a cura di Carolina Montagni e Giampietro Palatroni
Piccola guida alla stagione 2015-2016
del Teatro Manzoni
LeggereATeatro
Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione
1. Il prezzo
(16-18 ottobre 2015)
di Arthur Miller
con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale, Elia Schilton
regia Massimo Popolizio
direzione artistica Umberto Orsini
Il testo di Arthur Miller fotografa con spietata lucidità le conseguenze della devastante crisi economica avvenuta
negli Stati Uniti nel ’29: narra le vicende di due fratelli che si incontrano, dopo alcuni anni dalla morte del padre,
per sgomberare l’appartamento. Qui vi sono accumulati gli oggetti e i mobili raccolti dal padre nel corso della vita;
un vecchio broker è infatti stato chiamato per stabilirne il prezzo. Da questo semplice spunto emergono tutta una
serie di riflessioni sulle conseguenze (menzogne, incomprensioni) che la perdita improvvisa del benessere provoca
nell’individuo e in coloro che si dibattono nella crisi economica.
L’autore: Drammaturgo fondamentale per la storia del Novecento, Arthur Miller nasce a Manhattan (New York) il 17
ottobre 1915 da famiglia ebrea benestante. Dopo la crisi del 1929 deve affrontare le difficoltà e lavorare per mantenersi
e frequentare la scuola di giornalismo dell’Università del Michigan. Non tarda a scoprire la sua vera vocazione, quella
del teatro, nel quale esordisce a soli ventuno anni: sarà tuttavia, l’opera teatrale scritta nel 1947, Erano tutti miei figli, a
procurargli il prestigioso premio Tony Award come migliore opera. Nel lavoro di Miller l’uomo comune e la vita di ogni
giorno assumono una particolare valenza: l’autore rifiuta il teatro come mera forma di intrattenimento e rivendica la
sua natura di rappresentazione della vita contemporanea e pretesto per analizzare argomenti di interesse pubblico
e politico, sull’esempio del teatro sociale di Ibsen. Oltre alla sua professione di scrittore, deve la sua notorietà anche
al matrimonio con Marilyn Monroe durato dal 1956 al 1961. Miller è morto il 10 febbraio 2005 nel ranch di Roxbury in
Connecticut, lo stesso che aveva acquistato la Monroe ai tempi del loro matrimonio, e che l’attrice scelse di regalargli
quando divorziarono per convincere lo scrittore a non opporsi al divorzio.
Il regista: Attore, regista e doppiatore Massimo Popolizio nasce a Genova nel 1961. Si diploma all’Accademia d’Arte
Drammatica Silvio d’Amico nel 1984 e inizia subito una proficua collaborazione con il regista Luca Ronconi. Nel 1995
riceve il premio Ubu come miglior attore per gli spettacoli Re Lear e Verso Peer Gynt. Il successo teatrale gli spalanca
le porte del cinema. Piccole partecipazioni si susseguono negli anni che gli permettono di lavorare con grandi autori
italiani: i fratelli Taviani, Michele Placido, Roberta Torre, Daniele Luchetti, Paolo Sorrentino, Mario Martone. Nel 2001 è
nuovamente premiato con l’Ubu per lo spettacolo I due gemelli veneziani sempre diretto da Ronconi. É stato diretto da
Mauro Bolognini nello sceneggiato per la televisione La famiglia Ricordi. Ha prestato la sua voce al Tom Cruise di Eyes
Wide Shut di Stanley Kubrick.
In biblioteca puoi trovare:
Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, Einaudi, 2005
Il testo, andato in scena per la prima volta nel febbraio del 1949 al Morosco Theatre di New York, costituisce forse
il più clamoroso successo teatrale del dopoguerra. La storia, ambientata negli anni dell’immediato dopoguerra,
racconta di Willy Loman, un commesso viaggiatore di circa sessant’anni, che rappresenta il sognatore americano,
ossessionato dal successo, che farebbe qualsiasi cosa per garantire più sicurezza economica alla propria famiglia
e per vedere i propri figli, Biff e Happy, felici e con un lavoro ben retribuito. Nella realtà dei fatti però tutto questo non
accade: l’ultimo atto narra infatti il funerale di Willy che si è suicidato, forse per permettere alla famiglia di riscuotere
il premio assicurativo della sua vita. La moglie china sulla tomba del marito piange e, soprattutto, non riesce a capire
quell’insensato gesto, compiuto proprio il giorno in cui la coppia aveva finito di pagare il mutuo della loro casa.
Fulcro della storia è mettere in rilievo la dicotomia tra la ricerca ossessiva della felicità ad ogni costo e l’incapacità di
raggiungerla, tra la grigia realtà del quotidiano e lo splendore del sogno americano.
Erano tutti miei figli: dramma in tre atti di Arthur Miller, Einaudi, 1990
Scritto nel 1947, il testo offre un quadro sullo spaccato del tessuto sociale dell’America negli anni successivi
all’immediato dopoguerra: al centro della vicenda è la fornitura di pezzi difettosi all’aeronautica, azione che ha portato
alla morte di ventuno piloti e di cui è responsabile il protagonista della pièce mentre a pagare la colpa in carcere è il suo
socio, innocente. L’opera è quindi una riflessione intorno alla responsabilità sociale, alla rispettabilità e alla giustizia,
temi cari all’universo teatrale di Miller.
Il crogiuolo di Arthur Miller, Einaudi, 1964
Il testo è un dramma che ha debuttato a Broadway agli inizi del 1953. La vicenda è ambientata sul finire del XVII secolo
a Salem, piccolo villaggio del Massachusetts, e prende spunto da un episodio realmente accaduto e ampiamente
documentato negli archivi storici, la cosiddetta caccia alle streghe. Una vicenda che mette in evidenza la straordinaria
forza negativa della suggestione di massa, capace di far apparire come vera un’affermazione falsa. Il drammaturgo
la scrisse in pieno maccartismo, fenomeno politico americano degli anni Cinquanta, quando le autorità governative,
spinte dal senatore repubblicano Joseph McCarthy, si misero sulle tracce di simpatizzanti del comunismo sovietico,
come segugi assetati di sangue. Vittime illustri di quella «caccia» senza quartiere furono i coniugi Julius e Ethel
Rosenberg, condannati alla sedia elettrica per attività filocomunista.
Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione
Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller, Einaudi, 1972
Come spiega il titolo, Uno sguardo dal ponte vuole essere una fotografia cruda e drammatica di una delle mille facce
della New York durante gli anni Cinquanta. Il ponte infatti è quello che collega la lussuosa, vivida e ricca Manhattan
alla misera e grigia Brooklyn, dimora esclusiva di immigrati e portuali. E sono proprio le vicende di una famiglia di
origine siciliana ad essere portate in scena come documento della condizione di chi lascia la sua terra nel desiderio di
concretizzare sogni e illusioni.
I presidenti americani e l’arte di recitare di Arthur Miller, Mondadori, 2004
Il libro è il tentativo di fare un po’ di luce sulla storia dei protagonisti della politica americana, scritto da uno dei massimi
commediografi viventi. Molte le analogie tra i politici e gli attori, se non altro perché entrambi sono calati in un ruolo e
richiedono il plauso del pubblico.
La seduzione del male un film di Nicholas Hytner, tratto da Il crogiuolo di Arthur Miller (DVD 2005)
2. L’apparenza inganna
(22-31 ottobre e 10-22 novembre 2015)
di Thomas Bernhard
drammaturgia di Sandro Lombardi
con Sandro Lombardi e Massimo Verdastro
regia Federico Tiezzi
Nella pièce teatrale i protagonisti sono due fratelli, Karl
e Robert, entrambi anziani; sono stati l’uno giocoliere,
l’altro attore. Al momento sono entrambi in pensione
e si fanno visita regolarmente ogni martedì e ogni
giovedì (il martedì è Robert che va da Karl, il giovedì
Karl rende la visita a Robert). Costruito secondo
un’alternanza di dialoghi e monologhi, il testo racconto
le solitudini dei due fratelli, legati anche dal fatto di aver
amato la stessa donna Mathilde, sposata con Robert
ma amata anche da Karl. Il contrasto si crea con la
morte della donna e con l’apertura del suo testamento:
da questo momento in poi si innesca un meccanismo
a catena che porta i due fratelli a escogitare ogni
possibile pretesto per soddisfare i loro intimi tormenti e
desideri.
L’autore: Thomas Bernhard, nato Nicolaas
Thomas Bernhard è stato uno scrittore, drammaturgo,
poeta e giornalista austriaco, tra i massimi autori della
letteratura del Novecento non solo di lingua tedesca.
Spesso criticato nel suo paese come Nestbeschmutzer
(il cui significato italiano è simile ad “esterofilo”, ma
più dispregiativo, sporca-nido) per la sua visione critica
dell’Austria, Bernhard fu considerato in patria come
una specie di nemico sociale, uno spietato accusatore,
mentre all’estero le sue opere furono accolte con
grande plauso. I suoi lavori sono generalmente
lunghi monologhi sulla situazione del mondo e sulla
sensazione di solitudine che affligge
l’individuo; ciò vale sia per i suoi romanzi, sia per le
opere teatrali, dove lo spettatore è considerato come
l’altra parte di un dialogo. Bernhard muore il 12 febbraio
del 1989 nella sua casa di Ohlsdorf (ora divenuta
museo), nel nord dell’Austria, dove si era trasferito
nel 1965. Alla fine della sua vita, Bernhard proibisce
la pubblicazione di tutto il materiale rimasto inedito.
Tuttavia, a ventiquattro anni dalla morte, grazie anche
alla pubblicazioni di scritti editi da Adelphi, Thomas
Bernhard continua a guadagnare lettori e a riservare
sorprese ai propri fedelissimi appassionati.
Il regista: Federico Tiezzi, toscano nasce a
Lucignano nel 1951. Nel 1970 fonda la compagnia Il
Carrozzone che dirige poi chiamandola Compagnia
Lombardi-Tiezzi. Fin dagli esordi presta una grande
attenzione alle arti visive, collaborando nei suoi
spettacoli con artisti come Mario Schifano, Alessandro
Mendini, Alighiero Boetti. La sua attenzione al
linguaggio contemporaneo tra la fine degli anni
Settanta e l’inizio degli anni Ottanta lo porta a girare con
la sua compagnia molti teatri d’Europa. La poesia è
un’ulteriore contaminazione. Poeti italiani e stranieri
arricchiscono con i loro versi molti spettacoli. Le
incursioni nella lirica sempre più frequenti dalla metà
degli anni novanta arricchiscono il suo curriculum. Molti
i premi ricevuti tra cui il premio Ubu nel 2000 per la
miglior regia de L’apparenza inganna.
Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione
In biblioteca puoi trovare:
Goethe muore di Thomas Bernhard,
Adelphi, 2013
Grazie alla casa editrice Adelphi e alla sicura mano
della traduttrice Elisabetta Dell’Anna Ciancia, oggi
possiamo leggere quattro brevi prose di Bernhard: si
tratta di scritti d’occasione come quello che dà il titolo
alla raccolta (redatto in occasione del 250 anniversario
della morte di Goethe), pubblicati tra il 1982 e il 1983 su
riviste, cataloghi e programmi di sala.
Sì di Thomas Bernhard, Guanda, 2012
Il libro racconta la storia di uno scrittore che si isola
dal mondo per portare a compimento i suoi studi
scientifici, ma questa condizione di solitudine lo porterà
alla noia e all’esaurimento nervoso. Unica valvola di
sfogo è Moritz, agente immobiliare da cui ha comprato
casa, unico suo amico disposto a sopportare le lunghe
invettive dello scrittore. La situazione cambia quando
una coppia di svizzeri irromperà con l’intenzione di
acquistare una casa da Moritz nella vita dello scrittore.
Autobiografia di Thomas Bernhard,
Adelphi, 2011
Nei cinque libri autobiografici pubblicati da Bernhard fra
il 1975 e il 1982 (L’origine, La cantina, Il respiro, Il freddo,
Un bambino), e qui radunati per la prima volta, il lettore
troverà non solo le vicende intime e tormentate di un
uomo, ma un quadro completo delle immagini che
hanno segnato la guerra e la devastazione di un intero
paese, l’Austria ai tempi dell’immediato dopoguerra.
Gelo di Thomas Bernhard, Einaudi, 2008
Gelo è il primo romanzo di Thomas Bernhard,
pubblicato in Germania nel 1963, ma in Italia solo nel
1986; è un romanzo “acronico”, nel senso che non
si lega a nessun periodo o avvenimento storico ben
preciso. La vicenda racconta di un chirurgo che affida
a un suo studente un’insolita missione: dovrà studiare
segretamente il comportamento di suo fratello, un
anziano pittore, Strauch, che si è isolato dal mondo
in una isolata cittadina; questo è, in fondo, il pretesto
per raccontare i visionari monologhi del pittore che si
intrecciano in una fitta trama di allucinazioni e manie.
L’ italiano di Thomas Bernhard, Guanda, 2004
Tre racconti - Kulterer, L’Italiano e Al limite boschivo
- che “fotografano l’unica follia senza scampo,
quella della razionalità”: si comincia dall’alienazione
di Kulterer, carcerato che non ha più carcere, alla
paradossale opposizione tra forestieri tratteggiata
nel secondo racconto per finire all’allegorico “giallo
di montagna (Al limite boschivo) in cui si sancisce la
vacuità dell’esistenza umana.
ll soccombente di Thomas Bernhard,
Adelphi, 1999
Un romanzo originale che, oltre a arricchire la galleria di
personaggi votati all’autodistruzione usciti dalla felice
penna di Bernhard, assurge anche a tributo di un
musicista incomparabile come Glenn Gould. L’incontro
con lui a Salisburgo e soprattutto l’ascolto delle note
variazioni Goldberg saranno per il pianista Wertheimer,
protagonista del romanzo, un vero e proprio “colpo
mortale”; dopo una lotta estenuante nel tentativo
di eguagliarlo, egli abbandona la carriera di pianista
consumando il resto della sua vita in studi filosofici
infruttuosi e nell’esercizio di un tirannico dominio sulla
sorella.
Perturbamento di Thomas Bernhard, Adelphi,
1999
Perturbamento racconta di un genitore (medico di
campagna) e del figlio (studente) che passano una
giornata insieme visitando pazienti e meditando sui
propri problemi di comunicazione e sulla difficile
situazione famigliare passata. Ma mano che il
testo prosegue si ha l’impressione di meditare sulle
bassezze e sulle miserie umane, fino ad arrivare a un
vero e proprio monologo - che occupa la parte centrale
del romanzo - ad opera di un personaggio un po’
pazzo, il principe di Sarau.
Correzione di Thomas Bernhard, Einaudi, 1995
Correzione, una delle opere più importanti dello scrittore
austriaco, ripercorre le vicende del suo protagonista,
Roithamer, figura basata su quella del filosofo Ludwig
Wittgenstein. In questo romanzo si è testimoni della
graduale disgregazione mentale di un uomo che
è continuamente spinto a correggere e raffinare le
proprie percezioni.
Un bambino di Thomas Bernhard, Adelphi, 1994
Il libro racconta la storia di Bernhard bambino: Thomas
cresce privo di padre, essendo il suo naturale una sorta
di impostore; la madre ama e teme, allo stesso tempo,
il piccolo, perché lo considera un ostacolo alla propria
libertà e alla realizzazione personale. Egli viene allora
affidato alle cure del nonno materno, una straordinaria
figura intellettuale, un romanziere che non riesce a
pubblicare i propri libri. Solitudine e desolazione sono le
sensazioni che aleggiano nelle pagine di questo libro in
cui l’autore compie una spietata analisi su se stesso e
sul mondo circostante.
Perdita di memoria: una trilogia per
Magazzini criminali: Genet a Tangeri ; Ritratto
dell’attore da giovane ; Vita immaginaria di
Paolo Uccello di Federico Tiezzi, Ubulibri, 1986
La bellezza della quiete amorosa di Federico
Tiezzi, L’obliquo, 1987
Norma di Vincenzo Bellini, con Daniela Dessì,
Fabio Armiliato, Kate Aldrich, regia di Federico
Tiezzi (DVD 2008)
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3. The pride
(6-8 novembre 2015)
di Alexi Kaye Campbell
con Luca Zingaretti
e con Valeria Milillo, Riccardo Bocci, Alex Cendron
regia Luca Zingaretti
The Pride è un testo costruito in modo magistrale attraverso l’alternanza di due storie distinte e separate che si
svolgono in periodi diversi: il 1958 e il 2008. In entrambe, i tre protagonisti condividono gli stessi nomi a sottolineare
che i personaggi di una storia sono le ombre dell’altra e che infine le azioni compiute negli anni passati ritornano nel
futuro. È il 1958: Philip è sposato con Sylvia, che sta lavorando alle illustrazioni dell’ultimo libro per bambini di Oliver.
C’è una strana vibrazione che scatta tra i due uomini quando si incontrano per la prima volta. Comincia tra loro un
gioco che li costringe a girare intorno a qualcosa che è impossibile affrontare esplicitamente.
È il 2008: stufo della sua imperscrutabile infedeltà, Philip, un photo-reporter, lascia Oliver, giornalista di talento con
cui ha una relazione da un anno e mezzo. Oliver si ritrova da solo ad annegare le sue pene nel whisky e nei giochi di
ruolo con uomini improbabili che cerca su Internet finché arruola Sylvia, che gli ha presentato Philip, per contrastare la
solitudine e cercare di capire grazie alla sua amicizia le ragioni del proprio comportamento.
L’autore: Alexi Kaye Campbell, premiato drammaturgo e sceneggiatore inglese,
è nato ad Atene da padre
greco e madre inglese. Dopo la laurea presso la Boston University in letteratura inglese e americana, Kaye Campbell
ha studiato recitazione presso l’Webber Douglas Academy of Dramatic Art di Londra. Si è imposto nel panorama
mondiale grazie a questo testo The Pride, sia per la potente scrittura evocativa che per le tematiche proposte: identità,
omosessualità, pregiudizio.
Il regista: Luca Zingaretti nasce a Roma nel 1961. La sua formazione avviene con la frequenza dell’Accademia
Nazionale d’Arte Drammatica. Inizia il lavoro di attore sul palcoscenico collaborando, tra gli altri, anche con Luca
Ronconi. Esordisce al cinema nel 1987 con Giuliano Montaldo che gli offre una parte ne Gli occhiali d’oro. É la
televisione a dargli il successo grazie all’interpretazione del celebre Commissario Montalbano, personaggio nato dalla
penna di Andrea Camilleri. Il 1999 è l’anno di debutto per la fortunata serie televisiva arrivata alla nona stagione nel
2013. Il teatro e il cinema negli anni saranno alternati alle riprese televisive. Proficue sono le collaborazioni con registri
quali Giordana, Luchetti, Martone, Soldini, Faenza, Avati al cinema e Maccarinelli, Branciaroli, Stein, Bertorelli a teatro.
Nel 2007 debutta come regista teatrale con lo spettacolo Passa una vela... spingendo la notte più in là.
In biblioteca puoi trovare:
Il comandante e la cicogna un film di Silvio Soldini, con Luca Zingaretti (DVD 2012)
Sanguepazzo un film di Marco Tullio Giordana, con Luca Zingaretti (DVD 2009)
Alla luce del sole un film di Roberto Faenza, con Luca Zingaretti (DVD 2005)
Perlasca un eroe italiano un film per la televisione di Alberto Negrin, con Luca Zingaretti (DVD 2004)
4. Ti regalo la mia morte, Veronika
(18-20 dicembre 2015)
di Federico Bellini e Antonio Latella
liberamente ispirato alla poetica del cinema fassbinderiano
con Monica Piseddu
e (in o.a.) Valentina Acca, Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano
Di Bella, Nicole Kehrberger, Candida Nieri, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa
regia Antonio Latella
Ti regalo la mia morte, Veronika si ispira all’opera
cinematografica di Rainer Werner Fassbinder, in
particolare alle creazioni che il regista bavarese ha
dedicato alla rappresentazione e all’analisi della
donna. Partendo dalla rievocazione della vicenda del
film Veronika Voss, durante lo spettacolo incontriamo
alcune tra le figure femminili protagoniste del cinema
di Fassbinder. Donne che, tutte insieme, costituiscono
idealmente un’unica opera, un lavoro in cui sguardo
cinematografico e biografia personale tendono a
coincidere
Entriamo nella mente di Veronika, diva sul viale
del tramonto e vittima della morfina somministrata
da medici senza scrupoli, dove i ricordi e i
personaggi rievocati diventano apparizioni in bianco
e nero, il nero come forma perfetta che fagocita gli
altri colori e il bianco della purezza ma anche del lutto.
Un viaggio in cui Veronika e le altre eroine del cinema
fassbinderiano regalano il proprio sacrificio al loro
ideatore, il regista, il medico ma anche il carnefice
Fassbinder, a sua volta, probabilmente, personaggio
del suo stesso dramma.
Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione
Il regista: Antonio Latella nasce a Castellammare
di Stabia nel 1967. Frequenta a Firenze La Bottega
Teatrale fondata da Vittorio Gassman e la Scuola del
Teatro Stabile di Torino. Dal 1986 inizia la professione
di attore recitando per Pagliaro, Di Marca, Ronconi,
Gassman, Castri, De Capitani, Syxty, Bruni, Piscitelli.
Nel 1998 debutta come regista teatrale arrivando in
pochi anni ad un importante lavoro sui testi di William
Shakespeare per il quale riceve il premio Ubu nel 2001.
Nel 2004 si assiste al suo debutto nella regia lirica
dell’opera Orfeo di Monteverdi. Gli anni successivi
lo vedono alle prese con testi importanti di Genet
e Pasolini, ma anche Beckett e Tennesse Williams.
Prima di Ti regalo la mia morte, Veronika Latella aveva
affrontato l’opera di Fassbinder con lo spettacolo Le
Lacrime Amare di Petra Von Kant.
In biblioteca puoi trovare:
amare di Petra Von Kant, Il matrimonio di Maria Braun,
Querelle de Brest e Berlin Alexanderplatz opera fiume
tratta dal romanzo di Alfred Döblin.
Rainer Werner Fassbinder di Davide Ferrario, Il
castoro, 2008
Veronika Voss un film di Reiner Werner
Fassbinder (DVD 2005)
Un giornalista sportivo conosce per caso una
misteriosa donna: la segue e scopre trattarsi di una ex
diva del cinema ai tempi del Terzo Reich. Ora la donna
però vive solo di ricordi ed è succube della morfina e di
una dottoressa senza scrupoli. Fu il penultimo film del
regista tedesco.
Lili Marleen un film di Reiner Werner Fassbinder
(DVD 2010)
Un giorno è un anno è una vita: Rainer
Werner Fassbinder: la biografia di Jürgen
Berlin Alexanderplatz un film di Reiner Werner
Prima biografia di una delle personalità più forti e
complesse del nuovo cinema tedesco. Autore prolifico
morto a soli trentasette anni dopo aver girato quasi
quaranta lungometraggi tra cinema e televisione in
quattordici anni di carriera; a lui si devono capolavori
come Attenzione alla puttana santa, Le lacrime
Martha un film di Reiner Werner Fassbinder
Trimborn, Il saggiatore, 2014
Fassbinder (DVD 2007)
(DVD 2005)
Lola un film di Reiner Werner Fassbinder
(DVD 2005)
5. Sarto per signora
(8-10 gennaio 2016)
di Georges Feydeau
con Emilio Solfrizzi
e con Anita Bartolucci, Barbara Bedrina, Fabrizio Contri,Cristiano Dessì, Lisa Galantini,
Simone Luglio, Elisabetta Mandalari,Giulia Weber
traduzione, adattamento teatrale e regia Valerio Binasco
Commedia tra le più divertenti e e famose di Georges Feydeau, rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1886,
racconta del “farfallone” dottor Moulineaux, che per nascondere, alla sua bella e giovane mogliettina Yvonne, una
scappatella con Susanna (moglie di un suo paziente, il signor Aubin), affitta un appartamento da un altro suo paziente, il
signor Bassinet. Questo alloggio era l’atelier di una sarta, così Moulineaux, per una serie di equivoci e per salvare la faccia
davanti alla moglie ed alla inviperita suocera, diventa un famoso sarto per signore. Così, fra clienti pretenziose e vecchie
amanti, la vita del dottore diventa sempre più complicata, ma per sua fortuna un finale a sorpresa gli dà la possibilità di
chiarire tutto e di riconciliarsi con la moglie. Una commedia brillante in grado di divertire e far sorridere il pubblico.
L’autore: Georges Feydeau (Parigi, 8 dicembre 1862 – Rueil, 5 giugno 1921) è stato un drammaturgo francese,
considerato, dopo Molière, uno dei più grandi autori della commedia francese. Divenne prestissimo autore e regista di
opere teatrali: all’età di sette anni, dopo aver assistito a una rappresentazione, scrisse la sua prima commedia, mentre
all’età di quattordici fondò con l’amico Louveau un circolo amatoriale per mettere in scena atti unici, monologhi e poemi.
La maggior parte delle sue opere sono costruite sul malinteso, sulla gelosia e sul tradimento tra marito e moglie,
situazioni che unite ad eventi assurdi scatenano vicissitudini comiche paradossali; vi è inoltre una meticolosa attenzione
alle figure secondarie, lo straniero che storpia la lingua, il personaggio che ha un difetto fisico, elementi che rendono
lo svolgimento della commedia ancora più brillante. Malgrado i successi ottenuti all’epoca, Feydeau ebbe sempre la
consapevolezza di essere disprezzato dai letterati del tempo, in particolar modo dall’Académie Française, in quanto
autore di un genere che non rispettava i canoni da essa richiesti. Ci ha lasciato un nutrito carnet di circa cinquanta opere,
non tutte complete, classificabili come commedie e vaudeville.
Il regista: Nato a Genova nel 1964, Valerio Binasco si diploma nella Scuola del Teatro Stabile di Genova. Preziose
le collaborazioni artistiche con Franco Branciaroli e con Carlo Cecchi. Nel 1997 riceve il premio Ubu come nuovo attore
dell’anno, a cui fanno seguito altri due premi ultimo per la regia di Giulietta e Romeo nella stagione 2011/2012. Attore
anche per il cinema è apparso in Noi credevamo e Il giovane favoloso di Martone, La bestia nel cuore della Comencini e
Un giorno perfetto di Ozpetek.
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In biblioteca puoi trovare:
Teatro di Georges Feydeau, Adelphi, 1970
Commedie di Georges Feydeau, Casini, 1966
Il teatro comico di Georges Feydeau: commedie, atti unici, monologhi di Georges Feydeau ; a cura
di Pasquale Calvino e Annamaria Martinolli, Editoria & Spettacolo, 2011
Il libro, oltre a presentare un’inedita raccolta di pièces e monologhi, contiene anche alcuni approfondimenti sullo
stile teatrale dell’autore e sui personaggi dei suoi testi: in particolare viene messa in evidenza la capacità dell’autore
di mettere a nudo i difetti della società del suo tempo, facendosi beffa della stessa borghesia che assisteva agli
spettacoli.
Agata e la tempesta un film di Silvio Soldini, con Emilio Solfrizzi (DVD 2004)
Matrimoni un film di Cristina Comencini, con Emilio Solfrizzi (DVD 2009)
6. Non ti pago
(22-24 gennaio 2016)
di Eduardo De Filippo
con Luca De Filippo, Carolina Rosi,
Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo
regia Luca De Filippo
Non ti pago di Eduardo De Filippo, Einaudi,
1970
Non ti pago è una commedia in tre atti scritta da
Edoardo de Filippo nel 1940; andata in scena per la
prima volta al teatro Quirino di Roma, è stata allestita
anche all’estero (Parigi e Buenos Aires). È stata
definita dalla critica teatrale “commedia del surreale
o del sogno”, poiché raggiunge i limiti della follia,
dal momento che è basata sull’ignoranza, sulle
superstizioni e credenze popolari. Il protagonista
Ferdinando Quagliuolo ha ereditato la gestione di
un “banco lotto” dopo la morte del padre; è anche
accanito giocatore in cerca di numeri vincenti, ma ha
sempre sfortuna. Un suo impiegato, Mario Bertolini, al
contrario colleziona vincite su vincite, suscitando una
feroce invidia nel suo datore di lavoro. Mario fa inoltre la
corte a Stella, figlia del suo superiore, con la complicità
della madre Concetta. Dopo una serie di vicissitudini
oniriche (i defunti che suggeriscono i numeri vincenti),
Ferdinando, preso dalla gelosia, ruba un biglietto
vincente a Mario. Ma grazie a Donna Concetta e a
preghiere ai defunti, il tutto si conclude nel migliore dei
modi: Bertolini ottiene dal suo titolare, il consenso di
prendere in moglie la figlia Stella, così la vincita rimane
in famiglia, dato che Don Ferdinando riconsegna al
Bertolini il biglietto come regalo di nozze.
L’autore: Celebre artista di teatro, commediografo e
drammaturgo, Eduardo De Filippo nasce il 24 maggio
del 1900 a Napoli. Forma nel 1940 una compagnia
teatrale, “I De Filippo” con i fratelli Peppino e Tina ;
già nel 1945 ottiene al San Carlo di Napoli un enorme
successo con la messa in scena delle commedie
Napoli milionaria, cui seguì l’anno successivo Filumena
Marturano, replicata per ben ottantacinque sere al
Teatro Eliseo di Roma. Con la fine della guerra iniziò
il periodo aureo di Eduardo che riempiva i teatri con i
suoi testi, da lui stesso interpretati e diretti, in cui ritraeva
la dolente, comica e variegata realtà napoletana. Il
teatro di Eduardo (tra i più grandi autori e interpreti di
questo secolo, non solo in Italia) elevò le vicende dei
personaggi dei “bassi” napoletani a emblemi della
vita stessa, con la sua carica di dolore e felicità, di
comicità e tragedia, facendo della farsa disincantata
il modo più adeguato per parlare dei guasti della vita
quotidiana e delle fatiche dell’anima. Nel 1974, durante
una rappresentazione teatrale, fu colto da un malore
improvviso, che lo costrinse per un po’ di tempo a
ritirarsi dalle scene. Nonostante l’età avanzata continuò
a lavorare instancabilmente (uno dei suoi ultimi lavori fu
la traduzione de La tempesta di Shakespeare); morì a
Roma nel 1984. Per i suoi alti meriti artistici e i contributi
alla cultura, fu nominato senatore a vita dal presidente
della repubblica Sandro Pertini. Fu anche candidato per
il Premio Nobel per la letteratura.
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Il regista: Luca De Filippo nasce a Roma nel 1948.
A soli sette anni esordisce sul palcoscenico diretto dal
padre Edoardo nella commedia Miseria e nobiltà
di Eduardo Scarpetta. Predestinato ad una ricca
carriera, segue le orme paterne recitando in molti
classici eduardiani. Negli anni dosa le partecipazioni
cinematografiche dopo il debutto ne I giovani tigri di
Antonio Leonviola nel 1968 fino al recente Venuto
al mondo di Sergio Castellitto. Nel 1981 fonda una
propria compagnia con la quale riprende tutto il
repertorio del padre e degli Scarpetta. Pirandello e
Molière, ma anche i contemporanei Vincenzo Cerami,
Harold Pinter, Samuel Beckett sono alcuni degli
autori affrontati negli anni. Dal 2003 sino al 2010, ha
un’importante collaborazione artistica con Francesco
Rosi che lo dirigerà in una trilogia eduardiana del primo
dopoguerra: Napoli Milionaria, Le Voci di Dentro e
Filumena Marturano con Lina Sastri nel ruolo della
protagonista. Nel 2010 riceve il premio De Sica come
miglior attore teatrale.
In biblioteca puoi trovare:
Teatro di Eduardo De Filippo, Mondadori, 2000
L’opera è suddivisa in tre volumi: Cantata dei giorni
pari, Cantata dei giorni dispari (due tomi). L’edizione,
curata da uno storico della lingua, Nicola De Blasi, e
da una storica del teatro, Paola Quarenghi, raccoglie in
tre volumi gran parte delle commedie di Eduardo, dagli
anni venti alle ultime scritte nella metà degli anni
Cinquanta. L’opera analizza sia il lavoro dell’autore
che quello dell’attore: il confronto, infatti, tra il testo a
stampa, i manoscritti e l’edizione televisiva delle opere
di De Filippo ha consentito di risolvere problemi di
datazione, di seguire l’evoluzione drammaturgica, di
testimoniare il continuo work in progress dalla scena al
testo dato alle stampe.
Le poesie di Eduardo De Filippo, Einaudi, 2004
Dopo aver scritto poesie in età giovanile, come fanno
la maggior parte degli adolescenti, Eduardo si accorge
che l’attività di comporre versi diviene strumento di
aiuto per la stesura delle sue opere teatrali. Come ebbe
l’autore stesso a dichiarare: Dopo aver scritto poesie
giovanili, come fanno più o meno tutti i ragazzi, questa
attività divenne per me un aiuto durante la stesura delle
mie opere teatrali. Mi succedeva, a volte, riscrivendo
una commedia, d’impuntarmi su una situazione da
sviluppare, in modo da poterla agganciare più avanti
a un’altra, e allora, messo da parte il copione, per non
alzarmi dal tavolino con un problema irrisolto, il che
avrebbe significato non aver più voglia di riprendere il
lavoro per chissà quanto tempo, mi mettevo davanti
un foglio bianco e buttavo giù versi che avessero
attinenza con l’argomento e i personaggi del lavoro
interrotto.
Eduardo: le indimenticabili opere del grande
Eduardo De Filippo in una originale versione
a fumetti, Elledi’91, 1998
7. Chi è di scena
(12-14 febbraio 2016)
scritto e diretto da Alessandro Benvenuti,
con Alessandro Benvenuti,
Paolo Cioni, Maria Vittoria Argenti
regia Carlo Cecchi
Lo spettacolo ha come protagonista uno stravagante e chiacchierato uomo di teatro scomparso dalle scene
improvvisamente e senza un plausibile motivo da cinque anni, che viene rintracciato per un caso fortuito da un giovane
fan. A lui, l’uomo decide di rilasciare un’intervista per spiegare le ragioni della sua scelta e svelare così il mistero che si è
creato intorno a questa.
L’autore: Alessandro Benvenuti, attore, commediografo e scrittore italiano, si forma nel cabaret degli anni Settanta;
insieme a Francesco Nuti e Athina Cenci ha creato il primo moderno trio comico toscano, i Giancattivi, conosciuti dal
grande pubblico grazie a programmi televisivi come Non Stop, e La Sberla. Dopo lo scioglimento dei Giancattivi, avvenuto
nel 1990, ha prodotto la trilogia “Gori” da cui sono stati tratti due film. Benvenuti in casa Gori e Ritorno a casa Gori che
hanno ottenuto successo su larga misura. Nel 2006 è stato nominato direttore artistico del Teatro Dante di Campi
Bisenzio; Benvenuti ha lavorato molto anche come attore in Soldati - 365 all’alba (1987) per la regia di Regia di Marco Risi,
a fianco di Claudio Amendola, Agostina Belli e Massimo Dapporto e Compagni di scuola, diretto da Carlo Verdone.
Anche in teatro Alessandro Benvenuti si è fatto onore: ha cominciato nel 1983 con Corto Maltese per poi proseguire la
sua attività di autore e attore lungo tutti questi anni.
Il regista: Carlo Cecchi, nato a Firenze il 25 febbraio 1939, inizia la carriera artistica con la Cooperativa Granteatro
fondata nel 1971. Gli esordi lo vedono ispiratore di un teatro di ricerca, volto a recuperare i classici del repertorio popolare
fusi con le novità del Living Theatre. Brecht, Majakovskij, Büchner, Molière, Pinter, Shakespeare, Beckett sono i suoi autori
preferiti oltre ai napoletani Petito, Scarpetta, De Filippo. Forte è stato il legame professionale con Elsa Morante che lo
segue nella sua ricerca letteraria da un autore all’altro. Altrettanto importante è stato il debutto cinematografico con Mario
Martone nel 1992 in Morte di un matematico napoletano a cui seguono negli anni tra i più convincenti: Io ballo da sola di
Bernardo Bertolucci, Appassionate di Tonino De Bernardi, Miele di Valeria Golino. A teatro si ricordano gli allestimenti tra
gli altri di Sei personaggi in cerca d’autore, Sogno di una notte di mezza estate; moltissime le interpretazioni da Finale di
partita di Samuel Beckett a Tartufo di Molière.
Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione
In biblioteca puoi trovare:
I miei più cari amici un film di Alessandro Benvenuti (DVD 2007)
Ritorno a casa Gori un film di Alessandro Benvenuti, con Alessandro Benvenuti, Sabrina Ferilli, Athina
Cenci, Alessandro Haber (DVD 2006)
Ivo il tardivo un film di Alessandro Benvenuti, con Francesca Neri (DVD 2006)
Zitti e mosca un film di Alessandro Benvenuti (DVD 2006)
Come due gocce d’acqua di Alessandro Benvenuti, Società editrice fiorentina, 2004
Fausto e Saraceno sono due tecnici di teatro (uno elettricista, l’altro macchinista) impegnati a montare la scena di
uno spettacolo (Aspettando Godot). Fausto e Saraceno sono esattamente il contrario di due gocce d’acqua: Fausto
è alto e parla poco, Saraceno è basso ed è logorroico, sempre alla ricerca di una battuta divertente. La giornata che
passeranno insieme sarà all’insegna della comicità e di un’inaspettata suspense.
Gino detto Smith e la panchina sensibile di Alessandro Benvenuti, Studio editoriale fiorentino, 2000
Io ballo da sola un film di Bernardo Bertolucci, con Carlo Cecchi (DVD 2000)
Miele un film di Valeria Golino, con Carlo Cecchi (DVD 2013)
8. Due donne che ballano
(19-21 febbraio 2016)
con Maria Paiato, Arianna Scommegna
regia Veronica Cruciani
L’incontro tra due donne - un’anziana e una giovane
insegnante che lavora per qualche ora da lei come
domestica - diventa, per entrambe, l’occasione di una
svolta inaspettata e catartica: in un microcosmo grigio
e solitario, composto da una vecchia credenza, una
libreria e qualche sedia, le due donne cominciano a
raccontare la propria vita: la donna anziana ha dietro
di sé un passato noioso e i figli la vedono come un
peso inutile; la giovane donna ha tragicamente perso il
proprio bambino e non sa farsi forza e continuare a
vivere. Le due donne si scontrano, ma si sostengono
a vicenda, si alleano senza mai smarrire la propria
identità. In fondo come si evince dal testo poetico che
sorride sui malesseri della nostra società, entrambe si
sentono fallite, abbandonate dai loro stessi familiari,
poco inclini a sperare in un futuro migliore.
L’autore: Considerato uno dei massimo autori del
teatro spagnolo e padre del teatro catalano, Joseph M.
Benet i Jornet ha influenzato molti giovani scrittori in
lingua catalana. Le sue opere teatrali sono state
tradotte, pubblicate e messe in scena in tutta
Europa, negli Stati Uniti e in molti Paesi dell’America
Latina. Ha scritto anche le prime serie televisive in
lingua catalana. Il suo teatro si caratterizza per la
riflessione sull’individuo e la società che lo circonda e
per l’analisi di tematiche più esistenziali.
La regista: Veronica Cruciani si diploma alla Scuola
d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Inizia il
lavoro di attrice con molti nomi del teatro italiano Arturo
Cirillo, Alfonso Santagata, Giorgio Barberio Corsetti,
Cristina Pezzoli, Sabrina Sinatti, Ruggero Cara e
internazionale Anton Milenin (allievo di Vassilev)
Alain Maratrat (attore di Peter Brook) e Martin Wuttke
(attore di Heiner Muller). Nel 2003 diretta da Arturo
Cirillo interpreta il monologo Le nozze di Antigone
scritto per lei da Ascanio Celestini. Nel 2004 fonda
la Compagnia Veronica Cruciani con la quale
allestisce molti spettacoli anche come regista.
Significativo è il suo impegno nel campo della
formazione teatrale attraverso laboratori rivolti ad
attori professionisti e non.
9. Casa di bambola
(4-6 marzo 2016)
di Henrik Ibsen
con Valentina Sperlì, Danilo Nigrelli, Roberto Valerio,
Massimo Grigò, Carlotta Viscovo
regia Roberto Valerio
Casa di bambola di Henrik Ibsen, BUR, 2007
Il testo teatrale inizia con l’avvicinarsi del Natale e per la prima volta Nora, la giovane moglie di Torvald Helmer, non
sarà costretta a fare economie perché nell’anno nuovo il marito comincerà un nuovo e più remunerativo lavoro. In
realtà la famiglia non è affatto povera ma appartiene alla media borghesia, la cui massima aspirazione è raggiungere
Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione
una posizione sociale ed economica benestante. Questo miraggio si traduce però in una vita fatta di ipocrisie, falsi
sorrisi e di un attaccamento spropositato al denaro e alla posizione. Proprio per continuare ad avere tutto questo Nora,
durante un periodo difficile a causa della malattia del marito, contrae un debito con un usuraio. Quando il marito, in
seguito a un avvicendarsi di eventi, lo scopre si mostra più preoccupato di salvare le apparenze e se stesso piuttosto
che di difendere e proteggere sua moglie. Nora comprende, allora, di essere stata una “bambola” per il marito: si
accorge che il suo matrimonio in realtà è stata una finzione che l’ha costretta a vivere in un mondo dominato dall’ansia
di affermazione. La conclusione vede Nora abbandonare marito e figli, improvvisamente consapevole di aver vissuto
per otto anni accanto ad uno “sconosciuto” che ha semplicemente sostituito la figura del padre (Con mio padre, una
pupattola; con te, una bambola grande).
L’autore: Autore drammatico e poeta norvegese, Henrik Ibsen è considerato il padre della drammaturgia
moderna, per aver portato nel teatro la dimensione più intima della borghesia ottocentesca, mettendone in risalto le
contraddizioni e il profondo maschilismo. Infatti dopo una prima serie di componimenti storici di ispirazione romana
e libertaria, Ibsen compone drammi la cui sostanza è il dissidio tra l’ideale e la realtà, in una continua polemica nei
confronti della società e delle sue ipocrisie. Una stupenda galleria di ritratti femminili (di cui fu in Italia interprete mirabile
Eleonora Duse) emerge da drammi come Casa di bambola (1879) e Spettri (1881), scritti in Italia durante un secondo
soggiorno durato dal 1879 al 1883, o come Rosmersholm (1886), La donna del mare (1889) ed Edda Gabler (1890). In essi
le protagoniste sono creature ora vittoriose, come Nora di Casa di bambola, che pure suscitò tanto scandalo dovunque
venisse rappresentata, tanto da portare in Germania al mutamento del finale preteso dall’attrice Niemann-Rabe (Se
Nora parte, io non recito), e che venne assunta a emblema del femminismo; ora sconfitte, come la suicida Edda Gabler.
Nel 1900 Ibsen venne colpito da una paralisi; muore a Cristiania, l’odierna Oslo, il 23 maggio 1906.
Il regista: Roberto Valerio si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico nel 1996. Nello stesso anno
esordisce sul palcoscenico diretto da Gabriele Lavia nello spettacolo Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello. Seguono
partecipazioni ad importanti spettacoli: Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, per la regia di Giancarlo
Cobelli, L’arte della commedia di Eduardo De Filippo con la regia di Luca De Filippo. Il debutto come regista teatrale
avviene nel 1999 con lo spettacolo Piagnistei di Steven Berkoff.
In biblioteca puoi trovare:
I capolavori di Henrik Ibsen, antologia critica e note di Lucio Chiavarelli, Newton & Compton, 2008
Il volume raccoglie I pilastri della societa, Casa di bambola, Spettri, Un nemico del popolo, La casa dei Rosmer, La
donna del mare, Edda Gabler, considerati dalla critica alcuni tra i capolavori dell’arte drammatica di Ibsen: l’autore ha,
infatti, anticipato temi quali l’angoscia esistenziale o il “male di vivere” che saranno caratteristici della prosa, poesia e
dell’arte drammatica novecentesca.
Spettri: Un nemico del popolo: L’anitra selvatica: Rosmersholm di Henrik Ibsen, introduzione di
Claudio Magris, Garzanti, 2006
Brand: poema drammatico in cinque atti di Henrik Ibsen, traduzione di Arnaldo Cervesato, BUR, 2005
Brand è considerato, insieme a Peer Gynt, il testo più alto e intenso di Ibsen. È la storia del prete Brand e del suo
tentativo di vivere secondo una perfetta virtù, cercando addirittura di “guarire la razza dai suoi vizi e dalle sue
imperfezioni”. Ne emerge il ritratto di un uomo-simbolo per capire l’angoscia e la crisi di coscienza dell’uomo
contemporaneo.
Ibsen. L’opera e la fortuna scenica di Roberto Alonge, Le lettere, 1995
Dopo lunghi anni di frequentazioni con l’autore e con il contesto circostante dello spettacolo tardo-ottocentesco,
Roberto Alonge consegna a questo saggio i termini fondamentali del caso Ibsen, spiegando la controversa fortuna
europea di cui il drammaturgo fu oggetto. In realtà, la sua opera venne apprezzata in tarda età (quando Ibsen aveva
circa 60 anni), un destino che lo accomuna ad un altro grande personaggio teatrale, Luigi Pirandello. L’attività di Ibsen,
pur essendo comprensibile a fondo solo se inquadrata nella società nordica e luterana di quel tempo, non cessa di
suscitare curiosità anche in tempi odierni; il merito va ascritto alla capacità dell’autore di “scandagliare” la psiche dei
suoi personaggi, ricercando “il lato oscuro” delle loro singole azioni.
Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione
10. Lo straniero
(1-3 aprile 2016)
reading tratto da L’etranger di Albert Camus
con Fabrizio Gifuni
suoni G.U.P Alcaro
ideazione e regia Roberta Lena
Lo straniero di Albert Camus, Bompiani, 1990
Il testo, considerato ormai un classico della letteratura,
si incentra sulla storia di Meursault, un uomo che vive
la sua vita nell’apatia e nella completa indifferenza.
Meursault non avverte la propria anima e si lascia
trascinare dal destino senza provare alcuno sconforto,
dolore, rabbia o paura. Il romanzo comincia con l’arrivo
di un telegramma che annuncia al protagonista la
morte della madre; Mersault parte da Algeri per recarsi
al funerale e, dopo le noiose formalità, seppellisce
la madre in una sorta di noncuranza. Sempre in una
sorta di totale indifferenza riallaccia i rapporti con
Marie Cardona, una ragazza conosciuta molto tempo
prima. Pochi giorni dopo, si reca fuori città su invito di
Raymond, il suo vicino di casa; sulla spiaggia i due
uomini incontrano due arabi che da tempo seguono
Raymond per vendicare una sua antica amante. Nella
lite che segue Raymond viene ferito; più tardi Mersault
ritrova uno dei due arabi e senza sapere il perché lo
uccide, attraverso una rivoltella che teneva in tasca.
In prigione il protagonista subisce un processo per il
reato commesso, ma non mostra nessun segno di
pentimento o rimorso, nonostante anche l’avvocato
difensore cerchi di farlo ragionare sulla tragedia di
quello che è accaduto e sulla sua posizione. Meursault
verrà quindi condannato a morte; nel finale del libro
rifiuterà anche le visite del prete e il perdono di Dio.
L’autore: Albert Camus, scrittore francese nato
ad Algeri nel 1913, ha vinto il premio Nobel per la
Letteratura nel 1957. Il suo pensiero è difficilmente
catalogabile in una specifica corrente letteraria,
anche se alcuni critici considerano Camus uno dei
padri dell’esistenzialismo, accanto a Jean Paul Sartre
(malgrado i forti elementi di contrasto politico che
i due autori ebbero). Le sue opere sono incentrate
sullo studio dell’animo umano, in particolare
sull’”irrazionalità” e sull’”assurdo” come parametri che
muovono il mondo, generando sofferenze inutili (ad
esempio il ricorso alla guerra per appianare conflitti
tra esseri umani). Tra i suoi scritti più famosi vengono
annoverati Lo straniero (1942) e La peste (1947),
venduto in oltre 160mila copie nei primi due anni e
premiato con il Prix de la Critique. Lo scrittore muore in
un incidente stradale nel 1960 a Villeblevin, nel Nord
della Francia.
La regista: Roberta Lena, attrice e regista
teatrale è nata a Bologna. Formatasi presso il Centro
Sperimentale di Cinematografia di Roma e la Civica
Scuola d’Arte Drammatica Piccolo Teatro di Milano,
dopo gli esordi nel teatro sperimentale, partecipa a
molti film di autori importanti: Tornatore, Bellocchio,
Giordana, Chiesa, Virzì, Soldini. Impegnata anche
come attrice teatrale dal 1992 è anche regista di molti
spettacoli nei quali ha diretto attori come Filippo Timi,
Chiara Caselli, Toni Servillo, Donatella Finocchiaro.
Da quest’anno è direttrice a Chieri di AREA Festival
Internazionale dei beni comuni.
In biblioteca puoi trovare:
Il mito di Sisifo. Saggio sull’assurdo di Albert
Camus, Bompiani, 2014
Il saggio, pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1942
dalle edizioni Gallimard, viene tradotto e pubblicato
in Italia nel 1947 grazie alla casa editrice Bompiani; si
tratta di un’opera di grande valore, dove Camus nega
qualsiasi valenza trascendentale all’esistenza umana
e riconosce come assurda la vita. È quindi una presa
di coscienza del sentimento dell’assurdo, anche
attraverso alcune figure chiave della filosofia e della
letteratura.
La peste di Albert Camus, Bompiani, 2012
Il testo è costruito come una tragedia in cinque atti:
l’azione si situa nell’aprile 194 a Orano in Algeria - una
“città chiusa che volge le spalle al mare”; qui scoppia
un’epidemia inesorabile e tremenda che miete molte
vittime. L’opera appena pubblicata riscosse un
notevole successo, fino a divenire oggi un romanzo
di indubbia attualità per la sua capacità di descrivere il
male che affligge le società.
L’uomo in rivolta di Albert Camus, Bompiani,
2005
Tutto il teatro di Albert Camus, Bompiani, 1997
Gadda e Pasolini: antibiografia di una
nazione di Fabrizio Gifuni e Giuseppe
Bertolucci, Minimum Fax, 2005
11. Il bugiardo
(15-17 aprile 2016)
con Geppy Gleijeses, Marianella Bargilli,
e la partecipazione di Andrea Giordana
con Lorenzo Gleijeses, Mauro Gioia,
e con Valeria Contadino, Luchino Giordana, Luciano D’Amico
regia Alfredo Arias
Il bugiardo di Carlo Goldoni, Marsilio, 1994
La commedia, portata sulla scena la prima volta a Mantova nel 1750, riprende e sviluppa un tema già presentato
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sotto lo stesso titolo dal francese Pierre Corneille (1606-1684), che l’aveva a sua volta imitato dal teatro spagnolo. La
commedia è ambientata a Venezia, in un caratteristico campiello che si affaccia sul Canal Grande: il bugiardo è Lelio
Bisognosi, figlio del facoltoso mercante veneziano Pantalone. Allevato a Napoli da uno zio, è un giovane di bell’aspetto,
ma un po’ fatuo e leggero, e sempre a corto di quattrini perché ama la vita allegra e spensierata; in compenso è ricco
di espedienti e la sua fantasia è un’inesauribile miniera di bugie, o meglio di “spiritose invenzioni”, come egli stesso
ama definire le sue trovate. Appena giunto da Napoli, prende alloggio in una locanda e, prima ancora di recarsi alla
propria casa a cercare il padre, del quale non ricorda neppure l’aspetto, si interessa di due dame che ha intravisto su un
terrazzino: sono Rosaura e Beatrice, figlie del medico bolognese Balanzoni, e la vispa Colombina è la loro cameriera.
Compaiono poi nella commedia altri personaggi come Ottavio, cavaliere padovano amico di Lelio e innamorato di
Beatrice, Florindo, praticante di medicina col dottor Balanzoni e segretamente innamorato di Rosaura, Arlecchino, servo
di Lelio. In un simpatico intreccio vengono scoperte e smascherate in pubblico tutte le bugie di Lelio che si dice “pentito”,
chiede perdono e promette di “non dire mai più bugie”.
L’autore: Carlo Goldoni nacque a Venezia il 25 febbraio 1707 da Margherita Salvioni e da Giulio, medico di
professione; una famiglia benestante, in cui la passione per il teatro risaliva al nonno paterno, che era solito organizzare
recite nella propria villa di campagna. E furono proprio alcuni “domestici” spettacoli di marionette ad accendere nel
fanciullo il primo entusiasmo per le rappresentazioni sceniche. A dodici anni aveva già letto diversi autori comici e
composto una commediola. Tuttavia, la prima grande svolta della carriera goldoniana fu l’incontro con uno dei più famosi
capocomici del tempo, Girolamo Medebach, che gli offrì di lavorare per il teatro veneziano di Sant’Angelo. Tra il 1748 e
il 1749, Goldoni scrisse sedici commedie nuove, suscitando sia l’interesse sia la disapprovazione dei contemporanei.
Molte le novità apportate al canonico spettacolo teatrale, come ad esempio l’abolizione delle maschere e il delinearsi del
carattere dei personaggi lungo lo svolgersi della trama. Muore, ormai anziano, dopo aver composto i suoi Mémoires, nel
febbraio del 1793. La fortuna di Carlo Goldoni è, comunque, viva da oltre due secoli sia tra gli studiosi di letteratura sia tra
gli uomini di teatro.
Il regista:
Alfredo Arias nasce nel 1944 nella periferia di Buenos Aires. Dopo i corsi di teatro presso l’Alliance française
fonda con alcuni amici artisti la compagnia TSE con la quale debutta con Dracula. In seguito alle prime avvisaglie
di repressione della dittatura militare argentina sceglie la via dell’esilio e si trasferisce a Parigi nel 1969. In pochi anni
col gruppo teatrale TSE e come direttore del teatro d’Aubervilliers poi, conosce la notorietà con la reinvenzione della
scena che mescola umorismo e music hall. Successivamente si distingue per la creazione di un nuovo linguaggio
mescolando danza, musica e poesia in spettacoli allestiti a Parigi per i quali ottiene molti riconoscimenti ai premi Molière.
Si cimenta anche con l’opera lirica mettendo in scena molte opere tra le quali: Carmen, Il barbiere di Siviglia, I racconti di
Hoffmann. La sua creatività spazia inoltre verso il cinema e la televisione: Fuegos è il suo debutto al cinema con Vittorio
Mezzogiorno. É stato nominato Commandeur des Arts et des Lettres per il suo contributo all’arte drammatica.
In biblioteca puoi trovare:
Tutte le opere di Carlo Goldoni, a cura di Giuseppe Ortolani, Mondadori, 1959-1973
Sono quattordici i volumi che rappresentano il tentativo di mettere ordine nella
vastissima produzione teatrale e non di Carlo Goldoni. Una meritoria fatica iniziata nei
primi del Novecento da Giuseppe Ortolani, critico letterario e fine studioso del
drammaturgo, a cui seguirà una successiva edizione delle opere nazionali, pubblicata
da Marsilio.
Memorie di Carlo Goldoni, prefazione e traduzione di Eugenio Levi, Einaudi,
1967
Carlo Goldoni, nei suoi Mémoires, ci lascia un’immagine di sé sorridente e pacata.
Ma dietro questa immagine bonaria si nascondono in realtà un temperamento
inquieto e malinconico e un uomo determinato e di saldi principi (Ero alla corte, ma
non ero cortigiano, scrive nei Mémoires, III XII ). Uomo pratico ed esperto, Goldoni non
sottovalutava mai le esigenze di impresari, pubblico e attori, adattando di volta in volta
i propri testi. Fu in grado di riformare il teatro, sostituendo alle maschere (caratteristiche
della Commedia d’Arte) personaggi veri che avessero una qualche attinenza con la vita
quotidiana.
La vita e il teatro di Carlo Goldoni di Siro Ferrone, Marsilio, 2011
Siro Ferrone, professore di Storia del teatro e dello spettacolo all’Università di Firenze,
ripercorre in questo suo saggio la formazione del teatro di Carlo Goldoni, tenendo conto
della più recente critica che ha messo in evidenza la capacità del drammaturgo di andare
incontro alle esigenze e ai gusti del pubblico. Questo spiega il consumo spettacolare
del teatro goldoniano sulle scene italiane per oltre due secoli; Ferrone traccia inoltre
un esaustivo bilancio delle interpretazioni critiche e registiche del teatro di Goldoni
dall’Ottocento ai giorni nostri, fino a Visconti e Strehler.
Ogni mercoledì pomeriggio sarà possibile
acquistare i biglietti per gli spettacoli
del Teatro Manzoni nell’Atrio d’ingresso
della biblioteca.
Biblioteca San Giorgio
Via SandroPertini
51100 Pistoia
Tel 0573 371600
Fax 0573 371601
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