Celiachia: in Sardegna oltre seimila casi

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Celiachia: in Sardegna oltre seimila casi
16 Maggio 2017 ore 13:38
Autore: redazione cagliaripad,
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Categoria:
Notizie / Approfondimenti
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Data scaricamento: 10 Giugno 2017 ore 13:45
In Sardegna oltre seimila casi. Sabato 27 maggio un convegno per fare il punto sulla malattia Caesar's Hotel dalle 08 alle 14.30
La dieta senza glutine per i celiaci non è una scelta alimentare ma l’unica terapia possibile, a fronte di
circa 6 milioni di consumatori che seguono in modo ingiustificato un'alimentazione gluten free
spendendo oltre 100 milioni di euro per prodotti di cui non avrebbero bisogno.
E' dedicata alla nutrizione e all'educazione alimentare la terza edizione della “Settimana Nazionale
della Celiachia” che torna per il terzo anno, da sabato 13 a domenica 21 maggio, per informare e
sensibilizzare su una patologia che in Italia interessa circa 600mila persone, di cui appena 190mila
diagnosticate. Promossa dall’Associazione Italiana Celiachia (AIC), a Cagliari la settimana verrà
celebrata con il convegno dal titolo "Celiachia e dermatite Erpetiforme" che si terrà sabato 27 maggio
dalle 08 alle 14.30 al Caesar's Hotel. "In Sardegna le persone con celiachia sono oltre 6mila, 6,197 per la precisione, 4.690 donne e 1.507
uomini; la celiachia è l’intolleranza alimentare più frequente a livello mondiale”, spiega Maria Teresa
Russo, presidente regionale dell'Associazione Italiana Celiachia (AIC). “La prevalenza (adulti e
bambini) è attualmente stimata intorno all’uno per cento. Ma non è sempre stato così.
Nel tempo abbiamo assistito a un progressivo aumento: negli anni Ottanta era di uno ogni due-tremila,
negli anni Novanta uno ogni mille, oggi sono uno ogni cento. Nell'Isola, dove le malattie immunitarie
sono molto diffuse, il dato è uno ogni 70. In Sardegna il problema riguarda l'impossibilità di frazionare i
buoni acquisto mensili erogati dal servizio sanitario per il rifornimento di prodotti senza glutine, per cui il
celiaco è costretto a spenderli in un unico posto, o solo in farmacia o solo in un punto vendita
autorizzato". Una patologia che nel tempo sta registrando sempre più casi.
"La ragioni della crescita della diffusione della malattia sono da ricercare in vari fattori", afferma Maria
Teresa Russo, “a partire dalle maggiori conoscenze scientifiche e dalla maggiore attenzione da parte
della classe medica, passando per la più elevata specificità degli esami di laboratorio; in generale, poi,
c'è anche una maggiore informazione tra cittadini, media, operatori della ristorazione e comunità
scientifica”. Il convegno del 27 maggio, per il quale l'Aic Sardegna si è assicurata la partecipazione di Antonio
Calabrò dell’Università di Firenze, è anche un corso Ecm accreditato per tutte le professioni sanitarie.
Moderato da Maria Teresa Russo, prevede la partecipazione di Laura Atzori, Clinica Dermatologica
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dell'Università Cagliari, Antonio Calabrò, Gastroenterologia Università Firenze, Antonio Capone,
Ortopedia e Traumatologia Università Cagliari, Nicolò D’Alessandro, ginecologo Tempio P., Graziella
Delogu, Gastroenterologa Olbia, Giuseppe Di Fabio, presidente Nazionale AIC, Paolo Usai Satta,
Gastroenterologia Ospedale Brotzu di Cagliari e Pierpaolo Vargiu, presidente Commissione Sanità
Camera dei Deputati. Nel convegno si parlerà anche di celiachia della pelle o dermatite erpetiforme. "La celiachia, nella sua
storia naturale può determinare varie alterazioni della cute, con significato soprattutto carenziale,
spesso aspecifiche o manifestazioni infiammatorie più severe, correlate con le alterazioni
immunologiche di base, ma che potrebbero manifestarsi anche in pazienti non celiaci, come l’orticaria,
l’alopecia o la vitiligine", spiega Laura Atzori della Clinica Dermatologica dell'Università di Cagliari.
"Esiste però un quadro clinico, molto raro, che rappresenta l’espressione cutanea della celiachia, della
quale condivide la stessa predisposizione genetica e le alterazioni immunologiche specifiche. Non è
stato ancora compreso come mai, tutto sommato, sia così rara rispetto alle manifestazioni intestinali. Di
fatto, è una patologia fortemente invalidante, caratterizzata da un prurito irresistibile, che non risponde
agli antistaminici o al cortisone, e dalla comparsa di lesioni vescicolose, che si abradono e ricoprono di
squamo-croste, anche queste molto resistenti alle terapie locali. Solo la dieta priva di glutine consente
di risolvere, così come per la celiachia queste manifestazioni caratteristiche. Le alterazioni cutanee
quindi, sommandosi alle sofferenze e limitazioni della malattia celiaca, compromettono in maniera
importante la qualità di vita dei pazienti, con lo svantaggio di essere visibili e di renderli
inequivocabilmente malati, agli occhi estranei". Tra i problemi connessi con la celiachia, c'è anche l'indebolimento delle ossa, con conseguente
osteoporosi. "I dati epidemiologici in possesso del ministero della Salute denunciano che il 50 per cento
dei pazienti affetti da celiachia ha l’osteoporosi", spiega Antonio Capone, direttore della Clinica
Ortopedica dell'Ospedale Marino di Cagliari. "La complicanza più grave dell’osteoporosi è la frattura di
femore che attualmente coinvolge più di 90mila pazienti all’anno. Da questi dati emerge che il 50 per
cento dei pazienti con frattura da fragilità del femore presenta fratture vertebrali subcliniche e che la
grande maggioranza dei pazienti con frattura da fragilità del femore e con fratture vertebrali rimane
senza una diagnosi di gravità della malattia. Nonostante l’aumentata sensibilizzazione sul problema
delle “fratture osteoporotiche” molti pazienti non vengono ancora appropriatamente trattati. Una
maggiore attenzione diagnostica porterebbe ad un miglior risultato in termini di rapporto costo/beneficio
per una maggior appropriatezza nella prescrizione della terapia farmacologica. Un percorso
diagnostico-terapeutico specifico risulta utile per eseguire una corretta valutazione clinica e
strumentale, un intervento chirurgico precoce ed un’appropriata terapia farmacologica".
"Atrofia dei villi non solo celiachia" è il tema della relazione che Paolo Usai Satta, gastroenterologo del
Brotzu, porterà al convegno. "I villi sono la struttura dell'intestino che ha lo scopo di assorbire le
sostanze nutritive. Quando i villi sono atrofici ne consegue un malassorbimento di zuccheri, grassi e
vitamine", spiga il gastroenterologo. "La malattia celiaca è il migliore prototipo di atrofia dei villi ed è
causata da una reazione immunitaria al glutine. Togliendo il glutine dalla dieta i villi riprendono il loro
vigore e la loro forma originaria. D'altra parte, non è solo la celiachia a causare una atrofia dei villi. Ci
sono patologie decisamente più rare ma che portano allo stesso risultato anatomo-patologico. Tra
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queste ci sono l'enteropatia autoimmune, più frequente nel bambino ma possibile anche nell'adulto. Per
fare diagnosi ci sono specifici anticorpi, differenti da quelli della celiachia. Altre condizioni sono una rara
enteropatia associata all'Olmesartan, un noto antiipertensivo e la malattia di Whipple, più frequente
nell'uomo, causata da un batterio e curabile con antibiotici. In tutti questi casi gli anticorpi della celiachia
sono nella norma e la genetica tipica della celiachia è assente". Negli ultimi anni lo spettro dei disordini glutine-correlati si è arricchito di questa nuova entità: la gluten
sensitivity. La sensibilità al glutine non è una forma attenuata di celiachia ma una patologia a sé stante
con tanti sintomi in comune: gonfiore addominale, problemi intestinali, cefalee, problemi
ostetrico-ginecologici, malattie reumatiche. Esistono vari modi attraverso i quali il glutine può creare
problemi: c'è chi avverte i suoi aspetti tossici anche senza essere celiaco. Si stima che i sensibili al
glutine siano il 6 per cento della popolazione mentre i celiaci si fermano all’1 per cento. Su questo
verterà l'intervento di Antonio Calabrò, uno dei massimi esperti in materia, responsabile del Centro
Regionale di riferimento per la celiachia dell'adulto dell'Aou Careggi di Firenze.
Sul tema specifico nazionale, alimentazione e nutrizione, Giuseppe Di Fabio, presidente nazionale AIC,
precisa che "per tutti i pazienti la dieta senza glutine non è una scelta alimentare ma l'unica terapia,
vero e proprio salvavita. La celiachia è una malattia irreversibile e chi ne soffre deve nutrirsi senza
glutine per tutta la vita, in ogni circostanza", spiega Di Fabio. "Con questa finalità, il Servizio Sanitario
Nazionale eroga ai pazienti celiaci i prodotti dietetici senza glutine fino a un tetto massimo di spesa
pari, in media, a 90 euro/mese per paziente. I celiaci hanno faticosamente conquistato diritti e tutele
fondamentali che rischiano di essere messe in discussione dal diffondersi della moda del senza glutine
tra i non celiaci, che svilisce e banalizza la malattia e le difficoltà di chi ne soffre. La moda dei cibi
gluten free può portare a ritardo o a mancate diagnosi, in quanto chi si mette a dieta senza glutine,
senza una diagnosi precisa, rischia di vanificare la possibilità di scoprire se la celiachia sia la vera
causa dei propri malesseri”. L’obiettivo della Settimana nazionale della Celiachia è anche informare i pazienti e aiutarli ad avere una
dieta varia, gustosa e sana grazie a poche, semplici regole: la dieta di esclusione deve essere seguita
per tutta la vita, ma è importante sapere, per esempio, che il numero di alimenti “permessi” è di gran
lunga superiore a quello dei cibi proibiti.
L’ideale è scegliere i locali attenti alle esigenze dei celiaci, nei quali si può trovare un pasto sicuro e
buono: per rendere la vita più semplice ai pazienti è nato perciò il progetto Alimentazione Fuori Casa di
AIC. Sono ormai più di 4mila i ristoranti, le pizzerie, gli alberghi, le gelaterie, i laboratori artigianali che,
in tutta Italia, hanno seguito un percorso di formazione da parte di AIC e sono monitorate da nostri
tutor: l’elenco si può consultare su www.celiachia.it e www.celiachia.sardegna.it. Poter mangiare fuori
casa in tranquillità è un importante passo avanti per migliorare la qualità di vita dei pazienti.
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