Carcinoma mammario Incidenza e mortalità E’ il tumore più frequente in Europa, rappresentando il 20% di tutti i tumori maligni In Italia si riscontrano ogni anno circa 47.000 nuovi casi (nel 99% donne), con 12.000 morti Fattori di rischio: storia familiare: è presente nel 10% delle donne e nel 20% degli uomini genetica: il 5-10% dei cancri mammari femminili sono legati alla presenza dei 2 geni mutati BRCA 1 e BRCA2, in questo caso il rischio di cancro mammario entro i 70 anni, più spesso prima della menopausa, è dell’87%. In questi casi vengono raccomandate una risonanza magnetica nucleare all’anno prima dei 50 anni ed una mammografia annuale dopo i 50 anni. La mastectomia sottocutanea bilaterale (con ricostruzione immediata) riduce il rischio del 95%, mentre il tamoxifene riduce il rischio, ma non la mortalità, di tumori estrogeno-dipendenti età: molto raro prima dei 20 anni e raro fino ai 30, l’incidenza raddoppia ogni 10 anni fino alla menopausa, poi cresce più lentamente ciclo mestruale: il rischio, che aumenta in caso di menarca precoce e menopausa tardiva e raddoppia nel caso in cui le mestruazioni persistano dopo i 55 anni di età, si riduce in caso di ovariectomia prima dei 35 anni età della prima gravidanza: nulliparità ed età avanzata della prima gravidanza aumentano il rischio, una donna che ha la prima gravidanza dopo i 30 anni ha un rischio di carcinoma mammario doppio di rispetto ad una che ha la sua prima gravidanza prima dei 20 anni 1 dieta: alcol, grassi alimentari in eccesso e sovrappeso aumentano il rischio, che si riduce invece del 40% circa in caso di alimentazione vegetariana, alto numero di figli ed esercizio fisico terapie con ormoni: la contraccezione orale per più di 4 anni prima della prima gravidanza aumenta il rischio di cancro mammario in età pre-menopausale, anche la terapia sostitutiva sostitutiva ormonale in post-menopausa aumenta il rischio di cancro mammario patologie benigne pregresse: un intervento chirurgico per iperplasia epiteliale atipica severa quadruplica il rischio, che aumenta anche in caso di papillomatosi dei dotti terapia radiante in tenera età: aumenta il rischio Screening Nelle donne di età superiore ai 50 anni sottoposte a screening mammografico si ottiene una riduzione della mortalità del 30. Nelle donne giovani con familiarità neoplastica per carcinoma mammario è più indicata la Risonanza Magnetica Nucleare con contrasto dinamico endovenoso. Diagnosi Si attua mediante esame clinico, mammografia, ecografia, agoaspirato per esame citologico, core-biopsy per esame istologico, che hanno una sensibilità superiore al 90%. Nel caso in cui gli esami strumentali di una lesione sospetta risultino negativi è necessario eseguire una biopsia in anestesia locale. Presentazione Nel 25% dei casi viene evidenziato nel corso di una mammografia di screening sotto forma di una distorsione, una lesione nodulare, o micro calcificazioni nei restanti casi può manifestarsi sotto forma di: 1. nodulo palpabile o ispessimento della ghiandola 2. retrazione, ispessimento o arrossamento della cute mammaria 3. retrazione, secrezione o arrossamento del capezzolo 4. tumefazione ascellare 5. dolore localizzato trafittivo persistente 2 6. secrezione monoporica monolaterale dal capezzolo, spontanea, rosata o limpida, a spruzzo 7. modificazioni della forma o delle dimensioni di una mammella 8. nel 15% dei casi il primo sintomo può essere rappresentato da metastasi a distanza, ad esempio dolori ossei o segni di compressione midollare Anatomia patologica Il carcinoma mammario colpisce più frequentemente la mammella sinistra, nel 50% dei casi il quadrante supero-esterno nel 75% dei casi è duttale infiltrante, ossia parte dalle cellule che rivestono i dotti, infiltra la membrana basale, può raggiungere i linfonodi regionali e anche la circolazione sanguigna determinando la comparsa di metastasi a distanza, più spesso alle ossa, alla pleura, al fegato, alla pelle e al sistema nervoso centrale. Il grado di malignità è legato al pleomorfismo nucleare, alla frequenza di mitosi, alla presenza o assenza dei recettori per estrogeni e progesterone, e del gene HER2. Sono a peggior prognosi i casi con alterazioni nucleari, mitosi frequenti, assenza dei recettori ormonali e amplificazione del gene HER2. Quando sono assenti sia i recettori ormonali che l’HER2 (15% dei casi), si ha un rischio maggiore di recidive o metastasi, ma la curabilità con chemioterapia è maggiore il 5-10% dei casi è lobulare infiltrante, colpisce cioè la parte terminale dei dotti, può essere o diventare bilaterale nel 20% dei casi, ed estendersi a peritoneo, meningi, ovaie e utero varianti più rare, sempre infiltrati ma a prognosi migliore, sono quella midollare, quella tubulare, quella mucinosa, e la malattia di Paget del capezzolo e dell’areola, che simula un eczema a lento accrescimento il carcinoma può anche essere misto: in parte duttale ed in parte lobulare altre neoplasie maligne che possono colpire la mammella sono i linfomi (a partenza dal tessuto linfatico), i sarcomi (che originano dal tessuto connettivo), e le metastasi di altri tumori il carcinoma mammario cosiddetto in situ non invade la membrana basale dei dotti (definito DCIS, costituisce il 90% dei casi, solo nel 3 30-50% può evolvere a carcinoma infiltrante) o quella dei lobuli (LCIS, costituisce un rischio di cancro mammario bilaterale), spesso non è palpabile ma può essere diagnosticato per la comparsa di un’area di microcalcificazioni visibili alla mammografia, non da metastasi né ai linfonodi né e distanza. Staging Il carcinoma mammario viene classificato secondo lo schema T (tumore), N (linfonodi), M (metastasi) T Tis: in situ T1: diametro inferiore o uguale a 2 cm T2: da 2 a 5 cm T3: superiore a 3 cm T4: esteso alla cute, ai piani profondi, con edema o infiammazione N Nx: linfonodi non esaminati N1: linfonodi ascellari mobili N2: linfonodi ascellari fissi o della catena mammaria interna N3: linfonodi ascellari, mammari interni, sotto o sovraclaveari M M0: assenza di metastasi a distanza M1: presenza di metastasi a distanza Terapia del carcinoma in situ Per il DCIS esistono varie possibilità: ampia escissione (rischio di recidive locali nei primi 5 anni del 2030%, il 50% infiltranti) ampia escissione + radioterapia (rischio inferiore al 10%) mastectomia semplice (lesioni voluminose o multifocali, rischio del 23%) terapia ormonale post-operatoria (riduce del 30% il rischio di recidive, ma pare non prevenga la comparsa del carcinoma infiltrante) Il LCIS viene abitualmente trattato esclusivamente con ampia escissione. 4 Terapia del carcinoma inizialmente infiltrante (T1-3, N0-1, M0) Prevede: 1. intervento chirurgico su mammella e ascella: ampia escissione nei casi T1-2 interventi più ampli, fino alla mastectomia con ricostruzione, nei T3, in caso di proporzione fra diametro del tumore e dimensioni della mammella, nei carcinomi multifocali biopsia del linfonodo sentinella, eventuale radioterapia o dissezione ascellare in caso di metastasi linfonodali accertate 2. terapia adiuvante dopo esami istologico e di staging: o radioterapia: riduce il rischio di recidive locali a 10 anni dal 30 a meno del 10% o chemioterapia: aumenta la sopravvivenza a 10 anni: 1. del 12% nelle donne di età inferiore a 50 anni con linfonodi metastatici 2. del 6% in tutti i casi con linfonodi negativi 3. del 2% nelle donne di età fra 50 e 69 anni con linfonodi metastatici i farmaci che si sono rivelati più utili sono: capecitabina, ciclofosfamide, epirubicina, docetaxel, doxorubicina, gemcitabina, methotrexate, paclitaxel, 5-fluorouracile può essere eseguita preoperatoriamente con la finalità di ridurre la massa tumorale e permettere l’esecuzione di interventi conservativi nei casi HER2+ si associano gli anticorpi monoclonali trastuzumab o pertuzumab o endocrino-terapia: 1. è indicata solo nei casi con recettori ormonali presenti (ER+) 2. il 60% dei carcinomi mammari è ER+ 3. ha in genere, rispetto alla chemioterapia, tossicità minore, soprattutto sintomi menopausali, e risultati sulla sopravvivenza superiori 4. il tamoxifen usato per 5 anni: 5 o aumenta la sopravvivenza a 10 anni sia in pre che in post-menopausa: dell’11% nei casi con linfonodi metastatici, del 5% nei casi con linfonodi ascellari negativi o riduce il rischio di cancro mammario controlaterale o aumenta però il rischio di malattie trombo-emboliche e di cancro dell’endometrio 5. nelle donne in pre-menopausa l’uso degli analoghi del GnRH (così come l’ovariectomia) migliora la sopravvivenza a 10 anni: o del 13% nei casi con linfonodi metastatici o del 6,8% nei casi con linfonodi ascellari negativi 6. in post-menopausa gli inibitori dell’aromatasi anatrazolo, exemestane e letrozolo: o migliorano, rispetto al tamoxifene, la sopravvivenza senza recidive o riducono il rischio di malattie trombo-emboliche e di cancro dell’endometrio Terapia del cancro mammario localmente avanzato (infiltrazione della pelle, o della parete toracica, o linfonodi ascellari fissi) o La probabilità di metastasi a distanza è superiore al 70%, ma la sopravvivenza media supera i 2 anni o molti di questi pazienti sono persone anziane con tumori a lenta evoluzione e ER+ che rispondono bene agli inibitori delle aromatasi e ad un successivo trattamento con radioterapia su mammella, ascella e sopraclaveare o le persone con ER+, dopo la chemioterapia, vengono trattate: in pre-menopausa con agonisti dell’LHRH e tamoxifene in post-menopausa con gli inibitori dell’aromatasi o le persone giovani e quelle con ER- vengono trattate con chemioterapia seguita da chirurgia e/o radioterapia o le persone HER2+++ rispondono bene ad una associazione di chemioterapia e trastuzumab 6 Terapia del cancro mammario in fase metastatica Malgrado che il 20% dei pazienti con metastasi a distanza, soprattutto ER+ in post-menopausa, sopravviva 5 anni, il principale scopo dei trattamenti deve essere la palliazione dei sintomi, che può essere ottenuta con: 1. endocrino-terapia: in pre-menopausa è indicato un trattamento con LHRH agonisti e tamoxifen in post-menopausa sono indicati gli inibitori dell’aromatasi successivi trattamenti comprendono fulvestrant e megestrol 2. chemioterapia: indicata in caso di metastasi epatiche o polmonari in pazienti con recettori estrogeni negativi la risposta avviene nel 50% dei casi e dura, mediamente, 8 mesi per ogni singolo farmaco o schema terapeutico malgrado i pesanti effetti collaterali (alopecia, letargia, mielosoppressione, mucosite, nausea, tossicità neurologica) la qualità di vita nelle persone responsive ai trattamenti è superiore a quella delle persone non risponsive 3. anticorpi monoclonali: bevacizumab, lapatinib e trastuzumab, singolarmente assunti o in combinazione con la chemioterapia, ottengono risposte significative nel 10% circa delle persone trattate 4. radioterapia: è indicata in caso di metastasi cerebrali, corioidee, cutanee, linfonodali, ossee dolorose e a rischio di frattura 5. bifosfonati: in caso di metastasi ossee clodronato, ibandronato, pamidronato e zoledronato attenuano il dolore, riducono il rischio di fratture patologiche, in particolare nelle lesioni osteolitiche, prevengono e curano l’ipercalcemia maligna 6. terapie antalgiche, da scegliere i base alla gravità del dolore: per dolori deboli analgesici non oppioidi come paracetamolo e FANS (celecoxib, diclofenac, flurbiprofen, naproxen) per dolori moderati ma non controllati aggiungere analgesici oppioidi deboli (codeina, diidrocodeina, tramadolo) 7 per dolori intensi e incontrollati sostituire gli oppiodi deboli con morfina orale, oxicodone (simile alla morfina ma doppiamente potente), diamorfina idrocloride sottocutanea (3 volte più potente della morfina orale), idromorfone (7,5 volte più potente), alfentanil trans-dermico e per infusione sottocutanea continua (30 volte più potente), fentanyl trans-dermico (100 volte più potente della morfina orale) in caso di insufficiente controllo del dolore è possibile attuare un blocco dei nervi periferici e del plesso brachiale, interventi ortopedici e neurochirurgici come vertebroplastiche, impianto di pompe e stimolatori, laminectomie 7. terapie di palliative e di supporto, comprendono: antiemetici, antimicotici, antivirali, lassativi, steroidi, antidepressivi triciclici, anticonvulsivanti, ketamina, miorilassanti, benzodiazepine, terapia occupazionale, fisioterapia, terapie rilassanti come massoterapia e ipnosi, agopuntura, aromaterapia, reflessologia, psicoterapia, terapia artistica Prognosi E’ legata: alla eradicazione del tumore primario e delle sue metastasi linfonodali alla distruzione completa delle micro metastasi ad opera delle terapie mediche I principali fattori prognostici sono: le dimensioni del tumore il numero di linfonodi ascellari metastatici il grado di malignità l’indice proliferativo il sottotipo istologico l’invasione linfovascolare la presenza o meno dei recettori ormonali la presenza o meno dell’HRE2neu sono allo studio, ma non fanno ancora parte della pratica clinica standard, test basati sulla espressione dei geni 21 e 70. La sopravvivenza a 10 anni: 8 1. 2. 3. 4. o nei casi non infiltranti è superiore al 95% nei casi inizialmente infiltranti può variare dal 40 al 95% nei casi localmente avanzati può variare dallo 10 al 60% nei casi metastatici è attorno allo 0,5% le persone ER+ con metastasi ossee hanno solitamente un’evoluzione lenta e una lunga sopravvivenza o le persone ER- con metastasi viscerali hanno una prognosi peggiore o la risposta alla terapia ormonale (nelle persone ER+) è più lenta ma più duratura di quella alla chemioterapia Effetti tardivi della chemioterapia e della radioterapia 1. disfunzioni endocrine e metaboliche, ad esempio: danno ipofisario nel 90% delle persone sottoposte a radioterapia su tutto l’encefalo possibile atrofia del surrene conseguente a prolungata somministrazione di corticosteroidi 2. conseguenze neuropsicologiche come disfunzioni cognitive, isolamento sociale, difficoltà ad accettare i cambiamenti del proprio corpo e le modificazioni delle funzioni sessuali, possibile perdita della posizione sociale, del lavoro e degli affetti 3. danni organici a: cuore: è particolarmente dannosa l’associazione di antracicline e trastuzumab con la radioterapia sulla mammella sinistra occhio: gli steroidi ad alte dosi possono determinare l’insorgenza di una cataratta, la radioterapia può determinare la comparsa di una sindrome di Sjogren orecchio: i derivati del platino possono causare riduzione della capacità uditiva e tinnito rene: il cisplatino, gli anti-infiammatori non steroidei e gli antibiotici aminoglicosidici frequentemente usati nelle sepsi neutropeniche possono causare insufficienza renale cronica scheletro: l’induzione di menopausa precoce e l’uso prolungato di steroidi possono determinare una riduzione della densità minerale delle ossa 9 sistema nervoso: l’oxaliplatino, così come, cumulativamente, cisplatino, taxani e vincristina, può dare dolore e torpore alle mani, ai piedi e attorno alla bocca, esacerbati dal freddo, in genere transitori in caso di sospensione dei trattamenti 4. secondi tumori: adriblastina, ciclofosfamide e radioterapia possono causare secondi tumori dopo 10-20 anni Terapie complementari Cosa sono Sono tutti quei rimedi naturali che aiutano a migliorare la qualità della vita delle persone ammalate di cancro Quali sono Sono numerosissime. Mi limito qui ad elencare solo quelle che meglio conosco e utilizzo nella mia pratica clinica. Uno studio più esaustivo è leggibile su “Prevenire e curare il cancro con le medicine naturali”, Giuseppe Fariselli con Daniele Razzoli, Red Edizioni, Milano, 2003. L’utilità del counseling nell’assistenza al malato di cancro è invece stata indagata in “Medicine naturali e chemioterapia”, Giuseppe Fariselli & Paola Brunelli, Red Edizioni, Milano, 2006. Counseling Energetica dei sistemi viventi Medicina antroposofica Neuralterapia Omeopatia Omotossicologia SAT-terapia Come agiscono Esse agiscono apportando, mediante l’uso di rimedi minerali, vegetali e animali, quanti di energia che interferiscono con i meccanismi vitali dell’organismo, e sostanze attive anche a livello ponderale. 10 A quali livelli agiscono 1. Prevenzione del carcinoma mammario, che si attua: adottando un tipo di alimentazione naturale personalizzata neutralizzando ed eliminando, con vitamine, minerali, rimedi omeopatici, drenanti, e catalizzatori, le sostanze cancerogene sottoponendo la persone a maggior rischio familiare ad una sorta di “vaccinazione biologica” mediante l’uso di rimedi purificati, diluiti e dinamizzati, derivati da carcinoma mammario 2. Prevenzione e riparazione dei danni iatrogeni (conseguenti alle terapie oncologiche tradizionali, chemioterapia e radioterapia), che si attua con: adeguata idratazione, corretta alimentazione, bioterapia nutrizionale (l’uso degli alimenti come medicina) massaggio reflessologico drenaggio emuntoriale e connettivale organo-terapia immunoterapia 3. Prevenzione dei 2° tumori, che si attua: prevenendo e riparando correttamente i danni iatrogeni 4. Azione diretta contro il tumore, che si attua con: citochine omeopatizzate derivati del colchicum autumnale derivati del viscum album differenzianti immuno-modulanti organo-derivati da sistema reticolo-endoteliale, connettivo, milza, rene, osso, polmone e fegato analgesici naturali 5. Azione antalgica, che si attua con: Rimedi omeopatici ad azione antinfiammatoria e antispastica, come aconitum, colocynthis, cuprum sulfuricum e silicea In caso di fitte dolorose colocynthis e gnaphalium polycephalum Quando è dominante la contrattura colocynthis, cuprum sulfuricum, gelsemium e magnesium phosphoricum. 11 In caso di dolore occipitale cimicifuga, gelsemium e rhus toxicodendron Nel caso di dolori da lesioni alle vertebre dorso-lombosacrali acidum formicicum, acidum picrinicum, aconitum, arnica, atropinum sulfuricum, causticum hahnemanni, chamomilla, colocynthis, cuprum sulfuricum, gnaphalium policephalum, hypericum, ledum, procainhydrochlorid, rhus toxicodendron, rododendron e symphytum I rimedi naturali permettono, nei casi di dolori lievi, di ridurre l’assunzione di FANS e paracetamolo, talvolta di eliminarla del tutto. In caso di dolori di intensità media ed elevata, spesso, la loro associazione alle terapie di sintesi evita di ricorrere agli antidolorifici maggiori, o almeno di ridurne di molto le dosi attenuando gli effetti collaterali. Indice Incidenza e mortalità Fattori di rischio Screening Diagnosi Presentazione Anatomia patologica Staging Terapia del carcinoma in situ Terapia del carcinoma inizialmente infiltrante Terapia del cancro mammario localmente avanzato Terapia del cancro mammario in fase metastatica Prognosi Effetti tardivi della chemioterapia e della radioterapia Terapie complementari Cosa sono Quali sono Come agiscono A quali livelli agiscono pag. 1 pag. 1 pag. 2 pag. 2 pag. 2-3 pag. 3-4 pag. 4 pag. 4 pag. 2 pag. 2 pag. 2 pag. 2 pag. 2 pag. 10-12 pag. 10 pag. 10 pag. 10 pag. 11-12 12 13