Unione Europea Regione Liguria Unione Provinciale Agricoltori di Savona Centro Regionale di Sperimentazione ed Assistenza Agricola (CeRSAA) Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Savona PROGETTO DIMOSTRATIVO “Nuove ornamentali per la floricoltura in vaso del savonese. Illustrazione delle selezioni e coltivazione a basso impatto ambientale” Cod. prod. SI10000119 Regolamento CE n. 1257/99 Misura c (3) Formazione Professionale – 3.3 “Progetti dimostrativi” 1 FUCSIA (Fucsia sp.pl.) Della fucsia sono impiegabili a fini ornamentali numerose specie, cultivar e selezioni. Molte di esse sono note da lungo tempo e utilizzate a fini commerciali in nicchie di mercato molto limitate, ma largamente frequentate da estimatori, appassionati e collezionisti di curiosità botaniche. All’interno del gen. Fucsia si trovano, infatti, specie caratterizzate da un notevole dimorfismo sia per quanto riguarda la dimensione delle piante (erbacee e arbustive), sia per la dimensione e il colore delle foglie, sia, infine, per la dimensione, il portamento ed il colore dei fiori Le specie più comunemente coltivate sono: F. T. Vooske, F. obconica, F. Celia’s Medley, F. microphylla, F. Delta’s Wonder, F. Tarra Valley, F. Lechlade Gorgen, F. Delta’s Splendor, F. Andrei, F. Musetta, F. Prince of Orange, F. Kerry Hann, F. Fire Mountain, F. Jasper Vuurbal, F. sanctae rosae, F. Lindsay Hendricks, F. Temptation, F. autumnale, F. Ashley, F. Ruddigor, F. coralline Tricolor, F. Lady Thumb, F. Cyril Holmes, F. Admiration F. Sharpitor, F. procumbens, F. Rose Craft Beauty, F. Waltz Althoorn, F. Pink Cornet, F. Taudens Heil, F. Nortumbrian Pipes, F. Golden Marinka, F. loxensis, F. corallina, F. Bella Rossella, F. Sonata, F. Falling Stars, F. Theseus. All’interno del genere Fucsia si incontra una notevole variabilità e ricchezza di forme e colori del fogliame e dei fiori che rende interessante la valutazione della suscettibilità alla coltivazione di alcune di esse. E’, infatti, possibile incontrare piante con portamento eretto, o decombente, piante con fogliame di dimensioni, colore e forme molto varie, o, infine, piante con fiori caratterizzati da colori puri, o da sfumature anche molto intense, portati singolarmente, o in infiorescenze di forme diverse, anche molto curiose e, in taluni casi, caratterizzati dalle dimensioni molto generose, o molto limitate, ma pur sempre interessanti dal punto di vista ornamentale. Dal punto di vista tassonomico, la grande ricchezza e disponibilità di materiale vegetale presso vivaisti e collezionisti non è sempre accompagnata da una sicura identificazione botanica e chiara differenziazione tra le cultivar. Può capitare, infatti, che una medesima varietà venga individuata con nomi differenti, come pure sotto un medesimo nome vengano commercializzate selezioni simili dal punto di vista morfologico generale, ma caratterizzate da colori dei fiori molto diversi. Questo problema, al di là delle chiare implicazioni scientifiche, rende spesso difficile identificare univocamente una determinata accessione per un impiego di tipo commerciale. Dal punto di vista produttivo, poco numerose sono le specie e le cultivar attualmente commercializzate su larga scala, mentre alcuni vivaisti, particolarmente nel nord Italia, si sono specializzati nella raccolta e coltivazione di numerose specie e cultivar poco note al grande pubblico. Presso questi “collezionisti” è possibile veder coltivate oltre 400-500 tra specie botaniche e varietà. Questo lavoro intende anche raggiungere l’obiettivo di far conoscere agli agricoltori specie e cultivar in questo momento poco, o affatto note. MOLTIPLICAZIONE La moltiplicazione, al fine di conservare inalterate le caratteristiche cultivarietali, deve essere effettuata per talea. Peraltro, la moltiplicazione per seme, peraltro possibile per originare nuove selezioni, è spesso difficile da ottenere in quanto alcune selezioni vanno a seme con difficoltà, o producono semi immaturi. 2 MOLTIPLICAZIONE AGAMICA, O VIA TALEA La qualità del materiale di moltiplicazione e la rapidità del processo di emissione di radici avventizie dalla talea è fortemente condizionato dallo stato fitosanitario e nutrizionale della pianta madre. 1. Preparazione delle piante madri a. Attendere o favorire artificialmente il termine della fioritura. Il termine della fioritura può essere favorito effettuando anticipatamente la potatura delle piante in piena fioritura e apportando abbondanti concimazioni azotate. b. Mantenere le piante madri in terreni/substrati idonei e favorevoli alla buona radicazione delle piante stesse e, quindi, al loro sviluppo. Di norma si suggerisce l’allevamento delle piante madri in vaso su substrato di medio impasto, ovvero caratterizzato da una buona capacità di scambio cationico e da una buona capacità di ritenzione idrica, associata ad un perfetto drenaggio dell’acqua di irrigazione. Questo compromesso tra ritenzione idrica e drenaggio può essere raggiunta utilizzando un substrato realizzato con almeno il 70% di una miscela di torbe (40% di torba bionda e 30% di torba bruna), 10% di argilla granulata, 10% di compost di cortecce e 10% di pomice. c. Concimare le piante con fertilizzanti a basso tenore di azoto ed elevato titolo di fosforo e potassio (es. N:P2O5:K2O=1:2:2) alla dose di 1,5-2 g/l di fertilizzante, al fine di favorire la produzione di biomassa verde e limitare, per quanto possibile, l’induzione a fiore. 2. Esecuzione del taleggio e pratiche colturali a. Periodi di taleggio: poiché la durata del periodo della fioritura delle fucsie si protrae, in ambiente protetto, dalla fine di gennaio fino a metà estate ed in pieno campo a partire dai primi caldi primaverili (aprile), fino oltre settembre, è possibile effettuare il taleaggio da ottobre a tutto gennaio. Le operazioni di taleaggio devono essere compiute, in questo arco temporale, tra la fine di ottobre e novembre, se si desidera ottenere, in ambiente protetto,una produzione sufficientemente anticipata che consenta di presentare sul mercato piante in piena fioritura da marzo a maggio. Tuttavia, a causa della notevole ricchezza e variabilità di comportamento del genere Fucsia, è difficile generalizzare le note colturali sopra indicate, che rimangono una indicazione di massima riferita alle specie e alle selezioni più diffuse. b. Esecuzione del taleggio: la raccolta del materiale in campo deve essere eseguita con strumenti di taglio affilati, puliti e sottoposti a periodica disinfezione (ogni 100 talee o anche meno) mediante uso di sostanze/strategie di provata efficacia (soluzioni di ipoclorito di sodio, alcool 70°, calore); nella successiva fase di messa in radicazione delle talee è opportuno eseguire nuovamente il taglio, meglio se con una lama molto affilata, inclinando lo stesso di 45° rispetto alla direzione dell’asse vegetativo, avendo massima cura nel non interrare foglie nel substrato di coltivazione. Prelevamento delle talee: il taleggio deve essere eseguito prelevando talee di apice. Anche se è possibile ottenere giovani piante radicate a partire da talee prive di apice vegetativo, ovvero da quelle raccolte successivamente al prelievo delle talee di apice, si sconsiglia di utilizzarle, a causa della notevole lentezza nello sviluppo delle radici, addirittura assente in alcune selezioni, e della qualità molto scarsa delle piante così ottenute. Per talune selezioni la radicazione delle talee di apice è comunque difficile, lenta, e spesso si conclude con un insuccesso. Questo fenomeno si verifica soprattutto su selezioni di fucsia molto erbacee, o caratterizzate da foglie di grandi dimensioni. c. Contenitori per la radicazione: a causa del notevole dimorfismo fogliare, che interessa anche la dimensione delle foglie, non è possibile generalizzare un suggerimento circa il tipo di contenitore alveolato da impiegare; di norma si impiegano contenitori da 64 e da 84 alveoli in polipropilene, o in polistirolo con foro a tronco di cono, o a tronco di 3 d. e. f. g. piramide. E’, in questo caso, fortemente consigliata la scelta del tipo di contenitore sia in funzione della dimensione delle foglie della selezione che si vuol fare radicare, sia della sua suscettibilità a Botrytis cinerea, patogeno chiave di questa coltura in vivaio. Ne consegue che specie caratterizzate da una ridotta dimensione delle foglie e quindi da un limitato ingombro spaziale, ma mlto suscettibili al marciume bruno, debbano essere fatte radicare all’interno di contenitori da 64, anziché da 84 fori. Si consiglia, infine, l’uso del contenitore con foro a tronco di piramide, pur se meno frequentemente impiegato e difficilmente reperibile in commercio, in quanto favorisce una migliore distribuzione ed esplorazione del substrato da parte dell’apparato radicale in fase di sviluppo. Substrato per la radicazione: il substrato da utilizzare per la radicazione deve garantire il drenaggio dell’acqua distribuita in eccesso e, contemporaneamente, il mantenimento di un adeguato grado di umidità. Normalmente, vista la notevole sensibilità della fuscia all’eccesso di umidità nell’ambiente di coltivazione e nel substrato di radicazione, si impiegano substrati aventi la seguente composizione (espressa come v/v): torba bionda (macinata fine 2-5 mm) 25% + torba nera (macinata fine 2-5 mm) 25% + perlite (diametro 3-4 mm) 50%, oppure torba bionda (macinata fine 2-5 mm) 50% + perlite (diametro 3-4 mm) 50%. La regolazione dell’umidità dell’ambiente di coltivazione deve essere sempre superiore all’80%, al fine di favorire la rapida radicazione delle talee, ma deve rimanere costantemente inferiore al 95-98%, evitando una eccessiva bagnatura delle foglie. Se il taleggio avviene in periodi, o in ambienti di coltivazione relativamente asciutti, come frequentemente avviene in aziende a bassa specializzazione che eseguono al proprio interno tute le fasi del ciclo di coltivazione, è necessario ridurre il dosaggio di perlite a volumi non superiori al 30-35%, aumentando proporzionalmente le torbe. Sulla base di esperienze condotte recentemente, l’uso di zeolititi può influire positivamente sul miglioramento della radicazione miscelate nel substrato in radione di almeno il 10% v/v. Condizioni ambientali: i. Temperatura: 20° - 24°C ± 1 ii. Umidità relativa: 80-90% ± 5 iii. Luce: 300 W/m2 ± 50 Irrigazione: potendo disporre di un sistema di umidificazione tipo “mist”, o “fog”, è sufficiente controllare l’umidità del substrato di coltivazione accertandosi che questo non si disidrati eccessivamente. E’ necessario mantenere il substrato a valori superiori al 50% della propria capacità di campo. Non disponendo di sistemi di umidificazione ambientale particolarmente sofisticati, è necessario ricorrere ad una irrigazione umidificante almeno 3-4 volte al giorno, ovvero, in relazione alle condizioni ambientali, evitare la disidratazione e, quindi, l’essicazione del substrato. Sintomo della eccessiva disidratazione del substrato è il suo distacco dalla parete dell’alveolo. Concimazione: normalmente non si prevedono concimazioni sulle talee in fase di radicazione, essendo questo periodo di breve durata. A puro scopo di breve mantenimento delle talee radicate prima del trapianto nel contenitore finale, è possibile effettuare una-due fertirrigazioni ogni 7-10 giorni con un concime bilanciato (es. N:P2O5:K2O=1:1:1) alla dose di 0,8-1 g/l di fertilizzante. In questo caso particolare attenzione dovrà essere rivolta alla limitazione della filatura delle piante, ovvero dell’allungamento degli internodi. Ormoni radicanti: in molti casi l’uso di sostanze radicanti può essere consigliato, soprattutto quando il materiale di partenza non appare in buono stato. In ogni caso l’uso di tali sostanze (derivati auxinici al momento della messa in radicazione; derivati delle citochinine su talee con callo formato) va effettuato seguendo le indicazioni riportate in etichetta dei citati prodotti. Comunemente viene utilizzato l’acido α-naftalenacetico 4 (NAA), applicato per impolveramento della base delle stesse immediatamente prima della messa a dimora. L’impiego di questo prodotto, tuttavia, non appare strettamente necessario, se le condizioni del materiale vegetale e ambientali sono quelle ideali, e comunque non è ammesso in coltivazioni biologiche, per le quali sono autorizzate citochinine naturali (es. Zeatina). Qualche effetto migliorativo della radicazione potrebbe essere ottenuto per quelle selezioni che hanno difficoltà ad emettere radici in tempi brevi dopo il taglio dalla pianta madre. 3. Durata del periodo di radicazione La durata media del ciclo di radicazione è pari a 2-3 settimane in condizioni ottimali. In questo caso, normalmente la radicazione è omogenea e si ha da subito produzione di nuove foglie. In condizioni non ideali, la radicazione può durare anche 4 settimane o più, ma in queste condizioni la produzione di radici risulta scarsamente omogenea, le giovani piante si accrescono con molta lentezza e le fallanze possono essere anche molto elevate, soprattutto a causa degli attacchi di muffa grigia (Botrytis cinerea). 4. Alterazioni di natura parassitaria e non parassitaria La fucsia è una specie piuttosto delicata e la fase di radicazione delle talee è spesso molto critica. Le principali alterazioni parassitarie, causa di fallanze anche molto ampie, sono causate da Pythium spp. e, soprattutto, da Botrytis cinerea, agente della muffa grigia che attacca gravemente le porzioni basali delle giovani piante e l’apparato fogliare; tali parassiti infettano il materiale generalmente nelle prime fasi della radicazione, o materiale già da tempo radicato e, pertanto, soggetto a fisiologico invecchiamento. Spesso la causa scatenante gli attacchi parassitari è una cattiva gestione colturale e, come già citato, l’umidità eccessiva dell’ambiente di coltivazione, anche conseguenza di irrigazioni troppo abbondanti, o troppo frequenti, associata ad una cattiva qualità del materiale vegetativo (talee prelevate da piante in fioritura, o talee non di apice, o talee prelevate da piante madri già sofferenti per cause diverse). Tra le alterazioni non parassitarie più frequenti si menzionano l’eccesso di bagnatura del substrato, che è causa di asfissia radicale, e l’eccesso di luce, combinato con la bassa umidità ambientale, che è causa di rapida disidratazione delle talee, particolarmente quando queste si trovano nelle fasi iniziali del processo di formazione delle radici. Infine, un eccessivo prolungamento della coltivazione delle talee radicate in alveolo può essere causa di seccumi sulle foglie basali, giallumi diffusi e, più in generale, di “invecchiamento” delle talee radicate, che si riflette in una più lenta ripresa di sviluppo delle piante messe a dimora nei contenitori finali. Mezzi di difesa Per la produzione di barbatelle è fondamentale il mantenimento in sanità delle talee in fase di radicazione. In agricoltura convenzionale e biologica è possibile impiegare prodotti a base di rame alle dosi riportate in etichetta distribuiti sulla coltura con frequenza almeno settimanale. Il rame favorisce il contenimento della muffa grigia (Botrytis cinerea) e, grazie anche ad un lieve effetto fitotossico, favorisce l’irrobustimento dei tessuti fogliari. Un eccessivo impiego di questo metallo, tuttavia, può essere causa di danni da fitotossicità anche intensi sulle foglie delle piante. In agricoltura convenzionale è anche possibile impiegare altri prodotti, come meglio specificato nella tabella seguente. Il contenimento dei marciumi radicali causati da Pythium spp può essere ottenuto, oltre che con il controllo dei parametri ambientali ed in particolare dell’umidità del substrato, con l’impiego di mezzi chimici autorizzati in vivaio ed in taleaio, quali metalaxyl (taleai), o propamocarb (vivai), autorizzati alla data di pubblicazione del presente manuale. 5 Poiché il settore degli agrofarmaci e le relative autorizzazioni all’uso è in continua evoluzione, per maggiore chiarezza, in tabella si illustra l’elenco dei prodotti autorizzati in agricoltura convenzionale e biologica aggiornato ad agosto 2006. Prodotti autorizzati su ornamentali e floreali in agricoltura biologica e convenzionale nelle fasi iniziali della coltivazione per il contenimento delle più comuni fitopatie (Estratto da WinBDF - Banca Dati Fitofarmaci - ECOSPI s.r.l. Via Parini 9 Milano - Aggiornamento: agosto 2006) Prodotto Autorizzazione Taleai Vivai Disinfezione Ammesso in talee agricoltura biologica 8-idrossichinolina solfato X Benalaxil X Dodina X Fosetil – Al X Kresoxim – methyl X Oxyfluorfen X Procloraz X Propamocarb X Rame X Tetraconazolo X Tiram X X Trichoderma arzianum X X Trichoderma viride X X Ziram X Zolfo X X ALLEVAMENTO IN CAMPO Successivamente al trapianto inizia la fase di accrescimento delle piante che, normalmente, avviene in pieno campo, meglio se sotto rete ombreggiante, ed, occasionalmente, anche in ambiente protetto. Di seguito sono indicate le tappe fondamentali per la produzione delle piante. 1. Scelta del substrato di coltivazione In linea di massima, la fucsia necessita di un substrato di coltivazione a composizione fisica leggera. Esempi di composizione (espressa come v/v): • torba bionda 30% + torba nera 30% + pomice (diametro 3-4 mm) 20% + compost di corteccia 10% + argilla granulata 10%. • torba bionda 40% + torba nera 40% + pomice (diametro 3-4 mm) 20%. pH ottimale: 5,5 – 6,5 Conducibilità elettrica (CE): 600-800 µS/cm La fucsia può essere coltivata anche su substrato contenente non oltre il 40% di compost di origine vegetale ben maturo, in sostituzione parziale della torba. Peraltro la grande variabilità di tale materiale non permette di assicurare a priori che un suo utilizzo fornisca certamente buoni risultati. 2. Messa a dimora delle barbatelle Le barbatelle devono essere trapiantate immediatamente dopo l’arrivo delle giovani piante in azienda, ovvero non appena le radici raggiungono il fondo dell’alveolo, colonizzando completamente il substrato in esso contenuto 6 A seconda del diametro del vaso, dell’effetto finale voluto, o del numero di spuntature che si intende effettuare, o della durata del ciclo colturale è possibile trapiantare una o più talee per vaso. Il colore del vaso dipende dal mercato di destinazione del prodotto. Di norma, il colore nero è il più diffusamente utilizzato e indicato per produzioni di medio-basso valore aggiunto, mentre il vaso colore terracotta viene associato a coltivazioni di maggiore valore aggiunto e comunque destinato a mercati di limitata importanza e riservati, in molti casi, a collezionisti. Sono peraltro utilizzate anche diverse tonalità del verde e del marrone. Talvolta, per fucsie a portamento molle e ricadente verso terra, si preferisce impiegare vasi tipo “basket”, da appendere a supporti vari con appositi ganci, di colore bianco. In ogni caso, assume particolare importanza la forma del fondo del vaso: essendo questo prevalentemente deposto su terra battuta compattata e ricoperta da un telo antialga di pacciamatura, la parte basale del contenitore deve essere profondamente incisa e dotata di molti fori di drenaggio, mentre è da sconsigliare l’uso dei vasi a fondo piatto, con fori disposti sul fondo, o, unicamente, sui lati. 3. Ambienti di coltivazione e condizioni ambientali di accrescimento La fucsia si accresce in ambiente protetto. La scelta dell’ambiente di coltivazione influisce sulla qualità finale delle piante e, comunque, dipende dal periodo nel quale si intende effettuare la coltivazione. L’ambiente protetto (serra in ferro e vetro, preferibilmente) viene impiegato per favorire il corretto sviluppo delle piante e per ottenere una copiosa fioritura. La coltivazione in ambiente protetto è, infine, necessaria per le selezioni e le specie originarie di aree a clima caldo e caldo-umido: queste, infatti, non sono in grado di superare le basse temperature invernali tipiche delle regioni del nord del Mediterraneo, o, quantomeno, subiscono gravi danni estetici. L’ombreggiamento, migliora, inoltre, l’omogeneità della coltura ed il mantenimento, particolarmente nel periodo più caldo dell’anno, di un buon livello di umidità nel contenitore di coltivazione. Alcune varietà sono particolarmente sensibili al caldo estivo, che ne può causare anche la morte, per cui l’ombreggiamento può risultare un fattore di successo e, soprattutto, di sopravvivenza della coltivazione per l’annata successiva. Di norma, temperature prossime allo zero causano morte della pianta; tuttavia, come si è detto, la sensibilità delle piante al freddo è legata alla specifica sensibilità delle numerose specie e varietà commercialmente utilizzabili. Una maggiore tolleranza al freddo può essere ottenuta con una concimazione molto ricca in potassio. E’ soprattutto l’eccesso termico a causare problemi alla coltivazione delle fucsie che, per alcune specie e selezioni, può causare la morte rapida delle stesse. Umidità ambientale ideale: 65-80% Illuminazione: la fucsia è una pianta prevalentemente da pieno sole, anche se alcune selezioni amano intensità luminose ridotte. La pratica dell’ombreggiamento favorisce l’ottenimento di piante più erbacee e, in definitiva, più gradite dal consumatore. 4. Pratiche colturali Nutrizione Non essendo noti con precisione gli asporti della fucsia, non è possibile indicare livelli di nutrizione precisi e ci si deve affidare a quanto indicato dalla normale pratica agricola. Di norma si opera secondo sistemi diversi, che prevedono l’uso di fertilizzanti minerali a lenta cessione e a cessione controllata, oppure di fertilizzanti minerali idrosolubili. Non è ancora stato sperimentato con successo un sistema di coltivazione ammessibile in agricoltura biologica, impiegando fertilizzanti minerali e organici appositamente 7 autorizzati, e in grado di fornire risultati confrontabili con quelliottenuti con le tecniche di agricoltura convenzionale. Irrigazione Gli apporti irrigui vengono effettuati, come nel caso della nutrizione, senza una precisa conoscenza scientifica, su basi consuetudinarie, o in relazione ad osservazioni di campo. Nel periodo invernale l’irrigazione della fucsia in vaso deve essere attentamente gestita, al fine di evitare ristagni idrici e il conseguente attacco di agenti di marciumi radicali – nei confronti dei quali la fucsia è particolarmente sensibile. Nel periodo invernale e primaverile viene, quindi effettuata, di norma, 1-2 irrigazioni settimanali, mentre nel periodo estivo si può arrivare a irrigazioni giornaliere. Gli agricoltori che eseguono la fertirrigazione comprendono tale operazione nel numero totale delle irrigazioni da effettuare. In alcuni casi, vengono adottati sistemi di supporto decisionale con attuatori che automatizzano la frequenza e la durata dell’irrigazione, integrando il fabbisogno evapotraspirativo ambientale, calcolato su base reale (evaporimetro classe A), o su base empirica, con l’intensità della radiazione diretta. In linea di massima, per un vaso di 14 cm di diametro e due litri di volume, ad ogni irrigazione si apportano circa 150-200 ml di acqua, mentre per un vaso di 18 cm di diametro si può apportare fino a 1 litro di acqua per operazione di adacquamento. L’irrigazione e la fertirrigazione viene eseguita obbligatoriamente con un impianto a microportata, o a goccia, al fine di garantire pulizia e riduzione dei rischi fitopatologici sul fogliame. Peraltro, una attenta irrigazione localizzata, commisurata alle esigenze della coltura, consente la riduzione delle dispersioni di acqua e minerali nell’ambiente. 5. Alterazioni parassitarie e non parassitarie Alterazioni parassitarie Alterazioni causate da funghi Marciumi radicali Attacchi di Pythium ultimum, P. rostratum e Phytophthora nicotianae var. parasitica determinano la comparsa di estesi marciumi radicali. Condizioni di elevate umidità del terreno e temperature elevate favoriscono gli attacchi di questi patogeni. Tracheoverticilliosi Attacchi di Verticillium dahliae determinano la comparsa nelle piante colpite di vistosi fenomeni di avvizzimento. Per la biologia e la lotta si rimanda a quanto detto a proposito del pelargonio. Ruggine Pucciniastrum epilobii è segnalata in diversi Paesi ed anche in Italia, come l'agente della ruggine della fuchsia; in presenza di attacchi molto gravi si può arrivare alla morte della pianta. Muffa grigia Botrytis cinerea, fungo assai polifago, può attaccare anche la fucsia, causando la comparsa di macchie fogliari. In presenza di elevata umidità ambientale le foglie vengono interamente ricoperte della caratteristica muffa grigia. In alcuni casi si osservano attacchi a livello del colletto sulle giovani piantine appena messe a dimora. Malattie da virus Le fucsie non appaiono molto sensibili alle infezioni da virus. Sono stati infatti segnalati m queste piante soltanto pochi virus ed alcune alterazioni ritenute di origine virale. 8 Fuchsia latent possible carlavirus (FLV, virus latente della fucsia). Questo Carlavirus è stato segnalato in Canada, dove è stato rilevato con metodi di microscopia elettronica in numerose specie e cultivar di fucsia, non associato con certezza ad una specifica malattia. Non è risultato trasmissibile a piante indicatrici e non è stato caratterizzato. Un carlavirus simile è stato rilevato in Italia in 26 cultivar di fucsia su 32 saggiate ed in 5 specie botaniche, che non mostravano malattia particolare. Questo virus è risultato trasmissibile a Chenopodium spp. e da questa pianta è stato possibile reinfettare la fucsia, senza causarvi sintomi evidenti. Sono state trovate relazioni sierologiche con altri 5 carlavirus, ma non è stato possibile verificare sperimentalmente le possibili analogie con l'isolato descritto in Canada. Tuttavia, dato il vasto scambio internazionale di materiale di propagazione e l'alta percentuale di cultivar trovate infette nelle ricerche svolte nei due Paesi, è presumibile che si tratti dello stesso virus. Tomato spotted wilt tospovirus (TSWV, virus dell'avvizzimento maculato del pomodoro), isolato in California da Fuchsia magellanica. Non sono disponibili indicazioni sull'eventuale malattia associata all'infezione. Le malattie ad eziologia ignota, ma ritenuta virale, segnalate su fucsia sono: fuchsia crinkle (arricciamento della fucsia), rilevato in Germania, ed un mosaico, segnalato in Africa Occidentale, nelle Isole Canarie e negli USA. Gli insetti. Tra gli insetti, Tisanotteri (tripidi) e afidi sono quelli che più frequentemente si incontrano su basilico. I Tisanotteri. Tra i numerosi appartenenti a questo Ordine, Frankliniella occidentalis si osserva su fucsia con una certa frequenza. Su piantine giovani e tenere il loro attacco, frequentemente localizzato sull'apice vegetativo e sulle foglie di più recente formazione, provoca intensi e vistosi fenomeni di arricciamento della lamina fogliare e, frequentemente, di completa distorsione dell'apice vegetativo. In conseguenza dell'attacco, inoltre, le foglie tendono ad ispessirsi e la loro consistenza si accresce notevolmente; talvolta, particolarmente nei periodi più freddi dell'anno, anche il colore delle foglie può mutare divenendo più cupo e perdendo la sua naturale brillantezza. La gravità dei danni alle coltivazioni arrecati dai tripidi in ambiente protetto è particolarmente elevata nel periodo invernale. Gli afidi Gli afidi, di numerosi generi e specie, sono frequentemente rintracciabili su fucsia. La presenza di colonie di afidi, soprattutto nel periodo primaverile, è avvertibile ad iniziare dalle aperture di accesso o di ventilazione degli ambienti protetti. Le prime colonie, pertanto, sono limitate a poche aree all'interno delle serre e, se il riconoscimento dell'infestazione è tempestivo, uno o due interventi mirati su esse sono risolutivi. Gli afidi colpiscono le foglie; l'attività trofica di questi insetti consiste nella suzione dei succhi cellulari e linfatici, e spesso causa, oltre al rallentamento dell'accrescimento, intense distorsioni e accartocciamento delle foglie. Gli acari Tra gli acari che possono infestare le coltivazioni di fucsia, Tetranicus urticae è il più comune. Gli acari rappresentano un pericolo reale per la coltura. Gli attacchi sono osservabili dalla tarda primavera a tutto l'autunno, nei punti ove la coltura è più esposta al caldo secco, ovvero in prossimità delle aperture delle serre, o lungo tutti i bordi, o in aree localizzate nelle quali l'irrigazione è ridotta o mal distribuita. Talvolta, più raramente, attacchi sono osservabili nel periodo autunnale o invernale in prossimità dei termoventilatori o dei tubi alettati impiegati per il riscaldamento. 9 Sintesi dei prodotti autorizzati su colture floreali e ornamentali, tra cui è possibile considerare la salvia, utilizzabili per il contenimento delle più comuni fitopatie (aggiornamento: agosto 2006) Principio attivo 8-idrossichinolina solfato Abamectina avermectine Avermectine Acetamiprid Acido gibberellico Acrinatrina Piretroidi Alfametrina Ampelomyces quisqualis Azadiractina Azinfos-metile Azociclotin Bacillus t. Sub. Aizawai Bacillus t. Sub. Kurstaki Bacillus t. Sub. Tenebrionis Beauveria bassiana Benalaxil Benfuracarb Bifenazate Bifenox Bifentrin Piretroidi Bitertanolo Bnoa Bupirimate Buprofezin Cadusafos Carbaril Carbossina Carbosulfan Cartap Cicloxidim Ciexatin Ciflutrin Cimoxanil Cipermetrina Ciproconazolo Ciromazina Clofentezine Cloridazon Clormequat Clorotalonil Clorpirifos Clorpirifos-metile Clorprofam Clortal-dimetile Cyprodinil Daminozide Deltametrina Diazinone Diclobenil Dicloran Diclorvos Dicofol Dietofencarb Diflubenzuron Gruppo chimico Chinoline Acaricidi Insetticidi Neonicotinoidi Gibberelline Piretroidi Insetticidi Piretroidi A base di microrganismi Derivati vegetali Fosforganici Stannorganici A base di microrganismi A base di microrganismi A base di microrganismi A base di microrganismi Acilalanine Carbammati Acaricidi Nitrodifenileteri Piretroidi Insetticidi Triazoli Acidi naftossiacetici Pirimidine Tiadiazinoni Insetticidi Carbammati Oxatine Carbammati Tiolcarbammati Cicloesenoni Stannorganici Piretroidi Acetammidi Piretroidi Triazoli Triazine Tetrazine Piridazinoni Ammonio quaternari Isoftalonitrili Fosforganici Fosforganici Carbammati Acidi carbossilici Anilino-pirimidine Idrazidi Piretroidi Fosforganici Benzonitrili Nitroaniline Fosforganici Difeniletanoli Derivati dell'urea Tipologia Fungicidi Insetticidi Fitoregolatori Acaricidi Insetticidi Fungicidi Insetticidi Insetticidi Acaricidi Insetticidi Insetticidi Insetticidi Insetticidi Fungicidi Insetticidi Diserbanti Acaricidi Fungicidi Fitoregolatori Fungicidi Insetticidi Insetticidi Fungicidi Insetticidi Insetticidi Diserbanti Acaricidi Insetticidi Fungicidi Insetticidi Fungicidi Insetticidi Acaricidi Diserbanti Fitoregolatori Fungicidi Insetticidi Insetticidi Diserbanti Diserbanti Fungicidi Fitoregolatori Insetticidi Insetticidi Diserbanti Fungicidi Insetticidi Acaricidi Fungicidi Insetticidi T.s.(gg) .- Bio - Bio Bio Bio Bio Bio Bio - 10 Dimetoato Dimetomorf Diquat Ditianon Diuron Dodemorf Dodina Esaconazolo Esfenvalerate Etofenprox Etoprofos Exitiazox Fenamifos Fenarimol Fenazaquin Fenbutatin ossido Fenitrotion Fenpiroxymate Fluazifop-p-butile Fludioxonil Flufenoxuron Benzoilfeniluree Flurprimidol Fluvalinate Piretroidi Fosalone Fosetil alluminio Fosfato ferrico Foxim Glifosate Haloxyfop-r-metilestere Imidacloprid Iprodione Isoxaben Lambda-cialotrina Lufenuron Malation Mancozeb Maneb Metalaxil-m Metaldeide Metamidofos Metiocarb Metiram Metomil Miclobutanil Naa Nad Olio minerale Oxadiazon Pencicuron Penconazolo Pendimetalin Piperonil Piretrine Pirimicarb Pirimifos metile Procimidone Procloraz Fosforganici Morfoline Dipiridilici Tiocianochinoni Feniluree Morfoline Guanidine Triazoli Piretroidi Fenossibenzil eteri Fosforganici Tiazolidinoni Fosforganici Pirimidine Chinazoline Stannorganici Fosforganici Fenossipirazoli Arilossifenossipropionati Fenilpirroli Derivati dell'urea Piretroidi Fosforganici Alcoilfosfonati Fosforganici Fosfonati Arilossifenossipropionati Neonicotinoidi Fenilimmidi cicliche Isozzazoli Piretroidi Derivati dell'urea Fosforganici Alchilen bisditiocarbammati Alchilen bisditiocarbammati Acilalanine Aldeidi Fosforganici Carbammati Alchilen bisditiocarbammati Carbammati Triazoli Acidi naftilacetici Naftilacetammidi Olii minerali Ossidiazolinoni Derivati dell'urea Triazoli Dinitroaniline Butossido Derivati vegetali Carbammati Fosforganici Fenilimmidi cicliche Imidazoli Insetticidi Fungicidi Diserbanti Fungicidi Diserbanti Fungicidi Fungicidi Fungicidi Insetticidi Insetticidi Insetticidi Acaricidi Nematocidi Fungicidi Acaricidi Acaricidi Insetticidi Acaricidi Diserbanti Fungicidi Insetticidi Acaricidi Fitoregolatori Acaricidi Insetticidi Insetticidi Fungicidi Limacidi Insetticidi Diserbanti Diserbanti Insetticidi Fungicidi Diserbanti Insetticidi Insetticidi Insetticidi Fungicidi Fungicidi Fungicidi Limacidi Insetticidi Insetticidi Fungicidi Insetticidi Fungicidi Fitoregolatori Fitoregolatori Insetticidi Diserbanti Fungicidi Fungicidi Diserbanti Vari Insetticidi Insetticidi Insetticidi Fungicidi Fungicidi - Bio Bio Bio 11 Propaclor Propamocarb Propiconazolo Propineb Propizamide Pymetrozine Pyridaben Pyrimethanil Rame Rotenone Sali di potassio degli acidi grassi Spinosad Streptomyces griseoviridis Tebuconazolo Tebufenozide Tebufenpirad Teflubenzuron Teflutrin Tetraconazolo Thiacloprid Thiamethoxam Tiodicarb Tiofanato-metile Tiram Tolclofos-metile Triadimenol Triclorfon Trifloxystrobin Triflumuron Trifluralin Zeta cipermetrina Ziram Zolfo Cloroacetanilidi Carbammati Triazoli Alchilen bisditiocarbammati Benzammidi Piridine azometine Piridazinoni Anilino-pirimidine Composti del rame Derivati vegetali Spinosoidi A base di microrganismi Triazoli Diacilidrazine Pirazoli-carbossammidi Derivati dell'urea Piretroidi Triazoli Neonicotinoidi Neonicotinoidi Carbammati Tiofanati Dialchil ditiocarbammati Tiofosfati Triazoli Fosforganici Analoghi delle strobilurine Derivati dell'urea Dinitroaniline Piretroidi Dialchil ditiocarbammati Zolfo Diserbanti Fungicidi Fungicidi Fungicidi Diserbanti Insetticidi Acaricidi Fungicidi Fungicidi Insetticidi Insetticidi Insetticidi Fungicidi Fungicidi Insetticidi Acaricidi Insetticidi Insetticidi Fungicidi Insetticidi Insetticidi Insetticidi Fungicidi Fungicidi Fungicidi Fungicidi Insetticidi Fungicidi Insetticidi Diserbanti Insetticidi Fungicidi Fungicidi - Bio Bio Bio Bio Bio 12 LAVANDA (Lavandula sp.pl.) Della lavanda sono note e coltivate da collezionisti e vivaisti numerose specie, cultivar e selezioni. Le specie più comunemente coltivate sono: Lavandula spica, Lavandula stoechas, Lavandula intermedia, Lavandula hybrida, Lavandula officinalis o L. vera, L. dentata, Lavandula x Allardii (L. dentata x L. latifolia), Lavandula angustifolia, Lavandula angustifolia x intermedia (lavandino), Lavandula hybrida. La notevole produzione di selezioni, diverse per caratteristiche del colore della foglia e del fiore, forma e dimensioni della foglia e della pianta, è accompagnata da una non sempre sicura identificazione botanica ed altrettanto insicura differenziazione tra le cultivar. Nelle produzioni di grande massa, peraltro, sono poche le selezioni coltivate tra cui si privilegiano quelle con margine fogliare liscio e colore della lamina superiore delle foglie argentato. Anche in conseguenza delle limitate richieste dei mercati di destinazione, gli agricoltori non sono particolarmente attenti all’identificazione ben dettagliata della cultivar e, in più, la pratica della moltiplicazione, effettuata direttamente dalle imprese che effettuano la coltivazione, rende spesso incerta la chiara identificazione cultivarietale. MOLTIPLICAZIONE AGAMICA, O VIA TALEA 5. Preparazione delle piante madri a. Attendere o favorire artificialmente il termine della fioritura b. Mantenere le piante madri in terreni/substrati idonei e favorevoli alla buona radicazione delle piante stesse e, quindi, al loro sviluppo. c. Concimare le piante con fertilizzanti a basso tenore di azoto ed elevato titolo di fosforo e potassio (es. N:P2O5:K2O=1:2:2) alla dose di 1,8-2 g/l di fertilizzante. 6. Esecuzione del taleggio e pratiche colturali h. Periodi di taleggio: settembre-novembre; gennaio-febbraio. In questi periodi le piante non sono in fioritura e si presentano nelle condizioni vegetative ideali per subire la cimatura i. Esecuzione del taleggio: la raccolta del materiale in campo deve essere eseguita con strumenti di taglio affilati, puliti e sottoposti a periodica disinfezione (ogni 100 talee o anche meno) mediante uso di sostanze/strategie di provata efficacia (soluzioni di ipoclorito di sodio, alcool 70°, calore); nella successiva fase di messa in radicazione delle talee è opportuno eseguire nuovamente il taglio, meglio se con una lama molto affilata, inclinando lo stesso di 45° rispetto alla direzione dell’asse vegetativo, avendo massima cura nel non interrare foglie nel substrato di coltivazione. j. Prelevamento delle talee: il taleggio deve essere eseguito prelevando talee di apice. Anche le talee prive di apice vegetativo, ovvero quelle raccolte successivamente al prelievo delle talee di apice, possono essere impiegate, ma la radicazione è più lenta e le piante derivanti risultano meno omogenee e meno rapide nella produzione di barbatelle e di nuova fronda. In ogni caso, comunque, la talea dovrebbe presentare, una volta posta a radicare, due internodi perfettamente visibili Contenitori per la radicazione: è possibile utilizzare contenitori alveolari da 84, o da 104 alveoli in polipropilene, o in polistirolo con foro a tronco di cono, o a tronco di piramide. Il foro 13 k. l. m. n. a tronco di piramide, pur se meno frequentemente impiegato e difficilmente disponibile in commercio, favorisce una migliore distribuzione ed esplorazione del substrato da parte dell’apparato radicale. Substrato per la radicazione: il substrato da utilizzare per la radicazione deve garantire drenaggio e, contemporaneamente, il mantenimento di un elevato grado di umidità. Normalmente, si impiegano substrati aventi la seguente composizione (espressa come v/v): torba bionda (macinata fine 2-5 mm) 25% + torba nera (macinata fine 2-5 mm) 25% + perlite (diametro 3-4 mm) 50%. Se il taleggio avviene in periodi, o in ambienti di coltivazione relativamente asciutti, come frequentemente avviene in azienda a bassa specializzazione che eseguono al proprio interno tute le fasi del ciclo di coltivazione, è necessario ridurre il dosaggio di perlite a volumi non superiori al 30-35%, aumentando proporzionalmente le torbe. Esistono, infine, esperienze positive con l’impiego, in sostituzione della perlite, di pomice 3-5 mm. Questa soluzione riduce i costi di produzione, ma aumenta i rischi di ristagno idrico, per cui è necessaria una attenta gestione dell’umidità ambientale e dell’irrigazione. Sulla base di esperienze condotte recentemente, l’uso di zeolititi non è apparso particolarmente favorevole. Condizioni ambientali: i. Temperatura: 18° - 20°C ± 1 ii. Umidità relativa: 90% ± 5 iii. Luce: 300 W/m2 ± 50 Irrigazione: potendo disporre di un sistema di umidificazione tipo “mist”, o “fog”, è sufficiente controllare l’umidità del substrato di coltivazione accertandosi che questo non si disidrati eccessivamente. E’ necessario mantenere il substrato a valori superiori al 50% della propria capacità di campo. Non disponendo di sistemi di umidificazione ambientale particolarmente sofisticati, è necessario ricorrere ad una irrigazione umidificante almeno 3-4 volte al giorno, ovvero, in relazione alle condizioni ambientali, evitare la disidratazione e, quindi, l’essicazione del substrato. Concimazione: normalmente non si prevedono concimazioni sulle talee in fase di radicazione. A puro scopo di breve mantenimento delle talee radicate prima del trapianto nel contenitore finale, è possibile effettuare una fertirrigazione con un concime bilanciato (es. N:P2O5:K2O=1:1:1) alla dose di 0,8-1 g/l di fertilizzante. Ormoni radicanti: in molti casi l’uso di sostanze radicanti può essere consigliato, soprattutto quando il materiale di partenza non appare in buono stato. In ogni caso l’uso di tali sostanze (derivati auxinici al momento della messa in radicazione; derivati delle citochinine su talee con callo formato) va effettuato seguendo le indicazioni riportate in etichetta. Comunemente viene utilizzato l’acido α-naftalenacetico (NAA), applicato per impolveramento della base delle stesse immediatamente prima della messa a dimora. Come già detto, l’impiego di questo prodotto, tuttavia, non appare strettamente necessario, se le condizioni del materiale vegetale e ambientali sono quelle ideali, e comunque non è ammesso in coltivazioni biologiche, per le quali sono autorizzate citochinine naturali (es. Zeatina). 7. Durata del periodo di radicazione La durata media del ciclo colturale è pari a 2-3 settimane in condizioni ottimali. In questo caso, normalmente la radicazione è omogenea e si ha da subito produzione di nuove foglie. In condizioni non ideali, la radicazione può durare anche 4 settimane o più, ma in queste condizioni la radicazione risulta scarsamente omogenea e le fallanze possono essere anche molto elevate. 14 8. Alterazioni di natura parassitaria e non parassitaria Sebbene la lavanda sia una specie relativamente “rustica”, la fase di moltiplicazione agamica è piuttosto delicata. Le principali alterazioni parassitarie, causa di fallanze anche molto ampie, sono causate da Pythium spp. e da Botrytis cinerea agente di marciume bruno delle porzioni più basali delle giovani piante e dell’apparato fogliare; tali parassiti infettano il materiale generalmente nelle prime fase della radicazione, o materiale già da tempo radicato e, pertanto, soggetto a fisiologico invecchiamento. Anche Phytophtora nicotianae var parasitica, agente di marciumi basali e radicali su piante adulte, , può causare danni. La sua pericolosità, peraltro è maggiore in fase di coltivazione. In ogni caso la causa scatenante gli attacchi parassitari è una cattiva gestione colturale e, particolarmente, l’umidità eccessiva dell’ambiente di coltivazione associata ad una cattiva qualità del materiale vegetativo (talee prelevate da piante in fioritura, o talee non di apice, o talee prelevate da piante madri già sofferenti per cause diverse). Tra le alterazioni non parassitarie più frequenti si menzionano l’eccesso di bagnatura del substrato, che è causa di asfissia radicale, e l’eccesso di luce, combinato con la bassa umidità ambientale, che è causa di rapida disidratazione delle talee. Infine, un eccessivo perdurare della coltivazione in alveolo delle talee radicate può essere causa di seccumi sulle foglie basali, giallumi diffusi e, più in generale, di “invecchiamento” delle talee radicate che si riflette in una più lenta ripresa di sviluppo delle piante messe a dimora nei contenitori finali. Mezzi di difesa Per la produzione di barbatelle è fondamentale il mantenimento in sanità delle talee in fase di radicazione. In agricoltura convenzionale e biologica è possibile impiegare prodotti a base di rame alle dosi riportate in etichetta distribuiti sulla coltura con frequenza almeno settimanale. Il rame favorisce il contenimento della muffa grigia (Botrytis cinerea) e, grazie anche ad un lieve effetto fitotossico, favorisce l’irrobustimento dei tessuti fogliari. In agricoltura convenzionale è anche possibile impiegare due ditiocarbammati ammessi in ambiente protetto: tiram (taleai) e ziram. Il contenimento dei marciumi radicali causati da Pythium spp, e Phytophtora nicotianae var parasitica, può essere ottenuto, oltre che con il controllo dei parametri ambientali ed in particolare dell’umidità del substrato, con l’impiego di mezzi chimici autorizzati in vivaio ed in taleaio, quali metalaxyl (taleai), o propamocarb (vivai). ALLEVAMENTO IN CAMPO Successivamente al trapianto inizia la fase di accrescimento delle piante che, normalmente, avviene in pieno campo, meglio se sotto rete ombreggiante, ed, occasionalmente, anche in ambiente protetto. Di seguito sono indicate le tappe fondamentali per la produzione delle piante. 1. Scelta del substrato di coltivazione In linea di massima, la lavanda necessita di un substrato di coltivazione a composizione fisica pesante. Esempi di composizione (espressa come v/v): • torba bionda 25% + torba nera 25% + pomice (diametro 3-4 mm) 20% + compost di corteccia 15% + argilla granulata 15%. • torba bionda 20% + torba nera 40% + pomice (diametro 3-4 mm) 15% + compost di corteccia 15% + argilla granulata 10%. • torba bionda 35% + torba nera 50% + argilla granulata 15%. pH ottimale: 5,5 – 6,5 Conducibilità elettrica (CE): 600-800 µS/cm La lavanda può essere coltivata anche su substrato contenente non oltre il 40% di compost di origine vegetale ben maturo, in sostituzione parziale della torba. Peraltro la grande 15 variabilità di tale materiale non permette di assicurare a priori che un suo utilizzo fornisca certamente buoni risultati. 2. Messa a dimora delle barbatelle Le barbatelle devono essere trapiantate immediatamente dopo l’arrivo delle giovani piante in azienda, ovvero non appena le radici raggiungono il fondo dell’alveolo, colonizzando completamente il substrato in esso contenuto. A seconda del diametro del vaso, dell’effetto finale voluto, o del numero di spuntature che si intende effettuare, o della durata del ciclo colturale è possibile trapiantare una o più talee per vaso. Per brevità si riporta nella tabella seguente uno schema riassuntivo in merito alla combinazione dei fattori sopra citati per i formati di pianta più comuni Schema riassuntivo di combinazione dei fattori sopra citati per i formati di pianta più comuni Lunghezza Tipo di allevamento Diametro del Numero Numero di ciclo colturale vaso (cm) spuntature barbatelle/vaso cespuglio alberello (mesi) 10 X 2 3-4 1 14 X 2 4-5 2 14 X 3 5-6 1 14 X 1+2/3* 7-9 1 18 X 3 5-6 2 18 X 2/3 4-5 3 18 X 1+3* 7-9 1 * la prima spuntatura viene effettuata sulla pianta quando l’apice vegetativo, sostenuto da apposito tutore, raggiunge una altezza dal vaso (diametro 14 cm) di 12 cm circa. Peraltro l’altezza del tutore può variare notevolmente variando la dimensione del diametro del vaso (Chiediamo a Pietro).; le successive vengono effettuate per formare la chioma. Il colore del vaso dipende dal mercato di destinazione del prodotto. Di norma, il nero è il colore più diffusamente utilizzato e indicato per produzioni di medio-basso valore aggiunto, mentre il vaso colore terracotta viene associato a coltivazioni di maggiore valore aggiunto e comunque destinato a mercati di limitata importanza e riservati, in molti casi, a collezionisti. In ogni caso, assume particolare importanza la forma del fondo del vaso: essendo questo deposto su terra battuta compattata e ricoperta da un telo antialga di pacciamatura, la parte basale del contenitore deve essere profondamente incisa e dotata di molti fori di drenaggio, mentre è da sconsigliare l’uso dei vasi a fondo piatto, con fori disposti sul fondo, o, unicamente, sui lati. 3. Ambienti di coltivazione e condizioni ambientali di accrescimento La lavanda si accresce in ambiente protetto ed in pieno campo. La scelta dell’ambiente di coltivazione influisce sulla qualità finale delle piante. L’ambiente protetto (serra, serra/tunnel) viene impiegato per favorire l’accorciamento del ciclo colturale e per stimolare una maggiore distensione della lamina fogliare. Ne risultano, quindi, piante di norma molto rigogliose, con limitati danni derivanti dagli eventi meteorici che possono intervenire in pieno campo (vento, pioggia, …). Normalmente, la coltivazione in ambiente protetto avviene per una precisa scelta commerciale (anticipazione delle produzioni, accorciamento del 20% circa del ciclo colturale), o come coltivazione di sostituzione di specie eliminate dal ciclo aziendale. In genere, però, in tali ambienti la pianta tende a eziolare e, pertanto, può richiedere un aumento delle operazioni di cimatura. In pieno campo la coltivazione può avvenire sotto ombreggiamento (schermo ombreggiante tra il 40 et il 60%, meglio se nera), o in completa assenza di qualsiasi tipo di riparo. La coltivazione sotto ombreggiamento favorisce un maggiore e più rapido sviluppo 16 delle piante che, in periodi non particolarmente luminosi, può coincidere con una certa “filatura” delle stesse. L’ombreggiamento, igliora, inoltre, l’omogeneità della coltura ed il mantenimento, particolarmente nel periodo più caldo dell’anno, di un buon livello di umidità nel contenitore di coltivazione. Il ricorso all’ombreggiamento riduce, infine, nel periodo estivo, l’incidenza del marciume radicale causato da Phytophthora nicotianae var. parasitica, di cui più oltre si farà cenno, mentre può contribuire, nel periodo invernale, al contenimento di Alternaria sp., in quanto la rete ombreggiante riduce la condensazione della rugiada sull’apparato fogliare. Temperature (°C) ottimali per lo sviluppo delle piante - Estate: 15 (min) – 30 (max) - Inverno: 5 (min) – 30 (max) Di norma, temperature prossime allo zero non causano morte della pianta; tuttavia, il vento può causare danni assimilabili a quelli da gelo in presenza di venti forti e costanti con temperature comprese tra 0 e 5°C. Una maggiore tolleranza al freddo può essere ottenuta con una concimazione molto ricca in potassio. Temperature di poco sotto lo zero possono causare danni da gelo, fino a provocare la morte della pianta. Umidità ambientale ideale: 60-75% Illuminazione: la lavanda è una pianta da pieno sole; non teme i forti irraggiamenti tipici del periodo estivo (600-800 W/m2), anche se la pratica dell’ombreggiamento favorisce l’ottenimento di piante più erbacee e, in definitiva, più gradite dal consumatore. Preparazione della superficie di coltivazione. La coltivazione in pieno campo o in ambiente protetto, salvo casi eccezionali, avviene posizionando i vasi direttamente sul terreno livellato, compattato e pacciamato con l’impiego di un telo antialga in tessuto sintetico. Molto frequentemente, uno strato di 3-5 cm viene frapposto tra il terreno ed il film di pacciamatura al fine di creare una “falda” nella quale possa avvenire lo scorrimento e l’allontanamento dell’acqua in eccesso. 4. Pratiche colturali Nutrizione Non essendo noti con precisione gli asporti della lavanda, non è possibile indicare livelli di nutrizione precisi e ci si deve affidare a quanto indicato dalla normale pratica agricola. Di norma, nella zona di Albenga, forte produttrice negli ultimi anni di piante aromatiche, tra cui la lavanda, si opera secondo sistemi diversi, che prevedono l’uso di fertilizzanti minerali a lenta cessione e a cessione controllata, oppure di fertilizzanti minerali idrosolubili. E’ possibile, inoltre, seguire anche un sistema di coltivazione ammesso in agricoltura biologica, impiegando fertilizzanti minerali e organici appositamente autorizzati. Di seguito, a puro titolo esemplificativo, si riportano alcuni risultati ottenuti a seguito di attività sperimentali e dimostrative recentemente completate al CeRSAA di Albenga (Minuto et al., 2001) secondo il protocollo riportato in tabella 1. I fertilizzanti sono stati scelti tra quelli normalmente reperibili in commercio e dosati secondo le indicazioni riportate in etichetta o secondo quanto indicato da alcuni Autori (Accati, 1993; Rampinini e Saibene, 1997). Lo sviluppo della coltura è stato valutato misurando diametro e altezza della chioma delle piante e diametro maggiore e minore delle foglie; parallelamente sono state effettuate valutazioni sul contenuto degli elementi minerali nel substrato di coltura in diverse fasi colturali e sulle quantità di nutrienti minerali presenti nel percolato dai vasi e nel terreno posto sotto le parcelle ad una profondità di 20 e 60 cm. L’analisi del percolato dai vasi e del contenuto in elementi minerali dei substrati è stata effettuata, nelle parcelle sottoposte a fertirrigazione, su campioni di soluzione nutritiva e di substrato prelevati immediatamente dopo le operazioni di concimazione e dopo sette giorni. 17 I risultati ottenuti hanno messo in evidenza una limitata differenza, dal punto di vista dello sviluppo delle piante, tra i diversi trattamenti; in particolare, pur avendo rilevato, all’inizio della coltivazione, un più rapido sviluppo delle piante allevate nelle parcelle concimate con i fertilizzanti idrosolubili, a cessione controllata rivestiti e a cessione controllata di sintesi organica, al termine della coltivazione le differenze si sono ridotte, manifestando uno sviluppo maggiore in altezza delle piante allevate con l’impiego combinato di cornunghia naturale miscelata al substrato, o con l’uso di concimi organici distribuiti per fertirrigazione, o su piante sottoposte a fertirrigazione con fertilizzanti minerali. Su Limitato è apparso l’effetto dei concimi a cessione controllata rivestiti impiegati da soli, mentre lievemente superiore è apparso quello dei concimi a cessione controllata di sintesi organica impiegati da soli o in combinazione, a dosi ridotte della metà, con i concimi a cessione controllata rivestiti (tabella 2). Le analisi chimiche effettuate sui substrati di coltivazione indicano il buon contenuto in elementi minerali di quelli concimati con concimi a cessione controllata rivestiti e a cessione controllata di sintesi organica, particolarmente per quanto riguarda la dotazione in azoto (tabella 4). La fertirrigazione con prodotti idrosolubili porta il substrato ad avere disponibilità elevate di sostanze minerali, in coincidenza del momento della concimazione, alternate a disponibilità più ridotte in periodo lontani dalla concimazione. L’adozione della fertilizzazione secondo una delle tecniche ammesse in agricoltura biologica, infine, mantiene nel terreno condizioni costanti di limitata disponibilità di elementi nutritivi. L’analisi del percolato dai vasi mette in evidenza e conferma la notevole lisciviazione del concime idrosolubile ed in particolare dell’azoto, con riflessi potenzialmente negativi sull’ambiente. In particolare la perdita di elementi minerali dal substrato appare elevata sia nelle ore immediatamente successive alla fertirrigazione, sia a sette giorni di distanza (tabella 5). Le analisi eseguite sul terreno sottostante le parcelle non concimate e concimate con le diverse tecniche, ad una profondità di 20 e 60 cm, non hanno messo in evidenza la percolazione diretta nel terreno degli elementi minerali distribuiti (valori medi: pH 7,9-8,0, C.E. 182 – 287 µS/cm, N totale 1.0 – 1.9 g/Kg, P assimilabile 32 – 67 ppm, K scambiabile 45 – 107 ppm). Tale fatto va commentato ricordando che la coltivazione è avvenuta, come di norma, su terreno compattato, rullato e pacciamato, secondo l'ordinaria pratica colturale; la lisciviazione degli elementi minerali dai vasi, quindi, si è dispersa in superficie al terreno, ruscellando verso le scoline ed i canali di drenaggio delle acque superficiali. Una prima valutazione economica ha messo in evidenza la sostanziale confrontabilità tra i costi delle tecniche di concimazione con fertilizzanti a cessione controllata di sintesi organica e a cessione controllata rivestiti, mentre il costo della fertirrigazione è spesso fortemente influenzato dalla formulazione impiegata. Il costo della concimazione con mezzi ammessi in agricoltura biologica è, infine, condizionato dal prezzo di vendita elevato dei concimi in rapporto al ridotto contenuto in elementi nutritivi, che di fatto può rendere necessaria la distribuzione di elevate quantità di prodotto. Conclusioni Sulla base dei risultati ottenuti sembra possibile affermare che l’adozione di tecniche, quali la fertirrigazione per aspersione, pur favorendo un buon sviluppo di colture quali la lavanda e il rosmarino, possono favorire una elevata dispersione di elementi minerali nell’ambiente. Sostituendo questa pratica con altre, tra cui quelle che prevedono la miscelazione al substrato di coltura di fertilizzanti minerali a cessione controllata rivestiti o di sintesi organica o organici ammessi in agricoltura biologica, detta dispersione si riduce. Tuttavia, sulla base dei dati da noi ottenuti e dei dosaggi adottati, l’uso dei concimi a cessione controllata non sempre consente di ottenere risultati confrontabili con la distribuzione di fertilizzanti effettuata mediante fertirrigazione. La miscelazione al substrato di coltura di cornunghia naturale e la successiva fertirrigazione con concimi ammessi in agricoltura biologica è apparsa una tecnica in grado di favorire un buon 18 sviluppo delle piante di lavanda e rosmarino, soprattutto nelle fasi finali della coltivazione. Una prima valutazione dei costi connessi all’adozione delle diverse tecniche di concimazione non ha evidenziato particolari differenze, anche se elevato è apparso il costo dei trattamenti effettuati con prodotti ammessi in agricoltura biologica. Tale maggior costo, certamente, con la progressiva diffusione di tecniche di coltivazione eco-compatibili, potrà essere soggetto a riduzione, anche se l'attribuzione di un valore economico al costo ambientale della fertilizzazione potrebbe già oggi rendere possibile una migliore valutazione del costo complessivo di questa operazione colturale. Tabella 1 – Protocollo sperimentale applicato nelle due prove su rosmarino e lavanda Trattamento Miscelazione al substrato Distribuzione sulla superficie del substrato o per pretrapianto (1 apporto) fertirrigazione postrapianto concime dose concime dose apporti Testimone CCR cessione controllata^ 4* CCSO cessione controllata** 1,5* 3° 1/2 CCR+1/2 cessione controllata^ 2* cessione controllata** 3° 0,75 CCSO * I idrosolubile*** 2^^ ogni 7gg°° C + OF cornunghia**** 4* organico fluido (N:P2O5:K2O=3:0:4) 4^^ ogni 7gg°° * dose espressa in g/l di substrato; ** concime a cessione controllata di sintesi organica (3-4 mesi, N:P2O5:K2O = 8:5:17) distribuito sulla superficie del terreno; ^ concime a cessione controllata rivestito (8-9 mesi, N:P2O5:K2O = 18:11:10) in formulazione granulare miscelato nel substrato di coltivazione al trapianto; *** N:P2O5:K2O =15:5:25; ^^ dose espressa in g/l di acqua; **** cornunghia naturale (residuo di corna e unghia allo stato naturale) 9% N organico; ° interventi a 30-60-120 gg dal trapianto; °°19 fertirrigazioni. Tabella 2 – Effetto delle diverse strategie di concimazione sullo sviluppo in diametro e altezza (cm) della chioma di lavanda al termine delle prove di coltivazione Trattamento Prova 1999 - rilievo finale Prova 2000 - rilievo finale Diametro Altezza Diametro Altezza Testimone 16,3 b 15,1 a 16,0 c 19,9 bc CCR 17,3 b 15,5 a 16,6 bc 18,9 c CCSO 17,6 ab 15,3 a 16,5 bc 20,9 bc 1/2CCR+ 18,6 ab 15,3 a 16,6 bc 19,7 bc 1/2 CCSO I 18,6 ab 16,3 a 18,3 a 22,3 a C + OF 22,6 a 15,1 a 17,3 b 21,2 b * I valori della stessa colonna seguiti dalla medesima lettera non differiscono tra loro statisticamente secondo il test di Duncan (P=0,05). Tabella 3 – Effetto delle diverse strategie di concimazione sullo sviluppo fogliare (larghezza e lunghezza delle foglie mm) di rosmarino Trattamento Prova 1999 - rilievo finale del 14/12 Prova 2000 - rilievo finale del 09/11 Larghezza Lunghezza Larghezza Lunghezza Testimone 3,4 b * 28 a 2,5 b 25 b CCR 3,9 ab 31 a 2,8 ab 25 b CCSO 3,8 ab 27 a 2,6 b 28 ab 1/2CCR+1/2 CCSO 3,6 ab 29 a 3,0 a 28 ab I 3,8 ab 29 a 3,1 a 32 a C + OF 4,0 a 28 a 2,5 b 28 ab * Vedi tabella 2. 19 Tabella 4 – Risultati dele analisi chimiche effettuate sul substrato di coltivazione (prova 1999) P ** K ** Trattamento pH in H2O C. E. * NH + ** NO - ** 4 3 assimilabile scambiabile Testimone 7,3 520 2,6 9,0 4,5 10,0 CCR 7,1 815 10,4 252,0 11,7 33,2 CCSO 7,0 972 3,3 136,5 9,8 39,2 1/2CCR+1/2 CCSO 6,3 778 15,0 148,5 14,5 40,8 I*** 7,4 606 1,1 135,5 7,0 54,4 I**** 7,2 860 1,7 271,5 6,1 87,1 C + OF*** 6,5 490 0,6 39,0 0,5 32,0 C + OF**** 7,3 566 0,9 99,0 1,1 43,7 * µS/cm; ** ppm; *** a 7 giorni di distanza dalla fertirrigazione; **** immediatamente dopo la concimazione Tabella 5 – Analisi chimica del percolato dai vasi a tempi diversi rispetto al momento della concimazione (prova 1999) Trattamento NO3-* NO3-* NH4+* NH4+* P2O5* P2O5* K+* K+* ** *** ** *** ** *** ** *** Testimone 9,5 0,0 2,7 10,6 CCR 55,3 0,3 31,9 11,8 CCSO 39,1 0,25 15,2 16,0 1/2CCR+1/2 CCSO 57,8 1,25 11,5 14,4 I 316,0 526,8 0,0 0,0 150,8 58,8 66,2 83,6 C + OF 65,0 53,7 0,1 0,2 0,0 0,0 22,8 36,0 * ppm; ** a 7 giorni di distanza dalla fertirrigazione; *** immediatamente dopo la concimazione Irrigazione Gli apporti irrigui vengono effettuati, come nel caso della nutrizione, senza una precisa conoscenza scientifica, su basi consuetudinarie. Nel periodo estivo viene effettuata almeno un irrigazione al giorno; nel periodo autunnale ed invernale l’irrigazione viene ridotta in proporzione all’abbondanza degli eventi meteorici e alle condizioni ambientali, fino ad una-due irrigazioni alla settimana. Gli agricoltori che eseguono la fertirrigazione comprendono tale operazione nel numero totale delle irrigazioni da effettuare. In alcuni casi, comunque vengono adottati sistemi di supporto decisionale e veri e propri supporti decisionali con attuatori che integrano il fabbisogno evapotraspirativo ambientale su base empirica e, in genere, basata sulla radiazione diretta. In linea di massima, per un vaso di 14 cm di diametro e due litri di volume, ad ogni irrigazione si apportano circa 200-250 ml di acqua, mentre per un vaso di 18 cm di diametro si possono apportare fino a 1 litro di acqua per operazione di adacquamento. Impiegando sistemi di irrigazione a pioggia, i meno efficaci, ma quelli più diffusamente adottati per questo tipo di coltura, occorre ricordare che l’efficienza dell’irrigazione è molto bassa, dovendo considerare che circa il 50% dell’acqua distribuita cade tra gli spazi non occupati dai vasi e che, con l’accrescimento della chioma delle piante, un ulteriore 520% di acqua cade sul fogliame e si riversa a terra. Infine, anche il vento può ridure l’efficienza dell’irrigazione, trasportando lontano parte delle gocce d’acqua emesse dagli ugelli. 20 5. Alterazioni parassitarie e non parassitarie e difesa Per il momento non sono molto numerose le alterazioni parassitarie e non parassitarie note ed in grado di arrecare danno alle coltivazioni. Alterazioni parassitarie Anche per la lavanda diverse sono le alterazioni che anche di recente sono state osservate in Italia. Tra queste ricordiamo la Phytophthora nicotianae var. parasitica, estremamente grave su coltivazioni in vaso di Lavandula officinalis, Lavandula x Allardii e di Lavandula angustifolia x intermedia “Dutch”, particolarmente danneggiate quando effettuate nel periodo estivo e in pieno campo in assenza di qualsiasi protezione dall'eccessivo irraggiamento e riscaldamento (Garibaldi et al., 2000). Successivamente anche P. palmivora è stata indicata quale agente di marciume radicale e collasso epigeo su L. angustifolia in Sicilia (Davino et al., 2002) su impianti di lavanda messi a dimora in bordure ornamentali, anche in questo caso con deperimenti evidenti durante il periodo estivo. Sull'apparato fogliare, invece, nel 1983 veniva indicata in Sardegna su L. spica e L. stoechas, la presenza di infezioni di Alternaria alternata (Carta et al., 1983) e, successivamente, in Umbria, veniva allargato a L. dentata il novero delle specie sensibili a Septoria lavandulae, agente di antracnosi fogliare su L. stoechas, L angustifolia e L. latifolia (Buonaurio et al., 1996). Dal punto di vista sintomatologico, le due malattie potrebbero essere tra loro confuse, vista l'induzione di fenomeni di clorosi fogliare: l'osservazione microscopica, comunque, permette un rapido riconoscimento, essenzialmente basato sia sulla forma dei conidi e sulla presenza di picnidi, assenti nelle infezioni causate da A. alternata. Va sottolineato che soprattutto su L. officinalis, ma anche su L. x Allardii e L. angustifolia x intermedia “Dutch”, nella zona di Albenga sono già da tempo osservate epidemie anche molto gravi di Alternaria sp., il cui decorso appare decisamente grave a partire dall'autunno e durante i mesi invernali, causando estesi disseccamenti fogliari con conseguente riduzione della qualità del prodotto finito (Fonte Laboratorio Fitopatologico Ce.R.S.A.A.). Tale patogeno, pertanto, appare seriamente preoccupante vista, soprattutto, la difficoltà di organizzare, come per il rosmarino, efficienti strategie di lotta preventive, curative, che devono essere basate sui pochissimi mezzi chimici ammessi su tali colture, soprattutto se non considerate effettuate per scopo ornamentale. Altre alterazioni non parassitarie Giallumi fogliari E’ molto frequente, alla ripresa vegetativa primaverile, dopo il freddo del periodo invernale e sempre, dopo il verificarsi di eventi meteorici o fasi di coltivazione stressanti per la pianta, la comparsa di giallumi più o meno intensi. Si suggerisce l’uso di fertilizzanti a base di azoto, magnesio e potassio combinati, quando autorizzati con stimolanti a base di acido gibberellico, o suoi derivati, o di altre sostanze indicate successivamente a fasi di stress). In agricoltura biologica è possibile utilizzare un prodotto a base di citochinine naturali (zeatina naturale formulata da Timac Italia S.p.A.) Disseccamento delle foglie basali Alcune cultivar, in coincidenza di periodi freddi, possono subire il disseccamento delle foglie poste più in basso, in prossimità della base delle piante. Non essendo possibile eliminare questo fenomeno con l’impiego di fitoregolatori, o fertilizzanti, o altri mezzi 21 chimici, si suggerisce di impiegare cultivar, o selezioni caratterizzate da una maggiore resistenza al freddo e di regolare opportunamente la densità coltura evitando fenomeni di aduggiamento causati da eccessiva fittezza vegetale . Difficoltà di radicazione La lavanda radica con difficoltà nei periodi più caldi dell’anno ed in fase di fioritura. Inoltre, il taglio non netto (sfilacciato) della base della talea può essere causa ulteriore di difficoltà di radicazione. Ne consegue che la soluzione di molti problemi della radicazione è legata alla scelta del corretto periodo dell’anno, alla gestione dei parametri ambientali e alla scelta della fase vegetativa idonea. PRESENTAZIONE DEL PRODOTTO FINITO E DISPONIBILITA’ La produzione in grande quantità della lavanda è conseguenza del suo basso valore alla produzione. Come conseguenza, non è prevista alcuna forma particolare di presentazione del prodotto finito (confezionamento, …). Fa eccezione la scelta del colore del vaso di polipropilene e l’apposizione, prima della vendita del prodotto, di una targhetta illustrativa del prodotto, recante le informazioni botaniche e colturali minime. In particolare, il colore del vaso di polipropilene, che può essere, in genere, nero, o colore terracotta e, più raramente, verde, è condizionato da esigenze specifiche del mercato di destinazione, ovvero dalla colorazione del fogliame, a cui contrapporre un determinato colore del contenitore, ovvero per identificare un prodotto di qualità differente da un altro (in genere il vaso nero identifica il prodotto standard, mentre il colore terracotta quello di qualità superiore). In alcune nicchie di mercato viene commercializzato anche il vaso di polipropilene a tronco di piramide ed il vaso di terracotta. La lavanda viene commercializzata prevalentemente come pianta in vaso non fiorita, anche se, negli ultimi ani, sono stati fatti tentativi di commercializzazione come prodotto fiorito, grazie anche alla notevole diffusione di selezioni caratterizzate da colore dell’infiorescenza rosso, azzurro e bianco, oltre a quello convenzionale. Le dimensioni del vaso più frequenti e le relative presentazioni del prodotto sono riportate nella tabella seguente; i prodotti più diffusi sul mercato sono il cespuglio in vaso di 14 e 18 cm e l’alberello in vaso di 18 cm. Prodotti particolari Alcune produzioni, peraltro molto limitate, sono realizzate, partendo sia da piante allevate ad alberello, sia da piante allevate a cespuglio, in forme molto particolari (aeroplano, mongolfiera, automobile, …). Questi prodotti, ad alto valore aggiunto, sono ottenuti a partire da piante allevate come descritto e coltivate per alcuni anni in ambiente protetto facendo sviluppare la pianta su sostegni appositamente predisposti e operando numerose potature. 22 Tabella di sintesi: dimensioni del prodotto e periodi di commercializzazione Forma Alberello Balconiera Cespuglio Grandi formati (cespuglio e altre forme) Diametro del vaso (cm) 14 18 24 10x20 15x40 10 14 18 24 30 35 45 Numero piante per pianale di carrello tipo “danese” 32 21 12 25 10 60 36 21 12 9 7 3 Numero piante per carrello tipo “danese” 128 63 24 175 50 480 252 105 48 36 21 6 Periodi principali di commercializzazione - Febbraio-maggio (mercato principale) o Commercializzazione di prodotto non fiorito e fiorito (aprile, maggio) o Prevalenza di alberello e piccoli formati - Ottobre-novembre (mercato secondario) o Commercializzazione di prodotto non fiorito o Prevalenza di piccoli formati 23 SALVIA (Salvia sp.pl.) All’interno del genere Salvia si incontra una notevole variabilità e ricchezza di forme e colori del fogliame e dei fiori. E’, infatti, possibile incontrare piante con portamento eretto, o decombente, piante con fogliame di forme molto varie, o caratterizzato da presenza abbondante di peli in grado di modificarne la colorazione, o, infine, piante con infiorescenza di forme e colori tra loro molto diversi, quasi a rappresentare l’intera gamma di colori che la natura sa mettere in campo. Dal punto di vista tassonomico, la grande ricchezza e disponibilità di materiale vegetale presso vivaisti e collezionisti non è sempre accompagnata da una sicura identificazione botanica e chiara differenziazione tra le cultivar. Spesso accade, infatti, di incontrare materiale vegetale apparentemente molto simile classificato in maniera diversa, o piante tra loro fenologicamente molto diverse, ma denominate in maniera identica. Questo problema, al di là delle chiare implicazioni scientifiche, rende anche difficile identificare univocamente una determinata accessione per un impiego di tipo commerciale. Dal punto di vista produttivo, molto poche sono le specie e le cultivar attualmente commercializzate; probabilmente, la progressiva diversificazione dell’offerta anche nel settore delle piante aromatiche e officinali favorirà la diffusione di una maggior numero di selezioni. Questo lavoro intende anche raggiungere l’obiettivo di far conoscere agli agricoltori specie e cultivar in questo momento poco, o affatto note. MOLTIPLICAZIONE La moltiplicazione può essere effettuata per seme, o per talea. La moltiplicazione per seme è strettamente necessaria per la produzione di specie annuali, ma non consente di propagare nello spazio e nel tempo individui aventi le stesse caratteristiche del capostipite; tali caratteristiche, invece, sono garantite dalla moltiplicazione per talea, o agamica. MOLTIPLICAZIONE AGAMICA, O VIA TALEA La qualità del materiale di moltiplicazione e la rapidità del processo di emissione di radici avventizie dalla talea è fortemente condizionato dallo stato fitosanitario e nutrizionale della pianta madre. 1. Preparazione delle piante madri a. Attendere o favorire artificialmente il termine della fioritura b. Mantenere le piante madri in terreni/substrati idonei e favorevoli alla buona radicazione delle piante stesse e, quindi, al loro sviluppo. c. Concimare le piante con fertilizzanti a basso tenore di azoto ed elevato titolo di fosforo e potassio (es. N:P2O5:K2O=1:2:2) alla dose di 1,5-2 g/l di fertilizzante. 2. Esecuzione del taleggio e pratiche colturali o. Periodi di taleggio: poiché la durata del periodo della fioritura delle salvie può protrarsi anche molto, da febbraio-marzo fino alla fine dell’estate e, in alcuni casi, anche nel periodo autunnale, è difficile indicare un periodo unico, o ben definito in cui effettuare la radicazione. Tenendo conto di questi aspetti e della notevole ricchezza di specie caratterizzate da comportamenti ed epoche di fioritura diverse, è possibile genericamente indicare che il periodo principale nel quale effettuare il taleaggio va da settembre a novembre e da gennaio a febbraio. p. Esecuzione del taleggio: la raccolta del materiale in campo deve essere eseguita con strumenti di taglio affilati, puliti e sottoposti a periodica disinfezione (ogni 100 talee o anche meno) mediante uso di sostanze/strategie di provata efficacia (soluzioni di ipoclorito di sodio, alcool 70°, calore); nella successiva fase di messa in radicazione delle talee è opportuno eseguire nuovamente il taglio, meglio se con una lama molto 24 q. r. s. t. u. v. affilata, inclinando lo stesso di 45° rispetto alla direzione dell’asse vegetativo, avendo massima cura nel non interrare foglie nel substrato di coltivazione. Prelevamento delle talee: il taleggio deve essere eseguito prelevando talee di apice. Anche se è possibile ottenere giovani piante radicate a partire da talee prive di apice vegetativo, ovvero da quelle raccolte successivamente al prelievo delle talee di apice, si sconsiglia di utilizzarle, a causa della notevole lentezza nello sviluppo delle radici, addirittura assente in alcune selezioni, e della qualità molto scarsa delle piante così ottenute. Contenitori per la radicazione: a causa del notevole dimorfismo fogliare, che interessa anche la dimensione stessa delle foglie, non è possibile generalizzare un suggerimento circa il tipo di contenitore alveolato da impiegare; di norma si impiegano contenitori da 64, 84, e da 104 alveoli in polipropilene, o in polistirolo con foro a tronco di cono, o a tronco di piramide. Il foro a tronco di piramide, pur se meno frequentemente impiegato e difficilmente reperibile in commercio, favorisce una migliore distribuzione ed esplorazione del substrato da parte dell’apparato radicale. Substrato per la radicazione: il substrato da utilizzare per la radicazione deve garantire il drenaggio dell’acqua distribuita in eccesso e, contemporaneamente, il mantenimento di un adeguato grado di umidità. Normalmente, si impiegano substrati aventi la seguente composizione (espressa come v/v): torba bionda (macinata fine 2-5 mm) 25% + torba nera (macinata fine 2-5 mm) 25% + perlite (diametro 3-4 mm) 50%. Se il taleggio avviene in periodi, o in ambienti di coltivazione relativamente asciutti, come frequentemente avviene in aziende a bassa specializzazione che eseguono al proprio interno tute le fasi del ciclo di coltivazione, è necessario ridurre il dosaggio di perlite a volumi non superiori al 30-35%, aumentando proporzionalmente le torbe. Esistono, infine, esperienze positive con l’impiego, in sostituzione della perlite, di pomice 3-5 mm. Questa soluzione riduce i costi di produzione, ma aumenta i rischi di ristagno idrico, per cui è necessaria una attenta gestione dell’umidità ambientale e dell’irrigazione. Sulla base di esperienze condotte recentemente, l’uso di zeolititi non è sembrato influire sul miglioramento della radicazione, o sull’accorciamento del periodo. Condizioni ambientali: i. Temperatura: 18° - 20°C ± 1 ii. Umidità relativa: 90% ± 5 iii. Luce: 300 W/m2 ± 50 Irrigazione: potendo disporre di un sistema di umidificazione tipo “mist”, o “fog”, è sufficiente controllare l’umidità del substrato di coltivazione accertandosi che questo non si disidrati eccessivamente. E’ necessario mantenere il substrato a valori superiori al 50% della propria capacità di campo. Non disponendo di sistemi di umidificazione ambientale particolarmente sofisticati, è necessario ricorrere ad una irrigazione umidificante almeno 3-4 volte al giorno, ovvero, in relazione alle condizioni ambientali, evitare la disidratazione e, quindi, l’essicazione del substrato. Sintomo della eccessiva disidratazione del substrato è il suo distacco dalla parete dell’alveolo. Concimazione: normalmente non si prevedono concimazioni sulle talee in fase di radicazione, essendo questo periodo di breve durata. A puro scopo di breve mantenimento delle talee radicate prima del trapianto nel contenitore finale, è possibile effettuare una-due fertirrigazioni ogni 7-10 giorni con un concime bilanciato (es. N:P2O5:K2O=1:1:1) alla dose di 0,8-1 g/l di fertilizzante. In questo caso particolare attenzione dovrà essere rivolta alla limitazione della filatura dele piante, ovvero dell’allungamento degli internodi. Ormoni radicanti: in molti casi l’uso di sostanze radicanti può essere consigliato, soprattutto quando il materiale di partenza non appare in buono stato. In ogni caso l’uso 25 di tali sostanze (derivati auxinici al momento della messa in radicazione; derivati delle citochinine su talee con callo formato) va effettuato seguendo le indicazioni riportate in etichetta dei citati prodotti. Comunemente viene utilizzato l’acido α-naftalenacetico (NAA), applicato per impolveramento della base delle stesse immediatamente prima della messa a dimora. L’impiego di questo prodotto, tuttavia, non appare strettamente necessario, se le condizioni del materiale vegetale e ambientali sono quelle ideali, e comunque non è ammesso in coltivazioni biologiche, per le quali sono autorizzate citochinine naturali (es. Zeatina). 3. Durata del periodo di radicazione La durata media del ciclo di radicazione è pari a 2-3 settimane in condizioni ottimali. In questo caso, normalmente la radicazione è omogenea e si ha da subito produzione di nuove foglie. In condizioni non ideali, la radicazione può durare anche 4 settimane o più, ma in queste condizioni la produzione di radici risulta scarsamente omogenea, le giovani piante si accrescono con molta lentezza e le fallanze possono essere anche molto elevate. 4. Alterazioni di natura parassitaria e non parassitaria Sebbene la salvia sia una specie relativamente “rustica”, la fase di moltiplicazione agamica è piuttosto delicata. Le principali alterazioni parassitarie, causa di fallanze anche molto ampie, sono causate da Pythium spp. e da Botrytis cinerea agente di marciume bruno delle porzioni più basali delle giovani piante e dell’apparato fogliare; tali parassiti infettano il materiale generalmente nelle prime fase della radicazione, o materiale già da tempo radicato e, pertanto, soggetto a fisiologico invecchiamento. Spesso la causa scatenante gli attacchi parassitari è una cattiva gestione colturale e, particolarmente, l’umidità eccessiva dell’ambiente di coltivazione, anche conseguenza di irrigazioni troppo abbondanti, o troppo frequenti, associata ad una cattiva qualità del materiale vegetativo (talee prelevate da piante in fioritura, o talee non di apice, o talee prelevate da piante madri già sofferenti per cause diverse). Tra le alterazioni non parassitarie più frequenti si menzionano l’eccesso di bagnatura del substrato, che è causa di asfissia radicale, e l’eccesso di luce, combinato con la bassa umidità ambientale, che è causa di rapida disidratazione delle talee. Infine, un eccessivo prolungamento della coltivazione delle talee radicate in alveolo può essere causa di seccumi sulle foglie basali, giallumi diffusi e, più in generale, di “invecchiamento” delle talee radicate, che si riflette in una più lenta ripresa di sviluppo delle piante messe a dimora nei contenitori finali. 5. Mezzi di difesa Per la produzione di barbatelle è fondamentale il mantenimento in sanità delle talee in fase di radicazione. In agricoltura convenzionale e biologica è possibile impiegare prodotti a base di rame alle dosi riportate in etichetta distribuiti sulla coltura con frequenza almeno settimanale. Il rame favorisce il contenimento della muffa grigia (Botrytis cinerea) e, grazie anche ad un lieve effetto fitotossico, favorisce l’irrobustimento dei tessuti fogliari. In agricoltura convenzionale è anche possibile impiegare due ditiocarbammati ammessi in ambiente protetto: tiram (taleai) e ziram. Il contenimento dei marciumi radicali causati da Pythium spp può essere ottenuto, oltre che con il controllo dei parametri ambientali ed in particolare dell’umidità del substrato, con l’impiego di mezzi chimici autorizzati in vivaio ed in taleaio, quali metalaxyl (taleai), o propamocarb (vivai). Poiché il settore degli agrofarmaci e le relative autorizzazioni all’uso è in continua evoluzione, per maggiore chiarezza, in tabella si illustra l’elenco dei prodotti autorizzati in agricoltura convenzionale e biologica aggiornato alla fine del 2004. 26 Prodotti autorizzati su salvia in agricoltura biologica e convenzionale nelle fasi iniziali della coltivazione per il contenimento delle più comuni fitopatie (Estratto da WinBDF versione 2.2.0 archivio del 12/12/2003 - Banca Dati Fitofarmaci - ECOSPI s.r.l. Via Parini 9 Milano (L'informatore Agrario. Aggiornamento: agosto 2006) Prodotto Autorizzazione Taleai Vivai Disinfezione Ammesso in talee agricoltura biologica 8-idrossichinolina solfato X Dodina X Fosetil – Al X Kresoxim – methyl X Propamocarb X Rame X Tiram X Ziram X Zolfo X X ALLEVAMENTO IN CAMPO Successivamente al trapianto inizia la fase di accrescimento delle piante che, normalmente, avviene in pieno campo, meglio se sotto rete ombreggiante, ed, occasionalmente, anche in ambiente protetto. Di seguito sono indicate le tappe fondamentali per la produzione delle piante. 1. Scelta del substrato di coltivazione In linea di massima, la salvia necessita di un substrato di coltivazione a composizione fisica pesante. Esempi di composizione (espressa come v/v): • torba bionda 25% + torba nera 25% + pomice (diametro 3-4 mm) 20% + compost di corteccia 15% + argilla granulata 15%. • torba bionda 20% + torba nera 40% + pomice (diametro 3-4 mm) 15% + compost di corteccia 15% + argilla granulata 10%. • torba bionda 35% + torba nera 50% + argilla granulata 15%. pH ottimale: 5,5 – 6,5 Conducibilità elettrica (CE): 600-800 µS/cm La salvia può essere coltivata anche su substrato contenente non oltre il 40% di compost di origine vegetale ben maturo, in sostituzione parziale della torba. Peraltro la grande variabilità di tale materiale non permette di assicurare a priori che un suo utilizzo fornisca certamente buoni risultati. 2. Messa a dimora delle barbatelle Le barbatelle devono essere trapiantate immediatamente dopo l’arrivo delle giovani piante in azienda, ovvero non appena le radici raggiungono il fondo dell’alveolo, colonizzando completamente il substrato in esso contenuto A seconda del diametro del vaso, dell’effetto finale voluto, o del numero di spuntature che si intende effettuare, o della durata del ciclo colturale è possibile trapiantare una o più talee per vaso. Per brevità si riporta nella tabella seguente uno schema riassuntivo in merito alla combinazione dei fattori sopra citati per i formati di pianta più comuni. Rammentando che la diversità di forme e di portamento delle salvie è molto elevata, tale tabella assume un carattere eminentemente indicativo. 27 Schema riassuntivo di combinazione dei fattori sopra citati per i formati di pianta più comuni Tipo di allevamento Lunghezza Diametro del Numero Numero di ciclo colturale vaso (cm) spuntature barbatelle/vaso cespuglio alberello (mesi) 14 X 2 4-5 2 14 X 3 5-6 1 14 X 1+2/3* 7-9 1 18 X 3 5-6 2 18 X 2/3 4-5 3 18 X 1+3* 7-9 1 * la prima spuntatura viene effettuata sulla pianta quando l’apice vegetativo, sostenuto da apposito tutore, raggiunge una altezza dal vaso (diametro 14 cm) di 12 cm circa. Peraltro l’altezza del tutore può variare notevolmente variando la dimensione del diametro del vaso; le successive vengono effettuate per formare la chioma. Il colore del vaso dipende dal mercato di destinazione del prodotto. Di norma, il nero è il colore più diffusamente utilizzato e indicato per produzioni di medio-basso valore aggiunto, mentre il vaso colore terracotta viene associato a coltivazioni di maggiore valore aggiunto e comunque destinato a mercati di limitata importanza e riservati, in molti casi, a collezionisti. Talvolta, per salvie a portamento molle e ricadente verso terra, si preferisce impiegare vasi tipo “basket”, da appendere a supporti vari con appositi ganci. In ogni caso, assume particolare importanza la forma del fondo del vaso: essendo questo prevalentemente deposto su terra battuta compattata e ricoperta da un telo antialga di pacciamatura, la parte basale del contenitore deve essere profondamente incisa e dotata di molti fori di drenaggio, mentre è da sconsigliare l’uso dei vasi a fondo piatto, con fori disposti sul fondo, o, unicamente, sui lati. 3. Ambienti di coltivazione e condizioni ambientali di accrescimento La salvia si accresce in ambiente protetto ed in pieno campo. La scelta dell’ambiente di coltivazione influisce sulla qualità finale delle piante e, comunque, dipende dal periodo nel quale si intende effettuare la coltivazione. L’ambiente protetto (serra, serra/tunnel) viene impiegato per favorire l’accorciamento del ciclo colturale e per stimolare una maggiore distensione della lamina fogliare. Ne risultano, quindi, piante di norma molto rigogliose, con limitati danni derivanti dagli eventi meteorici che possono intervenire in pieno campo (vento, pioggia, …). Normalmente, la coltivazione in ambiente protetto avviene per una precisa scelta commerciale (anticipazione delle produzioni, accorciamento del 20% circa del ciclo colturale), o come coltivazione di sostituzione di specie eliminate dal ciclo aziendale. In genere, però, in tali ambienti la pianta tende a eziolare e, pertanto, può richiedere un aumento delle operazioni di cimatura. La coltivazione in ambiente protetto è, infine, necessaria per le selezioni e le specie originarie di aree a clima caldo e caldo-umido: queste, infatti, non sono in grado di superare le basse temperature invernali tipiche delle regioni del nord del Mediterraneo, o, quantomeno, subiscono gravi danni estetici. In pieno campo la coltivazione può avvenire sotto ombreggiamento (schermo ombreggiante tra il 40 e il 60%, meglio se la rete impiegata è di colore nero), o in completa assenza di qualsiasi tipo di riparo. La coltivazione sotto ombreggiamento favorisce un maggiore e più rapido sviluppo delle piante, particolarmente nei periodi più luminosi e caldi, anche se è necessario porre attenzione alla “filatura” delle stesse. L’ombreggiamento, migliora, inoltre, l’omogeneità della coltura ed il mantenimento, particolarmente nel periodo più caldo dell’anno, di un buon livello di umidità nel contenitore di coltivazione. L’ombreggiamento, peraltro, non appare indicato per alcune 28 specie e selezioni che necessitano di abbondante luce per fiorire. Nel caso del genere Salvia, infatti, la fioritura è tanto più intensa quanto più la luminosità dell’ambiente, ed in particolare l’irraggiamento solare diretto, è elevato. Temperature (°C) ottimali per lo sviluppo delle piante - Estate: 15 (min) – 30 (max) - Inverno: 5/10 (min) – 18/25 (max) Di norma, temperature prossime allo zero non causano morte della pianta; tuttavia, come si è detto, la sensibilità delle piante al freddo è legata alla specifica sensibilità delle numerose specie commercialmente utilizzabili; inoltre, il vento può causare danni assimilabili a quelli da gelo in presenza di eventi forti e costanti con temperature comprese tra 0 e 5°C. Una maggiore tolleranza al freddo può essere ottenuta con una concimazione molto ricca in potassio. Temperature di poco sotto lo zero possono causare danni da gelo, fino a provocare la morte della pianta. Danni più limitati consentono alla pianta allevata a terra di riemettere nuova vegetazione a partire dalle radici più superficiali. Umidità ambientale ideale: 65-80% Illuminazione: la salvia è una pianta da pieno sole; non teme i forti irraggiamenti tipici del periodo estivo (600-800 W/m2), anche se la pratica dell’ombreggiamento favorisce l’ottenimento di piante più erbacee e, in definitiva, più gradite dal consumatore. Preparazione della superficie di coltivazione. La coltivazione in pieno campo o in ambiente protetto, salvo casi eccezionali, avviene posizionando i vasi direttamente sul terreno livellato, compattato e pacciamato con l’impiego di un telo antialga in tessuto sintetico. Molto frequentemente, uno strato di 3-5 cm viene frapposto tra il terreno ed il film di pacciamatura al fine di creare una “falda” nella quale possa avvenire lo scorrimento e l’allontanamento dell’acqua in eccesso. Più raramente la coltivazione avviene su bancale sopraelevato, situazione che migliora la capacità operativa del personale, ma decisamente più costosa e, in ultima analisi, applicabile solo se la struttura disponibile non può essere sfruttata in altra maniera. 4. Pratiche colturali Nutrizione Non essendo noti con precisione gli asporti della salvia, non è possibile indicare livelli di nutrizione precisi e ci si deve affidare a quanto indicato dalla normale pratica agricola. Di norma, nella zona di Albenga, forte produttrice negli ultimi anni di piante aromatiche, tra cui la salvia, si opera secondo sistemi diversi, che prevedono l’uso di fertilizzanti minerali a lenta cessione e a cessione controllata, oppure di fertilizzanti minerali idrosolubili. E’ possibile, inoltre, seguire anche un sistema di coltivazione ammesso in agricoltura biologica, impiegando fertilizzanti minerali e organici appositamente autorizzati. Di seguito, a puro titolo esemplificativo, si riportano alcuni risultati ottenuti a seguito di attività sperimentali e dimostrative recentemente completate al CeRSAA di Albenga (Minuto et al., 2001) secondo il protocollo riportato in tabella 1. I fertilizzanti sono stati scelti tra quelli normalmente reperibili in commercio e dosati secondo le indicazioni riportate in etichetta o secondo quanto indicato da alcuni Autori (Accati, 1993; Rampinini e Saibene, 1997). Lo sviluppo della coltura è stato valutato misurando diametro e altezza della chioma delle piante e diametro maggiore e minore delle foglie; parallelamente sono state effettuate valutazioni sul contenuto degli elementi minerali nel substrato di coltura in diverse fasi colturali e sulle quantità di nutrienti minerali presenti nel percolato dai vasi e nel terreno posto sotto le parcelle ad una profondità di 20 e 60 cm. L’analisi del percolato dai vasi e del contenuto in elementi minerali dei substrati è stata effettuata, nelle parcelle sottoposte a fertirrigazione, su campioni di soluzione nutritiva e di substrato prelevati immediatamente dopo le operazioni di concimazione e dopo sette giorni. 29 I risultati ottenuti hanno messo in evidenza una limitata differenza, dal punto di vista dello sviluppo delle piante, tra i diversi trattamenti; in particolare, pur avendo rilevato, all’inizio della coltivazione, un più rapido sviluppo delle piante allevate nelle parcelle concimate con i fertilizzanti idrosolubili, a cessione controllata rivestiti e a cessione controllata di sintesi organica, al termine della coltivazione le differenze si sono ridotte, manifestando uno sviluppo maggiore in altezza delle piante allevate con l’impiego combinato di cornunghia naturale miscelata al substrato, o con l’uso di concimi organici distribuiti per fertirrigazione, o su piante sottoposte a fertirrigazione con fertilizzanti minerali. Su Limitato è apparso l’effetto dei concimi a cessione controllata rivestiti impiegati da soli, mentre lievemente superiore è apparso quello dei concimi a cessione controllata di sintesi organica impiegati da soli o in combinazione, a dosi ridotte della metà, con i concimi a cessione controllata rivestiti (tabella 2). Le analisi chimiche effettuate sui substrati di coltivazione indicano il buon contenuto in elementi minerali di quelli concimati con concimi a cessione controllata rivestiti e a cessione controllata di sintesi organica, particolarmente per quanto riguarda la dotazione in azoto (tabella 4). La fertirrigazione con prodotti idrosolubili porta il substrato ad avere disponibilità elevate di sostanze minerali, in coincidenza del momento della concimazione, alternate a disponibilità più ridotte in periodo lontani dalla concimazione. L’adozione della fertilizzazione secondo una delle tecniche ammesse in agricoltura biologica, infine, mantiene nel terreno condizioni costanti di limitata disponibilità di elementi nutritivi. L’analisi del percolato dai vasi mette in evidenza e conferma la notevole lisciviazione del concime idrosolubile ed in particolare dell’azoto, con riflessi potenzialmente negativi sull’ambiente. In particolare la perdita di elementi minerali dal substrato appare elevata sia nelle ore immediatamente successive alla fertirrigazione, sia a sette giorni di distanza (tabella 5). Le analisi eseguite sul terreno sottostante le parcelle non concimate e concimate con le diverse tecniche, ad una profondità di 20 e 60 cm, non hanno messo in evidenza la percolazione diretta nel terreno degli elementi minerali distribuiti (valori medi: pH 7,9-8,0, C.E. 182 – 287 µS/cm, N totale 1.0 – 1.9 g/Kg, P assimilabile 32 – 67 ppm, K scambiabile 45 – 107 ppm). Tale fatto va commentato ricordando che la coltivazione è avvenuta, come di norma, su terreno compattato, rullato e pacciamato, secondo l'ordinaria pratica colturale; la lisciviazione degli elementi minerali dai vasi, quindi, si è dispersa in superficie al terreno, ruscellando verso le scoline ed i canali di drenaggio delle acque superficiali. Una prima valutazione economica ha messo in evidenza la sostanziale confrontabilità tra i costi delle tecniche di concimazione con fertilizzanti a cessione controllata di sintesi organica e a cessione controllata rivestiti, mentre il costo della fertirrigazione è spesso fortemente influenzato dalla formulazione impiegata. Il costo della concimazione con mezzi ammessi in agricoltura biologica è, infine, condizionato dal prezzo di vendita elevato dei concimi in rapporto al ridotto contenuto in elementi nutritivi, che di fatto può rendere necessaria la distribuzione di elevate quantità di prodotto. Conclusioni Sulla base dei risultati ottenuti sembra possibile affermare che l’adozione di tecniche, quali la fertirrigazione per aspersione, pur favorendo un buon sviluppo di colture quali la salvia e il rosmarino, possono favorire una elevata dispersione di elementi minerali nell’ambiente. Sostituendo questa pratica con altre, tra cui quelle che prevedono la miscelazione al substrato di coltura di fertilizzanti minerali a cessione controllata rivestiti o di sintesi organica o organici ammessi in agricoltura biologica, detta dispersione si riduce. Tuttavia, sulla base dei dati da noi ottenuti e dei dosaggi adottati, l’uso dei concimi a cessione controllata non sempre consente di ottenere risultati confrontabili con la distribuzione di fertilizzanti effettuata mediante fertirrigazione. La miscelazione al substrato di coltura di 30 cornunghia naturale e la successiva fertirrigazione con concimi ammessi in agricoltura biologica è apparsa una tecnica in grado di favorire un buon sviluppo delle piante di salvia e rosmarino, soprattutto nelle fasi finali della coltivazione. Una prima valutazione dei costi connessi all’adozione delle diverse tecniche di concimazione non ha evidenziato particolari differenze, anche se elevato è apparso il costo dei trattamenti effettuati con prodotti ammessi in agricoltura biologica. Tale maggior costo, certamente, con la progressiva diffusione di tecniche di coltivazione eco-compatibili, potrà essere soggetto a riduzione, anche se l'attribuzione di un valore economico al costo ambientale della fertilizzazione potrebbe già oggi rendere possibile una migliore valutazione del costo complessivo di questa operazione colturale. Tabella 1 – Protocollo sperimentale applicato nelle due prove su rosmarino e salvia Trattamento Miscelazione al substrato Distribuzione sulla superficie del substrato o per pretrapianto (1 apporto) fertirrigazione postrapianto concime dose concime dose apporti Testimone CCR cessione controllata^ 4* CCSO cessione controllata** 1,5* 3° 1/2 CCR+1/2 cessione controllata^ 2* cessione controllata** 3° 0,75 CCSO * I idrosolubile*** 2^^ ogni 7gg°° C + OF cornunghia**** 4* organico fluido (N:P2O5:K2O=3:0:4) 4^^ ogni 7gg°° * dose espressa in g/l di substrato; ** concime a cessione controllata di sintesi organica (3-4 mesi, N:P2O5:K2O = 8:5:17) distribuito sulla superficie del terreno; ^ concime a cessione controllata rivestito (8-9 mesi, N:P2O5:K2O = 18:11:10) in formulazione granulare miscelato nel substrato di coltivazione al trapianto; *** N:P2O5:K2O =15:5:25; ^^ dose espressa in g/l di acqua; **** cornunghia naturale (residuo di corna e unghia allo stato naturale) 9% N organico; ° interventi a 30-60-120 gg dal trapianto; °°19 fertirrigazioni. Tabella 2 – Effetto delle diverse strategie di concimazione sullo sviluppo in diametro e altezza (cm) della chioma di salvia al termine delle prove di coltivazione Trattamento Prova 1999 - rilievo finale Prova 2000 - rilievo finale Diametro Altezza Diametro Altezza Testimone 16,3 b 15,1 a 16,0 c 19,9 bc CCR 17,3 b 15,5 a 16,6 bc 18,9 c CCSO 17,6 ab 15,3 a 16,5 bc 20,9 bc 1/2CCR+ 18,6 ab 15,3 a 16,6 bc 19,7 bc 1/2 CCSO I 18,6 ab 16,3 a 18,3 a 22,3 a C + OF 22,6 a 15,1 a 17,3 b 21,2 b * I valori della stessa colonna seguiti dalla medesima lettera non differiscono tra loro statisticamente secondo il test di Duncan (P=0,05). Tabella 3 – Effetto delle diverse strategie di concimazione sullo sviluppo fogliare (larghezza e lunghezza delle foglie mm) di rosmarino Trattamento Prova 1999 - rilievo finale del 14/12 Prova 2000 - rilievo finale del 09/11 Larghezza Lunghezza Larghezza Lunghezza Testimone 3,4 b * 28 a 2,5 b 25 b CCR 3,9 ab 31 a 2,8 ab 25 b CCSO 3,8 ab 27 a 2,6 b 28 ab 1/2CCR+1/2 CCSO 3,6 ab 29 a 3,0 a 28 ab I 3,8 ab 29 a 3,1 a 32 a C + OF 4,0 a 28 a 2,5 b 28 ab * Vedi tabella 2. 31 Tabella 4 – Risultati dele analisi chimiche effettuate sul substrato di coltivazione (prova 1999) P ** K ** Trattamento pH in H2O C. E. * NH + ** NO - ** 4 3 assimilabile scambiabile Testimone 7,3 520 2,6 9,0 4,5 10,0 CCR 7,1 815 10,4 252,0 11,7 33,2 CCSO 7,0 972 3,3 136,5 9,8 39,2 1/2CCR+1/2 CCSO 6,3 778 15,0 148,5 14,5 40,8 I*** 7,4 606 1,1 135,5 7,0 54,4 I**** 7,2 860 1,7 271,5 6,1 87,1 C + OF*** 6,5 490 0,6 39,0 0,5 32,0 C + OF**** 7,3 566 0,9 99,0 1,1 43,7 * µS/cm; ** ppm; *** a 7 giorni di distanza dalla fertirrigazione; **** immediatamente dopo la concimazione Tabella 5 – Analisi chimica del percolato dai vasi a tempi diversi rispetto al momento della concimazione (prova 1999) Trattamento NO3-* NO3-* NH4+* NH4+* P2O5* P2O5* K+* K+* ** *** ** *** ** *** ** *** Testimone 9,5 0,0 2,7 10,6 CCR 55,3 0,3 31,9 11,8 CCSO 39,1 0,25 15,2 16,0 1/2CCR+1/2 CCSO 57,8 1,25 11,5 14,4 I 316,0 526,8 0,0 0,0 150,8 58,8 66,2 83,6 C + OF 65,0 53,7 0,1 0,2 0,0 0,0 22,8 36,0 * ppm; ** a 7 giorni di distanza dalla fertirrigazione; *** immediatamente dopo la concimazione Irrigazione Gli apporti irrigui vengono effettuati, come nel caso della nutrizione, senza una precisa conoscenza scientifica, su basi consuetudinarie, o in relazioni ad osservazioni di campo. Nel periodo estivo viene effettuata almeno un irrigazione al giorno; nel periodo autunnale ed invernale l’irrigazione viene ridotta in proporzione all’abbondanza degli eventi meteorici e alle condizioni ambientali, fino ad una-due irrigazioni alla settimana, o anche meno. Gli agricoltori che eseguono la fertirrigazione comprendono tale operazione nel numero totale delle irrigazioni da effettuare. In alcuni casi, vengono adottati sistemi di supporto decisionale con attuatori che automatizzano la frequenza e la durata dell’irrigazione, integrando il fabbisogno evapotraspirativo ambientale, calcolato su base reale (evaporimetro classe A), o su base empirica, con l’intensità della radiazione diretta. In linea di massima, per un vaso di 14 cm di diametro e due litri di volume, ad ogni irrigazione si apportano circa 200-250 ml di acqua, mentre per un vaso di 18 cm di diametro si può apportare fino a 1 litro di acqua per operazione di adacquamento. Impiegando sistemi di irrigazione a pioggia, i meno efficaci, ma quelli più diffusamente adottati per questo tipo di coltura, occorre ricordare che l’efficienza dell’irrigazione è molto bassa, dovendo considerare che almeno il 50% dell’acqua distribuita cade tra gli spazi non occupati dai vasi e che, con l’accrescimento della chioma delle piante, un ulteriore 5-20% di acqua cade sul fogliame e si riversa a terra. Infine, anche il vento può ridure l’efficienza dell’irrigazione, trasportando lontano parte delle gocce d’acqua emesse dagli ugelli. Mentre per i vasi di diametro 14 cm l’uso dell’irricazione localizzata è al momento non economicamente sostenibile, nel caso della coltivazione di vasi di dimensione superiore è fortemente consigliabile adottare questo tipo di irrigazione, che favorisce la riduzione delle dispersioni di acqua e minerali nell’ambiente. 32 5. Alterazioni parassitarie e non parassitarie e difesa Per il momento non sono molto numerose le alterazioni parassitarie e non parassitarie note ed in grado di arrecare danno alle coltivazioni. Alterazioni parassitarie Anche su salvia diversi sono i parassiti osservati dannosi sia a livello dell'apparato fogliare, sia a livello dell'apparato radicale (Garibaldi et al., 2000). In particolare su Salvia officinalis e S. sclarea è stata indicata in Italia, verso la fine degli anni '80, la presenza di infezioni di Erysiphe polygoni (Pisi e Bellardi, 1988), mentre, successivamente, ma sempre a carico dell'apparato fogliare, venivano osservati gravi danni su piante di S. officinalis allevate in vaso causati da Peronospora lamii (Garibaldi et al., 2000). Questo ultimo patogeno, in realtà, potrebbe infettare anche altre specie di salvia. La lotta nei confronti di tale parassita con difficoltà può essere basata su mezzi chimici curativi sistemici o mesostemici vista l'assenza di registrazioni: certamente il ricorso a pratiche di lotta indirette volte a limitare la presenza di acqua sul fogliame costituiscono un'efficiente strategia. Su S. leucantha, una specie peraltro comunemente utilizzata per scopi ornamentali, a livello dell'apparato radicale, è stata recentemente segnalata la presenza di Phytophthora cryptogea: in Sicilia, ove l'alterazione è stata osservata per la prima volta, le infezioni di questo patogeno causano marciumi basali e radicali accompagnati da violenti fenomeni di collasso. Da ultimo molto recentemente su S. officinalis allevata in vaso nella zona di Albenga è stata osservata la presenza di infezioni di Sclerotinia sclerotiorum (Garibaldi et al., in preparazione), agente di un marciume dei fusti e del fogliame, in alcuni casi particolarmente grave. Giallumi fogliari E’ molto frequente, alla ripresa vegetativa primaverile, dopo il freddo del periodo invernale e sempre, dopo il verificarsi di eventi meteorici o fasi di coltivazione stressanti per la pianta, la comparsa di giallumi più o meno intensi. Si suggerisce l’uso di fertilizzanti a base di azoto, magnesio e potassio combinati, quando autorizzati con stimolanti a base di acido gibberellico, o suoi derivati, o di altre sostanze indicate successivamente a fasi di stress). In agricoltura biologica è possibile utilizzare un prodotto a base di citochinine naturali (zeatina naturale formulata da Timac Italia S.p.A.) Difficoltà di radicazione La salvia radica con difficoltà nei periodi più caldi dell’anno ed in fase di fioritura. Inoltre, il taglio non netto (sfilacciato) della base della talea può essere causa ulteriore di difficoltà di radicazione. Ne consegue che la soluzione di molti problemi della radicazione è legata alla scelta del corretto periodo dell’anno, alla gestione dei parametri ambientali e alla scelta della fase vegetativa idonea. PRESENTAZIONE DEL PRODOTTO FINITO E DISPONIBILITA’ La produzione in grande quantità della salvia è conseguenza del suo basso valore alla produzione. Come conseguenza, non è prevista alcuna forma particolare di presentazione del prodotto finito (confezionamento, …). Fa eccezione la scelta del colore del vaso di polipropilene e l’apposizione, prima della vendita del prodotto, di una targhetta illustrativa del prodotto, recante le informazioni botaniche e colturali minime. In particolare, il colore del vaso di polipropilene, che può essere, in genere, nero, o colore terracotta e, più raramente, verde, o bianco, nel caso di impiego del basket, è condizionato da esigenze specifiche 33 del mercato di destinazione, ovvero dalla colorazione del fogliame, a cui contrapporre un determinato colore del contenitore, ovvero per identificare un prodotto di qualità differente da un altro (in genere il vaso nero identifica il prodotto standard, mentre il colore terracotta quello di qualità superiore). In alcune nicchie di mercato viene commercializzato anche il vaso di polipropilene a tronco di piramide, il vaso quadrato ed il vaso di terracotta. La Salvia officinalis viene commercializzata prevalentemente come pianta in vaso non fiorita; negli ultimi anni con l’introduzione di nuove specie e selezioni interessanti soprattutto per il colore ed il portamento dell’infiorescenza, si sta diffondendo l’uso del vaso fiorito. Al omento della redazione di questo manuale, peraltro, sono ancora molto poche le specie e le selezioni di salvia coltivate per il vaso fiorito. Le dimensioni del vaso più frequenti e le relative presentazioni del prodotto sono riportate nella tabella seguente; i prodotti più diffusi sul mercato sono il cespuglio in vaso di 14 e 18 cm e l’alberello in vaso di 18 cm, nel caso di Salvia officinalis. Tabella di sintesi: dimensioni del prodotto e periodi di commercializzazione Forma Alberello Balconiera Cespuglio Grandi formati (cespuglio e altre forme) Diametro del vaso (cm) 14 18 24 10x20 15x40 10 14 18 24 30 35 45 Numero piante per pianale di carrello tipo “danese” 32 21 12 25 10 60 36 21 12 9 7 3 Numero piante per carrello tipo “danese” 128 63 24 175 50 480 252 105 48 36 21 6 Periodi principali di commercializzazione - Febbraio-maggio (mercato principale) o Commercializzazione di prodotto non fiorito e fiorito (aprile, maggio) o Prevalenza di alberello e piccoli formati. o Vengono commercializzate anche piante per la messa a dimora a terra (bordure, siepi). - Giugno-agosto (mercato secondario) o Commercializzazione di prodotto fiorito ottenuto da trapianti primaverili tardivi. o Vengono commercializzate anche piante per la messa a dimora a terra (bordure, siepi) - Ottobre-novembre (mercato secondario) o Commercializzazione di prodotto non fiorito o Prevalenza di piccoli formati 34