“FARMACI BRANDED E FARMACI EQUIVALENTI: RIFLESSIONE DOPO UN DECENNIO DI USO.” Aspetti Farmacoeconomici e giuridici La necessità crescente di investimenti in sanità, determinata dall’invecchiamento della popolazione e dalla maggiore offerta di farmaci e tecnologie innovativi, a fronte di un calo di risorse, impone manovre di razionalizzazione che investono in larga misura il mondo del farmaco. È però evidente che il prezzo del farmaco è solo una delle variabili che compongono il costo di una terapia: sarebbe opportuno operare razionalizzazioni con una scelta oculata dell’allocazione delle risorse nell’intero percorso diagnostico e terapeutico, particolarmente delle malattie croniche. Da questo punto di vista è auspicabile che le scelte di razionalizzazione e risparmio vengano fatte basandosi sui metodi scientifici della farmacoeconomia. La farmacoeconomiarappresenta infatti uno strumento per fornire parametri utili a scelte che tengano conto non solo dei costi, ma anche dei benefici, delle varie alternative terapeutiche. Essa può essere definita comela disciplina che identifica, misura e confronta i costi di tutte le risorse impiegate e i risultati ottenuti con la terapia (esiti). Nell’ambito del corso di Formazione a Distanza “FARMACI BRANDED E FARMACI EQUIVALENTI: RIFLESSIONE DOPO UN DECENNIO DI USO”proposto da FIMMG Metis, gli aspetti di farmacoeconomia sono trattati dal Prof. Francesco Vittorio Costa, dell’Università di Bologna. Mediante il suo contributo si approfondisce l’impatto economico della patologia cardiovascolare analizzando anche i costi della mancata aderenza -persistenza al trattamento. In questa patologia infatti, i vantaggi clinici di un trattamento efficace sono incontrovertibili e i costi della terapia sono ampiamente compensati dai vantaggi ottenibili dalla prevenzione degli eventi. La non-persistenza genera sprechi enormi in quanto consuma risorse economiche senza fornire i vantaggi ottenibili con un trattamento condotto in maniera rigorosa. L’introduzione dei farmaci equivalenti e soprattutto la sostituzione effettuata dal farmacista può ridurre l’aderenza e persistenza alla terapia, per svariati motivi, quali la difficoltà di comprensione del paziente, o gli effetti indesiderati che possono derivare dal cambio di farmaco. Inoltre lo stretto intervallo terapeutico di molti farmaci utilizzati in campo cardiovascolare richiederebbe un attento monitoraggio dello switching in termini di efficacia e sicurezza. La pratica della sostituzione da parte del farmacista in tali casi, per i rischi che può comportare, è stata fortemente criticata da diverse associazioni scientifiche. A proposito della sostituzione operata dal farmacista, è utile ricordare che, nello stesso corso FAD, nel capitolo “Profili di responsabilità del medico nella sostituzione dei farmaci”, il dott. Gianfranco Iadecola, già Magistrato di Cassazione, conclude la sua trattazione rispondendo in modo inequivocabile ai due quesiti che seguono: Può andare incontro a responsabilità professionale il medico, che non indichi nella ricetta la non sostituibilità del farmaco prescritto, allorché l’assunzione del medicinale ricevuto dal paziente in sostituzione abbia prodotto effetti dannosiper la salute del paziente medesimo?SI’ Nella stessa situazione, assume responsabilità il farmacista autore della sostituzione, peraltro consentita dal paziente? NO