LA VITA ETERNA - E se la fede avesse ragione?

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Anno B
3 aprile
AFFIDAMENTO A MARIA - Ave Maria
Rit. Ave Maria, Ave. Ave Maria, Ave.
Donna dell’attesa e madre di speranza
Ora pro nobis.
Donna del sorriso e madre del silenzio
Ora pro nobis.
Donna di frontiera e madre dell’ardore
Ora pro nobis.
Donna del riposo e madre del sentiero
Ora pro nobis.
Rit.
Donna del deserto e madre del respiro
Ora pro nobis.
Donna della sera e madre del ricordo
Ora pro nobis.
Donna del presente e madre del ritorno
Ora pro nobis.
Donna della terra e madre dell’amore
Ora pro nobis.
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LA VITA
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3 aprile 2014
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E SE LA FEDE AVESSE RAGIONE?
Materiali per la preghiera e
la catechesi
3 aprile
ACCOGLIENZA
Monizione:
Vengono portati all’altare uno specchio ed una icona di Gesù: Paradiso ed
Inferno sono la verità sui noi stessi, la verità su Dio. Vedremo il Signore faccia a faccia, saremo visti in volto per quello che siamo. Amati per l’eternità
oppure tristemente lontani da quell’Amore per sempre.
3 aprile
Dal vangelo secondo Giovanni: 14, 1-6
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro
cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del
Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. lo vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò
e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo
dove io vado, voi conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo
conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Lettori:
INTERCESSIONI E RITORNELLO CANTATO
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi dànno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.
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E SE LA FEDE AVESSE RAGIONE?
RIT. Laudate Dominum, Laudate Dominum, omnes gentes alleluia (bis)
PADRE NOSTRO
ORAZIONE CONCLUSIVA
Preghiamo
Dio onnipotente, la forza del sacramento pasquale continui a operare nella
nostra vita e ci conduca a vivere l’eterna gioia della tua presenza donandoci
la forza di resistere al male.
Per Cristo nostro Signore.
BENEDIZIONE EUCARISTICA
ACCLAMAZIONE (Rit. Laudate Dominum)
E SE LA FEDE AVESSE RAGIONE?
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3 aprile
ADORAZIONE CONCLUSIVA
CANTO DI ESPOSIZIONE
Ho incontrato te Gesù
e ogni cosa in me è cambiata
tutta la mia vita ora ti appartiene
tutto il mio passato io lo affido a te
Gesù Re di gloria mio Signor.
Tutto in te riposa,
la mia mente il mio cuore
trovo pace in te Signor, tu mi dai la gioia
voglio stare insieme a te, non lasciarti mai
Gesù Re di gloria mio Signor.
Dal tuo amore chi mi separerà
sulla croce hai dato la vita per me
una corona di gloria mi darai
quando un giorno ti vedrò.
Tutto in te riposa,
la mia mente il mio cuore
trovo pace in te Signor, tu mi dai la gioia
voglio stare insieme a te,
non lasciarti mai
Gesù Re di gloria mio Signor.
Dal tuo amore chi mi separerà
sulla croce hai dato la vita per me
una corona di gloria mi darai
quando un giorno ti vedrò.
3 aprile
Preghiamo.
Dio di eterna misericordia, ravviva la fede del tuo popolo, accresci in noi
la grazia che ci hai dato, perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza del Battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo che è
Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli
dei secoli.
CANTO di invocazione allo Spirito Santo
Spirito di Dio scendi su di noi (2 v.).
Fondici, plasmaci, riempici, usaci.
Spirito di Dio scendi su di noi (2 v.).
Rendici docili umili semplici.
Spirito di Dio scendi su di noi (2 v.).
Tu, che discendesti sulla prima Chiesa.
Spirito di Dio scendi su di noi (2 v.).
Guidaci, Spirito, salvaci, formaci!
Spirito di Dio scendi su di noi (2 v.).
Suscita vergini, donaci apostoli!
Spirito di Dio scendi su di noi (2 v.).
Libera i poveri, dà pace ai popoli.
MONIZIONE DEL MINISTRO
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E SE LA FEDE AVESSE RAGIONE?
E SE LA FEDE AVESSE RAGIONE?
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3 aprile
SIMBOLO DEGLI APOSTOLI
3 aprile
SPAZIO PER APPUNTI...
Io credo in Dio, Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra.
E in Gesù Cristo, suo unico Figlio,
nostro Signore,
il quale fu concepito di Spirito Santo,
nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi;
il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo,
siede alla destra di Dio Padre onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna.
Amen.
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E SE LA FEDE AVESSE RAGIONE?
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e i suoi servi lo adoreranno; vedranno la sua faccia
e porteranno il suo nome sulla fronte.
Non vi sarà più notte
e non avranno bisogno di luce di lampada
né di luce di sole,
perché il Signore Dio li illuminerà
e regneranno nei secoli dei secoli» (Apocalisse 22,3-5).
«VIENI, SIGNORE GESÙ»
«Maranà tha: vieni, o Signore!» (1Corinzi 16,22Apocalisse 22,20): è l’invocazione, in lingua aramaica – la lingua di Gesù –, dei primi cristiani. Nasce dal
cuore di chi è consapevole che la storia è in cammino verso un futuro di pienezza: l’incontro definitivo dell’umanità con il suo Signore.
«O Cristo, stella radiosa del mattino, incarnazione dell’infinito amore, salvezza
sempre invocata e sempre attesa, tutta la Chiesa ora ti grida come la sposa
pronta per le nozze: vieni Signore Gesù, unica speranza del mondo».
6. PER PREGARE: NOI TI LODIAMO DIO!
Noi ti lodiamo, o Dio, concedici l’eternità per poter annunziare la tua gloria.
O eterno e semplicissimo Signore, la storia intera non ha ancora finito di ripetere l’unico Nome che non riesce a contenere. Sullo slancio dell’eternità, gli
angeli hanno cominciato a dire: Santo, Santo, Santo, Signore che sei oltre ogni
universo. I cieli e la terra traboccano delle tue meraviglie. Ti acclama il coro
degli apostoli e la candida schiera dei martiri; le voci dei profeti si uniscono alla
tua lode; la santa Chiesa proclama la tua magnificenza; ma tutti insieme non
sono giunti a ripetere la vastità incandescente del Nome rivelato. Tu sei colui
che è Padre dell’Unico Figlio nello Spirito Santo.
O Cristo, solo in te dimora la Gloria, nella carne che hai preso dalla Vergine
Madre. Vincitore d’ogni limite, tu hai aperto ai credenti il Regno dei cieli. Tu
che siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre, sei la nostra Parola, o parola
di Dio. In te comprendiamo ciò che è prima e dopo il nostro spazio mortale,
quello spazio in cui ti sei incarnato per colmarlo di ogni pienezza. Soccorri i tuoi
figli, Signore, perché sappiano raggiungere l’immensità del Nome. Facci partecipi della Gloria nell’assemblea dei santi. Rendi eloquente il tuo popolo, Signore, perché ogni giorno ti benedica e ti lodi per sempre.
Degnati oggi, Signore, di redimerci dal nostro peccato. Sia sempre con noi la
tua rivelazione, perché in te speriamo. Pietà di noi, Signore, pietà di noi. Tu sei
la nostra risorsa; non saremo confusi in eterno. Amen.
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Catechesi
La vita eterna
Dal CATECHISMO DEI GIOVANI, Io ho scelto voi, cap. VI
1. IL CIELO FIORISCE GIÀ SU QUESTA TERRA
Dio ci ha rivelato in Gesù un grandioso progetto di vita. Con il dono del suo Spirito ci ha offerto la forza per realizzarlo. Se ci lasciamo guidare dallo Spirito di Dio,
abbiamo già la capacità di vivere come suoi figli. Scopriremo fin d’ora le vie della
vita e della pace: «I desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace» (Romani
8,6). Gusteremo nella nostra giornata terrena, i frutti di questo Spirito: «amore,
gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di
sé» (Galati 5,22). Vedremo la nostra vita assomigliare sempre più a quella di Cristo, il nostro cuore assumere i suoi stessi sentimenti (Filippesi 2,5). Saremo già
creature nuove.
Il rischio più grave è che ci sia in noi l’atteggiamento del “già visto”: credere
d’aver già conosciuto Gesù, d’aver già provato che cosa voglia dire accoglierlo.
C’è un tempo dell’anno liturgico in cui la Chiesa ci invita ad educarci all’attesa e
all’accoglienza. È il tempo d’Avvento e di Natale, in cui si celebra la venuta del
Signore nel passato e ci si apre all’attesa della sua venuta futura e finale. Ciò che
abbiamo conosciuto di lui è così poco, che ogni nuovo incontro, ogni nuova
venuta sarà una sorpresa, come scoprirlo nuovamente; sempre, per tutta la vita.
Fino al giorno in cui lo vedremo faccia a faccia.
Il cielo, che speriamo come luogo della nostra realizzazione piena, è cominciato a
fiorire su questa terra. Certo, questa assoluta novità di vita noi la sperimentiamo
nei limiti di una storia ancora carica di debolezze, esposta al dolore e alla morte,
sotto l’influenza del peccato e delle sue disastrose conseguenze personali e sociali. Il peso di questi condizionamenti potrà a volte crearci momenti di oscurità e
di difficoltà, ma non dovrà farci disperare. Nella luminosità della fede, abbiamo la
certezza di costruire, già dentro questo mondo opaco e passeggero, qualcosa che
durerà per sempre. Ogni passo mosso su questo cammino non sarà l’ultimo. Ogni
realizzazione resterà aperta ad altri esperimenti e tentativi. [tratti però di quello
che sarà l’esito definitivo della nostra vita si vanno già delineando attraverso le
nostre scelte di oggi: «Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di
Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel
corpo, sia in bene che in male» (2Corinzi 5,10).
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Alla libertà umana è misteriosamente possibile anche rifiutarsi al grandioso
progetto di Dio, per vivere i propri miopi e vani progetti. È possibile chiudersi alla
potenza divina dello Spirito, per affidarsi orgogliosamente alle proprie capacità
deboli e limitate. il peccato radicale di costruirei la vita da soli, chiudendoci a Dio
e agli altri, di edificarla con le nostre mani, senza la forza dell’amore che viene da
Dio e dai fratelli, ci espone al pericolo della morte. Le scelte di peccato rendono
vana già da ora la possibilità di una vita piena e gioiosa. Al di là di una maschera
superficiale, emerge l’egoismo, la divisione, l’ingiustizia, la schiavitù interiore,
l’ombra della solitudine estrema.
Possiamo già accorgerci che non aprirsi all’amore è votare la nostra esistenza a
una morte, che può alla fine diventare eterna. «Chi non rimane in me – dice il
Signore – viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo
gettano nel fuoco e lo bruciano» (Giovanni 15,6). Alla fine della vita l’incontro
con il Signore svelerà a ciascuno la verità sulla propria vita: sarà il giudizio su
come avremo amato lui e i fratelli (Matteo 25,31-46).
La speranza di vita manifestatasi in Gesù e aperta dal dono dello Spirito ha reso il
nostro tempo e le nostre decisioni cariche di possibilità e di conseguenze eterne.
2. IN GESÙ CRISTO IL SENSO DELLA VITA E DELLA STORIA
È Gesù il senso ultimo della storia. Verso la sua persona e il suo avvento alla fine
dei tempi va orientata la vita di ogni uomo: su di lui occorre confrontarsi nelle
scelte di ogni giorno.
«Uniti a Cristo nella Chiesa e segnati dal sigillo dello Spirito Santo “che è caparra
della nostra eredità” ( Efesini 1,14 ), con verità siamo chiamati, e lo siamo, figli di
Dio, ma non siamo ancora apparsi con Cristo nella gloria, nella quale saremo
simili a Dio, perché lo vedremo qual è. Pertanto, “finché abitiamo in questo
corpo siamo esuli lontani dal Signore” ( 2Corinzi 5,6 ) e avendo le primizie dello
Spirito, gemiamo dentro di noi e bramiamo di essere con Cristo. Dalla stessa
carità siamo spronati a vivere più intensamente per lui, che per noi è morto e
risuscitato. E per questo ci sforziamo di essere in tutto graditi al Signore e indossiamo l’armatura di Dio per potere star saldi contro gli agguati del diavolo e tener fronte nel giorno cattivo. Siccome poi non conosciamo né il giorno né l’ora,
bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito
l’unico corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto
nuziale ed essere annoverati fra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e
pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove “ci sarà pianto e
stridore di denti” ( Matteo 22,23 ). Prima infatti di regnare con Cristo glorioso,
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passato beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Prima di stendere le braccia sulla croce, in segno di perenne alleanza fra il cielo e
la terra, si è offerto al Padre e ha reso lode al suo amore perenne e invincibile:
«Tu (Padre) mi hai amato prima della creazione del mondo» (Giovanni 17,24).
Risuscitato da morte, Gesù ci ha fatto partecipi del suo dono più grande, lo Spirito Santo, e così l’Amore in persona nel quale il Padre e il Figlio sono legati
dall’eternità viene comunicato alla Chiesa e il regno di Dio comincia a germinare lungo i solchi di un mondo rinnovato.
Un mistero così sfolgorante di luce attrae e concentra l’attenzione stupita del
credente: davvero «Dio è amore», solo amore (1Giovanni 4,816). Il Padre è la
sovrabbondante gratuità dell’amore che genera vita,. Il Figlio è la totale gratitudine dell’amore che raccoglie e ricambia. L’intima realtà di Dio non consiste nel
possedere e nell’essere posseduti, ma nel limpido dono di sé reciprocamente
offerto e ricevuto. Ogni persona divina vive per l’altra, ed è se stessa proprio
perché si apre e si dà. Lo Spirito è lo stesso amore donato dal Padre, accolto e
ridonato dal Figlio; uscendo completamente da se stessi, il Padre e il Figlio si
incontrano nello Spirito e attraverso di lui si aprono alla storia.
“Trinità” è il termine usato dalla Chiesa fin dai primi secoli per dire questa verità della fede cristiana. Con questa parola si vuole affermare che noi crediamo
in un solo Dio (monoteismo), ma non in un Dio solitario. Il Padre e il Figlio e lo
Spirito costituiscono la comunione piena e beata di tre persone uguali, distinte,
unite: uguali, senza differenze e senza subordinazioni; distinte, ma non separate e distanti; fuse nell’amore al punto di formare una sola “natura” divina,
perfettamente una e indivisa, ma non confusa, anonima e indeterminata.
Sorgente e mèta del peregrinare della storia, la Santa Trinità è anche il modello
dal quale la Chiesa, sostenuta dallo Spirito, si fa continuamente plasmare per
essere ogni giorno di più immagine trasparente dell’unità del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo. È questa immagine che essa realizza come comunità viva
di persone pienamente uguali nella dignità del comune Battesimo, originali
nella loro irripetibile identità, unite nel vivere con «un solo cuore e un’anima
sola» (Atti 4,32), in cammino verso un giorno senza tramonto, quando l’amore
della Trinità sarà «tutto in tutti» (1Corinzi 15,28).
Mentre muoviamo i nostri passi dentro la frammentarietà e il velo della storia
umana, non dimentichiamo mai di rivolgere lo sguardo e l’attesa al futuro pieno che ci è aperto, alla città celeste dove cresce l’albero della vera vita:
«Il trono di Dio e dell’Agnello sarà in mezzo a lei
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to, e ciò che fu seminato nella debolezza e nella corruzione rivestirà l’incorruzione; e restando la carità con i suoi frutti, sarà liberata della schiavitù della
vanità tutta quella realtà che Dio ha creato appunto per l’uomo... Qui sulla terra il Regno è già presente, in mistero; ma con la venuta dal Signore, giungerà a
perfezione». (Gaudium et spes, 39)
noi tutti compariremo “davanti al tribunale di Cristo, perché ciascuno ritrovi ciò
che avrà fatto quando era nel suo corpo, sia in bene che in male” ( 2Corinzi
5,10 ), e alla fine del mondo “ne usciranno, chi ha operato il bene a risurrezione di vita, e chi ha operato il male a risurrezione di condanna” ( Giovanni
5,29 )». (Lumen gentium, 48).
5. IL COMPIMENTO NELL'AMORE DI DIO
3. PARADISO, PURGATORIO, INFERNO,
Non conosciamo quando verrà l’ultima sera della storia e non sappiamo il modo in cui verrà trasformato l’universo, ma la risurrezione di Gesù ci assicura che
la mèta ultima del nostro cammino non è l’abisso spento del nulla, e l’amore di
Dio datoci in dono è la garanzia della gioia perfetta che ci attende alla festa
senza fine dei cieli nuovi e della nuova terra. Solo allora vedremo Dio come egli
è (1Giovanni 3,2), ma. già ora abbiamo, nella fede, un’invincibile certezza: il
segreto più intimo della sua vita è l’amore e il nome grande e sublime che Gesù
ci ha comunicato di lui è «Padre e Figlio e Spirito Santo» (Matteo 28,19).
Il paradiso e l’inferno, il compimento ultimo e la perdizione definitiva dell’esistenza umana: sono realtà che toccano da vicino la nostra vita. Per questo talvolta la fantasia si è accesa nel tentativo di dare colori precisi à questi ultimi
quadri della vita. Di essi però non abbiamo esperienza diretta e quindi ci vengono a mancare le parole adatte a descriverli. Dobbiamo ricorrere al linguaggio
dei simboli, usati con varietà e ricchezza dalla parola di Dio. Vogliamo ricordare
almeno alcuni dei simboli e delle espressioni più significative.
Di fronte alla luminosa profondità di questo mistero, non si dà atteggiamento
più rispettoso del silenzio adorante della fede. Ma, pur nell’umile consapevolezza della nostra povertà, dobbiamo ricordare che «noi non abbiamo ricevuto
lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha
donato» (1Corinzi 2,2). Perciò, grazie alla luce dello Spirito che ci spalanca l’orizzonte sul mondo di Dio, osiamo balbettare qualche sillaba della verità più alta
e più santa che ci sia stata rivelata.
Al principio di tutto c’è il Padre, sorgente eternamente giovane della vita. Egli
ha dato origine all’universo per effondere il suo amore su tutte le creature. E,
quando l’uomo ha rifiutato la sua amicizia, ha tanto amato il mondo da
mandare a noi il Figlio, ce lo ha consegnato sulla croce e lo ha risuscitato per la
nostra salvezza. Ma Dio Padre non è amore solo a partire dalla creazione del
mondo; alla scuola di Gesù e della sua parola, abbiamo imparato che egli è
amore per se stesso, da sempre. Egli non si ripiega su di sé, ma, nell’apertura
più totale e con gratuità feconda, genera il Figlio, l’eterno amato. Per questo il
suo nome è “Padre”, perché inizio assoluto di un amore che non trattiene la
sovrabbondante ricchezza del suo essere, ma ne fa dono radicale e irrevocabile
al Figlio diletto.
Questo Figlio diletto si è fatto uomo per la nostra salvezza. Nato da Maria e
battezzato nello Spirito al Giordano, Gesù nei giorni della sua vita mortale è
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Il banchetto nuziale che Dio ci prepara ( Matteo 22,1-14 ). Il banchetto evoca
l’idea della festa e della comunione. amichevole tra gli uomini che insieme gustano la bellezza delle cose. Le nozze richiamano l’incontro di un amore che si fa
pieno e gioioso. La visione di Dio faccia a faccia ( 1Corinzi 3,12 ). È come giungere a vedere una persona che ci ha sempre amati e che sempre abbiamo atteso di incontrare. Sarà uno sguardo che farà vibrare tutto il nostro essere sui
toni dell’amore e ci donerà la pienezza della pace.
La «vita eterna» ( Giovanni 10,28 ). Abbiamo esperienza di una vita povera,
minacciata, fragile. Non si tratta di pensare questo tipo di vita, prolungato
all’infinito. L’eternità è caratteristica propria di Dio. La nostra vita sarà colmata
dalla sua pienezza e dalla sua perfezione.
La «vittoria» ( Apocalisse 3,5 ). L’esistenza attuale è come una competizione,
una lotta, una prova. Chi rimarrà fedele, ne uscirà vincitore. Dio allora ci svelerà veramente chi siamo, ci darà un voltò nuovo ed un nome definitivo.
«Un nuovo cielo e una nuova terra» ( Apocalisse 21,1 ). Tutto il male sarà per
sempre sconfitto. Avverrà la riconciliazione piena tra Dio e gli uomini, degli
uomini tra loro, dell’umanità con il mondo trasfigurato. Sarà la pace vera e
totale.
Non sempre il tempo della vita basta a farci raggiungere una sintonia piena con
il Signore. La bontà di Dio ci dona allora un altro spazio di purificazione, il purgatorio, fino a prepararci alla perfetta comunione del cielo.
L’inferno è la massima infelicità per l’uomo. Anche in questo caso la Bibbia si
esprime con immagini.
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Il «fuoco eterno» (Matteo 25,41) esprime con realismo la condizione di dolore
e distruzione in cui giace l’uomo per sempre lontano da Dio.
Il «pianto e stridore di denti» (Matteo 8,12), oltre che il dolore, evoca lo stato
di rabbia e di impotenza per la felicità definitivamente perduta.
Le «tenebre esteriori» ( Matteo 22,13) fanno pensare al cuore umano che
cerca, nel suo intimo, la luce di Dio e la casa del Padre ed invece ne rimane per
sempre escluso, prigioniero del mondo solitario che con il suo egoismo
peccaminoso si è creato.
La «seconda morte» (Apocalisse 2,11), la morte eterna, ci fa comprendere
come la lontananza definitiva dal Dio della vita sia per l’uomo la perdita irrimediabile di tutti i doni che potevano costituire la sua felicità piena.
Paradiso e inferno non devono farci pensare ad un Dio giudice terribile, e alla
nostra sorte eterna come qualcosa che incombe paurosamente su di noi. Dio in
Gesù Cristo ha mostrato definitivamente a noi un volto benevolo. Egli opera
instancabilmente per la nostra salvezza e realizzazione piena. Solo la chiusura
cosciente e totale dell’uomo, fermo nel proprio peccato, può impedire il ritorno alla casa del Padre e l’accesso al gioioso banchetto della vita.
luce piena e l’amore infinito di Dio si comunicheranno alla nostra persona senza più limitazioni, per farla partecipe della stessa vita e gloria divina.
4. LA TRASFORMAZIONE NELLA GLORIA
A questo traguardo, di cui Dio ci ha spalancato l’accesso, l’uomo è chiamato a
giungere attraverso l’oscura prova della morte. In quest’ultima, decisiva esperienza ogni persona, quasi riassumendo tutti i tentativi della propria vita, presenterà la sua disponibilità totale ad aprirsi all’amore di Dio la sua definitiva
chiusura in se stesso. L’incontro senza più veli e maschere con Dio, nella morte,
illuminerà come giudizio tutta la nostra esistenza. Allora sarà chiaro a ciascuno,
senza equivoci, che cosa è stata realmente la stia vita: se un tentativo riuscito
di maturare l’amore, o una prova per sempre fallita nell’isolamento e
nell’egoismo radicale. La scena evangelica del giudizio finale è particolarmente
significativa: a quanti hanno saputo riconoscere Cristo, vivendo l’amore, sarà
aperta la partecipazione alla sua vita e alla sua gloria; quanti l’avranno rifiutato, chiudendosi all’amore, vedranno fissato il loro volto eterno in una dolorosa
e totale incapacità di comunione con Dio e con i fratelli (Matteo 25,31-46).
Gesù Cristo risorto è il fondamento ultimo della nostra speranza. Egli ha aperto
anche per noi la realizzazione di una vita piena, al di là della morte. «Cristo è
risuscitato dai morii, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un
uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1Corinzi 15,20-22).
Dobbiamo avere il coraggio di spingere lo sguardo della speranza al di là
dell’oscurità della morte, perché – ci avverte l’apostolo Paolo – «se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più
di tutti gli uomini» (1Corinzi 15,19). La comunione al corpo e al sangue eucaristico è, secondo la promessa di Gesù, pegno di risurrezione nell’ultimo giorno
(Giovanni 6,56). Lo Spirito che Dio ci ha donato, è già 1’ anticipazione di questa
realizzazione finale: «Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti
abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri
corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi» (Romani 8,11).
Gesù Cristo risorto è anche il modello della nostra vita oltre la morte. Saremo
trasformati a sua immagine, parteciperemo alla sua gloria. Attraverso di lui la
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Talvolta, incuriositi, vorremmo forse sapere di più sulla nostra condizione oltre
la morte. Dobbiamo essere coscienti che ci troviamo a parlare di una realtà
della quale non abbiamo avuto ancora esperienza diretta e, quindi, ci è possibile solo una descrizione in negativo. Se ora la nostra corporeità è limitata dalla
debolezza, dall’influenza del male, del dolore e della. morte, allora tutte queste
cose non ci saranno più. Se ora il nostro rapporto con gli altri e con il mondo è
ancora ristretto ed opaco, allora sarà pieno e luminoso.
Paolo parla in questa maniera della trasformazione che avviene nei risorti: «Si
semina (un corpo) corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo
animale, risorge un corpo spirituale» (1Corinzi 15,42-44). È possibile già intravedere come, nella risurrezione, Dio farà esplodere e porterà ad una pienezza impensata tutte le potenzialità di vita, che egli aveva posto nel cuore
dell’uomo, quando l’aveva creato. Sarà davvero come una nuova nascita.
Il cammino nel tempo è orientato verso un compimento in cui il bene fatto in
questa vita verrà purificato e trasfigurato nella pienezza del regno di Dio.
«Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità, e non sappiano il
modo con cui sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo
mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui
felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel
cuore degli uomini. Allora, vinta la morte, i figli di Dio saranno risuscitati in Cris-
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