il NUCLEO SCUOLA OPERATORI CRANIOSACRALE CORSO DI FORMAZIONE TRIENNALE TESI DI DIPOLMA MODIFICAZIONE DELLA PERCEZIONE DEL CAMPO VISIVO CON TRATTAMENTO CRANIOSACRALE BIODINAMICO Relatore: Prof. Franco Maiuri D.O.m.R.O.I. Candidati: Enrica Molinari – Laura Savi ANNO ACCADEMICO 2012-2013 1 Dinamismo di un corpo umano n° 2 – Umberto Boccioni 2 ….se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio. Margherita Guidacci 3 INTRODUZIONE Lo studio della terapia Craniosacrale, durante l'ultimo anno, ci ha portate a conoscerne l'approccio Biodinamico e ci ha permesso di constatare quanto sia importante l'atteggiamento e la postura del terapeuta durante i trattamenti affinché si possa verificare un'efficacia della terapia e un “cambiamento” nel paziente. Abbiamo constatato attraverso studi e letture che gli elementi essenziali che regolano il lavoro Craniosacrale biodinamico hanno dei punti comuni con principi studiati sin dall'antichità. Filosofi, mistici, fisici, medici, psicologi si sono occupati dell'Uomo, della sua salute, della sua evoluzione e crescita, del suo essere parte dell'universo. Il nostro cammino personale, accompagnate da studiosi e terapeuti ci ha portate a riflettere ancora di più circa l'importanza del lavoro quotidiano che chiunque si avvicini ad un'altra persona, sia in campo terapeutico sia educativo, deve fare per conseguire un ampliamento della sensibilità e della coscienza. Lavorare con determinazione e costanza per affinare lo strumento che è corpo, anima e spirito. “E' necessario abbassare la soglia della sensibilità” sosteneva Jung. Come più sopra detto abbiamo rivolto particolare attenzione all'approccio biodinamico della terapia Craniosacrale consapevoli delle difficoltà e delle resistenze che ogni terapeuta incontra sul proprio cammino di crescita come individuo, e del lavoro di implicazione costante e giornaliero necessario per superare barriere e spessori sia sul piano fisico sia su quello psicologico. In sintesi, quindi, sono la qualità di presenza-attenzione-vigilanza dell'operatore che possono risvegliare una dinamica cellulare e aumentare la vitalità del paziente in modo tale che un processo di auto-guarigione possa divenire possibile. 4 CAP. 1 LA VISIONE ONTOLOGICA DELL’UOMO Testi antichi di medicina tradizionale cinese (Suwen e Lingshu) studiavano l'uomo e il suo essere parte dell'universo e A. De Souzenelle, studiosa contemporanea di ebraismo, afferma che il corpo parla, vive, trasmette l'esigenza di crescita del nucleo dell'essere, di cui ogni cellula è portatrice. La sua finalità è il” corpo divino “. Lei sostiene che un medico per curare deve anzitutto collegare ogni essere all'ordinamento del mondo, all'architettura sacra dell'universo e della vita (1). “ Tutto quello che capita al nostro corpo manifesta una dimensione della vita profonda.”(2) “ Il corpo è lo strumento più straordinario della nostra realizzazione.”(3) Innanzitutto il corpo rappresenta un linguaggio e ci dà notizia di un programma da realizzare. Tramite la malattia, ci avverte se avremo preso una strada sbagliata. Diviene poi, fra le mani dell'artigiano che siamo noi, la materia prima su cui operiamo, lo strumento e il recipiente con cui lavoriamo. Pur essendo lo strumento, il linguaggio, la materia prima, è però essenzialmente l'uomo, egli stesso coincidenza del corpo, dell'anima e dello spirito. Ognuno di noi è il proprio corpo, e contemporaneamente la propria anima e il proprio spirito, in modo indivisibile. Inoltre la parte più piccola del corpo porta la totalità dell'uomo, corpo, anima e spirito. Quando si prende solo in considerazione il corpo che si ha, lo si riduce a cosa, se ne fa un oggetto esterno a noi stessi. Prendere coscienza del corpo che si è, significa considerarlo nella pienezza di ciò che esso è: il santuario, l'athanor nel quale si gioca la grande opera della nostra vita e a un tempo la materia prima di questa grande opera. Dobbiamo costruirlo lavorando con lui e su di lui. Si consegue un ampliamento nel campo di coscienza grazie a un lavoro quotidiano su se stessi. Questo soprattutto ci conduce verso la ”persona” che ciascuno è nel profondo (4). 1-2: “Nel corpo del cuore la parola ” – Annick De Souzenelle 3: “Il simbolismo del corpo umano” – Annick De Souzenelle - Pag.366 4: ”L’Egitto interiore” – Annick De Souzenelle 5 A. De Souzenelle afferma un'analogia fondamentale: quella che sovrappone e fa corrispondere punto per punto il disegno schematico del corpo umano a quello delle sefirot della Qabbalah, il celebre e misterioso “albero della vita” dei maestri cabalisti. “L'albero delle sefirot è lo schema della costruzione del mondo e a sua immagine, il corpo umano è lo schema della costruzione del nostro divenire.”(5) Il nostro cammino è risalire dai piedi alla testa, da Malkut, a Keter. La Sefirot alla base dello schema è, in effetti, il nostro punto di partenza, ”il punto in basso”; rappresenta il nostro cosmo interiore, la nostra “femminilità” del profondo; il cammino è un risalire alla nostra origine. Rimontare dai piedi alla testa consente di realizzare una verticalizzazione intima dell'uomo. In noi la destra e la sinistra sono due poli che devono sposarsi. Tutta la vita di un essere umano consiste in queste nozze, e la colonna vertebrale, asse del corpo, è il luogo dove si realizzano. Dobbiamo tendere a realizzare in noi l'unità di ciò che è luce e di ciò che è tenebre. La colonna vertebrale è il sentiero centrale dove devono confluire i due sentieri laterali che simboleggiano il compiuto-luce-maschio e l'incompiuto-tenebre-femmina. A. De Souzenelle nel simbolismo del corpo umano fa uno studio approfondito dell' uomo nella dinamica del suo compimento divino. In quest'ottica affronta lo studio di ogni organo, struttura e funzione del corpo stesso. In particolare affrontando lo studio degli occhi afferma che gli ebrei li definiscono solo in funzione dell'unica reale visione alla quale sono destinati: la visione divina. La parola occhio 'ayin vuol dire anche “sorgente”. Ciò conferma l'identificazione della visione con quella delle profondità (6). L'uomo può andare verso la luce soltanto andando alla “sorgente “ del suo essere. La tensione tra le due energie tenebre-luce crea la potente dinamica della crescita dell'albero (7). 5,6,7: “Il simbolismo del corpo umano”(pag.50,pag.35, cap.IX)- Annick De Souzenelle 6 E' la potenza maschile che è conferita all'uomo per permettergli di assumere gli sponsali interiori e di raggiungere livelli di coscienza ulteriori. L'occhio può essere identificato con la freccia che attraversa i nostri spessori legati al condizionamento del mondo fenomenico. Si definisce allora come l'organo di visione del mondo trascendentale, del mondo divino. La cecità si trova in numerosi miti e ovunque è simbolo delle tenebre del labirinto, sperimentate non più nell'infantilismo dell'ignoranza, ma nel ritorno cosciente all'arcaismo del bambino conoscente. Il mito, che testimonia la relazione occhio-plesso solare e in particolare occhio-cuore, è il racconto biblico di Tobia, che mette l'accento sul matrimonio dell'uomo con il suo femminile, l'incompiuto di sé, ciò che rimane nell'umido e nelle tenebre; è un mito del compimento, di un ritorno amoroso verso la terra interiore. La visione divina che Tobia acquisisce è simboleggiata in numerose tradizioni dall'occhio frontale chiamato comunemente “terzo occhio”. La sua posizione mediana sul viso lo fa partecipare della colonna del mezzo dell'albero, via di ritorno all'unità. E' in India che troviamo la letteratura più ricca circa il terzo occhio. Il terzo occhio di Shiva è il simbolo della conoscenza e dell'illuminazione. L'epifisi studiata durante la meditazione e paragonata al terzo occhio, ha un ruolo solare e risulta avere un compito importante nella spiritualizzazione dell'essere. Gli antichi mistici e filosofi forse avevano ragione nel reputarla la sede dello spirito. Cartesio riteneva fosse la sede della coscienza. Nel 1996 studiosi israeliani e americani hanno scoperto proprietà piezoelettriche nella sabbia a base di idrossiapatite che si sedimenta nella ghiandola pineale. Questa proprietà è la capacità di trasformare delle vibrazioni in impulsi elettrici(8). Anche la civetta che vede di notte è essenzialmente simbolo di conoscenza, di visione che supera l'antinomia tenebre-luce. In psicologia l'occhio è legato alla consapevolezza. Noi vediamo, ma di rado siamo consapevoli che vedere è una relazione, la relazione tra la nostra capacità visiva e ciò che c'è da vedere. 8: “Collana della Conoscenza, Collane Informatiche: Ghiandola Pineale, Scienza Spirito” - Sergio Boschian 7 Noi crediamo a quello che ci sembra di avere davanti al naso; in realtà però quell'esperienza è filtrata da varie strutture di pensiero inconsce e da quel modo misterioso che abbiamo di sentirci vivi in un mondo che possiamo “far entrare in noi “ attraverso gli occhi. E' come dire che vediamo in maniera abituale, in modi molto limitati “con il pilota automatico”. Omero, nel VII secolo a. C., quando manda Ulisse a cercare Tiresia, un veggente cieco, per chiedergli quale fosse il proprio destino e che cosa dovesse fare per tornare a casa sano e salvo, sembra dirci che il vero “vedere” va al di là di avere occhi ben funzionanti. Dunque sviluppare la nostra capacità innata di vedere sotto la superficie delle apparenze cogliendo dimensioni più essenziali della realtà. Una lacrima è il sangue dell'occhio o il sangue alla sua sorgente. Essa è anche provenienza da conoscenza. A colui che vede e piange il suo errore discendendo verso la sua sorgente, questa si apre e libera l'energiainformazione inerente a quella tappa. “Cieli nuovi terre nuove!” Allora l'uomo “si raddrizza”: la verticalizzazione dell'uomo non si compie senza lacrime! Lettura dell'interiorità quindi e non più lettura storica; non è soltanto” vedere” che è importante: lo è anche “essere visti”. Vedere ed essere visti completa un misterioso ciclo di reciprocità di presenza che Thich Nhat Hanh chiama “interessere”. Quella presenza ci sostiene e ci rassicura e ci comunica che la nostra tendenza a essere quelli che siamo in realtà e a mostrarci nella nostra pienezza è una cosa salutare, perché quello che siamo realmente è stato visto, riconosciuto e accettato, perché la nostra essenziale “sovranità dell'essere è stata abbracciata”. Tutto ciò fa parte della reciprocità del vedere, quando vedere è un vero “vedere”. La nostra visione si fa benevola, tranquilla, risanatrice, gli altri lo percepiscono istantaneamente; se ne accorgono, lo riconoscono e li fa sentire molto bene (9). Vedere è quando il soggetto (colui che vede) e l'oggetto (ciò che viene visto) sono uniti nell'attimo della visione. Vedere è apprendere, afferrare, abbeverarsi, scoprire relazioni (compresa la loro consistenza emotiva), percepire quel che c'è in realtà. C. Jung ha osservato che “Noi non dovremmo pretendere di capire il mondo solo con l'intelletto; impariamo altrettanto attraverso la percezione”. 9: “Riprendere i sensi“ – J.Kabat-Zinn 8 Tutto passa attraverso il filtro della nostra coscienza. Acquisiamo un' altra coscienza e vediamo con altri occhi, cadono i veli. Più discendo nel profondo e più attingo alle energie che curano, all'amore. La forza dell'amore ci permette le mutazioni. Il processo dello sviluppo della coscienza è un cammino (cosciente) e passa attraverso: Presenza – Attenzione – Vigilanza Presenza: a tutto l'ambiente circostante, è passiva; è una presenza immediata che corrisponde ad una visione periferica. Caratterizza la mia consapevolezza delle cose e degli esseri e mi posiziona in prima persona rispetto a loro. Attenzione: si può sviluppare sul sottofondo della presenza; è attiva, corrisponde a una visione focale. Vigilanza: è l'integrazione della presenza e dell'attenzione. Incontrare l'altro senza ritirarsi dal nostro radicamento. Radicamento è uno stato in cui posso vedere tutto ciò che succede senza ritirarmi da ciò che accade; è uno stato tranquillo e curioso , uno stato “sentinella”, fare un’ esperienza del “c'è” anonimo, stare con l'evento, constatare, non giudicare. Non è un'attenzione a qualcosa, ma uno stato in cui l'altro esiste e io esisto per l'altro(10.. Nel momento in cui è possibile questo tipo di relazione si crea un corpo unico dell'incontro, un sistema fisico chiuso, dove la relazione terapeutica può iniziare. In questo momento tocchiamo e siamo toccati e si risveglia il corpo sensibile. M. Ponty definiva questo il “Chiasma delle carni”(11). L'immobilità si rivela, le essenze si manifestano. Rimanendo nella parola chiave che è “relazione”: W. James sosteneva che “Un medico è un'esistenza di fronte a un'altra esistenza” (12). 10: Conferenza 8/3/2013- Jean Paul Rességuier 11: Fenomenologia della percezione – M Ponty 12: I principi di psicologia - W. James 9 J.P. Rességuier afferma che “E' necessario che ciascun professionista del campo della salute (o dell'educazione ) sia prima di tutto un professionista della relazione” (13). F. Dolto è arrivata alla conclusione “Che lo vogliamo o no la relazione terapeutica è una relazione amorosa” (14). Quando la presenza è ampia può andare a toccare lo spazio circostante, con il movimento e con lo sguardo, si acquisisce una verticalità e la sensazione è di essere al posto giusto. Come l'albero che ha radici profonde può liberare e far crescere le sue fronde verso l'alto, così la persona acquisisce una stabilità. Una buona stabilità della base comporta una buona mobilità degli arti e una visione periferica ampia. E' la stabilità del terapeuta che può permettere la stabilità della persona accompagnata. Nella terapia Craniosacrale con approccio biodinamico la stabilità dell'operatore e il suo atteggiamento “nell'essere” con l'altra persona sono elementi fondamentali per un esito positivo della terapia stessa. La relazione richiesta è di prossimità e distanza: Prossimità perché il terapeuta è coinvolto al 100% e con la sua presenza tocca l'altro e contemporaneamente si lascia toccare, l'altro risveglia qualcosa in lui che lo attualizza ad ogni istante (Lévinas) (15); Distanza perché ognuno mantiene la propria piena identità. Per permettere un incontro pieno con l'altro non c'è giudizio né riguardo noi stessi, né dell'altro. Ovvero è necessario abolire qualsiasi pregiudizio e cercare la propria identità, sincerità e autenticità. Così si arriva ad una qualità di presenza con ascolto sensibile. “E' più difficile distruggere un pregiudizio che un atomo” (Einstein). Nel campo dell' Osteopatia con il Dr. Sutherland prima e con Rollin Becker più tardi, principi antichi vengono assunti e messi nella pratica terapeutica. 13: Conferenza Urbino 2012 – Jean Paul Rességuier 14: L'immagine inconscia del corpo - F. Dolto 15: E. Levinas Profeta della modernità - G. De Gennaro 10 Il Dr. William Gardner Sutherland sosteneva che nei fluidi corporei il Soffio della Vita genera la Potenza Biodinamica. Questa è una forza ordinatrice che guida armoniosamente la forma e il funzionamento del corpo e della mente umana. E’ questa che mantiene l’intenzione originaria dell’essere umano, che si inscrive nell’embrione, come intrinseco principio di salute, che ha una fisiologica funzione attiva. La potenza del Soffio della Vita conserva e mantiene la salute di ogni cellula, di ogni tessuto in qualsiasi distretto del nostro corpo, permettendo, comunque, una funzione essenziale alle proprie specificità. L'apporto del Dr. Sutherland fu prima di tutto quello di riposizionare la testa all'apice della colonna vertebrale e dell'intero corpo, con tutto ciò che questo sta a significare, non solo strutturalmente, ma anche psicologicamente e spiritualmente, dando forma così ad un uomo integrale. Scoprì un meccanismo anatomofisiologico “il movimento respiratorio primario” , il principio Vitale il quale individualizza la vita, la sostiene e la mantiene nella massa liquido-fluidica e cellulare che costituisce ogni essere vivente. Questo meccanismo umano globale, dalle molteplici manifestazioni si concretizza nell'asse cranio sacrale; G. Sutherland aveva messo una testa sulla colonna vertebrale, Rollin E. Becker in seguito ha esteso alla totalità del corpo il concetto della specificità funzionale del Meccanismo Respiratorio Primario lungo l’asse anatomico cranio sacrale. Come terapeuti ci interessa di un individuo il suo essenziale potenziale di auto guarigione, quindi cerchiamo di operare per rendere questa fisiologica funzione attiva, efficace, cercando di predisporre l’ambiente a questa azione. “La creazione rivela i suoi fini mediante il soffio della vita” (G. Sutherland) I cinque elementi Biodinamici del SCS sono: 1. la Quiete Dinamica al centro di tutto il movimento 2. la potenza del Soffio della Vita in sé, detta Marea Lunga. Questa è una matrice bioelettrica organizzata intorno alla linea mediana embriologica primaria 3. la funzione di organizzazione e di integrazione della potenza del Respiro della Vita nei fluidi corporei (concetto di fluido) 4. l’organizzazione dei sistemi fluidi e tissutali in funzione dell’imperativo del Respiro della Vita e suo programma (originalità) 11 5. l’espressione del movimento Respiratorio Primario in cicli di Inspirazione e di Espirazione, che coinvolgono i tessuti, i fluidi e la potenza come un’unità di funzione. “La mobilità involontaria ritmica dei tessuti e dei fluidi e le varie maree sono tutte completamente integrate una nell'altra e nel corpo come unità.” Dr. Rollin Becker D.O. Il Dr. Jeames Jealous in un suo studio fa una comparazione dei modelli Biomeccanici e Biodinamici nell' ambito craniale e ponendo l'attenzione su alcuni dei modelli biodinamici da lui individuati possiamo dedurne l'affinità con altri studi da noi affrontati. In particolare il Dr. Jeames Jealous afferma: La percezione è un atto di abilità cosciente che pretende allenamento e correzioni istantanee; essa non è automatica. Le lesioni possono sopraggiungere a qualsiasi livello del sistema. Una lesione è percepita come una unità disfunzionale. Tutte le persone sono capaci di percepire la propria divinità. La generosità della Marea deve essere presa come modello. La focalizzazione essenziale è sull’intenzione del Soffio della Vita e le sue priorità. La percezione è diretta inizialmente verso la Salute, vista come il punto di equilibrio del paziente e la compartecipazione del Soffio della Vita dentro l’individuo. La conoscenza e l’informazione provengono dalla Grande Saggezza presente dentro il paziente, percepito come entità del Soffio della Vita o la “piccola voce” dall’interno (R. Becker). Una comunicazione istintiva e diretta, con la conoscenza generatrice, è apprezzata contemporaneamente sia come un’arte sia come una realtà necessaria. Le lesioni non sono corrette in maniera automatica e le sequenze non sono cadenzate concettualmente. Le priorità sono stabilite dalla Marea. 12 Il movimento è sempre presente ad un certo livello e può essere utilizzato. Il movimento è una unità di funzione presente ovunque. Egli è primario in qualsiasi punto (16). 16: Comparazione dei modelli Biomeccanici e Biodinamici nell'ambito craniale - Tuttosteopatia.it 06/09/2007 - Jeames Jealous 13 CAP.2 L’OCCHIO E LA PERCEZIONE L’occhio è un' estensione diretta del cervello in quanto perveniamo alla visione grazie al significato che il cervello assegna alla percezioni raccolte dai fotorecettori che sono contenuti nella retina, situata nella parte posteriore dell’occhio. Quindi la visone binoculare ci permette di avere una dimensione dello spazio. Tuttavia questo è un aspetto esteriore della simmetria che non tiene conto delle differenze qualitative tra destra e sinistra. Infatti gli organi di percezione sono orientati in modo complementare, l'emisfero cerebrale destro svolge funzioni differenti dal sinistro. L'occhio sinistro percepisce l'oggetto, quello destro percepisce la “percezione” e dialogano attraverso una complessa rete di integrazioni che porta all'incrocio funzionale delle due percezioni (non presente negli animali) così che si giunge alla coscienza del terzo elemento: l'Io: a) l'occhio di sinistra compie un'azione che è simile a quella del pensare → tasta l'oggetto percepito e ne coglie l'insieme, la sintesi; b) l'occhio di destra percepisce questo tastare e ne analizza ogni gesto → come quando sovrapponiamo le mani e l'una percepisce l'altra. Solo così si può essere coscienti della percezione (1). Grazie alle due diverse funzioni degli occhi, le due metà del cervello via via si strutturano secondo due diverse intenzioni complementari: l'emisfero sinistro organizza gli elementi necessari ad apprendere → rappresenta “il come”; l'emisfero destro “prende le decisioni” → rappresenta “il cosa”. Quindi la metà destra del cervello tende a risolvere i problemi con una visione globale, dall'alto, quella sinistra preferisce analizzarli, farli a pezzi e ricomporli. Bisogna concepire il cervello essenzialmente come un organo di elaborazione delle informazioni, le cui diverse componenti dialogano incessantemente tra loro, scambiandosi messaggi nervosi di natura elettrochimica. 1: O.O. 201, Corrispondenze fra Microcosmo e Macrocosmo, 9/4/1920 – R. Steiner 14 E’ grazie a questi incessanti scambi di informazioni, che l’individuo prende coscienza del mondo che lo circonda, confronta le informazioni raccolte con le sue conoscenze anteriori immagazzinate nella memoria, fa osservazioni o ipotesi sullo stato del mondo e sui suoi eventuali cambiamenti e adatta la sua condotta di conseguenza. In sintesi ciò che l'occhio può percepire è strettamente legato al nostro modo di essere e alla nostra modalità di essere al mondo, ma un' attività che risvegli i nostri sensi anche attraverso la vista è importante. Al contrario stili di vita malsani provocano danni a tutti i livelli. Ad esempio, l'utilizzo sempre più frequente del computer e le molte ore passate davanti allo schermo fissando il monitor, comportano all'occhio delle modificazioni di funzionalità. Non tutta la retina viene messa in attività, bensì solo il suo centro, la macula. La periferia della retina, che permette la percezione di toni grigi e ombre, non viene stimolata e di conseguenza si atrofizza. Nell’oscurità e in ombra è la vista periferica che deve attivarsi: ed è proprio la vista periferica quella che sempre più si atrofizza a causa del computer. Lavorando al PC la distanza occhio-monitor o occhio-tastiera è invariata. Le funzioni dell’iride e quelle polari del cristallino con il corpo ciliare perdono progressivamente la loro mobilità: infatti solo il continuo cambio a cui è sottoposto l’occhio durante la vista tridimensionale è in grado di permettere l’accomodazione. La distanza fissa invece causa una condizione di irrigidimento simile al crampo e, nel dover continuare a lavorare nonostante l’affaticamento, l’elasticità viene meno: si fa strada la tendenza alla paralisi. Essa coinvolge non solo la retina, ma prosegue attraverso l’occhio verso l’interno dell’organismo. La concentrazione non-stop frena la rigenerazione e lo scambio di ossigeno nell’occhio. Nel fondo dell’occhio la circolazione sanguigna non è più in grado di reggere all’aumento sproporzionato di degenerazione di sostanza nervosa addetta alla vista centrale. La sostanza nervosa addetta alla vista periferica invece non viene affatto attivata e comincia ad atrofizzarsi. Le cellule nervose addette alla messa a fuoco degli oggetti sono decisamente sovraccaricate. Inoltre la “sterilità” dell'attività al computer porta l'essere umano ad un pericoloso depauperamento del “sentimento”: la Dott.Vogel (conferenza tenuta nel 1988) ha affermato che “il lavoro al computer rappresenta in ultima istanza un attacco all’Io dell’uomo. E’ spaventoso rendersi conto di come all’operatore al PC venga completamente negata la possibilità di un’attività interiore” (2). 2: Conferenza1988- Dott.Vogel 15 CAP.3 ANATOMIA, STRUTTURA E FUNZIONAMENTO DELL’OCCHIO L'occhio è l'organo di senso principale dell'apparato visivo, che ha il compito di ricavare informazioni sull'ambiente circostante attraverso la luce. L'occhio umano raccoglie la luce che gli proviene dall'ambiente, ne regola l'intensità attraverso un diaframma, la focalizza attraverso un sistema regolabile di lenti per formarne un' immagine e trasforma questa immagine in una serie di segnali elettrici che attraverso il nervo ottico vengono inviati al cervello per l'elaborazione e l'interpretazione. Per comprendere più facilmente il meccanismo di funzionamento dell’occhio umano lo paragoneremo ad una moderna macchina fotografica con un sofisticato sistema di messa a fuoco automatico (autofocus). Obiettivo: in una fotocamera l’obiettivo è costituito da una lente convessa che fa convergere i raggi luminosi e li manda a fuoco sulla pellicola. Nell’occhio l’obiettivo è costituito da due lenti, una più esterna rappresentata dalla cornea e l’altra più interna che è il cristallino. Fig. 1 Cornea E’ costituita da proteine trasparenti e viene suddivisa in 5 strati che, partendo dall’esterno, sono rappresentati dall’epitelio, membrana di Bowman, stroma, membrana di Descemet ed endotelio. 16 Il suo spessore varia tra circa 1 mm nella porzione periferica e 0,5 mm nella porzione centrale; il diametro orizzontale di 12 mm è maggiore di quello verticale (11 mm) assumendo una configurazione ellittica, responsabile del cosiddetto astigmatismo fisiologico. Su di essa si praticano le più diffuse e comuni tecniche di chirurgia refrattiva. Cristallino E’ la lente interna dell’occhio posta dietro l’iride, di forma biconvessa, con la funzione fondamentale di far convergere raggi luminosi sul piano retinico e quindi consentire una visione nitida sia da lontano che da vicino grazie alla sua capacità di accomodazione ossia di modificare la sua forma per effetto della contrazione del muscolo ciliare. Il potere accomodativo del cristallino è massimo nel bambino e decresce progressivamente a partire dai 40 anni (presbiopia) fino a diventare pressoché nullo dopo i 60 anni. Quando si opacizza costituisce la cataratta. Diaframma : in una macchina fotografica il diaframma è un meccanismo capace di variare il proprio diametro e quindi di fare entrare più o meno luce per fare impressionare correttamente la pellicola. Nell’occhio il diaframma è costituito dall’ iride, di circa 12 mm di diametro e 0,5 mm di spessore, che è colorata e da’ il colore all’ occhio. Iride E’ una membrana muscolare circolare posta dietro alla cornea e davanti al cristallino. Il colore dell’iride, geneticamente determinato, è responsabile di uno dei caratteri fisionomici più importanti: il “colore” degli occhi. Presenta nella zona centrale un forame circolare: la pupilla il cui diametro varia. Con la diaframmatura automatica la pupilla regola la quantità di luce che arriva alla retina: essa, infatti, si dilata al valore massimo di circa 7 millimetri quando l'ambiente è scuro e si restringe a meno di un millimetro in presenza di panorami fortemente illuminati. Anche questo, tuttavia, è vincolato all'età del soggetto: dopo i 40 anni è piuttosto rara una dilatazione pupillare superiore ai 6 mm. Pellicola : in una macchina fotografica rappresenta la parte che viene impressionata dalla luce e che, sviluppata, darà le fotografie. Nell’occhio è rappresentata dalla retina, la quale trasforma la luce in impulsi elettrici che verranno trasportati dal nervo ottico fino al cervello. 17 Fig. 2 Retina E’ la struttura nervosa dell’occhio e riveste quasi tutta la superficie interna di esso. E’ costituita da 9 diversi strati che dall’esterno all’interno sono: strato dei coni e dei bastoncelli, membrana limitante esterna, strato nucleare esterno, strato plessiforme esterno, strato nucleare interno, strato plessiforme interno, strato delle cellule gangliari, strato delle fibre nervose, membrana limitante interna. I coni e i bastoncelli sono gli elementi nervosi deputati alla trasformazione dello stimolo luminoso in stimolo elettrico. Si calcola che nella retina umana siano presenti circa 7 milioni di coni e 120 milioni di bastoncelli; i primi più concentrati nella parte centrale (macula e fovea) i secondi con la massima densità nella parte periferica. La porzione della retina più centrale è chiamata MACULA e costituisce la parte più importante; essa è formata prevalentemente da coni ed è deputata alla visione distinta ed altamente discriminata degli oggetti e dei colori. La parte periferica della retina invece, ricca di bastoncelli, è deputata alla visione notturna e alla visione d’insieme. Fig. 3 Inoltre nella formazione di una fotografia è fondamentale che l’immagine sia messa a fuoco correttamente. Nella macchina fotografica la messa a fuoco avviene spostando, in avanti od indietro rispetto 18 alla pellicola, la lente dell’ obiettivo. Nell’occhio l’autoregolazione avviene attraverso il cristallino che viene modificato nello spessore, nella forma e nella posizione da un muscolo (muscolo ciliare) attraverso il fenomeno cosiddetto dell’ “accomodazione”. In tal modo non dobbiamo fare alcuna fatica a vedere distintamente una stella e subito dopo consultare una cartina celeste. La accomodazione si riduce progressivamente con gli anni e ciò spiega la necessità di usare gli occhiali dopo i quaranta anni per la visione da vicino La sostituzione del cristallino, sia per eliminare una cataratta sia per motivi refrattivi, fa perdere questa capacità e renderà l’occhio presbite. Il sistema ottico dell’ occhio è costituito da due lenti: la cornea ed il cristallino. La cornea possiede un potere diottrico medio di circa 43 diottrie positive ed il cristallino ne possiede circa 14 sempre positive. Queste due lenti mettono a fuoco le immagini provenienti dall’esterno sulla retina e più precisamente sulla macula che costituisce la parte centrale della retina stessa. Nervo Ottico E’ il ” cavo ” che collega l’occhio al cervello; è lungo circa 5 cm ed ha un diametro che varia dai 3 ai 7 mm.; è costituito da circa un milione di fibre provenienti dalle cellule ganglionari retiniche. Una lesione del nervo ottico può quindi impedire la visione anche in presenza di un occhio altrimenti perfetto. 19 Può essere danneggiato da un aumento della pressione interna dell’ occhio ( glaucoma ), da compressioni lungo il suo decorso indotte da tumori cerebrali, da fatti vascolari, infettivi o tossici. Fig. 4 20 CAP.4 MUSCOLATURA E INNERVAZIONE DELL’OCCHIO Fig. 5 21 Fig. 6 22 CAP.5 CAMPO VISIVO “Il campo visivo" quasi sempre viene definito come "un'area che rappresenta la parte del mondo esterno visibile quando si fissa un punto". I nostri occhi percepiscono simultaneamente un oggetto posto in una area di spazio localizzata dritta davanti a noi. Ogni occhio ha una sua determinata area di percezione. Questa area di percezione è "virtualmente tridimensionale" cioè riusciamo a percepire gli oggetti in quasi tutto lo spazio disponibile alla nostra vista. Quando parliamo del campo visivo di un occhio parleremo di "campo visivo monoculare". I campi visivi monoculari dei due occhi si sovrappongono parzialmente nella zona binoculare. Gli stimoli visivi provenienti dalla metà destra del campo visivo raggiungono in parte l’emisfero sinistro del cervello e, per il resto, l'emisfero destro (nel chiasma ottico le fibre provenienti da un solo occhio si dividono in due). Per percepire p.e. l’area monoculare possiamo fare un semplicissimo test. Poniamoci ad una certa distanza da un oggetto da osservare e mantenendo lo sguardo fermo su tale oggetto, potremo renderci conto che percepiamo la presenza, di lato, sopra e sotto, di altri oggetti anche se magari non riusciamo a distinguere nitidamente i particolari. Tale processo è reso possibile dalla RETINA, che è la struttura anatomica del nostro occhio deputata alla visione. Fig. 7 23 Ogni PUNTO RETINICO ha una posizione corrispondente nel campo visivo; poiché, però, l'immagine che si forma attraverso il sistema ottico dell'occhio è un'immagine capovolta ed invertita (come in una macchina fotografica), i punti posti sulla retina del lato nasale verranno visti nella parte temporale (cioè al lato destro o sinistro della linea virtuale che passa per il naso) mentre i punti posti sulla retina del lato temporale verranno visti nella parte nasale. Altrettanto, i punti della retina superiore percepiscono gli oggetti posti nella parte inferiore del campo visivo, e viceversa. Da tutti i punti della retina, comunque, l'informazione visiva viene convertita in impulsi nervosi, i quali, viaggiando attraverso le fibre nervose, convergono in un punto della retina posta a circa 10°-15° verso la parte nasale rispetto alla "FOVEA" che rappresenta il punto centrale di fissazione e la zona di massima visione. Questa struttura, dove si riuniscono tutte le fibre nervose, è detta "Disco ottico" ed è il punto dove le fibre nervose fuoriescono dal globo oculare per formare il "nervo ottico". Poiché quest'area è una zona di non visione, cioè la luce non può essere percepita, da origine nel campo visivo alla "MACCHIA CIECA o SCOTOMA FISIOLOGICO" Fig. 8 Dal momento che il nervo ottico esce dalla parte nasale dell'occhio, la macchia cieca si trova nella porzione temporale del campo visivo. Il nervo ottico dell'occhio destro ed il nervo ottico dell'occhio sinistro si uniscono poi a livello del CHIASMA OTTICO per poi dividersi nuovamente diventando TRATTI OTTICI. I tratti ottici, a livello del 24 Corpo Genicolato Laterale, diventano RADIAZIONI OTTICHE DI GRATIOLET, le quali, infine, si portano fino alla CORTECCIA OCCIPITALE, sita nel lobo occipitale. Fig. 9 I limiti del campo visivo, misurati in gradi dal punto di fissazione (l'oggetto sul quale è diretto lo sguardo), sono approssimativamente i seguenti: 60° superiormente, 75° inferiormente, 90° temporalmente (sulla parte destra per l'occhio destro e sulla parte sinistra per l'occhio sinistro) e 60° nasalmente (sulla parte sinistra per l'occhio destro e sulla parte destra per l'occhio sinistro). Le alterazioni alla sensibilità del campo visivo possono essere un effetto anche di patologie neurologiche, quali la neurite ottica e l'edema della pupilla, e di patologie cerebrovascolari quali l'ischemia del nervo ottico. Infine: 1. l'occhio è la parte per così dire 'visibile' del cervello ed è anch'esso, come il cervello e il midollo spinale rivestito in strati. 2. il bulbo oculare è, in pratica, un piccolo globo di fluidi con vari processi di trasformazione di fluidi. 3. il sistema visivo è quel percorso di luce e impulsi elettrici che dall'occhio attraversa il cervello rettile, il limbico e raggiunge la corteccia visiva (che è parte della neocorteccia). 4. attraverso lo sfenoide passano tutti i nervi implicati nella visione (ottico, oculomotore, trocleare ed abducente). Sempre nello sfenoide hanno origine 5 dei 6 muscoli che muovono l'occhio. 25 Inoltre tutto il sistema visivo per essere vitale ha bisogno di essere ben irrorato di sangue, l'arteria vertebrale gioca un ruolo molto importante in questo compito. L'articolazione atlante occipitale partecipa in modo essenziale a favorire questo compito. FINALITÀ DEL LAVORO Dimostrare che grazie al trattamento “Craniosacrale Biodinamico” si ha la variazione della percezione del campo visivo. Tale variazione viene misurata seguendo il metodo illustrato e utilizzando lo strumento appositamente predisposto. METODO UTILIZZATO Craniosacrale Biodinamico. Particolare attenzione è stata rivolta all'importanza dell'accesso al neutro e alla modalità con cui viene approcciato il paziente, alla postura e all’atteggiamento del terapeuta durante la seduta. Le tecniche più frequentemente utilizzate sono state: Allineamento del sistema alla linea mediana Cingoli durali STRUMENTO UTILIZZATO E’ stato costruito un semplice strumento per la valutazione della percezione del campo visivo orizzontale. Lo strumento consiste in un grande tabellone sul quale sono stati indicati un semicerchio (diametro cm 140) diviso in 2 settori da 90° ciascuno, poi ulteriormente divisi in settori da 5°. Diversi colori permettono di distinguere i singoli settori . 26 Riproduzione dello strumento 27 La variazione (differenza della percezione del campo visivo prima e dopo il trattamento Craniosacrale) viene misurata seguendo l’iter indicato: il soggetto si pone in stazione eretta, sguardo avanti, con i piedi posizionati sopra il diametro del semicerchio. Il diametro stesso è “a metà” del piede; l’operatore si posiziona immediatamente dietro il soggetto, alza entrambe le braccia, tese, avanti alto, all’altezza degli occhi del soggetto stesso; l’operatore tiene, avvolto intorno al palmo di entrambe le mani, il capo di un “filo a piombo”. Il terminale del “filo a piombo” cade all’interno di uno dei settori del semicerchio, presente sul tabellone; l’operatore allarga lentamente entrambe le braccia, mantenendole tese, mentre il soggetto rimane in posizione eretta con lo sguardo rivolto in avanti. L’operatore interrompe il movimento quando il soggetto dichiara che le mani spariscono dal suo campo visivo si misura l’aperura di entrambe le braccia grazie alle posizioni, rilevate sul tabellone, dei terminali dei due “fili a piombo”. Si riesce a valutare la differente percezione del campo visivo, prima e dopo il trattamento, grazie alla misurazione delle differenti posizioni, sul tabellone, dei terminali del filo a piombo Il test è stato sempre effettuato in condizioni di buona luminosità dell'ambiente e la posizione dello strumento non è stata modificata. CRITERI DI INCLUSIONE Sono stati analizzati soggetti adulti, di età compresa tra i 20 e i 50 anni senza problemi visivi conclamati. Alcuni di questi soggetti hanno ricevuto un solo trattamento altri un ciclo di 3. In ogni caso non si hanno sufficienti elementi per affermare che per le persone sottoposte a 3 trattamenti la variazione della percezione del campo visivo sia maggiore rispetto quella che si ha per le persone trattate una sola volta. 28 RISULTATI – TAB. I ETA' SESSO MISURAZIONE C.V. ANTE TRATTAMENTO MISURAZIONE C.V. POST TRATTAMENTO INCREMENTO PERCEZIONE C.V. GRADI GRADI DIFF. GRADI ANNI 20-30 30-40 40-50 F M SX DX SX DX SX DX * * 68 65 87 85 +19 +20 * * 70 68 85 78 +15 +10 75 75 82 84 +7 +9 70 73 78 83 +8 +10 78 75 85 85 +7 +10 * * * * * * * * 77 73 90 85 +13 +12 * * 78 73 90 85 +12 +12 80 77 88 92 +8 +15 * * * * 70 70 80 77 +10 +7 * * 72 73 84 83 +12 +10 * * 65 68 75 72 +10 +4 * * 75 75 86 86 +11 +11 29 CONCLUSIONI I trattamenti Craniosacrale sono efficaci quando la qualità di presenza-attenzione-vigilanza dell'operatore può risvegliare una dinamica cellulare e aumentare la vitalità del paziente in modo tale che un processo di auto-guarigione possa divenire possibile. Un lavoro eseguito con questo atteggiamento determina essenzialmente un riequilibrio del sistema neurovegetativo. E’ ormai evidente che situazioni quotidiane stressanti possono portare il sistema nervoso autonomo ad una distonia neurovegetativa, cioè a un’alterazione dell’equilibrio fra il sistema ortosimpatico dove è presente un consumo elevato di energia (sistema catabolico) e il sistema parasimpatico che invece produce energia (sistema anabolico). La terapia Craniosacrale ristabilisce un equilibrio tra le due componenti del sistema nervoso autonomo. Essa porta a una migliore circolazione sanguigna, una diminuzione della frequenza cardiaca ed è fondamentale per il recupero del soggetto. Consapevoli che i fattori che possono influenzare l'ampiezza del campo visivo sono molti, tra cui: -integrità del sistema visivo -integrità neurologica -una buona vascolarizzazione cerebrale -una postura corretta -un buon appoggio dei piedi a terra -un buon equilibrio psicofisico -la possibilità di utilizzare in modo equilibrato i due emisferi cerebrali è bene evidenziare che il poter avere la percezione del campo visivo ampia consente alla persona di essere più stabile e radicata: le sue essenze vengono tesaurizzate nella base, nella radice primaria dell'essere e quindi non ha più bisogno di aggrapparsi al mondo esteriore. I riferimenti fuori di sé non sono più una condizione indispensabile per poter rimanere in piedi e così, come un albero che ha radici profonde, può liberare e far crescere le sue fronde verso l'alto e verso l'esterno. La persona acquisisce stabilità, una buona mobilità degli arti e una visione periferica più ampia. 30 BIBLIOGRAFIA G. DE GENNARO - E. Levinas Profeta della modernità, Ed.lavoro ore undici, 2001. A. DE SOUZENELLE - Nel cuore del corpo la parola, Servitium Editore, 1998. A. DE SOUZENELLE - Il simbolismo del corpo umano, Servitium Editore, 1999. A. DE SOUZENELLE - L'Egitto interiore, Servitium Editore, 2000. F. DOLTO - L'immagine inconscia del corpo, Red, 2011. M. GUIDACCI - Il nostro mondo, Petite Plaisance, 1945. W. JAMES - I principi di psicologia, 1890. J.JEALOUS - Comparazione dei modelli Biomeccanici e Biodinamici nell'ambito craniale, Tuttosteopatia.it 06/09/2007. C.G. JUNG - R. Wilhelm - il segreto del fiore d'oro, Bollati Boringhieri, 1981 J.KABAT-ZINN - Riprendere i sensi, Milano TEA, 2009. R. LANFREDINI - La mente il corpo, la carne – Issue, 2010. F. MAIURI D O m R O I - Materiale didattico Corso Craniosacrale. HUANGDI NEIJING - Suwen, Milano Jaca Book, 1999. NETTER - Atlante anatomico. M PONTY - Fenomenologia della percezione, Bompiani, 2003. J.P. 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