Le f i g u r e d e l r i c o r d o
MILANO HA INAUGURATO UN EDIFICIO ELEMENTARE DALL'INTENTO MONUMENTALE,
CON POCHI PRECEDENTI TIPOLOGICI E LA VOLONTÀ DI COLLOCARSI SILENZIOSAMENTE
NELL'AMBIENTE URBANO, CREANDO UNA RINNOVATA MANIFESTAZIONE
DEL PASSATO NEL PRESENTE.
La "Casa della m e m o r i a " è un nuovo spazio pubblico dedicato
ad attività culturali, scientifiche, espositive e didattiche a testimonianza dei
valori di libertà e democrazia nella cui difesa la città di Milano si è distinta;
è quindi una "casa c o m u n e " , dove trovano riparo f r a m m e n t i di vita che i
milanesi desiderano conservare.
Nessuno la abita, "casa" è un archetipo, un simbolo: di conseguenza, in verità,
un "monumento", tanto contenitore quanto oggetto in sé da esporre. Per
questo motivo, piuttosto che ridurre la complessità delle forme di comunicazione
alla necessaria fissità dell'architettura, inseguendo la tecnologia, la Casa della
memoria fa percepire da subito la differenza fra il suo contorno solido e il mutevole
contenuto. Quinte fisse si affiancano a scenari mobili e l'edificio, come archivio
aperto, si può usare in modo imprevisto e informale, pur mostrando la sua "inerzia"
simile a una pietra d'inciampo che lascia apparire il proprio valore di testimonianza.
Bisogna immaginare la Casa come strumento di discussione sulle differenti
memorie che s'intrecciano, non solo all'interno della società, ma nell'individuo
stesso: memorie gravi o transitorie; memorie pubbliche e private; ricordi espliciti o
SCHEDA
Casa della memoria, Milano, Italia, 2015
committente
Comune di Milano
soggetto attuatore
Hines Italia Sgr
progetto architettonico
baukuh
progetto strutturale
Arup Italia
progetto impiantistico e consulenza acustica
Deerns Italia
progetto prevenzione incendi
Gaeengineering
quantity surveyor
J+A consultants
impresa costruttrice
Edilda Edilizia Lombarda
MEMORIALE
Casa della
Milano
baukuh
memoria
inconsci. Interamente formato da figure
rappresentative della storia recente
di Milano, l'involucro dell'edificio è
inteso come un "polittico", capace
di dar conto della stratificazione
mnemonica cittadina, immaginandone
un'ideale unità come esigenza di
condivisione. Quanto rappresentato
sui muri è insieme monumentale e
fragile: appare con nettezza da lontano,
poi perde definizione nell'avvicinarsi,
scomponendosi in un pulviscolo
pressoché inafferrabile.
Quest'approccio porta, come ha scritto
Anthony Vidler, "l'opera a contatto con
la quotidianità, a una relazione tattile,
quasi percepita, con l'osservatore" il
quale potrebbe davvero "scoprire la
verità", risvegliando la "memoria della
vita" e non fidando sulla sua imitazione:
la ridondanza espressiva è qui sostituita
dall'essenzialità comunicativa dei segni,
un drappo che cinge, rivela e apre al
ricordo di chi ha sofferto, confidando
nella grazia della riconciliazione per
tutti. La Casa della memoria non è
3 Pianta del piano terra
4 Dettaglio di facciata
con la composizione
policroma dei mattoni
(foto di Giulio Boem)
5 Pianta del piano
primo
6 Particolare d'angolo
della costruzione (foto
di Stefano Oraziani)
7 L'effetto pixel
laterizio in un ritratto
sull'involucro della
Casa (foto di Giulio
Boem)
8 Pianta del terzo livello
9 L'inserimento
materico nel tessuto
del quartiere Isola (foto
di Stefano Graziani)
FACEBRICK
La "Casa della memoria" è interamente rivestita da mattoni che ricompongono, alla maniera di pixel, immagini significative della storia locale. Il
programma iconografico, definito da un apposito comitato scientifico, si
compone di ritratti di Milanesi anonimi (a suggerire la composizione della
moltitudine che anima la città) e quadri storici che fissano alcuni momenti
significativi come le deportazioni, la Liberazione o l'attentato di piazza
Fontana. Il rivestimento in elementi policromi è in esplicita relazione con la
tradizione lombarda delle decorazioni in laterizio di edifici maggiori quali
la Ca' Granda o S. Maria delle Grazie. La realizzazione è stata ottenuta con
l'utilizzo di sei tonalità differenti del mattone SanMarco Terreal che vanno
dal rosa e rosso vivo al grigio medio e forte, prodotti con tecnologia a pasta
molle senza sabbia superficiale, la più affine alla tradizione e che si presta alla
maggiore flessibilità d'uso. Tutti i mattoni delle dimensioni di cm 5,5x5,5x12
sono stati posati in modo da assicurare la corrispondenza delle immagini
con la sequenza dei differenti tasselli colorati, seguendo disegni a casellario.
Il telaio sporgente tra i riquadri, realizzato con mattoni pieni di color rosso
scuro, definisce il polittico di facciata composto dai diciannove quadrati che
accolgono i ritratti (m 4,6x4,6) e dagli otto rettangoli con le scene storiche (m
9,6 di altezza per un'ampiezza variabile).
quindi un museo, un centro culturale o
una biblioteca, è piuttosto un archivio,
un "deposito". Ricorda le Scuole
veneziane o gl'imponenti magazzini di
granaglie delle città medievali tedesche,
riferendosi a un tipo architettonico
che combina una facciata decorata,
uno scalone, una grande sala al livello
superiore e diviene, per dimensione
e posizione, subito monumento. Tale
figura costruttiva può essere intesa
come elemento primo del pensiero
immaginativo, dove determinati
contenuti del retaggio individuale
entrano in congiunzione, nella memoria
appunto, con quelli del passato
collettivo. L'edificio si colloca al limitare
del nuovo polo di Porta Nuova, tra i
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MEMOR
Casa della
Milano
baukuh
memoria
BAUICUH
baukuh è uno studio associato di architettura
fondato nel 2004 da Paolo Carpi, Silvia Lupi,
Vittorio Pizzigoni, Giacomo Summa, Pier Paolo
Tamburelli e Andrea Zanderigo, con sedi a Milano e Genova. Ha vinto concorsi intemazionali
(Amsterdam 2003, Budapest 2003, Pavia 2006,
Genova 2009, Hoogstraten 2013), redatto piani
urbanistici (Amsterdam 2004-08, Venezia 2007),
restaurato edifici pubblici (Brugnato 2007,
Zandobbio 2014) e realizzato residenze (Tirana
2007-09). Ha inoltre curato progetti d'interni e
allestimenti ed esposto i suoi progetti alle Biennali di Rotterdam, Istanbul e Venezia. Lavorando
senza una struttura gerarchica e un dogma stilistico, baukuh "produce architettura" secondo
un processo, razionale e realista, basato sulla
comprensione critica delle costruzioni del passato, con la convinzione che qualsiasi problema
architettonico sia risolvibile nel confronto con
un repertorio sperimentale, a partire dal quale
è possibile formulare ipotesi per casi ulteriori.
geometrie urbane ottocentesche,
mantenendo un legame con la solida
struttura del quartiere che lo accoglie.
In questo senso, la forma elementare e
la superficie ruvida, in materiali poveri
dipendenti dalla tradizione lombarda,
ribadiscono il legame con la storia
manifatturiera del quartiere milanese
dell'Isola. L'estrema semplicità del nuovo
edificio, un prisma a base rettangolare
di m 20x35x17,5, garantisce la
flessibilità nell'organizzazione interna
che può così adattarsi alle mutevoli
esigenze istituzionali, funzionando
come contenitore aperto agli eventi
prodotti in città, anche attraverso
supporti multimediali connessi al
grande tavolo posto all'ingresso. La
costruzione è divisa planimetricamente
in tre parti: due sottili fasce sui lati
corti, comprendenti l'archivio e i
servizi, e un'ampia zona centrale
con lo spazio espositivo e gli uffici la
cui porzione sud, a tutta altezza, è
occupata dalla "vite" dello scalone
circolare dipinto di giallo. La scala
non è solo il principale elemento
distributivo interno, bensì lo strumento
che relaziona i documenti collezionati
(non accessibili direttamente) e il
visitatore: il rapporto tra i cittadini e
le testimonianze d'archivio si crea nel
La scala circolare
dipinta di giallo domina
la porzione libera
dell'atrio
®
movimento rotatorio lungo la rampa
che ripetutamente avvicina e allontana,
costruendo una sequenza di sguardi
sull'interno e verso l'esterno, attraverso
la luce radente. La struttura portante
è in cemento armato a vista e segue
una maglia quadrata, componendosi
di pilastri e travi con una luce di circa
10 metri; la scala tonda è anch'essa in
calcestruzzo gettato in opera e quindi
dipinto. Il pavimento al piano terra è
in battuto di cemento, mentre ai livelli
superiori si trova del linoleum nero. Le
partizioni tra gli uffici sono realizzate
con vetri da pavimento a soffitto,
distinguendo un centro occupato da
sale riunioni e stanze, da postazioni
laterali e archivi in configurazione
open space; gli impianti tecnologici
sono lasciati a vista. La stratificazione
delle murature, di largo spessore (cm
45), minimizza lo scambio energetico
tra esterno e interno. Le facciate sono
realizzate in mattoni e combinano
un telaio di paraste e architravi
leggermente sporgenti con i riquadri ove
trovano spazio le immagini realizzate
con le sfumature laterizie.
10 I livelli dell'edificio
che si affacciano
sull'atrio a tutta
altezza (foto di Stefano
Graziani)
11 Vista dello spazio
aperto (foto di Stefano
Graziani)
12 Sezioni dell'edificio
13 L'avvicinamento
della scala ai passaggi
interni (foto di Stefano
Graziani)
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