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GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL
Con Hegel si ha il massimo sviluppo dell’idealismo, la via più razionale possibile per
arrivare all’assoluto: esso si coglie con il CONCETTO.
Tuttavia ci vorrà molto tempo perché Hegel possa elaborare la sua teoria filosofica nella
sua forma definitiva.
VITA E TAPPE PRINCIPALI DEL PENSIERO HEGELIANO
PERIODO DI TUBINGA
Hegel studia all’Università di Tubinga dal 1788 al 1793, in un ambiente dove la religione
e la teologia erano molto studiate.
Alla base del suo pensiero vi è quindi la RELIGIONE, ma da un punto di vista storico,
come UNIONE DELLA CIVILTA’.
Hegel legge inoltre lo scritto kantiano “La religione nei limiti della pura ragione” e
approva la lotta di quest’ultima contro il dogmatismo.
Per Hegel tale lotta è la libertà della ragione. Essa non può escludere una
RIGENERAZIONE MORALE e POLITICA.
Compito della filosofia hegeliana è quindi la LIBERTA’ DELLA RAGIONE, che comporta la
nascita di nuove istituzioni e una nuova religione.
I cittadini potranno quindi, con questa nuova religione, identificarsi nella ragione, la
quale si realizza nella storia.
PERIODO DI BERNA
Al periodo di Tubinga succede quella di Berna (1793-17996), durante il quale Hegel
svolge attività di precettore ed esamina la civiltà e la religione greca, che hanno in
comune la LIBERTA’.
La religione greca era infatti nata dalla creatività di tutto un popolo e riguardava la vita
comune, la collettività.
Essa è perciò sintesi di RAGIONE, SENSIBILITA’ ed IMMAGINAZIONE VERSO
L’ASSOLUTO DI UN POPOLO.
Oltre a questa religione e a quella rivelata, ne esiste poi anche una terza: la RELIGIONE
KANTIANA.
Essa è espressione della razionalità, e Gesù non ne è che la rivelazione.
E’ in questo periodo che Hegel scrive l’opera “POSITIVITA’ DELLA RELIGIONE
CRISTIANA”.
In questo scritto egli esamina attentamente i fondamenti del cristianesimo. Esso trae il
suo fondamento da quanto riportato nei testi sacri, e si contrappone perciò alla religione
naturale, la quale si basa sulla ragione per giungere all’Assoluto.
Hegel analizza anche l’evoluzione del cristianesimo, che è passato dall’essere una sorta di
MORALE ad essere una ISTITUZIONE STATUTARIA e con un assetto DOGMATICO.
La religione cristiana, dunque, bada alla forma e rispecchia le caratteristiche della
religione ebraica, nella quale gli uomini hanno perso per la prima volta la libertà e hanno
cominciato a vedersi subordinati a Dio.
Secondo Hegel il sentimento religioso può essere vissuto solo INTERIORMENTE. Gli ebrei
hanno invece rotto l’unità tra popolo e natura, si sono ritenuti superiori agli altri ed
hanno estraniato Dio dalla natura, subordinando quest’ultima.
Vivendo in ostilità con gli altri popoli, essi si sono creati questo DESTINO (che secondo
Hegel è la forza con cui la natura e la storia si oppongono a coloro che cercano di andare
contro di esse). Ma andando contro gli altri gli ebrei sono andati anche CONTRO LA
VITA, condannandosi così ad un destino infelice.
Cristo cercò dunque di riportare l’unione perduta con l’AMORE.
Gesù muore perciò affermando la propria divinità, ma viene comunque sconfitto, perché i
suoi seguaci hanno tradito il suo messaggio, istituendo la Chiesa.
PERIODO DI FRANCOFORTE
Tra il 1797 e il 1800 Hegel si reca a Francoforte.
Il suo scopo è adesso arrivare alla comprensione di ogni forma di CIVILTA’ UMANA.
Non è più dunque solo la religione ad interessarlo, ma ogni forma espressiva dell’uomo.
Studiandole è possibile, secondo Hegel, arrivare ad una matrice comune: l’ASSOLUTO (in
cui si trovano riuniti soggetto ed oggetto).
Tale unità si ha nell’AMORE, il quale non attua una fusione, ma piuttosto REALIZZA
UN’IDENTITA’ IDEALE PUR UNENDO. Il vero amore è quindi basato sul permettere
l’esistenza dell’ “altro”.
Durante il periodo di Francoforte, dunque, Hegel tende ad una comprensione TOTALE
delle espressioni spirituali, identificandole con l’ASSOLUTO.
Nell’assoluto vi è identità tra SOGGETTO e OGGETTO.
Il cristianesimo aveva “promesso” questa unione, ma poi era venuto meno: la
resurrezione crea infatti differenza tra umano e divino, così come lo Spirito Santo sceso
sugli Apostoli li differenzia dagli altri, sebbene elevi l’uomo dal FINITO all’ASSOLUTO.
L’Assoluto è per Hegel la VIVENTE UNITA’ DEL VARIO, e la vita è sia UNIONE che NON
UNIONE: il molteplice che rappresenta un’unione. Questo è ciò che egli afferma nel suo
scritto “FRAMMENTO DI SISTEMA”, datato 1800.
Si nota che in questo periodo, dunque, la filosofia di Hegel si fa sempre più LOGICA.
PERIODO DI JENA
Tra il 1800 e il 1807 Hegel elabora l’Assoluto sul piano logico.
Nel 1801 pubblica “Differenze tra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling”, in
cui afferma che il divario fra soggetto e oggetto non può essere la via per arrivare
all’assoluto.
Compito della ragione è infatti sopprimere questa differenza.
La ragione di Hegel, pertanto, mira a cogliere il denominatore comune del molteplice, ad
unire mantenendo la diversità.
Occorre dunque introdurre il concetto di DIVERSITA’ NELL’ASSOLUTO (che è come una
strada sia in salita che in discesa).
Secondo Hegel definire vuol dire NEGARE, dunque l’Assoluto non può essere definito,
perché farlo significa negare il molteplice e quindi limitarlo.
Secondo Hegel, poi, Schelling coglie l’Assoluto solo intuitivamente, senza distinguere tra
natura e spirito. Toglie dunque la dialetticità della vita.
LAassoluto, invece, non è né opposizione né identità, ma un divenire in cui hanno pari
valore AFFERMAZIONE e NEGAZIONE.
Allo stesso modo l’attività del pensiero è quella di un unico soggetto storico: la CIVILTA’
UMANA.
La LOGICA è dunque la vita dello spirito, e l’intelletto, che tende a dividere, è assorbito
dalla ragione.
La logica di Hegel è ONTOLOGICA, è lo spirito immanente che diviene, e nel divenire si
annullano le opposizioni. In essa lo spirito deve ancora svolgersi, è solo un ideale. Si
realizza come spirito e ritorna ad essere NATURA.
E’ nel 1807 che Hegel pubblica quello che sarà forse il suo scritto più famoso: la
“Fenomenologia dello spirito”, in cui vi si afferma che VERITA’ e ASSOLUTO creano
l’INTERO. Il vero, dunque, vive ed è l’insieme delle manifestazioni del mondo.
PRINCIPALI SCRITTI HEGELIANI E PUNTI CHIAVE DEL SUO
PENSIERO:
LOGICA METAFISICA E FILOSOFIA DELLA NATURA:
Il problema affrontato da Hegel è quale possa essere lo strumento gnoseologico per
cogliere l’unità tra finito ed infinito: la LOGICA, che individua i limiti della conoscenza e li
oltrepassa.
La condizione per cui questo avvenga è prendere atto che non possiamo arrivare a
definire l’ESSERE se non prendiamo in considerazione anche il NON-ESSERE.
La LOGICA è la vita dello spirito. L’INTELLETTO contrappone e la RAGIONE sintetizza.
La VITA DELLO SPIRITO consiste in AFFERMAZIONE (tesi), NEGAZIONE (antitesi) e
NEGAZIONE DELLA NEGAZIONE (riaffermazione, sintesi).
La totalità, vista prima come AMORE, poi come VITA, è infine la LOGICA. una logica
ontologica che rispecchia non solo lo sviluppo gnoseologico, ma anche il divenire
naturale.
Nella logica lo spirito deve ancora manifestarsi. E’ l’IDEA di esso. Si deve
CONCRETIZZARE nella natura (la sua negazione) e tornare a sé, stavolta
CONSAPEVOLMENTE.
1807: “FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO”:
L’argomento di quest’opera è il VERO COME INTERO e la VERITA’ COME DIVENIRE
DELLO SPIRITO.
La verità si coglie solo nella sua totalità (dopo la “sintesi”), solo nel suo farsi.
Si passano dunque in ricognizione i momenti che la ragione percorre per poter affermare
“IO SONO SOGGETTO DEL MONDO”. Il fine è lo spirito, che è consapevolezza.
Lo SPIRITO GENERALE opera mediante quello PARTICOLARE, cioè quello presente in
ogni uomo, che apprende questo processo grazie alla storia.
I momenti ideali dello sviluppo dello spirito sono:
1) IDEA (tesi);
2) NATURA (antitesi);
3) SPIRITO (sintesi).
Hegel analizza queste tappe. La via per tornare all’idea originaria è la COSCIENZA
INDIVIDUALE (che porta allo SPIRITO ASSOLUTO).
1817: “ENCICLOPEDIA DELLE SCIENZE FILOSOFICHE IN COMPENDIO”.
In questo scritto Hegel si chiede se esiste qualcosa ancora prima della coscienza
individuale.
Questo qualcosa è la RAGIONE UMANA (identità culturale).
Nella ricerca dell’assoluto, poi, le emozioni non contano, perché non sono una via
gnoseologica dell’assoluto.
“FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO”
In questo testo Hegel tratta riguardo allo spirito, dalla coscienza umana all’assoluto.
Per arrivare all’assoluto lo spirito deve percorrere 3 stadi, corrispondenti a TESI,
ANTITESI e SINTESI:
1) COSCIENZA (certezza, percezione, intelletto);
2) AUTOCOSCIENZA (antitesi tra coscienza signorile e servile);
3) RAGIONE (sintesi, durante la quale lo spirito capisce che la realtà è l’incarnazione
dello spirito).
Vediamo nel dettaglio.
1) CERTEZZA SENSIBILE: approccio agli oggetti con i nostri sensi, ma ne abbiamo solo
una determinazione fisica. E’ una CONOSCENZA ESTERIORE quella di questo stadio
(di questo o quello oggetto). Dopo la certezza sensibile subentra la PERCEZIONE,
nella quale percepiamo ciò che sentiamo. L’oggetto appare quindi con MOLTE
PROPRIETA’. Ci vuole dunque una mediazione tra l’UNO che esprime molti (oggetto e
sue caratteristiche). Questo lo fa l’INTELLETTO, che analizza il fenomeno (in senso
kantiano), capendo che non è l’oggetto quello che vediamo, ma l’oggetto come appare
a noi, dipendente da noi. Si arriva quindi allo stadio dell’autocoscienza.
2) AUTOCOSCIENZA: essa è tale se riesce a farsi riconoscere da un’altra autocoscienza.
Inizialmente essa esclude l’altro: è solo un NON-IO, e tende perciò ad accentrare tutto
su di sé. Questo fa sì che essa lotti con le altre autocoscienze. Questa lotta per la vita
non porta ad un CONTRATTO (come diceva Hobbes), ma alla VITTORIA DEL PIU’
FORTE (autocoscienza servile e signorile, padrone-servo). Il più debole si è sottomesso
per paura, ed è legato ad un lavoro il cui frutto se lo gode il padrone. Ma questi non
sa fare ciò che sa fare il servo, e quindi ne diventa DIPENDENTE, mentre il servo
acquista VALORE DI SE’. Si supera quindi il dualismo tra le due autocoscienze.
Questo avviene in tre momenti: 1) PAURA DELLA MORTE (tesi); 2) SERVIZIO
(antitesi); 3) LAVORO (sintesi). La paura della morte fa sì infatti che perda importanza
il mondo sensibile (siamo solo noi e la nostra essenza). Col servizio neghiamo parte di
noi. Ma per farlo dobbiamo conoscerci. Col lavoro, invece, il servo esprime la propria
autonomia. Quindi lo spirito ha a che fare anche con i VALORI SOCIALI.
3) L’autocoscienza è ormai indipendente dalle cose: adesso deve scontrasi con la natura.
Si deve superare il DUALISMO tra natura e uomo, visto che ormai si è dimostrato che
vi è unità DENTRO L’UOMO. Le tappe per far questo sono: lo STOCISMO (che si basa
sulla razionalità della realtà riconducibile a qualcosa di immanente nella natura), lo
SCETTICIMO, e la FILOSOFIA MEDIOEVALE O INFELICE.
Nel primo, la ragione crede solo di essere unita alla natura. Di fronte alle cose, occorre,
per gli stoici, per non farsi confondere da esse, essere APATICI. Se ci facciamo
coinvolgere, infatti, non possiamo capire razionalmente le cose. LA COSCIENZA SI
LIBERA DAL COINVOLGIMENTO DELLE COSE. L’UOMO PERO’ SI ISOLA DALLA
REALTA’ (ATARASSIA).
Nel secondo, questa atarassia si traduce dunque in NEGAZIONE DEL MONDO, la
NEGAZIONE DI CIASCUNA AUTOCOSCIENZA DA CIO’ CHE LE ALTRE AFFERMANO. C’è
dunque opposizione tra finito ed infinito, tra uomo e verità.
Nel terzo, si ha il culmine di questo. Lo scetticismo pretende infatti di dire qualcosa di
vero quando afferma che tutto è vero e non è vero. Si ha quindi il PARADOSSO, scissione
tra finito e infinito.
Questo contrasto tra coscienza UMANA e DIVINA è tipica del medioevo, in cui la
coscienza umana è rivolta verso quella divina, e rispetto a questa si sente un NULLA,
perché debitrice di essa.
La devozione che ne deriva genera l’ASCETISMO MEDIEVALE, che vuole liberarsi dal
sensibile MORTIFICANDOLO.
Questo annulla qualunque IDENTITA’ e si identifica nell’ASSOLUTO. Ecco che è stata
superata ogni divisione.
Prima di arrivare al medioevo ci sono però ebraismo e cristianesimo.
Nell’EBRAISMO l’assoluto è inaccessibile, e l’uomo è lo schiavo di Dio.
Nel CRISTIANESIMO, invece, l’uomo cerca di avvicinarsi a Dio, ma poi viene meno
quest’intento: Dio è trascendente e rappresenta un AL DI LA’. Ecco come nasce la
filosofia medievale.
A questo punto la coscienza, essendosi riconosciuta nell’assoluto, deve ora riconoscersi
nel mondo (UMANESIMO).
L’autocoscienza sa adesso di essere il tutto, ma ci vuole la giustificazione di tale certezza.
Per far questo deve ricercarsi nel mondo in 3 STATI:
1) RAGIONE OSSERVATIVA (quella che si riscontra nel mondo). Essa si ritrova prima
nella filosofia della natura, poi nell’empirismo. Vuole cioè trovare leggi ed esperimenti
nella natura. Non solo li individua, ma li riporta anche a livello ORGANICO e
PSICOLOGICO: in altre parole la ragione osservativa rileva che LA NATURA HA LEGGI
RAZIONALI COMPRESE ANCHE ALL’INTERNO DELLA COSCIENZA. La prova la
forniscono la FISIOGNOMICA (la scienza fondata da Lavater che afferma che è
possibile ricostruire il carattere di una persona dal viso) e la FRENOLOGIA (che
deduce il carattere di una persona dalla forma del cranio). E’ una concezione
OLISTICA (totalità organica) DELL’UOMO riconducibile ad un unico fattore. Per Hegel
è lo spirito –o la “personalità”-, cioè una struttura biologica su cui si instaura il
vissuto che interagisce con essa. Questo dunque determina il carattere dell’individuo,
il suo temperamento. (Nell’800, infatti, si riteneva che “criminali si nasce”, e dunque
nella pena non c’era alcun potere educativo);
2) Lo spirito si riconosce nel sensibile, ma non lo accetta. Quindi deve cambiare metodo.
Parliamo dunque di RAGIONE ATTIVA. La ragione osservativa infatti si sbaglia,
perché considera la natura come un dato già posto e si riscontra con essa. Il mondo
va invece conquistato come PRODOTTO DELLA RAGIONE.
Vediamo come procede la ragione attiva. Anche in questo caso abbiamo diversi stadi.
Il primo è la COSCIENZA INDIVIDUALE, in cui abbiamo piacere e necessità insieme.
L’uomo cerca se stesso cercando di cogliere l’attimo ed il piacere dei sensi. Di qui
l’incessante ricerca di placare la sua insufficienza. Avverte quindi la necessità di lenire i
mali del mondo, ma non dura, perché questo stimolo è sentimentale (legge del cuorecome la chiama Hegel) e non razionale.
Il secondo è la VIRTU’, che va oltre le inclinazioni soggettive. Ma essa ha una concezione
astratta del BENE e per questo i sostenitori del bene sono come dei Don Chisciotte.
Il terzo stadio è L’INDIVIDUALITA’ IN SE’ E PER SE’, in cui ci si limita all’individuo, e per
questo non si raggiungerà mai l’universalità. Abbiamo in questo stadio tre momenti:
REGNO ANIMALE DELLO SPIRITO (in cui ci si cura solo dell’individuale), LA RAGIONE
LEGISLATRICE, e LA RAGIONE ESAMINATRICE DELLE LEGGI (è la ragione che cerca
dentro si sé leggi che valgano per tutti, ma questo non garantisce comunque
l’UNIVERSALITA’).
3) SPIRITO OGGETTIVO (o ETICITA’): istituzioni storico-politiche che reggono un popolo
e nel quale si realizza la ragione. Fare bene significa operare nello stato, essere
inseriti. LO STATO RAPPRESENTA IL SENSO DELLA VITA DELL’INDIVIDUO.
La consapevolezza dello spirito si ottiene quindi solo con la ricognizione della storia, che
rappresenta le forme in cui lo spirito si raffigura.
La storia è dunque la SCIENZA DELLA COSCIENZA FENOMENICA. Studia cioè le
manifestazioni della coscienza.
La fenomenologia indica dunque i momenti del divenire dello spirito, che si concretizzano
nella STORIA.
Si deve quindi elevare l’IO EMPIRICO a quello TRASCENDENTALE, per avere una visione
universale di essa. Ciò è possibile con la filosofia. Questa è la via verso l’assoluto.
Trascendentale è ciò che non è empirico. Per Hegel –a differenza di Kant- il termine ha
anche valore ONTOLOGICO, e non solo FORMALE.
“SCIENZA DELLA LOGICA”
La logica è la scienza dell’idea pura.
Il percorso della coscienza è trattato nella “Fenomenologia dello spirito”, ma non è il
punto di partenza. Manca infatti ciò che è prima ancora della coscienza: L’IDEA PURA.
Essa sussiste solo quando si realizza nella coscienza, ma ESISTE. E’ l’elemento
ASTRATTO del pensiero. E’ un po’ come Dio prima ancora della Creazione.
La logica si occupa dunque dell’organizzazione del mondo nella fase del pensiero, cioè
studia le MODALITA’ IN CUI SI STRUTTURA IL MONDO, CHE SEGUONO QUELLE IN
CUI SI STRUTTURA LA RAGIONE.
In questa visione i concetti diventano dunque le determinazioni della realtà nella sua
essenza necessaria. Essi hanno VALORE ONTOLOGICO, sono dei MODI D’ESSERE
DELL’ESSERE.
Quindi REALTA’=RAZIONALITA’, LOGICA=METAFISICA.
L’idea comincia con la CATEGORIA DELL’ESSERE (E’ l’incipit, l’essere nella sua
indeterminazione).
A questo punto l’essere deve realizzarsi nel non-essere. Questo implica il DIVENIRE..
Volendo tirare le somme,
INDETERMINATO, è sia
DETERMINAZIONE. A causa
(che è distinto dall’essere) per
in principio – per Hegel- abbiamo quindi L’ESSERE
ESSERE DETERMINATO che un NULLA NELLA
di questo nulla, esso DIVIENE, divenendo NON ESSERE
tornare all’ESSERE DETERMINATO.
L’essere diviene essere determinato tramite 3 categorie: QUALITA’, QUANTITA’, MISURA.
Dopo che è determinato, l’essere è ESSENZA.
L’essenza è la “verità dell’essere”, la sua individuazione.
La verità dell’essenza è invece la RAGIONE, cioè il soggetto è tutta la realtà. E’ l’Io Penso
determinante se stesso e tutte le determinazioni logiche. Il soggetto chiama dunque
essenza l’essere. Abbiamo quindi ESSERE INDETERMINATO, ESSENZA e CONCETTO
(soggettivo, oggettivo, assoluto), che ritorna all’assoluto negando la differenza tra essenza
ed essere.
Dall’essenza nasce il concetto di OGGETTIVITA’, SOGGETTIVITA’, e l’IDEA (o concetto
assoluto).
Il concetto soggettivo è la logica, che fa capo al soggetto.
Il concetto oggettivo sono invece le categorie del mondo.
Il concetto assoluto è invece la ragione e l’idea.
In questi stadi il mondo ancora non esiste. Quando esso si è concretizzato, siamo infatti
nella “fenomenologia”.
L’essenza è dunque la RAGIONE DELL’ESISTENZA. Ogni essenza è diversa da tutte le
altre, ma è uguale a se stessa.Per questo procede nell’ESISTERE e può INDIVIDUARE.
Nel momento in cui essa passa all’esistenza, si deve MANIFESTARE. Diventa quindi
FENOMENO. Il fenomeno implica identità tra ESSENZA ED ESISTENZA perché la realtà
è fenomeno, ma è manifestazione dell’essenza.
Dunque, se l’essenza è l’individuazione dell’essere, essa ne diventa ragione d’essere, ma
essa non può esistere se non vi è l’esistenza. Che senso ha infatti parlare dell’umanità se
non c’è l’uomo? Quindi REALTA’= ESSENZA + ESISTENZA (manifestazione del mondo),
RAGIONE DELL’ESISTENZA E FENOMENO.
LA FILOSOFIA DELLO SPIRITO
Nel 1817 Hegel pubblica l’opera “ENCICLOPEDIA DELLE SCIENZE FILOSOFICHE IN
COMPENDIO”.
Il sistema di Hegel comprende: LOGICA, FILOSOFIA DELLA NATURA, FILOSOFIA DELLO
SPIRITO.
Sono i 3 momenti di concretizzazione della ragione.
La logica tratta dell’idea, la filosofia della natura tratta della natura (nella quale l’io nega
se stesso perché ancora non sa che il mondo l’ha creato lui) e la filosofia dello spirito
tratta dello spirito (consapevolezza), che torna compiutamente all’idea.
La logica si occupa dell’organizzazione del mondo nella fase del pensiero, cioè studia le
MODALITA’ IN CUI SI STRUTTURA IL MONDO, CHE SEGUONO QUELLE IN CUI SI
STRUTTURA LA RAGIONE.
Nella filosofia della natura, invece, Hegel vuole determinare concettualmente la natura
(L’IDEA ESTRANIATA DA SE’, LA PURA NEGAZIONE DELL’IDEA).
Hegel riprende quindi la concezione di Fichte riguardo la natura come un non-io.
La natura è:
1) ACCIDENTALE;
2) ESETERIORE;
3) MECCANICISTICA (necessaria).
La scienza considera la natura come un puro aggregato di fenomeni. Hegel invece la
concepisce in termini organicistici (una realtà vivente).
Anche la natura dà luogo ad un divenire di TESI, ANTITESI E SINTESI. Essi sono la
meccanica (che definisce i fenomeni in SPAZIO, TEMPO e MATERIA. I corpi seguono leggi
di attrazione e repulsione, dunque la natura non è statica. La LEGGE GRAVITAZIONALE
UNIVERSALE, per esempio, stabilisce relazione tra i corpi), fisica (che culmina con la
fisica organica e ritiene che la vita dell’uomo sia l’intelligenza) e la fisica attuale in senso
hegeliano (lo spirito nella natura).
Con la filosofia dello spirito, lo spirito diviene invece AUTOCOSCIENTE, cioè pensa se
stesso e in quanto tale diviene SPIRITO ASSOLUTO.
Dal punto di vista istituzionale passa così all’affermazione assoluta. Si identifica con la
civiltà. Attraverso il progredire della civiltà avviene la comprensione della razionalità.
Lo stato è dunque l’unione dei cittadini, non sommatoria, ma la manifestazione della
sostanza etica che comprende quella degli individui.
Lo stato fa parte di un insieme di cui è espressione , lo SPIRITO DELL’UMANITA’. Se lo
stato non rappresenta più tale spirito esso tramonta, solitamente mediante la GUERRA.
Hegel è quindi favorevole allo STORICISMO, secondo cui tutto si succede
necessariamente. Non è contrapposizione (come sosterrà ad esempio Marx) ma solo
SUPERAMENTO.
Dall’ “enciclopedia “ è possibile trarre i FONDAMENTI DELLA FILOSOFIA DI HEGEL, che
sono i seguenti.
La realtà coincide con la totalità. Il molteplice ne è solo l’incarnazione. Il finito è la
concretizzazione della razionalità.
La razionalità è concreta e coincide con le ISTITUZIONI.
La realtà è un dispiegarsi di essa: INCONSAPEVOLE nella natura e CONSAPEVOLE
nell’uomo.
Reale è la totalità della natura e della natura storica, costituite da PROCESSI
NECESSARI.
La SOSTANZA di ciascun momento è la ragion d’essere.
Realtà è dunque uguale alla razionalità.
Nello spirito assoluto la ragione ha piena consapevolezza di sé, e viene a sapere che
niente è fuori dallo SPIRITO in 3 momenti:
1) ARTE (tesi), che si innalza con LA RAPPRESENTAZIONE dell’assoluto;
2) RELIGIONE (antitesi), che si innalza con L’INTUIZIONE all’assoluto;
3) FILOSOFIA (sintesi), che ci arriva con il concetto.
L’arte può essere SIMBOLICA, CLASSICA e ROMANTICA.
L’arte classica contempla la perfetta armonia tra forma e contenuto.
L’arte simbolica non riesce a rappresentare il contenuto, ma solo la forma;
L’arte romantica è tale per cui il contenuto non raggiunge la forma.
Di conseguenza l’arte è insufficiente a rappresentare l’assoluto.
La religione è a metà strada tra l’intuizione e il concetto.
Per esprimere Dio si usano metafore, si pongono immagini che ce lo possano far capire,
ma il concetto non è possibile.
Nel panteismo Dio appare ingabbiato nella NATURA , allora si passa all’individualismo,
nel quale Dio è solo SPIRITUALE.
Il cristianesimo rappresenta la struttura migliore tra FINITO ed INFINITO. Ma essa non lo
esprime dialetticamente.
Si passa allora alla FILOSOFIA.
Si chiude quindi il ciclo. E’ la storia della concretizzazione dello spirito.
LO SPIRITO OGGETTIVO (ULTIMO PUNTO DELLA
FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO)
1) DIRITTO: E’ una concezione astratta dell’individuo, separata cioè dal contesto
istituzionale. E’ l’individuo con i suoi interessi particolari, senza identificarsi nello
stato. Hegel critica quindi il GIUSNATURALISMO, ovvero l’individuo, quando entra in
società, non perde la libertà, ma si realizza. Il diritto è in fondo qualcosa che si
impone all’individuo e DIVIDE gli individui anziché unirli. Non solo: divide gli
individui non solamente tra loro, ma anche dalla società. Il diritto riguarda solo la
LIBERTA’ ESETERIORE, poiché la persona ha, per esempio, una PROPRIETA’ se gli
altri la riconoscono. Ci vuole dunque un CONTRATTO, che può portare alla sua
violazione, cioè il TORTO. Questo porta al concetto di COLPA e PENA, per ripristinare
il diritto violato e portare il colpevole a comprendere la sua colpa. Da questo momento
si passa allora dall’ESTERIORITA’ all’INTERIORITA’.
2) MORALITA’: L’individuo è morale solo in base all’intenzione. L’uomo agisce per la
FELICITA’ e la morale non può perciò escluderla. L’intenzione è quindi il BENE. Ma
questo BENE non deve rimanere qualcosa di astratto. La dimensione che ne permette
la concretizzazione è l’ETICITA’.
3) ETICITA’: Attraverso la FAMIGLIA, la SOCIETA’ CIVILE e lo STATO. La famiglia si
fonda su amore e fiducia. Si divide in matrimonio, patrimonio, educazione dei figli.
Ma i figli rompono l’unità della famiglia formandone altre. Esse formano così la
SOCIETA’ CIVILE. La società è il contesto della famiglia. E’ l’insieme dei rapporti
economici, politici e sociali che costituiscono i vari rapporti. In essa, però, le
VOLONTA’ PARTICOLARI
si scontrano, anche se vi è un rapporto reciproco.
L’universalità della società è quindi solo FORMALE perché mantiene il contrasto dei
particolarismi. Essa si divide in SISTEMA DEI BISOGNI (si produce per i propri
bisogni e in base al lavoro ci sono le classi sociali: agricoltori –che si deducano al
prodotto naturale-, artigiani –che lo lavorano-, pubblici funzionari –che si occupano
degli interessi universali), AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA, POLIZIA E
CORPORAZIONE (che rappresenta la sintesi, attraverso cui l’individuo pensa alla
collettività, anche se agisce sempre per sé). Lo stato riafferma l’unità della famiglia, e
indirizza tutte le comunità al bene comune. LO STATO E’ LA SOSTANZA ETICA
CONSAPEVOLE DI SE’, CIOE’ LA RIUNIONE TRA FAMIGLIA E SOCIETA’ CIVILE.
Da tutto questo si vede come Hegel sia contro il liberalismo e le teorie secondo cui lo
stato deve difendere il cittadino (cosa che rimanda ai particolarismi) e la democrazia,
poiché un popolo non può comandare, giacché non è tale se non con uno stato costituito.
Con la costituzione si coglie l’anima del popolo. Se così non è, nessuno la potrà mai
seguire.
Vi è poi una particolare costituzione da privilegiare: QUELLA DELLA MONARCHIA
COSTITUZIONALE, in cui –a differenza della monarchia parlamentare, in cui i poteri
sono divisi- i poteri sono UNICAMENTE DIVISI, cioè operano non essendo indipendenti.
Hegel non ha fiducia nel popolo, giacché non crede che esso sappia il suo bene. Ecco
perché non ammira la monarchia parlamentare. Sono coloro che sanno qual è il bene del
popolo a governare. La camera bassa conosce i bisogni del popolo, mentre quella alta
segue l’élite. Esse rispecchiano quindi le esigenze di democrazia ed oligarchia.
Il POTERE LEGISLATIVO deve dunque fare le leggi senza privilegi. Esso è esercitato dalla
CAMERA, a sua volta controllata dal potere GOVERNATIVO (o principesco).
Il POTERE ESECUTIVO riguarda invece il POTERE GIUDIZIARIO e la POLIZIA. Essi
riconducono infatti il particolare all’universale. Gli servono però dei funzionari, come i
BUROCRATI e prima ancora il MONARCA. A lui spetta l’ultima decisione.
E’ nel potere esecutivo che si ha dunque il vero potere. Esso rappresenta l’unità dello
stato.
Lo stato è dunque l’incarnazione di Dio e dello Spirito. Se è questo, esso non ha limiti, e
quindi non può sottostare ai principi morali dell’individuo. Il suo giudice è quindi la
STORIA.
Solo con la guerra lo stato può sopravvivere agli altri stati. Essa ha quindi un ruolo
SALVIFICO, altrimenti una civiltà è destinata a soccombere. E se uno stato “muore” è
bene che accada: quella società non aveva più niente da dire.
Se lo stato è l’incarnazione dello spirito, la sua autorità è generata dallo stato stesso, non
dal popolo.
Esso è un’unione (non associazione): un organismo in cui tutte le parti trovano
concretezza unicamente perché legate ad esso. Lo stato ci libera dalla nostra
individualità.
E’ uno stato non dispotico, ma DI DIRITTO, perché fondato sulle leggi.
L’individuo può entrare a far parte dello stato con la famiglia e le corporazioni.
Solo con lo stato lo spirito diventa storia e ogni cittadino trova il senso della propria
esistenza.
(QUESTO TESTO E' STATO INVIATO E PUBBLICATO ANCHE NELLA SEZIONE APPUNTI
DEL SITO "SKUOLA.NET").
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