Rassegne Vol. 99, N. 5, Maggio 2008 Pagg. 263-270 Noduli tiroidei benigni: guida ad una razionale scelta diagnostico-terapeutica Cosimo Durante, Francesco Cava, Alessandra Paciaroni, Sebastiano Filetti Riassunto. Negli ultimi anni si è osservato un aumento nell’individuazione di noduli tiroidei. Questo fenomeno è in gran parte legato all’utilizzo ormai routinario della diagnostica ecografica nella pratica clinica. Solo una piccola percentuale di noduli tiroidei risulta maligna, siano essi palpabili o non palpabili. L’esame citologico su agoaspirato tiroideo (FNAc) riveste un ruolo centrale nello stabilirne la natura. Esclusa la presenza di lesioni tumorali maligne, che richiedono sempre un trattamento chirurgico, possono essere utilizzate diverse opzioni per la terapia del nodulo tiroideo. Esse includono la semplice sorveglianza, la supplementazione di iodio, la terapia soppressiva con levotiroxina, il trattamento con radioiodio, l’alcolizzazione (iniezione percutanea di etanolo) e la laserterapia. Al medico spetta la decisione in merito al trattamento da intraprendere, in base all’obiettivo clinico e ad un’attenta analisi costo-beneficio. Parole chiave. Alcolizzazione percutanea, esame citologico su agoaspirato tiroideo, laserterapia, levotiroxina, nodulo tiroideo, radioiodio. Summary. Benign thyroid nodules: diagnostic and therapeutic approach. In the last years an increase in thyroid nodules detection has been reported from several epidemiological studies. This trend is largely due to the routinary use of diagnostic sonography procedures in clinical practice. Thyroid nodules, both palpable or not palpable, rarely turn out to be malignant. Fine-needle aspiration cytology (FNAc) plays a central role in establishing the nature of the nodule. Excluded the presence of malignant lesions, which are generally treated with surgery, physicians are faced with a variety of therapeutic options, and choosing the optimal approach can be a difficult task. These include a periodic follow-up alone without treatment, the iodine supplementation, the thyroid-hormone suppressive therapy, the radioiodine administration, the percutaneous ethanol injections, and the new technique of laser photocoagulation. In all cases, decisions on the management of benign thyroid nodules should always be based on clinical target and a careful analysis of benefits and risks to the patient. Key words. Fine-needle aspiration cytology, laser ablation, levothyroxine, percutaneous ethanol injection, radioiodine, thyroid nodule. Introduzione Negli ultimi anni numerosi studi epidemiologici hanno documentato un aumento significativo del riscontro di noduli tiroidei nella popolazione generale (figura 1 alla pagina seguente)1-4. Tale fenomeno è riconducibile al crescente utilizzo della ecografia, divenuta oramai parte integrante dell’esame obiettivo, sia per lo studio della ghiandola tiroidea, sia per la valutazione delle altre strutture del collo (vasi epiaortici, linfonodi, ghiandole salivari, paratiroidi). Pertanto è sempre più frequente il riscontro di noduli clinicamente silenti, non palpabili, del diametro inferiore a 10-15 mm, denominati, per questo motivo, “incidentalomi” tiroidei5. Parallelamente si è assistito negli ultimi anni anche ad un aumento dell’incidenza di carcinomi della tiroide5,6. Il riscontro di un nodulo tiroideo è divenuto una fonte di preoccupazione per il paziente e rappresenta un problema di gestione clinica per il medico. II Clinica Medica, Dipartimento di Scienze Cliniche, Policlinico Umberto I, Università La Sapienza, Roma. Pervenuto il 29 ottobre 2007. 264 Recenti Progressi in Medicina, 99, 5, 2008 Prevalenza (%) In particolare, il clinidella crescita del nodulo co si trova di fronte a tre nel tempo, la presenza di Nodulo tiroideo problematiche distinte: sintomi (quali disfagia, di1. Stabilire l’approccio spnea, tosse, disfonia), la • Definizione clinica: tumefazione palpabile diagnostico utile al fine di pregressa esposizione a (generalmente superiore ad 1 cm) della reindividuare quel raro nuradiazioni ionizzanti a ligione anteriore del collo, determinata da mero di casi portatori di vello del collo (soprattutto un’abnorme e focale proliferazione delle noduli tiroidei maligni. in età pediatrica), una stocellule tiroidee, interessante una o più aree della ghiandola. 2. Scegliere il miglior ria familiare di patologia • Definizione ecografica: immagine focale trattamento per i noduli tiroidea (benigna e/o macaratterizzata da un’ecogenicità anormale tiroidei diagnosticati coligna)8. (anecogena, ipoecogena, isoecogena con me benigni, che rappreorletto ipoecogeno, iperecogena) indiviScopo primario delsentano la maggioranza duabile su due piani ortogonali. l’esame obiettivo è invedei noduli tiroidei. ce la valutazione delle ca3. Tener conto dei costi ratteristiche del nodulo, sanitari legati alla gestioquali consistenza e mobilità rispetto ai piani sovrane di una patologia frequente, che richiede un folstanti e sottostanti e la ricerca di eventuali linfoalow-up di lunga durata. denomegalie nelle stazioni linfonodali del collo8. Numerosa documentazione scientifica, recepita nella formulazione delle linee guida internazionali, Successivamente si procede all’approfondimenha delineato l’iter diagnostico più appropriato per il to diagnostico: nodulo tiroideo e definito il razionale e le principali indicazioni delle diverse opzioni terapeutiche. 1. La determinazione dei livelli ematici di TSH ed FT4 consente di valutare la funzione tiroidea. 2. L’ecografia del collo permette di definire le caratteristiche ecografiche del nodulo tiroideo; di do100 L’introduzione dell’ecografia cumentare la presenza di eventuali altre formazioni La grande maggioranza nella pratica clinica ha “svelato” dei noduli non palpabili sono nodulari associate e/o di linfoadenomegalie del collo. la presenza di noduli clinicamente silenti 80 clinicamente silenti 3. Il dosaggio degli anticorpi anti-tiroide (anticorpi anti-TPO ed anti-tireoglobulina) consente di definire la diagnosi di tiroidite autoimmune e la lo60 ro determinazione deve essere riservata ai casi in cui esami ematochimici e caratteristiche ecografi40 che della ghiandola tiroidea facciano sospettare la presenza di un processo infiammatorio7,8. 20 0 Palpazione Autopsia D L’esame citologico su agoaspirato (FNAc) riveste un ruolo centrale nell’esclusione di malignità del nodulo tiroideo e nella gestione successiva dello stesso. Ecografia Figura 1. Prevalenza della patologia nodulare tiroidea. Approccio diagnostico al nodulo tiroideo Circa il 5% dei pazienti affetti da gozzo nodulare sono portatori di un tumore della tiroide7. Il primo obiettivo nella gestione del nodulo tiroideo è escluderne la malignità (tabella 1, figura 2 alla pagina seguente)8. A tal fine è importante procedere innanzitutto ad un esaustivo esame clinico. Informazioni anamnestiche rilevanti sono il sesso, l’età al momento della diagnosi, la progressione Tabella 1. - Caratteristiche cliniche ed ecografiche suggestive di malignità. Anamnesi • • • • Storia familiare di carcinoma della tiroide Rapida crescita volumetrica del nodulo Sesso maschile Età <20 anni o >60 anni. Sintomi da compressione: disfagia, disfonia, raucedine, dispnea, tosse • Irradiazione esterna del collo (soprattutto in età pediatrica) Esame obiettivo • Fissazione del nodulo alle strutture adiacenti • Paralisi delle corde vocali (laringoscopia) • Linfoadenopatie locoregionali Ecografia del collo • • • • • Marcata ipoecogenicità Assenza di alone ipoecogeno Margini irregolari Microcalcificazioni Vascolarizzazione peri ed intra-nodulare (pattern III) all’esame colordoppler • Linfoadenopatie C. Durante et al.: Noduli tiroidei benigni: guida ad una razionale scelta diagnostico-terapeutica Nodulo tiroideo Anamnesi, esame clinico TSH normale o elevato Nodulo “freddo” FNAC diagnostico benigno TSH basso o soppresso Ecografia tiroidea TSH, fT4, (Abs) Scintigrafia non diagnostico maligno indeterminato inadeguato Nodulo “caldo” ripetere FNAC Nodulo asintomatico • Follow-up Chirurgia inadeguato Nodulo sintomatico • Chirurgia • RAI • PEI Figura 2. Algoritmo diagnostico e terapeutico. Il FNAc ha un’accuratezza diagnostica pari a circa il 98%, con una percentuale di falsi positivi e falsi negativi <2%9. Il risultato del FNAc si può includere in quattro categorie: esame citologico maligno (circa il 5%), indeterminato (circa il 10%), non diagnostico (circa il 15%) e benigno (circa il 70%) (tabella 2)8. I noduli con caratteristiche citologiche di malignità richiedono l’intervento chirurgico. In caso di esame citologico indeterminato, non sempre è possibile una diagnosi differenziale pre-operatoria tra gli adenomi follicolari o a cellule di Hürthle e le corrispettive forme carcinomatose; la possibilità che si tratti di una forma maligna varia dal 10 al 20% dei casi, a seconda delle casistiche10. Tabella 2. - Risultati dell’esame citologico e rischio di malignità. Esame citologico Incidenza (%) Rischio di malignità (%) Maligno 5 >95 Indeterminato 10 10-20 Non diagnostico 15 10-20 Benigno 70 1-2 RAI Chirurgia Follow-up 265 Valori di TSH soppressi (<0,4 mcIU/ml) possono far sospettare la presenza di noduli autonomi funzionanti, da considerare virtualmente benigni. In questi casi, pertanto, è utile realizzare un esame scintigrafico tiroideo per individuare aree “calde”, dotate di autonomia funzionale nel contesto della ghiandola. Noduli con esame citologico non diagnostico per inadeguatezza del materiale prelevato devono essere rivalutati con un FNAc a distanza di 3-6 mesi; qualora risultassero ancora non diagnostici, va considerata l’asportazione chirurgica (in base al giudizio clinico)7,8. La maggior parte dei noduli tiroidei sono citologicamente benigni e solo raramente richiedono un intervento chirurgico (gozzi immersi a livello mediastinico, presenza di sintomi da compressione delle strutture circostanti). In questi casi il clinico si trova di fronte a diverse opzioni terapeutiche, e la scelta della strategia ottimale può essere un compito difficile. Approccio terapeutico al nodulo tiroideo SEMPLICE SORVEGLIANZA DEL NODULO TIROIDEO Una volta esclusa la malignità delle lesioni e la presenza di un’alterata funzione tiroidea e/o di segni e sintomi da compressione, ad oggi non è stata dimostrata una reale necessità clinica di trattare il gozzo nodulare. Una scelta terapeutica deve necessariamente avere un obiettivo clinico. In realtà, è documentata la crescita lenta nel tempo del nodulo tiroideo benigno ed una stabilizzazione del volume in età post-menopausale11-14. Inoltre, la sola crescita del nodulo non è di per sé patognomonica di malignità della lesione13. Pertanto, il solo follow-up periodico (ogni 12-18 mesi), clinico ed ecografico, può essere una valida scelta terapeutica. Qualora si verificasse un aumento significativo del diametro nodulare (di circa il 20%), sarebbe necessario ripetere un esame citologico15. 266 Recenti Progressi in Medicina, 99, 5, 2008 Allorché, invece, si verificasse una rapida crescita della formazione nodulare in un breve arco di tempo e/o fossero presenti caratteristiche suggestive di malignità della stessa, vi è indicazione al trattamento chirurgico (anche in presenza di un esame citologico non suggestivo di malignità)15. Dovrebbe essere comunque evitata nei soggetti anziani con lesioni nodulari di vecchia data, visto il rischio di tireotossicosi iodio-indotta15. Deve essere sempre evitata in caso di documentazione di aree nodulari autonome funzionanti15. Supplementazione di iodio Semplice sorveglianza dei noduli Indicazioni principali: Indicazioni principali: • soggetti provenienti e/o residenti in aree di endemia gozzigena • giovani • noduli tiroidei di recente riscontro diagnostico • eutiroidismo • eutiroidismo • assenza di segni e sintomi da compressione SUPPLEMENTAZIONE DI IODIO TERAPIA SOPPRESSIVA CON ORMONI TIROIDEI Nelle aree geografiche a moderata o grave carenza di iodio, vi è una elevata prevalenza della patologia nodulare tiroidea. Programmi terapeutici volti a correggere tale deficit possono ridurne la frequenza con un intervento efficace di medicina preventiva. Per quanto riguarda la supplementazione di iodio in caso di noduli tiroidei, non ci sono evidenze a sostegno di una loro riduzione volumetrica15. Oltre il 50% degli endocrinologi utilizza la levotiroxina come trattamento soppressivo dei noduli tiroidei16-19. Il razionale consiste nel sopprimere a livello ipofisario la sintesi e la secrezione del TSH, considerato l’ormone centrale nel controllare la proliferazione e differenziazione della cellula tiroidea, con l’obiettivo di controllare la crescita nodulare (tabella 3). Tabella 3. - Terapia soppressiva con levotiroxina dei noduli tiroidei benigni: indicazioni, razionale ed evidenze. Indicazioni Razionale Evidenze Ridurre il volume del nodulo tiroideo • La diminuzione della secrezione/sin- • Il TSH non è l’unico fattore di cretesi di TSH riduce lo stimolo prolifescita tiroideo20 – per diminuire l’effetto massa del rativo sulla cellula tiroidea • Il nodulo ha una capacità “autononodulo clinicamente sintomatico ma” di crescita21 – per evitare l’intervento chirurgico • La levotiroxina induce una riduzione significativa del volume del nodulo tiroideo solo in un sottogruppo di pazienti; i fattori predittivi di risposta non sono noti8 • I noduli tiroidei che rispondono alla levotiroxina ricrescono dopo la sospensione della terapia7 Prevenire la crescita del nodulo tiroideo • La diminuzione della secrezione/sin- • L’efficacia della terapia non è nota15 tesi di TSH riduce lo stimolo proliferativo sulla cellula tiroidea Prevenire la formazione di nuovi noduli in pazienti sottoposti a tiroidectomia subtotale • La diminuzione della secrezione/sin- • L’efficacia della terapia non è nota15 tesi di TSH riduce lo stimolo proliferativo sulla cellula tiroidea Minimizzare il rischio di falsi negativi al FNAc • La crescita del nodulo sotto tera- • Non ci sono evidenze che la crescipia soppressiva è predittiva di mata del volume del nodulo abbia un lignità valore predittivo di malignità maggiore della stabilità o riduzione13 • La percentuale di falsi negativi al FNAc è <2%9 C. Durante et al.: Noduli tiroidei benigni: guida ad una razionale scelta diagnostico-terapeutica Tuttavia, il TSH non è l’unico fattore di crescita in grado di esercitare un’azione trofica a livello della tiroide; anche altre molecole TSH-indipendenti (IGF-I, estrogeni, TGFα) promuovono la proliferazione dei tireociti20. Inoltre, il nodulo tiroideo ha una capacità “autonoma” di crescita e di funzionalità (vale a dire TSH-indipendente). La conseguenza è una possibile efficacia terapeutica degli ormoni tiroidei sul parenchima tiroideo sano e non sulle formazioni nodulari21. Infine, non è noto quale sia il grado di soppressione del TSH necessario per raggiungere l’obiettivo terapeutico. Posto che sia necessaria o di qualche beneficio clinico la riduzione del volume del nodulo tiroideo, l’efficacia della terapia con ormoni tiroidei resta ancora controversa. In una recente metanalisi di 6 trial clinici controllati, randomizzati22, i pazienti in trattamento con levotiroxina presentavano un rischio relativo di riduzione del volume nodulare tiroideo pari all’1,9 rispetto al placebo; tale dato non è risultato statisticamente significativo (95% CI 0,95-3,81). 267 In sintesi, l’uso della levotiroxina per sopprimere il TSH nella patologia nodulare tiroidea dovrebbe essere evitato nei seguenti casi: • donne in post-menopausa e uomini di età superiore ai 60 anni; • soggetti con osteoporosi; • soggetti con malattie cardiovascolari; • presenza di aree tiroidee di autonomia funzionale. In conclusione, studi clinici controllati con placebo, randomizzati e a lungo termine sono necessari per dimostrare la validità e la sicurezza di questo approccio. Terapia soppressiva con ormoni tiroidei Indicazioni principali: • soggetti provenienti e/o residenti in aree di endemia gozzigena • trattamento di noduli tiroidei solidi, di piccole dimensioni, ricchi di colloide all’esame FNAc, clinicamente sintomatici Non esistono in letteratura chiare evidenze circa l’efficacia della terapia soppressiva con ormoni tiroidei. TERAPIA CON RADIOIODIO (RAI) Pertanto, il gruppo di esperti che ha recentemente contribuito alla realizzazione delle linee guida europee ed americane sulla gestione della patologia nodulare tiroidea conclude che non può essere raccomandato l’impiego routinario della terapia soppressiva nel caso di noduli tiroidei15, 23, 24. Dalle metanalisi emerge la possibilità che una sottopopolazione di noduli tiroidei sia responsiva al trattamento soppressivo con tiroxina (noduli solidi, di recente diagnosi, di piccole dimensioni, ricchi in colloide al FNAc, provenienti da aree a carenza iodica)14,22,25,26. Tuttavia, i fattori predittivi di risposta non sono ancora stati ben definiti. Inoltre, è stato osservato che i noduli tiroidei ritornano rapidamente alle dimensioni iniziali alla sospensione della terapia soppressiva7. Pertanto, se il trattamento fosse efficace dovrebbe essere continuato per un tempo indeterminato. È noto, tuttavia, come a lungo termine l’ipertiroidismo subclinico possa rappresentare una condizione predisponente lo sviluppo di alterazioni cardiovascolari (aumentato rischio di aritmie sopraventricolari, ipertrofia ventricolare sinistra, disfunzione diastolica)27-29 ed ossee (riduzione del BMD con aumentato rischio di osteoporosi)29,30 nelle donne in post-menopausa e negli uomini di età superiore ai 60 anni. L’utilizzo del radioiodio (131I) rappresenta l’opzione terapeutica principale nel caso di noduli tiroidei autonomi funzionanti, tossici e non tossici, in assenza di indicazioni all’intervento chirurgico o qualora la chirurgia fosse controindicata (pazienti anziani ad alto rischio operatorio)7,8. Data l’efficacia del 131I nel provocare una riduzione del volume della ghiandola tiroidea, la terapia radiometabolica è stata utilizzata con successo anche nel caso di gozzi nodulari privi di aree di autonomia funzionale: a seconda degli studi clinici è stata riportata una riduzione del volume ghiandolare tiroideo compresa tra il 31% ed il 60%32. Il trattamento sembrerebbe essere privo di gravi effetti collaterali: circa il 3% dei pazienti ha sviluppato una tiroidite transitoria indotta dalle radiazioni33. Sono stati descritti anche casi di tireotossicosi transitoria e, più raramente, l’induzione di patologia autoimmune (malattia di Graves-Basedow)34. Circa il 20-30% dei pazienti è andato incontro ad ipotiroidismo (soprattutto se positivi per anticorpi anti-tiroide) a distanza di circa 3-5 anni dal RAI32-34. Recenti studi hanno dimostrato come la captazione del radioiodio possa essere aumentata pretrattando i pazienti con basse dosi di TSH-ricombinante (0,3 mg)35. Ciò permette da una parte una riduzione dell’attività di RAI da somministrare, dall’altra un incremento fino al 74% dell’assorbimento da parte della tiroide in toto35. 268 Recenti Progressi in Medicina, 99, 5, 2008 Tuttavia mancano studi di confronto tra tale trattamento e quello standard con RAI; inoltre, non sono stati valutati eventuali effetti collaterali in pazienti anziani e cardiopatici (malgrado non siano stati descritti effetti collaterali severi). de in genere trattamento medico), alla tireotossicosi transitoria, fino ad eventuali danni al nervo ricorrente36-38. PEI Terapia con radioiodio Indicazioni principali: Indicazioni principali: • noduli cistici sintomatici ricorrenti • noduli tossici • noduli non tossici, funzionanti o non funzionanti, clinicamente sintomatici, nei soggetti anziani o cardiopatici ad elevato rischio operatorio • pazienti con noduli clinicamente sintomatici, che rifiutino l’intervento chirurgico INIEZIONE PERCUTANEA DI ETANOLO (PEI) L’iniezione percutanea di etanolo (PEI) è una tecnica proposta ed utilizzata nel trattamento di noduli tiroidei autonomi e non autonomi, solidi e cistici36. La somministrazione di etanolo al 95% determina una riduzione del volume nodulare a seguito di trombosi e necrosi coagulativa dei vasi sanguigni intranodulari. I migliori risultati sono stati ottenuti nei noduli cistici, per i quali potrebbe rappresentare l’opzione terapeutica di scelta, in caso di lesioni sintomatiche e recidivanti. In uno studio prospettico (follow-up medio di 5 anni) condotto su un campione di pazienti portatori di noduli cistici, il trattamento con PEI permetteva di ottenere una riduzione del volume nodulare di circa il 50% in 40 su 43 casi36. Risultati simili sono stati confermati da 2 studi recenti: il primo, condotto su 98 pazienti, ha documentato una riduzione volumetrica >50% in circa l’88% dei noduli (follow-up medio di circa 9 anni)37; il secondo, condotto su 432 casi, ha mostrato una riduzione >50% nel 79,4% dei casi (follow-up medio di circa 3 anni)38. Gli effetti collaterali possibili, anche se poco frequenti in mani esperte, variano dal dolore moderato nella sede di iniezione dell’etanolo (trattabile con blanda terapia analgesica per pochi giorni) alla comparsa di un ematoma locale (che non richie- LASERTERAPIA (PLA) L’ablazione percutanea ecoguidata con laser (PLA) dei noduli tiroidei rappresenta ad oggi una terapia sperimentale, eseguita solo presso Centri specializzati, il cui utilizzo, pertanto, non può essere raccomandato in modo routinario. I dati pubblicati mostrano una riduzione pari a circa il 50-70% del volume nodulare, con relativo miglioramento dei sintomi compressivi locali, dopo circa 1-3 sessioni di PLA, o attraverso un singolo trattamento eseguito mediante fibre ottiche multiple39. In uno studio randomizzato venivano confrontati 15 pazienti portatori di noduli non-funzionanti e trattati con PLA, con 15 pazienti controllati con la sola osservazione clinica. A 6 mesi, si evidenziava una significativa riduzione del volume nodulare (da 8,2 ml a 4,8 ml) nel gruppo trattato con PLA (P=0,001)40. La PLA, inoltre, si è rivelata una metodica particolarmente rapida (durata di ogni sessione di circa 30 minuti) e poco costosa39. Tuttavia, il suo uso routinario è ostacolato dalla scarsa precisione del trattamento, data l’impossibilità di identificare con esattezza i confini della lesione senza provocare danni ai tessuti circostanti. Il disturbo più frequentemente riferito dai pazienti è il dolore a livello del collo, successivo all’ablazione (tuttavia ben controllabile con 1-2 giorni di analgesici orali e corticosteroidi)39. PLA Indicazioni principali: • attualmente non raccomandata In sintesi: i punti chiave NODULI TIROIDEI BENIGNI: APPROCCIO DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO Valutare la funzione (TSH, FT4) e le caratteristiche strutturali del nodulo tiroideo (ecografia del collo) Determinare la natura del nodulo (FNAc) I noduli tiroidei benigni ed asintomatici (la maggioranza) non necessitano di trattamento ma solo di controlli periodici (ogni 12-18 mesi), sia clinici che morfo-funzionali Nel caso di noduli tiroidei clinicamente sintomatici (la minoranza), valutare tra le varie opzioni terapeutiche ad oggi disponibili (chirurgia, RAI, PEI) C. Durante et al.: Noduli tiroidei benigni: guida ad una razionale scelta diagnostico-terapeutica 269 Conclusioni e prospettive L’aumentata incidenza di noduli tiroidei non palpabili, in soggetti asintomatici, richiede un nuovo iter diagnostico-terapeutico. L’esame citologico su agoaspirato rappresenta la metodica di riferimento, per la sua elevata specificità e sensibilità, nel discriminare i noduli tiroidei maligni da quelli benigni. La maggioranza dei noduli sono benigni. Nel caso di noduli tiroidei benigni, per i quali non sia indicata la soluzione chirurgica, il medico si trova di fronte a diverse scelte terapeutiche. Attualmente non esistono evidenze che permettano di orientarci verso un’opzione terapeutica univoca, in gran parte a causa della mancata conoscenza della storia naturale dei noduli tiroidei. STRATEGIE TERAPEUTICHE PER I NODULI TIROIDEI BENIGNI: La periodica sorveglianza clinica e morfologica può rappresentare oggi l’atteggiamento clinico più adeguato, in caso di noduli asintomatici. La terapia soppressiva con levotiroxina sembra ridurre la crescita di una specifica sottopopolazione di noduli, ma i fattori predittivi di risposta non sono stati ben codificati. Le attuali linee-guida internazionali sconsigliano il suo utilizzo routinario nel trattamento dei noduli benigni. La terapia soppressiva cronica può determinare eventi avversi sul cuore e sulle ossa. La terapia soppressiva non va mai utilizzata nei soggetti anziani e nel gozzo multinodulare. La RAI è il trattamento di scelta dei noduli sintomatici qualora esista una controindicazione alla chirurgia. La PEI è indicata per il trattamento dei noduli cistici sintomatici ricorrenti. La PLA è una metodica sperimentale. La scelta della migliore strategia terapeutica disponibile deve nascere da un obiettivo clinico e da un’attenta analisi dei benefici e dei rischi per il singolo paziente. Ringraziamenti Si ringrazia la Fondazione Umberto Di Mario ONLUS. • Il dottor Cosimo Durante ha vinto una borsa di Dottorato di Ricerca presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, in Endocrinologia e Medicina Molecolare. Bibliografia 1. Vander JB, Gaston EA, Dawber TR. 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