Nemmeno il Medico può invocare l`esonero da responsabilità

Per prima cosa, cominciamo con una breve rassegna stampa:
Il pm Michele Ruggiero della Procura di Trani dopo la denuncia dei genitori di due bambini di
Trani a cui è stata diagnosticata una sindrome autistica ad insorgenza postvaccinale ha avviato
un’indagine contro ignoti per “lesioni colpose gravissime” al fine di accertare se vi sia un nesso di
causalità tra la somministrazione del vaccino pediatrico trivalente MPR (morbillo, parotite e
rosolia) e l’insorgenza di autismo. Già nel 2012 una sentenza del Tribunale di Rimini ha condannato
il Ministero della Salute a risarcire una famiglia in cui un bimbo avrebbe sviluppato una sindrome
autistica a seguito della vaccinazione.
Il Fatto Quotidiano – La diatriba autismo come conseguenza vaccino MPR inizia nel 1998 . A
suggerire un legame furono alcuni studi pubblicati dal medico inglese Andrew Wakefield su riviste
come Lancet e il British Medical Journal. Wakefield, proprio a causa di questi studi, fu accusato di
frode e manipolazione di dati oltre che di condotta irresponsabile e disonesta, tanto che l’Ordine dei
Medici Britannici ordinò il ritiro ufficiale di questi studi da parte degli organi scientifici.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità – L’Oms lo scorso settembre, nel vademecum
pubblicato sul suo sito, ha ribadito che “Non c’è un legame tra vaccini e autismo”. La correlazione
tra vaccinazioni e autismo o altre malattie è fermamente negata non solo dall’OMS ma anche dal
mondo scientifico. “I dati epidemiologici disponibili non mostrano nessuna evidenza di correlazione
tra il vaccino trivalente per morbillo, rosolia e parotite e l’autismo, e lo stesso vale per ogni altro
vaccino infantile. Studi commissionati dall’Oms hanno inoltre escluso ogni associazione con gli
adiuvanti al mercurio usati in alcune formulazioni”. Il vademecum dell’Oms rileva inoltre come la
prevalenza della malattia sia di un caso ogni 160 riferendosi a ‘disordini dello spettro autistico’ per
sottolineare che si tratta in realtà di una serie di malattie diverse, di etiologia poco nota, e che vari
fattori genetici e ambientali possono influire.
Società di Pediatria – La paura di una correlazione tra vaccino MPR non obbligatorio e
l’insorgenza dell’autismo è assolutamente immotivata afferma Giovanni Corsello, presidente della
SIP. “Non c’è alcuna prova scientifica. Al contrario, sottolinea, il fatto che alcuni diano come
acquisita una correlazione che scientificamente non è provata rischia di ridurre le copertura
vaccinali, con il pericolo concreto che possano riemergere malattie gravi ad oggi quasi scomparse”.
Proprio tali paure, denuncia il presidente Sip, “negli ultimi due anni hanno portato ad una riduzione
della copertura vaccinale per il morbillo e questo ci preoccupa poiché, se la copertura scende sotto il
livello del 90-95% della popolazione, aumenta il pericolo di epidemie”. Il pericolo ulteriore è
rappresentato dall’effetto di trascinamento che può portare a penalizzare tutte le vaccinazioni,
dimenticando che oggi queste rappresentano invece uno strumento di prevenzione insostituibile.
Il consiglio ai genitori è di “continuare a vaccinare i propri bambini con assoluta tranquillità”.
Secondo Corsello, il Ministero della Salute dobrebbe dare anche ai Tribunali un chiaro messaggio
che tale correlazione non è scientificamente provata.
Cittadinanzattiva – “Seguiremo la vicenda da vicino e ci auguriamo che venga fatta luce il prima
possibile, perché la questione dell’eventuale relazione tra vaccinazioni e autismo è interesse di tutti
i cittadini e non è la prima volta che finisce innanzi ai giudici”, afferma Tonino Aceti, coordinatore
nazionale
del
Tribunale
per
i
diritti
del
malato-Cittadinanzattiva.
“La vaccinazione è uno strumento importante di tutela della salute pubblica e i genitori devono fare
una scelta consapevole, conoscendo sia i rischi del sottoporsi alla vaccinazione che quelli legati alla
mancata vaccinazione”. “Ci auguriamo da parte del ministero della Salute e delle Istituzioni
Sanitarie – conclude Aceti – un impegno alla corretta informazione”.
COMILVA – Il Coordinamento del Movimento Italiano per la Libertà di Vaccinazioni è presente
in molte regioni italiane con gruppi organizzati che predicano l’obiezione di coscienza nei confronti
del sistema vaccinale. Il COMILVA ha assorbito l’Associazione per la Libertà delle Vaccinazioni e
per il Risarcimento delle Vittime da Vaccino. Secondo il COMILVA esiste un “Paradigma della
Vaccinazione” ovvero un complesso sistema di credi pseudoscientifici e manipolazioni
dell’informazione e dei dati sperimentali che ha portato a ritenere erroneamente le vaccinazioni
come una delle maggiori espressioni della medicina occidentale moderna. Nelle Province in cui è
più radicato, come quella di Rimini, si registra il tasso più basso di adesione a tutti i vaccini e non
solo al MPR.
Il commento della dott.ssa Fiammetta Trallo, Specialista in Ginecologia e Ostetricia:
Sebbene il rischio di encefalite in seguito a vaccinazione contro il morbillo sia stato considerato
biologicamente plausibile, nessuno studio ha confermato l’esistenza di un’associazione causale.
Confrontando i rischi associati al morbillo nei non vaccinati ci si rende conto dei notevoli benefici
che il vaccino offre. La frequenza di encefalite che viene osservata in associazione alla
vaccinazione MPR è pari a 1 caso ogni milione di dosi ed è la stessa che si osserva nelle persone
non vaccinate. Inoltre, la frequenza di encefalite negli individui che contraggono il morbillo è di 1
ogni 1.000 casi. Una temibile complicanza del morbillo, per fortuna rara, è la panencefalite
sclerosante subacuta, una patologia progressiva che conduce a distanza di anni dalla malattia ad una
degenerazione neurologica invalidante e a morte.
Non dimentichiamo che il vaccino MPR immunizza anche nei confronti del Virus della Parotide,
responsabile di sterilità maschile, e del Virus della Rosolia infezione banale che, se contratta in
gravidanza, è molto pericolosa per il feto.
È meglio prendere la malattia naturale o vaccinarsi?
Le vaccinazioni sono state introdotte per garantire una protezione nei confronti di alcune malattie
infettive (immunità). La decisione di vaccinare si basa sul bilancio tra rischi e benefici. I rischi
associati alla vaccinazione sono modesti (febbre, gonfiore in sede d’iniezione) e rari, mentre quelli
associati all’infezione naturale sono gravi e frequenti. Infine, non si deve dimenticare che i vaccini
vengono monitorati in modo costante anche durante il loro utilizzo, risultando tra i farmaci più
controllati, e che i rischi, comunque modesti, legati all’uso delle vaccinazioni devono sempre essere
confrontati con i loro benefici.
La vaccinazione, se effettuata in modo da ottenere una copertura vaccinale sufficientemente elevata,
non solo protegge i singoli individui, ma impedisce la circolazione dell’agente patogeno quando
l’infezione è sostenuta da un microrganismo che si trasmette da persona a persona. Numerosi studi
epidemiologici per diverse vaccinazioni dimostrano come una copertura vaccinale elevata produca
un effetto superiore a quello dell’immunità indotta nei soli vaccinati. Questo effetto è
particolarmente evidente per le strategie vaccinali dirette a specifici gruppi di età, durante le quali si
registrano riduzioni dell’incidenza di malattia anche nei gruppi di età non inclusi nella
vaccinazione.
L’immunità di popolazione, infine, permette di proteggere nella comunità anche le persone che non
possono accedere alla vaccinazione perché affette da malattie gravi che ne impediscono la
somministrazione.
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Dott.ssa Fiammetta Trallo
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia
L’attenzione verso la rosolia è calata dopo l’introduzione del vaccino trivalente per
morbillo, parotite e rosolia (Mpr). In Italia la vaccinazione per la rosolia si faceva solo sulle
bimbe
verso
i
12-13 anni.
Tale
strategia
si
è
rivelata
insufficiente
in quanto la circolazione del virus comporta una elevata persistenza del rischio di
infezione.
Allo stato attuale la vaccinazione viene eseguita nel secondo anno di vita con un richiamo
entro i 5-6 anni. È stato ampiamente dimostrato che effettuare la vaccinazione contro la
rosolia con due dosi ha un’efficacia prossima al 100% e l’immunità dura tutta la vita. Il
vaccino è consigliato, inoltre, in tutte le donne in età fertile che risultano negative al Rub
Test prima di intraprendere la ricerca di una gravidanza.
Come per tutti i vaccini vivi attenuati, anche l’Mpr non va somministrato in donne gravide o
che
desiderano esserlo
nel
mese successivo,
nei
soggetti sotto
terapia
immunosoppressiva o con deficit del sistema immunitario ad eccezione delle
persone infette da HIV che non hanno i sintomi gravi dell’AIDS. L’infezione trasmessa da
un virus del genere Rubivirus della famiglia dei Togaviridae è di solito benigna nei bambini
ma molto pericolosa per il feto se contratta in gravidanza entro il quarto mese. Il virus
si diffonde per via transplacentare e può indurre aborto spontaneo, morte intrauterina o
gravi malformazioni fetali note come Triade di Gregg: cataratta, cardiopatie e sordità per
malformazione dell’organo del Corti. Dopo la 17ª settimana il virus, di solito, induce
solo un’infezione senza provocare malformazioni. Eseguire il Rub Test in occasione degli
esami del sangue per l’assunzione della pillola contraccettiva o degli esami
preconcezionali rappresenta la migliore modalità di prevenzione per la Sindrome da
Rosolia congenita.
Ma per arrivare al getting to zero bisognerà vaccinare tutti gli adolescenti e i giovani adulti
non immuni. Una importante raccomandazione per la donna gravida non immune è
astenersi dal contatto con bambini in età scolare almeno fino alla 20ª settimana.
Le insegnanti e le educatrici devono astenersi dal lavoro.
Dott.ssa Fiammetta Trallo, Specialista in Ginecologia e Ostetricia
Articolo già apparso su Quotidiano Nazionale