IN SALA OPERATORIA GRAZIE APPARECCHIO D A VINCI, OGGI SI PUÒ RAGGIUNGERE E ASPORTARE LA TIROIDE PASSANDO DALLXSCELLA ANZICHÉ DAL COLLO. I VANTAGGI? NESSUNA CICATRICE, MENO DOLORE E RIPRESA DELLE NORAAAU ATTIVITÀ GIÀ IL GIORNO SUCCESSIVO ALL'INTERVENTO GLI SPECIALISTI professo! Rocco Bellantone è direttore dell'Unità operativa di chirurgici endocrina e metabolica del Policlinico Gemelli di Roma. È inoltre preside della facoltà di medicina e chirurgia e professore ordinario di chirurgia generale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. E l'ideatore, insieme al professor Paolo Mkcoli dell'Università di Pisa, della tiroidectomia videoassistita e dirige l'equipe che ha effettuato la prima tiroidectomia trans-ascellare robotica del centro sud d'Italia. Il dottor Marco Marchetti, specialista in igiene e medicina preventiva, è direttore dell'Unità valutazione delle tecnologie del Policlinico universitario Gemelli di Roma, uno dei due centri italiani che fanno parte dell'lnternational network of agencies for health technology assessment (Inahata), network internazionale che raggnippa 46 agenzie governative di valutazione delle tecnologie sanitarie. L e persone che devono sottoporsi all'asportazione parziale o totale della tiroide possono oggi contare su una nuova tecnica alternativa a quella tradizionale. Da qualche tempo, infatti, è possibile, telecomandando le braccia di un particolare apparecchio robotico chiamato "robot Da Vinci", operare la ghiandola deputata a regolare il metabolismo senza lasciare la benché minima cicatrice sul collo. Questo perché il chirurgo riesce ad accedere alla tiroide con una incisione non a livello cervicale, come avviene di solito, bensì ascellare. A inventare questa tecnica fu diversi anni fa il chirurgo sudcoreano Woong Youn Chung: l'idea gli venne perché nel suo Paese le cicatrici sul collo erano considerate particolarmente antiestetiche. Piano piano la tiroidectomia robotica trans-ascellare si è diffusa anche in Occidente e in Italia, dove però rappresenta ancora un metodo sperimentale e per questo motivo si effettua solamente, per il momento, in pochi centri selezionati. SOLO PER NODULI BENIGNI «Questa tecnica è attualmente indicata solo per il trattamento della malattia tiroidea nodulare benigna, cioè per la rimozione di parte o tutta la ghiandola interessata da uno o più noduli benigni, che devono però essere di piccole dimensioni, cioè non superiori ai 3-4 centimetri circa di diametro» spiega il professor Bellantone. «È però in corso di validazione il suo impiego anche per il trattamento della malattia maligna, nei soggetti a basso rischio di recidiva dopo l'operazione». Non si può, invece, ricorrere a questa tecnica in presenza di una malattia autoimmune della tiroide, visto che in questi casi sono spesso presenti ade- Le altre tecniche: tradizionale e Mivat •»*! L'asportazione della ghiandola tiroidea oggi può essere eseguita attraverso l'intervento tradizionale o quello videoassistito. Entrambe le tecniche, che si svolgono in anestesia generale, possono essere effettuate anche in caso di malattia maligna. La prima, che ha circa un secolo di vita, prevede l'accesso alla tiroide attraverso un'incisione di 5-6 centimetri al di sopra della fossetta alla base del collo: si opera quindi "a cielo aperto". Suturata l'incisione, in genere dopo una degenza di due-tre giorni si può tornare a casa. «La tecnica videoassistita mininvasiva o Mivat si effettua in endoscopia chirurgica: si raggiunge la ghiandola sempre dal collo, ma con un'incisione di circa 2 centimetri, inserendovi poi un endoscopio collegato a una telecamera e alcuni strumenti microchirurgici» spiega il professor Bellantone. La cicatrice più piccola e il ricorso alla telecamera (che garantisce una visione ottimale del campo chirurgico, permettendo di operare con maggiore precisione) determinano un minor rischio di complicanze e un decorso post-operatorio meno doloroso e più breve: si torna a casa il giorno successivo. Questa tecnica, però, non può essere utilizzata per noduli particolarmente voluminosi e in chi ha già avuto altri interventi al collo. 111 UN ROBOT IN SALA Ol ERATORIA renze e un'eccessiva quantità di vasi sanguigni attorno alla ghiandola, che renderebbero difficoltose le manovre robotiche. La tiroidectomia robotica trans-ascellare è poi controindicata se si è stati sottoposti a precedenti interventi di chinirgia tiroidea, di chinirgia mammaria e/o a precedenti radioterapie nella stessa zona; se si è portatori di pacemaker e se si ha un indice di massa corporea* superiore a 33. U N TUNNEL FINO AL COLLO Dopo che i medici hanno valutato, in genere con un'ecografia della tiroide e con l'agoaspirato del nodulo, la presenza delle indicazioni alla tiroidectomia trans-ascellare e l'assenza delle controindicazioni descritte, occorre, come per ogni intervento chirurgico, sottoporsi alla visita anestesiologica. L'operazione avviene in anestesia generale: il chirurgo esegue un'incisione, di circa 4-5 centimetri, parallela al pilastro anteriore ascellare (è il limite anteriore dell'incavo dell'ascella, costituito dai muscoli grande e piccolo pettorale). In genere si incide dal lato in cui la tiroide è più voluminosa, per facilitarne l'asportazione. Si crea poi un tunnel, scollando il tessuto sottocutaneo dalla fascia del muscolo grande pettorale, fino a raggiungere i muscoli del collo, tra cui lo sternocleidomastoideo che viene a sua volta divaricato per facilitare l'accesso alla sede in cui è alloggiata la tiroide. Attraverso l'incisione, passando per il tunnel che viene mantenuto divaricato con una sorta di spatola, si inseriscono quindi la telecamera e le braccia 112 SEMPRE PIÙ DIFFUSO IN ITALIA La robotica chirurgica sfrutta per lo più robot "attuatori", cioè che lavorano comandati a distanza dal chirurgo principalmente per interventi di endoscopia chirurgica*. Il Da Vinci è uno di colesti, quello più diffuso fuori dall'ambito sperimentale, dotato di quattro braccia e di polsi articolati, capaci di ruotare a 360 gradi. Nel nostro Paese la sua diffusione, cominciata a fine anni Novanta, è in continua espansione. Attualmente ve ne sono circa óó, distribuiti in diversi centri ospedalieri nazionali, tanto che in Europa l'Italia è seconda solo alla Francia e quarta a livello mondiale per diffusione, con oltre 7 mila interventi nel solo 2012. «Da un lato si registra in realtà un sottoutilizzo del robot Da Vinci rispetto ai costi elevati e ai numeri delle apparecchiature presenti nel nostro Paese» avverte il dottor Marchetti. «Dall'altro, stiamo assistendo alla crescita dei campi di applicazione, non sempre però giustificati da effettive valutazioni di maggiore efficacia rispetto all'intervento tradizionale, tanto che il Ministero della salute sta lavorando per la realizzazione di linee guida che rendano più standard l'uso del robot». Il Da Vinci trova infatti sempre maggiore utilizzo, oltre che nella tiroidectomia, nella chirurgia cardiaca, dell'obesità, dei polmoni e dei reni (nefrectomie) e in otorinolaringoiatria. «Fa però la parte delleone soprattutto in ambito urologico, dove viene impiegato per l'asportazione della prostata, in virtù dei potenziali vantaggi in termini di risparmio delle strutture nervose adiacenti, riducendo il rischio di complicanze come problemi <*'• erezione. Non esistono però sh di che ne abbiano dimostrai con certezza tale diminuzione» continua lo specialista. «Il secondo ambito in cui è più usato è quello ginecologico per il trattamento dei tumori dell'utero e nella chirurgia del colon per patologie benigne e maligne». I Le braccia robotiche permettonc al chirurgo di compiere movimenti maggiori e ancora più precisi F Quali sono i vantaggi La chinirgia robotica con il robot Da Vinci è l'evoluzione tecnologica della chirurgia endoscopica. Attraverso il tunnel che si crea tra l'incisione ascellare e l'area da operare non sarebbe possibile per il chirurgo manovrare direttamente i tradizionali strumenti laparoscopici, né tantomeno usare direttamente i propri occhi e le proprie mani. «Le braccia robotiche, alle cui sottilissime estremità sono montati gli strumenti chirurgici, operano anche in uno spazio molto ristretto, guidate a distanza dal chirurgo comodamente seduto a una consolle. L'articolazione robotica, inoltre, permette ai chirurghi di compiere movimenti con margini di libertà maggiori rispetto a quelli possibili normalmente e anche più precisi, perché privi di tremori» spiega il dottar Marco Marchetti. In più, si ha una visione tridimensionale e ingrandita del campo da operare grazie alla telecamera collegata al robot, cosa che permette un'azione ancora più precisa, rispettando le strutture anatomiche vicine alla ghiandola (vasi sanguigni, nervi, ghiandole paratiroidi). robotiche manovrate dal chirurgo seduto alla consol- le. La telecamera è collegata a un sistema computerizzato che permette una visione tridimensionale e ingrandita dell'area da operare. A questo punto si procede normalmente, isolando la tiroide dai vasi sanguigni, dai nervi e dalle strutture anatomiche vicine, per poi procedere alla sua asportazione, totale o parziale. Terminato l'intervento, si sutura, in genere con un unico punto. «Il tutto dura circa due ore e mezzo, perché occorre più tempo per creare il tunnel che porta dall'ascella al collo» precisa il professor Bellantone. Si TORNA A CASA IL GIORNO DOPO Rispetto alla tiroidectomia tradizionale, quella trans-ascellare è meno dolorosa, perché quest'area è meno sensibile di quella del collo, dove un'eventuale cicatrice risulta quindi più fastidiosa. E infatti anche l'uso di antinfiammatori è sporadico, eventualmente viene somministrato al bisogno del paracetamolo. Dal termine dell'operazione fino al giorno successivo, che in assenza di complicanze è quello di dimissione, si mantiene un piccolo tubicino di drenaggio a livello ascellare. «Il tunnel si consolida da solo in una settimana circa, ma già il giorno dopo l'intervento la persona non avverte più alcun fastidio» spiega il chirurgo. Rimane solo qualche piccolo livido e un lieve gonfiore, a causa del trauma subito dai tessuti durante lo scollamento, destinato comunque a risolversi in pochi giorni. Tornati a casa è possibile riprendere le normali attività quotidiane, anche se per una settimana è meglio evitare sforzi eccessivi. «Ovviamente, in conseguenza dell'asportazione della tiroide, soprattutto se totale, la persona operata dovrà assumere per tutta la vita una terapia ormonale sostitutiva, cioè una compressa quotidiana di ormone tiroideo, per sopperire alla naturale produzione che la ghiandola non è più in grado di fornire» ricorda il professor Bellantone. MENO COMPLICANZE II principale vantaggio di questo intervento è l'assenza di cicatrici sul collo. «Un beneficio certamente estetico, ma che permette di evitare anche disturbi correlati alla cicatrizzazione profonda della ferita. Questa infatti creerebbe un ostacolo allo scorrimento dei piani muscolari del collo, e quindi sintomi come la difficoltà a deglutire, la sensazione di corpo estraneo in gola o di "laccio intorno al collo" che, per quanto passeggeri, possono durare anche due-tre settimane» aggiunge il professor Bellantone. La perfetta visione del campo operatorio e la maggiore precisione di intervento data dalle peculiarità del robot riducono il rischio di complicanze, in particolare di lesioni a carico dei nervi laringei ricorrenti (che comandano il movimento delle corde vocali) e delle paratiroidi*. «In Italia gli interventi effettuati con questa tecnica sono ancora pochi, ma, in base ai questionali sottoposti nel post-intervento, quanti hanno affrontato questo tipo di chirurgia non si sono pentiti della scelta» conclude il chirurgo. ^ Valerio Ghitti GLI INDIRIZZI In Italia la tiroidectomia trans-ascellare robotica viene svolta solo nei seguenti centri. AREZZO Ospedale San Donato, Unità operativa di otorinolaringoiatria, tei 0575/255312 MODENA Nuovo ospedale Sant'Agostino estense, Unità operativa di chirurgia generale, tei. 059/3961261 PISA Ospedale Cisaneìlo, Unità operativa di endocrinochirurgia, tei 050/997693 NUORO Ospedale San Francesco, Unità operativa di chirurgia generale, tei. 0784/240097 ROMA Policlinico Gemelli, Unità operativa di chirurgia endocrina e metabolica, tei. 06/30154471. ABC Dizionario PARATIROIDI: quattro ghiandole grandi quanto un chicco di riso, vicine alla tiroide, la cui presenza è fondamentale per l'assorbimento del calcio. ENDOSCOPIA CHIRURGICA: tecnica di intervento che prevede l'inserimento degli strumenti chirurgici e di una telecamera attraverso tre incisioni millimetriche nell'area da operare. INDICE DI MASSA CORPOREA: calcolo matematico in grado di stabilire se una persona è normopeso, sovrappeso o obeso. Si ottiene dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell'altezza espressa in metri. 113