UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BOLOGNA ___________________________________________________________________________ FACOLTA’ DI INGENERIA CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA DELLE TELECOMUNICAZIONI INSEGNAMENTO: MICROONDE PROGETTO DI UN AMPLIFICATORE BILANCIATO E DI UNO DIFFERENZIALE E CONFRONTO DELLE LORO PRESTAZIONI PER APPLICAZIONI RADIO NELL’AMBITO DEL PROGETTO SKA (SQUARE KILOMETER ARRAY) TESI DI LAUREA DI: CINZIA CARLOTTI RELATORE: CHIAR.MA PROF.ING. ALESSANDRA COSTANZO CORRELATORI: DOTT. ING. MARCO POLONI DOTT. ING. FEDERICO PERINI __________________________________________________________________________ ANNO ACCADEMICO 2002/2003 GRAZIE A…. Al termine di questa straordinaria esperienza di lavoro e soprattutto di vita, mi sento in dovere di ringraziare la Prof.Costanzo e l’Ing.Montebugnoli per avermi dato la possibilità di svolgere la tesi presso il Radiotelescopio di Medicina. Grazie di cuore anche a Marco e Federico che mi hanno seguito, aiutato e sostenuto, durante tutto lo svolgimento della tesi con una pazienza davvero infinita. Rivolgo inoltre un particolare ringraziamento ad Alessandro Cattani, senza il quale la realizzazione così rapida dei prototipi non sarebbe stata possibile, e a Sergio Mariotti, per il prezioso aiuto datomi nella caratterizzazione degli amplificatori. Un grazie a Germano e Fabio e a tutti quelli che, volenti o nolenti, hanno dovuto sopportare le mie “incursioni” nei loro uffici. Grazie infine a tutte le persone che lavorano al radiotelescopio per la cordialità e l’amicizia che mi hanno dimostrato sin dal primo giorno. Grazie a Luca, Vincenzo, Claudio, Enrico, Cristian, Assan e a tutti i laureandi e tirocinanti che hanno condiviso con me questo importante periodo della nostra vita. Grazie ragazzi, siete mitici! Voglio inoltre ringraziare i miei genitori che, in tutti questi anni mi hanno sostenuto e hanno condiviso con me le gioie e i dolori dell’università. Grazie per avermi sopportato, la laurea dovrebbero darla anche a voi! Grazie alle mie zie, ai miei zii, a tutti i miei meravigliosi e variegati cugini, a mia nonna Dana e a tutti quelli che mi hanno dimostrato il loro amore in questi anni. Un enorme grazie a tutti i ragazzi di Bologna, Francesco, Luca, Simone, Marco, Nico, Michele, Seba, Elisa e Paolo, che hanno condiviso con me gli studi e, con la loro presenza, hanno alleggerito il carico degli esami. Un grazie anche a Cinzia (non emozionarti!), Cristian, Cristina e a tutte le ragazze e i ragazzi di Ferrara, che con la loro amicizia hanno riempito di gioia la mia vita! Grazie alla mia nonna Emma che non c’è più, ma che so che mi è stata vicina e mi ha sorvegliato in tutti questi mesi di duro lavoro. Grazie per tutte le volte che ero sfinita e tu ti mettevi lì a massaggiarmi (e a tirarmi le dita dei piedi!) Grazie per tutte le volte che mi hai svegliato russando e grazie per tutte le volte che mi hai fatto saltare nel tuo letto a farti il solletico. Grazie per la tua forza e per la famiglia che mi hai dato. Grazie per essere stata la mia nonna… E per finire…entrata trionfale (perché sei modesto!), grazie a te, Gianluca! Grazie per la pazienza che hai avuto negli ultimi mesi e grazie anche per tutte le volte che non mi hai lasciato essere egoista. Grazie per la nostra (quasi) casa e grazie per l’appoggio che mi dimostri e che mi hai dimostrato in tutti questi anni. Sei stato un mio amico, il mio ragazzo, il mio compagno… adesso sei una parte della mia anima. Con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima e con tutta la mia mente Questo lavoro è dedicato a te. Indice INTRODUZIONE – LA RADIOASTRONOMIA I.1 ORIGINE E SVILUPPO DELLA RADIASTRONIOMIA I.2 CARATTERISTICHE FREQUENZIALI DELLA RADIOASTRONOMIA I.3 I RADIOTELESCOPI I.4 S.K.A. I.4.1 Il Progetto Australiano I.4.2 Il Progetto Americano I.4.3 Il Progetto Canadese I.4.4 Il Progetto Cinese I.4.4 Il Progetto Olandese 1 3 4 9 11 14 15 17 18 CAPITOLO 1 – LA CROCE DEL NORD 1.1 LA STAZIONE RADIOASTRONOMICA DI MEDICINA 1.1.1 La Linea Focale e i Dipoli a Mezz’onda 1.2 L’UPGRADE DELLA CROCE DEL NORD VERSO IL “PROGETTO SKA” 1.2.1 Configurazione Attuale della Croce del Nord 1.2.2 Configurazione Futura 22 26 28 28 30 CAPITOLO 2 – AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA 2.1 LNA: INTRODUZIONE 2.2 RUMORE NEI DISPOSITIVI ELETTRONICI 2.3 GENERALITA’ SUGLI AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA 2.4 CARATTERISTICHE DEGLI AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA 2.4.1 Figura di Rumore(NF) 2.4.2 Guadagno e Adattamento 2.4.3 Stabilità 2.4.4 Non Linearità e Distorsione Armonica 2.4.5 Non Linearità e Distorsione di Intermodulazione 2.4.6 Punto di Intercetta del III Ordine (IP3) 2.4.7 Punto di Compressione a 1Db 2.5 CONSIDERAZIONI GENERALI 35 36 39 41 41 42 47 49 50 54 56 56 CAPITOLO 3 – PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA 3.1 L’AMPLIFICATORE BILANCIATO 3.2 ACCOPPIATORI IBRIDI A 90 GRADI 3.3 FUNZIONAMENTO DELL’AMPLIFICATORE BILANCIATO 3.4 CARATTERISTICHE DELL’AMPLIFICATORE BILANCIATO 3.5 PROGETTO DI MASSIMA IN BASE ALLE SPECIFICHE RICHIESTE 3.5.1 Considerazioni Iniziali di Progetto 3.5.2 Specifiche del Progetto 3.5.3 Caratteristiche del Progetto Iniziale 3.5.4 Il problema dello Shift in Frequenza 3.5.5 Scelta dell’Accoppiatore Ibrido a 90° 59 59 62 67 70 70 70 71 73 75 CAPITOLO 4 - PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE 4.1 AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE: GENERALITA’ 4.2 AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE: COMPORTAMENTO IN CONTINUA 4.3 RELAZIONE CORRENTE/TENSIONE DIFFERENZIALE 79 81 83 4.4 ANDAMENTO DELLA TENSIONE DIFFERENZIALE DI USCITA 4.5 CARATTERISTICHE DEGLI AMPLIFICATORI DIFFERENZIALI 4.5.1 Calcolo dei Guadagni 4.5.2 CMRR 4.5.3 Definizioni di Dinamica di Ingresso e di Uscita di Modo Comune e Differenziale 4.5.4 Considerazioni Relative alla Dinamica 4.6 CARATTERISTICHE NON IDEALI DELL’AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE 4.6.1 Tensione di Offset di Ingresso e di Uscita 4.6.2 Campo di Variazione delle Tensioni di Modo Comune in Ingresso 4.6.3 PSRR 4.7 AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE CON USCITA SINGOLA 4.8 LA CONFIGURAZIONE CASCODE 4.9 PROGETTO DELL’LNA CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE 4.9.1 Specifiche del Progetto 4.9.2 Scelta del Dispositivo Attivo 4.9.3 Scelta del Punto di Lavoro 4.9.4 Individuazione dell’Architettura delle Matching Network 4.9.5 Schema Complessivo 84 86 86 87 88 89 90 90 91 91 92 94 100 100 101 103 103 105 CAPITOLO 5 – MICROWAVE OFFICE 5.1 DESCRIZIONE GENERALE DEL SOFTWARE 5.2 L’AMBIENTE DI PROGETTAZIONE 5.3 PARAMETRI DI PROGETTO 5.4 LE SIMULAZIONI LINEARI 5.5 CREAZIONE DEL LAYOUT 5.6 SIMULATORE NON LINEARE 108 110 111 113 116 119 CAPITOLO 6 - SIMULAZIONI 6.1 PROGETTO DELL’AMPLIFICATORE BILANCIATO 6.2 AMPLIFICATORE BILANCIATO CON BANDA DI 20MHz 6.2.1 Individuazione dell’Architettura delle Reti di Adattamento e Polarizzazione dell’Amplificatore a Singolo Stadio 6.2.2 Ottimizzazione dei Valori dei Componenti Circuitali delle Matching Network 6.2.3 Verifica del Punto di Lavoro 6.2.4 Presentazione dei Risultati Ottenuti 6.2.5 Studio della Stabilità 6.2.6 Simulazioni con i File di Parametri S 6.2.7 Configurazione Bilanciata con Splitter Ideali 6.2.8 Configurazione Bilanciata con Splitter con insertion loss diversa da zero 6.2.9 Configurazione Bilanciata con Modello per amplitude unbalance e phase unbalance 6.2.10 Analisi ai Grandi Segnali 6.3 AMPLIFICATORE BILANCIATO CON BANDA DI 250MHz 6.3.1 Individuazione dell’Architettura delle Reti di Adattamento e Polarizzazione dell’Amplificatore a Singolo Stadio 6.3.2 Ottimizzazione dei Valori dei Componenti Circuitali delle Matching Network 6.3.3 Verifica del Punto di Lavoro 6.3.4 Presentazione dei Risultati Ottenuti 6.3.5 Studio della Stabilità 6.3.6 Simulazioni con i File di Parametri S 6.3.6 Configurazione Bilanciata con Splitter con Insertion Loss diversa da zero 6.4 PROGETTO DELL’AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE 6.5 CONSIDERAZIONI GENERALI 6.5.1 L’Impedenza di Progetto 122 123 123 124 130 131 133 139 142 144 144 147 148 149 150 151 152 153 154 157 159 159 160 6.5.2 Le Simulazioni con Microwave Office 6.6 CONSIDERAZIONI INIZIALI DI PROGETTO 6.7 PROGETTO A BANDA LARGA 6.8 PROGETTO DELL’AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE A 100MHz 6.8.1 Individuazione della Topologia delle Reti di Adattamento di Ingresso e di Uscita del Dispositivo 6.8.2 Ottimizzazione dei Valori degli Elementi Circuitali 6.8.3 Verifica del Punto di Lavoro 6.8.4 Risultati delle Simulazioni 6.8.9 Simulazioni con i File di Parametri S 6.8.10 Verifica della Stabilità 6.8.11 Valutazione dell’IP3 6.8.12 Valutazione del CMRR 6.9 CONSIDERAZIONI RIEPILOGATIVE SUL PROGETTO 6.10 CONFRONTO DELLE PRESTAZIONI 161 163 165 171 172 173 174 174 174 177 178 178 180 181 CAPITOLO 7 – REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI 7.1 REALIZZAZIONE DEL PROTOTIPO DELL’AMPLIFICATORE BILANCIATO 7.2 PROGETTAZIONE DEL LAYOUT DEL CIRCUITO 7.2.1 Individuazione dei Componenti da Utilizzare nel Prototipo 7.2.2 Determinazione della Larghezza delle Piste e della loro Lunghezza Relativamente al Dispositivo Singolo 7.2.3 Individuazione del Layout della Struttura Bilanciata 7.2.4 Risultati delle Simulazioni Elettromagnetiche 7.2.6 Valutazione dell’Ingombro del Circuito 7.3 REALIZZAZIONE DEL LAYOUT 7.4 MONTAGGIO DEI COMPONENTI 7.5 REALIZZAZIONE DEL PROTOTIPO DELL’AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE 7.6 PROGETTAZIONE DEL LAYOUT DEL CIRCUITO 7.6.1 Individuazione dei Componenti da Utilizzare nel Prototipo 7.6.2 Determinazione della Larghezza delle Piste e Individuazione del Layout più adatto alla Struttura Complessiva 7.6.3 Considerazioni di Progetto 7.6.4 Considerazioni sulle Reti di Polarizzazione 7.6.5 Valutazione dell’Ingombro del Circuito 7.7 REALIZZAZIONE DEL LAYOUT DEL CIRCUITO 7.8 MONTAGGIO DEI COMPONENTI 186 186 186 188 189 191 194 196 198 200 200 200 201 204 206 206 207 207 CAPITOLO 8 – CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUTI 8.1 CARATTERIZZAZIONE DEL PROTOTIPO DELL’AMPLIFICATORE BILANCIATO 8.1.1 SIMULAZIONI CON LO SPLITER PSCQ-2-450 8.1.2 MISURA DEI PARAMETRI S 8.1.3 MISURA DEL RUMORE 8.1.4 MISURE DI DINAMICA 8.2 CARATTERIZZAZIONE DELL’AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE 208 208 209 213 219 222 CAPITOLO 9 - CONCLUSIONI 9.1 CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI 9.1.1 L’Amplificatore Bilanciato 9.1.2 L’Amplificatore Differenziale 226 226 227 APPENDICE A - PARAMETRI S: DESCRIZIONE E SIGNIFICATO A.1 DEFINIZIONE DEI PARAMETRI S A.2 LA CARTA DI SMITH A1 A7 INTRODUZIONE 1 ___________________________________________________________________________ I.1 O RIGINE E SVILUPPO DELLA RADIOASTRONOMIA (Ref.[1]) L’osservazione dell’Universo è possibile attraverso due “finestre”: la finestra ottica e la finestra radio. Mentre della finestra ottica si occupa l’Astronomia classica, la finestra radio è argomento della Radioastronomia. La Radioastronomia rappresenta, quindi, quel campo dell’astronomia che studia l’universo nella porzione di spettro che va dai 30MHz ai 300GHz, cioè dalle radioonde alle microonde. Le origini della radioastronomia sono relativamente recenti. Già alla fine del XIX secolo, alcuni studi presero in considerazione la possibilità che i corpi celesti, ed in particolare il Sole, potessero emettere onde radio. I primi risultati certi si ottennero, però, soltanto nel secolo successivo. L’effettiva scoperta di segnali radio di natura non terrestre ebbe luogo, in modo casuale, nel 1932, per opera di Karl Jansky. Jansky era impiegato presso i Bell Telephone Laboratories e aveva l’incarico di studiare la natura di interferenze di tipo elettrostatico, riscontrate sui collegamenti telefonici trans-oceanici. Durante i suoi esperimenti, egli individuò tre tipi di fenomeni: due si dimostrarono di origine temporalesca, mentre, il terzo si rivelò essere un rumore, molto debole, di origine sconosciuta. Dopo lunghe indagini, egli notò che il fenomeno si ripeteva con un periodo di qualche minuto inferiore alle 24 ore (23 ore e 56 minuti). Più tardi, arrivò a scoprire che questo era originato dall’emissione, da parte delle regioni più dense della Via Lattea, di segnali a radiofrequenza, a cui fu dato il nome di radio-rumori galattici. F ig u r a 1 . A n t e n n a u s a t a d a J a n s k y n e lle s u e o s s e r v a zio n i ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 2 ___________________________________________________________________________ Negli anni successivi, un ulteriore contributo alle osservazioni radioastronomiche fu dato da Grote Reber. Reber era un radioamatore e il suo interesse si rivolse fin da subito alle scoperte fatte da Jansky. Nel 1937, egli costruì quello che si può considerare come il primo vero radiotelescopio: un riflettore parabolico di 9.5m di diametro, assemblato su di una robusta montatura in legno. Dopo aver raccolto ed elaborato un numero sufficiente di dati, nel 1944, egli fu anche in grado di compilare la prima radio-mappa della nostra galassia. F ig u r a 2 . I l p r im o r a d io t e l e s c o p i o c o s t r u i t o d a R e b e r Dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando divennero disponibili le tecnologie radar, la radioastronomia godé di ulteriori sviluppi che la portarono ai livelli dell’astronomia ottica. Notevole fu, in quegli anni, il contributo di John Kraus. Egli diede vita, presso la Ohio State University, al primo osservatorio radio e fu autore di diverse pubblicazioni in ambito radioastronomico, che, ancora adesso, sono da considerarsi di fondamentale importanza. Oggi la radioastronomia ha raggiunto livelli tecnologici altissimi e rappresenta uno dei più importanti mezzi di osservazione per lo studio del nostro universo. ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 3 ___________________________________________________________________________ Tra le principali tappe del progresso della radioastronomia, vanno ricordate: la scoperta della struttura a spirale della Galassia, l’identificazione ottica di alcune radiosorgenti e la scoperta delle quasar e delle pulsar. Di fondamentale importanza, fu, inoltre, la scoperta della riga spettrale dell’idrogeno neutro, l’elemento più diffuso nell’universo, a 1420MHz (21cm), ad opera dell’astronomo olandese H.C. Van de Hulst. I.2 CARATTERISTICHE FREQUENZIALI DELLA RADIOASTRONOMIA (Ref.[2]) Nonostante gli oggetti celesti forniscano informazioni distribuite sull’intero spettro elettromagnetico, la loro ricezione, da terra, è possibile solo in una piccola parte di esso. Tale parte comprende il visibile, le microonde e le radioonde. F i g u r a 3 . T r a s p a r e n za a t m o s f e r i c a Infatti, nella parte alta dello spettro elettromagnetico (λ<1cm), le radiazioni sono assorbite dall’ossigeno e dal vapore acqueo della bassa atmosfera, mentre, nella parte bassa dello spettro (λ oltre i 10m), le osservazioni sono limitate dalla presenza della ionosfera, che riflette verso l’esterno le onde provenienti da oggetti lontani dal nostro pianeta. Le onde di frequenza compresa tra i 3MHz e i 30GHz non vengono invece assorbite in modo sensibile dalla materia interstellare e dalle nubi terrestri. Diviene perciò possibile, per la radioastronomia, studiare le caratteristiche di oggetti celesti, altrimenti invisibili con i normali strumenti ottici. ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 4 ___________________________________________________________________________ Non tutte le limitazioni nell’osservazione alle radiofrequenze sono, però, di origine “naturale”. Le interferenze radio di tipo “manmade” stanno, infatti, seriamente minando il futuro della Radioastronomia e questo, nonostante la banda riservatale sia, di fatto, protetta dal Ministero delle Comunicazioni. Ciò complica notevolmente il lavoro degli ingegneri impegnati nella progettazione dei radiotelescopi, in quanto rende indispensabile che questi ultimi siano sempre più sofisticati e dotati di tecniche di mitigazione delle interferenze via via più potenti. I.3 I RADIOTELESCOPI Lo strumento principalmente utilizzato in radioastronomia per la ricezione delle onde elettromagnetiche è chiamato radiotelescopio. Un radiotelescopio consiste, in generale, di una antenna, dotata di uno specchio avente forma parabolica o cilindro-parabolica. La scelta di tale forma è legata alle sue proprietà geometriche, per le quali: • • Tutte le radiazioni provenienti da una direzione parallela all’asse della parabola convergono sul fuoco Tutti i punti di una superficie d’onda (punti equifase) provenienti da una direzione parallela all’asse della parabola si trovano ancora in fase sul fuoco. Attraverso l’uso di opportuni trasduttori, posti sul fuoco, le onde elettromagnetiche, vengono convertite in segnali elettrici, tali da potere essere analizzati con la normale strumentazione elettronica. Le principali grandezze caratterizzanti un radiotelescopio sono: • Sensibilità • Potere risolutore • Campo visivo Per sensibilità si intende la capacità di rivelare segnali molto deboli. Tale grandezza dipende dall’area di raccolta, dall’efficienza di antenna a dalla sensibilità del ricevitore utilizzato per amplificare i segnali ricevuti. I segnali radioastronomici, però, sono ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 5 ___________________________________________________________________________ così deboli da essere fino a svariati ordini di grandezza al di sotto del rumore generato dal ricevitore. Questo fatto complica notevolmente il post-processing, dato che si rende necessario un tempo di integrazione estremamente lungo. Per questo motivo, si tendono a realizzare grandi aree collettrici, in modo da aumentare la quantità di energia elettromagnetica, associata all’onda incidente e semplificare, così, l’elaborazione del segnale ricevuto. Il potere risolutore rappresenta l’angolo minimo sotto cui è possibile distinguere due oggetti vicini. In particolare, in radioastronomia, per angolo minimo si intende la minima separazione angolare tra due oggetti celesti, alla quale le immagini risultano distinte anziché confuse in una sola. Il potere risolutore è legato all’apertura del fascio di antenna che dipende, a sua volta, dal diametro della stessa. Se indichiamo con ϕ l’apertura, espressa in gradi, del fascio e con D λ il diametro dell’antenna misurato in lunghezze d’onda, la relazione tra queste due grandezze è esprimibile come (Ref.[3]): ϕ= 57.3° Dλ . Se il diametro aumenta, il fascio si restringe, per cui il sistema diventa più direttivo e la risoluzione migliora. Questa proprietà è mostrata chiaramente in Fig.4. F ig u r a 4 . R e la zio n e t r a d ia m e t r o d e ll’ a n t e n n a e a p e r t u r a d e l f a s c io ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 6 ___________________________________________________________________________ Per esempio, un telescopio ottico di 10 cm di diametro, ha un potere risolutore di circa 1 secondo di arco (1/3600 di angolo giro).Per ottenere lo stesso potere risolutivo da un radiotelescopio, dato che la lunghezza d’onda radio può essere anche un milione di volte maggiore della lunghezza d’onda ottica, è necessario un diametro di 50 km, condizione che è impensabile raggiungere nella pratica. Per campo visivo si intende l’istantanea e contigua area di angolo solido di cielo che può essere figurata, cioè l’angolo nel quale noi possiamo collocare N beams indipendenti. Potere risolutore e sensibilità sono, quindi, i fattori più critici e più delicati per gli studi radioastronomici. Per arrivare ad avere una sensibilità e un potere risolutore, tali da riuscire a ricevere segnali estremamente deboli, si dovrebbero costruire antenne di dimensioni enormi e difficilmente realizzabili. Per ovviare a tutto ciò, si utilizza la tecnica interferometrica. Questa tecnica è basata sul noto principio dell’ottica secondo il quale, per ottenere la massima risoluzione possibile da uno specchio di dato diametro non è necessario utilizzarne tutta la superficie ma bastano due punti diametralmente opposti. Questo principio è applicabile anche nel campo radio. Si tratta, infatti, sempre, di onde elettromagnetiche, l’unica differenza è rappresentata dalla diversa frequenza. Per la radioastronomia, l’uso della interferometria rende possibile l’utilizzo di due o più radiotelescopi, di dimensioni ridotte, posti anche a grande distanza, piuttosto che di uno unico di grandi dimensioni. Per aumentare la risoluzione non si deve fare altro che allontanare tra loro le due antenne; il potere risolutore viene a dipendere, infatti, dalla distanza reciproca. Un interferometro “radioastronomico” è, quindi, costituito da due o più antenne, poste a grande distanza tra loro e orientate verso la stessa sorgente, i cui segnali vengono combinati tra loro. Una struttura basata sulla tecnica interferometrica è il VLA (Very Large Array) situato a Socorro, nel New Mexico. Tale struttura è costituita da 27 antenne, di 25m di diametro, disposte a Y lungo percorsi di 20Km. Le antenne possono muoversi secondo diverse configurazioni con diverse distanze: si va da 1Km fino ad una distanza massima di circa 35Km. Ciò consente allo strumento di operare a diverse risoluzioni. ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 7 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 5 . V LA Distanze maggiori vengono applicate nella tecnica VLBI (Very Long Baseline Interferometro). Le antenne che fanno parte del VLBI Network si trovano in diverse parti del mondo e consentono, sempre utilizzando la tecnica interferometrica, di ottenere il potere risolutore che si avrebbe con un radiotelescopio grande come la Terra. Anche la Stazione Radioastronomica di Medicina, con la sua antenna parabolica da 32m, fa parte del VLBI e, in particolare, dell’EVN (European VLBI Network). F ig u r a 6 . Eu r o p e a n V LBI N e t wo r k ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 8 ___________________________________________________________________________ Per aumentare ulteriormente la risoluzione, viene utilizzato il satellite giapponese VSOP (VLBI Space Observatory Programme), lanciato in orbita nel 1997. Tale satellite trasporta una antenna di 8m di diametro e ruota attorno alla Terra, percorrendo un’orbita ellittica. VSOP è utilizzato per formare, insieme alle antenne situate sulla superficie terrestre, una grandissima rete VLBI. In questo modo, infatti, viene simulata una antenna di diametro pari all’orbita del satellite, il cui raggio maggiore è, in questo caso, di circa 21˙000Km. F ig u r a 7 . V S O P A parte le differenti distanze raggiungibili, la differenza tra VLA e VLBI sta nel diverso modo di collegare le varie antenne. Infatti, nel VLA, i radiotelescopi sono collegati tra loro mediante cavi e i segnali, provenienti da ognuno di essi, vengono combinati direttamente. Nel VLBI, invece, più radiotelescopi, posti a grande distanza, osservano simultaneamente la stessa sorgente e registrano il segnale su nastri magnetici o su capienti sistemi di hard-disk. Ad ogni dato viene anche associata una marca temporale, caratterizzata da una precisione superiore al micro-secondo, che consente di sincronizzare le registrazioni ed eseguire correttamente la combinazione dei segnali. In entrambi i casi, la combinazione dei dati, viene realizzata utilizzando tecniche di correlazione. Facendo la moltiplicazione analogica dei segnali, si riesce a separare il segnale da un rumore casuale molto più forte.(Ref.[4]) Nonostante i notevoli vantaggi in termine di risoluzione, ottenuti con la tecnica interferometrica, la richiesta, da parte dei radioastronomi, è ancora quella di un superiore potere risolutivo, ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 9 ___________________________________________________________________________ oltre che di una maggiore sensibilità e di un range di frequenze più ampio di quello oggi disponibile. A tale scopo si stanno sviluppando tecnologie sempre più innovative. La più importante è il progetto SKA. I.4 S.K.A (Ref. [5]) SKA (Square Kilometer Array) è un progetto internazionale che ha lo scopo di realizzare un radiotelescopio di nuova concezione. Al progetto SKA partecipano le più importanti organizzazioni scientifiche mondiali. In particolare, ne fanno parte Australia, Canada, Europa,Cina, India e USA. Per l’Europa, un contributo determinante è dato da Italia e Olanda; in tale direzione, comincia inoltre a muoversi attivamente anche l’Inghilterra. SKA è un progetto recente: il comitato che lo coordina, lo ISSC (International SKA Steering Committee), è stato istituito solo nel 2000. In ogni caso, si prevede, entro il 2006, di avere a disposizione sufficienti dati ed informazioni tecniche per arrivare ad un progetto unico, che diventerebbe operativo attorno al 2015. Attualmente, le istituzioni partecipanti allo SKA stanno sviluppando diversi technical concepts, allo scopo di arrivare a soddisfare le specifiche generali che sono state date dal ISSC. Le differenti soluzioni tecnologiche, di cui le più significative saranno presentate nei prossimi paragrafi, verranno poi selezionate e integrate per convergere nella realizzazione di un’unica struttura finale, caratterizzata da un’area di raccolta di un milione di metri quadrati. Perché questo sia possibile, le diverse istituzioni devono tenere conto di alcune linee guida, indispensabili per ottimizzare al massimo i ritorni scientifici del progetto, che consistono in: • una configurazione che permetta alle stazioni SKA di essere distribuite su migliaia di chilometri • basso livello di interferenze a radio frequenze • accesso alle vie di comunicazione. Le specifiche dello SKA, pur venendo fissate, in modo definitivo, solo nel 2008, non si discosteranno di molto da quelle attuali; esse ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 10 ___________________________________________________________________________ rendono lo SKA un progetto assolutamente rivoluzionario, rispetto agli attuali radiotelescopi. L’area di raccolta, di un chilometro quadrato consentirà, infatti, oltre che di avere un potere risolutivo più ampio, di raggiungere una sensibilità di due ordini di grandezza superiore a quella odierna e di osservare più parti di cielo contemporaneamente, potendo contare su 100 beams indipendenti. Quest’ultima caratteristica è molto importante perché renderà lo SKA un sistema multiuser. Questo significa che si potranno avere fino a 100 utenti che saranno in grado di condurre, in modo indipendente, osservazioni di tipo diverso. Il maggiore potere risolutivo e la superiore qualità delle immagini, dovuta all’aumento della sensibilità, sono fondamentali per studiare la nascita e l’evoluzione dell’universo. In particolare, si potrà indagare sulla formazione di stelle, galassie e quasar. SKA si propone infatti, di esaminare i componenti gassosi dell’Universo per dare una risposta relativamente alla sua origine ed evoluzione, dando la possibilità, agli astronomi, di “osservare” a distanze corrispondenti a un milione di anni dopo il Big Bang, oltre che cercare pianeti al di fuori del sistema solare ed eventuali intelligenze extraterrestri. I benefici, che si avranno dalla realizzazione del progetto non sono, però, legati soltanto al mondo della radioastronomia. Infatti, essendo lo SKA un progetto estremamente innovativo, porta con sé notevoli vantaggi dovuti alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie, che trovano larga applicazione nelle telecomunicazioni, nell’ information technology e nei settori attigui. Basti pensare, per esempio, che l’elevata sensibilità richiesta dal progetto determina inevitabilmente problemi legati all’interferenza radio, richiedendo lo sviluppo di tecniche sempre più all’avanguardia nella mitigazione delle interferenze, tecniche molto importanti anche al di fuori del mondo radioastronomico. Verranno di seguito illustrati i principali technical concepts attualmente in fase di sviluppo. I.4.1 Il Progetto Australiano Il technical concept australiano di SKA è in fase di studio presso l’ATNF (Australia Telescope National Facility), che fa parte dello ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 11 ___________________________________________________________________________ CSIRO (Commonwealth Scientific & Industrial Research Organization). Per l’implementazione del progetto, sono stati sviluppati due differenti modelli: l’ NTD (New Technology Demonstrator) e lo SKAMP ( SKA Molonglo Prototipe). L’ NTD prevede l’utilizzo di antenne tridimensionali sferiche, chiamate Luneburg Lenses, ciascuna di circa 7 m di diametro. (Ref.[6]) Figura 8. Luneburg Lenses Il loro principio di funzionamento è basato sulla graduazione radiale dell’indice di rifrazione di un materiale dielettrico, in modo tale che esso assuma un valore massimo al centro della sfera e unitario sulla superficie. Infatti, se indichiamo con r la coordinata radiale normalizzata della sfera, l’indice di rifrazione è dato da: η= (2 − r ) . 2 Questo ha l’effetto di focalizzare l’energia di un’onda piana, incidente sulla lente, in un punto, sulla parte opposta della sfera, che, a seconda della frequenza, può appartenere alla superficie oppure esserne all’esterno. Tale punto è quello su cui sarà posizionato il ricevitore. Inoltre, la simmetria sferica conferisce alla lente l’importante proprietà di essere un’antenna di tipo “all sky”, cioè di consentire la visione contemporanea di tutto il cielo. ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 12 ___________________________________________________________________________ Del tutto analoga è la soluzione che prevede l’utilizzo di semisfere, invece di sfere complete. In questo caso, infatti, la mezza sfera sottostante è sostituita da un piano di terra, che riflette l’onda incidente. F i g u r a 9 . S o l u zio n e c o n s f e r e c o m p l e t e e c o n m e zze s f e r e Il piano di terra costituisce, indubbiamente, un vantaggio, in termini di supporto meccanico, dato che sostiene direttamente le parti dense della sfera. Infatti, uno dei problemi, presentati dalle Luneburg Lenses, è che il materiale dielettrico rende la struttura estremamente pesante. In Fig.10 vengono riportati alcuni materiali, presi in considerazione 3 per il progetto, con le loro corrispondenti densità (Kg/ m ). (Ref.[7]) E’ evidente che, per alcuni materiali, un diametro della sfera anche piuttosto ridotto, porta ad un peso non indifferente e complesso da gestire nella pratica. Figura 10. Caratteristiche dei materiali presi in considerazione nel progetto delle Luneburg Lenses Questa osservazione, unitamente agli alti costi ed alle forti perdite a radiofrequenza nel dielettrico, indicano che diventa fondamentale, per la realizzabilità del progetto, una attenta scelta dei materiali, tanto più che si prevede l’utilizzo di un numero estremamente elevato di sfere. ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 13 ___________________________________________________________________________ Il progetto finale, infatti, contempla la costruzione di circa 50’000 sfere di 7 m, di cui la metà sarà concentrata in un’area di circa 4Km di diametro. Le rimanenti andranno, invece, a costituire delle stazioni, ognuna delle quali avrà un diametro di 250m e comprenderà circa 180 sfere. Tali stazioni saranno dislocate, con andamento spiraliforme, fino ad una distanza di 2000 km dalla zona centrale. (Ref.[8]) Lo SKAMP, invece, propone, per la realizzazione del progetto SKA, una soluzione che si rifà al radiotelescopio di Molonglo, località nei pressi di Canberra. Questa stazione è costituita, attualmente, da due paraboloidi cilindrici collineari, ciascuno di 778mx12m, distanziati tra loro di 15m. L’area di raccolta complessiva di 18˙000 metri quadrati è, oggi, la più grande di tutto l’Emisfero Sud. Allineato secondo la direzione est-ovest, il radiotelescopio è puntato, in declinazione, attraverso la rotazione meccanica dei paraboloidi cilindrici attorno al loro asse. Viene, inoltre, utilizzato un sistema di “fasci”, ottenuti ritardando, progressivamente, in modo elettronico, i segnali che arrivano sull’antenna. Ciò consente di osservare la sorgente in istanti differenti e permette di identificare i disturbi di origine terrestre, poiché essi vengono rilevati, contemporaneamente, su tutti i fasci. Figura 11. Il radiotelescopio di Molonglo Anche se, attualmente, la stazione di Molonglo opera ad una frequenza di 843MHz, si vuole arrivare a lavorare con frequenze che vanno da 300MHz a 1,42GHz. Per arrivare a questo risultato sono già state proposte varie soluzioni tra cui l’uso di dipoli attivi di antenna o di un array lineare di antenne Vivaldi. ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 14 ___________________________________________________________________________ Il progetto complessivo prevede l’utilizzo di 600 stazioni, di 111mx15m, disposte anch’esse con un andamento spiraliforme, attorno ad un nucleo centrale. Anche questo progetto risulta essere piuttosto costoso ma ha l’importante vantaggio di utilizzare una tecnologia, almeno in parte, già nota.(Ref.[9]) I.4.2 Il Progetto Americano La proposta americana prende il nome di ATA (Allen Telescope Array) e nasce dalla collaborazione tra il SETI Institute e il laboratorio di radioastronomia dell’Università di Berkeley, in California. Tale progetto prevede la realizzazione di 350 antenne gregoriane, offsettate o classiche, per un’area di raccolta complessiva di 10'000 chilometri quadrati. L’antenna gregoriana, utilizzata in questo caso, prevede un riflettore primario parabolico di 6.1m di diametro e un sub-riflettore secondario ellittico di 2.4m. I due riflettori hanno in comune il fuoco primario, mentre, nel fuoco secondario dell’ellissoide, è posto il ricevitore. Il fronte d’onda incidente viene riflesso dallo specchio primario a quello secondario, il quale, a sua volta, lo convoglia sul ricevitore. Inoltre, uno schermo metallico connette la metà inferiore dei due riflettori, consentendo di ottenere temperature di sistema più basse. (Ref.[10]) Figura 12. Il progetto americano Nelle vicinanze del campus di Berkeley è già stato costruito un prototipo, chiamato RPA (Rapid Prototyping Array). L’RPA è ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 15 ___________________________________________________________________________ costituito da 7 antenne offsettate, ciascuna di 3.6m di diametro, ed è utilizzato per verificare il corretto funzionamento del hardware e del software, finora realizzati, oltre che per ponderare la sua capacità di far fronte alle interferenze radio.(Ref.[11]) I.4.3 Il Progetto Canadese (Ref. [12]) Il progetto canadese, condotto dal CNRC (National Research Council of Canada), prende il nome di LAR (Large Adaptive Reflector). F ig u r a 1 3 . I l p r o g e t t o c a n a d e s e Come illustrato in Fig.14, il LAR è costituito da un riflettore piano di 200m di diametro, formato da circa 150 sezioni mobili. Ogni sezione, composta da pannelli esagonali, sollevati da terra, ha forma triangolare e dimensione pari a circa 20m. A seconda del puntamento che si deve effettuare, sono interessate alla ricezione solo un certo numero di sezioni. Queste devono, di volta in volta, approssimare al meglio il tratto di parabola; ciò si ottiene modificando la posizione delle sezioni stesse, attraverso l’aiuto del calcolatore. ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 16 ___________________________________________________________________________ F i g u r a 1 4 . S e z i o n e t r i a n g o la r e f o r m a t a d a p a n n e l l i m o b i l i A causa della sua particolare struttura, tale progetto è caratterizzato da una grande distanza focale. Il fuoco, collocato ad una altezza di circa 500m, si trova su di un pallone aerostatico, riempito di elio, ed è mantenuto in posizione da una struttura costituita da più tiranti. L’antenna, quindi, può essere puntata muovendo il fuoco, attraverso l’uso di argani che cambiano la lunghezza dei tiranti e, modificando, contemporaneamente, la superficie del riflettore interessata. Il sistema di tiranti e il posizionamento del fuoco con l’aerostato sono fondamentali per il corretto funzionamento del sistema. Nonostante il LAR offra la copertura di una notevole porzione di cielo, vi sono notevoli difficoltà nella gestione del pallone aerostatico, in quanto le simulazioni richiedono di tenere conto di un numero elevatissimo di parametri di tipo metereologico. I.4.4 Il Progetto Cinese (Ref. [13]) Il progetto cinese, sostenuto dal BAO (Beijing Astronomical Observatory), prevede la costruzione di un array di 30 riflettori sferici, ciascuno di 200m di diametro, collocati all’interno di depressioni naturali. La posizione del primo prototipo, chiamato FAST (Five hundred meter Aperture Spherical Telescope), è già stata individuata e prende il nome di KARST (Kilometer-square Area Radio Synthesis Telescope). ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 17 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 1 5 . I l p r o g e t t o c in e s e Il FAST,come mostrato in Fig.16, è costituito da una superficie sferica di 500m di diametro, con un raggio di curvatura di 300m e una apertura effettiva di 300m. F i g u r a 1 6 . P r i n c i p i o d i f u n zi o n a m e n t o d e l F A S T . Il suo funzionamento si basa sul principio secondo il quale una porzione sufficientemente piccola di superficie sferica si differenzia poco da una parabola, della quale continuano ad essere valide le proprietà. Quindi, pur avendo a disposizione una semisfera di diametro molto grande, la parte illuminata è solo una piccola porzione di essa ed, ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 18 ___________________________________________________________________________ inoltre, deve essere continuamente aggiustata per rendere possibile l’inseguimento della radiosorgente. I.4.5 Il Progetto Olandese Il progetto olandese, sostenuto dall’ASTRON (ASTRonomisch Onderzolk in Nederland), si è sviluppato in tre fasi successive: la realizzazione di una antenna dimostrativa denominata AAD (Adaptive Antenna Demonstrator), la costruzione di OSMA (One Square Meter Array) e, infine, lo sviluppo di THEA (Thousand Element Array). L’AAD è costituito da 8 elementi in microstriscia integrati, 8 ricevitori, un adaptive beamformer digitale e un convertitore D/A. La sua realizzazione ha permesso di verificare la sua capacità di seguire elettronicamente le radio-sorgenti e di minimizzare le interferenze radio.(Ref.[14]) L’OSMA, invece, è costituito da un array di 144 elementi, un dual beam beamformer a radiofrequenza, un ricevitore a 16 canali e due adaptive beamformers digitali. Tale array è costituito da una regione centrale di 64 elementi attivi, circondata da due linee di elementi passivi. Tale configurazione permette di avere due beam indipendenti, guidati in modo digitale.(Ref.[15]) F ig u r a 1 7 . O S M A ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 19 ___________________________________________________________________________ THEA, infine, è un phased-array, costituito da 1024 elementi attivi, distribuiti su una griglia regolare di 16 metri quadrati. THEA è organizzato secondo una gerarchia a due livelli di beamforming. Il primo livello consiste di un beamformer, a radiofrequenza, di 64 antenne, noto come tile. Il secondo livello consiste di 16 tiles, processati in un beamformer digitale. La sua struttura permette di lavorare ad una frequenza compresa tra 750MHz e 1500MHz e di avere beam multipli, anch’essi guidati in modo digitale.(Ref.[16]) F ig u r a 1 8 . TH EA Il lavoro svolto si è articolato secondo i seguenti punti: Capitolo 1 - “La Croce del Nord” Descrizione generale della “Croce del Nord” con particolare attenzione al sistema delle linee focali, in cui troveranno collocazione gli amplificatori oggetto di questa tesi. Presentazione di possibili configurazione future in vista dell’upgrade della Croce nell’ambito del Progetto SKA. Capitolo 2 - “Amplificatori a RadioFrequenza” Descrizione delle principali proprietà degli amplificatori a radiofrequenza con particolare riferimento agli LNA e ai loro parametri caratteristici. ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 20 ___________________________________________________________________________ Capitolo 3 - “Preamplificatore con Architettura Bilanciata” Descrizione delle proprietà dell’amplificatore bilanciato. Determinazione delle specifiche di progetto e presentazione delle scelte fatte in merito ai tipi di dispositivi da utilizzare e ad una configurazione adattabile allo scopo. Capitolo 4 - “Preamplificatore con Architettura Differenziale” Descrizione delle proprietà dell’amplificatore differenziale. Determinazione delle specifiche di progetto e presentazione delle scelte fatte in merito ai tipi di dispositivi da utilizzare e ad una configurazione adattabile allo scopo. Capitolo 5 - “Microwave Office” Descrizione generale del software “Microwave Office”, utilizzato nelle simulazioni dei due amplificatori. Capitolo 6 - “Simulazioni” Presentazione delle simulazioni effettuate per i due progetti e discussione dei risultati ottenuti. Capitolo 7 - “Realizzazione dei Circuiti” Progettazione del layout dei circuiti e realizzazione fisica di un loro prototipo in tecnologia ibrida. Capitolo 8 - “Caratterizzazione dei Circuiti” Presentazione dei risultati delle misure effettuate. Capitolo 9 - “Conclusioni” Presentazione delle conclusioni ed eventuali sviluppi futuri. Appendice A - “Parametri S: Descrizione e Significato” Breve descrizione dei Parametri S Appendice B: “Data-Sheet dei componenti utilizzati” Presentazione dei Data-Sheet dei componenti che sono stati utilizzati nei due progetti. ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 21 ___________________________________________________________________________ REFERENCES: [1]: www.nrao.edu [2]: “Lessico Universale Italiano”- Enciclopedia Treccani [3]:www.ira.cnr.it/Medicinaweb/Nc/ATTIVITA%27%20SKA.htm [4]: Opuscolo “ISTITUTO DI RADIOASTRONOMIA” [5]: “The Square Kilometer Array: an international radio telescope for the 21 s t century” www.atnf.csiro.au/projects/ska/aust_ska.html [6] “The Square Kilometer Array – An Australian Perspective” , P.Hall www.atnf.csiro.au/SKA/techdocs/Catalogue.html [7]: “Calculating the Weight of an Artificial Dielectric Luneburg Lens”, John Kot [8] “Eyes on the Sky: A Refracting Concentrator Approach to the SKA” , Ron Beresford, Aaron Chippendale, Dick Ferris, Peter Hall, Carole Jackson,Graeme James and Mark Wieringa www.skatelescope.org/ska_documents.shtml [9] “Prototyping SKA Technologies at the Molonglo Radio Telescope” G. B. Warr, J. D. Bunton, D. Campbell-Wilson, L. E. Cram, R. G. Davison, A. J. Green, R. W. Hunstead, D. A. Mitchell, A. J. Parfitt, E. M. Sadler www.physics.usyd.edu.au/astrop/ska/ [10]: “Allen Telescope Array General Overview” www.seti.org/seti/our_projects7allen_telescope_array/overview/ [11]:”The Square Kilometer Array Preliminary Strawman Design Large N - Small D”, prepared by the USSKA Consortium www.astron.berkeley.edu/rol/ [12]: “The Large Adaptive Reflector: A 200-m diameter,wideband, cm-m wave radio telescope”,Brent Carlson a , Luc Bauwens b , ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA INTRODUZIONE 22 ___________________________________________________________________________ Leonid Belostotski c , Elizabeth Cannon d , Ya-Ying Chang e ,Xiaohui Deng b , Peter Dewdney Joeleff Fitzsimmons f , David Halliday g , Kai Kürschner e ,Gerard Lachapelle d , David Lo g , Pedram Mousavi h , Meyer Nahon i , Lot Shafai h ,Sigfried F. Stiemer e , Russell Taylor j , Bruce Veidt a www.drao-ofr.hia-iha.nrc-cnrc.gc.ca/science/ska/LAR.publicationlist-v4.html [13]: “Kilometer-square Area Radio Synthesis Telescope KARST”, R. Nan(1), B. Peng(1), Y. Qiu(1), G. Ren(2), S. Wu(1), Y. Zheng(1), W. Zhu(1), J.H. Wu(1),Y. Su(1), C. Jin(1), H. Zhang(1), L. Zhu(1) , X. Xu(1) www.skatelescope.org/ska_documents.shtml [14]: “THE ADAPTIVE ANTENNA DEMONSTRATOR”, Grant Hampson, Malcolm Goris, Antony Joseph, Felix Smits. www.astron.nl/tl/thea/publications [15]: “Initial Calibration and Beamforming Results from theThousand Element Phased-Array”, G. A. Hampson and J. G. bij de Vaate [16]: “Receiver Architecture of the THousand Element Array (THEA)”, G.W. Kant, A.W. Gunst, A.B.J. Kokkeler, A.B. Smolders www.astron.nl/tl/thea/publications ___________________________________________________________________________ LA RADIOASTRONOMIA CAPITOLO 1 22 ___________________________________________________________________________ 1.1 LA STAZIONE RADIOASTRONOMICA DI MEDICINA (Ref.[1], Ref.[2]) La Stazione Radioastronomica di Medicina (Bologna) è gestita dall’Istituto di Radioastronomia (IRA) del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Nella stazione sono attivi due grandi radiotelescopi: un’antenna parabolica di 32m e la “Croce del Nord”. F i g u r a 1 . 1 . L a S t a zi o n e d i M e d i c i n a L’antenna parabolica, inaugurata nel 1983, è formata da uno specchio primario di 32 metri di diametro. A seconda del funzionamento, può essere utilizzata avvalendosi anche di un secondo specchio di forma convessa, detto specchio secondario o subriflettore, del diametro di circa 3 metri. Quando lo specchio secondario è in funzione, le onde elettromagnetiche vengono convogliate sul fuoco secondario, dove risiede il sistema di ricezione. In alcuni casi è, invece, sufficiente un sistema ottico più semplice. Il subriflettore viene spostato e come sistema di ricezione viene utilizzato quello posto sul fuoco primario. L’antenna può funzionare a frequenze comprese tra i 327MHz e i 43GHz (cioè tra i 90cm e gli 0.7cm) ed è completamente orientabile, per cui può puntare gli oggetti celesti per tutto il tempo della loro “visibilità” in cielo. ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 23 ___________________________________________________________________________ L’antenna parabolica è coinvolta in diversi progetti, in rete o in single dish, ovvero la modalità operativa in cui l’antenna compie le sue osservazioni singolarmente, non cooperando con radiotelescopi di altre nazioni. In particolare, l’antenna parabolica di Medicina fa parte dell’European VLBI Network, come è stato già anticipato nel Paragrafo I.3. Figura 1.2. La parabola Il radiotelescopio “Croce del Nord”, inaugurato nel 1964, è stato costruito per lavorare ad una frequenza di 408MHz, corrispondente ad una lunghezza d’onda di 73.5cm. Con un’area di raccolta di 30˙000 metri quadrati, la Croce è uno dei più grandi radiotelescopi di transito dell’Emisfero Nord. Un radiotelescopio di transito è un radiotelescopio in grado di ricevere le onde elettromagnetiche provenienti da un punto dello spazio, quando questo, per effetto della rotazione terrestre, si trova sul meridiano celeste del luogo. Il sistema di movimentazione elettromeccanica prevede, quindi, solo il puntamento in declinazione. ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 24 ___________________________________________________________________________ La Croce è costituita da due antenne, disposte a “T” secondo la direzione Est-Ovest e Nord-Sud. Il ramo E-W è costituito da un’unica grande antenna con lo specchio di forma cilindrico parabolica, lungo 560m e largo 35m. Lungo la linea focale, parallela all’asse di rotazione e a distanza di circa 20m da esso, si trovano 1536 dipoli a mezz’onda (36cm), allineati e spaziati egualmente di circa 36cm. In prossimità dei dipoli, è stato posto uno specchio a forma d’angolo (corner), per aumentare l’efficienza dell’antenna e abbassare il livello dei segnali spuri. Nel paragrafo 1.1.1 verranno illustrate in dettaglio le proprietà di questo tipo di antenna e le caratteristica della linea focale. F ig u r a 1 . 3 . I l r a m o E- W Il ramo N-S è costituito da un array di 64 antenne, anch’esse di forma cilindrico parabolica, lunghe 23.5m e larghe 8m, disposte parallelamente a 10m l’una dall’altra. Sull’asse focale di ogni antenna, posizionato a 1,84m da terra, sono disposti ad uguale distanza gli uni dagli altri 64 dipoli. In totale, sul ramo N-S si hanno un totale di 4096 dipoli. La diversa struttura dei due bracci è dovuta all’impossibilità di realizzare meccanicamente una struttura unica, lunga 640m su un profilo parabolico con dipoli nel relativo fuoco e ruotabile attorno ad esso. ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 25 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 1 . 4 . I l r a m o N - S La precisione meccanica di questa struttura non è da considerare in senso assoluto, ma solo relativamente alla lunghezza d’onda alla quale lo strumento è destinato a lavorare. Si è dimostrato infatti che, se la forma geometrica dello specchio non differisce da quella di una parabola reale di più di L/16, tali imperfezioni non influenzano sensibilmente (meno dell’1%) il rendimento dello strumento. Ciò ha permesso di costruire gli specchi con cavi di acciaio, posti alla distanza di 2cm, invece di utilizzare una superficie “completamente piena”. Questo rappresenta un notevole vantaggio nei confronti delle sollecitazioni del vento, della neve e dell’acqua. F ig u r a 1 . 5 . I c a v i d i a c c ia io ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 26 ___________________________________________________________________________ 1.1.1 La Linea Focale e i Dipoli a Mezz’onda Come si è visto nel Paragrafo 1.1, il ramo Nord-Sud è caratterizzato dalla presenza di 4096 dipoli mentre il ramo Est-Ovest ha 1536 dipoli distribuiti su 64 antenne. I dipoli del ramo E-W sono disposti su di un’unica linea focale, della stessa lunghezza dell’antenna, mentre, quelli del ramo N-S sono suddivisi in 64 linee focali, corrispondenti alle 64 antenne e costituite ognuna da 64 dipoli. F ig u r a 1 . 6 . I d ip o li Si presterà particolare attenzione alla linea focale del ramo N-S, poiché essa sarà oggetto dei seguenti paragrafi. Questa, infatti, trovandosi piuttosto vicino al terreno, si presta meglio di quella del ramo E-W alla sperimentazione di prototipi di nuovi sistemi di ricezione. Il Low Noise Amplifier, oggetto di questa tesi, trova infatti collocazione sulla linea focale del ramo Nord-Sud, subito al di sotto dei dipoli a mezz’onda. Per comprendere pienamente il funzionamento della Croce, si rende indispensabile la conoscenza del funzionamento e delle proprietà di questi tipi di antenna. Un dipolo a mezz’onda è un’antenna risonante, cioè lunga un numero intero di mezze lunghezze d’onda, costituita da un conduttore filiforme. Essa è costituita da due bracci uguali e aperti, la cui alimentazione è di tipo bilanciato, cioè i conduttori che la costituiscono sono simmetrici rispetto terra. In Fig.1.7 vengono rappresentate le distribuzioni di corrente e di tensione. ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 27 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 1 . 7 Il campo elettrico irradiato ha una espressione del tipo: Eθ = 60I o π cos cosθ rsinθ . 2 (1.1) Il diagramma di radiazione non è più costituito da due circonferenze nel piano x, z, come nel dipolo elementare, ma è più schiacciato, come mostrato in Fig.1.8. La resistenza di radiazione è R i = 73Ω , se il conduttore è infinitamente sottile, e diminuisce all’aumentare del diametro. F ig u r a 1 . 8 ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 28 ___________________________________________________________________________ 1.2 L’UPGRADE DELLA CROCE DEL NORD VERSO IL “PROGETTO SKA” Date le sue grandi dimensioni (564m x 640m) e il suo elevato numero di dipoli (5632), la Croce rappresenta il banco di prova ideale per le tecnologie che dovranno essere sviluppate nell’ambito del progetto SKA. Essa, infatti, avendo un’area di raccolta pari a 1/33 di quella richiesta dalle specifiche del progetto, può essere considerata come un “reduced scale SKA”. A questo proposito, un upgrade sostanziale è pianificato al fine di trasformare lo strumento in uno dei più sensibili, flessibili e importanti radiotelescopi dell’Emisfero Nord. L’upgrade prevede il progetto e lo sviluppo di nuovi front-end a basso rumore ed elevata dinamica, vector modulator, mixer e link ottici digitali a basso costo. Inoltre, il nuovo hardware installato permetterà di studiare e applicare gli algoritmi digitali di beamforming (formazione del fascio) e reiezione delle interferenze, necessari ad un radiotelescopio di nuova generazione com’è lo SKA. Con questa tesi ci si propone di sviluppare front-end a basso rumore ed ad alta dinamica con lo scopo di avere una riduzione della temperatura di sistema e aprire così la strada a nuove applicazioni. Nei paragrafi seguenti viene illustrata la configurazione attuale della Croce e vengono presentate le possibili configurazioni future, nell’ambito dell’upgrade della Croce. 1.2.1 Configurazione Attuale della Croce del Nord I dipoli allineati lungo il braccio E/W e N/S sono, in definitiva, dei ricevitori/convertitori di energia, che occorrerà elaborare secondo le seguenti specifiche: • Limitare il più possibile l’attenuazione del segnale rispetto al rumore, cioè amplificare il segnale ricevuto cercando di rendere massimo il rapporto segnale-rumore • Fare in modo che i punti in fase sulla superficie d’onda si trovino ancora in fase come tensione elettrica ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 29 ___________________________________________________________________________ Per rispettare queste specifiche differenziato il ramo E-W e N-S. occorre trattare in modo I 1536 dipoli del ramo E-W sono divisi in 6 sezioni di 256 dipoli ciascuna. All’interno di ciascuna sezione si opera una somma progressiva dei segnali raccolti utilizzando un metodo detto ad “albero di Natale”, come mostrato in Fig.1.9. Tale metodo permette di passare dai 256 segnali elementari ad un unico segnale mantenendo le specifiche citate prima. F ig u r a 1 . 9 Le 64 antenne del ramo N-S sono suddivise in 8 sezioni che raggruppano 8 antenne ciascuna. Per ogni antenna ci sono 64 dipoli, i cui segnali vengono sommati con un sistema ad albero di Natale, meno rigoroso del precedente, fino ad avere un singolo segnale per ogni antenna. A questo punto però, come mostrato in Fig.1.10, si nota che i segnali non arrivano in fase sulle singole antenne, dato che i percorsi in aria sono diversi. Si nota inoltre che tali percorsi variano con il puntamento. È necessario, quindi, adottare un sistema di ritardi, variabili con il puntamento, per rimettere in fase i segnali provenienti dalle singole antenne prima di sommarli, al fine di ottenere un solo segnale per ogni sezione N-S. ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 30 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 1 . 1 0 La configurazione attuale è caratterizzata, quindi, da 8 ricevitori nel ramo N-S e da 6 nel ramo E-W. I 6 segnali del ramo E-W vengono poi combinati elettronicamente per dare vita a tre fasci. Con questo sistema è come se si avessero, invece di una sola antenna puntata in direzione del meridiano, tre antenne puntate in direzioni progressive. È possibile quindi fare un tracking in direzione E-W, altrimenti impossibile per problemi meccanici. Allo stesso modo, gli 8 segnali del ramo N-S vengono combinati per dare vita a 5 fasci. Oggi, l’antenna lavora a 408MHz con una larghezza di banda di 2.7MHz. in casi particolari, come nell’osservazione delle pulsar, la larghezza di banda può essere tuttavia portata a 5MHz, ma solo nel ramo E-W. 1.2.2 Configurazione Futura Prima dell’upgrade complessivo della Croce, sarà realizzato un prototipo in scala ridotta. Tale prototipo è chiamato BEST (Basic Element for SKA Training) e fa riferimento ad una singola antenna del ramo N-S. Sulla sua linea focale verranno, infatti, installati un numero ancora da determinare di front-end, per realizzare test preliminari per il beamforming e il multibeaming. Su ogni singola antenna si prevedono di installare 8 ricevitori oppure 4 gruppi di 2 ricevitori. La differenza tra queste due ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 31 ___________________________________________________________________________ configurazioni sta nel loro diverso effetto sul beamforming. Nel primo caso, infatti, il numero totale di beams indipendenti, sarà 441, mentre nel secondo caso, se ne avranno 189. Per quanto riguarda gli LNAs, ognuno di essi sarà connesso al balun all’uscita di ogni blocco di 16 dipoli (nel caso di 4 ricevitori) o di 8 dipoli (nel caso di 8 ricevitori). Il primo tipo di configurazione futura prevede l’introduzione di 4 gruppi di due ricevitori, come mostrato in Fig.1.11. I quattro gruppi di ricevitori saranno insatallati sulla linea focale all’uscita dei primi 8 singoli dipoli. In questo modo, il numero di ricevitori installati su tutto il ramo N-S sarà di 512 (256 gruppi di 2 ricevitori). F ig u r a 1 . 1 1 Il secondo tipo di configurazione prevede l’introduzione di 8 singoli ricevitori per ogni antenna del ramo N-S, come mostrato in Fig.1.12. Il numero totale di ricevitori installati sarà, anche in questo caso 512. Questo è il numero massimo di ricevitori installabili sul ramo N-S, senza modificare il design della linea focale. ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 32 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 1 . 1 2 Per quanto riguarda il ramo E-W, si farà solo un breve accenno al suo upgrade. Anche in questo caso sono state prese in considerazione diverse configurazioni. La prima prevede l’impiego di 1 ricevitore ogni 64 dipoli, la seconda di un ricevitore ogni 8 dipoli, infine, la terza prevede addirittura di installare un ricevitore per ogni dipolo. In Fig.1.13, 1.14, 1.15 vengono illustrate le tre possibilità. F ig u r a 1 . 1 3 . U n r ic e v it o r e o g n i 6 4 d ip o li ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 33 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 1 . 1 4 . U n r ic e v it o r e o g n i 4 d ip o li F ig u r a 1 . 1 5 . U n r ic e v it o r e o g n i d ip o lo ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 1 34 ___________________________________________________________________________ REFERENCES: [1]: "The Northern Cross as a very promising SKA test bed", Rapporto interno 322/02 http://www.ira.cnr.it/Medicinaweb/Nc/Documenti/SKA_NorthernCr oss.pdf [2]: “Il radiotelescopio <<Croce del E.Gandolfi, F.Perugini “Giornale di Astronomia” – Settembre 1977 Nord>>”, A.Ficarra, ___________________________________________________________________________ LA CROCE DEL NORD CAPITOLO 2 35 ___________________________________________________________________________ 2.1 LNA: INTRODUZIONE (Ref.[1]) Gli LNAs (Low Noise Amplifiers) sono amplificatori a basso rumore, la cui realizzazione è legata all’esigenza di dovere amplificare segnali molto deboli, cercando di non deteriorare il rapporto segnale-rumore, già di per sé molto basso. Si ricordi, infatti, che, nel caso specifico della radioastronomia, i segnali sono tanto deboli che, come unità di misura del flusso utilizzano il Jansky ( 1Jy = 10 −26 W ). m 2 Hz Questi dispositivi sono molto semplici, a causa del fatto che una maggiore complessità comporta un maggior numero di componenti e, quindi, un rumore più elevato. Essi vengono largamente impiegati nei ricevitori a radiofrequenze e a microonde e si trovano, in genere, sul front-end dei sistemi riceventi, immediatamente dopo l’antenna. In Fig.2.1 è rappresentato lo schema a blocchi di un front-end. Figura 2.1. Schema a blocchi di un front-end Viene, di seguito, illustrata l’importanza rivestita dal primo stadio di un sistema di ricezione. Si consideri un generico 2-porte; il suo fattore di rumore, che verrà illustrato in dettaglio nei paragrafi successivi, è dato da: F= ( SNR ) i N = 1+ a ( SNR ) o Ni (2.1) dove (SNR)i e (SNR)o sono, rispettivamente, il rapporto segnalerumore all’ingresso e all’uscita dell’amplificatore. Ni indica, invece, il rumore all’ingresso della sorgente e Na è il rumore dovuto al circuito. In generale, il fattore di rumore di un sistema ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 36 ___________________________________________________________________________ costituito, come il front-end, da più dispositivi disposti in serie è dato da: Ftotal = F1 + F2 − 1 F3 − 1 + + ... G1 G1G2 (2.2) dove F1, F2, F3, G1, G2, G3 sono il fattore di rumore e il guadagno di potenza di ogni stadio. Tale espressione mostra che, se il guadagno di potenza del primo stadio è sufficientemente elevato, il fattore di rumore totale sarà dominato dal primo stadio. Essendo l’LNA il primo blocco del sistema di ricezione, spetta ad esso avere un guadagno elevato e un fattore di rumore il più piccolo possibile. Per comprendere l’importanza di tali dispositivi, è necessario chiarire il problema del rumore. Il rumore, infatti, rappresenta il limite inferiore, per l’ampiezza del segnale elettrico, che può essere amplificato da un circuito senza che si verifichi un significativo deterioramento nella qualità del segnale stesso. Esso determina, inoltre, il limite superiore, per il guadagno utilizzabile in un amplificatore, in quanto, se il guadagno viene aumentato indiscriminatamente, negli stadi di uscita possono verificarsi problemi di saturazione. 2.2 RUMORE NEI DISPOSITIVI ELETTRONICI (Ref.[2]) Nei circuiti elettronici, il rumore si presenta come piccole fluttuazioni statisticamente casuali di tensione o di corrente, generate all’interno di ogni componente. Data la sua natura casuale, per la descrizione del rumore si può utilizzare la teoria probabilistica e in particolare si utilizza la funzione densità di probabilità. I tipi di rumore che caratterizzano un circuito elettronico, sono: RUMORE TERMICO: si presenta come fluttuazioni di tensione o di corrente ed è dovuto all’agitazione termica casuale degli elettroni. Questo tipo di rumore esiste sempre, qualunque sia la natura del processo di conduzione o la natura dei portatori di carica. La sua densità spettrale di potenza si presenta con uno spettro bianco, cioè costante nel campo delle frequenze di interesse. Si consideri la ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 37 ___________________________________________________________________________ fluttuazione di tensione e n , generata dal resistore R, posto ad una temperatura T. La distribuzione di probabilità di e n è di tipo gaussiano ed il valore quadratico medio, nella banda f1 - f 2 , è: p(f) = f2 e = 4kT ∫ R(f)p(f)df 2 n f1 con hf hf kT e − 1 kT (2.3) −23 dove k è la costante di Boltzmann ( 1,38 ×10 Joule/K ), T è la −34 temperatura assoluta, h è la costante di Plank ( 6.62 × 10 Joule × s ) e f è la frequenza. Al di sotto di 100GHz e per una temperatura di 290K, risulta che p(f) ≈ 1 ; ciò comporta che: e n2 = 4kTR(f 2 − f 1 ) = 4kTBR . (2.4) La potenza di rumore diventa, quindi: Pn = en2 = kTB 4R (2.5) RUMORE SHOT: ha origine nelle giunzioni ed è causato dagli elettroni, che attraversano la barriera di potenziale in un semiconduttore. Si manifesta perché la corrente totale che fluisce nel dispositivo è, in realtà, costituita da una seria di impulsi di corrente, casuali ed indipendenti, dovuti proprio alle singole cariche che attraversano la barriera. Questa serie di piccoli eventi casuali determinano un processo con una distribuzione di probabilità gaussiana. Si originano fluttuazioni attorno al valore medio della corrente I, il cui spettro SI è espresso da: SI = 2qI (2.6) dove q è l’unità di carica. RUMORE FLICKER (1/f): è causato, principalmente, dalle imperfezioni e dalle contaminazioni nella struttura del reticolo cristallino, dovute ai processi di fabbricazione dei dispositivi ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 38 ___________________________________________________________________________ elettronici. E’ presente, in diversa misura, in tutti i dispositivi e dipende fortemente dalla tecnologia. Tale rumore è sempre legato ad un flusso di corrente e si manifesta come variazione di conduttanza. La sua densità spettrale di potenza è descritta dall’equazione: Ia G f (f ) = C1 b , dove a, b e C1 sono determinati empiricamente. Da ciò f si evince che esso presenta un’energia concentrata alle basse frequenze. Una conseguenza di tale rumore è la generazione di fluttuazioni nel guadagno del dispositivo. Il rumore 1/f, unitamente ai drift termici e all’offset dei componenti, provoca fluttuazioni sul segnale di uscita. Questa caratteristica, in radioastronomia, è estremamente negativa. Essa, infatti, va ad incidere sulla sensibilità. Se si esprime quest’ultima in termini di minima variazione di temperatura rilevabile dal radiotelescopio, si ha un’espressione del tipo: ∆Tmin 2 2 ∆G ∆Tsys = Tsys ⋅ M ⋅ + + ... + B ⋅ τ ⋅ n G Tsys 1 (2.7) dove M è una costante adimensionale di sensibilità, che dipende dall’architettura del ricevitore, B è la larghezza di banda del ricevitore, τ è il tempo di integrazione, n è il numero di T osservazioni, ∆G è la fluttuazione del guadagno, e sys è la temperatura di rumore dell’intero sistema. Dall’espressione precedente, risulta evidente che un incremento delle fluttuazioni del guadagno provoca un aumento della minima variazione di temperatura rilevabile e, quindi, una diminuzione della sensibilità. Gli amplificatori a basso rumore sono estremamente sensibili al rumore generato dai propri resistori e transistori. A questo proposito, si preferisce fare uso della tecnologia a GaAs, che garantisce una grande riduzione del rumore generato nei dispositivi. Nei FET essendo la corrente drain-source simile a quella di un resistore, ci sarà la presenza di rumore termico, mentre sarà del tutto assente il rumore shot. Prima di passare al progetto degli amplificatori a basso rumore, oggetto di questa tesi, è necessario fare cenno alle caratteristiche ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 39 ___________________________________________________________________________ degli amplificatori a radiofrequenza e introdurre brevemente alcuni parametri, che verranno utilizzati nel progetto. 2.3 GENERALITA’ SUGLI AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA (Ref.[3], Ref.[4])) I circuiti ad alta frequenza richiedono una trattazione particolare, che si differenzia da quella dei circuiti a frequenze inferiori, per il fatto che non possono essere descritti in termini di matrici ammettenza o impedenza. Per la misura dei parametri delle matrici Y e Z, infatti, è necessario “caricare” le porte dei dispositivi, rispettivamente su cortocircuiti e su circuiti aperti. Tuttavia, essi, ad alta frequenza, sono fisicamente molto difficili da realizzare e da fare lavorare su un vasto range di frequenze; risulta, invece, molto più semplice realizzare dei buoni componenti resistivi. Inoltre, un altro problema che si presenta alle alte frequenze è quello della stabilità. I corto circuiti e i circuiti aperti, infatti, sono carichi non dissipativi, cioè riflettono la potenza che viene loro fornita senza dissiparla. Se indichiamo la potenza riflessa con: Prifl = Pi Γ 2 (2.8) dove con Γ si è indicato il coefficiente di riflessione (vedi Appendice A), la potenza sul carico sarà: ( ) Prifl = Pi 1 − Γ 2 . (2.9) Dato che, per un circuito aperto e per un corto circuito, il coefficiente di riflessione è pari rispettivamente a: Γ open = 1 Γ short = −1 (2.10) ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 40 ___________________________________________________________________________ si conclude che, in entrambi i casi, la potenza è completamente riflessa verso la sorgente. Ciò può generare delle oscillazioni e causare problemi di instabilità in fase di misura. Data, quindi, la difficoltà di misurare, alle alte frequenze, tensioni e correnti, si è stabilito di ragionare in termini di onda incidente e di onda riflessa. Qu esto comporta l’utilizzazione di parametri distribuiti invece che di parametri concentrati. Si fa, quindi, uso della matrice di diffusione, S (Scattering), che ha il notevole vantaggio di avere parametri che non vengono misurati in condizioni di circuito aperto o di cortocircuito, ma in condizioni di carico adattato il quale, essendo dissipativo, generalmente, mantiene il dispositivo stabile. Tali parametri vengono illustrati in dettaglio nell’Appendice A. Convenzionalmente, l’impedenza che si usa per questo tipo di caratterizzazione è reale e vale Ro=50Ω, che è il tipico valore dell’impedenza caratteristica dei cavi coassiali usati per connettere apparati di telecomunicazione. In realtà, non vi è alcuna garanzia assoluta che i dispositivi non oscillino in queste condizioni di carico. Un tale valore di Ro definisce una condizione sufficientemente dissipativa, tale per cui i dispositivi, in linea generale, non oscillando possono essere misurati e caratterizzati. Nei circuiti a radiofrequenze e a microonde, occorre, quindi, utilizzare particolari e più idonei dispositivi. Nel caso specifico degli amplificatori, non è possibile fare uso degli amplificatori operazionali, in quanto il loro funzionamento è limitato a frequenze più basse. Progettare un amplificatore a radiofrequenza richiede, quindi, requisiti diversi. In banda base, per esempio, non è possibile un’ottimizzazione del guadagno, in quanto, per motivi che verranno illustrati in seguito, si deve rinunciare all’adattamento. Ciò comporta l’utilizzo di stadi aggiuntivi per ottenere un aumento di guadagno. A radiofrequenza, invece, dato che a frequenze elevate i dispositivi smettono di lavorare bene, tra i vari stadi occorre realizzare le condizioni di adattamento. A questo scopo è utile utilizzare componenti passivi e privi di perdite, tipo induttanze, L, e capacità, C. Tali dispositivi, mentre in banda base sono grandi e difficili da realizzare, a radiofrequenza sono più piccoli e di facile realizzazione, soprattutto in microstriscia. ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 41 ___________________________________________________________________________ 2.4 CARATTERISTICHE RADIOFREQUENZA 2.4.1 DEGLI AMPLIFICATORI A Figura di Rumore(NF) (Ref.[5]) La figura di rumore è un’importante figura di merito usata per caratterizzare le performance non solo del singolo componente ma dell’intero sistema di ricezione; è, infatti, uno dei fattori che ne determinano la sensibilità. Se indichiamo il fattore di rumore come il rapporto segnale-rumore all’ingresso del dispositivo diviso il rapporto segnale-rumore all’uscita del dispositivo, si ha: F= (SNR )i (SNR )o Si Si N N + G a Ni Ni = i = = a G a Si Ga Ni So No Na + Ga Ni (2.11) Dove Si e N i sono la potenza di segnale e di rumore di ingresso, So e N o sono la potenza di segnale e di rumore all’uscita, G a è il Na è guadagno dell’amplificatore e il rumore aggiunto dall’amplificatore. Possiamo, quindi, esprimere la figura di rumore come: NF = 10 log (F). (2.12) La figura di rumore di un dispositivo, come si è visto dalle espressioni della potenza di rumore viste nel secondo paragrafo, dipende dalla temperatura e dalla frequenza. Essa, inoltre, dipende dall’impedenza vista dall’ingresso del dispositivo. Tale dipendenza è collegata al fatto che essa condiziona la potenza di rumore all’uscita. ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 42 ___________________________________________________________________________ Figura 2.2. Rumore e impedenza Si dimostra, infatti, che esiste un valore ottimo per l’impedenza di sorgente, Γ opt , in corrispondenza del quale le prestazioni, in termine di rumore, sono le migliori ottenibili, data la temperatura, la frequenza e il punto di lavoro. Una espressione del fattore di rumore, che tiene conto dell’impedenza ottima, è data da: 2 ΓS − Γ opt 4R n F = Fopt + , Z0 1 + Γ 2 1 − Γ 2 opt S ( ) (2.13) dove R n è la resistenza di rumore, Z0 è l’impedenza di sistema e ΓS è il coefficiente di riflessione di ingresso visto dal dispositivo. 2.4.2 Guadagno e Adattamento (Ref.[5]) Nel caso di un LNA si parla di guadagno di potenza, definito come il rapporto tra potenza in uscita e potenza in ingresso al dispositivo, secondo l’espressione: G= POUT . PIN (2.14) In questo caso, è difficile avere un guadagno elevato a causa di problemi legati al rumore, alla linearità e alla stabilità del sistema. Per applicazioni particolari, come, in modo specifico, le applicazioni radioastronomiche, il guadagno può essere anche di ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 43 ___________________________________________________________________________ 30dB “a caldo”, cioè a temperatura ambiente (300K), e di 35dB “a freddo”, cioè a temperature criogeniche (20K). L’unità di misura di potenza utilizzata è il dB, oppure il dBm, che è il corrispondente in dB di 1mW. Il livello di potenza in dBm è dato dall’equazione: P(mW ) P(dBm ) = 10log . 1mW (2.15) L’importanza del trasferimento di potenza è una delle ragioni per cui il guadagno di potenza, e non quello di tensione e di corrente, è così spesso utilizzato nei dispositivi a RF e a microonde. Uno dei guadagni di potenza più utilizzati è il guadagno di trasduzione, che è definito come il rapporto tra la potenza ceduta al carico e la potenza disponibile della sorgente: G= POUT PIN 2 VOUT 2 R S VOUT RL , = 2 =4 VIN R L VIN2 4R S (2.16) dove VOUT è la tensione sul carico R L , e VIN è la sorgente con resistenza interna R S . In termini di parametri S, facendo riferimento alla Fig.2.3, il guadagno di traduzione può essere espresso come (Ref.[6]): (2.17) Figura 2.3. Due porte ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 44 ___________________________________________________________________________ Se si considera il transistor ideale, si ritiene verificata la relazione s12 =0. In tali condizioni, allora, si può definire il Guadagno di Trasduzione di Potenza Unilaterale (unilaterale perché vale per s12 =0), la cui espressione matematica è la seguente: (2.18) Tenendo, inoltre, presente che: Γ in = s11 + s 21s12 Γ L 1 − s 22 Γ L Γ out = s 22 + s 21s12 Γ S 1 − s11 Γ S (2.19) Si osserva che, quando s12 =0, ΓIN e ΓOUT risulteranno indipendenti tra loro, in particolare, si avrà: Γ in = s11 Γ out = s 22 (2.20) che, inoltre, risultano indipendenti anche da ΓS e ΓL . Tutto ciò comporta una notevole semplificazione, in quanto, non essendoci dipendenza tra la porta d'ingresso e quella d'uscita, il coefficiente di riflessione d'ingresso e di carico dipenderanno, esclusivamente, dal transistor e non dalle condizioni di carico e sorgente. A questo punto, si può dare la definizione di adattamento. Viene definita con adattamento, l’azione che rende le impedenze di sorgente e di carico, tali da ottenere il livello desiderato di potenza trasmessa e riflessa. Per ottenere il massimo trasferimento di potenza, dall’ingresso all’uscita, si sceglieranno ΓS e ΓL , nel rispetto delle condizioni di adattamento coniugato simultaneo alle due sezioni, ossia: ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 45 ___________________________________________________________________________ ΓSottimo = Γ∗in = s ∗11 Γ ottimo = Γ ∗out = s ∗ 22 L (2.21) In particolare, il massimo guadagno di trasduzione ottenibile sarà: (2.22) ferme restando le condizioni: s11 < 1 s 22 < 1 (2.23) che sono verificate nella maggior parte dei casi. In genere, però, la coppia ΓSott e ΓLott non è una coppia di valori accettabili, perché l’aumento del guadagno rende il sistema eccessivamente sensibile e quindi tendenzialmente meno stabile. Inoltre, nella realtà, non è sempre possibile realizzare una sorgente o un carico che abbiano le impedenze desiderate, per cui andranno cercate delle soluzioni alternative. In genere, quello che si fa, è di utilizzare delle reti di adattamento di ingresso e di uscita, chiamate matching network, da interporre tra la sorgente e l’amplificatore e tra questo e il carico, con lo scopo di realizzare l’adattamento, come mostrato in Fig.2.4. Figura 2.3. Due porte con matching network ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 46 ___________________________________________________________________________ Il guadagno di traduzione diventa, in questo caso: 2 G TU = G S ⋅ s 21 ⋅ G L (2.24) dove: GS = GL = 1 − ΓS 2 1 − s11ΓS 2 1− ΓL 2 (2.25) 1 − s 22 Γ L 2 (2.26) sono le funzioni di trasferimento, rispettivamente, della rete di adattamento di ingresso e della rete di adattamento di uscita. Questa espressione del guadagno risulta estremamente significativa, sia perché rappresen ta la situazione in cui ci si trova normalmente in fase di progetto, sia perché fornisce un'idea reale dell'entità del disadattamento presente, permettendo di scegliere con più accuratezza come progettare l'amplificatore. Dall’espressione di Gtu, si nota che, se il dispositivo viene connesso direttamente ai 50Ω, si ha: ΓS = 0 ΓL = 0 (2.27) Da cui: GS = 1 GL = 1 (2.28) Ciò comporta che: G TU = s 21 2 (2.29) ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 47 ___________________________________________________________________________ G S e GL mettono, quindi, in luce come migliora il trasferimento di potenza , introducendo una eventuale rete di adattamento. 2.4.3 Stabilità (Ref.[7]) Come abbiamo visto, il fatto di rendere massimo il trasferimento di potenza dall’ingresso all’uscita del dispositivo, crea dei problemi di stabilità, in quanto, rende il dispositivo stesso più sensibile e, quindi, maggiormente soggetto al rumore. Una condizione, per cui possono nascere delle oscillazioni che portano all’instabilità, è quella in cui il guadagno di anello di una porta supera l’unità, cioè: ΓS Γ IN > 1 Γ L Γ OUT > 1 (2.30) In questo caso, infatti, la dimensione dell’onda, incidente ad una porta, aumenterà indefinitamente, inducendo l’oscillazione. Una rete a due porte si definisce incondizionatamente stabile rispetto al carico , se: Γ in = s11 + s 21s12 Γ L < 1, ∀ Γ L < 1 1 − s 22 Γ L (2.31) Il luogo dei punti ΓL , tale che | ΓIN |=1 è un cerchio, detto cerchio di stabilità di uscita, che separa la regione di stabilità da quella di instabilità. Se | s11 |<1, il centro della carta di Smith si trova nella regione stabile, in caso contrario si viene a trovare nella regione instabile. Analogamente, una rete a due porte si definisce incondizionatamente stabile rispetto alla sorgente se: Γ out = s 22 + s 21s12 ΓS < 1, ∀ ΓS < 1 1 − s11ΓS (2.32) ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 48 ___________________________________________________________________________ Il luogo dei punti ΓS tali che | ΓOUT |=1 è un cerchio, detto cerchio di stabilità di ingresso. Esso separa la zona di stabilità da quella di instabilità, secondo lo stesso criterio del caso precedente. Nello studio della stabilità, esistono delle situazioni in cui il cerchio di stabilità non tocca la carta di Smith, o, meglio, il sistema risulta incondizionatamente stabile, per qualunque valore di ΓS o ΓL scelto. In questo caso, è utile utilizzare un parametro detto parametro K (di Rollett), definito in funzione della frequenza. Il valore di questo parametro permette di capire quali siano le frequenze, alle quali il sistema risulta potenzialmente instabile, cioè, le frequenze, in cui i cerchi toccano la carta di Smith. Mediante K si individuano le frequenze, per cui si ha la certezza di avere stabilità, indipendentemente dalla scelta di ΓS o ΓL (i cerchi non toccano la carta di Smith). La definizione matematica di tale parametro è la seguente: (2.33) dove: ∆ = s11s 22 − s12s 21 (2.34) La condizione necessaria e sufficiente per la stabilità è: K >1 (2.35) e ∆ <1 (2.36) Facendo riferimento al guadagno, l’espressione di quest’ultimo risulta: G Tmax = ( s 21 K - K 2 −1 s12 ) (2.37) ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 49 ___________________________________________________________________________ ( K >1) Nel caso in cui non si abbia stabilità incondizionata, il guadagno non ha un massimo. Tale valore è spesso fornito dal costruttore del dispositivo o, in caso contrario, è facilmente calcolabile tramite l’espressione precedente, noto il valore di K, solitamente presente nei Data Sheet del componente. Se, però, K < 1 (dispositivo potenzialmente instabile), come può accadere, il costruttore fornisce il guadagno MSG (Maximum Stable Gain) definito come: G MSG = s 21 s12 . (2.38) Ciò non è particolarmente rilevante dal punto di vista del significato fisico, ma fornisce un’idea della qualità del componente. In generale, un buon transistor dovrà avere s 21 molto grande, che corrisponde ad un guadagno s 21 elevato ed un parametro di reazione s12 molto piccolo. 2.4.4 Non Linearità e Distorsione Armonica (Ref[3], Ref.[8]) Se ad un dispositivo oppure ad un circuito non lineare è applicato un segnale sinusoidale, il segnale di uscita non è puramente sinusoidale ma risulta distorto. Si consideri un modello, per le tensioni e le correnti di un circuito elettronico generico, del tipo: i = a 1 v + a 2 v 2 + a 3 v 3 + ... (2.39) Una rete lineare è caratterizzata dall’avere tutti i coefficienti nulli, ad esclusione del primo, mentre, in una generica rete non lineare, possono essere presenti tutti i termini. La distorsione armonica, HD (Harmonic Distorsion), è causata proprio dalla non linearità della relazione tra il segnale di ingresso e quello di uscita. Si supponga di avere in ingresso un segnale ad un singolo tono, ω0 : v s (t) = Vsin (ω 0 t ) . (2.40) ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 50 ___________________________________________________________________________ Il segnale di uscita contiene non solo la frequenza fondamentale ma anche componenti a frequenze multiple della fondamentale, dette armoniche ( ω0 , 2 ω0 , 3 ω0 ,…). Tale segnale, espresso in termini di corrente, avrà una espressione del tipo: i(t) = V0 + V1sin (ω0 t + ϕ1 ) + V2sin (2ω0 t + ϕ 2 ) + V3sin (3ω0 t + ϕ 3 ) + ... (2.41) Per valutare la distorsione, è indispensabile introdurre il coefficiente di distorsione, definito come il rapporto tra l’ampiezza dell’armonica che si sta considerando e l’ampiezza della fondamentale. Tale grandezza può essere espressa come: HD k = Ik , I1 (2.42) dove I1 rappresenta l’ampiezza dell’armonica fondamentale, mentre I k è l’ampiezza della armonica k-esima. Si dimostra che i coefficienti di distorsione di seconda e di terza armonica, HD2 e HD3, hanno la forma (Ref.[4]): HD 2 = a2 I1 2a 12 a HD 3 = 33 I12 4a 1 . (2.43) Queste espressioni, chiaramente, hanno significato solo se viene definita l’ampiezza del segnale di ingresso: quanto più quest’ultima aumenta, tanto più l’amplificatore diventa distorcente. 2.4.5 Non Linearità e Distorsione di Intermodulazione (Ref.[9]) Come si è visto nel paragrafo precedente, in un circuito non lineare, nel caso di segnale d’ingresso ad una sola frequenza, si presenta il fenomeno della distorsione armonica. Nella maggior parte dei casi reali, però, in ingresso al dispositivo si hanno più sinusoidi. Ne è un esempio la stessa Radioastronomia, in cui, al segnale ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 51 ___________________________________________________________________________ radioastronomico utile, risultano sovrapposti segnali interferenti a frequenze diverse. Quando tali segnali entrano in un circuito o in un dispositivo non lineare, sull’uscita si presentano componenti a frequenze diverse da quelle di eccitazione. Si consideri, per semplicità, un segnale di ingresso a due sinusoidi: v s (t ) = V1cos(ω1 t ) + V2 cos(ω 2 t ) . (2.44) Questo segnale, una volta assegnati opportuni valori a V1 e V2 , consente di definire e caratterizzare la non linearità in termini di distorsione di intermodulazione (IM). Si consideri il modello, per le tensioni e le correnti, rappresentato nell’equazione 2.39. La corrente può essere espressa anche in questo modo: i(t) = i1 (t ) + i 2 (t) + i 3 (t) + ... (2.45) Svolgendo i calcoli si trova che: i1 (t) = a1v s (t ) = a 1V1cos(ω1t ) + a 1V2 cos(ω 2 t ) (2.46) 1 i 2 (t) = a 2 v2 s (t ) = a 2 {V12 + V22 + V12cos(2ω1t ) + V22cos(2ω2 t ) + 2V1V2 [cos((ω1 + ω2 )t ) + cos((ω1 − ω2 )t )]} 2 (2.47) V13cos(3ω1 t ) + V23cos(3ω 2 t ) + 3V12 V2 [cos((2ω1 + ω 2 )t ) + cos((2ω1 − ω 2 )t )] 1 i 3 (t) = a 3 v 3 s (t ) = a 3 + 3V1V22 [cos((2ω 2 + ω1 )t ) + cos((2ω 2 − ω1 )t )] + 3 V13 + 2V1 V22 cos(ω1 t ) + 4 3 2 3 V2 + 2V1 V2 cos(ω 2t ) ( ) ( ) (2.48) Se si considerasse solo il termine i1 (t ) , come sarebbe nel caso di un circuito lineare, non ci sarebbe nessuna componente del segnale di uscita, a frequenza diversa da quella del segnale di ingresso. La presenza di termini di ordine quadratico, invece, fa nascere componenti a frequenze spettrali diverse, come riassunto in Fig.2.5. ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 52 ___________________________________________________________________________ Figura 2.5 In generale, nascono le pulsazioni: ω m,n = mω1 + nω 2 con m, n = ... − 3,−2,−1,0,1,2,3,... (2.49) Lo spettro risultante presenta, allora, anche le righe corrispondenti alle suddette pulsazioni; tale fenomeno è indicato come generazione di frequenza e le righe prendono il nome di prodotti di intermodulazione. Inoltre, la relazione che intercorre tra grado k del polinomio e ordine r delle pulsazioni è espressa da: r= m + n ≤k (2.50) in cui, ogni termine di grado k, in i(t), genera pulsazioni di ordine r ≤ k . La complessità del grado polinomiale aumenta la non linearità del circuito. Le righe, che si trovano a frequenze, risultanti dalla combinazione lineare di ω1 e ω 2 , entrambi con coefficiente uno, rappresentano il prodotto di intermodulazione del secondo ordine, come evidenziato dall’equazione precedente. Tale prodotto di intermodulazione non è particolarmente fastidioso, perché cade lontano dalla banda dei segnali di eccitazione e, quindi, si può facilmente eliminare con un filtro. Per quanto riguarda, invece, il prodotto di intermodulazione del terzo ordine, le righe che si trovano a frequenze del tipo: 2ω1 + ω 2 2ω 2 + ω1 , essendo lontane dalla banda di interesse, possono essere eliminate con un filtraggio, come nel caso del prodotto di intermodulazione del secondo ordine. ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 53 ___________________________________________________________________________ I prodotti, invece, che nascono per differenza, cioè: 2ω1 − ω 2 2ω 2 − ω1 , vanno a cadere in prossimità della banda che li ha generati, molto vicini ai canali di ingresso, come mostrato in Fig.2.6. Il filtraggio, necessario ad eliminare queste righe, è molto costoso a causa dell’elevata selettività del filtro. Il prodotto di intermodulazione del terzo ordine risulta, quindi, molto pericoloso perché, non essendo eliminabile con filtri, tende a sporcare lo spettro e a danneggiare il contenuto informativo del segnale. Si parla, in questo caso, di distorsione di intermodulazione. Come si può notare, le uniche componenti che cadono in banda sono dovute ai coefficienti di ordine dispari. Spesso, però, nel considerare questi effetti, ci si ferma al termine di terzo grado, dato che i termini di grado superiore hanno livelli di potenza decrescenti; in questo caso si parla di spurie del terzo ordine o di distorsione di intermodulazione del terzo ordine. Rappresentiamo graficamente i due toni visti in precedenza e le due spurie del terzo ordine che cadono in banda, all’uscita dell’amplificatore: Figura 2.6 Facendo riferimento alle equazioni iniziali, si dimostra che: IM2=2HD2 IM3=3HD3 (2.51) ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 54 ___________________________________________________________________________ Il valore di IM3 dipende, quindi, dall’ampiezza dei toni in ingresso e questo ne lede la generalità. 2.4.6 Punto di Intercetta del III Ordine (IP3) (Ref.[3], Ref.[9]) Si osservi che la potenza in uscita del termine utile, P1 , essendo lineare, cresce proporzionalmente alla potenza della sorgente, cioè: P1 = gPin . (2.52) La potenza, associata a IM3, invece, risulta essere pari a: PIM3 = kP 3 in , (2.53) dove, k e g sono due guadagni, diversi tra loro. Si noti che, quest’ultima espressione è, i realtà, una forma approssimata, in quanto la dipendenza cubica del disturbo da P in nasce da un modello semplificato. La validità del modello determina, quindi, la validità stessa dell’espressione. Passando ai logaritmi, espressi in dBm, si ha che: P1 = G + PIN PIM3 = K + 3PIN , (2.54) dove: P1 = 10log P1 . 1mW (2.55) Il punto di intercetta IP3, come si vede dalla Fig.2.7 è definito come l’intersezione tra la P1 e la PIM3 e può essere espresso come: IP3 = 3P1 − PIM3 . 2 (2.56) Trattandosi, dunque, di rette e, quindi, di andamenti lineari, IP3 può essere misurato attraverso due punti qualsiasi presi lungo la retta. Questo parametro si misura, quindi, mettendo i due toni ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 55 ___________________________________________________________________________ sinusoidali in ingresso ed andando a vedere quanto vale la potenza del termine utile, che si ha all’uscita, e la potenza della riga di disturbo. Figura 2.7. Definizione di IP3 e P1dB Tale definizione risulta, in ogni caso, puramente convenzionale, infatti, questi valori di potenza non potranno mai essere misurati, dato che, prima, interverranno fenomeni quali la compressione del guadagno e la distorsione, con il relativo piegamento delle caratteristiche. Per concludere, si può dire che un amplificatore con un IP3 più alto è, in generale, migliore, dal punto di vista della linearità, di uno con un IP3 più basso. Rimaneggiando le equazioni precedenti, si nota, infatti che: PIM3 = 3P1 − 2IP3 , (2.57) da cui si vede che un amplificatore con IP3 più alto, a parità di potenza che si vuole in uscita e a parità di termine utile, dà un disturbo più basso, cioè una potenza di intermodulazione del terzo ordine più bassa e quindi un amplificatore più lineare. ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 56 ___________________________________________________________________________ 2.4.7 Punto di Compressione a 1dB In un amplificatore reale, per potenze sufficientemente elevate, il guadagno tende ad abbassarsi; la potenza d’ingresso, per cui il valore del guadagno di potenza scende di 1dB, è definito punto di compressione a 1dB, dove il termine compressione sta ad indicare il fatto che, finché è tutto lineare, si ha una retta a pendenza pari al guadagno, mentre, da un certo punto in poi, si ha appunto il calo di pendenza. Si noti che questo parametro non permette di caratterizzare completamente la distorsione dell’amplificatore, ma, piuttosto, dà un idea del livello di potenza oltre il quale il comportamento è manifestatamene non lineare. 2.5 CONSIDERAZIONI GENERALI (Ref.[10]) Alle radiofrequenze, l’adattamento del circuito riveste un ruolo fondamentale nel conseguimento dell’ottimizzazione delle prestazioni. Tradizionalmente, l’ingresso e l’uscita sono adattate all’impedenza per massimizzare il trasferimento di potenza. Come abbiamo già visto, però, l’LNA ha come obbiettivo anche quello di amplificare il segnale ricevuto ad un livello accettabile, minimizzando il rumore aggiuntivo. Ciò, chiaramente, si ottiene con la minimizzazione della cifra di rumore e la massimizzazione del guadagno. Sfortunatamente, però, calcolando i valori dell’impedenza che ottimizzano la potenza, il rumore e il guadagno, si trovano tre valori diversi, come indicato in Fig.2.8. L’impedenza che ottimizza il guadagno si trova nel centro del cerchio sulla sinistra della carta, mentre, nel centro del cerchio sulla destra della carta si trova l’impedenza per l’ottimizzazione della figura di rumore. L’impedenza ottima per la potenza è, invece, nel centro vero e proprio della carta. Appare quindi evidente che, ottimizzando l’impedenza per una grandezza, automaticamente si individua un valore non ottimale per gli altri fattori. Questo è il problema principale che si deve affrontare nella progettazione di un amplificatore a basso rumore. Diverse topologie di circuito sono state prese in considerazione per ovviare, almeno in parte, a questi problemi. Nell’ambito di questa tesi verranno analizzate, per la realizzazione dell’amplificatore a ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 57 ___________________________________________________________________________ basso rumore, la configurazione bilanciata e la configurazione differenziale. F i g u r a 2 . 4 . L ’ i m p e d e n za o t t i m a l e pe r l e t r e d i f f e r e n t i c a r a t t e r i s t i c h e si trova su punti diversi della carta di Smith. Un amplificatore bilanciato presenta il grande vantaggio, per la sua particolare struttura, di non necessitare di adattamento. Per questo motivo, tutti i gradi di libertà della progettazione possono essere utilizzati per la minimizzazione della figura di rumore, con notevoli vantaggi in termini di performance. La configurazione differenziale, invece, è stata presa in considerazione per i vantaggi applicativi che avrebbe sulla Croce del Nord. Attualmente, infatti, tra il dipolo e l’LNA è presente un balun, che un amplificatore differenziale consentirebbe di eliminare, aprendo la strada alla larga banda. ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 2 58 ___________________________________________________________________________ REFERENCES: [1]: “A 1V Fully Diferential CMOS LNA for 2,4GHz Application”, Chih-Lung Hsiao, Ro-Min Weng, kun-yi Lin. http://ieeexplore.ieee.org/Xplore/DynWel.jsp [2]: “Realizzazione di un banco di misura del rumore 1/f per frequenze millimetriche”, J.Monari, A.Orfei, S.Mariotti, A.Scalambra, M.Poloni – Rapporto interno IRA 298/00 [3]: Appunti tratti dalle lezioni del corso di “Microonde” – Prof.A.Costanzo [4]: Appunti tratti dalle lezioni del corso di “Elettronica delle Telecomunicazioni” – Prof.ri V.A.Monaco, F.Filicori, A.Santarelli [5]: “INTEGRATED LNA AND MIXER BASICS”, Application Note 884, National Semiconductor Corporation [6]: “Elettronica 2- Amplificatori a basso rumore”, F.Santarossa TELIT-Mobile Terminals S.p.a [7]: “Amplificatori a RF”, C.Deltin TELIT-Mobile Terminals S.p.a [8]: “MANUALE DI ELETTRONICA E TELECOMUNICAZIONI”, G.Biondo, E.Sacchi - HOEPLI [9]: “Capitolo 1: Non linearità”, G.Vannini. www-micrel.deis.unibo.it /˜eletlc/staff/Giorgio/didattica/lucidi_e3.html [10]: “Design A Low-Noise Communications Amplifier”, Brian Battaglia, “MICROWAVES & RF”, December 1999 ___________________________________________________________________________ AMPLIFICATORI A RADIOFREQUENZA CAPITOLO 3 59 ___________________________________________________________________________ 3.1 L’AMPLIFICATORE BILANCIATO L’amplificatore bilanciato è una configurazione molto utilizzata negli amplificatori che funzionano nel range di frequenze delle microonde. Il suo schema generale è mostrato in Fig.3.1.(Ref[1],Ref.[2]) F ig u ra 3 .1 L’amplificatore bilanciato è un dispositivo in cui il segnale di ingresso viene diviso in due segnali, attraverso un 3dB Hybrid Coupler a 90°. Il segnale in uscita dalla porta 3 del primo accoppiatore è sfasato di 90° rispetto a quello in uscita dalla porta 4. I due segnali ottenuti vengono poi amplificati dai due amplificatori A e B e quindi ricombinati dal secondo 3dB Hybrid Coupler a 90°. 3.2 ACCOPPIATORI IBRIDI A 90 GRADI (Ref[1]) Un accoppiatore ibrido a 90 gradi è un 4 porte passivo, reciproco e privo di perdite, che risulta, inoltre, adattato. Infatti, se si chiudono tre qualunque delle sue porte sull’impedenza di normalizzazione, che si considera di 50Ω, alla porta rimanente si vedono ancora 50Ω. In Fig.3.2 viene mostrata una sua generica rappresentazione. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 60 ___________________________________________________________________________ F ig u ra 3 .2 La proprietà caratteristica dell’accoppiatore è che, per ogni porta che viene alimentata, la potenza si suddivide equamente fra le due porte laterali rispetto alla porta eccitata. Nel caso ideale, quindi, alla porta che si trova sul lato opposto non arriva nulla. Questo significa che, facendo riferimento alla Fig.3.2, se viene eccitata la porta 1, alla porta 2 non c’è segnale, mentre la potenza si suddivide equamente tra la porta 3 e la porta 4. A causa di questo tipo di funzionamento, tali dispositivi sono chiamati anche accoppiatori ibridi a 3dB. In particolare, se viene alimentata la porta 1, metà della potenza finisce sulla porta 4 con uno sfasamento ideale di zero gradi, mentre, l’altra metà finisce sulla porta 3 con uno sfasamento di 90 gradi. Nell’indicazione della matrice di Scattering dell’accoppiatore, si deve ricordare che tale matrice, essendo il dispositivo reciproco, risulta simmetrica. Inoltre, se si suppone il dispositivo ideale, cioè si considera nulla la potenza sulla porta non accoppiata, la diagonale principale è costituita da elementi tutti nulli. Ricordando che uno sfasamento di 90 gradi equivale ad una moltiplicazione per e -j π 2 e che 1 (potenza ) = 1 (segnale) , la matrice S 2 2 dell’accoppiatore ibrido a 3dB vale: ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 61 ___________________________________________________________________________ π 1 - j2 1 0 e 0 2 2 π 1 1 -j2 0 e 0 2 2 S= (3.1) . π 1 1 e-j2 0 0 2 2 π 1 -j2 1 e 0 0 2 2 Alle radiofrequenze e alle microonde, esistono diversi metodi di realizzazione degli accoppiatori ibridi a 90 gradi. In particolare, alle radiofrequenze si utilizzano delle bobine avvolte su dei nuclei di ferrite, mentre tali dispositivi, alle microonde, sono costruiti utilizzando delle microstrisce o delle strip-lines.(Ref.[3]) I parametri che definiscono le performance degli accoppiatori sono(Ref.[4]): • RANGE DI FREQUENZA: il range in cui viene garantito che le specifiche siano soddisfatte. • INSERTION LOSS: diminuzione di potenza dovuta alle perdite nel conduttore e nel dielettrico. • ISOLAMENTO: potenza alle porte isolate in relazione alla potenza in ingresso. • VSWR (Voltage Standing Wave Ratio): misura dell’impedenza del dispositivo in relazione all’impedenza di normalizzazione. In particolare: VSWR = 1+ Γ 1- Γ , dove Γ è l’ampiezza del coefficiente di riflessione alla frequenza di interesse. • REFLECTION LOSS: incremento delle perdite di inserzione dovuto al disadattamento. • ACCOPPIAMENTO: la differenza in dB tra la potenza alla porta accoppiata e alla porta di ingresso. • COUPLING LOSS: perdita sulla linea principale dovuta all’accoppiamento di potenza. • PHASE UNBALANCE: la variazione di fase, rispetto alla quadratura, delle porte di uscita. • AMPLITUDE UNBALANCE: il valore assoluto della differenza di potenza, espressa in dB, tra le due porte di uscita ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 62 ___________________________________________________________________________ dell’accoppiatore. In un circuito ideale tale differenza deve essere 0dB. • RETURN LOSS: la differenza in dB tra la potenza incidente su una discontinuità disadattata e la potenza riflessa dalla discontinuità. 3.3 FUNZIONAMENTO (Ref[1],Ref.[2]) DELL’AMPLIFICATORE BILANCIATO Si supponga che l’amplificatore bilanciato sia costituito da due amplificatori a stadio singolo, nel caso ideale, identici, le cui matrici di diffusione, SA e SB , e i cui guadagni G A e G B , sono noti. I due accoppiatori a 3dB hanno entrambi la quarta porta chiusa su di una impedenza di normalizzazione a 50Ω. Questo fa sì che la potenza riflessa dagli ingressi di entrambi gli amplificatori, ricombini alla porta isolata dell’accoppiatore ibrido e sia dissipata nella terminazione resistiva. Più in dettaglio, si indichi con s R F un segnale in ingresso all’amplificatore bilanciato. A causa dello splitter, metà di tale segnale, che si può indicare come s R F /2, è inviata all’amplificatore A con fase di 0°, mentre l’altra metà è inviata a B con fase di 90°. I segnali riflessi alle porte di ingresso di A e B saranno rispettivamente ρ s R F /2 (ϕ) e ρ s R F /2 (ϕ + 90°) dove ρ(ϕ) è il coefficiente di riflessione di ciascun amplificatore intermedio. Rientrando nello splitter si avrà che essi saranno nuovamente sfasati. Si ottiene, così: alla porta di ingresso: ρ s R F /4 (ϕ) + ρ s R F /4 (ϕ + 180°) = 0° alla porta adattata con 50Ω: ρ s R F /4 (ϕ + 90°) + ρ s R F /4 (ϕ + 90°) = ρ s R F /4 (ϕ) + ρ s R F /2 (ϕ + 90°) Questo significa che tutta la potenza riflessa viene scaricata sul carico adattato non ripercuotendosi, così, sull’ingresso. Questo porta ad avere un VSWR molto basso. La stessa cosa avviene sull’uscita.(Ref.[5]) ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 63 ___________________________________________________________________________ L’amplificatore bilanciato gode delle seguenti proprietà: 1. L’adattamento in ingresso e in uscita (a 50Ω) risulta realizzato sempre, anche se i singoli amplificatori non sono adattati. Questo significa che, per la struttura, sarà sempre S11 = S22 = 0 , purché gli amplificatori A e B siano uguali. 2. Il guadagno complessivo della struttura coincide con il guadagno di ciascuno dei due amplificatori A e B, e, di conseguenza, la stessa cosa vale per la sua figura di rumore. 3. La potenza di uscita della struttura complessiva è doppia rispetto alla potenza che si potrebbe, teoricamente, avere all’uscita di ciascuno dei due amplificatori A e B. Nel seguito si procede alla dimostrazione delle proprietà enunciate. Innanzitutto, si noti che il sistema, nel suo complesso, è un due porte, per cui la matrice S complessiva è un 2x2. Si cominci dal calcolo di S11 e S21 del dispositivo complessivo; si è già detto che, grazie alla presenza delle terminazioni resistive, l’onda incidente sulla porta 1 del secondo accoppiatore è nulla. Se si chiude la porta 1 su 50Ω, essendo il dispositivo adattato, anche sulle porte 3 e 4 del secondo accoppiatore si vedranno 50Ω, per cui, nel calcolo di S11 e di S21 si può scrivere: b 03 = b0 4 = 0 . (3.2) Si ha che: S11 = b1I b1I = . a IN a 1I (3.3) b1I è la somma di due contributi, uno che proviene dalla porta 3 e uno che proviene dalla porta 4, per cui può essere espresso come: b1I = a I4 a I − jπ + 3 e 2. 2 2 (3.4) Esplicitando a 3I e a I4 : ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 64 ___________________________________________________________________________ a 3I = S11B b 3I + S12B b O4 = S11B a IN a I4 = S11A b I4 + S12A b 3O = S11A a IN e −j π 2 2 1 , 2 (3.5) dove: b 3I = a IN b I4 = a IN e -j π 2 2 1 . 2 (3.6) L’equazione 3.4 diventa, quindi: b1I = a I 4 2 + a 3I e -j π 2 1 1 1 = S11A a IN − S11B a IN = a IN (S11A − S11B ) . 2 2 2 2 (3.7) La prima proprietà enunciata risulta, quindi, verificata dal momento che: S11 = b1I 1 = (S11A − S11B ) , a IN 2 (3.8) con un procedimento del tutto analogo si arriva all’espressione relativa all’adattamento in uscita: S22 = 1 (S22B − S22A ) . 2 (3.9) Da queste espressioni, risulta evidente che, per avere adattamento in ingresso e in uscita dal dispositivo complessivo, non è necessario che i singoli amplificatori siano adattati, cioè non è necessario avere S11A = S22A = S11B = S22B = 0 . Per avere l’adattamento, basta, infatti, che i due amplificatori siano uguali e cioè che S11A = S11B e S22A = S22B . Si passi adesso al calcolo di S21 , che può essere espresso come: ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 65 ___________________________________________________________________________ b bO S21 = OUT = 1I , (3.10) a IN a1 dove: b1O = e -j π 2 2 1 O a4 . 2 a 3O + (3.11) Le espressioni di a O3 e a O4 sono: a O3 = S21A b I4 + S22A b 3O = S21A a IN 2 a = S 21B b + S22B b = S21B a IN O 4 I 3 O 4 2 e −j π 2 . (3.12) Sostituendo queste espressioni nell’equazione 3.11, si trova che: π b1O = a IN − j 2 e (S21A + S21B ) , 2 (3.13) da cui: −j S21 = π 2 b OUT e (S21A + S21B ) . = a IN 2 (3.14) Con calcoli del tutto analoghi si arriva all’espressione: S12 = e −j 2 π 2 (S12A + S12B ) . (3.15) Il guadagno dell’amplificatore bilanciato, risulterà, quindi, pari a: Gtot = 1 s 21 A + s21B 4 2 (3.16) In particolare, se i due amplificatori sono uguali, risulterà: ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 66 ___________________________________________________________________________ 2 Gtot = s 21A (3.17) Se gli amplificatori sono uguali, quindi, si vede che il guadagno complessivo coincide con quello di ciascun amplificatore e risulta, quindi, verificata la seconda proprietà enunciata all’inizio della trattazione. Per completezza si può dire che il guadagno dell’amplificatore bilanciato è dato da: s 21 A = G A 1/ 2 exp( jϕ A ) G + GB + 2G AGB 2 cos(ϕ A − ϕ B ) = A 4 1 Gtot = s 21,tot s 21B = G B 1/ 2 2 exp( jϕ B ) Quindi se G A = G B e se ϕ A = ϕ B si otterrà che G t o t = G A . Da questa espressione si può anche vedere meglio la riduzione di guadagno, qualora si verificasse un danneggiamento di una dei due amplificatori intermedi. Per quanto riguarda la potenza, si verifica, la seguente relazione: POUTA = 1 O2 1 2 2 a 3 = S 21A a IN = POUTB . 2 4 (3.18) La POUT complessiva del sistema risulta: POUT = 1 1 2 2 2 b OUT = S21 a IN = 2POUTA = 2POUTB . 2 2 (3.19) ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 67 ___________________________________________________________________________ La potenza in uscita al dispositivo complessivo, risulta, quindi, il doppio di quella disponibile all’uscita dei singoli amplificatori. Risulta, quindi, verificata anche la terza proprietà enunciata. I risultati trovati sono, comunque, da ritenersi validi all’interno di quel range di frequenze in cui il comportamento degli accoppiatori è molto prossimo a quello ideale. Questo significa che la banda dell’amplificatore bilanciato è limitata dalla banda in cui gli accoppiatori a 3dB si comportano come tali. 3.4 CARATTERISTICHE DELL’AMPLIFICATORE BILANCIATO Come abbiamo visto in precedenza, gli obbiettivi principali, di cui si deve tenere conto nella progettazione di un amplificatore a basso rumore, sono: • Una bassa figura di rumore • Un guadagno adeguato • La stabilità Per raggiungere questi obbiettivi, negli amplificatori a basso rumore, che lavorano nello spettro delle microonde, è molto utilizzato l’amplificatore bilanciato, grazie al suo basso rumore, alle basse perdite e ad una stabilità migliore, se paragonato ad un generico amplificatore a singolo stadio. I vantaggi e gli svantaggi nell’utilizzo di una configurazione bilanciata rispetto ad una configurazione a stadio singolo sono riassunti in Tabella 1.(Ref.[6]) Altri vantaggi dell’amplificatore possono essere (Ref.[7]): 1 – possibilità di connettere più amplificatori bilanciati in cascata, in virtù del fatto che ciascuno di essi è isolato dai 3dB Hybrid Coupler. 2 – qualora uno dei due amplificatori interni all’amplificatore bilanciato si rompesse, il dispositivo continua a lavorare anche se con guadagno 4 volte inferiore. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 68 ___________________________________________________________________________ Input/output Return Loss Optimum noise figure Source Matching With Better Input Return Loss Performance Stability In Temperature Unconditional Stable Single ended Balanced amplifier Fair or poor Excellent Difficult Very eas y and excellent Poor and depend on the selected components Difficult Excellent Easier Performance Stability With Component Variation Poor Excellent IP3 -- 3 dB better P1db -- 3 dB better Total Power Consumption 3 dB less -- Reliabilit y -- 2 time higher Cost 2 time less Cost 2 time less Integration Size Excellent Small Difficult Larger Ta bel la 1 . Co nf ro nt o t r a a mp l if ica t o re b ila nc i a t o e si ng o lo st a dio . 3 – laddove siano richiesti guadagni 30dB) un amplificatore bilanciato è poiché, a causa di mismatches, sia il fase possono subire variazioni. Si variazioni mettendo degli isolatori tra la noise figure complessiva. molto alti (superiori anche a da preferire ai single ended guadagno complessivo che la potrebbe ovviare a queste i vari stadi: ciò però aumenta 4 – sono dispositivi molto più stabili dei single ended. Ciò è dovuto al fatto che gli stadi intermedi di amplificazione vedono al loro ingresso ed alla loro uscita dei carichi da 50Ω. 5 – sono amplificatori in genere di tipo broadband i quali presentano una buona “piattezza in banda” del guadagno. Sono dispositivi che hanno VSWR, sia in ingresso sia in uscita, molto buoni. La banda è però limitata dalla banda dei 3dB Hybrid Coupler (in genere 2 ottave). ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 69 ___________________________________________________________________________ 6 – la potenza in uscita dall’AMPLIFICATORE BILANCIATO è doppia rispetto al caso single ended. Ciò avviene proprio grazie alla divisione del segnale in due parti. Gli amplificatori possono essere quindi “spinti” di più prima che vadano in saturazione. 7 – cancellazione nel carico, dei prodotti e delle armoniche del tipo 2F1+F2, 2F2+F1, 3F1, 3F2, e attenuazione di 3dB dei prodotti del tipo F1-F2, F1+F2, 2F1, 2F2. Ciò permette di avere un punto di intercetta di 3dB più alto, rispetto allo stadio singolo. Svantaggi: 1 – Doppio numero di dispositivi attivi e quindi doppio consumo di potenza. 2 – Dimensioni del circuito doppie rispetto al caso single ended. 3 – Sono dispositivi più complessi da realizzare. Fatte queste considerazioni, è, comunque, necessario tenere conto del fatto che le proprietà dell’amplificatore bilanciato risultano valide, solo in relazione a quanto i due amplificatori a singolo stadio utilizzati sono uguali. Nella realtà, avere due amplificatori identici risulta impossibile e quindi, anche le proprietà dell’amplificatore non sono verificate con precisione. Questo significa, per esempio, che non si ha un adattamento perfetto e nemmeno un perfetto raddoppio di potenza. Nel caso reale, inoltre, le imperfezioni negli accoppiatori e le discontinuità nei circuiti, impedendo un perfetto adattamento, limitano il return loss di ingresso da 15dB fino ad un massimo di 20dB. Inoltre, dal punto di vista del rumore, si ha una certa degradazione, rispetto al caso dei singoli amplificatori, a causa del rumore aggiunto dalle terminazioni adattate. Inoltre, la figura di rumore risulta collegata al return loss; In particolare, se si vuole una figura di rumore piccola, il return loss deve essere il più basso possibile. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 70 ___________________________________________________________________________ 3.5 PROGETTO DI MASSIMA IN BASE ALLE SPECIFICHE RICHIESTE In questo paragrafo vengono illustrate le considerazioni che hanno portato allo sviluppo di una architettura di tipo bilanciato. Vengono inoltre riportate le prime scelte progettuali effettuale. 3.5.1 Considerazioni Iniziali di Progetto Come si è detto nel Capitolo 2, affrontare un progetto in cui si ottimizzano contemporaneamente adattamento e NF risulta alquanto difficoltoso. Nasce così l’idea di sviluppare una architettura di tipo bilanciato. Grazie alle proprietà relative all’adattamento di tale architettura, è infatti possibile progettare gli amplificatori a singolo stadio tenendo conto solo del rumore, senza avere specifiche sull’adattamento. Quello che si vuole verificare è la possibilità di diminuire la noise figure a tal punto, da compensare l’insertion loss e le perdite introdotte dagli splitter. In tal modo si avrebbe un LNA caratterizzato da un adattamento molto buono e da una noise figure paragonabile a quella di un amplificatore a stadio singolo. Al fine di verificare questa possibilità, si è partiti dal progetto di un LNA, sviluppato e realizzato all’interno della Stazione Radioastronomica di Medicina, nell’ambito del progetto SKA. Tale amplificatore verrà illustrato nel dettaglio nei paragrafi successivi. 3.5.2 Specifiche del Progetto (Ref.[8]) Come già è stato detto nel Capitolo 3, l’amplificatore bilanciato oggetto di questa tesi, è una delle architetture proposte per la realizzazione di un Low Noise Amplifier. Tale amplificatore verrà collocato sulla linea focale del Ramo Nord-Sud e sarà il primo elemento della catena di ricezione. Esso, per ovvi motivi, dovrà avere un guadagno molto elevato e una noise figure estremamente bassa. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 71 ___________________________________________________________________________ Le specifiche richieste per il progetto del bilanciato sono: • Un guadagno il più elevato possibile. In particolare l’S 2 1 deve essere almeno di 18dB. • Una noise figure, al contrario, la più bassa possibile. Sarebbe preferibile rimanere attorno a 0.5dB. Tuttavia un sensibile miglioramento del guadagno o della dinamica dell’amplificatore giustificano almeno in parte un aumento di tale valore. • Un adattamento piuttosto buono. In generale si possono considerare accettabili anche -10dB, sempre che ciò favorisca l’aumento del guadagno o la diminuzione della noise figure. Per quanto riguarda la frequenza di funzionamento, si richiede una larghezza di banda di almeno 16MHz, centrata sui 408MHz. In realtà, nella prospettiva di sostituire gli attuali dipoli con antenne a banda più larga, sarebbe consigliabile progettare l’amplificatore in modo che la banda di funzionamento vada da 300MHz a 700MHz. Nel caso particolare dell’amplificatore bilanciato, si presenta però il problema degli splitter a 90°. Tali dispositivi sono infatti caratterizzati da una banda piuttosto stretta. La larghezza di banda del progetto risulterà quindi limitata dalla larghezza di banda dei componenti commerciali che si deciderà di utilizzare. 3.5.3 Caratteristiche del Progetto Iniziale In Fig.3.3 viene presentato lo schema circuitale dell’LNA a singolo stadio, progettato e realizzato nell’ambito del progetto IRA-SKA, da cui si è partiti per lo sviluppo dell’amplificatore bilanciato. Nello schema vengono riportati anche i valori degli elementi circuitali che sono stati utilizzati. Il dispositivo attivo utilizzato in questo progetto è l’E-PHEMT ATF-54143 dell’Agilent Technologies (Ref.[9]). Tale dispositivo è stato scelto per il progetto in quanto presenta una bassa cifra di rumore (NFmin<0.2dB a 408MHz), un’alta dinamica (OIP3>32dBm) e un basso costo. Il punto di lavoro stabilito nell’ambito di questo progetto è di 3V e 60mA. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 72 ___________________________________________________________________________ Figura 3.3 Essendo esso un HEMT di tipo enhancement ha il vantaggio, rispetto agli HEMT tradizionali, di avere bisogno della sola alimentazione positiva. Gli HEMT di tipo depletion, infatti, necessitano di un potenziale di gate negativo rispetto al source (V GS <0); ciò comporta la necessità di avere la doppia alimentazione. Gli HEMT di tipo enhancement, invece, prevedono di avere il potenziale di gate più positivo del source (V GS >0). Ciò consente una maggiore semplicità del progetto e un risparmio in termini di spazio e componenti. La scelta di reti di adattamento di tipo passa alto è stata determinata dal fatto che, come suggerito dal costruttore, si integrano facilmente con la rete di polarizzazione e favoriscono la stabilità in bassa frequenza del circuito (dato che ne diminuiscono il guadagno). Inoltre, come verrà illustrato nel Capitolo 6, nell’ambito di questo progetto la presenza di questo tipo di reti consente di attenuare le frequenze relative alla radiodiffusione. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 73 ___________________________________________________________________________ La scelta di una rete di polarizzazione attiva consente, infine, di garantire una minore sensibilità del punto di lavoro del dispositivo, alle variazioni di temperatura. Un discorso a parte meritano le piste di source, indicate in figura con Ls1 e Ls2. Tali induttanze agiscono infatti come retroazioni serie per il dispositivo. Il loro valore è molto critico e una sua variazione anche minima ha un forte impatto sull’adattamento e sulla stabilità. La determinazione delle loro dimensioni e anche del numero di via hole, ad esse collegati, è stata oggetto di studi particolarmente approfonditi. Si è infine giunti a considerare, per Ls1, le dimensioni di 0.5mmx4.3mm e, per Ls2, 0.5mmx4.7mm. Si è inoltre fissato in 3 il numero di via hole a cui tale piste sono collegate. 3.5.4 Il problema dello Shift in Frequenza In Fig.3.4 e Fig.3.5 , vengono riportati i grafici relativi ai valori simulati e misurati del circuito appena presentato. Figura 3.4 ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 74 ___________________________________________________________________________ Figura 3.5 In Tabella 2 sono riportati i valori simulati e misurati (in dB) relativi alla frequenza di 408MHz. S 1 1 S 2 2 S 2 1 NF Simulato -5 -26 18.7 0.32 Misurato -10 -17 22.6 0.4 Ta bel la 2 Dai grafici si può notare la presenza di uno shift in frequenza tra gli andamenti simulati e misurati. Un effetto di questo tipo non si è riscontrato solamente in questo progetto, ma in tutti i progetti in cui è stato utilizzato il componente ATF-54143. Queste considerazioni, unitamente ad esperienze già sviluppate in progetti precedenti, hanno portato alla decisione di affrontare il progetto simulando e ottimizzando a 535MHz invece che a 408MHz. Nel seguito, quindi , tutti i valori relativi alle simulazioni saranno riportati a queste frequenze. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 75 ___________________________________________________________________________ Il dispositivo qui presentato costituisce solo il punto di partenza per lo sviluppo di un nuovo stadio singolo da utilizzare nel progetto dell’amplificatore bilanciato. I valori degli elementi circuitali e la stessa topologia del circuito saranno quindi opportunamente modificati al fine di migliorare le performance del dispositivo e di renderlo adatto all’inserimento nella struttura bilanciata. Le scelte progettuali effettuate e le relative ottimizzazioni saranno presentate nel dettaglio nel Capitolo 6. 3.5.5 Scelta dell’Accoppiatore Ibrido a 90° Una volta individuata la struttura di partenza per il dispositivo a singolo stadio, è necessario realizzare l’architettura bilanciata. A tal fine, un passo indispensabile nel progetto dell’amplificatore è la scelta dello splitter a 90°. Innanzitutto, si deve ricordare che la noise figure complessiva risulta data dalla somma tra la noise figure dell’amplificatore e l’insertion loss dell’accoppiatore. Per quanto riguarda gli splitter reali, si possono inoltre fare considerazioni legate alla phase Unbalanced e alla amplitude unbalanced. La presenza di queste due non linearità, infatti, produce un peggioramento sia della noise figure che del guadagno. Gli effetti di queste grandezze verranno presentati più in dettaglio nel Capitolo 6. Per quanto riguarda la scelta dello splitter è quindi necessario cercare innanzitutto il componente con l’insertion loss più piccola possibile poi, a parità di questo valore, verrà scelto il componente con l’amplitude e la phase unbalanced più basse. Sono stati individuati diversi componenti commerciali che vengono presentati nelle figure successive. In giallo sono evidenziati i componenti considerati mentre in blu sono cerchiati gli elementi che si sono rivelati di interesse per il progetto. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 76 ___________________________________________________________________________ F ig u ra 3 .6 . S pl it t e r d el la M iTe q F ig u ra 3 .7 . S pl it t e r d el la M ini- Ci rc uit s ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 77 ___________________________________________________________________________ Figura 2.8. Splitter della Synergy Le caratteristiche dei componenti individuati sono riassunte in Tabella 3. Marca MiniCircuits MiTeq Synergy Modello Frequenza [MHz] In s ert i o n Lo s s (T yp ) [dB] P h as e Un b al an c ed (T yp ) (degrees) Am p l i t u d e Un b al an c ed (T yp ) [dB] HPQ-05W 380-490 0.20 0.7 1.1 250-500 0.25 2 - 250-500 0.5 2 0.6 M-251-5292W102 SLQ-K08 Tabella 3. Splitter a 90° Per il progetto dell’amplificatore sono stati infine scelti gli accoppiatori della Mini-circuits, in quanto presentano l’insertion loss inferiore. Se si fosse voluto implementare il progetto dell’amplificatore a banda più larga, sarebbe invece stato opportuno scegliere gli splitter della Miteq i quali, pur non presentando una banda di 400MHz (richiesta eventualmente dalle specifiche), hanno comunque delle buone caratteristiche su 250MHz. Nel Capitolo 6 verrà presentato in dettaglio il progetto complessivo dell’amplificatore bilanciato con le relative simulazioni. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 3 78 ___________________________________________________________________________ REFERENCES: [1]: Appunti tratti dalle lezioni del corso di “Microonde” – Prof. A.Costanzo [2]: Appunti tratti dalle lezioni di “Elettronica delle Telecomunicazioni” – Prof.ri V.A.Monaco, F.Filicori, A.Santarelli [3]: “RF directional couplers and Application Note M560 – M/A-COM www.macom.com 3dB hybrids overview”, [4]: “Hybrid Coupler specification definitions”, Application note VER8/1/00 - ANAREN [5]: “Microwave U.L.Rohde Circuit Design”, G.D.Vendelin, A.M.Pavio, [6]: “Merits of Balanced Amplifier”, Application Note 101 – WAN7com [7]: “High Power GaAs FET Amplifier: Push-pull versus Balanced Configurations”, Application Note 014 – Fujitsu www.fcsi.fujitsu.com [8]: “On the noise properties of balanced amplifier”, A.R.Kerr www.ieee.com [9]: “Agilent ATF-54143 Low Noise Enhancement Mode Pseudomorphic HEMT in a Surface Mount Plastic Package”, Data Sheet ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA BILANCIATA CAPITOLO 4 79 ___________________________________________________________________________ 4.1 AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE: GENERALITA’ (Ref.[1]) La struttura differenziale è utilizzata, principalmente, in quelle applicazioni in cui è necessario amplificare la differenza di due segnali, rimuovendo componenti indesiderate comuni ai due ingressi. In questo modo, in uscita vengono eliminate eventuali componenti continue sovrapposte al segnale di ingresso come, per esempio, i drift termici. Come schema a blocchi dell’amplificatore differenziale, viene utilizzato quello mostrato in Fig.4.1. F i g u r a 4 . 1 . S c h e m a a b l o c c h i d i u n a m p l i f i c a t o r e d i f f e r e n zia l e L’amplificatore differenziale è dotato di due ingressi, comunemente indicati con “+” e “-“. Essi sono definiti, rispettivamente, non invertente e invertente. La differenza tra i due risiede nel fatto che, nel caso invertente, il segnale di uscita è sfasato di 180° rispetto al segnale applicato a quell’ingresso, mentre, nel caso non invertente, il segnale di uscita è in fase con esso. Ipotizzando che il guadagno dell’amplificatore sia Ad, in virtù del fatto che la caratteristica di questa configurazione è quella di amplificare la differenza tra i due segnali di ingresso, nel caso ideale si ha che: VOUT = (V1 − V2 )A d (4.1) Ciò significa che, se V1 = V2 , la tensione di uscita, VOUT , è nulla. Nel caso reale, però, V1 e V2 possono subire amplificazioni leggermente diverse. La relazione precedente diviene, quindi: ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 80 ___________________________________________________________________________ VOUT = (A 1 V1 − A2 V2 ) (4.2) Detto questo, è possibile definire: • A d = (A1 − A 2 ) guadagno differenziale • Ac = (A1 + A 2 ) guadagno di modo comune 2 (4.3) Qualsiasi combinazione di due generici segnali, V1 e V2 , sugli ingressi dell’amplificatore, può, inoltre, essere scomposta in: • Tensione di ingresso di modo differenziale: Vid = (V1 − V2 ) • Tensione di ingresso di modo comune: Vic = (V1 + V2 ) 2 (4.4) In Fig.4.2, è rappresentato il segnale di ingresso di un amplificatore differenziale, attraverso le sue componenti di modo comune e differenziale. F ig u r a 4 . 2 Come si può notare, è possibile esprimere V1 e V2 come: ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 81 ___________________________________________________________________________ (V ) V1 = Vic − id 2 (V ) V2 = Vic + id (4.5) 2 La tensione di uscita può essere espressa in termini di Vid e Vic , secondo la relazione: VOUT = A d Vid + A c Vic = A d (V1 − V2 ) + A c (V1 + V2 ) 2 (4.6) Il guadagno di modo comune e differenziale, sono dati, in questo caso da: Voc guadagno di modo comune Vic V A d = od guadagno di modo differenziale Vid • Ac = • (4.7) 4.2 AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE: COMPORTAMENTO IN CONTINUA (R EF .[2]) L’amplificatore differenziale può essere implementato con tecnologia sia a BJT che a FET. Esistono realizzazioni integrate definite Amplificatori Operazionali; in esse, tuttavia, i componenti di base per lo stadio di ingresso sono sempre quelli appena citati. In questo paragrafo, viene sviluppata l’analisi dell’amplificatore differenziale a BJT. Come riportato in Ref.[3], i risultati ottenuti sono da considerarsi validi anche per i transistori ad effetto di campo. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 82 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 4 . 3 . Facendo riferimento alla Fig.4.3, si assuma che i due transistor siano simmetrici, identici ed operanti alla stessa temperatura. Se, all’istante iniziale, si ha: Vbe1 = Vbe2 = Vbe (4.8) dato che, secondo il modello di Ebers-Moll: I C = IS ⋅ e Vbe Vt (4.9) si ha: I C1 = I C2 = I C (4.10) Ciò comporta che: VC1 = VC2 = VCC − I C RC (4.11) ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 83 ___________________________________________________________________________ La tensione differenziale di uscita, Vod , che è la differenza tra le due tensioni di collettore, rappresenta la differenza amplificata dei due segnali di ingresso: Vod = Avd (VC1 − VC 2 ) (4.12) Dato il risultato ottenuto nell’equazione 4.11, si ricava che Vod =0. Questo significa che, se all’ingresso ho due segnali uguali, l’uscita è nulla. 4.3 RELAZIONE CORRENTE/TENSIONE DIFFERENZIALE (Ref.[3]) Si faccia ancora riferimento alla Fig.4.3. Per semplificare l'analisi dell’amplificatore differenziale, si assume che le resistenze di base, in genere piccole rispetto a R C1 e R C2 , si possano considerare nulle e che la resistenza R E , comune ai due emettitori e molto grande rispetto a R C1 e R C2 , si possa considerare infinita. Ciò che risulta è: IC1 = IE 1+ e−Vid/Vt IC2 = IE 1+ eVid/Vt (4.13) Dove: V i d =V 1 -V 2 e Vt = K ⋅T T = = 25mV a T=300 K q 11600 (4.14) −23 Qui, k è la costante di Boltzmann ( 1,38 ×10 Joule/K ), T è la temperatura assoluta e q è la costante di Coulomb ( 1,60 ×10 −19 Coulomb ). ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 84 ___________________________________________________________________________ Se si riporta in un grafico l’andamento di tali correnti, in funzione della tensione differenziale, si nota che, per valori di Vid , compresi tra – Vt e + Vt , i transistori lavorano in regione lineare; inoltre, si vede che è sufficiente una differenza di tensione di circa 3 Vt , per commutare quasi tutta la corrente su un ramo della coppia di transistor. Tale grafico viene indicato come transcaratteristica del circuito. F ig u r a 4 . 4 La pendenza della transcaratteristica “transconduttanza” ed è pari a: gm = IC Vt viene definita (4.15) 4.4 ANDAMENTO DELLA TENSIONE DIFFERENZIALE DI USCITA (Ref.[3]) Dalle espressioni delle due correnti di collettore, si possono ricavare quelle per le due tensioni di uscita. Infatti, se: IC1 = IE 1+ e−Vid/Vt ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 85 ___________________________________________________________________________ IC2 = IE 1+ eVid/Vt (4.16) Si ottiene: VC1 =V c c -I c 1 R C 1 VC2 =V c c -I c 2 R C 2 (4.17) L'andamento della tensione differenziale di uscita, definita dalla differenza fra V C 1 e V C 2 , è dato da: V o d =V C 1 -V C 2 =(I c 2 -I c 1 )R c − Vid 2V t = I E tanh . (4.18) Tale andamento è mostrato in Fig.4.5. F ig u r a 4 . 5 ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 86 ___________________________________________________________________________ 4.5 CARATTERISTICHE DIFFERENZIALI DEGLI AMPLIFICATORI 4.5.1 Calcolo dei Guadagni (Ref.[2]) Il segnale di uscita dell’amplificatore differenziale può essere preso sia in modo differenziale, cioè tra i due collettori, sia in modo sbilanciato (single-ended), cioè tra un collettore e massa. Nel calcolo del guadagno di modo differenziale, si ipotizzi nulla la componente di modo comune. Dalla Fig.4.4, si vede che, se Vid cresce, anche I C1 e I E1 aumentano, mentre I C2 e I E2 decrescono dalla stessa quantità, cioè ∆ I C1 = -∆ I C2 . La corrente totale su R E è, quindi, costante, rendendo costante anche la tensione di emettitore. L’incremento di I C1 rende VC1 più piccolo, mentre, il decremento di I C2 fa crescere VC2 della stessa quantità, cioè ∆ VC1 = - ∆ VC2 . Questo significa che la tensione di uscita differenziale diventa negativa. Si possono definire tre guadagni: • Il guadagno di uscita differenziale: A d = −g m R C gmR C 2 g R • Il guadagno di uscita a single-ended di Q2: A d1 = − m C 2 • Il guadagno di uscita a single-ended di Q1: A d1 = − Per valutare il guadagno di modo comune, invece, si ipotizzano nulle le componenti differenziali della tensione di segnale. Se Vic cresce, I C1 e I E1 crescono e anche I C2 e I E2 crescono della stessa quantità, cioè ∆ VC1 =∆ VC2 . L’incremento di I C1 rende più piccolo VC1 e, allo stasso tempo, l’incremento di I C2 rende più basso VC2 della stessa quantità, cioè ∆ VC1 =∆ VC2 . Questo significa che la tensione di uscita differenziale Vod = VC1 – VC2 rimane a zero. In questo caso si possono definire due guadagni: • Guadagno di uscita differenziale di modo comune: Ac=0 • Guadagno di uscita a single-ended di modo comune di Q1 e Q2: Ac = αR C , 2R dove R è la resistenza caratteristica del generatore di corrente. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 87 ___________________________________________________________________________ In conclusione: • Il guadagno differenziale deve essere grande, mentre, il guadagno di modo comune deve essere il più piccolo possibile. • L’amplificatore differenziale amplifica, effettivamente, solo la differenza tra due segnali • Il guadagno differenziale appare molto simile a quello della configurazione ad emettitore comune 4.5.2 CMRR (Ref.[4]) Le performance dell’amplificatore differenziale sono misurate attraverso il rapporto di reiezione di modo-comune, CMRR (Common Mode Rejection Ratio), definito come il rapporto tra il guadagno di tensione di modo differenziale e il guadagno di tensione di modo comune: CMRR = Ad . Ac (4.19) Tale parametro indica l’attitudine a non amplificare segnali comuni ai due ingressi. E’ possibile, infatti, esprimere la tensione di uscita in funzione del CMRR: Vc VOUT = A c Vc + A d Vd = A d Vd + CMRR . Il termine (4.20) Vc rappresenta quello che rimane del segnale di modo CMRR comune; esso indica, cioè, quanto i segnali di modo comune vengono reiettati. Nel caso di un amplificatore differenziale ideale, A c è nullo e il CMRR risulta infinito. Nel caso reale, non potendo essere infinito, il CMRR deve essere il più elevato possibile (tipicamente arriva a qualche migliaio). In questo caso è importante che sia: ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 88 ___________________________________________________________________________ Vc << Vd CMRR , (4.21) per cui: CMRR >> Vc Vd . (4.22) Tale grandezza l’espressione: CMRR = 20log Ad Ac . può essere espressa anche in dB, secondo (4.23) 4.5.3 Definizioni di Dinamica di Ingresso e di Uscita di Modo Comune e Differenziale Dinamica d’ingresso per il modo differenziale: è il campo di valori di tensione, in cui può variare un segnale differenziale, applicato agli ingressi, senza che intervengano fenomeni di non linearità dell’amplificatore. Dinamica d’uscita per il modo differenziale: è il campo di valori all’uscita dell’amplificatore, quando il segnale di modo differenziale è all’interno della dinamica d’ingresso. Dinamica d’ingresso per il modo comune: è il campo di valori di tensione, nel quale può variare un segnale di modo comune, applicato agli ingressi, senza che intervengano fenomeni di non linearità dell’amplificatore. Dinamica d’uscita per il modo comune: è il campo di valori all’uscita dell’amplificatore, quando il segnale di modo comune è all’interno della dinamica d’ingresso. L’amplificatore differenziale ideale ha in uscita la tensione Vu =0, per quanto riguarda l’amplificazione del solo modo comune. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 89 ___________________________________________________________________________ 4.5.4 Considerazioni Relative alla Dinamica Si consideri l’amplificatore differenziale rappresentato in Fig.4.3. La tensione di uscita può essere espressa come: VO = VC2 − VC1 = (VCC − R C I C2 ) − (VCC − R C I C1 ) = R C (I C1 − I C2 ) (4.24) Si esprimano le correnti di collettore sviluppando in serie di potenze, fino al termine del terzo ordine, il legame: Vbe Vt IC = ISe (4.25) Si hanno così: V V 21 V 31 I C1 ≈ I C0 1 + 1 + + 2 3 VT 2V T 6V T (4.26) V V22 V 32 I C2 ≈ I C0 1 + 2 + + 2 3 VT 2V T 6V T Nel caso in cui i due ingressi siano uguali ma in opposizione di fase ( V2 = −V1 ), si ha: 2V 2V 31 2V1 V 31 V0 = RI C0 1 + R I = + C0 3 3 VT 6V T VT 3V T (4.27) da cui: C1 = 2R C I C0 VT C2 = 0 C3 = R C I C0 3V 3 T (4.28) ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 90 ___________________________________________________________________________ La struttura differenziale, nel caso di ingressi uguali ma in opposizione di fase, porta quindi alla eliminazione della distorsione di intermodulazione del secondo ordine e alla riduzione della distorsione di intermodulazione del terzo ordine, con conseguente aumento della dinamica del dispositivo. 4.6 CARATTERISTICHE NON IDEALI DELL’AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE Come si è visto nel paragrafo 4.2, una delle ipotesi, fatte nell’analisi dell’amplificatore, è che i due transistori siano perfettamente simmetrici. Nella pratica, questa condizione è impossibile da realizzare. Il mismatching delle caratteristiche fa sì che si abbiano alcuni effetti, che, nella trattazione ideale, non erano presenti. 4.6.1 Tensione di Offset di Ingresso e di Uscita (Ref.[3]) Le asimmetrie nel circuito fanno sì che la tensione continua di uscita, Vo, sia diversa da zero, anche se entrambi gli ingressi sono collegati a massa. La tensione che si presenta sull’uscita, in questo caso, è chiamata tensione di offset di uscita. Volendo riportare l’offset all’ingresso, si procede dividendo Vo per il guadagno differenziale dell’amplificatore, Ad. Si ottiene, così, una quantità che viene definita tensione di offset di ingresso, VOS : VOS = VO . Ad (4.29) Se, tra i due terminali di ingresso dell’amplificatore differenziale, viene applicata una tensione pari a – VOS , la tensione di uscita si riporta a zero. Si è visto, che la tensione di offset è provocata da differenze tra i componenti attivi e tra quelli passivi costituenti le reti di polarizzazione di questi ultimi. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 91 ___________________________________________________________________________ Si può dimostrare che la tensione di offset, dovuta a differenze tra R C1 e R C2 , è esprimibile come: ∆R V =V C os T R C . (4.30) Invece, la tensione di offset dovuta alla differenza tra i due transistori, che poi si manifesta nella differenza tra le due correnti di scala, I S , è esprimibile come: ∆I V =V S os T I S . (4.31) 4.6.2 Campo di Variazione delle Tensioni di Modo Comune in Ingresso L’ICMR (Input Common-Mode Range), cioè il campo di variazione del modo comune in ingresso di un amplificatore differenziale, è l’intervallo delle tensioni di modo comune in ingresso, Vcm , in corrispondenza delle quali la coppia differenziale amplifica, linearmente, segnali di ingresso differenziali. Il limite superiore del campo di variazione delle tensioni di modo comune è determinato dalla tensione, per cui Q1 e Q2 entrano in saturazione. Il limite inferiore è determinato, invece, dalla tensione per cui il transistor, che genera la corrente di polarizzazione, I, esce dalla zona attiva, non comportandosi più come un generatore di corrente. L’ICMR si trova ponendo Vid =0 e variando Vic , finchè uno dei due transistori non entra in saturazione. 4.6.3 PSRR (Ref.[5]) Per la definizione del PSRR (Power Supply Rejection Ratio), è necessario osservare che, alla tensione continua di alimentazione, VCC , è sovrapposta una componente di piccolo segnale, v CC , dovuta ai disturbi. Risulta, quindi, necessario stabilire quale parte di questo disturbo raggiunge l’uscita; a questo scopo, si definisce il ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 92 ___________________________________________________________________________ v guadagno: A CC = on , dove v on è il valore del rumore in uscita. v CC Quello che interessa è, però, il rumore riferito all’ingresso; a tale scopo, indicato con A il guadagno della rete, si può definire: v in = v on A CC v CC v v = = CC = CC . Il PSRR è, quindi, definito come il A A A PSRR A CC rapporto di reiezione dell’alimentazione e, come si vede dalla precedente espressione, è dato da: PSRR = A . Il PSRR tiene conto A CC della sensibilità dello stadio differenziale alle variazioni dell’alimentazione e, solitamente, viene espresso in dB. Tale parametro assume, in genere, valori piccoli, in quanto ben compensato, grazie alla stabilizzazione dell’alimentazione, effettuata con particolari rimedi tecnologici e circuitali. 4.7 AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE CON USCITA SINGOLA In questo paragrafo viene illustrato il funzionamento di un amplificatore differenziale con uscita singola. Tale dispositivo presenta infatti alcune differenze rispetto ad un amplificatore differenziale con uscita differenziale. Si faccia riferimento alla Fig.4.6. Figura 4.6 ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 93 ___________________________________________________________________________ L’amplificatore presenta due ingressi v S 1 e v S 2 e una uscita v 0 . Con riferimento all’ingresso v S 1 (v S 2 =0), il processo di amplificazione può essere considerato come quello di un amplificatore a due stadi. Il segnale presente sull’emettitore di Q1, viene direttamente applicato sull’emettitore di Q2, per essere infine prelevato sul collettore di Q2. Il segnale v S 1 , quindi, entra nella base di Q1, esce dall’emettitore di Q1, entra nell’emettitore di Q2 ed esce sul collettore di Q2. si ha quindi la cascata di uno stadio a collettore comune seguito da uno stadio a base comune. Se si considera invece l’ingresso v s 2 (v s 1 =0), l’amplificazione fornita da Q2 è quella della configurazione a doppio carico ed il segnale di uscita è invertito. Nell’ipotesi di perfetta simmetria della struttura, e in particolare di Q1 e Q2, il segnale di uscita risulta proporzionale alla differenza dei segnali presenti sugli ingressi. Si ha quindi ancora: v 0 = A d (v s1 − v s2 ) (4.32) dove Ad è l’amplificazione differenziale. Si dimostra che: Ad = I CQ 2VT RC (4.33) dove I C Q è la corrente a riposo sui collettori dei due transistor per cui vale: I CQ1 = I CQ2 = I CQ (4.34) Nel caso particolare di un amplificatore differenziale a radiofrequenza, i due emettitori non devono essere collegati a massa e nemmeno ad un piccolo carico. Perché tutto funzioni allo stesso modo, si devono invece collegare ad un carico sensibile per la Radiofrequenza, che simuli per la stessa un circuito aperto. In questo modo, il segnale v S 1 , entra nella base di Q1, esce sull’emettitore di Q1 e, non vedendo il carico, dato che è molto ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 94 ___________________________________________________________________________ elevato, entra nell’emettitore di Q2 ed esce sul collettore dello stesso. 4.8 LA CONFIGURAZIONE CASCODE (Ref.[3]) La ricerca bibliografica in materia di realizzazione di Low Noise Amplifier ad architettura differenziale, ha messo in luce che la configurazione più spesso utilizzata, alle alte frequenze, è la configurazione cascode. Nella sua forma più generica, l’architettura cascode è costituita da uno stadio ad emettitore comune, seguito da uno stadio a base comune. La sua forma differenziale e il relativo “elemento base” sono mostrati in Fig.4.7. F i g u r a 4 . 7 . F o r m a d i f f e r e n zia l e d e l l ’ a m p l i f i c a t o r e c a s c o d e e r e l a t i v o m e zzo c i r c u i t o d i f f e r e n zia l e . La coppia, formata da Q1 e Q2, costituisce il differenziale di base che, per segnali di ingresso differenziali, funziona come un amplificatore ad emettitore comune. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 95 ___________________________________________________________________________ La coppia Q3 e Q4 rappresenta un amplificatore differenziale a base comune. La resistenza di carico, vista dal transistor Q1, non è più R C , ma diventa la resistenza di ingresso, re , del transistore Q3, collegato a base comune. Tale resistenza di carico è molto più bassa di quella che si avrebbe in un normale differenziale e ciò comporta un drastico miglioramento della risposta in frequenza dell’amplificatore, come si può notare dall’espressione: ω= 1 . C π re (4.35) Si vuole, adesso, trovare l’espressione della resistenza di uscita del dispositivo. Si noti che lo stadio a base comune svolge la funzione di buffer di corrente, fornendo al carico una corrente quasi uguale a quella ricevuta. Si osservi, inoltre, che, poiché entrambi i dispositivi (Q1 e Q3) sono polarizzati con la stessa corrente, I/2, i loro parametri per piccoli segnali sono uguali. Ciò significa che, se si indica con ro la resistenza di uscita dei singoli transistori, la resistenza di uscita complessiva è pari a: R o ≈ βro (4.36) Tale resistenza, risultando essere β volte più grande di quella dell’amplificatore ad emettitore comune, comporta un deciso miglioramento del guadagno. In Fig.4.8 viene mostrato un amplificatore operazionale cascode in tecnologia CMOS. La coppia, data da Q1C e Q 2C , forma un cascode con l’amplificatore differenziale costituito da Q1 e Q 2 . In questo caso, la configurazione cascode è utilizzata per aumentare il guadagno degli stadi esistenti, senza fare uso di stadi in cascata. La resistenza di uscita, guardando nel drain di Q 2C , è pari a: R o2C ≈ g m2c ro2C ro2 , (4.37) ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 96 ___________________________________________________________________________ la quale, rispetto al valore senza cascode, risulta più grande di un fattore g m2c ro2C , cioè di circa due ordini di grandezza. F ig u r a 4 . 8 . A m p lif ic a t o r e C a s c o d e in t e c n o lo g ia C M O S I transistori Q 3 , Q 4 , Q 3C e Q 4C formano uno specchio di corrente, che fornisce una resistenza di carico pari a: R o4C =g r r m 4c o4C o3 (4.38) La resistenza di uscita diventa: Ro = R o2C //R o4C . (4.39) Poiché il guadagno di tensione è dato da: ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 97 ___________________________________________________________________________ A1= −g m1R o , (4.40) aumentando R 0 di circa due ordini di grandezza, anche il guadagno aumenta dello stesso fattore. Il vantaggio, dell’uso della configurazione cascode, è quello di realizzare un guadagno elevato, mantenendo un consumo di potenza piuttosto basso e una buona figura di rumore. Uno svantaggio, invece, è costituito dalla riduzione del campo di variazione della tensione di modo comune in ingresso. In Fig.4.9 viene, infine, mostrato l’amplificatore Folded Cascode. La configurazione è definita rovesciata (Folded) perché il suo specchio, formato dai transistori M8, M9, M10, M11, è rovesciato verso il basso. Questo significa che, rispetto ad una configurazione cascode tradizionale, ognuno dei sei transistor, sotto M1 e M 2 , viene sostituito con il suo complementare e tale gruppo di dispositivi viene disconnesso da - VSS , ripiegato e connesso a + Vdd . Il vantaggio di questo circuito, rispetto alla tradizionale configurazione cascode, sta nel fatto che il campo di variazione della tensione di modo comune in ingresso risulta maggiore. Una caratteristica molto importante del Folded Cascode è che il polo dominante è fissato dalla capacità complessiva, C O , sul nodo di uscita, dove C O include la capacità di carico. Si dimostra, infatti, che il guadagno di tensione di questo circuito è pari a: Av ≡ v0 1 = g m1,2 r0 vi 1 + sr0 C 0 1 C 1+ s A g m5,6 CB 2g m10,11 . CB 1+ s g m10,11 1+ s (4.41) Il primo termine della 5.33 rappresenta il guadagno, il secondo termine contiene il polo dominante, il terzo termine rappresenta il secondo polo, dipendente dalle piccole capacità interne, che lo rendono un polo ad alta frequenza. Infine, il quarto termine contiene una coppia polo-zero, introdotta dalla conversione da uscita differenziale a uscita singola.(Ref.[6]) ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 98 ___________________________________________________________________________ F i g u r a 4 . 9 . S c h e m a c i r c u i t a l e d i u n a m p l i f ic a t o r e F o ld e d C a s c o d e a d u s c it a s in g o la . Se si indica la frequenza del polo dominante con: ωD = 1 Co R o (4.42) La frequenza di guadagno unitario è data da: ω t = Aω D = g m1 Co (4.43) Questo conferma che, se i poli non dominanti si trovano a frequenze inferiori a ω t , o, se il margine di fase in ω t non risulta sufficiente, basta, semplicemente, aumentare C 0 , mettendogli in parallelo un opportuno condensatore. Un altro vantaggio del Folded Cascode è la sua minore sensibilità all’effetto del rumore ad alta frequenza, sull’alimentazione negativa. Da ciò deriva un PSRR più elevato. Si dimostra infatti che il PSRR porta ad una espressione del tipo: ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 99 ___________________________________________________________________________ g m1,2 g m12 rb . PSRR = εg m3,4 (4.44) Il polo dominante si semplifica, così come sarebbe accaduto per tutti gli altri poli e zeri, che sono stati trascurati per non complicare eccessivamente l’analisi. Il valore del PSRR risulta, quindi, praticamente indipendente dalla frequenza. Sia il PSRR che il CMRR assumono valori molto grandi, anche se non infiniti, a causa delle piccole asimmetrie, dovute alla tolleranza del processo. Tale configurazione è molto utilizzata in alta frequenza per ovviare al problema del prodotto guadagno-larghezza di banda. A tale proposito, è opportuno osservare che nella configurazione Folded Cascode ad uscita differenziale, il prodotto guadagno-larghezza di banda è un’ottava più elevato rispetto alla configurazione con uscita singola. Per realizzare un amplificatore con uscita differenziale, a partire dall’amplificatore Folded Cascode ad uscita singola, è sufficiente trasformare i transistori M8 e M10 in generatori di corrente, eliminando la connessione a diodo. Uno svantaggio di questa configurazione è, invece, costituito dalla ridotta escursione della tensione di uscita. Figura 4.10 La Fig.4.10 mostra lo schema a blocchi di una configurazione cascode, a due transistor, dove sono rappresentate le reti di adattamento di ingresso e di uscita e le reti di polarizzazione. Nello sviluppo del progetto dell’LNA ad architettura differenziale, si farà riferimento a questo tipo di schema. In tale configurazione, l’ingresso a radiofrequenza è applicato alla base del transistore CE e l’uscita a RF è presa dal collettore del transistore CB. Rispetto ad un transistore ad uscita singola, con questa configurazione, è ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 100 ___________________________________________________________________________ possibile ottenere un migliore isolamento. Un problema è, però, costituito dalla complessità del circuito; si hanno, infatti, un numero doppio di transistori e dimensioni variabili dei dispositivi. Per ottimizzare le performance si devono ottimizzare le dimensioni di CE, quelle di CB, il punto di lavoro in continua e l’adattamento di impedenza. (Ref.[7]) 4.9 PROGETTO DIFFERENZIALE DELL’LNA CON ARCHITETTURA Il progetto dell’amplificatore differenziale è stato sviluppato secondo i seguenti passi: • • • • Individuazione delle specifiche del progetto Scelta del dispositivo attivo Individuazione del punto di lavoro Individuazione di una architettura per le reti di adattamento di ingresso e di uscita del dispositivo attivo • Indicazione dell’architettura dello schema complessivo 4.9.1 Specifiche del Progetto Nell’ambito del progetto dell’amplificatore differenziale, vanno tenute in considerazione le specifiche già descritte nel Paragrafo 3.5.2 per il progetto l’amplificatore bilanciato. Anche in questo caso, infatti, il dispositivo trova collocazione subito al di sotto dei dipoli ed è, quindi, il primo elemento della catena di ricezione. Per questo motivo, esso deve presentare un elevato guadagno e una NF la più bassa possibile. Nel caso specifico dell’amplificatore differenziale, contrariamente a quello che accadeva per l’amplificatore bilanciato, l’adattamento non è automaticamente garantito. Questo comporta che, nel progetto del dispositivo bisognerà prestare attenzione anche ai valori dell’adattamento di ingresso e di uscita. Come si è già detto nel paragrafo 3.6.1, per il progetto possono essere considerati accettabili anche valori di adattamento attorno ai 10dB. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 101 ___________________________________________________________________________ Per quanto riguarda il guadagno, è richiesto ancora un valore maggiore o uguale a 18dB. Infine, per quanto riguarda la frequenza, lo scopo è quello di allargare la banda il più possibile. L’obbiettivo sarebbe quello di arrivare alla realizzazione di amplificatori con banda compresa tra i 300MHz e i 700MHz. 4.9.2 Scelta del Dispositivo Attivo Nella scelta del dispositivo attivo sono stati presi in considerazione diversi componenti sia con architettura differenziale sia con architettura CASCODE . Nel seguito viene data una breve descrizione dei componenti considerati. DISPOSITIVI CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE PHILIPS SEMICONDUCTORS BFE520: è costituito da due transistori npn di silicio collegati ad emettitore comune. Tale dispositivo, lavorante a frequenze inferiori a 2GHz, è indicato nella realizzazione di front-end a RF e, in particolare, di amplificatori differenziali. Alla frequenza di 900MHz e con un punto di lavoro di 3V e 20mA, il guadagno tipico è di 16dB, la Noise Figure tipica è 1.1dB, mentre quella massima è 1.6dB. ANALOG DEVICES AD8350: è un fully differential amplifier, lavorante a frequenze inferiori a 1GHz. Tale dispositivo è indicato per i ricevitori a radiofrequenza. La Noise Figure è di 5.9dB a 250MHz mentre il guadagno va da 15dB a 20dB. SANYO FH103: è costituito da due transistori npn. Tale dispositivo, pur non essendo un differenziale vero e proprio è un amplificatore a basso rumore consigliato nelle applicazioni differenziali. La frequenza di utilizzo va dai 200MHz ai 2GHz. Alla frequenza di 1GHz e in un punto di lavoro di 5V e 5mA, il guadagno tipico è di 13dB, mentre la Noise Figure è 1.2dB. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 102 ___________________________________________________________________________ DISPOSITIVI CON ARCHITETTURA CASCODE PHILIPS SEMICONDUCTORS BFC505: è un dispositivo cascode, costituito da due transistori npn. Il suo utilizzo è consigliato negli amplificatori a basso rumore e alto guadagno. Tale dispositivo lavora a frequenze inferiori a 2GHz. La Noise Figure, a 500MHz e con un punto di lavoro di 1V e 0.5mA, ha un valore tipico di 1.1dB e massimo di 1.4dB. Il valore tipico del guadagno a 900MHz e con un punto di lavoro di 3V e 5mA è di 16dB. PHILIPS SEMICONDUCTORS BFC520: è un dispositivo cascode costituito da due transistori npn e lavorante a frequenze inferiori a 2GHz. Il suo utilizzo è consigliato negli amplificatori a basso rumore e alto guadagno. La figura di rumore a 900MHz e in un punto di lavoro di 3V e 5mA, ha un valore tipico di 1.3dB e massimo di 1.6dB. Il valore tipico del guadagno a 3V e 20mA è di 17dB. MOTOROLA MBC13916: è un dispositivo di tipo cascode, realizzato in tecnologia BiCMOS. E’ consigliato nella progettazione di Low Noise Amplifier. Esso opera con una frequenza compresa tra i 100MHz e i 2.5GHz. Il guadagno a 900MHz è di 16.5 dB, mentre la Noise Figure ha un valore tipico di 0.9dB. Le caratteristiche dei riassunte in Tabella 1. MARCA Dispositivo dispositivi Tecnologia appena Motorola MBC13916 BiCMOS Tipo di Dispositivo CASCODE Philips BFE520 BJT DIFFERENZIALE Sanyo FH103 BJT Philips BFC505 BJT PER APPLICAZIONI DIFFERENZIALI CASCODE Philips BFC520 BJT CASCODE presentati vengono NF Guadagno 0.9dB a 900MhZ 1.1dB a 900MHz 1.2dB a 900MHz 19dB a 900MHz 16dB a 900MHz 13dB a 900MHz 1.1dB a 500MHz 1.3dB a 900MHz 22dB a 900MHz 31dB a 900MHz Tabella 1 ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 103 ___________________________________________________________________________ Come dispositivo da utilizzare nel progetto si è scelto l’amplificatore con architettura cascode MBC13916 della Motorola. Esso presenta, infatti, la figura di rumore più piccola tra tutti i dispositivi considerati e il suo guadagno è abbastanza elevato. Inoltre, come si è detto nel paragrafo 4.8, l’architettura cascode presenta, alle alte frequenze, delle caratteristiche molto migliori, rispetto a quella differenziale tradizionale. 4.9.3 Scelta del Punto di Lavoro Una volta scelto il dispositivo attivo, il secondo passo del progetto riguarda l’individuazione del punto di lavoro. La tensione di alimentazione può avere un valore compreso tra i 2.7V e i 5V. In Fig.4.11, si possono osservare i grafici relativi ad alcuni parametri caratteristici del dispositivo. Innanzitutto, si può notare che, essendo la polarizzazione on-chip, qualunque tipo di alimentazione si scelga, la corrente di assorbimento, Icc, ha comunque un valore molto basso, per cui, la scelta della tensione non è condizionata da questo parametro. Per quanto riguarda il guadagno, attorno ai 500MHz, per qualunque tipo di alimentazione, non ci sono differenze sensibili. L’alimentazione a 5V è, comunque, quella che porta ad un guadagno superiore. L’alimentazione scelta sarà, quindi, quella di 5V. 4.9.4 Individuazione dell’Architettura delle Matching Network Come architettura di base per le reti di adattamento e di polarizzazione del singolo dispositivo attivo, si fa riferimento a quella proposta nel Data Sheet dell’elemento e riportata in Fig.4.12. Questo schema viene consigliato per applicazioni a 900MHz e i risultati che si ottengono sono riassunti in Fig.4.13. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 104 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 4 . 1 1 F ig u r a 4 . 1 2 ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 105 ___________________________________________________________________________ Figura 4.13 La capacità e l’induttanza della rete di ingresso costituiscono rispettivamente una rete passa alto e una passa basso. La capacità da 2pF e quella da 2.2pF determinano rispettivamente un filtraggio di tipo passa alto e uno di tipo passa basso. L’induttanza sulla rete di uscita è utilizzata sia per aiutare l’adattamento di uscita che per la rete di polarizzazione. Le capacità da 100pF e da 0.01µF costituiscono la rete di polarizzazione. Nel progetto in esame, tale circuito dovrà poi essere modificato per consentire l’ottimizzazione delle prestazioni dell’architettura differenziale complessiva alle frequenze di interesse. Le modifiche ai valori ed alla architettura delle matching network saranno illustrate nel dettaglio nel Capitolo 6. 4.9.5 Schema Complessivo In Fig.4.14 viene riportato lo schema a blocchi dell’LNA differenziale. È fondamentale, per l’ottimizzazione delle performance del sistema, che le reti di adattamento di ingresso e di uscita dei singoli dispositivi attivi siano assolutamente identiche. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 106 ___________________________________________________________________________ Figura 4.14 Nel progetto del differenziale, però, non è possibile ottimizzare le reti dei dispositivi a singolo stadio, per poi formare la struttura complessiva solo in un secondo momento. Il guadagno e la NF del dispositivo a singolo stadio e del dispositivo complessivo, infatti, sono diversi, al contrario di quanto accadeva nell’amplificatore bilanciato. Il progetto dell’LNA differenziale prevedrà quindi che le simulazioni e le ottimizzazioni vengano fatte direttamente sulla struttura complessiva. Nel Capitolo 6 verranno presentate in dettaglio le scelte progettuali e le simulazioni relative all’amplificatore differenziale. ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 4 107 ___________________________________________________________________________ REFERENCES: [1]: “Differential Amplifiers”, A.Ghosh Advanced VLSI Design Laboratory, IIT Khargpur [2]: “Differential Amplifiers”, A.Doolittle Georgia Tech [3]: “Circuiti per la Microelettronica”, Sedra, Smith [4]: “Amplificatore Differenziale”, F.Fiori Corso di Elettronica Applicata, Politecnico di Torino [5]: “Capitolo 6: Amplificatore Differenziale”, D’Amore, Degli Innocenti http://webdeei.univ.trieste.it [6]: “Capitolo 11- Amplificatori ad alta frequenza”, Palmisano, Giustolisi, Dispense di Elettronica, Università di Catania http://graymalkin.dees.unict.it/courses/micro/C-11.pdf [7]: “Design A Low-Noise Communications Amplifier”, Brian Battaglia “MICROWAVES & RF”, December 1999 [8]: “MBC13916 – SIGE:C INTEGRATED RF CASCODE AMPLIFIER LOWERS NOISE IN ULTRA-SMALL SOT-343 PACKAGE” – Fact Sheet http://ewww.motorola.com/files/rf_if/doc/fact_sheet/MBC13916FACT.pdf ___________________________________________________________________________ PREAMPLIFICATORE CON ARCHITETTURA DIFFERENZIALE CAPITOLO 5 108 ___________________________________________________________________________ 5.1 DESCRIZIONE GENERALE DEL SOFTWARE Microwave Office (MWO) è uno strumento di progettazione ad alta frequenza dell’AWR (Applied Wave Research). Tale strumento permette la progettazione di circuiti, composti di schematici e strutture elettromagnetiche, a partire da un database di modelli elettrici e quindi la generazione del layout di questi progetti. Esso permette inoltre l’ottimizzazione delle simulazioni e la visualizzazione delle uscite in una grande varietà di forme grafiche, sulla base delle analisi da eseguire. Gli strumenti a disposizione del software sono: • SIMULATORE LINEARE: il simulatore lineare usa l’analisi nodale per simulare le caratteristiche del circuito. Le simulazioni lineari vengono usate per circuiti, come amplificatori a basso rumore, filtri e accoppiatori, che possono essere caratterizzati con la matrice ammettenza. Tipicamente produce misure come guadagno, stabilità, noise figure, coefficiente di riflessione, cerchi di rumore e cerchi di guadagno. Tale simulatore è costruito utilizzando tecniche object-oriented che realizzano veloci ed efficienti simulazioni dei circuiti lineari. Uno dei suoi strumenti più importanti è un tuner che permette di visualizzare in real-time i risultati delle simulazioni stesse. Per sviluppare ulteriormente il progetto si possono utilizzare le ottimizzazioni e la yield analysis. • TOOL PER LA CREAZIONE DEL LAYOUT: il layout è la rappresentazione fisica di uno schematico. Esso è una parte determinante della progettazione e della simulazione di circuiti ad alta frequenza. La risposta di un circuito dipende infatti anche dalla sua geometria. Di fatto il layout è un’altra vista dello schematico e le modifiche fatte sullo schematico stesso in MWO sono automaticamente e istantaneamente riportate nel suo corrispondente layout. Questo elimina la necessità di complicate sincronizzazioni nella progettazione. ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 109 ___________________________________________________________________________ • SIMULATORE NON LINEARE: le simulazioni non lineari usano il bilanciamento armonico o Volterra per eccitare i circuiti. Questi due tipi di analisi non sono però intercambiabili nella progettazione. Le analisi con il bilanciamento armonico infatti sono più adatte per le simulazioni di circuiti non lineari come amplificatori di potenza, mixer e multipliers. L’analisi con la serie di Volterra, che è un metodo di perturbazione lineare, è più indicato per circuiti debolmente non lineari come amplificatori operanti al di sotto del punto di compressione a 1dB. • SIMULATORE ELETTROMAGNETICO: il simulatore elettromagnetico usa le equazioni di Maxwell per calcolare la risposta di una struttura a partire dalla sua geometria fisica. Le simulazioni elettromagnetiche sono ideali. Ciò permette di testare ad alto livello strutture arbitrarie e fornire risultati accurati. In aggiunta, le simulazioni elettromagnetiche non sono soggette a molti dei vincoli dei modelli circuitali perché il risultato viene ottenuto risolvendo equazioni. Un limite del simulatore elettromagnetico è dato dal il tempo di simulazione: esso cresce esponenzialmente con le dimensioni del problema. E’ quindi importante minimizzare la complessità del problema per avere risultati in modo rapido. Le simulazioni EM e le simulazioni circuitali sono tecniche complementari per la progettazione dei circuiti e i due approcci possono essere utilizzati in combinazione per risolvere problemi di progetto. Il simulatore EM di MWO è capace di simulare strutture planari, contenenti metallizzazioni multiple, e strutture dielettriche. Le strutture possono avere buchi di interconnessione tra i modelli dielettrici e le masse. Per i progetti presentati in questa tesi viene fatto uso del simulatore lineare, del simulatore non lineare e del tool di creazione del layout. Nel seguito verrà descritto più approfonditamente l’utilizzo di questi strumenti. ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 110 ___________________________________________________________________________ 5.2 L’AMBIENTE DI PROGETTAZIONE Nella finestra principale dell’AWR Design Enviroment sono presenti tutti gli elementi necessari per creare schematici lineari e non lineari, strutture elettromagnetiche, layout di circuiti, eseguire le simulazioni e visualizzare grafici. I principali componenti dell’AWR Design rappresentati in Fig.5.1 e descritti in Tabella 1. Enviroment sono Figura 5.1 ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 111 ___________________________________________________________________________ COMPONENTI MENU TOOLBAR PROJECT BROWSER ELEMENT BROWSER WORKSPACE TABS DESCRIZIONE Un insieme di menù collocati lungo la parte superiore della finestra che consentono di eseguire le principali funzioni di MWO. Una serie di tasti collocati sotto al MENU che rendono disponibili in modo rapido i comandi più frequentemente utilizzati, come creare un nuovo schematico ed eseguire le simulazioni. I tasti disponibili dipendono dalle funzioni in uso e dalla finestra attiva dentro l’ambiente di progetto. Collocato nella colonna di sinistra della finestra, è l’insieme completo dei dati e dei componenti che definiscono il progetto correntemente attivo. Le voci sono organizzate dentro ad una struttura a nodi ed includono schematici, strutture EM e grafici di uscita. Comprende un esteso inventario di elementi circuitali per costruire schematici e blocchi di sistema. L’ELEMENT BROWSER compare nella colonna di sinistra quando si clicca sul tasto Elem in basso a sinistra nella finestra. L’area in cui si disegnano schematici e strutture EM e vengono visualizzati layout e grafici. Un set di tasti collocati in basso a sinistra nella finestra che permette di cambiare il contenuto della colonna di sinistra dal PROJECT BROWSER (Proj) all’ELEMENT BROWSER (Elem), al VARIABLE BROWSER (Var) o al LAYOUT MANAGER (Layout). Tabella 1 5.3 PARAMETRI DI PROGETTO Il primo passo della progettazione è quello di creare il progetto stesso, iniziando una nuova sessione di lavoro “New Project”. Nel nuovo progetto dovranno essere definiti una serie di parametri fondamentali. ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 112 ___________________________________________________________________________ Questo è possibile selezionando la finestra “Global Units” della casella “Project Options”, visibile nella zona del PROJECT BROWSER, di Fig.5.1. La finestra di dialogo che appare è riportata in Fig.5.2. Figura 5.2 All’interno della “Project Options”, è inoltre possibile settare le frequenze di progetto, (“Frequency Values”), come indicato in Fig.5.3. Figura 5.3 ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 113 ___________________________________________________________________________ Il frequency range di lavoro del progetto è impostabile definendo la frequenza di START, la frequenza di STOP e lo step con cui si desidera vengano fatte le simulazioni. È inoltre possibile fare simulazioni ad una sola frequenza selezionando la voce “Single Point”. A questo punto, a seconda del tipo di simulazione che si deve utilizzare, i passi da seguire si differenziano. 5.4 LE SIMULAZIONI LINEARI Il primo passo della simulazione lineare è il disegno dello schematico. Selezionando la finestra relativa all’ELEMENT BROWSER, si importano gli elementi desiderati mediante il sottomenù “Lumped Element” e si trascinano nello schematico, come mostrato in Fig.5.4. Figura 5.4 ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 114 ___________________________________________________________________________ Una volta che il circuito è stato disegnato si aggiungono le porte, le masse e si settano i valori desiderati dei parametri. Completato lo schematico, si passa alla creazione dei vari grafici in cui visualizzare i risultati delle simulazioni di uscita. A tal fine è possibile utilizzare diversi tipi di grafici presentabili anche in forma di tabella e di Carta di Smith. Per specificare quale grandezza si vuole visualizzare, dal grafico si seleziona l’opzione “Add Measurement”. La finestra che compare è rappresentata in Fig.5.5. All’interno di questa finestra occorre specificare il tipo di misura, il parametro che desidera misurare, lo schematico di cui si vogliono fare le misure e il modo in cui visualizzare le uscite, cioè se si vogliono i risultati espressi in dB o in modo lineare. Figura 5.5 A questo punto si può procedere all’analisi del la quale sul grafico saranno visualizzati simulazione. Nel caso dei progetti di questa tesi parametri S, guadagno, Noise Figure, parametri di stabilità. circuito, terminata i risultati della sono stati simulati di stabilità, cerchi ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 115 ___________________________________________________________________________ Se si vogliono modificare i parametri dello schematico in modo che i risultati delle simulazioni siano più conformi alle specifiche di progetto, si possono seguire due strade: il tuning e l’ottimizzazione. Per quanto riguarda il tuning, il primo passo è quello di rendere modificabili con questo strumento i valori degli elementi circuitali che si desiderano variare. I cambiamenti che vengono apportati ai valori delle variabili si riflettono in tempo reale sulle simulazioni visualizzate sul grafico, in modo da rendere visibili gli effetti di tali modifiche sulle stesse. È chiaro che un metodo di questo tipo è applicabile quando lo schematico è piuttosto semplice. Se si hanno invece molti elementi da variare l’utilizzo di questo metodo diventa piuttosto complicato. L’ottimizzazione, al contrario, può essere utilizzata anche in presenza di schematici più complessi. Il primo passo, anche in questo caso, è quello di rendere ottimizzabili i valori degli elementi circuitali che si desiderano modificare al fine di migliorare le caratteristiche del sistema. A questo scopo, il simulatore lineare di MWO prevede anche la possibilità di impostare degli obbiettivi di Ottimizzazione, definiti come “Optimizer Goals”. In questo caso bisogna specificare la misura che si vuole ottimizzare e il tipo di obbiettivo da raggiungere (la misura deve essere maggiore, minore o uguale al valore obbiettivo). Inoltre è possibile specificare il range di frequenze per cui si vuole che l’obbiettivo sia raggiunto. A questo punto si può procedere all’ottimizzazione. Il sistema modificherà via via i valori degli elementi circuitali resi “ottimizzabili” in modo da arrivare a soddisfare gli obbiettivi prefissati. Una volta raggiunto l’obbiettivo l’ottimizzatore si ferma automaticamente. In caso non si riesca a raggiungere l’obbiettivo, dopo un certo numero di iterazioni l’ottimizzatore visualizza il risultato migliore che è stato in grado di ottenere. All’interno di Microwave Office è possibile lavorare non solo con elementi ideali ma anche con i modelli dei componenti commerciali. ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 116 ___________________________________________________________________________ Sotto la voce “XML Library” dell’ELEMENT BROWSER, sono infatti presenti i modelli dei componenti di varie case costruttrici. Per potere utilizzare questi componenti è comunque indispensabile decidere anticipatamente la casa costruttrice e anche le serie di appartenenza dei componenti stessi. Rifare le simulazioni o anche le ottimizzazioni utilizzando tali modelli invece degli elementi ideali, fornisce dei risultati maggiormente conformi a quelli che poi si avranno nella realtà. Una volta ottimizzato il progetto Microwave Office dà anche la possibilità di sostituire ai modelli dei componenti commerciali i loro File di Parametri S (sotto la voce “Data” nell’ELEMENT BROWSER). In questo caso, oltre alla serie di appartenenza dei componenti che si devono utilizzare, è bene conoscerne anche il codice, per facilitarne l’identificazione. In genere le simulazioni fatte con questi componenti sono ancora più accurate di quelle fatte con i modelli reali. 5.5 CREAZIONE DEL LAYOUT Il primo passo nella creazione del layout di uno schematico è l’importazione di un Layer Process File (LPF), in cui sono definite le impostazioni di default per la vista di layout. Queste comprendono modelli di estrazione, modelli di mappaggio e viste 3D. Un LPF può essere importato utilizzando la voce “Layer Setup” nel LAYOUT MANAGER, come indicato in Fig.5.6. È poi necessario specificare la “Database Unit” del layout, che viene definita come la più piccola unità di precisione per il layout. Questo parametro, una volta fissato, non deve più essere modificato fino alla fine del progetto. Allo stesso modo bisogna specificare la misura della “Grid Spacing” (grigliatura). Questa deve essere almeno un ordine di grandezza superiore all’unità scelta. Questi parametri sono settati attraverso la casella “Layout Options” del LAYOUT MANAGER. ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 117 ___________________________________________________________________________ Figura 5.6 È inoltre necessario specificare il tipo di substrato. Per questo è utilizzato il modello MSUB, che in Fig.5.7 viene rappresentato con i valori che sono stati utilizzati per i progetti di questa tesi (basette in FR4 a doppio strato). Figura 5.7 A questo punto è necessario inserire nello schematico le piste di interconnessione tra i componenti. Per individuare le loro dimensioni è possibile utilizzare il programma TXLine che si trova all’interno di MWO, la cui interfaccia è riportata in Fig.5.8. ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 118 ___________________________________________________________________________ Figura 5.8 Una volta specificati i “Material Parameters” e le “Electrical Characteristics” del progetto, TXLine fornisce come risultato la larghezza che devono avere le piste. La lunghezza dovrà essere invece stabilita di volta in volta in modo che non influenzi le caratteristiche del progetto. A questo punto si può procedere alla visualizzazione del layout semplicemente utilizzando il tasto “View Layout” nel Toolbar. I componenti possono poi essere spostati e disposti all’interno della vista nel modo desiderato. È possibile che per alcuni componenti non siano disponibili i modelli per il layout. In questo caso bisogna crearlo. A tal fine si utilizza un tool chiamato “New Cell Libraries”, in cui si può creare un nuovo elemento di libreria per il layout. Con tale strumento è possibile procedere al disegno del componente con la possibilità di utilizzare materiali diversi e di disporre le porte nella posizione desiderata. ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 119 ___________________________________________________________________________ Dopo avere inserito la massa, i fori e il package dell’intero layout, si può esportare il modello e procedere alla sua realizzazione fisica. 5.6 SIMULATORE NON LINEARE L’analisi ai grandi segnali è stata utilizzata per determinare il punto di lavoro del circuito e per calcolare il punto di intercetta del terzo ordine. Per la determinazione del punto di lavoro del circuito vengono utilizzate le misure non lineari. Microwave Office è in grado di creare misure non lineari sia nel dominio del tempo che nel dominio delle frequenze e consente di misurare i parametri S ai grandi segnali, la potenza, la tensione e la corrente. Per le simulazioni non lineari è necessario utilizzare dispositivi attivi non lineari, per i quali sono presenti apposite librerie nell’ELEMENT BROWSER. Una volta disegnato lo schematico, si deve inserire l’alimentazione, utilizzando i modelli dei generatori. Il passo successivo è quello di inserire i “MeasDevice” (dispositivi di misura). Tali elementi servono per misurare la tensione o la corrente in un determinato punto del circuito. La tensione e la corrente di polarizzazione possono essere visualizzate, sotto forma di grafico o di tabella. Nella finestra di dialogo “Add Measurement”, bisogna specificare che si tratta di una misura non lineare e selezionare poi il parametro da misurare ed il dispositivo con cui si vuole fare la misura. Per quanto riguarda la simulazione dell’IP3, si fa uso dell’analisi a due toni. La simulazione di bilanciamento armonico a due toni è usata per determinare l’uscita di un circuito con eccitazioni a frequenze diverse dalla fondamentale. Per potere misurare l’IP3, si deve utilizzare una Two-Tone Harmonic Balance Port; per fare questa misura infatti nella porta di ingresso devono essere inseriti due toni. In Fig.5.9 sono riportati i parametri caratteristici di tale porta. ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 120 ___________________________________________________________________________ Figura 5.9 Devono essere specificati l’ampiezza della potenza iniziale e finale (che nel caso del progetto sono uguali perché la Gain Flatness è molto ridotta), lo step e la distanza (espressa in termini di frequenza) dei due toni, quello fondamentale e l’intermodulante. Anche in questo caso è possibile visualizzare i risultati sotto forma di tabella o di grafico (impostando gli opportuni parametri). ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 5 121 ___________________________________________________________________________ REFERENCES: “Getting Starter Guide” – MWO/VSS 2002 www.mwoffice.com ___________________________________________________________________________ MICROWAVE OFFICE CAPITOLO 6 122 ___________________________________________________________________________ 6.1 PROGETTO DELL’AMPLIFICATORE BILANCIATO (Ref.[1], Ref.[2], Ref.[3], Ref.[4], Ref.[5]) Di seguito viene presentato il progetto dell’amplificatore bilanciato con banda di 20MHz, cioè la banda di interesse per l’upgrade della Croce del Nord. In seguito verrà inoltre accennato il progetto di un amplificatore bilanciato con una banda di 250MHz. Tale progetto è utile nella prospettiva di sostituire i dipoli, presenti attualmente sulle linee focali, con antenne a più larga banda. Prima di passare alla descrizione del progetto è necessario fare alcune considerazioni relative al problema delle interferenze. In Fig.6.1 viene riportata una porzione di spettro elettromagnetico misurata nei dintorni della Stazione Radioastronomica di Medicina, per frequenze fino a 2.5GHz. F ig u r a 6 . 1 Dalla Fig.6.1 si nota che la banda in cui lavora la Croce si trova tra quelle delle FM, dei ponti radio e dei canali televisivi. Questo, unitamente al fatto che tali segnali sono molto più forti dei segnali radioastronomici, costituisce un importante limite per la capacità di ricezione di questi ultimi. Si può comunque notare che le FM, comprendendo frequenze che vanno dagli 88MHz ai 108MHz, si trovano relativamente “lontano” dalla banda di interesse del progetto. Questo dà l’opportunità di __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 123 ___________________________________________________________________________ predisporre delle reti di adattamento di tipo passa alto, per limitare l’ingresso di tali segnali nel dispositivo (le reti di adattamento di tipo passa alto, come già detto nel Capitolo 3, sono anche suggerite dal costruttore in quanto favoriscono la stabilità del dispositivo alle basse frequenze). Per quanto riguarda invece le frequenze televisive, essendo esse in prossimità della banda di funzionamento dell’LNA (470MHz), non è possibile predisporre le reti di adattamento allo stesso scopo. In ogni caso, tutta la banda attorno ai 408MHz è soggetta ad interferenze. Ciò è dovuto al fatto che i segnali FM e quelli televisivi si combinano generando prodotti di intermodulazione, che vengono a cadere all’interno della banda in cui lavora la Croce. Anche per questo motivo, almeno per il momento, pur essendo interessante verificare le prestazioni dell’amplificatore bilanciato a larga banda, una applicazione pratica di tale dispositivo ancora non è possibile. 6.2 AMPLIFICATORE BILANCIATO CON BANDA DI 20MHz 6.2.1 Individuazione dell’Architettura delle Reti di Adattamento e Polarizzazione dell’Amplificatore a Singolo Stadio Come già stato detto nel Capitolo 3, lo scopo del progetto dell’amplificatore bilanciato è quello di verificare la possibilità di diminuire la noise figure degli amplificatori a singolo stadio a tal punto, da compensare l’insertion loss e le perdite introdotte dagli splitter. Al fine di verificare questa possibilità si è partiti dal progetto dell’LNA, che è stato illustrato nel Paragrafo 3.5. Si premette che, negli schemi circuitali, utilizzati nelle simulazioni, almeno nella fase iniziale, non si sono considerate le piste. Questo è dovuto al fatto che esperienze pregresse hanno dimostrato che l’introduzione delle piste, alla frequenza di 408MHz, non ha un effetto rilevante sulle simulazioni. Dopo aver fatto diverse prove sul circuito di partenza, si è osservato un miglioramento delle performance del dispositivo, quando dalla configurazione circuitale iniziale venivano eliminate __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 124 ___________________________________________________________________________ l’induttanza in serie e la capacità in parallelo all’ingresso (indicate con L2 e C1 in Fig.3.3). Si è quindi scelta come architettura per il progetto, un circuito in cui tali componenti fossero assenti. Il circuito che verrà utilizzato nel progetto è rappresentato in Fig.6.2. F ig u r a 6 . 2 6.2.2 Ottimizzazione dei Valori dei Componenti Circuitali delle Matching Network Una volta individuata l’architettura delle matching network, si deve passare all’ottimizzazione dei loro parametri. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 125 ___________________________________________________________________________ Ciò comporta la ricerca dei valori più opportuni da attribuire ai componenti circuitali, in modo che le specifiche di progetto risultino soddisfatte. A questo scopo è stato utilizzato il Simulatore Lineare di Microwave Office (si veda il Capitolo 5). Per quanto riguarda gli elementi circuitali da considerare nell’ottimizzazione, si sono prese in considerazione tutte le induttanze e le capacità presenti sulle vie a RF. Per quanto riguarda le resistenze, si è evitato di modificare il valore della resistenza R5, in quanto facente parte della rete di polarizzazione. Un cambiamento del suo valore potrebbe, infatti, condurre ad un cambiamento del punto di lavoro del circuito (3V e 60mA). Le resistenze R1 e R4, facendo, invece, parte delle reti di adattamento, sono state inserite nell’ottimizzazione. Gli elementi circuitali i cui valori sono stati resi ottimizzabili sono, quindi, le capacità C1, C2, C3, C4, le induttanze L1, L2, L3 e le resistenze R1 e R4. Come valori iniziali per l’ottimizzazione, si attribuiscono a questi elementi i valori che essi avevano nel progetto dell’LNA, da cui si è partiti (vedi Paragrafo 3.5.3). È importante, prima di procedere alla ottimizzazione del circuito, specificare i componenti commerciali che si utilizzeranno nel progetto. Le proprietà di questi ultimi, infatti, hanno un grande peso nei confronti delle prestazioni dell’amplificatore. È molto importante, al fine di mantenere una noise figure bassa, che gli elementi che vengono utilizzati per le reti di ingresso e di uscita, ma soprattutto di ingresso, siano caratterizzati da un fattore di merito, Q, elevato. Ciò è valido sia per quanto riguarda le induttanze che per quanto riguarda le capacità. Questo è dovuto al fatto che le perdite introdotte dalle reti di adattamento sono correlate con il parametro Q dei componenti utilizzati. Per quanto riguarda le capacità, nel progetto di partenza sono state utilizzate quelle messe in commercio dalla ATC (American Technical Ceramics). In particolare vengono utilizzati elementi della serie 100B. Le capacità che fanno parte di questa serie hanno dei valori compresi tra 0.1pF e 1000pF e sono caratterizzate da un fattore di merito, Q, molto levato, come mostrato in Fig.6.3. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 126 ___________________________________________________________________________ Per quanto riguarda le induttanze, invece, bisogna fare una distinzione tra quelle che si trovano nella Input Matching Network e quelle che si trovano nella Output Matching Network. È infatti necessario che le induttanze che si trovano nella rete di adattamento di ingresso, abbiano un fattore di merito, Q, il più alto possibile. Quelle che si trovano sull’uscita hanno, invece, specifiche meno stringenti. Figura 6.3. ATC serie 100B Per il circuito di ingresso si utilizzano quindi le induttanze della Coilcraft, appartenenti alle serie Mini Spring Air Core Inductors, Midi Spring Air Core Inductors e Maxi Spring Air Core Inductors. Queste induttanze, mostrate in Fig.6.4, 6.5 e 6.6, avendo l’avvolgimento in aria, hanno un Q molto elevato, dal momento che non sono presenti perdite dovute alla ceramica o alla ferrite delle tradizionali induttanze. Esse hanno valori compresi tra 2.5nH e 538nH e dimensione massima di 10.55mm×6mm. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 127 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 4 . M a x i S p r in g F ig u r a 6 . 5 . M id i S p r in g __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 128 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 6 . M in i S p r in g Per quanto riguarda invece le induttanze sulla rete di uscita, si sono scelte ancora le induttanze della Coilcraft, appartenenti però questa volta alla serie 0805CS, riportata in Fig.6.7. Tali induttanze hanno valori compresi tra 2.8nH e 820nH e dimensioni di 2.29mm×1.73mm. Come si vede il loro fattore di merito è più modesto di quelle scelte per la rete di ingresso. A questo punto, si può predisporre il Software per l’ottimizzazione. Prima di tutto si rendono ottimizzabili le induttanze, le capacità e le resistenze individuate precedentemente. Bisogna poi fornire ai parametri un range di variabilità. Questo è possibile prendendo come riferimento i valori massimi e minimi delle varie serie, come riassunto in Tabella 1. E LEMENTO I NDUTTANZE I NDUTTANZE C APACITÀ DI INGRESSO DI USCITA V ALORE MINIMO Valore massimo 2.5nH 538nH 2.8nH 390nH 0.1pF 910pF Tabella 1 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 129 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 7 . I n d u t t a n ze d e lla s e r ie 0 8 0 5 C S A questo punto si aggiungono gli obbiettivi di ottimizzazione nella cella “Optimizer Goal” del software e si procede all’ottimizzazione vera e propria, prendendo come riferimento i valori del guadagno e della noise figure. Per arrivare ad avere dei valori il più conformi possibile agli obbiettivi del progetto, si è reso necessario un avvicinamento a “step”. Inizialmente si è settato il valore del guadagno a 16dB e quello della noise figure a 0.35dB. Dato che il circuito ha risposto positivamente a questi valori, si è aumentato gradualmente il guadagno e diminuita la noise figure, fino ad arrivare a un guadagno obbiettivo di 20dB, su tutta la banda, e una noise figure di 0.20dB. A questo punto, si è visto che un aumento ulteriore del guadagno o una diminuzione della noise figure non trovavano più risposta nell’ottimizzazione del circuito. Il software cioè non era più in __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 130 ___________________________________________________________________________ grado di trovare valori dei parametri con cui arrivare a soddisfare le specifiche di ottimizzazione settate. Come valori dei componenti circuitali sono quindi stati presi quelli trovati in corrispondenza dell’ultima ottimizzazione riuscita. A questo punto, però, nello schematico si hanno degli elementi nei quali i valori di induttanza e di capacità sono quelli risultati dall’ottimizzazione, mentre tutti gli altri parametri sono quelli caratteristici dei componenti iniziali. Si devono quindi sostituire tali elementi con i componenti commerciali aventi effettivamente il valore di induttanza e di capacità risultato dall’ottimizzazione. Si ha così: • • • • • • • • • L1=538nH L2=22nH L3=18nH C1=5.6pF C2=220pF C3=220pF C4=30pF R1=56Ω R4=330Ω 6.2.3 Verifica del Punto di Lavoro Prima di presentare le simulazioni relative a questo progetto è comunque opportuno andare a verificare che il punto di lavoro sia conforme con quello scelto, cioè sia di 3V e 60mA, come già specificato nel paragrafo 3.5.3. In realtà le resistenze sulla continua non sono state cambiate; per questo motivo il punto di lavoro dovrebbe essere sempre lo stesso. Si è comunque fatta una prova per verificare che fosse davvero così. A tal fine, è necessario utilizzare una simulazione ai grandi segnali del dispositivo. Lo schema circuitale che è stato utilizzato viene rappresentato in Fig.6.8. Come ci si aspettava la simulazione ha confermato un punto di lavoro di 3V e 60mA. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 131 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 8 6.2.4 Presentazione dei Risultati Ottenuti Come già detto nel Capitolo 3, le ottimizzazioni e le simulazioni sono state fatte in una banda di 20MHz, centrata attorno ai 535MHz. Per completezza vengono qui riportate anche i valori delle simulazioni relativi alla frequenza di 408MHz. In Fig.6.9 vengono riportati i risultati della simulazione per quanto riguarda il guadagno e la noise figure. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 132 ___________________________________________________________________________ In Fig.6.10 vengono invece riportati i risultati relativi all’adattamento di ingresso e di uscita, cioè gli andamenti della S 1 1 e della S 2 2 . Si può notare che l’adattamento di ingresso, di cui non si è tenuto alcun conto nelle ottimizzazioni, ha un valore comunque accettabile. Questo significa che con una architettura di questo tipo, per le reti di adattamento, non è possibile sfruttare a pieno il disadattamento per migliorare la noise figure e il guadagno, come invece ci si sarebbe aspettato. Figura 6.9 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 133 ___________________________________________________________________________ Figura 6.10 6.2.5 Studio della Stabilità Per lo studio della stabilità, si possono utilizzare due metodi diversi. Il primo è basato sui cerchi di stabilità. In pratica si rappresentano sulla carta di Smith i luoghi dei punti, nei piani dei coefficienti di riflessione della sorgente e del carico, che portano ad avere un coefficiente di riflessione uguale all’unità, per la porta, rispettivamente, di uscita e di ingresso del dispositivo. Tipicamente tali luoghi geometrici sono costituiti da circonferenze. In Microwave Office si ha la possibilità di visualizzare tali circonferenze utilizzando le funzioni SCIR1 e SCIR2. Inoltre, è possibile visualizzare un contorno tratteggiato, posto all’interno o all’esterno della circonferenza, per indicare la regione potenzialmente instabile. Per dare una valutazione della stabilità del circuito, si visualizza, sulla stessa carta, anche il coefficiente di riflessione della sorgente o del carico, visti dal dispositivo attivo. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 134 ___________________________________________________________________________ In questo modo è possibile determinare se le reti di polarizzazione stabilizzano o meno il punto di lavoro. Per quanto riguarda la rete di ingresso del progetto sotto analisi, si deve tracciare il cerchio di stabilità di ingresso, riferito al circuito mostrato in Fig.6.11. Si traccia poi l’impedenza della rete di adattamento di ingresso, vista dalla porta 2, rappresentata in Fig.6.12. Figura 6.11. Circle stab in I risultati di queste due simulazioni sono riportati sulla Carta di Smith, come mostrato in Fig.6.13. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 135 ___________________________________________________________________________ Figura 6.12. Match in Figura 6.13 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 136 ___________________________________________________________________________ Lo stesso procedimento può essere utilizzato per verificare la stabilità della rete di uscita. Si traccia il cerchio di stabilità di uscita, facendo riferimento al circuito di Fig.6.14, quindi si traccia l’impedenza della rete di adattamento di uscita, vista dalla porta 1, con riferimento al circuito di Fig.6.15. I risultati vengono riportati sulla Carta di Smith, come illustrato in Fig.6.16. Figura 6.14. Circle stab out __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 137 ___________________________________________________________________________ Figura 6.15. Match out Figura 6.16 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 138 ___________________________________________________________________________ L’incondizionata stabilità però non è garantita poiché, per definizione, i cerchi di stabilità dovrebbero essere esterni alla carta di Smith. Dato che questi ultimi si trovano in prossimità del bordo della carta, si può concludere che il circuito è comunque caratterizzato da una stabilità accettabile. L’altro metodo per determinare la stabilità del dispositivo, fa uso del fattore di stabilità K, già definito nel Paragrafo 2.4.3. Microwave Office fa inoltre uso del fattore di stabilità ausiliario B1. Questo viene definito dalla seguente espressione: 2 2 B1 = 1 + S11 − S22 − ∆ 2 (6.2) dove: (6.3) ∆ = S11S22 − S12S21 Condizione necessaria e sufficiente per l’incondizionata stabilità è K>1 e B1>0. In Fig.6.17 vengono mostrate le simulazioni relative a questi due parametri. Dal grafico si vede che, secondo questa simulazione, il circuito è stabile in tutto il range di frequenze considerato. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 139 ___________________________________________________________________________ Figura 6.17 6.2.6 Simulazioni con i File di Parametri S Una volta eseguite le simulazioni facendo uso dei modelli dei componenti commerciali, si possono ripetere le stesse facendo uso dei File di Parametri S. Prima di procedere alla sostituzione, è bene individuare, per ogni elemento, il codice del componente corrispondente, in modo da facilitare la ricerca nelle librerie. Per le induttanze e le capacità si ha: • • • • • • • • C1: ATC 100B5R6JW C2: ATC 100B221JW C3: ATC 100B221JW C4: ATC 100B300JW L1: MAXI SPRING 132-20SMJ L2: MIDI SPRING 1812SMS-22NJ L3: 0805CS-180XJB C6=C7=C8: MURATA GRM188R71H103KA01B __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 140 ___________________________________________________________________________ Il circuito con i file di parametri S è mostrato in Fig.6.18. Figura 6.18 In Fig.6.19 e Fig.6.20, è mostrato il confronto tra le simulazioni ottenute con i modelli dei componenti e quelle ottenute con i file di parametri S. Come si può notare i risultati non sono completamente conformi a quelli ottenuti con i modelli dei componenti commerciali. Per individuare quale dei file di parametri S ne è la causa sono state effettuate diverse prove. Attraverso sostituzioni successive si è trovato che ciò accade quando viene introdotto il file di parametri S dell’elemento C1. Purtroppo, un problema di questo tipo è difficilmente risolvibile; le simulazioni con i file di parametri S saranno quindi in questo caso da considerare con le dovute cautele. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 141 ___________________________________________________________________________ Figura 6.19 Figura 6.20 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 142 ___________________________________________________________________________ 6.2.7 Configurazione Bilanciata con Splitter Ideali Il progetto, a questo punto, prevede il completamento della struttura bilanciata introducendo degli splitter a 90° ideali. La configurazione del circuito è mostrata in Fig.6.21. In Fig.6.22 e Fig.6.23 è riportato il confronto tra le simulazioni relative al dispositivo a singolo stadio e quelle relative al dispositivo bilanciato. Come si osserva, compatibilmente con quanto detto nel Paragrafo 3.3, che il guadagno e la noise figure non cambiano mentre l’adattamento, sia di ingresso che di uscita, subisce un forte miglioramento. Ciò è comunque dovuto all’utilizzo dei modelli ideali degli splitter. Nella realtà, il miglioramento dell’adattamento sarà molto più limitato. Figura 6.21 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 143 ___________________________________________________________________________ Figura 6.22 Figura 6.23 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 144 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ 6.2.8 Configurazione Bilanciata con Splitter con insertion loss diversa da zero In questo progetto, come valore di riferimento per l’insertion loss, si considera il valore tipico fornito dalla Mini-Circuits. Tale valore è pari a 0.2dB. In Fig.6.24 è mostrato il confronto tra le simulazioni del dispositivo a singolo stadio e quelle ottenute con splitter aventi un’insertion loss di 0.2dB. Figura 6.24 Come ci si aspettava, il guadagno subisce un lieve peggioramento mentre per quanto riguarda la NF si nota un aumento uniforme di circa 0.2dB. 6.2.9 Configurazione Bilanciata con Modello per amplitude unbalance e phase unbalance Una volta note le conseguenze dell’insertion loss sul dispositivo, bisogna stabilire l’impatto sulle prestazioni del sistema __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 145 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ dell’amplitude unbalanced e della phase unbalanced, già definite nel Paragrafo 3.2. A tal fine, non è più possibile utilizzare il modello dello splitter fornito dal software, in quanto quest’ultimo prevede come unica non idealità l’insertion loss. Si deve quindi cercare un modello alternativo che abbia le stesse caratteristiche dello splitter, ma a cui sia possibile dare uno sfasamento di ampiezza e di fase diverso da quelli ideali. La configurazione che è stata utilizzata è mostrata in Fig.6.25. Figura 6.25 Tale modello è stato ottenuto aggiungendo, alle due uscite di un ibrido a 90°, un attenuatore e uno sfasatore. Si indichino con L 2 1 e L 3 1 le “insertion loss” relative alle due porte di uscita (porta 2 e porta 3 in Fig.6.25) del modello. L’amplitude unbalanced, per definizione, può essere espresso come: __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 146 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ AU = L 21 − L 31 (6.4) E’ inoltre possibile esprimere l’insertion loss del modello complessivo, attraverso gli stessi parametri. Per gli splitter della Mini-circuits infatti, l’insertion loss può essere espressa secondo la seguente formula: IL = (L 21 − 3dB) + (L 31 − 3dB) 2 (6.5) dove con IL si è indicata l’insertion loss e con AU si è indicato l’amplitude unbalanced. Facendo uso del modello con gli attenuatori e gli sfasatori è quindi possibile simulare contemporaneamente l’effetto dell’amplitude unbalance, della phase unbalance e dell’insertion loss sul circuito complessivo. È bene precisare che una struttura di questo tipo è utile per verificare l’impatto delle non idealità esclusivamente sul guadagno e sulla noise figure. Tale modello non fornisce valori affidabili riguardo alle simulazioni di S 1 1 e S 2 2 , per cui i valori relativi a queste grandezze non verranno riportati. I valori che vengono presi come riferimento per l’amplitude unbalanced e la phase unbalanced in questo caso sono quelli forniti dalla Mini-Circuits per lo splitter HPQ-05W, in corrispondenza di una frequenza di 410MHz. Si ha: • amplitude unbalanced: 0.77dB • phase unbalanced: 0.4degrees In Fig.6.26 sono riportati i risultati delle simulazioni relativi al guadagno e della noise figure. Viene inoltre mostrato il confronto tra questi valori e le simulazioni ottenute con il modello di accoppiatori ibridi ideale fornito da Microwave. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 147 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ Figura 6.26 Il guadagno non è particolarmente influenzato dalle non idealità, mentre, invece la noise figure peggiora decisamente. Nel caso del progetto a 408MHz, prendendo come riferimento AU=0.77dB e IL=0.2dB, si ha una noise figure complessiva di circa 0.6dB. Si è voluto infine verificare l’impatto della phase unbalanced sul circuito complessivo. Attraverso simulazioni successive, fatte per valori crescenti di sfasamento, si è verificato che questa non idealità ha una influenza minima sui valori di guadagno e noise figure. In particolare, uno sfasamento di 3 gradi, che è molto più elevato di quello effettivamente presente nello splitter utilizzato (0.4degrees), produce variazioni sulla noise figure dell’ordine del centesimo di dB. 6.2.10 Analisi ai Grandi Segnali Una volta portata a termine la caratterizzazione lineare del dispositivo, si provvede al calcolo della IP3, cioè del punto di intercetta del terzo ordine. A tal fine è necessario provvedere __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 148 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ all’analisi ai grandi segnali attraverso una simulazione non lineare. Lo scopo è di mettere in evidenza il miglioramento di dinamica del dispositivo bilanciato rispetto all’amplificatore a singolo stadio. In Tabella 2, vengono riportati i valori di OIP3 in corrispondenza di 535MHZ e per completezza, anche di 408MHz, con un segnale di ingresso di potenza pari a -20dBm e il secondo tono a 1MHz. Frequenza [MHz] 408 OIP3 a singolo stadio [dBm] +32.046 OIP3 Bilanciato [dBm] +35.11 535 +31.98 +34.74 Tabella 2 Dai valori riportati nelle tabelle si osserva che l’introduzione della configurazione bilanciata produce un miglioramento di circa 3dBm nella dinamica. 6.3 AMPLIFICATORE 250MHz BILANCIATO CON BANDA DI In questo paragrafo viene presentato il progetto di massima di un amplificatore bilanciato con una larghezza di banda di 250MHz. Questo progetto ha come unico scopo quello di dare una indicazione sulla possibile estensione a larga banda dell’amplificatore bilanciato, presentato nei paragrafi precedenti. Nel seguito si faranno considerazioni relative alla noise figure, al guadagno e all’adattamento. Per quanto riguarda le non idealità degli splitter e gli effetti della struttura bilanciata sull’IP3, non verranno effettuate simulazioni in quanto si presume che le considerazioni fatte nei paragrafi precedenti siano ancora valide. A causa del problema dello shift in frequenza delle simulazioni, le ottimizzazioni sono state fatte da 380MHz a 630MHz. Questa banda ha la stessa corrispondenza, rispetto a 530MHz, della banda 250-500MHz rispetto i 408MHz. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 149 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ 6.3.1 Individuazione dell’Architettura delle Reti di Adattamento e Polarizzazione dell’Amplificatore a Singolo Stadio L’architettura scelta per le reti di adattamento e di polarizzazione del dispositivo a singolo stadio è la stessa del progetto dell’LNA, illustrato nel Paragrafo 3.5. Sono quindi presenti anche l’induttanza serie e la capacità parallelo sulla rete di ingresso, che erano state eliminate nel progetto a 20MHz. Si è infatti verificato che la presenza di tali elementi aiuta l’allargamento della banda. Il circuito utilizzato è mostrato in Fig.6.27. Tali componenti sono indicati in figura come L2 e C1. La capacità C1, in particolare, è utile anche per garantire una maggiore stabilità. Figura 6.27 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 150 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ 6.3.2 Ottimizzazione dei Valori dei Componenti Circuitali delle Matching Network Anche in questo caso, per quanto riguarda i componenti circuitali, si sono presi come riferimento i valori che erano stati utilizzati nel progetto originario. Il valore dei componenti delle reti di adattamento di ingresso e di uscita devono poi essere modificati in modo da soddisfare le specifiche di progetto all’interno della banda di interesse. I componenti i cui valori sono resi attivi per l’ottimizzazione sono L1, L2, L3, L4 e C1, C2, C3, C4 e C5. In questo caso, tra gli “Optimizer Goals”, non è più sufficiente inserire solo le specifiche riguardanti guadagno e noise figure. Infatti, per progettare un circuito che funzioni a banda larga, è necessario aggiungere una condizione sulla Gain Flatness (la differenza tra valore massimo e minimo di guadagno all’interno della banda di funzionamento). Una condizione del progetto è quella di presentare una Gain Flatness la più piccola possibile. Come riferimento si è preso un valore di 1dB. Procedendo in modo analogo al progetto a “banda stretta”, nell’ottimizzazione, si è partiti da valori piuttosto alti di noise figure e piuttosto bassi di guadagno, per avvicinarsi poi progressivamente al risultato desiderato. I valori limiti oltre i quali l’ottimizzazione non ha più dato risultati soddisfacenti sono stati: • NF=0.35dB • S 2 1 =19dB In realtà, il guadagno presenta una piattezza in banda di circa 2dB. Attraverso simulazioni successive si è dimostrato che, con questo tipo di architettura, tale risultato è il migliore ottenibile. Si può quindi concludere che la struttura proposta non è in grado di garantire la piattezza in banda impostata come specifica di progetto. Con riferimento ai componenti commerciali, i valori risultati dall’ottimizzazione sono: • L1=490nH • L2=22nH __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 151 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ • • • • • • • L3=33nH L4=47nH C1=3pF C2=10pF C3=220pF C4=220pF C5=33pF Il circuito complessivo diventa quindi quello mostrato in Fig.6.28. 6.3.3 Verifica del Punto di Lavoro In questo progetto non sono stati modificati i valori iniziali delle resistenze. Per questo motivo è presumibile che il punto di lavoro sia rimasto invariato. Dato che, comunque, si sono cambiati i valori degli elementi circuitali delle matching network, si preferisce fare una verifica. Figura 6.28 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 152 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ Dalle simulazioni ai grandi segnali, viene confermato un punto di lavoro di 3V e 60mA. 6.3.4 Presentazione dei Risultati Ottenuti In Fig.6.29 vengono mostrati i risultati della simulazione dell’adattamento di ingresso e di uscita del circuito a singolo stadio. In Fig.6.30 vengono mostrati i risultati della simulazione del guadagno e della noise figure del circuito a singolo stadio. Come si vede, il guadagno va da 18.5dB per le frequenze più basse a 16.44dB per quelle più alte. La noise figure invece va da 0.35dB a 0.313dB. Figura 6.29 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 153 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ Figura 6.30 6.3.5 Studio della Stabilità Lo studio della stabilità è stato fatto utilizzando il fattore di stabilità K, già indicato nel Paragrafo 6.2.5. In Fig.6.31 è mostrato l’andamento di tale parametro. Si vede chiaramente che il dispositivo, nelle frequenze di interesse, presenta un K>1 e un B1>0. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 154 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ Figura 6.31 6.3.6 Simulazioni con i File di Parametri S Una volta portate a termine le simulazioni con l’uso dei modelli dei componenti reali, esse devono essere rifatte utilizzando i file di parametri S. Come già detto, prima di procedere alla sostituzione, è bene individuare, per ogni elemento, il codice del componente corrispondente, in modo da facilitare la ricerca nelle librerie. Per le induttanze e le capacità si ha: • • • • • • • • • • C1: ATC 100B3R0JW C2: ATC 100B100JW C3: ATC 100B221JW C4: ATC 100B221JW C5: ATC 100B330JW L1: MAXI SPRING 132-19SMJ L2: MIDI SPRING 1812SMS-22NJ L3: MIDI SPRING 1812SMS-33NJ L4: 0805CS-270XJB C6=C7=C8: MURATA GRM188R71H103KA01B __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 155 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ Il circuito con i file di parametri S è mostrato in Fig.6.32. Figura 6.32 In Fig.6.33 e 6.34, viene mostrato il confronto tra i risultati delle simulazioni ottenute con i file di parametri S e quelle ottenute con i modelli commerciali. Anche in questo caso si nota come l’introduzione dei files di parametri S produca cambiamenti su tutte le grandezze in gioco. In particolare si presenta anche in questo caso un andamento della NF piuttosto “riplettoso”. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 156 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ Figura 6.33 Figura 6.34 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 157 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ 6.3.6 Configurazione Bilanciata con Splitter con Insertion Loss diversa da zero A questo punto si procede implementando la configurazione bilanciata, visibile in Fig.6.35. Come è già stato anticipato nel Paragrafo 3.6.5, per questo progetto sono stati scelti gli splitter della MiTeq, i quali hanno una insertion loss di 0.25dB. Figura 6.35 In Fig.6.36 sono riportati i valori di Guadagno e noise figure. L’insertion loss di 0.25dB, come ci si aspettava, fa aumentare di circa lo stesso valore la noise figure, mentre produce solo un leggero peggioramento sul guadagno. Ripetendo le simulazioni facendo uso del modello per amplitude unbalance e phase unbalance, si verifica che la nose figure a 530MHz è pari a circa 0.7dB. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI 158 CAPITOLO 6 ___________________________________________________________________________ Figura 6.36 Per concludere, il progetto a banda larga si trova quindi di fronte a diversi problemi quali l’aumento della noise figure e la Flatness in banda del guadagno. Il primo problema può essere risolto con l’ausilio di splitter a 90° più costosi e con migliori performance, anche se non si possono comunque ottenere dei valori bassi come nel caso del progetto a banda stretta. Il problema del Flatness in banda, invece, può essere risolto attraverso l’introduzione di un secondo stadio nelle due vie dell’amplificatore bilanciato o, più semplicemente, introducendo uno stadio equalizzatore all’uscita dell’amplificatore stesso. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 159 ___________________________________________________________________________ 6.4 PROGETTO DELL’AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE Il progetto dell’amplificatore differenziale, come già stato detto nel Capitolo 4, è stato implementato principalmente in vista della possibilità di eliminare il balun. Essendo il balun un dispositivo notoriamente caratterizzato da una banda piuttosto ridotta, la sua eliminazione apre la strada alla possibilità di realizzare sistemi di ricezione a banda larga. In virtù del fatto che l’amplificatore differenziale ha due ingressi, è infatti possibile pensare di connetterlo direttamente ad una struttura bilanciata come i singoli dipoli o la loro linea di alimentazione/somma a monte dei balun. Naturalmente, ciò non significa che l’applicazione di un tale tipo di dispositivo sia immediatamente attuabile. Bisogna infatti ricordare che una forte limitazione alla possibilità di allargare la banda è fornita innanzitutto dai dipoli stessi che, oltre ad essere caratterizzati da una banda piuttosto ridotta, sono comunque soggetti alle interferenze causate dai segnali radio e televisivi (vedi Paragrafo 6.2.1). Il progetto avrà comunque come obbiettivo quello di realizzare un amplificatore differenziale con buone prestazioni da 300MHz a 700MHz. È anche in vista di questa larghezza di banda che la NF di 0.9dB (contro quella attuale di 0.4dB) del dispositivo MBC13916, scelto per il progetto, è considerata accettabile. 6.5 CONSIDERAZIONI GENERALI La configurazione differenziale non è mai stata studiata nell’ambito di applicazioni relative alla Croce del Nord. Inoltre, non sono stati trovati riferimenti bibliografici riguardanti una sua possibile implementazione in tecnologia ibrida. Per questo motivo, prima di affrontare il progetto si sono dovute prendere in esame alcune problematiche riguardanti: • L’impedenza di progetto • Le simulazioni con Microwave Office Tali punti verranno trattati nel dettaglio nei paragrafi successivi. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 160 ___________________________________________________________________________ 6.5.1 L’Impedenza di Progetto (Ref.[6], Ref.[7], Ref.[8], Ref[9], Ref.[10]) Nel progetto di un qualunque dispositivo di tipo single-ended, l’adattamento di ingresso e di uscita si misura in termini di S 1 1 e S 2 2 , con impedenza di normalizzazione tipicamente di 50Ohm. Nel caso dell’amplificatore differenziale, per quanto riguarda l’adattamento di uscita, questo viene misurato in termini di S 3 3 , con impedenza di normalizzazione di 50Ohm. L’adattamento di ingresso, invece, necessita di considerazioni più approfondite. Quello che si vuole ottimizzare è il guadagno di modo differenziale, cioè il guadagno che si ottiene quando sugli ingressi è presente un segnale differenziale. Nel caso specifico che si sta considerando nell’ambito di questa tesi, essendo gli ingressi dell’amplificatore differenziale collegati alla linea di alimentazione dei dipoli, il segnale differenziale è costituito dal modo dispari (odd mode). A questo punto diventa quindi necessario trovare un collegamento tra l’impedenza di modo dispari, Zodd, e l’impedenza differenziale dell’amplificatore (Zdiff). Per comprendere meglio il problema si consideri una coppia di conduttori, come illustrato in Fig.6.37. Figura 6.37. Il modo dispari e il modo pari Si definiscono: • Impedenza di modo dispari (Zodd): è l’impedenza tra un conduttore e la massa quando i conduttori sono guidati in modo differenziale. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 161 ___________________________________________________________________________ • Impedenza di modo pari (Zeven): è l’impedenza tra un conduttore e la massa quando i conduttore sono guidati con segnali aventi uguale polarità. L’impedenza differenziale è per definizione la combinazione in serie di due impedenze di modo dispari. Si ha cioè: Zdiff=2Zodd (6.6) La tipica rappresentazione della Zodd viene effettuata considerando una resistenza tra la linea e massa, mentre, quella della Zdiff è di una resistenza tra le due linee con massa virtuale posta in posizione centrale. L’adattamento di ingresso dell’amplificatore differenziale, quindi, non deve più essere fatto prendendo come riferimento una impedenza di normalizzazione di 50Ohm. Si deve invece fare in modo di avere una impedenza differenziale uguale all’impedenza differenziale della linea bilanciata di alimentazione dei dipoli. Nel progetto, per fare sì che la Zdiff della linea e dell’amplificatore coincidano, sarà sufficiente che la Zodd tra i due ingressi sia uguale alla Zodd della linea stessa. Questo è possibile anche in virtù del fatto i due rami di ingresso dell’amplificatore sono completamente simmetrici. Data la mancanza di documentazione tecnica relativa al periodo di costruzione della Croce, la Zodd dei dipoli è tuttora in fase di valutazione. Sono stati svolti studi approfonditi relativamente alle caratteristiche di impedenza della Croce. Tali studi hanno rivelato una impedenza di modo dispari di 41.9Ohm. Anche se questo non è un valore definitivo, è presumibile che non sia comunque molto distante da quello reale. (Ref.[11]) 6.5.2 Le Simulazioni con Microwave Office Il primo passo dello sviluppo dell’amplificatore bilanciato era stato quello di progettare gli amplificatori a singolo stadio. In un secondo momento, tali amplificatori erano stati collegati tramite gli splitter per creare la struttura complessiva. Ciò era stato però possibile grazie alle particolari proprietà dell’amplificatore bilanciato, il quale mantiene lo stesso guadagno e la stessa NF __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 162 ___________________________________________________________________________ degli amplificatori a singolo stadio (a meno delle perdite introdotte dagli splitter). Nel caso del progetto dell’amplificatore differenziale, una scelta di questo tipo non è possibile. Le prestazioni della struttura complessiva infatti, sono molto diverse da quelle del dispositivo a singolo stadio nonostante la necessità di perfetta simmetria tra i due amplificatori che lo costituiscono. Si è verificato che tale diversità si manifesta in termini di guadagno, adattamento e noise figure. Per questo motivo, si è reso necessario sviluppare fin dall’inizio le simulazioni sulla struttura differenziale complessiva. A questo punto, dovendo lavorare su di un dispositivo con due porte di ingresso, si è presentato il problema delle simulazioni della NF e della stabilità. Questo tipo di misure infatti possono essere fatte soltanto su dispositivi ad ingresso ed uscita singoli. Il problema è stato risolto utilizzando per le simulazioni di queste grandezze lo stesso circuito che viene utilizzato per il guadagno e l’adattamento, dove, però, i due ingressi vengono collegati con un trasformatore a presa centrale. Ciò non conduce a risultati fuorvianti in quanto in Microwave Office il modello del trasformatore è completamente ideale. Gli schemi a blocchi delle due versioni del differenziale utilizzate nelle simulazioni vengono presentati in Fig.6.38 e 6.39. F ig u r a 6 . 3 8 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 163 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 3 9 6.6 CONSIDERAZIONI INIZIALI DI PROGETTO Data la scarsità di informazioni e la mancanza di esperienze nell’affrontare un progetto di questo genere, si sono incontrate notevoli difficoltà. Queste hanno determinato un allungamento dei tempi di progetto ed alcune limitazioni nella determinazione di alcuni parametri caratteristici. Prima dell’inizio della progettazione, sono stati richiesti alla Motorola Semiconductors i files di parametri S del componente MBC13916, da utilizzare in Microwave Office. I dati forniti hanno messo in luce che, attorno ai 408MHz, la Noise figure era superiore a quella che ci si sarebbe aspettato. Il data-sheet del componente, infatti, riporta una NF di 0.9dB a 900MHz. Quello che si poteva supporre era che a 408MHz tale grandezza fosse inferiore o al più uguale a questo valore. Dai dati ricevuti, invece, risulta una NF di 1.1dB. Pur essendo vero che la differenza non è comunque molto grande, nel progetto di un LNA per applicazioni radioastronomiche anche 0.2dB possono diventare importanti. Bisognerà quindi valutare in fase di progetto quanto questo valore sia in definitiva critico. Ben più rilevanti sono invece le conclusioni che si sono potute trarre, una volta ricevuti i files, riguardo all’adattamento di uscita del dispositivo. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 164 ___________________________________________________________________________ Si è infatti verificato che l’S 2 2 non arriva nemmeno a –2dB, come evidenziato in Fig.40. Figura 6.40 Inoltre, se si fanno le simulazioni relative al circuito suggerito, nel data-sheet della Motorola, per la frequenza di 900MHz (vedi Paragrafo 4.9.4), si verifica che l’S 2 2 ha un valore di circa –7dB. Ciò costituisce una ulteriore conferma del fatto che l’adattamento di uscita difficilmente arriverà a valori elevati. Tale valore per il progetto dell’LNA sarebbe comunque troppo basso, avendo fissato come obbiettivo una S 2 2 di almeno –10dB. Per riuscire ad avere un adattamento di uscita accettabile sarà quindi necessario progettare con molta accuratezza le output matching network. È comunque presumibile che questo fattore, prima ancora del rumore, diventi particolarmente critico per il progetto. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 165 ___________________________________________________________________________ 6.7 PROGETTO A BANDA LARGA Il primo passo dello sviluppo del progetto è la determinazione del valore da attribuire all’induttanza che si trova tra gli emettitori dei due dispositivi. Tale elemento circuitale infatti è particolarmente importante per il progetto. Come illustrato nel Paragrafo 4.7, esso costituisce un carico sensibile alla radiofrequenza e deve simulare, per la radiofrequenza stessa, un circuito aperto. Utilizzando lo strumento di tuning del simulatore si è potuto verificare che, da un valore di circa 200nH in poi, si hanno delle particolari caratteristiche di simmetria tra i due rami per quanto riguarda l’adattamento degli ingressi e il guadagno relativo ai due ingressi stessi (in particolare S 3 1 =S 3 2 e S 1 1 =S 2 2 ), come evidenziato in Fig.6.41. Figura 6.41 Tale simmetrie risultano verificate fino a frequenze di circa 1GHz. Come valore di riferimento si è deciso di prendere una induttanza di 300nH, la quale garantisce ampiamente la verifica di queste specifiche. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 166 ___________________________________________________________________________ Consapevoli del fatto che l’andamento della S 3 2 è coincidente con quello della S31, da questo punto in avanti, in tutti i grafici, sarà riportata solo questa ultima. A questo punto è possibile dare inizio al progetto vero e proprio. Inizialmente si prende come riferimento la banda da 300MHz a 700MHz e si cercano di ottimizzare le prestazioni dell’amplificatore all’interno di questo range di frequenze. A tale scopo si sono prese in considerazione diverse topologie per le reti di adattamento di ingresso e di uscita. Nonostante però i tentativi fatti, appare immediatamente evidente che, come si era temuto, l’adattamento di uscita non arriva mai ad avere valori accettabili. Infatti, anche senza tenere conto delle specifiche sulla Noise figure e sulla Zodd (due gradi di libertà in più), non si riesce mai a portare la S 3 3 a valori migliori di –8dB su tutta la banda. In ogni caso per mantenere la piattezza in banda del guadagno, si avrebbero comunque dei valori piuttosto bassi anche di questa grandezza (circa 10dB). Il circuito utilizzato e le relative simulazioni sono riportate in Fig.6.42 e 6.43. In Fig.6.44 vengono riportate anche le simulazioni della Zodd e della NF. Appare evidente che queste grandezze hanno dei valori piuttosto lontani da quelli di specifica e che quindi il circuito andrebbe migliorato e modificato in tal senso. Ciò inevitabilmente comporterebbe un peggioramento della S 3 3 , dato che il circuito è stato progettato esclusivamente per la sua ottimizzazione. A questo punto diventa necessario restringere la banda di funzionamento dell’amplificatore, cercando di migliorare contemporaneamente l’adattamento di uscita e il guadagno. Senza tenere conto della NF e della Zodd, e quindi ancora una volta avendo a disposizione due gradi di libertà in più per il progetto, si arriva ad avere una S 3 3 di circa –9dB, su una banda di 200MHz. Il problema in questo caso, oltre al fatto che comunque la S 3 3 è ancora troppo bassa, è che la banda di 200MHz non è centrata sui 408MHz, e nonostante i tentativi fatti, non si riescono in tal senso ad ottenere risultati accettabili. Il circuito progettato e le simulazioni sono presentate in Fig.6.45 e 6.46 e 6.47. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 167 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 4 2 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 168 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 4 3 Figura 6.44 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 169 ___________________________________________________________________________ Figura 6.45 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 170 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 4 6 F ig u r a 6 . 4 7 In vista del fatto che comunque, come specifiche, devono essere considerate anche la NF e la Zodd e che, quindi, diminuiscono __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 171 ___________________________________________________________________________ ancora i gradi di libertà a disposizione dell’S 3 3 , si può concludere che è necessario diminuire ulteriormente la banda per essere in grado di soddisfare le specifiche di progetto per tutte le grandezze in gioco. Nel paragrafo successivo viene descritto il progetto dell’amplificatore differenziale con una banda di 100MHz (da 360MHz a 460MHz) centrata attorno ai 408MHz. 6.8 PROGETTO DELL’AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE A 100MHz Si ricordi che le specifiche di progetto richiedono che all’interno della banda di progetto vengano soddisfatte le seguenti specifiche: • NF minore possibile • Guadagno maggiore possibile • Adattamento di uscita di almeno –10dB Il progetto dell’amplificatore differenziale a 100MHz di banda si è articolato svolgendo i seguenti passi: • Individuazione della topologia delle reti di adattamento di ingresso e di uscita • Ottimizzazione dei valori • Verifica del punto di lavoro del circuito • Presentazione delle simulazioni • Simulazioni con i file di parametri S • Verifica della stabilità • Valutazione dell’IP3 • Valutazione del CMRR Nei paragrafi successivi vengono presentati in dettaglio questi punti. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 172 ___________________________________________________________________________ 6.8.1 Individuazione della Topologia delle Reti di Adattamento di Ingresso e di Uscita del Dispositivo Il primo passo del progetto dell’amplificatore differenziale a 100MHz è stato quello di cercare una topologia, per le reti di adattamento di ingresso e di uscita, tale da garantire la possibilità che tutte le specifiche del progetto fossero soddisfatte. Dopo avere valutato varie strutture, si è arrivati ad una architettura del tipo mostrato in Fig.6.48. F ig u r a 6 . 4 8 Rispetto al circuito presentato in Fig.4.13, si sono aggiunte le capacità C2, C5, C6, C7 e le resistenze R1 e R2. L’introduzione di tali elementi ha come scopo quello di aiutare a migliorare l’adattamento di uscita e di allargare la banda in cui questo ha valori accettabili. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 173 ___________________________________________________________________________ 6.8.2 Ottimizzazione dei Valori degli Elementi Circuitali Una volta individuata l’architettura più opportuna per le reti di adattamento di ingresso e di uscita del dispositivo differenziale, si deve procedere all’ottimizzazione dei valori degli elementi circuitali presenti in tali reti. A tal fine è necessario individuare, fin da subito, quelli che sono i componenti commerciali che si pensa di utilizzare in una eventuale realizzazione del circuito. Come induttanze si sono scelte quelle della COILCRAFT della serie 0805CS, sia per le reti di adattamento di ingresso che per le reti di adattamento di uscita. Le capacità invece saranno quelle dell’ATC della serie 100B. Si sostituiscano agli elementi ideali presenti nello schematico, i modelli dei componenti commerciali. Come valori iniziali per l’ottimizzazione, al range di frequenze indicato dalle specifiche, si prendono quelli indicati nel Data-Sheet del componente, riportati alla frequenza di 408MHz. A questo punto si può procedere all’ottimizzazione con le modalità indicate nel Capitolo 5 (Descrizione del Software). Questa volta si rendono ottimizzabili tutti gli elementi del circuito, facendo molta attenzione a fare in modo che i due rami del differenziale presentino gli stessi valori per gli stessi elementi (rispettando cioè la simmetria del circuito). Come obbiettivi di ottimizzazione questa volta si predispongono il guadagno (>18dB), la S33 (<-10dB), la Zodd (tra 38Ohm e 42Ohm) e la NF (<2dB). I valori degli elementi circuitali risultanti dall’ottimizzazione sono i seguenti: • • • • • • • • • C1=C3=270pF C5=C6=2.7pF C2=C7=2.7pF C4=C8=6.2pF C10=C12=240pF L3=L4=28nH L1=L5=82nH L2=L7=22nH C9=C11=1000pF __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 174 ___________________________________________________________________________ • R1=R2=14Ohm 6.8.3 Verifica del Punto di Lavoro La verifica del punto di lavoro è impossibile da realizzare tramite le simulazioni in quanto la Motorola Semiconductors non ha fornito il modello non lineare del dispositivo. Per quanto riguarda comunque il punto di lavoro, la sua determinazione non dà eccessivi problemi in quanto la polarizzazione del componente MBC13916 è on-chip. Il file di parametri S che è stato fornito, fa riferimento ad un punto di lavoro 5V e 10.5mA. L’introduzione della resistenza serie sul ramo di uscita non dovrebbe provocare problemi in quanto produce una variazione di circa 0.14V sulla tensione che arriva sul dispositivo attivo. Dato che, come tensioni di alimentazione si possono considerare valori compresi tra 2.7V e 5V, tale variazione non ha alcun effetto sulla corrente assorbita dal dispositivo MBC13916. 6.8.4 Risultati delle Simulazioni In Fig.6.49 vengono riportate le simulazioni relative al guadagno e all’adattamento di uscita del differenziale. Si vede immediatamente che risultano soddisfatte le due specifiche di filtraggio delle basse frequenze e di flatness del guadagno ridotta in banda. Quest’ultima infatti è di appena 0.7dB. In Fig.6.50 vengono riportate le simulazioni relative alla NF e alla Zodd. 6.8.9 Simulazioni con i File di Parametri S Prima di procedere alla sostituzione dei file di parametri S è necessario individuare i codici identificativi dei componenti commerciali che sono stati utilizzati nel progetto. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 175 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 4 9 F ig u r a 6 . 5 0 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 176 ___________________________________________________________________________ Tali componenti sono: • • • • • • • • C1=C3: ATC100B271JW C5=C6: ATC100B2R7JW C2=C7: ATC100B2R7JW C4=C8: ATC100B6R2JW C10=C12: ATC100B241JW L3=L4: 0805CS-280XJW L1=L5: 0805CS-82OXJW L2=L7=0805CS-220XJW Il confronto tra i risultati delle simulazioni con i modelli e con i files di parametri S sono mostrati in Fig.6.51 e 6.52. F ig u r a 6 . 5 1 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 177 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 5 2 Si nota che, per quanto riguarda l’adattamento di uscita, il guadagno e la NF, le simulazioni rifatte con i file di parametri S danno valori concordi con quelle fatte con i modelli. Per quanto riguarda, invece la Zodd, l’introduzione dei file di parametri S nelle simulazioni, porta a valori abbastanza diversi da quelli del progetto con i modelli. 6.8.10 Verifica della Stabilità In questo caso specifico, infatti, l’utilizzo dei Cerchi di Stabilità è reso particolarmente ostico dal fatto che l’impedenza di ingresso non è 50Ohm. In particolare, in questo progetto non si parla mai di impedenza di ingresso alle porte ma di impedenza differenziale e di modo comune. Inoltre, in questo caso non si è in presenza di un dispositivo a singolo stadio ma di un dispositivo a due ingressi. Per questo motivo, anche se con l’utilizzo dei parametri K e B1 si è verificato, utilizzando il trasformatore a presa centrale, che le __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 178 ___________________________________________________________________________ condizioni di stabilità sono sempre rispettate, tali risultati sono poi di difficile interpretazione pratica. 6.8.11 Valutazione dell’IP3 A causa del fatto che non si ha a disposizione il modello ai grandi segnali del dispositivo, non è stato possibile realizzare le simulazioni di IP3. Dai dati inviati dalla Motorola risulta però che il componente MBC13916 presenta un punto di intercetta del terzo ordine di uscita di circa 9dBm. Con un valore di questo tipo è plausibile supporre che anche in presenza delle reti di adattamento e anche considerando il vantaggio di dinamica fornito dall’amplificatore differenziale, la dinamica complessiva del dispositivo sia comunque piuttosto insoddisfacente. 6.8.12 Valutazione del CMRR Non essendoci in Microwave Office una funzione adibita alla misura del CMRR, sarà necessario ricavare questa grandezza attraverso la sua espressione matematica (vedi Paragrafo 4.5.2). A tal fine è però necessario ricavare tramite simulazioni il valore del guadagno di modo comune. Per ricavare tale valore è sufficiente collegare le due porte di ingresso del dispositivo in un’unica porta. Per quanto riguarda la valutazione del guadagno di modo differenziale, si è fatto uso del modello del trasformatore a presa centrale. Il circuito utilizzato e le relative simulazioni sono riportate in Fig.6.53 e 6.54. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 179 ___________________________________________________________________________ Figura 6.53 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 180 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 5 4 Il CMRR può essere espresso in dB secondo la seguente formula: CMRR(dB)=(Ad)dB-(Ac)dB (6.7) CMRR(360MHz)=28-(-18.2)=46.2dB CMRR(408MHz)=27.5-(-18.6)=46.1dB CMRR(460MHz)=27.1-(-20.5)=47.6dB 6.9 CONSIDERAZIONI RIEPILOGATIVE SUL PROGETTO Il componente MBC13916 è stato scelto in quanto caratterizzato dalla configurazione cascode. Come già evidenziato nel Capitolo 4, tale configurazione presenta particolari vantaggi in termini di risposta in frequenza e di guadagno. Un altro vantaggio che presenta questo dispositivo è la polarizzazione on-chip. Questa caratteristica consente di semplificare notevolmente la rete di polarizzazione, con un risparmio in termini di complessità e di ingombro del circuito. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 181 ___________________________________________________________________________ Inoltre, tra tutti i dispositivi commerciali esaminati, tale componente è quello che presenta la Noise figure più bassa. Come si è già detto, però, il valore della Noise figure di 1.1dB sarebbe stato accettabile nella prospettiva di una larghezza di banda di 400MHz. Il fatto che lo scarso adattamento di uscita limiti la banda a 100MHz, fa sì che la Noise figure diventi inaccettabile per il progetto. Questo, unitamente al fatto che anche la dinamica dell’MBC13916 è piuttosto scarsa, ha fatto sì che il dispositivo si sia rivelato inadeguato per il progetto. Si prospettano così due possibili soluzioni per il futuro. La prima è quella di continuare ad utilizzare questo dispositivo ma di realizzare un amplificatore differenziale a due stadi, per vagliare la possibilità di allargare la banda. La seconda è quella di abbandonare la tecnologia al SiGe e di realizzare una configurazione differenziale cascode facendo uso di singoli HEMT. Il problema che potrebbe sorgere in questo caso è l’eccessiva complessità del circuito causata dalla complessità delle reti di polarizzazione. È quindi probabile che venga presa in considerazione l’idea di realizzare tale dispositivo in tecnologia MMIC. 6.10 CONFRONTO DELLE PRESTAZIONI Per il progetto dell’amplificatore bilanciato si è fatto uso del circuito riportato in Fig.6.55. I valori previsti per i parametri sono: • S 2 1 di circa 21dB • NF di circa 0.6dB • OIP3 di circa +34dBm __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 182 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 6 . 5 5 Per il progetto dell’amplificatore differenziale si è fatto uso del circuito riportato in Fig.6.56. F ig u r a 6 . 5 6 __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 183 ___________________________________________________________________________ I valori previsti per i parametri di progetto sono: • S 3 1 =S 3 2 di circa 25dB • NF di circa 1.7dB • Adattamento di uscita di circa –10dB Le prestazioni dell’amplificatore bilanciato sono sicuramente migliori di quelle dell’amplificatore differenziale. Ciò comunque non significa che tale struttura non sia da approfondire. L’utilizzo di un diverso tipo di componente o di uno stadio doppio invece di un singolo, potrebbero infatti condurre a risultati migliori. __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 184 ___________________________________________________________________________ REFERENCES: [1]: “Agilent ATF-54143 Low Noise Enhancement Pseudomorphic HEMT in a Surface Mount Plastic Package” D ATA S HEET Mode [2]: “A High IIP3 Balanced Low Noise Amplifier for Cellular Base Station Applications Using the Agilent Enhancement Mode PHEMT ATF-54143 Transistor and Anaren Pico Xinger 3 dB Hybrid Couplers” Application Note 1281 [4]: “High Intercept Low Noise Amplifier for the 1850 – 1910 MHz PCS Band using the Agilent ATF-54143 Enhancement Mode PHEMT” Application Note 1222 [5]: “A Low Noise High Intercept Point Amplifier for 900 MHz Applications using the Agilent ATF-54143 PHEMT” Application Note 1299 www.agilent.com [6]: “Differential Impedance Measurement with Time Domain Reflectometry”, E.Bogatin, Mike Resso – Application Note 1382-5 Agilent Technologies [7]: Appunti tratti dalle lezioni del corso di Prof.A.Costanzo “Microonde” – [8]: “Differential Impedance Measurements with the Tektronix 8000B Series Instruments”, TEKTRONIX [9]: “Differential Impedance – What’s the Difference?”, D.Brooks Printed Circuit Design [10]: “Differential and Common Impedance”, E.Bogatin Printed Circuit Design [11]: “Rete di alimentazione dei radiatori della Croce del Nord ramo Nord-Sud”, R.Tascone, A.Olivieri, O.A.Peverini, G.Virone, M.Baralis __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 6 185 ___________________________________________________________________________ Istituto di Elettronica ed Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni – Politecnico di Torino __________________________________________________________________________ SIMULAZIONI CAPITOLO 7 186 ___________________________________________________________________________ 7.1 REALIZZAZIONE DEL PROTOTIPO DELL’AMPLIFICATORE BILANCIATO Terminata la fase di progetto del dispositivo, si è passati alla fase realizzativa. Il procedimento si è articolato nelle seguenti 3 fasi: • Progettazione del layout del circuito • Realizzazione del layout • Montaggio dei componenti Ciascuna di successivi. esse sarà illustrata nel dettaglio nei paragrafi 7.2 PROGETTAZIONE DEL LAYOUT DEL CIRCUITO La progettazione del circuito in esame, così come ogni circuito a microonde, richiede l’identificazione e la valutazione di diversi elementi quali: • Individuazione dei componenti da utilizzare nel prototipo • Determinazione della larghezza delle piste e della loro lunghezza • Individuazione del layout più adatto alla struttura complessiva in esame • Presentazione delle simulazioni elettromagnetiche • Valutazione dell’ingombro del circuito 7.2.1 Individuazione dei Componenti da Utilizzare nel Prototipo Il primo passo per la realizzazione del layout è quello di individuare il footprint di tutti i componenti che verranno utilizzati nella fase di montaggio del circuito. Per la realizzazione di un corretto layout è infatti necessario conoscere l’ingombro di tali componenti (package) e la posizione dei loro piedini (leads). Per alcuni componenti, come le capacità dell’ATC e le induttanze della Coilcraft, il layout è già presente nelle librerie di Microwave Office. Per tutti gli altri, invece, è stato necessario disegnarlo, ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 187 ___________________________________________________________________________ facendo riferimento alle dimensioni riportate nei Data-Sheet dei componenti. Per quanto riguarda le resistenze si utilizzeranno quelle della NeOhm o della Bourns (a seconda della disponibilità); in entrambi i casi si useranno componenti appartenenti alla serie 0805. Come capacità da 10pF si utilizzeranno quelle della Murata con codice identificativo GRM188R71H103KA01B. Il transistor PNP è il componente MMBT2907A dell’ON SEMICONDUCTOR. Il dispositivo attivo, come già indicato nei Capitoli 3 e 6, è l’EPHEMT ATF54143 dell’Agilent Technologies. I data-sheet di tutti i componenti utilizzati, in cui vengono riportate anche le dimensioni dei componenti stessi, sono presentati in Appendice B. Per quanto riguarda invece lo splitter a 90°, non è stato possibile, a causa delle tempistiche di consegna da parte del fornitore, reperire il componente HPQ-05W della Mini-Circuits che si era scelto per il progetto. Si è così utilizzato il Power Splitter PSCQ-2-450, sempre della Mini-Circuits, già disponibile in laboratorio e il cui range di funzionamento, da 350MHz a 450MHz, lo rende comunque adatto al progetto. Questo componente presenta però, come valori tipici, una insertionloss di 0.5dB, un’amplitude unbalance di 1.50dB e una phase unbalance di 5 gradi. Questi valori sono decisamente peggiori rispetto a quelli dello splitter che si era scelto. Per questo motivo, prima di procedere alla caratterizzazione del circuito complessivo sarà necessario ripetere le simulazioni tenendo conto di questi cambiamenti. Tale splitter, inoltre, ha un ingombro molto superiore a quello del componente che si era scelto e anche i piedini sono in posizione differente. Per questo motivo, il layout, una volta che si avrà a disposizione il componente HPQ-05W, dovrà essere rivisto. Infine, lo splitter in questione non è a montaggio superficiale. Per questo motivo, verrà montato nella faccia inferiore della basetta e la sua presenza, nella faccia superiore sarà testimoniata solamente dalle saldature e dai fori dei suoi piedini. ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 188 ___________________________________________________________________________ 7.2.2 Determinazione della Larghezza delle Piste e della loro Lunghezza Relativamente al Dispositivo Singolo In questa fase, è indispensabile conoscere le caratteristiche elettriche e fisiche del substrato dove verranno realizzate le piste. Il dielettrico è vetronite (costante dielettrica pari a 4.7 e loss tangent di 0.02) nel quale sono depositati due strati di rame (spessore di 17.5µm). Lo spessore complessivo è di 1.6mm. Note queste caratteristiche, è possibile determinare la larghezza delle piste utilizzando il programma TXLine (vedi Capitolo 5). Quello che risulta è che le piste di segnale, alla frequenza di 408MHz e per una impedenza caratteristica di 50Ω, devono essere larghe 2.9mm. A questo punto bisogna determinare la lunghezza delle piste che caratterizzano il circuito. Anche questa infatti è piuttosto critica per il mantenimento delle performance del sistema. Si è infatti verificato, con l’ausilio di TXLine, che una variazione di 1mm nella lunghezza di una pista provoca, alla frequenza di 408MHz, una variazione di 1 grado sulla lunghezza elettrica. Purtroppo però la lunghezza delle piste sarà legata al posizionamento dello splitter. La presenza di quest’ultimo porta infatti all’inevitabile conseguenza di avere delle piste di ingresso e di uscita piuttosto lunghe. Si ribadisce che, facendo uso dello splitter HPQ-05W, questa lunghezza risulterà notevolmente ridotta. In Fig.7.1 e Fig.7.2 sono riportati i risultati delle simulazioni circuitali riguardanti adattamento, guadagno e noise figure del dispositivo a singolo stadio. Come si vede, l’effetto della presenza delle piste sulle simulazioni è piuttosto ridotto per quanto riguarda il guadagno e la noise figure, mentre diventa abbastanza evidente sull’adattamento. In particolare produce uno spostamento verso frequenze inferiori dei picchi dell’S 1 1 e dell’S 2 2 . Infine, per quanto riguarda le piste della rete di polarizzazione, la loro larghezza non deve sottostare ad alcun vincolo, dato che questa per la continua non rappresenta un valore critico. ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 189 ___________________________________________________________________________ 7.2.3 Individuazione del Layout della Struttura Bilanciata Una volta individuata la lunghezza delle piste del dispositivo a singolo stadio, si pone il problema di determinare la struttura complessiva del layout dell’amplificatore bilanciato. È infatti indispensabile, per il mantenimento delle performance dell’amplificatore stesso, che i due dispositivi a stadio singolo siano il più possibile simmetrici. L’ostacolo che appare subito evidente è che il dispositivo attivo non è simmetrico. Questo significa che non sarà possibile mantenere la sua orientazione uguale in entrambi i rami, a meno di aumentare l’ingombro complessivo del circuito. Figura 7.1 Prendendo come riferimento l’Application Note 1281 dell’Agilent Technologies in cui è presentato il layout di un amplificatore bilanciato, nel quale si fa uso del dispositivo ATF54143, si è scelto di piazzare i due componenti attivi a 90° tra loro anziché dargli la stessa orientazione. ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 190 ___________________________________________________________________________ Figura 7.2 Il problema è ulteriormente complicato dalla particolare disposizione dei piedini dello splitter. Si è ovviato a questo inconveniente creando delle piazzole più grandi in prossimità dei piedini del dispositivo attivo. In questo modo le piste e le piazzole delle due vie continuano a rimanere identiche e il problema si risolve saldando i relativi componenti in modo opportuno. Analoga situazione si presenta con le induttanze della Coilcraft della serie Midi e Maxi Spring, in quanto asimmetriche. Anche in questo caso il problema viene risolto progettando delle piazzole più grandi e saldando in modo opportuno i componenti. A questo punto è necessario valutare l’impatto che queste differenze, seppur minime, hanno sulla struttura complessiva del circuito. Occorre fare delle considerazioni anche sulle reti di polarizzazione. Come si è detto nel Capitolo 3, per alimentare il dispositivo si è scelta una rete di polarizzazione attiva. Anche in questo caso sono sorti dei problemi in quanto il transistor PNP scelto per il progetto è asimmetrico. Inevitabilmente si sono dovute realizzare due reti di polarizzazione diverse tra loro come disposizione dei componenti (anche se ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 191 ___________________________________________________________________________ completamente identiche come valori degli stessi e come topologia). Ciò non costituisce però un problema in quanto il requisito della simmetria è richiesto per le linee a RF e non per la continua. Il problema reale è invece che l’asimmetria del PNP rende impossibile portare l’alimentazione ad entrambi gli stadi partendo da un unico punto comune e utilizzando solo piste presenti sul layout. Dopo avere valutato diverse soluzioni di layout, quella migliore e più semplice da un punto di vista pratico e funzionale è sembrata quella di portare la continua a uno dei due amplificatori attraverso un bridge, realizzato con un filo fatto passare sotto al bottom layer. Per maggiore chiarezza, in Fig.7.3 viene riportato lo schematico con le piste. I risultati delle simulazioni relative ad adattamento, noise figure e guadagno della struttura bilanciata, in presenza delle piste, sono del tutto simili a quelli ottenuti nel caso del singolo stadio. 7.2.4 Risultati delle Simulazioni Elettromagnetiche Per valutare nel modo più preciso e corretto l’impatto che le differenze seppur minime tra le due vie a RF hanno sulle prestazioni del sistema, si è preferito fare ricorso alle simulazioni elettromagnetiche (vedi Capitolo 5). In tal senso si sono create le strutture elettromagnetiche corrispondenti alle piste delle vie a RF di ingresso e di uscita dei due amplificatori a singolo stadio. Le piste oggetto della simulazione elettromagnetica sono indicate in rosso in Fig.7.4. Per rendere la simulazione il più realistica possibile, si è prestata particolare attenzione a porre le porte della struttura, con la massima precisione possibile, in corrispondenza dei punti di saldatura dei componenti. Per maggiore chiarezza, in seguito viene indicato con A1, l’amplificatore a singolo stadio posto in posizione superiore in Fig.7.3. Con A2 viene invece indicato l’amplificatore a singolo stadio posto inferiormente. ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 192 ___________________________________________________________________________ Figura 7.3 ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 193 ___________________________________________________________________________ I risultati delle simulazioni EM sono riportati sotto forma di modulo e fase della perdita introdotta dalle reti di ingresso e di uscita. In Tabella 1 e in Tabella 2 vengono riportati i valori relativi rispettivamente alle vie di ingresso di uscita. Frequenze 400 408 416 Perdita A1 (modulo) [dB] -1.6663 -1.5667 -1.4744 Perdita A2 (modulo) [dB] -1.6974 -1.5963 -1.5025 ∆ Perdita MODULO A1 (fase) [degree] 0.0311 54.268 0.0296 52.34 0.0281 50.463 Perdita A2 (fase) [degree] 55.372 53.454 51.588 ∆ FASE 1.104 1.114 1.125 T a b e l l a 1 . S i m u l a z i o n i E M r e l a t i v e a l l e v ie d i i n g r e s s o Frequenze 400 408 416 Perdita A1 (modulo) [dB] -1.6018 -1.5635 -1.5327 Perdita A2 (modulo) [dB] -1.5817 -1.5434 -1.5126 ∆ Perdita MODULO A1 (fase) [degree] 0.0201 18.023 0.0201 16.937 0.0201 15.842 Perdita A2 (fase) [degree] 18.389 17.309 16.221 ∆ FASE 0.366 0.372 0.379 T a b e l l a 2 . S i m u l a z i o n i E M r e l a t i v e a l l e v ie d i u s c i t a Come si vede dalle tabelle, la differenza tra i moduli delle vie, sia di ingresso che di uscita, è dell’ordine dei 0.03dB (2%) e può quindi essere considerata trascurabile. Per quanto riguarda invece lo sfasamento, le due vie di ingresso presentano una differenza di fase reciproca di circa 1.1gradi mentre le due vie di uscita presentano uno sfasamento di circa 0.4gradi. Anche se si è detto che la differenza di un grado della lunghezza elettrica corrisponde ad una lunghezza di 1mm, uno sfasamento di questo tipo può essere considerato trascurabile poiché si era notato che, nella struttura bilanciata, uno sfasamento di qualche grado tra le due vie non produceva effetti rilevanti sulle simulazioni (vedi Paragrafo 6.2.9). Alla luce dei risultati trovati, si sono ripetute tali simulazioni con uno sfasamento di 4 gradi sia sulla via di ingresso che su quella di uscita. Ciò che si è trovato è che adattamento e guadagno rimangono praticamente gli stessi, mentre la NF peggiora di circa 0.03dB. ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 194 ___________________________________________________________________________ Questa è una ulteriore conferma del fatto che lo sfasamento trovato, anche sommato a quello già introdotto dallo splitter (2.34gradi a 407.5MHz), non produce cambiamenti apprezzabili nelle performance del sistema. Inoltre, in una struttura di tipo bilanciato, a causa della presenza degli splitter, le piste di ingresso e di uscita dei due dispositivi a singolo stadio devono avere la stessa lunghezza. Ciò significa che cambiare la lunghezza delle piste del dispositivo A1 significa dover cambiare inevitabilmente la lunghezza delle piste anche del dispositivo A2, senza risolvere il problema. Si è quindi deciso di lasciare inalterato il circuito, anche in considerazione del fatto che comunque lo sfasamento introdotto incide in maniera minima sulle simulazioni. 7.2.6 Valutazione dell’Ingombro del Circuito Una volta progettato il layout, con la specifica di delimitare il più possibile l’ingombro complessivo del circuito, è necessario stabilirne con precisione le dimensioni. A tal fine è opportuno osservare che, per fare delle misure attendibili di NF, il circuito deve essere racchiuso in un box di metallo. In questo modo vengono escluse dalla misura tutte le interferenze dovute all’ambiente circostante. La soluzione più adatta è quella di un box di dimensioni 80mmx65mm. Le dimensioni complessive della basetta devono quindi essere inferiori a questo valore e coincidere con le dimensioni interne (79mmx64mm). Si è quindi definito un bordo della basetta di 77.9mmx63.9mm. Utilizzando il programma TXLine, si è calcolato che, mantenendo la massa ad almeno 4mm dal conduttore centrale, il modello del coplanare più massa coincideva con la microstriscia. Per questo motivo si sono creati degli spazi privi di rame per una distanza di 4mm attorno alle piste a RF. La presenza del rame anche nella parte superiore della basetta consente di mettere a massa i componenti. Questo, infatti, dovrebbe essere fatto attraverso dei via hole (fori metallizzati). L’impossibilità di realizzare fori di questo tipo ha portato all’utilizzo di drill hole (fori passanti) che vengono poi utilizzati per saldare dei reofori alle estremità delle due facce della basetta. ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 195 ___________________________________________________________________________ Il layout complessivo della parte superiore della basetta è mostrato in Fig.7.4. I connettori che verranno utilizzati per portare all’interno della scatola i segnali di ingresso e di uscita sono quelli della Radiall della serie SMA-COM R124.454.123, il cui Data-Sheet è riportato in Appendice B. L’ultimo passo è la valutazione dell’ingombro in altezza del circuito, dal momento che è necessario montare lo splitter nella faccia inferiore della basetta. La basetta è spessa 1.6mm e lo splitter è alto all’incirca 10mm. Il componente più alto che deve essere montato nella faccia superiore del layout è l’induttanza della serie Maxi Spring che è circa 6mm. L’altezza totale risulta quindi di circa 18mm. La scatola scelta è alta 20mm, quindi non ci saranno difficoltà di sistemazione del circuito al suo interno. Figura 7.4 ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 196 ___________________________________________________________________________ Si vuole ricordare che, come detto in precedenza, gli splitter definitivi non saranno quelli utilizzati in questo progetto. Tale circuito inoltre è stato progettato tenendo conto del fatto che questa è ancora una versione prototipo, nella quale è possibile che si debbano sostituire, in una eventuale fase di tuning, alcuni componenti. Una volta fatto fronte a questi problemi, sarà possibile apportare una diminuzione delle dimensioni in gioco. 7.3 REALIZZAZIONE DEL LAYOUT La realizzazione del circuito è stata effettuata utilizzando una fresa per PCB (Printed Circuit Board), a disposizione dei laboratori della Stazione Radioastronomica di Medicina. Tale strumento (LPKF Protomat C30s) è in grado di lavorare con i files di tipo GERBER precedentemente esportati da Microwave Office. Attraverso l’uso di un particolare software, “CircuitCam 3.2”, è stato creato un file interpretabile dalla macchina. In Fig.7.5, viene visualizzata una rappresentazione dello stampato in cui sono visibili anche i segni dei passaggi dei tools della fresa. Ciò consente di rendersi conto di quelle che sono le zone più critiche della realizzazione del layout. In figura sono messe in evidenza le zone in cui devono essere saldati gli HEMT. A questo punto, il file creato è stato importato nel software di controllo della fresa (BoardMaster 3.0) e si è cominciata la lavorazione. In Fig.7.6 viene mostrata una fase della lavorazione della fresa. ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 197 ___________________________________________________________________________ Figura 7.5 Figura 7.6 ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 198 ___________________________________________________________________________ 7.4 MONTAGGIO DEI COMPONENTI La fase finale della realizzazione del circuito è il montaggio dei componenti. In Fig.7.7 viene riportata la faccia inferiore del circuito, in cui è possibile vedere il filo utilizzato per portare l’alimentazione ad entrambi i dispositivi. In Fig.7.8 viene invece riportato il circuito completo di scatola. Figura 7-7 È stato inoltre realizzato anche il prototipo dell’amplificatore a stadio singolo. Una sua foto è riportata in Fig.7.9. ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 199 ___________________________________________________________________________ Figura 7.8 Figura 7.9 ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 200 ___________________________________________________________________________ 7.5 REALIZZAZIONE DEL PROTOTIPO DELL’AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE il procedimento si è articolato secondo le seguenti tre fasi: • Progettazione del layout del circuito • Realizzazione del layout • Montaggio dei componenti Ciascuna di successivi. esse sarà illustrato nel dettaglio nei paragrafi 7.6 PROGETTAZIONE DEL LAYOUT DEL CIRCUITO Anche in questo caso, nella progettazione del layout, si sono valutati diversi elementi quali: • Individuazione dei componenti da utilizzare nel prototipo • Determinazione della larghezza delle piste e individuazione del layout più adatto alla struttura complessiva • Considerazioni di progetto • Considerazioni sulle reti di polarizzazione • Valutazione dell’ingombro del circuito 7.6.1 Individuazione dei Componenti da Utilizzare nel Prototipo Il primo passo per la realizzazione del layout è ancora quello di individuare tutti i componenti che verranno poi utilizzati nel montaggio del circuito. Come già detto nel Paragrafo 7.2.1, per le capacità dell’ATC e le induttanze della Coilcraft, il layout è già presente nelle librerie di Microwave Office. Per tutti gli altri componenti, invece, è stato necessario disegnarlo facendo riferimento alle dimensioni riportate nei Data-Sheet dei componenti stessi. Per quanto riguarda le resistenze si utilizzeranno quelle della NeOhm o della Bourns (a seconda della disponibilità); in entrambi i ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 201 ___________________________________________________________________________ casi si useranno componenti appartenenti a serie di dimensioni 0805. Come capacità da 1nF si utilizzeranno quelle della Murata con codice identificativo GRM1885C1H102JA01B. Il dispositivo attivo, come già indicato nei Capitoli 4 e 6, è l’amplificatore MBC13916 della MOTOROLA SEMICONDUCTORS. 7.6.2 Determinazione della Larghezza delle Piste e Individuazione del Layout più adatto alla Struttura Complessiva Il secondo passo nel progetto del layout del circuito è la determinazione della larghezza delle piste. In questo caso particolare, bisogna però fare una distinzione tra le piste di ingresso e quelle di uscita. Infatti, essendo le piste di uscita riferite ad una impedenza di 50Ohm, la loro larghezza è ancora di 2.9mm, come già stabilito nel progetto dell’amplificatore bilanciato. Ciò in virtù del fatto che viene utilizzato lo stesso tipo di substrato e le stesse tipologie di piste (microstriscia). Per quanto riguarda le piste di ingresso, invece, è necessario fare delle considerazioni più complesse. Una delle specifiche di progetto è quella di mantenere una Zodd di circa 42Ohm. Inoltre, è necessario che i due ingressi si trovino sullo stesso lato, in quanto i conduttori della linea bilanciata di alimentazione dei dipoli sono l’uno accanto all’altro e ad una distanza di circa 10mm. Per determinare la larghezza delle piste, bisognerà utilizzare il modello delle linee accoppiate presente nel programma TXLine. Selezionando il modo dispari e un gap tra le due piste di 10mm, per la frequenza di 408MHz, la larghezza delle piste risultante è di 3.7mm. Tale dovrà quindi essere la larghezza delle piste di ingresso utilizzata per il progetto. Per quanto riguarda invece la lunghezza delle piste, la regola che si è seguita è stata quella di limitarla il più possibile. Seguendo il procedimento appena illustrato, l’effetto dell’introduzione delle piste sul dispositivo complessivo, per quanto riguarda guadagno, NF e adattamento, è molto ridotto. L’unica grandezza che appare risentirne è la Zodd. In Fig.7.10 viene presentato il confronto tra l’andamento della Zodd in presenza e in assenza delle piste. ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 202 ___________________________________________________________________________ Figura 7.10 Con il colore blu è indicato l’andamento della Zodd prima dell’introduzione delle piste, mentre con il colore rosa è indicata la Zodd in presenza delle piste. Dalla figura si evince che la loro introduzione produce uno slittamento in frequenza verso il basso del valore dell’impedenza di modo dispari. La situazione peggiora ulteriormente quando si considerano le piste che collegano gli emettitori dei due componenti attivi. La loro introduzione, infatti, produce delle modifiche negli andamenti di tutte le grandezze simulate. Ciò comunque era piuttosto prevedibile dal momento che il dispositivo, di default, aveva le terminazioni di emettitore a massa. Del resto la criticità della terminazione di emettitore è paragonabile a quella che si era riscontrata nell’ATF-54143, per le terminazioni di source. Utilizzando lo strumento di tuning di MWO (vedi Capitolo 5), si è verificato che, per mantenere la larghezza delle piste di emettitore piuttosto ridotta, è indispensabile limitare il più possibile la loro lunghezza. Mantenendo queste specifiche, le grandezze simulate non subiscono grandi variazioni. ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 203 ___________________________________________________________________________ Purtroppo, però, nel caso specifico di questo progetto, la necessità di avere i due ingressi sullo stesso lato e l’asimmetria del dispositivo attivo hanno come conseguenza quella di dovere posizionare la rete di uscita, chiusa sui 50Ohm, tra i due ingressi. Ciò inevitabilmente impedisce di avvicinare oltre un certo limite i due dispositivi; la lunghezza minima delle due piste di emettitore è di 3.5mm. Con riferimento a questo valore, la larghezza fissata per le piste è di 1.1mm. Le simulazioni relative al circuito in cui sono state introdotte le piste sono mostrate in Fig.7.11 e 7.12. Anche con questi valori, guadagno e adattamento, pur mantenendo un andamento piuttosto conforme a quello delle simulazioni senza piste, subiscono comunque un peggioramento. Le grandezze che presentano i maggiori cambiamenti sono, in ogni caso, la Zodd e la S33. Il problema delle piste centrali e della Zodd viene affrontato più approfonditamente nel paragrafo successivo. Figura 7.11 ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 204 ___________________________________________________________________________ Figura 7.12 7.6.3 Considerazioni di Progetto Come evidenziato nel Capitolo 6, l’andamento della Zodd cambia nel passare dalle simulazioni con i modelli a quelle con i parametri S. Si è inoltre verificato che, per alcuni componenti circuitali , il valore di tale cambiamento è notevole. Il fatto che ci sia una differenza così marcata è sicuramente un risultato inaspettato. Durante lo sviluppo del layout si è inoltre verificato che la Zodd subisce una variazione anche con l’introduzione delle piste. Alla luce di queste considerazioni e anche del fatto che la presenza delle piste di collegamento tra i due dispositivi è particolarmente critica, quello che si suggerisce, come indicazione per i progetti futuri, è di individuare il layout del circuito, prima di passare alla sua ottimizzazione. Inoltre, si suggerisce di ottimizzare il circuito direttamente facendo uso dei file di parametri S, che sono comunque più precisi. Una volta realizzato il circuito, diventa quindi necessario provvedere a sostituzioni progressive dei suoi componenti, fino a ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 205 ___________________________________________________________________________ tornare a valori delle simulazioni compatibili con quelli che si avevano prima dell’introduzione delle piste. A tal fine si danno come indicazione i seguenti valori: • • • • • • • • • • C1=C3=100pF C5=C6=1.5pF C2=C7=2.2pF C4=C8=5.6pF C10=C12=220pF L3=L4=39nH L1=L5=100nH L2=L7=22nH C9=C11=1000pF R1=R2=14Ohm I risultati delle simulazioni con questi nuovi valori sono riportati in Fig.7.13. Figura 7.13 ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 206 ___________________________________________________________________________ 7.6.4 Considerazioni sulle Reti di Polarizzazione Anche in questo caso si è rivelata l’impossibilità di portare la continua ad entrambi gli amplificatori senza attraversare le piste RF di ingresso o di uscita. Si è così deciso di utilizzare anche in questo caso un filo passante sotto il circuito. Si sono così dovute creare due piazzole per saldare il filo nella faccia inferiore della basetta. 7.6.5 Valutazione dell’Ingombro del Circuito Una volta sistemate le piste e le piazzole nel modo più opportuno, è necessario delimitare il bordo della basetta. In questo caso, il circuito è stato adattato per un box di dimensioni 50mmx25mm. Queste dimensioni le permettono di essere inserita dentro ad una linea cava per la connessione diretta alla linea bilanciata di alimentazione dei dipoli. Le dimensioni complessive della basetta sono quindi state fissate sui 49mmx24mm. Il layout complessivo della parte superiore della basetta è mostrato in Fig.7.14. Figura 7.14 ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 7 207 ___________________________________________________________________________ 7.7 REALIZZAZIONE DEL LAYOUT DEL CIRCUITO Le fasi della realizzazione del layout del circuito sono le stesse presentate nel Paragrafo 7.3. 7.8 MONTAGGIO DEI COMPONENTI Il prototipo ottenuto viene riportato in Fig.7.15. Figura 7.15 ___________________________________________________________________________ REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 208 ___________________________________________________________________________ 8.1 CARATTERIZZAZIONE DELL’AMPLIFICATORE BILANCIATO DEL PROTOTIPO Prima di passare alla caratterizzazione del prototipo dell’amplificatore bilanciato, è indispensabile ripetere le simulazioni tenendo conto delle caratteristiche dello splitter PSCQ2-450. Di questo splitter si hanno a disposizione i files di Parametri S per frequenze da 350MHz a 450MHz (Ref.[1]). 8.1.1 SIMULAZIONI CON LO SPLITER PSCQ-2-450 Per quanto riguarda l’adattamento, i risultati delle simulazioni sono riportati in Tabella 1. S 1 1 (dB) 400MHz -14.77 408MHz -14.4 416MHz -14.13 S 2 2 (dB) -14.97 -14.45 -14.16 Tabella 1 Si nota che le simulazioni di S 1 1 e S 2 2 risultano molto più accurate. La differenza tra questi valori e quelli ottenuti, utilizzando il modello di ibrido a 90°, fornito da Microwave Office, dipende dalla conoscenza del reale adattamento dello splitter, che si ha a disposizione proprio grazie ai files di Parametri S. I risultati relativi a guadagno e Noise Figure sono riassunti in Tabella 2. S 2 1 (dB) 400MHz 21.907 408MHz 21.667 416MHz 21.414 NF(dB) 0.6474 0.6478 0.6602 Tabella 2 Si è verificato che tali valori sono concordi con quelli che si erano ottenuti, per guadagno e noise figure, con l’utilizzo della modellizzazione fatta per simulare l’amplitude unbalance e la phase unbalance. Ciò dà una conferma della bontà del modello utilizzato. ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 209 ___________________________________________________________________________ Per quanto riguarda l’OIP3, le simulazioni sono state fatte a 408MHz per una potenza di –20dBm. Quello che risulta è: • OIP3=+35.08dBm Anche in questo caso c’è una corrispondenza con i valori ottenuti dalle simulazioni con il modello dello splitter per amplitude e phase unbalance. Per verificare l’andamento del guadagno e dell’adattamento si faccia riferimento al paragrafo successivo, in cui viene riportato il confronto tra valori misurati e simulati dell’amplificatore bilanciato. 8.1.2 MISURA DEI PARAMETRI S La misura dei Parameri S dei dispositivi è stata fatta attraverso l’analizzatore di rete vettoriale HP 8722D (50MHz-40GHz). In Fig.8.1 e 8.2 viene riportato il confronto tra l’andamento simulato e misurato di guadagno e adattamento di ingresso e di uscita del singolo stadio. Si sono indicati con “Singolo stadio” gli andamenti simulati, mentre con “Bilanciato_Singolo” i risultati delle misure sul dispositivo a singolo stadio. Dai grafici riportati si vede con molta chiarezza la presenza di uno spostamento in frequenza dei valori misurati rispetto a quelli simulati. E’ comunque indispensabile, prima di trarre delle conclusioni, fare riferimento anche alla noise figure. Il problema verrà quindi affrontato più approfonditamente nel prossimo paragrafo In Fig.8.3 viene riportato in confronto tra andamenti misurati e simulati di guadagno e adattamento del dispositivo bilanciato. Con “Modello Spitter Reali” vengono indicati gli andamenti simulati, mentre con “Bilanciato” quelli misurati. ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 210 ___________________________________________________________________________ Figura 8.1 F ig u r a 8 . 2 ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 211 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 8 . 3 Avendo a disposizione i files di Parametri S degli splitter, gli andamenti del simulato sono piuttosto conformi a quelli del misurato. In Fig.8.4 e 8.5 sono riportati gli andamenti dei valori misurati di guadagno e adattamento del dispositivo a singolo stadio e di quello bilanciato. ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 212 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 8 . 4 F ig u r a 8 . 5 ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 213 ___________________________________________________________________________ Si osservi che il confronto tra le misure dell’amplificatore a stadio singolo e di quello bilanciato è da considerarsi significativo solamente all’interno della banda di funzionamento degli splitter (350MHz-450MHz). Si nota, inoltre, come la costruzione di una struttura bilanciata abbia permesso di migliorare in modo notevole l’adattamento sia di ingresso sia di uscita, confermando la teoria. Il guadagno invece subisce, come ci si aspettava, una leggera diminuzione (circa 0.8dB) a causa delle perdite dovute all’introduzione degli splitter. 8.1.3 MISURA DEL RUMORE Per la misura della temperatura di rumore dell’amplificatore bilanciato e del suo corrispondente a singolo stadio è stato utilizzato M.A.M.BO. (Microwave Amplifier Measurement Board). M.A.M.BO. è uno strumento di misura del rumore progettato e realizzato nel Laboratorio di Microonde della Stazione Radioastronomica di Medicina, Istituto di Radioastronomia. Nelle misure è stato utilizzato il generatore di rumore HP346C. Questo dispositivo è stato ricalibrato all’interno della Stazione Radioastronomica e si è riusciti a far sì che esso fornisca un errore di soli 0.06dB sulla Noise Figure. I risultati della misure del rumore del dispositivo a singolo stadio e di quello bilanciato nella banda da 350MHz a 450MHz, sono riportati in Fig.8.6. Tali misure sono state fatte a caldo, lasciando cioè funzionare il dispositivo fino ad arrivare a regime termico. Con MAMBO si è misurata la temperatura di rumore, la quale è stata poi convertita in noise figure attraverso la nota formula: NF=10Log((290+Tr)/290) (8.1) L’andamento visualizzato è stato ottenuto attraverso una linea di tendenza polinomiale del 5°grado. ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 214 ___________________________________________________________________________ Noise Figure Misurata 1 0,9 0,8 0,7 NF singolo stadio 0,6 NF Bilanciato 0,5 Poli. (NF singolo stadio) Poli. (NF Bilanciato) 0,4 0,3 0,2 0,1 0 350 355 360 365 370 375 380 385 390 395 400 405 410 415 420 425 430 435 440 445 450 Frequenze (MHz) Figura 8.6 La noise figure complessiva dell’amplificatore bilanciato si mantiene su 0.8dB. Nella prospettiva di utilizzare uno splitter con caratteristiche migliori in termini di Insertion Loss e di Return Loss, sembra quindi che possa essere verificata l’ipotesi che era stata fatta inizialmente. La costituzione della struttura bilanciata complessiva conduce infatti a valori di adattamento molto buoni, mentre la diminuzione della noise figure del singolo stadio compensa l’aumento di quest’ultima dovuto all’introduzione degli splitter. Ciò significa che con l’amplificatore bilanciato si è in grado di mantenere una NF paragonabile a quella del singolo stadio e di ottenere un deciso miglioramento dell’adattamento. Per verificare che, anche per quanto riguarda la noise figure, si ha una differenza in frequenza tra misure e simulazioni, si è pensato di ripetere le misure con MAMBO da 350MHz a 650MHz. Lo scopo è quello di individuare la posizione del punto di minimo della temperatura di rumore. Purtroppo però non è stato possibile reperire, per le misure, un circolatore che coprisse l’intera banda. Per questo motivo si sono utilizzati tre circolatori differenti, forzandoli a lavorare al di fuori ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 215 ___________________________________________________________________________ della banda in cui i circolatori stessi sono stati sperimentalmente caratterizzati. I tre circolatori utilizzati sono: • FOREM 99155 • FOREM 04955 • FOREM 99055 Attraverso l’uso del vettoriale, si sono caratterizzati tali dispositivi, in modo da individuare il range di frequenze in cui è garantito il loro corretto funzionamento. Le bande individuate dalla caratterizzazione dei circolatori e le bande in cui essi sono stati fatti lavorare per le misure sono riportate in Tabella 3. CIRCOLATORE BANDA DA CARATTERIZZAZIONE [MHz] BANDA USATA NELLE MISURE [MHz] 99155 350450 350550 04955 400490 400550 99055 550750 450650 Tabella 3 Una volta fatte le misure con MAMBO, si sono sovrapposti gli andamenti delle tre misure (tutte a caldo) e si è cercato di estrapolarne un andamento complessivo. Il risultato delle misure della temperatura di rumore, ottenuto facendo uso dei tre circolatori differenti, è riportato in Fig.8.7. ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 216 ___________________________________________________________________________ 40 35 30 25 99155 04955 20 99055 15 10 5 0 350 400 450 500 550 600 650 Figura 8.7 Con le barre verdi sono indicate le frequenze in cui i circolatori lavorano nella banda in cui è garantito il loro funzionamento. Da 350 a 450MHz sono considerati affidabili gli andamenti ottenuti con il circolatore 99155. Per questo motivo, all’interno di questa banda si prende come riferimento l’andamento rappresentato in blu nel grafico. Da 450 a 490MHz, invece, è il circolatore 04955 a lavorare in banda. Per questo range di frequenze, quindi, si considerano affidabili gli andamenti segnati in rosa sul grafico. Stessa cosa succede per le frequenze che vanno da 550 a 650MHz. Essendo questa la banda di corretto funzionamento del circolatore 99055, si considerano affidabili gli andamenti presentati in verde sul grafico. Il problema si pone quindi solamente per le frequenze che vanno da 490MHz a 550MHz. Gli andamenti che si hanno sul grafico all’interno di questa banda, infatti, si sono ricavati facendo lavorare il circolatore 04955 fino a frequenze di 60MHz superiori a quelle individuate per il suo corretto funzionamento. Mentre, per quanto riguarda il circolatore 99055, questo è stato fatto lavorare fino a 60MHz al di sotto della banda per lui individuata. ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 217 ___________________________________________________________________________ A questo punto, all’interno di questo range di frequenze si è fatta la media matematica delle misure date dai due circolatori. In seguito, si è fatto un fitting dei punti del grafico, utilizzando una linea di tendenza polinomiale del quinto grado (linea rossa in Fig.8.8). Anche per quanto riguarda l’andamento della noise figure simulata, si è utilizzata una interpolazione in quanto, a causa dell’utilizzo dei Parametri S, tale grandezza presentava un andamento “riplettoso”. Noise Figure 0,9 NF misurata NF simulata 0,8 Poli. (NF misurata) Poli. (NF simulata) 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 350 360 370 380 390 400 410 420 430 440 450 460 470 480 490 500 510 520 530 540 550 560 570 580 590 600 610 620 630 640 650 Frequenze (MHz) Figura 8.8 Oltre alla linea di tendenza polinomiale, sul grafico sono state visualizzate anche le barre di errore relative alla misura della noise figure. L’individuazione del valore da attribuire a tale barre è stata possibile grazie all’utilizzo di un programma fornito dall’Agilent Technologies, di cui in Fig.8.9 è riportata l’interfaccia grafica. ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 218 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 8 . 9 Inserendo i dati relativi al DUT e al dispositivo utilizzato per effettuare le misure, quello che si ottiene è una incertezza standard (σ) di meno di 0.10dB. Tale valore è sicuramente ottimo per una testina di rumore e produce un errore predominante sul dispositivo complessivo molto basso. (Ref.[2], Ref.[3]) Una volta che si ha a disposizione il grafico della noise figure, è poi possibile confrontarlo con i grafici relativi alle simulazioni (riportati in azzurro in Fig.8.8). Si nota che, anche in questo caso, è presente uno slittamento in frequenza del punto di minimo della temperatura di rumore, anche se di minore entità. In Tabella 4 sono riportati i valori delle frequenze (espressi in MHz) in corrispondenza dei picchi positivi e negativi delle grandezze simulate e misurate, per quanto riguarda NF, guadagno e adattamento. ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 219 ___________________________________________________________________________ Misurato NF 455 S 2 1 325 S 1 1 345 S 2 2 390 Simulato 445 360 410 440 ∆ 10 35 65 50 Tabella 4 Si può notare come, la differenza di frequenza tra misurato e simulato vari a seconda della grandezza che si sta considerando ed è comunque sempre presente. Ciò complica notevolmente il problema della progettazione. Il primo passo di ogni progetto sarà quindi quello di individuare il parametro più importante di cui tenere conto e, di conseguenza, prendere atto di quelle che sono le frequenze a cui risulta più opportuno simulare. 8.1.4 MISURE DI DINAMICA Le misure di IP3 sono state fatte utilizzando, oltre al vettoriale, l’analizzatore di spettro HP 8564E (9kHz-40GHz). I grafici relativi alle misure di OIP3 del dispositivo a singolo stadio e del dispositivo bilanciato sono riportati in Fig.8.10 e 8.11. Dalle misure effettuate si è trovato che: • OIP3=+34dBm per il singolo stadio • OIP3=+36dBm per il bilanciato Nelle misure del punto di compressione a 1dB si è utilizzato l’analizzatore di reti HP 8751 (5Hz-500MHz). In Fig.8.12 e 8.13 sono riportati i grafici relativi al dispositivo a singolo stadio e a quello bilanciato. ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 220 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 8 . 1 0 F ig u r a 8 . 1 1 ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 221 ___________________________________________________________________________ La potenza presente in ascissa è la potenza di ingresso al DUT a cui sono già state detratte le perdite dovute allo splitter e ai cavi che sono stati utilizzati nelle misure. Si ottiene così: • P1dBin=-6.8dBm per il singolo stadio • P1dBin=-3dBm per il bilanciato Per ricavare il punto di compressione a 1dB dell’uscita, è sufficiente applicare la formula: P1dBout = P1dBin + (G - 1) (8.3) Applicando questa formula si ricava che: • P1dBout=+17.2dBm per il singolo stadio • P1dBout=+20.1dBm per il bilanciato I valori trovati della dinamica sono molto buoni. F ig u r a 8 . 1 2 ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 222 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 8 . 1 3 8.2 CARATTERIZZAZIONE DELL’AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE Rispetto ad un dispositivo a due porte, la caratterizzazione di un dispositivo di tipo differenziale è più complessa. La maggior parte degli analizzatori vettoriali di rete, infatti, non sono adatti allo scopo, dal momento che le loro porte, essendo single-ended, non sono in grado di supportare segnali differenziali e di modo comune. I dispositivi single-ended, inoltre, sono caratterizzati da impedenze di 50Ω e di 75Ω mentre i dispositivi differenziali non hanno valori di impedenza standard. Sono state individuate diverse metodologie per la caratterizzazione di dispositivi di tipo differenziale (Ref.[4]). Alcune di esse vengono brevemente descritte qui di seguito. Viene innanzitutto contemplata la possibilità di effettuare delle misure single-ended sul dispositivo con l’ausilio di un balun. ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 223 ___________________________________________________________________________ Questo è utilizzato per connettere la porta single-ened dell’analizzatore di rete alla porta differenziale del dispositivo. Tale soluzione, anche se è la più semplice ed immediata, porta con sé alcuni svantaggi dovuti alla non-idealità del balun stesso. Innanzitutto, la banda in cui è possibile effettuare le misure dipende dalla banda del balun (che notoriamente è piuttosto stretta). Il balun, inoltre, introduce delle perdite dovute alla propria return loss, insertion loss, amplitude unbalance e phase unbalance. Infine, non permettendo il passaggio di segnali di modo comune, è possibile ricavare informazioni solamente sulle misure che riguardano il modo differenziale. Un altro metodo contempla l’uso di una trasformazione matematica per convertire i dati single-ended in parametri differenziali. Tale metodo è chiamato tecnica mixed-mode S-parameter. Il differenziale progettato in questa tesi è un dispositivo a tre porte (ingresso differenziale ed uscita single-ended). Caratterizzare un 3 porte comporta eseguire 3 misure “a due porte”, ottenendo un totale di 12 parametri S. Mediante una elaborazione software, basata su particolari algoritmi (Ref.[5]), è possibile convertire i 12 parametri S nei 9 parametri S necessari alla caratterizzazione di un dispositivo a 3 porte. Questa tecnica cerca di determinare le risposte corrispondenti ai segnali di modo comune e differenziale su tutte le porte del dispositivo. La matrice mixed-mode è organizzata in modo del tutto simile ad una matrice di parametri S, solo che, in questo caso, ogni colonna rappresenta una condizione di stimolo differenziale e ogni riga rappresenta una differente risposta allo stimolo, come riportato in Fig.8.14. Vi è inoltre un’altra soluzione che prevede l’utilizzo di un Test System, apposito per dispositivi differenziali. Tale soluzione, almeno in questa fase iniziale, non è stata contemplata in quanto è molto dispendiosa. ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 224 ___________________________________________________________________________ F ig u r a 8 . 1 4 Per quanto riguarda la misura della NF, anche in questo caso non è possibile utilizzare le tradizionali tecniche di misura. Ricerche bibliografiche hanno messo in luce la possibilità di caratterizzare la NF di un dispositivo a tre porte in termini di matrice di rumore, parametri di scattering e coefficienti di riflessione sulle terminazioni del DUT. (Ref.[6]) ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 8 225 ___________________________________________________________________________ REFERENCES: [1]: “Phase-Shifter per applicazioni Radioastronomiche con array di grandi dimensioni” – Tesi di Laurea di Fabio Guelfi – A.A. 20002001 [2]: “Accuratezza delle misure di S.Mariotti, T.Pisanu, A.Scalambra Rapporto Interno Cnr-IRA 302/2000 temperatura di rumore”, [3]: “Strumentazione e metodologie per la modellistica di rumore di dispositivi attivi ad alta frequenza”, M. De Dominicis Tesi di Dottorato in Ingegneria delle Telecomunicazioni e Microelettronica – Università Tor Vergata - Febbraio 2004 [4]: “Concepts in Balanced Device Measurements” Application Note 1373-2 – Agilent Technologies [5] : “Combined Differential and Common-Mode Scattering Parameters : Theory and Simulation”, D.E.Bocklemann, W.R.Eisenstadt – IEEE Transactions on Microwave Theory and Techniques [6]: “Multiport Noise Characterization and differential Amplifiers”, J.Randa, Radio-Frequency Technology Division National Institute of Standards and Technology ___________________________________________________________________________ CARATTERIZZAZIONE DEI CIRCUITI CAPITOLO 9 226 ___________________________________________________________________________ 9.1 CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI Nell’ambito della partecipazione dell’Istituto di Radioastronomia al consorzio internazionale SKA, per la progettazione e realizzazione di un radiotelescopio di nuova generazione, il radiotelescopio “Croce del Nord”, sarà utilizzato per acquisire know how da riversare in questo ambizioso progetto. Con il seguente lavoro di tesi sono state investigate due tipologie di amplificatori a basso rumore (LNA), da applicare al radiotelescopio “Croce del Nord”. In particolare, sono state studiate e progettate una architettura di tipo bilanciato ed una di tipo differenziale. I risultati ottenuti vengono riassunti qui di seguito. 9.1.1 L’Amplificatore Bilanciato L’LNA a singolo stadio, da cui si è partiti per la realizzazione del progetto di questa tesi, presenta i seguenti valori misurati: • • • • • S 1 1 =-10dB S 2 2 =-17dB S 2 1 =22.6dB NF=0.4dB OIP3=+29.2dB Il prototipo dell’amplificatore bilanciato che è stato realizzato, presenta, invece, i seguenti valori misurati: • • • • • • S 1 1 =-14dB S 2 2 =-17.5dB S 2 1 =23.88dB NF=0.8dB P1dBout=+20dBm OIP3=+36dBm É evidente che, l’introduzione di una architettura di tipo bilanciato ha portato ad un buon miglioramento dell’adattamento (soprattutto dell’S 1 1 ) e anche del guadagno. Per quanto riguarda la dinamica, bisogna notare che, un aumento così evidente dell’OIP3 dipende anche dal fatto che l’amplificatore ___________________________________________________________________________ CONCLUSIONI CAPITOLO 9 227 ___________________________________________________________________________ a singolo stadio, qui progettato, ha, esso stesso, un punto di intercetta del terzo ordine di +34dBm. La NF ha subito comunque un aumento abbastanza consistente. Si ricordi che, nella realizzazione del prototipo, è stato comunque utilizzato uno splitter con caratteristiche peggiori rispetto a quello che si era inizialmente scelto. È quindi presumibile che, utilizzando il dispositivo migliore, si sia in grado di mantenere un valore di NF paragonabile a quello dell’amplificatore a singolo stadio inizialmente progettato. Gli svantaggi dell’utilizzo della configurazione bilanciata, come ci si aspettava, sono il consumo di potenza raddoppiato, la maggiore complessità circuitale, il maggiore ingombro e il costo che, seppur basso, è sempre 4 volte superiore a quello di uno stadio singolo. Uno sviluppo futuro di tale progetto sarà quello di realizzare un nuovo prototipo dell’amplificatore bilanciato, facendo uso degli splitter che si erano scelti inizialmente. È inoltre di fondamentale importanza verificare i parametri S del dispositivo ATF-54143 attraverso un operazione di de-embedding del componente. Ciò consentirà di dare una giustificazione allo shift in frequenza tra misure e simulazioni. 9.1.2 L’Amplificatore Differenziale I risultati delle simulazioni circuitali dello splitter sono riassunti di seguito: • • • • S33=-10dB S21=23dB Zodd=36dB NF=1.7dB Lo scopo di questo progetto era quello di valutare le problematiche relative all’applicazione di una struttura differenziale ai front-end della Croce del Nord. Sono stati quindi individuati diversi problemi quali la progettazione tenendo conto della impedenza differenziale, la criticità dell’introduzione delle piste nel layout del dispositivo e la forte variazione della Zodd simulando facendo uso di modelli e parametri S. ___________________________________________________________________________ CONCLUSIONI CAPITOLO 9 228 ___________________________________________________________________________ Il progetto presentato non fornisce comunque valori accettabili in termini di NF e adattamento, a causa delle caratteristiche presentate dal dispositivo MBC13916. Sono quindi possibili tre sviluppi futuri nell’ambito di questo progetto. Il primo contempla la verifica dell’effetto dell’introduzione di un doppio stadio, facendo sempre uso del dispositivo MBC13916. Il secondo prevede l’abbandono della tecnologia BiCMOS per passare all’utilizzo di HEMT. Il terzo prevede la realizzazione dell’amplificatore differenziale in tecnologia MMIC. Una strada di questo tipo è comunque quella più complicata considerando tutte le implicazioni associate. ___________________________________________________________________________ CONCLUSIONI APPENDICE A A1 ___________________________________________________________________________ A.1 DEFINIZIONE DEI PARAMETRI S Un generico dispositivo a due porte, come quello mostrato in Fig.A.1, è comunemente descritto attraverso la matrice impedenza, ammettenza, oppure, attraverso la matrice ibrida, secondo le relazioni riportate in Fig.A.2. Figura A.1. Due porte Figura A.2. Matrici Z, Y e H. Come si è visto nel Capitolo 2, però, alle alte frequenze non è possibile fare uso di questi parametri; per questo motivo è necessario un altro metodo di caratterizzazione delle reti. Le variabili che si usano comunemente alle radiofrequenze sono le variabili d’onda. LINEE DI TRASMISSIONE Alle alte frequenze, i sistemi hanno una sorgente di potenza. Una porzione di tale potenza è trasferitala carico attraverso una linea di trasmissione, come esemplificato in Fig.A.3. ___________________________________________________________________________ PARAMETRI S: DESCRIZIONE E SIGNIFICATO APPENDICE A A2 ___________________________________________________________________________ Figura A.3. Schema di una generica linea di trasmissione Tensioni, correnti e potenza possono essere considerate in forma di onde, che si muovono in entrambe le direzioni lungo la linea di trasmissione. Una porzione di onda incidente al carico sarà riflessa. Il circuito equivalente di una generica linea di trasmissione è mostrato in Fig.A.4. Figura A.4. Linea di trasmissione La sua impedenza caratteristica è definita dall’espressione: ZO = R + jω L L ≅ R + jω C C (A.1) ___________________________________________________________________________ PARAMETRI S: DESCRIZIONE E SIGNIFICATO APPENDICE A A3 ___________________________________________________________________________ L’ultima uguaglianza vale nel caso in cui la linea sia da considerarsi priva di perdite, infatti, una linea di trasmissione di questo tipo è costituita semplicemente da una induttanza in serie e da una capacità in parallelo. Convenzionalmente, alle radiofrequenze, si ha Zo=50Ω. Il valore della tensione in un dato punto della linea è la somma delle onde incidenti e riflesse in quel punto: Vt = E inc + E rifl . (A.2) La corrente, invece, è data dalla differenza tra la tensione d’onda incidente e riflessa, diviso l’impedenza caratteristica della linea: It = E inc − E rifl Z0 . (A.3) Una grandezza molto utilizzata è il coefficiente di riflessione, Γ . Esso viene definito mediante il rapporto: Γ= Z L − Z0 Z L + Z0 . (A.4) Γ è una misura della qualità dell’adattamento di impedenza tra il carico e l’impedenza caratteristica della linea. Infatti, il coefficiente di riflessione è nullo, se si sceglie un carico pari all’impedenza caratteristica della linea. Quindi, migliore è l’adattamento, più piccola è la tensione d’onda riflessa, e più piccolo è il coefficiente di riflessione. PARAMETRI S Si inserisca un due porte nella linea di trasmissione di Fig.A.3. Il risultato è rappresentato in Fig.A.5. E’ possibile esprimere le tensioni e le correnti in funzione dei coefficienti di onda incidente e riflessa alle porte, secondo le espressioni riportate in Fig.A.6. ___________________________________________________________________________ PARAMETRI S: DESCRIZIONE E SIGNIFICATO APPENDICE A A4 ___________________________________________________________________________ Figura A.5. Figura A.6 Si modifichino le equazioni di Fig.A.6 in modo che le tensioni d’onda incidenti siano le variabili indipendenti, mentre, le tensioni d’onda riflesse siano quelle dipendenti. Ne risultano due equazioni del tipo: E r1 = f11 (h )E i1 + f12 (h )E i2 E r2 = f 21 (h )E i1 + f 22 (h )E i2 (A.5) f11 , f 12 , f 21 e f 22 rappresentano un nuovo set di parametri di rete, che si possono chiamare parametri di Scattering. Si dividano entrambi i membri dell’equazione A.5 per possono definire le seguenti variabili: a1 = a2 = E i1 Zo Z0 . Si , E i2 Zo , (A.6) ___________________________________________________________________________ PARAMETRI S: DESCRIZIONE E SIGNIFICATO APPENDICE A A5 ___________________________________________________________________________ E b1 = r1 Zo , E b 2 = r2 Zo . Comunemente, a viene indicata come variabile d’onda incidente, mentre , b come variabile d’onda riflessa. Si noti che il quadrato dell’ampiezza di tali variabili ha le dimensioni di una potenza. La potenza incidente alla porta 1 è indicata con b a1 2 , mentre la 2 potenza riflessa dalla porta 1 è indicata con 1 . In Fig.A.7 viene rappresentato il due-porte con indicazione delle variabili d’onda incidente e riflessa. Figura A.7 Legando, tra di loro, tali variabili, si ottiene: b1 = S11a 1 + S12a 2 b 2 = S21a 1 + S22a 2 (A.7) dove, per definizione: S11 = S 21 = b1 a1 b2 a1 a 2 =0 , a 2 =0 (A.8) , (A.9) ___________________________________________________________________________ PARAMETRI S: DESCRIZIONE E SIGNIFICATO APPENDICE A A6 ___________________________________________________________________________ b S 22 = 2 a 2 a =0 1 , (A.10) b S12 = 1 a 2 a =0 1 . (A.11) Per misurare S11 , dunque, si deve avere a 2 =0, cioè la porta di uscita in Fig.A.7, deve essere ch iusa su di un'impedenza pari a R 0 =50Ω. In tal caso si avrà: (A.12) Chiudere la porta di uscita su di una impedenza uguale all’impedenza caratteristica della linea, è equivalente a porre a 2 =0. Ciò significa, infatti, che l’onda incidente è totalmente assorbita dal carico. Se si vuole dare un significato fisico ai parametri, si ha, ad esempio che: 2 S 21 = b2 2 a1 2 (A.13) Questa espressione definisce il rapporto tra la potenza che va al carico quando a 2 è nullo e la potenza disponibile in ingresso. Dalla definizione di S21 , rappresentata dall’equazione A.9, si deduce come la relazione A.13 rappresenti l'effettivo guadagno di potenza, cioè la quantità di potenza disponibile, erogata dal generatore, che giunge realmente al carico, passando attraverso il due porte. ___________________________________________________________________________ PARAMETRI S: DESCRIZIONE E SIGNIFICATO APPENDICE A A7 ___________________________________________________________________________ A.2 LA CARTA DI SMITH La carta di Smith, rappresentata in Fig.A.8, è tra i diagrammi più utilizzati per risolvere i problemi delle linee di trasmissione. Data la laboriosità dei procedimenti analitici, si preferiscono, infatti, metodi grafici e la carta di Smith, fra i diagrammi esistenti è quella che consente un più facile impiego. Si indichi con: Z = R + jX , (A.14) l’impedenza in un punto della linea di trasmissione; in particolare, con Z si può indicare l’impedenza del carico. Per la carta di Smith delle impedenze, si considera l’impedenza normalizzata z, costituita da una resistenza normalizzata, r, e da una reattanza normalizzata, x: z = r + jx = R X +j Z0 Z0 . (A.15) Viene, quindi, mappato il piano complesso della variabile z. La carta di Smith è formata da due famiglie di circonferenze ortogonali tra di loro. La prima è la famiglia delle circonferenze r=costante, aventi il centro sull’asse orizzontale. La seconda è costituita dalle circonferenze x=costante, aventi il centro sulla tangente alla circonferenza r=0, condotta per l’estremo destro della carta. La carta di Smith può essere interpretata ed usata anche come carta delle ammettenze. Indicando con Y=G+jB l’ammettenza in un punto della linea, il suo valore normalizzato, y, può essere espresso come: y = g + jb = G B +j Y0 Y0 . (A.16) La carta di Smith può, pertanto essere utilizzata per le ammettenze pur di sostituire r con g e x con b. ___________________________________________________________________________ PARAMETRI S: DESCRIZIONE E SIGNIFICATO APPENDICE A A8 ___________________________________________________________________________ Figura A.8. Carta di Smith ___________________________________________________________________________ PARAMETRI S: DESCRIZIONE E SIGNIFICATO APPENDICE A A9 ___________________________________________________________________________ REFERENCES: [1]: Appunti tratti dalle lezioni del corso di “Microonde” – Prof.A.Costanzo [2]: “S Parameter Design”, Application Note 154 – Agilent Technologies [3]: “Capitolo 5: Amplificatori per alta frequenza”, G.Vannini www.micrel.deis.unibo.it/˜eletlc/staff/Giorgio/didattica/lucidi_e 3.html ___________________________________________________________________________ PARAMETRI S: DESCRIZIONE E SIGNIFICATO