luciano D’Amico regia Alfredo Arias Il bugiardo di Carlo Goldoni, Marsilio, 1994 La commedia, portata sulla scena la prima volta a Mantova nel 1750, riprende e sviluppa un tema già presentato Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione sotto lo stesso titolo dal francese Pierre Corneille (1606-1684), che l’aveva a sua volta imitato dal teatro spagnolo. La commedia è ambientata a Venezia, in un caratteristico campiello che si affaccia sul Canal Grande: il bugiardo è Lelio Bisognosi, figlio del facoltoso mercante veneziano Pantalone. Allevato a Napoli da uno zio, è un giovane di bell’aspetto, ma un po’ fatuo e leggero, e sempre a corto di quattrini perché ama la vita allegra e spensierata; in compenso è ricco di espedienti e la sua fantasia è un’inesauribile miniera di bugie, o meglio di “spiritose invenzioni”, come egli stesso ama definire le sue trovate. Appena giunto da Napoli, prende alloggio in una locanda e, prima ancora di recarsi alla propria casa a cercare il padre, del quale non ricorda neppure l’aspetto, si interessa di due dame che ha intravisto su un terrazzino: sono Rosaura e Beatrice, figlie del medico bolognese Balanzoni, e la vispa Colombina è la loro cameriera. Compaiono poi nella commedia altri personaggi come Ottavio, cavaliere padovano amico di Lelio e innamorato di Beatrice, Florindo, praticante di medicina col dottor Balanzoni e segretamente innamorato di Rosaura, Arlecchino, servo di Lelio. In un simpatico intreccio vengono scoperte e smascherate in pubblico tutte le bugie di Lelio che si dice “pentito”, chiede perdono e promette di “non dire mai più bugie”. L’autore: Carlo Goldoni nacque a Venezia il 25 febbraio 1707 da Margherita Salvioni e da Giulio, medico di professione; una famiglia benestante, in cui la passione per il teatro risaliva al nonno paterno, che era solito organizzare recite nella propria villa di campagna. E furono proprio alcuni “domestici” spettacoli di marionette ad accendere nel fanciullo il primo entusiasmo per le rappresentazioni sceniche. A dodici anni aveva già letto diversi autori comici e composto una commediola. Tuttavia, la prima grande svolta della carriera goldoniana fu l’incontro con uno dei più famosi capocomici del tempo, Girolamo Medebach, che gli offrì di lavorare per il teatro veneziano di Sant’Angelo. Tra il 1748 e il 1749, Goldoni scrisse sedici commedie nuove, suscitando sia l’interesse sia la disapprovazione dei contemporanei. Molte le novità apportate al canonico spettacolo teatrale, come ad esempio l’abolizione delle maschere e il delinearsi del carattere dei personaggi lungo lo svolgersi della trama. Muore, ormai anziano, dopo aver composto i suoi Mémoires, nel febbraio del 1793. La fortuna di Carlo Goldoni è, comunque, viva da oltre due secoli sia tra gli studiosi di letteratura sia tra gli uomini di teatro. Il regista: Alfredo Arias nasce nel 1944 nella periferia di Buenos Aires. Dopo i corsi di teatro presso l’Alliance française fonda con alcuni amici artisti la compagnia TSE con la quale debutta con Dracula. In seguito alle prime avvisaglie di repressione della dittatura militare argentina sceglie la via dell’esilio e si trasferisce a Parigi nel 1969. In pochi anni col gruppo teatrale TSE e come direttore del teatro d’Aubervilliers poi, conosce la notorietà con la reinvenzione della scena che mescola umorismo e music hall. Successivamente si distingue per la creazione di un nuovo linguaggio mescolando danza, musica e poesia in spettacoli allestiti a Parigi per i quali ottiene molti riconoscimenti ai premi Molière. Si cimenta anche con l’opera lirica mettendo in scena molte opere tra le quali: Carmen, Il barbiere di Siviglia, I racconti di Hoffmann. La sua creatività spazia inoltre verso il cinema e la televisione: Fuegos è il suo debutto al cinema con Vittorio Mezzogiorno. É stato nominato Commandeur des Arts et des Lettres per il suo contributo all’arte drammatica. In biblioteca puoi trovare: Tutte le opere di Carlo Goldoni, a cura di Giuseppe Ortolani, Mondadori, 1959-1973 Sono quattordici i volumi che rappresentano il tentativo di mettere ordine nella vastissima produzione teatrale e non di Carlo Goldoni. Una meritoria fatica iniziata nei primi del Novecento da Giuseppe Ortolani, critico letterario e fine studioso del drammaturgo, a cui seguirà una successiva edizione delle opere nazionali, pubblicata da Marsilio. Memorie di Carlo Goldoni, prefazione e traduzione di Eugenio Levi, Einaudi, 1967 Carlo Goldoni, nei suoi Mémoires, ci lascia un’immagine di sé sorridente e pacata. Ma dietro questa immagine bonaria si nascondono in realtà un temperamento inquieto e malinconico e un uomo determinato e di saldi principi (Ero alla corte, ma non ero cortigiano, scrive nei Mémoires, III XII ). Uomo pratico ed esperto, Goldoni non sottovalutava mai le esigenze di impresari, pubblico e attori, adattando di volta in volta i propri testi. Fu in grado di riformare il teatro, sostituendo alle maschere (caratteristiche della Commedia d’Arte) personaggi veri che avessero una qualche attinenza con la vita quotidiana. La vita e il teatro di Carlo Goldoni di Siro Ferrone, Marsilio, 2011 Siro Ferrone, professore di Storia del teatro e dello spettacolo all’Università di Firenze, ripercorre in questo suo saggio la formazione del teatro di Carlo Goldoni, tenendo conto della più recente critica che ha messo in evidenza la capacità del drammaturgo di andare incontro alle esigenze e ai gusti del pubblico. Questo spiega il consumo spettacolare del teatro goldoniano sulle scene italiane per oltre due secoli; Ferrone traccia inoltre un esaustivo bilancio delle interpretazioni critiche e registiche del teatro di Goldoni dall’Ottocento ai giorni nostri, fino a Visconti e Strehler. Ogni mercoledì pomeriggio sarà possibile acquistare i biglietti per gli spettacoli del Teatro Manzoni nell’Atrio d’ingresso della biblioteca. Biblioteca San Giorgio Via SandroPertini 51100 Pistoia Tel 0573 371600 Fax 0573 371601 [email protected] www.sangiorgio.comune.pistoia.it