Relazione sulla partecipazione all’incontro del 28/10/2015 del percorso formativo organizzato dall’OSSERVATORIO DI AREA DISTRETTO 13: LA MENTE ADOLESCENTE E IL LAVORO DOCENTE TRA RISCHI ED OPPORTUNITÀ ITT MARCO POLO Via Ugo La Malfa, 113 PALERMO Il giorno 28 ottobre 2015, presso l’alula magna dell’ITT MARCO POLO di Palermo, alle ore 15:00, ha inizio il primo di n.6 incontri pomeridiani in cui si articola il percorso formativo organizzato dall’Osservatorio di Area “Distretto 13” rivolto alle scuole secondarie di secondo grado del territorio dal titolo “La mente adolescente e il lavoro docente tra rischi ed opportunità”. Dopo il saluto di benvenuto da parte della prof.ssa Grazia Lo Monaco, Dirigente Scolastico dell’I.T.T. MARCO POLO di Palermo, prende la parola la prof.ssa Daniela Lo Verde, Dirigente Scolastico dell’I.C.S. FALCONE di Palermo e Coordinatrice dell’Osservatorio di Area “Distretto 13” comprendente 34 scuole di Palermo fra cui il Liceo Sc. Galilei, il cui scopo principale è la prevenzione della dispersione scolastica e la promozione del successo formativo, con un’attenzione particolare alla prevenzione degli atti di violenza e di bullismo. A tal riguardo la coordinatrice mette in evidenza la necessità di escogitare ed adottare strategie più alte per venire incontro agli adolescenti di oggi. Quindi passa la parola al relatore, dott. Gentile, Referente Regionale dispersione scolastica USR Sicilia. Il dott. Gentile inizia il suo intervento ponendo l’accento sull’enorme difficoltà insita nel mestiere della docenza. Come diceva Freud, tre sono i mestieri impossibili: governare, curare e insegnare o educare. L’esperienza dei docenti nei riguardi del mondo adolescenziale è triplice: l’esperienza con la propria mente; da genitori con la mente dei figli; da docenti con la mente degli alunni. Capire il funzionamento della mente è compito arduo. Le neuroscienze hanno qualcosa da dirci. Il cervello è la base dalla quale emerge la mente umana. Alcune considerazioni generali: Oggi i bambini diventano adolescenti prima rispetto al passato, e gli adolescenti impiegano più tempo prima di diventare adulti. La prima adolescenza coincide con l’insorgenza della pubertà. Oggi si diventa puberi mediamente a 10 anni, quindi a 10 anni c’è già una funzionalità generativa in un corpo in cui però la mente ancora non è perfettamente sviluppata. Oggi le neuroscienze ci dicono che l’adolescenza dura dagli 11 fino ai 25 anni di età. Gli adolescenti impiegano più tempo a diventare adulti anche per la moratoria psico-sociale dovuta al ritardo con cui si entra stabilmente nel mondo del lavoro e quindi degli adulti. Alcuni dati preoccupanti per coloro a cui sta a cuore il benessere degli adolescenti (riferiti al mondo occidentale): Il rendimento scolastico degli adolescenti di oggi non è migliorato rispetto a quello degli adolescenti di 40-50 anni fa (OCSE 2013). La salute fisica degli adolescenti di oggi è peggiorata. Il 20% degli studenti di scuola secondaria di II grado abusa di alcol; l’uso di marijuana è in aumento, le canne hanno un’incidenza negativa sul funzionamento del cervello. Molte gravidanze precoci e malattie sessuali in aumento. L’aggressività è ormai un problema diffuso e una percentuale sempre più elevata di docenti nelle scuole superiori (pari all’8%) subisce violenze fisiche e psicologiche dagli studenti. L’obesità è triplicata rispetto agli inizi degli anni ’70: causa principale un’alimentazione prevalentemente a base di bibite gassate e patatine fritte, associata a scarsa attività sportiva. I problemi psicologici sono peggiorati anche per via di nuove dipendenze (videogames, internet, gioco d’azzardo patologico). Aumento della depressione, dell’ansia, dei disturbi della personalità, della paura o possesso estremizzato dei legami (stalking). Tendenza all’isolamento e fobie scolari (difficoltà ad andare a scuola). Visto lo stato psicosociale attuale, considerata la situazione di grave disagio, che non è certamente riconducibile solo alle fenomenologie critiche proprie dell’età adolescenziale, ma trova la sua genesi anche in altri fattori che contraddistinguono l’evoluzione sociale del nostro tempo, è ormai evidente come il malessere diffuso tra i giovani abbia ormai raggiunto livelli assai preoccupanti, tanto da indurre famiglie e istituzioni a riconsiderare la problematica nella sua complessità Dunque, da qui la necessità di una nuova concezione dell’adolescenza e di un nuovo approccio educativo-sociale. Alcuni miti da sfatare: Gli ormoni impazziti fanno andare fuori di testa i ragazzi: FALSO L’adolescenza è una fase transitoria di immaturità, bisogna quindi aspettare che i ragazzi crescano: FALSO L’adolescente deve, da dipendente, diventare indipendente dagli adulti: FALSO, l’adolescente deve vivere nell’interdipendenza. Gli adolescenti vivono una stagione di ricerca delle novità. Il profilo del funzionamento mentale dell’adolescente è il seguente: ricerca di novità socialità intensa effervescenza emotiva (punto nodale) esplorazione creativa Gli aspetti positivi sono: apertura nei confronti del cambiamento quindi della vita formazione di relazioni nuove entusiasmo e gioia di vivere creatività permanente Gli aspetti negativi sono: eccitazione, brividi, impulsività isolamento dagli adulti sbalzi di umore e reattività accentuata crisi d’identità, disorientamento All'origine di comportamenti sociali bizzarri o apparentemente inadeguati tipici dell’adolescenza, ci sono precise basi neurologiche. Alcune regioni, come la corteccia prefrontale, responsabile dell'inibizione di atteggiamenti inappropriati, devono ancora svilupparsi completamente; altre, come il sistema limbico, centro delle sensazioni di piacere o ricompensa, appaiono particolarmente sensibili ed eccitabili. Gli strumenti scientifici oggi disponibili possono aiutarci a non stigmatizzare gli adolescenti, ma anzi investire sul loro cervello, che in questa fase è particolarmente recettivo e malleabile (PLASTICITÀ), contribuendo alla loro formazione e al loro sviluppo sociale. Il cervello adolescente è una realtà a sé stante, caratterizzata da NEUROPLASTICITÀ. La plasticità cerebrale non è caratteristica solo dei bambini, nei primi anni di vita. Anche negli adolescenti la plasticità è importante. Traumi in questi anni di vita sono molto pericolosi. Quindi il cervello dell’adolescente è plastico, in altre parole modellabile. Grazie alla plasticità il mondo esterno, attraverso l’esperienza, entra dentro di noi e ci cambia. Anche negli adulti c’è plasticità senza la quale non potremmo apprendere, ma la plasticità degli adolescenti è evolutiva in quanto riguarda il cablaggio del cervello cioè l’insieme delle connessioni neuronali. Nei primi anni di vita si creano miliardi di connessioni tra i neuroni esistenti. Ogni cellula ha contatti con altri 10.000 neuroni, per questo il cervello è tanto complesso da essere assolutamente irriproducibile. Prima si pensava che la maggior parte dello sviluppo del cervello avvenisse nei primi anni della nostra vita. Questo perché non si era ancora in grado di guardare all'interno del cervello umano seguendone lo sviluppo per tutta la durata della vita. Negli ultimi anni, grazie soprattutto alle tecnologie di scanning del cervello, come la risonanza magnetica, i neuroscienziati hanno cominciato a guardare all'interno del cervello umano di tutte le età, riuscendo a seguirne i cambiamenti all'interno della sua struttura e delle sue funzioni, così si possono usare le risonanze per fare delle istantanee, delle foto, con una risoluzione molto alta dell'interno del cervello, potendo così chiederci cose tipo: quanta materia grigia contiene il cervello, e quanto questa cambia con l'età? Molti laboratori in tutto il mondo si sono interessati a questo tipo di ricerca, e adesso è disponibile un'immagine ricca e dettagliata di come il cervello si sviluppa, in base alla quale è possibile affermare in modo scientifico che tale sviluppo non si ferma nella prima infanzia, ma, anzi, continua per tutta l'adolescenza e durante i 20 e i 30 anni di età. Quindi l'adolescenza viene definita come quel periodo di vita che comincia col cambiamento biologico, ormonale e fisico della pubertà, e termina nell'età in cui un individuo raggiunge un ruolo stabile ed indipendente nella società. Oggi, la moratoria psico-sociale generata dalla mancanza di lavoro è una significativa concausa del prolungamento di tale periodo. Una delle regioni del cervello che cambia in modo più radicale durante l'adolescenza è chiamata corteccia prefrontale. La corteccia prefrontale è una parte interessante del cervello. Proporzionalmente molto più grande nell'uomo rispetto alle altre specie, si occupa di una serie di funzioni cognitive di alto livello, per esempio prendere decisioni, organizzarsi su cosa fare domani, o tra una settimana, un anno; inibisce atteggiamenti inappropriati, in modo da evitare di dire cose sgarbate o fare cose veramente stupide. Si occupa anche dell'interazione sociale, di capire le altre persone e dell'autoconsapevolezza. Gli studi con la risonanza magnetica, che osservano lo sviluppo di questa regione, hanno mostrato che il cervello subisce un cambiamento notevole durante il periodo dell'adolescenza. Per esempio la quantità di materia grigia aumenta durante l'infanzia e il suo apice si manifesta all'inizio dell'adolescenza. L'apice si manifesta un paio di anni dopo nei ragazzi rispetto alle ragazze, e ciò avviene forse perché i ragazzi attraversano la pubertà mediamente un paio di anni dopo rispetto alle ragazze, e poi, durante l'adolescenza, vi è un declino significativo di materia grigia nella corteccia prefrontale. Ciò potrebbe sembrare negativo ma questo è veramente un processo di sviluppo importante, perché la materia grigia contiene dei corpi cellulari e delle connessioni tra le cellule, cosiddette sinapsi, e questa riduzione di materia grigia nella corteccia cerebrale corrisponde ad una riduzione sinaptica, all'eliminazione di sinapsi superflue. Tutto questo è un processo molto importante, un po' perché dipende dall'ambiente di cui fanno parte gli uomini e gli animali, ma anche perché dipende dal fatto che le sinapsi che vengono usate sono rinforzate, mentre quelle che non vengono usate in quell'ambiente particolare, vengono eliminate. Il cervello produce PRUNING (potatura) creando, rafforzando o eliminando connessioni. È un po' come quando si pota un albero: si tagliano via i rami più deboli in modo che quelli che rimangono, i rami importanti, possano crescere più forti. Questo processo, che mette a punto efficacemente il tessuto del cervello secondo l'ambiente delle specie, avviene nella corteccia prefrontale e in altre regioni del cervello durante il periodo adolescenziale dell'uomo. Cosa può fare la scuola? Sicuramente un’educazione emotivo-affettiva. Nella scuola, la definizione del POFT consente il tanto auspicato passaggio dai programmi ai curricoli, prevedendo un’organizzazione, le cui strutture operative sono il collegio docenti, i gruppi disciplinari, i consigli di classe e i singoli docenti, entro cui deve svilupparsi il servizio scolastico. Più precisamente il curricolo integrato si articola in: curricolo esplicito: i saperi tradizionali e le competenze minime da acquisire; curricolo implicito: la formazione psico-socio-relazionale della persona nella sua globalità; curricolo trasversale: acquisizione di competenze metacognitive e di meta-apprendimenti che attraversano tutte le discipline In questa organizzazione i compiti sono ben definiti: le competenze disciplinari sono oggetto del lavoro del singolo docente, le competenze psico-socio-emozionali e il metodo di studio del lavoro del consiglio di classe. La motivazione è sostenuta ed alimentata dal sostegno della famiglia e dal clima socio-affettivo del gruppo classe. Le alternative educative che possono derivare dalle ricerche neuroscientifiche per la prevenzione del disagio adolescenziale sono: stimolare il funzionamento esecutivo (esercitare la memoria di lavoro, favorire il transfer di apprendimento); stimolare la MINDSIGHT (Vista della mente) perché comprendere il funzionamento della propria mente migliora il benessere interiore; favorire l’attività fisica associata alla riflessione su di sé e alla concentrazione (Mindfulness); incoraggiare il passaggio dall’Io al Noi (il Gruppo come strumento regolativo). L’educazione emotiva, in famiglia e a scuola, rappresenta la strategia fondamentale per favorire l’intesa relazionale, la sintonizzazione e la misura attraverso la condivisione, la cooperazione e soprattutto l’Empatia. La regola, costruita in un contesto di accoglienza e condivisione, rappresenta l’elemento fondamentale per modulare l’eccesso verso cui normalmente tendono, per cause neurobiologiche, gli adolescenti. La scuola è così chiamata a recuperare il suo ruolo formativo favorendo un intreccio di istruzione ed educazione, emozione e cognizione. Nessuna didattica è possibile senza promuovere benessere, entusiasmo e rispetto delle regole dentro il singolo, intorno al singolo (contesto) e nel gruppo. Il dott. Gentile conclude il suo intervento con l’esortazione, diretta a noi adulti, del grande psicanalista Ph. Jeammet nel suo libro “Adulti senza riserva”: “Mi sembra che gli adulti sottovalutino troppo il fatto di essere portatori di speranza per tutti gli adolescenti. Ora, gli adulti sanno, per averlo vissuto, che dopo la pioggia e la nebbia può ritornare il sole, che generalmente la sofferenza sfocia in un piacere che non poteva essere riconosciuto né talora nemmeno immaginato a priori. Un adolescente alla ricerca di sé stesso non sempre lo sa, e nel suo tentativo di uscire da un ingranaggio distruttivo rischia che il dolore in certi momenti si reimpadronisca di lui, risorgendo ancora più vivo… Come si può ancora sostenere che è necessario aspettare il consenso di chi si sta rovinando per agire e prendere provvedimenti di autorità? ……. Quale specchio porgiamo ai giovani, se abbiamo paura di porre loro dei limiti, e quale fiducia possono avere in noi quegli stessi giovani, se ci mostriamo così poco convinti della nostra importanza? Per vivere gli adolescenti hanno bisogno che gli adulti sappiano stare al loro posto, imporre, come è necessario e naturale, il loro sostegno, il loro accompagnamento, la loro autorità. Ma più di ogni altra cosa hanno bisogno che quegli stessi adulti attestino, con la loro esistenza, che la vita ha interesse in sé, indipendentemente dai fallimenti, dalle sofferenze e dalle inevitabili delusioni. È questa la prima prevenzione, nonché la motivazione più efficace, per infondere in un adolescente la voglia di prendersi cura di sé”. Palermo, 28/10/2015 I docenti partecipanti: Giuseppe Muratore _____________________________ Angela Schiavo _____________________________ Irene Paderni _____________________________