Unione Provinciale Agricoltori di Savona

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Unione Europea
Regione Liguria
Unione Provinciale Agricoltori di Savona
Centro Regionale di Sperimentazione ed Assistenza Agricola (CeRSAA)
Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Savona
PROGETTO DIMOSTRATIVO
“Nuove ornamentali per la floricoltura in vaso del savonese.
Illustrazione delle selezioni e coltivazione a basso impatto ambientale”
Cod. prod. SI10000119
Regolamento CE n. 1257/99
Misura c (3) Formazione Professionale – 3.3 “Progetti dimostrativi”
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FUCSIA (Fucsia sp.pl.)
Della fucsia sono impiegabili a fini ornamentali numerose specie, cultivar e selezioni. Molte di esse
sono note da lungo tempo e utilizzate a fini commerciali in nicchie di mercato molto limitate, ma
largamente frequentate da estimatori, appassionati e collezionisti di curiosità botaniche. All’interno
del gen. Fucsia si trovano, infatti, specie caratterizzate da un notevole dimorfismo sia per quanto
riguarda la dimensione delle piante (erbacee e arbustive), sia per la dimensione e il colore delle foglie,
sia, infine, per la dimensione, il portamento ed il colore dei fiori
Le specie più comunemente coltivate sono:
F. T. Vooske, F. obconica, F. Celia’s Medley, F. microphylla, F. Delta’s Wonder, F. Tarra Valley, F.
Lechlade Gorgen, F. Delta’s Splendor, F. Andrei, F. Musetta, F. Prince of Orange, F. Kerry Hann, F.
Fire Mountain, F. Jasper Vuurbal, F. sanctae rosae, F. Lindsay Hendricks, F. Temptation, F.
autumnale, F. Ashley, F. Ruddigor, F. coralline Tricolor, F. Lady Thumb, F. Cyril Holmes, F.
Admiration F. Sharpitor, F. procumbens, F. Rose Craft Beauty, F. Waltz Althoorn, F. Pink Cornet, F.
Taudens Heil, F. Nortumbrian Pipes, F. Golden Marinka, F. loxensis, F. corallina, F. Bella Rossella,
F. Sonata, F. Falling Stars, F. Theseus.
All’interno del genere Fucsia si incontra una notevole variabilità e ricchezza di forme e colori del
fogliame e dei fiori che rende interessante la valutazione della suscettibilità alla coltivazione di alcune
di esse. E’, infatti, possibile incontrare piante con portamento eretto, o decombente, piante con
fogliame di dimensioni, colore e forme molto varie, o, infine, piante con fiori caratterizzati da colori
puri, o da sfumature anche molto intense, portati singolarmente, o in infiorescenze di forme diverse,
anche molto curiose e, in taluni casi, caratterizzati dalle dimensioni molto generose, o molto limitate,
ma pur sempre interessanti dal punto di vista ornamentale.
Dal punto di vista tassonomico, la grande ricchezza e disponibilità di materiale vegetale presso
vivaisti e collezionisti non è sempre accompagnata da una sicura identificazione botanica e chiara
differenziazione tra le cultivar. Può capitare, infatti, che una medesima varietà venga individuata con
nomi differenti, come pure sotto un medesimo nome vengano commercializzate selezioni simili dal
punto di vista morfologico generale, ma caratterizzate da colori dei fiori molto diversi. Questo
problema, al di là delle chiare implicazioni scientifiche, rende spesso difficile identificare
univocamente una determinata accessione per un impiego di tipo commerciale.
Dal punto di vista produttivo, poco numerose sono le specie e le cultivar attualmente
commercializzate su larga scala, mentre alcuni vivaisti, particolarmente nel nord Italia, si sono
specializzati nella raccolta e coltivazione di numerose specie e cultivar poco note al grande pubblico.
Presso questi “collezionisti” è possibile veder coltivate oltre 400-500 tra specie botaniche e varietà.
Questo lavoro intende anche raggiungere l’obiettivo di far conoscere agli agricoltori specie e cultivar
in questo momento poco, o affatto note.
MOLTIPLICAZIONE
La moltiplicazione, al fine di conservare inalterate le caratteristiche cultivarietali, deve essere
effettuata per talea. Peraltro, la moltiplicazione per seme, peraltro possibile per originare nuove
selezioni, è spesso difficile da ottenere in quanto alcune selezioni vanno a seme con difficoltà, o
producono semi immaturi.
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MOLTIPLICAZIONE AGAMICA, O VIA TALEA
La qualità del materiale di moltiplicazione e la rapidità del processo di emissione di radici avventizie
dalla talea è fortemente condizionato dallo stato fitosanitario e nutrizionale della pianta madre.
1. Preparazione delle piante madri
a. Attendere o favorire artificialmente il termine della fioritura. Il termine della fioritura
può essere favorito effettuando anticipatamente la potatura delle piante in piena
fioritura e apportando abbondanti concimazioni azotate.
b. Mantenere le piante madri in terreni/substrati idonei e favorevoli alla buona
radicazione delle piante stesse e, quindi, al loro sviluppo. Di norma si suggerisce
l’allevamento delle piante madri in vaso su substrato di medio impasto, ovvero
caratterizzato da una buona capacità di scambio cationico e da una buona capacità di
ritenzione idrica, associata ad un perfetto drenaggio dell’acqua di irrigazione. Questo
compromesso tra ritenzione idrica e drenaggio può essere raggiunta utilizzando un
substrato realizzato con almeno il 70% di una miscela di torbe (40% di torba bionda e
30% di torba bruna), 10% di argilla granulata, 10% di compost di cortecce e 10% di
pomice.
c. Concimare le piante con fertilizzanti a basso tenore di azoto ed elevato titolo di fosforo
e potassio (es. N:P2O5:K2O=1:2:2) alla dose di 1,5-2 g/l di fertilizzante, al fine di
favorire la produzione di biomassa verde e limitare, per quanto possibile, l’induzione a
fiore.
2. Esecuzione del taleggio e pratiche colturali
a. Periodi di taleggio: poiché la durata del periodo della fioritura delle fucsie si protrae, in
ambiente protetto, dalla fine di gennaio fino a metà estate ed in pieno campo a partire
dai primi caldi primaverili (aprile), fino oltre settembre, è possibile effettuare il
taleaggio da ottobre a tutto gennaio. Le operazioni di taleaggio devono essere
compiute, in questo arco temporale, tra la fine di ottobre e novembre, se si desidera
ottenere, in ambiente protetto,una produzione sufficientemente anticipata che consenta
di presentare sul mercato piante in piena fioritura da marzo a maggio. Tuttavia, a causa
della notevole ricchezza e variabilità di comportamento del genere Fucsia, è difficile
generalizzare le note colturali sopra indicate, che rimangono una indicazione di
massima riferita alle specie e alle selezioni più diffuse.
b. Esecuzione del taleggio: la raccolta del materiale in campo deve essere eseguita con
strumenti di taglio affilati, puliti e sottoposti a periodica disinfezione (ogni 100 talee o
anche meno) mediante uso di sostanze/strategie di provata efficacia (soluzioni di
ipoclorito di sodio, alcool 70°, calore); nella successiva fase di messa in radicazione
delle talee è opportuno eseguire nuovamente il taglio, meglio se con una lama molto
affilata, inclinando lo stesso di 45° rispetto alla direzione dell’asse vegetativo, avendo
massima cura nel non interrare foglie nel substrato di coltivazione. Prelevamento delle
talee: il taleggio deve essere eseguito prelevando talee di apice. Anche se è possibile
ottenere giovani piante radicate a partire da talee prive di apice vegetativo, ovvero da
quelle raccolte successivamente al prelievo delle talee di apice, si sconsiglia di
utilizzarle, a causa della notevole lentezza nello sviluppo delle radici, addirittura
assente in alcune selezioni, e della qualità molto scarsa delle piante così ottenute. Per
talune selezioni la radicazione delle talee di apice è comunque difficile, lenta, e spesso
si conclude con un insuccesso. Questo fenomeno si verifica soprattutto su selezioni di
fucsia molto erbacee, o caratterizzate da foglie di grandi dimensioni.
c. Contenitori per la radicazione: a causa del notevole dimorfismo fogliare, che interessa
anche la dimensione delle foglie, non è possibile generalizzare un suggerimento circa il
tipo di contenitore alveolato da impiegare; di norma si impiegano contenitori da 64 e
da 84 alveoli in polipropilene, o in polistirolo con foro a tronco di cono, o a tronco di
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d.
e.
f.
g.
piramide. E’, in questo caso, fortemente consigliata la scelta del tipo di contenitore sia
in funzione della dimensione delle foglie della selezione che si vuol fare radicare, sia
della sua suscettibilità a Botrytis cinerea, patogeno chiave di questa coltura in vivaio.
Ne consegue che specie caratterizzate da una ridotta dimensione delle foglie e quindi
da un limitato ingombro spaziale, ma mlto suscettibili al marciume bruno, debbano
essere fatte radicare all’interno di contenitori da 64, anziché da 84 fori. Si consiglia,
infine, l’uso del contenitore con foro a tronco di piramide, pur se meno frequentemente
impiegato e difficilmente reperibile in commercio, in quanto favorisce una migliore
distribuzione ed esplorazione del substrato da parte dell’apparato radicale in fase di
sviluppo.
Substrato per la radicazione: il substrato da utilizzare per la radicazione deve garantire
il drenaggio dell’acqua distribuita in eccesso e, contemporaneamente, il mantenimento
di un adeguato grado di umidità. Normalmente, vista la notevole sensibilità della fuscia
all’eccesso di umidità nell’ambiente di coltivazione e nel substrato di radicazione, si
impiegano substrati aventi la seguente composizione (espressa come v/v): torba bionda
(macinata fine 2-5 mm) 25% + torba nera (macinata fine 2-5 mm) 25% + perlite
(diametro 3-4 mm) 50%, oppure torba bionda (macinata fine 2-5 mm) 50% + perlite
(diametro 3-4 mm) 50%. La regolazione dell’umidità dell’ambiente di coltivazione
deve essere sempre superiore all’80%, al fine di favorire la rapida radicazione delle
talee, ma deve rimanere costantemente inferiore al 95-98%, evitando una eccessiva
bagnatura delle foglie. Se il taleggio avviene in periodi, o in ambienti di coltivazione
relativamente asciutti, come frequentemente avviene in aziende a bassa
specializzazione che eseguono al proprio interno tute le fasi del ciclo di coltivazione, è
necessario ridurre il dosaggio di perlite a volumi non superiori al 30-35%, aumentando
proporzionalmente le torbe. Sulla base di esperienze condotte recentemente, l’uso di
zeolititi può influire positivamente sul miglioramento della radicazione miscelate nel
substrato in radione di almeno il 10% v/v.
Condizioni ambientali:
i. Temperatura: 20° - 24°C ± 1
ii. Umidità relativa: 80-90% ± 5
iii. Luce: 300 W/m2 ± 50
Irrigazione: potendo disporre di un sistema di umidificazione tipo “mist”, o “fog”, è
sufficiente controllare l’umidità del substrato di coltivazione accertandosi che questo
non si disidrati eccessivamente. E’ necessario mantenere il substrato a valori superiori
al 50% della propria capacità di campo. Non disponendo di sistemi di umidificazione
ambientale particolarmente sofisticati, è necessario ricorrere ad una irrigazione
umidificante almeno 3-4 volte al giorno, ovvero, in relazione alle condizioni
ambientali, evitare la disidratazione e, quindi, l’essicazione del substrato. Sintomo
della eccessiva disidratazione del substrato è il suo distacco dalla parete dell’alveolo.
Concimazione: normalmente non si prevedono concimazioni sulle talee in fase di
radicazione, essendo questo periodo di breve durata. A puro scopo di breve
mantenimento delle talee radicate prima del trapianto nel contenitore finale, è possibile
effettuare una-due fertirrigazioni ogni 7-10 giorni con un concime bilanciato (es.
N:P2O5:K2O=1:1:1) alla dose di 0,8-1 g/l di fertilizzante. In questo caso particolare
attenzione dovrà essere rivolta alla limitazione della filatura delle piante, ovvero
dell’allungamento degli internodi.
Ormoni radicanti: in molti casi l’uso di sostanze radicanti può essere consigliato,
soprattutto quando il materiale di partenza non appare in buono stato. In ogni caso l’uso
di tali sostanze (derivati auxinici al momento della messa in radicazione; derivati delle
citochinine su talee con callo formato) va effettuato seguendo le indicazioni riportate in
etichetta dei citati prodotti. Comunemente viene utilizzato l’acido α-naftalenacetico
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(NAA), applicato per impolveramento della base delle stesse immediatamente prima
della messa a dimora. L’impiego di questo prodotto, tuttavia, non appare strettamente
necessario, se le condizioni del materiale vegetale e ambientali sono quelle ideali, e
comunque non è ammesso in coltivazioni biologiche, per le quali sono autorizzate
citochinine naturali (es. Zeatina). Qualche effetto migliorativo della radicazione
potrebbe essere ottenuto per quelle selezioni che hanno difficoltà ad emettere radici in
tempi brevi dopo il taglio dalla pianta madre.
3. Durata del periodo di radicazione
La durata media del ciclo di radicazione è pari a 2-3 settimane in condizioni ottimali.
In questo caso, normalmente la radicazione è omogenea e si ha da subito produzione di
nuove foglie. In condizioni non ideali, la radicazione può durare anche 4 settimane o
più, ma in queste condizioni la produzione di radici risulta scarsamente omogenea, le
giovani piante si accrescono con molta lentezza e le fallanze possono essere anche
molto elevate, soprattutto a causa degli attacchi di muffa grigia (Botrytis cinerea).
4. Alterazioni di natura parassitaria e non parassitaria
La fucsia è una specie piuttosto delicata e la fase di radicazione delle talee è spesso
molto critica. Le principali alterazioni parassitarie, causa di fallanze anche molto
ampie, sono causate da Pythium spp. e, soprattutto, da Botrytis cinerea, agente della
muffa grigia che attacca gravemente le porzioni basali delle giovani piante e l’apparato
fogliare; tali parassiti infettano il materiale generalmente nelle prime fasi della
radicazione, o materiale già da tempo radicato e, pertanto, soggetto a fisiologico
invecchiamento. Spesso la causa scatenante gli attacchi parassitari è una cattiva
gestione colturale e, come già citato, l’umidità eccessiva dell’ambiente di coltivazione,
anche conseguenza di irrigazioni troppo abbondanti, o troppo frequenti, associata ad
una cattiva qualità del materiale vegetativo (talee prelevate da piante in fioritura, o
talee non di apice, o talee prelevate da piante madri già sofferenti per cause diverse).
Tra le alterazioni non parassitarie più frequenti si menzionano l’eccesso di bagnatura
del substrato, che è causa di asfissia radicale, e l’eccesso di luce, combinato con la
bassa umidità ambientale, che è causa di rapida disidratazione delle talee,
particolarmente quando queste si trovano nelle fasi iniziali del processo di formazione
delle radici. Infine, un eccessivo prolungamento della coltivazione delle talee radicate
in alveolo può essere causa di seccumi sulle foglie basali, giallumi diffusi e, più in
generale, di “invecchiamento” delle talee radicate, che si riflette in una più lenta ripresa
di sviluppo delle piante messe a dimora nei contenitori finali.
Mezzi di difesa
Per la produzione di barbatelle è fondamentale il mantenimento in sanità delle talee in
fase di radicazione. In agricoltura convenzionale e biologica è possibile impiegare
prodotti a base di rame alle dosi riportate in etichetta distribuiti sulla coltura con
frequenza almeno settimanale. Il rame favorisce il contenimento della muffa grigia
(Botrytis cinerea) e, grazie anche ad un lieve effetto fitotossico, favorisce
l’irrobustimento dei tessuti fogliari. Un eccessivo impiego di questo metallo, tuttavia,
può essere causa di danni da fitotossicità anche intensi sulle foglie delle piante. In
agricoltura convenzionale è anche possibile impiegare altri prodotti, come meglio
specificato nella tabella seguente.
Il contenimento dei marciumi radicali causati da Pythium spp può essere ottenuto, oltre
che con il controllo dei parametri ambientali ed in particolare dell’umidità del
substrato, con l’impiego di mezzi chimici autorizzati in vivaio ed in taleaio, quali
metalaxyl (taleai), o propamocarb (vivai), autorizzati alla data di pubblicazione del
presente manuale.
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Poiché il settore degli agrofarmaci e le relative autorizzazioni all’uso è in continua
evoluzione, per maggiore chiarezza, in tabella si illustra l’elenco dei prodotti autorizzati
in agricoltura convenzionale e biologica aggiornato ad agosto 2006.
Prodotti autorizzati su ornamentali e floreali in agricoltura biologica e convenzionale nelle fasi iniziali
della coltivazione per il contenimento delle più comuni fitopatie (Estratto da WinBDF - Banca Dati
Fitofarmaci - ECOSPI s.r.l. Via Parini 9 Milano - Aggiornamento: agosto 2006)
Prodotto
Autorizzazione
Taleai
Vivai
Disinfezione
Ammesso in
talee
agricoltura
biologica
8-idrossichinolina solfato
X
Benalaxil
X
Dodina
X
Fosetil – Al
X
Kresoxim – methyl
X
Oxyfluorfen
X
Procloraz
X
Propamocarb
X
Rame
X
Tetraconazolo
X
Tiram
X
X
Trichoderma arzianum
X
X
Trichoderma viride
X
X
Ziram
X
Zolfo
X
X
ALLEVAMENTO IN CAMPO
Successivamente al trapianto inizia la fase di accrescimento delle piante che, normalmente, avviene in
pieno campo, meglio se sotto rete ombreggiante, ed, occasionalmente, anche in ambiente protetto. Di
seguito sono indicate le tappe fondamentali per la produzione delle piante.
1. Scelta del substrato di coltivazione
In linea di massima, la fucsia necessita di un substrato di coltivazione a composizione
fisica leggera.
Esempi di composizione (espressa come v/v):
• torba bionda 30% + torba nera 30% + pomice (diametro 3-4 mm) 20% + compost
di corteccia 10% + argilla granulata 10%.
• torba bionda 40% + torba nera 40% + pomice (diametro 3-4 mm) 20%.
pH ottimale: 5,5 – 6,5
Conducibilità elettrica (CE): 600-800 µS/cm
La fucsia può essere coltivata anche su substrato contenente non oltre il 40% di compost di
origine vegetale ben maturo, in sostituzione parziale della torba. Peraltro la grande
variabilità di tale materiale non permette di assicurare a priori che un suo utilizzo fornisca
certamente buoni risultati.
2. Messa a dimora delle barbatelle
Le barbatelle devono essere trapiantate immediatamente dopo l’arrivo delle giovani piante
in azienda, ovvero non appena le radici raggiungono il fondo dell’alveolo, colonizzando
completamente il substrato in esso contenuto
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A seconda del diametro del vaso, dell’effetto finale voluto, o del numero di spuntature che
si intende effettuare, o della durata del ciclo colturale è possibile trapiantare una o più talee
per vaso.
Il colore del vaso dipende dal mercato di destinazione del prodotto. Di norma, il colore
nero è il più diffusamente utilizzato e indicato per produzioni di medio-basso valore
aggiunto, mentre il vaso colore terracotta viene associato a coltivazioni di maggiore valore
aggiunto e comunque destinato a mercati di limitata importanza e riservati, in molti casi, a
collezionisti. Sono peraltro utilizzate anche diverse tonalità del verde e del marrone.
Talvolta, per fucsie a portamento molle e ricadente verso terra, si preferisce impiegare vasi
tipo “basket”, da appendere a supporti vari con appositi ganci, di colore bianco. In ogni
caso, assume particolare importanza la forma del fondo del vaso: essendo questo
prevalentemente deposto su terra battuta compattata e ricoperta da un telo antialga di
pacciamatura, la parte basale del contenitore deve essere profondamente incisa e dotata di
molti fori di drenaggio, mentre è da sconsigliare l’uso dei vasi a fondo piatto, con fori
disposti sul fondo, o, unicamente, sui lati.
3. Ambienti di coltivazione e condizioni ambientali di accrescimento
La fucsia si accresce in ambiente protetto. La scelta dell’ambiente di coltivazione influisce
sulla qualità finale delle piante e, comunque, dipende dal periodo nel quale si intende
effettuare la coltivazione.
L’ambiente protetto (serra in ferro e vetro, preferibilmente) viene impiegato per
favorire il corretto sviluppo delle piante e per ottenere una copiosa fioritura. La
coltivazione in ambiente protetto è, infine, necessaria per le selezioni e le specie
originarie di aree a clima caldo e caldo-umido: queste, infatti, non sono in grado di
superare le basse temperature invernali tipiche delle regioni del nord del Mediterraneo,
o, quantomeno, subiscono gravi danni estetici. L’ombreggiamento, migliora, inoltre,
l’omogeneità della coltura ed il mantenimento, particolarmente nel periodo più caldo
dell’anno, di un buon livello di umidità nel contenitore di coltivazione. Alcune varietà
sono particolarmente sensibili al caldo estivo, che ne può causare anche la morte, per
cui l’ombreggiamento può risultare un fattore di successo e, soprattutto, di
sopravvivenza della coltivazione per l’annata successiva.
Di norma, temperature prossime allo zero causano morte della pianta; tuttavia, come si
è detto, la sensibilità delle piante al freddo è legata alla specifica sensibilità delle
numerose specie e varietà commercialmente utilizzabili. Una maggiore tolleranza al
freddo può essere ottenuta con una concimazione molto ricca in potassio. E’ soprattutto
l’eccesso termico a causare problemi alla coltivazione delle fucsie che, per alcune
specie e selezioni, può causare la morte rapida delle stesse.
Umidità ambientale ideale: 65-80%
Illuminazione: la fucsia è una pianta prevalentemente da pieno sole, anche se alcune
selezioni amano intensità luminose ridotte. La pratica dell’ombreggiamento favorisce
l’ottenimento di piante più erbacee e, in definitiva, più gradite dal consumatore.
4. Pratiche colturali
Nutrizione
Non essendo noti con precisione gli asporti della fucsia, non è possibile indicare livelli di
nutrizione precisi e ci si deve affidare a quanto indicato dalla normale pratica agricola.
Di norma si opera secondo sistemi diversi, che prevedono l’uso di fertilizzanti minerali a
lenta cessione e a cessione controllata, oppure di fertilizzanti minerali idrosolubili. Non è
ancora stato sperimentato con successo un sistema di coltivazione ammessibile in
agricoltura biologica, impiegando fertilizzanti minerali e organici appositamente
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autorizzati, e in grado di fornire risultati confrontabili con quelliottenuti con le tecniche di
agricoltura convenzionale.
Irrigazione
Gli apporti irrigui vengono effettuati, come nel caso della nutrizione, senza una precisa
conoscenza scientifica, su basi consuetudinarie, o in relazione ad osservazioni di campo.
Nel periodo invernale l’irrigazione della fucsia in vaso deve essere attentamente gestita, al
fine di evitare ristagni idrici e il conseguente attacco di agenti di marciumi radicali – nei
confronti dei quali la fucsia è particolarmente sensibile. Nel periodo invernale e
primaverile viene, quindi effettuata, di norma, 1-2 irrigazioni settimanali, mentre nel
periodo estivo si può arrivare a irrigazioni giornaliere.
Gli agricoltori che eseguono la fertirrigazione comprendono tale operazione nel numero
totale delle irrigazioni da effettuare. In alcuni casi, vengono adottati sistemi di supporto
decisionale con attuatori che automatizzano la frequenza e la durata dell’irrigazione,
integrando il fabbisogno evapotraspirativo ambientale, calcolato su base reale
(evaporimetro classe A), o su base empirica, con l’intensità della radiazione diretta.
In linea di massima, per un vaso di 14 cm di diametro e due litri di volume, ad ogni
irrigazione si apportano circa 150-200 ml di acqua, mentre per un vaso di 18 cm di
diametro si può apportare fino a 1 litro di acqua per operazione di adacquamento.
L’irrigazione e la fertirrigazione viene eseguita obbligatoriamente con un impianto a
microportata, o a goccia, al fine di garantire pulizia e riduzione dei rischi fitopatologici sul
fogliame. Peraltro, una attenta irrigazione localizzata, commisurata alle esigenze della
coltura, consente la riduzione delle dispersioni di acqua e minerali nell’ambiente.
5. Alterazioni parassitarie e non parassitarie
Alterazioni parassitarie
Alterazioni causate da funghi
Marciumi radicali
Attacchi di Pythium ultimum, P. rostratum e Phytophthora nicotianae var. parasitica
determinano la comparsa di estesi marciumi radicali. Condizioni di elevate umidità del
terreno e temperature elevate favoriscono gli attacchi di questi patogeni.
Tracheoverticilliosi
Attacchi di Verticillium dahliae determinano la comparsa nelle piante colpite di vistosi
fenomeni di avvizzimento. Per la biologia e la lotta si rimanda a quanto detto a proposito
del pelargonio.
Ruggine
Pucciniastrum epilobii è segnalata in diversi Paesi ed anche in Italia, come l'agente della
ruggine della fuchsia; in presenza di attacchi molto gravi si può arrivare alla morte della
pianta.
Muffa grigia
Botrytis cinerea, fungo assai polifago, può attaccare anche la fucsia, causando la comparsa
di macchie fogliari. In presenza di elevata umidità ambientale le foglie vengono
interamente ricoperte della caratteristica muffa grigia. In alcuni casi si osservano attacchi a
livello del colletto sulle giovani piantine appena messe a dimora.
Malattie da virus
Le fucsie non appaiono molto sensibili alle infezioni da virus. Sono stati infatti segnalati m
queste piante soltanto pochi virus ed alcune alterazioni ritenute di origine virale.
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Fuchsia latent possible carlavirus (FLV, virus latente della fucsia). Questo Carlavirus è
stato segnalato in Canada, dove è stato rilevato con metodi di microscopia elettronica in
numerose specie e cultivar di fucsia, non associato con certezza ad una specifica malattia.
Non è risultato trasmissibile a piante indicatrici e non è stato caratterizzato. Un carlavirus
simile è stato rilevato in Italia in 26 cultivar di fucsia su 32 saggiate ed in 5 specie
botaniche, che non mostravano malattia particolare. Questo virus è risultato trasmissibile a
Chenopodium spp. e da questa pianta è stato possibile reinfettare la fucsia, senza causarvi
sintomi evidenti. Sono state trovate relazioni sierologiche con altri 5 carlavirus, ma non è
stato possibile verificare sperimentalmente le possibili analogie con l'isolato descritto in
Canada. Tuttavia, dato il vasto scambio internazionale di materiale di propagazione e l'alta
percentuale di cultivar trovate infette nelle ricerche svolte nei due Paesi, è presumibile che
si tratti dello stesso virus.
Tomato spotted wilt tospovirus (TSWV, virus dell'avvizzimento maculato del
pomodoro), isolato in California da Fuchsia magellanica. Non sono disponibili indicazioni
sull'eventuale malattia associata all'infezione.
Le malattie ad eziologia ignota, ma ritenuta virale, segnalate su fucsia sono: fuchsia
crinkle (arricciamento della fucsia), rilevato in Germania, ed un mosaico, segnalato in
Africa Occidentale, nelle Isole Canarie e negli USA.
Gli insetti.
Tra gli insetti, Tisanotteri (tripidi) e afidi sono quelli che più frequentemente si incontrano
su basilico.
I Tisanotteri.
Tra i numerosi appartenenti a questo Ordine, Frankliniella occidentalis si osserva su fucsia
con una certa frequenza. Su piantine giovani e tenere il loro attacco, frequentemente
localizzato sull'apice vegetativo e sulle foglie di più recente formazione, provoca intensi e
vistosi fenomeni di arricciamento della lamina fogliare e, frequentemente, di completa
distorsione dell'apice vegetativo. In conseguenza dell'attacco, inoltre, le foglie tendono ad
ispessirsi e la loro consistenza si accresce notevolmente; talvolta, particolarmente nei
periodi più freddi dell'anno, anche il colore delle foglie può mutare divenendo più cupo e
perdendo la sua naturale brillantezza. La gravità dei danni alle coltivazioni arrecati dai
tripidi in ambiente protetto è particolarmente elevata nel periodo invernale.
Gli afidi
Gli afidi, di numerosi generi e specie, sono frequentemente rintracciabili su fucsia. La
presenza di colonie di afidi, soprattutto nel periodo primaverile, è avvertibile ad iniziare
dalle aperture di accesso o di ventilazione degli ambienti protetti. Le prime colonie,
pertanto, sono limitate a poche aree all'interno delle serre e, se il riconoscimento
dell'infestazione è tempestivo, uno o due interventi mirati su esse sono risolutivi. Gli afidi
colpiscono le foglie; l'attività trofica di questi insetti consiste nella suzione dei succhi
cellulari e linfatici, e spesso causa, oltre al rallentamento dell'accrescimento, intense
distorsioni e accartocciamento delle foglie.
Gli acari
Tra gli acari che possono infestare le coltivazioni di fucsia, Tetranicus urticae è il più
comune. Gli acari rappresentano un pericolo reale per la coltura. Gli attacchi sono
osservabili dalla tarda primavera a tutto l'autunno, nei punti ove la coltura è più esposta al
caldo secco, ovvero in prossimità delle aperture delle serre, o lungo tutti i bordi, o in aree
localizzate nelle quali l'irrigazione è ridotta o mal distribuita. Talvolta, più raramente,
attacchi sono osservabili nel periodo autunnale o invernale in prossimità dei
termoventilatori o dei tubi alettati impiegati per il riscaldamento.
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Sintesi dei prodotti autorizzati su colture floreali e ornamentali, tra cui è possibile considerare la
salvia, utilizzabili per il contenimento delle più comuni fitopatie (aggiornamento: agosto 2006)
Principio attivo
8-idrossichinolina solfato
Abamectina avermectine
Avermectine
Acetamiprid
Acido gibberellico
Acrinatrina
Piretroidi
Alfametrina
Ampelomyces quisqualis
Azadiractina
Azinfos-metile
Azociclotin
Bacillus t. Sub. Aizawai
Bacillus t. Sub. Kurstaki
Bacillus t. Sub. Tenebrionis
Beauveria bassiana
Benalaxil
Benfuracarb
Bifenazate
Bifenox
Bifentrin
Piretroidi
Bitertanolo
Bnoa
Bupirimate
Buprofezin
Cadusafos
Carbaril
Carbossina
Carbosulfan
Cartap
Cicloxidim
Ciexatin
Ciflutrin
Cimoxanil
Cipermetrina
Ciproconazolo
Ciromazina
Clofentezine
Cloridazon
Clormequat
Clorotalonil
Clorpirifos
Clorpirifos-metile
Clorprofam
Clortal-dimetile
Cyprodinil
Daminozide
Deltametrina
Diazinone
Diclobenil
Dicloran
Diclorvos
Dicofol
Dietofencarb
Diflubenzuron
Gruppo chimico
Chinoline
Acaricidi
Insetticidi
Neonicotinoidi
Gibberelline
Piretroidi
Insetticidi
Piretroidi
A base di microrganismi
Derivati vegetali
Fosforganici
Stannorganici
A base di microrganismi
A base di microrganismi
A base di microrganismi
A base di microrganismi
Acilalanine
Carbammati
Acaricidi
Nitrodifenileteri
Piretroidi
Insetticidi
Triazoli
Acidi naftossiacetici
Pirimidine
Tiadiazinoni
Insetticidi
Carbammati
Oxatine
Carbammati
Tiolcarbammati
Cicloesenoni
Stannorganici
Piretroidi
Acetammidi
Piretroidi
Triazoli
Triazine
Tetrazine
Piridazinoni
Ammonio quaternari
Isoftalonitrili
Fosforganici
Fosforganici
Carbammati
Acidi carbossilici
Anilino-pirimidine
Idrazidi
Piretroidi
Fosforganici
Benzonitrili
Nitroaniline
Fosforganici
Difeniletanoli
Derivati dell'urea
Tipologia
Fungicidi
Insetticidi
Fitoregolatori
Acaricidi
Insetticidi
Fungicidi
Insetticidi
Insetticidi
Acaricidi
Insetticidi
Insetticidi
Insetticidi
Insetticidi
Fungicidi
Insetticidi
Diserbanti
Acaricidi
Fungicidi
Fitoregolatori
Fungicidi
Insetticidi
Insetticidi
Fungicidi
Insetticidi
Insetticidi
Diserbanti
Acaricidi
Insetticidi
Fungicidi
Insetticidi
Fungicidi
Insetticidi
Acaricidi
Diserbanti
Fitoregolatori
Fungicidi
Insetticidi
Insetticidi
Diserbanti
Diserbanti
Fungicidi
Fitoregolatori
Insetticidi
Insetticidi
Diserbanti
Fungicidi
Insetticidi
Acaricidi
Fungicidi
Insetticidi
T.s.(gg)
.-
Bio
-
Bio
Bio
Bio
Bio
Bio
Bio
-
10
Dimetoato
Dimetomorf
Diquat
Ditianon
Diuron
Dodemorf
Dodina
Esaconazolo
Esfenvalerate
Etofenprox
Etoprofos
Exitiazox
Fenamifos
Fenarimol
Fenazaquin
Fenbutatin ossido
Fenitrotion
Fenpiroxymate
Fluazifop-p-butile
Fludioxonil
Flufenoxuron
Benzoilfeniluree
Flurprimidol
Fluvalinate
Piretroidi
Fosalone
Fosetil alluminio
Fosfato ferrico
Foxim
Glifosate
Haloxyfop-r-metilestere
Imidacloprid
Iprodione
Isoxaben
Lambda-cialotrina
Lufenuron
Malation
Mancozeb
Maneb
Metalaxil-m
Metaldeide
Metamidofos
Metiocarb
Metiram
Metomil
Miclobutanil
Naa
Nad
Olio minerale
Oxadiazon
Pencicuron
Penconazolo
Pendimetalin
Piperonil
Piretrine
Pirimicarb
Pirimifos metile
Procimidone
Procloraz
Fosforganici
Morfoline
Dipiridilici
Tiocianochinoni
Feniluree
Morfoline
Guanidine
Triazoli
Piretroidi
Fenossibenzil eteri
Fosforganici
Tiazolidinoni
Fosforganici
Pirimidine
Chinazoline
Stannorganici
Fosforganici
Fenossipirazoli
Arilossifenossipropionati
Fenilpirroli
Derivati dell'urea
Piretroidi
Fosforganici
Alcoilfosfonati
Fosforganici
Fosfonati
Arilossifenossipropionati
Neonicotinoidi
Fenilimmidi cicliche
Isozzazoli
Piretroidi
Derivati dell'urea
Fosforganici
Alchilen bisditiocarbammati
Alchilen bisditiocarbammati
Acilalanine
Aldeidi
Fosforganici
Carbammati
Alchilen bisditiocarbammati
Carbammati
Triazoli
Acidi naftilacetici
Naftilacetammidi
Olii minerali
Ossidiazolinoni
Derivati dell'urea
Triazoli
Dinitroaniline
Butossido
Derivati vegetali
Carbammati
Fosforganici
Fenilimmidi cicliche
Imidazoli
Insetticidi
Fungicidi
Diserbanti
Fungicidi
Diserbanti
Fungicidi
Fungicidi
Fungicidi
Insetticidi
Insetticidi
Insetticidi
Acaricidi
Nematocidi
Fungicidi
Acaricidi
Acaricidi
Insetticidi
Acaricidi
Diserbanti
Fungicidi
Insetticidi
Acaricidi
Fitoregolatori
Acaricidi
Insetticidi
Insetticidi
Fungicidi
Limacidi
Insetticidi
Diserbanti
Diserbanti
Insetticidi
Fungicidi
Diserbanti
Insetticidi
Insetticidi
Insetticidi
Fungicidi
Fungicidi
Fungicidi
Limacidi
Insetticidi
Insetticidi
Fungicidi
Insetticidi
Fungicidi
Fitoregolatori
Fitoregolatori
Insetticidi
Diserbanti
Fungicidi
Fungicidi
Diserbanti
Vari
Insetticidi
Insetticidi
Insetticidi
Fungicidi
Fungicidi
-
Bio
Bio
Bio
11
Propaclor
Propamocarb
Propiconazolo
Propineb
Propizamide
Pymetrozine
Pyridaben
Pyrimethanil
Rame
Rotenone
Sali di potassio degli acidi grassi
Spinosad
Streptomyces griseoviridis
Tebuconazolo
Tebufenozide
Tebufenpirad
Teflubenzuron
Teflutrin
Tetraconazolo
Thiacloprid
Thiamethoxam
Tiodicarb
Tiofanato-metile
Tiram
Tolclofos-metile
Triadimenol
Triclorfon
Trifloxystrobin
Triflumuron
Trifluralin
Zeta cipermetrina
Ziram
Zolfo
Cloroacetanilidi
Carbammati
Triazoli
Alchilen bisditiocarbammati
Benzammidi
Piridine azometine
Piridazinoni
Anilino-pirimidine
Composti del rame
Derivati vegetali
Spinosoidi
A base di microrganismi
Triazoli
Diacilidrazine
Pirazoli-carbossammidi
Derivati dell'urea
Piretroidi
Triazoli
Neonicotinoidi
Neonicotinoidi
Carbammati
Tiofanati
Dialchil ditiocarbammati
Tiofosfati
Triazoli
Fosforganici
Analoghi delle strobilurine
Derivati dell'urea
Dinitroaniline
Piretroidi
Dialchil ditiocarbammati
Zolfo
Diserbanti
Fungicidi
Fungicidi
Fungicidi
Diserbanti
Insetticidi
Acaricidi
Fungicidi
Fungicidi
Insetticidi
Insetticidi
Insetticidi
Fungicidi
Fungicidi
Insetticidi
Acaricidi
Insetticidi
Insetticidi
Fungicidi
Insetticidi
Insetticidi
Insetticidi
Fungicidi
Fungicidi
Fungicidi
Fungicidi
Insetticidi
Fungicidi
Insetticidi
Diserbanti
Insetticidi
Fungicidi
Fungicidi
-
Bio
Bio
Bio
Bio
Bio
12
LAVANDA (Lavandula sp.pl.)
Della lavanda sono note e coltivate da collezionisti e vivaisti numerose specie, cultivar e selezioni. Le
specie più comunemente coltivate sono:
Lavandula spica,
Lavandula stoechas,
Lavandula intermedia,
Lavandula hybrida,
Lavandula officinalis o L. vera,
L. dentata,
Lavandula x Allardii (L. dentata x L. latifolia),
Lavandula angustifolia,
Lavandula angustifolia x intermedia (lavandino),
Lavandula hybrida.
La notevole produzione di selezioni, diverse per caratteristiche del colore della foglia e del fiore,
forma e dimensioni della foglia e della pianta, è accompagnata da una non sempre sicura
identificazione botanica ed altrettanto insicura differenziazione tra le cultivar. Nelle produzioni di
grande massa, peraltro, sono poche le selezioni coltivate tra cui si privilegiano quelle con margine
fogliare liscio e colore della lamina superiore delle foglie argentato.
Anche in conseguenza delle limitate richieste dei mercati di destinazione, gli agricoltori non sono
particolarmente attenti all’identificazione ben dettagliata della cultivar e, in più, la pratica della
moltiplicazione, effettuata direttamente dalle imprese che effettuano la coltivazione, rende spesso
incerta la chiara identificazione cultivarietale.
MOLTIPLICAZIONE AGAMICA, O VIA TALEA
5. Preparazione delle piante madri
a. Attendere o favorire artificialmente il termine della fioritura
b. Mantenere le piante madri in terreni/substrati idonei e favorevoli alla buona
radicazione delle piante stesse e, quindi, al loro sviluppo.
c. Concimare le piante con fertilizzanti a basso tenore di azoto ed elevato titolo di fosforo
e potassio (es. N:P2O5:K2O=1:2:2) alla dose di 1,8-2 g/l di fertilizzante.
6. Esecuzione del taleggio e pratiche colturali
h. Periodi di taleggio: settembre-novembre; gennaio-febbraio. In questi periodi le piante
non sono in fioritura e si presentano nelle condizioni vegetative ideali per subire la
cimatura
i. Esecuzione del taleggio: la raccolta del materiale in campo deve essere eseguita con
strumenti di taglio affilati, puliti e sottoposti a periodica disinfezione (ogni 100 talee o
anche meno) mediante uso di sostanze/strategie di provata efficacia (soluzioni di
ipoclorito di sodio, alcool 70°, calore); nella successiva fase di messa in radicazione
delle talee è opportuno eseguire nuovamente il taglio, meglio se con una lama molto
affilata, inclinando lo stesso di 45° rispetto alla direzione dell’asse vegetativo, avendo
massima cura nel non interrare foglie nel substrato di coltivazione.
j. Prelevamento delle talee: il taleggio deve essere eseguito prelevando talee di apice.
Anche le talee prive di apice vegetativo, ovvero quelle raccolte successivamente al
prelievo delle talee di apice, possono essere impiegate, ma la radicazione è più lenta e
le piante derivanti risultano meno omogenee e meno rapide nella produzione di
barbatelle e di nuova fronda. In ogni caso, comunque, la talea dovrebbe presentare, una
volta posta a radicare, due internodi perfettamente visibili Contenitori per la
radicazione: è possibile utilizzare contenitori alveolari da 84, o da 104 alveoli in
polipropilene, o in polistirolo con foro a tronco di cono, o a tronco di piramide. Il foro
13
k.
l.
m.
n.
a tronco di piramide, pur se meno frequentemente impiegato e difficilmente disponibile
in commercio, favorisce una migliore distribuzione ed esplorazione del substrato da
parte dell’apparato radicale.
Substrato per la radicazione: il substrato da utilizzare per la radicazione deve garantire
drenaggio e, contemporaneamente, il mantenimento di un elevato grado di umidità.
Normalmente, si impiegano substrati aventi la seguente composizione (espressa come
v/v): torba bionda (macinata fine 2-5 mm) 25% + torba nera (macinata fine 2-5 mm)
25% + perlite (diametro 3-4 mm) 50%. Se il taleggio avviene in periodi, o in ambienti
di coltivazione relativamente asciutti, come frequentemente avviene in azienda a bassa
specializzazione che eseguono al proprio interno tute le fasi del ciclo di coltivazione, è
necessario ridurre il dosaggio di perlite a volumi non superiori al 30-35%, aumentando
proporzionalmente le torbe. Esistono, infine, esperienze positive con l’impiego, in
sostituzione della perlite, di pomice 3-5 mm. Questa soluzione riduce i costi di
produzione, ma aumenta i rischi di ristagno idrico, per cui è necessaria una attenta
gestione dell’umidità ambientale e dell’irrigazione. Sulla base di esperienze condotte
recentemente, l’uso di zeolititi non è apparso particolarmente favorevole.
Condizioni ambientali:
i. Temperatura: 18° - 20°C ± 1
ii. Umidità relativa: 90% ± 5
iii. Luce: 300 W/m2 ± 50
Irrigazione: potendo disporre di un sistema di umidificazione tipo “mist”, o “fog”, è
sufficiente controllare l’umidità del substrato di coltivazione accertandosi che questo
non si disidrati eccessivamente. E’ necessario mantenere il substrato a valori superiori
al 50% della propria capacità di campo. Non disponendo di sistemi di umidificazione
ambientale particolarmente sofisticati, è necessario ricorrere ad una irrigazione
umidificante almeno 3-4 volte al giorno, ovvero, in relazione alle condizioni
ambientali, evitare la disidratazione e, quindi, l’essicazione del substrato.
Concimazione: normalmente non si prevedono concimazioni sulle talee in fase di
radicazione. A puro scopo di breve mantenimento delle talee radicate prima del
trapianto nel contenitore finale, è possibile effettuare una fertirrigazione con un
concime bilanciato (es. N:P2O5:K2O=1:1:1) alla dose di 0,8-1 g/l di fertilizzante.
Ormoni radicanti: in molti casi l’uso di sostanze radicanti può essere consigliato,
soprattutto quando il materiale di partenza non appare in buono stato. In ogni caso l’uso
di tali sostanze (derivati auxinici al momento della messa in radicazione; derivati delle
citochinine su talee con callo formato) va effettuato seguendo le indicazioni riportate in
etichetta. Comunemente viene utilizzato l’acido α-naftalenacetico (NAA), applicato per
impolveramento della base delle stesse immediatamente prima della messa a dimora.
Come già detto, l’impiego di questo prodotto, tuttavia, non appare strettamente
necessario, se le condizioni del materiale vegetale e ambientali sono quelle ideali, e
comunque non è ammesso in coltivazioni biologiche, per le quali sono autorizzate
citochinine naturali (es. Zeatina).
7. Durata del periodo di radicazione
La durata media del ciclo colturale è pari a 2-3 settimane in condizioni ottimali. In
questo caso, normalmente la radicazione è omogenea e si ha da subito produzione di
nuove foglie. In condizioni non ideali, la radicazione può durare anche 4 settimane o
più, ma in queste condizioni la radicazione risulta scarsamente omogenea e le fallanze
possono essere anche molto elevate.
14
8. Alterazioni di natura parassitaria e non parassitaria
Sebbene la lavanda sia una specie relativamente “rustica”, la fase di moltiplicazione
agamica è piuttosto delicata. Le principali alterazioni parassitarie, causa di fallanze
anche molto ampie, sono causate da Pythium spp. e da Botrytis cinerea agente di
marciume bruno delle porzioni più basali delle giovani piante e dell’apparato fogliare;
tali parassiti infettano il materiale generalmente nelle prime fase della radicazione, o
materiale già da tempo radicato e, pertanto, soggetto a fisiologico invecchiamento.
Anche Phytophtora nicotianae var parasitica, agente di marciumi basali e radicali su
piante adulte, , può causare danni. La sua pericolosità, peraltro è maggiore in fase di
coltivazione. In ogni caso la causa scatenante gli attacchi parassitari è una cattiva
gestione colturale e, particolarmente, l’umidità eccessiva dell’ambiente di coltivazione
associata ad una cattiva qualità del materiale vegetativo (talee prelevate da piante in
fioritura, o talee non di apice, o talee prelevate da piante madri già sofferenti per cause
diverse). Tra le alterazioni non parassitarie più frequenti si menzionano l’eccesso di
bagnatura del substrato, che è causa di asfissia radicale, e l’eccesso di luce, combinato
con la bassa umidità ambientale, che è causa di rapida disidratazione delle talee. Infine,
un eccessivo perdurare della coltivazione in alveolo delle talee radicate può essere
causa di seccumi sulle foglie basali, giallumi diffusi e, più in generale, di
“invecchiamento” delle talee radicate che si riflette in una più lenta ripresa di sviluppo
delle piante messe a dimora nei contenitori finali.
Mezzi di difesa
Per la produzione di barbatelle è fondamentale il mantenimento in sanità delle talee in
fase di radicazione. In agricoltura convenzionale e biologica è possibile impiegare
prodotti a base di rame alle dosi riportate in etichetta distribuiti sulla coltura con
frequenza almeno settimanale. Il rame favorisce il contenimento della muffa grigia
(Botrytis cinerea) e, grazie anche ad un lieve effetto fitotossico, favorisce
l’irrobustimento dei tessuti fogliari. In agricoltura convenzionale è anche possibile
impiegare due ditiocarbammati ammessi in ambiente protetto: tiram (taleai) e ziram.
Il contenimento dei marciumi radicali causati da Pythium spp, e Phytophtora
nicotianae var parasitica, può essere ottenuto, oltre che con il controllo dei parametri
ambientali ed in particolare dell’umidità del substrato, con l’impiego di mezzi chimici
autorizzati in vivaio ed in taleaio, quali metalaxyl (taleai), o propamocarb (vivai).
ALLEVAMENTO IN CAMPO
Successivamente al trapianto inizia la fase di accrescimento delle piante che, normalmente, avviene in
pieno campo, meglio se sotto rete ombreggiante, ed, occasionalmente, anche in ambiente protetto. Di
seguito sono indicate le tappe fondamentali per la produzione delle piante.
1. Scelta del substrato di coltivazione
In linea di massima, la lavanda necessita di un substrato di coltivazione a composizione
fisica pesante.
Esempi di composizione (espressa come v/v):
• torba bionda 25% + torba nera 25% + pomice (diametro 3-4 mm) 20% + compost
di corteccia 15% + argilla granulata 15%.
• torba bionda 20% + torba nera 40% + pomice (diametro 3-4 mm) 15% + compost
di corteccia 15% + argilla granulata 10%.
• torba bionda 35% + torba nera 50% + argilla granulata 15%.
pH ottimale: 5,5 – 6,5
Conducibilità elettrica (CE): 600-800 µS/cm
La lavanda può essere coltivata anche su substrato contenente non oltre il 40% di compost
di origine vegetale ben maturo, in sostituzione parziale della torba. Peraltro la grande
15
variabilità di tale materiale non permette di assicurare a priori che un suo utilizzo fornisca
certamente buoni risultati.
2. Messa a dimora delle barbatelle
Le barbatelle devono essere trapiantate immediatamente dopo l’arrivo delle giovani piante
in azienda, ovvero non appena le radici raggiungono il fondo dell’alveolo, colonizzando
completamente il substrato in esso contenuto.
A seconda del diametro del vaso, dell’effetto finale voluto, o del numero di spuntature che
si intende effettuare, o della durata del ciclo colturale è possibile trapiantare una o più talee
per vaso. Per brevità si riporta nella tabella seguente uno schema riassuntivo in merito alla
combinazione dei fattori sopra citati per i formati di pianta più comuni
Schema riassuntivo di combinazione dei fattori sopra citati per i formati di pianta più
comuni
Lunghezza
Tipo di allevamento
Diametro del
Numero
Numero di
ciclo colturale
vaso (cm)
spuntature
barbatelle/vaso
cespuglio
alberello
(mesi)
10
X
2
3-4
1
14
X
2
4-5
2
14
X
3
5-6
1
14
X
1+2/3*
7-9
1
18
X
3
5-6
2
18
X
2/3
4-5
3
18
X
1+3*
7-9
1
* la prima spuntatura viene effettuata sulla pianta quando l’apice vegetativo, sostenuto da apposito tutore,
raggiunge una altezza dal vaso (diametro 14 cm) di 12 cm circa. Peraltro l’altezza del tutore può variare
notevolmente variando la dimensione del diametro del vaso (Chiediamo a Pietro).; le successive vengono
effettuate per formare la chioma.
Il colore del vaso dipende dal mercato di destinazione del prodotto. Di norma, il nero è il
colore più diffusamente utilizzato e indicato per produzioni di medio-basso valore
aggiunto, mentre il vaso colore terracotta viene associato a coltivazioni di maggiore valore
aggiunto e comunque destinato a mercati di limitata importanza e riservati, in molti casi, a
collezionisti. In ogni caso, assume particolare importanza la forma del fondo del vaso:
essendo questo deposto su terra battuta compattata e ricoperta da un telo antialga di
pacciamatura, la parte basale del contenitore deve essere profondamente incisa e dotata di
molti fori di drenaggio, mentre è da sconsigliare l’uso dei vasi a fondo piatto, con fori
disposti sul fondo, o, unicamente, sui lati.
3. Ambienti di coltivazione e condizioni ambientali di accrescimento
La lavanda si accresce in ambiente protetto ed in pieno campo. La scelta dell’ambiente di
coltivazione influisce sulla qualità finale delle piante.
L’ambiente protetto (serra, serra/tunnel) viene impiegato per favorire l’accorciamento del
ciclo colturale e per stimolare una maggiore distensione della lamina fogliare. Ne risultano,
quindi, piante di norma molto rigogliose, con limitati danni derivanti dagli eventi meteorici
che possono intervenire in pieno campo (vento, pioggia, …). Normalmente, la coltivazione
in ambiente protetto avviene per una precisa scelta commerciale (anticipazione delle
produzioni, accorciamento del 20% circa del ciclo colturale), o come coltivazione di
sostituzione di specie eliminate dal ciclo aziendale. In genere, però, in tali ambienti la
pianta tende a eziolare e, pertanto, può richiedere un aumento delle operazioni di cimatura.
In pieno campo la coltivazione può avvenire sotto ombreggiamento (schermo
ombreggiante tra il 40 et il 60%, meglio se nera), o in completa assenza di qualsiasi tipo di
riparo. La coltivazione sotto ombreggiamento favorisce un maggiore e più rapido sviluppo
16
delle piante che, in periodi non particolarmente luminosi, può coincidere con una certa
“filatura” delle stesse. L’ombreggiamento, igliora, inoltre, l’omogeneità della coltura ed il
mantenimento, particolarmente nel periodo più caldo dell’anno, di un buon livello di
umidità nel contenitore di coltivazione. Il ricorso all’ombreggiamento riduce, infine, nel
periodo estivo, l’incidenza del marciume radicale causato da Phytophthora nicotianae var.
parasitica, di cui più oltre si farà cenno, mentre può contribuire, nel periodo invernale, al
contenimento di Alternaria sp., in quanto la rete ombreggiante riduce la condensazione
della rugiada sull’apparato fogliare.
Temperature (°C) ottimali per lo sviluppo delle piante
- Estate: 15 (min) – 30 (max)
- Inverno: 5 (min) – 30 (max)
Di norma, temperature prossime allo zero non causano morte della pianta; tuttavia, il vento
può causare danni assimilabili a quelli da gelo in presenza di venti forti e costanti con
temperature comprese tra 0 e 5°C. Una maggiore tolleranza al freddo può essere ottenuta
con una concimazione molto ricca in potassio. Temperature di poco sotto lo zero possono
causare danni da gelo, fino a provocare la morte della pianta.
Umidità ambientale ideale: 60-75%
Illuminazione: la lavanda è una pianta da pieno sole; non teme i forti irraggiamenti tipici
del periodo estivo (600-800 W/m2), anche se la pratica dell’ombreggiamento favorisce
l’ottenimento di piante più erbacee e, in definitiva, più gradite dal consumatore.
Preparazione della superficie di coltivazione. La coltivazione in pieno campo o in
ambiente protetto, salvo casi eccezionali, avviene posizionando i vasi direttamente sul
terreno livellato, compattato e pacciamato con l’impiego di un telo antialga in tessuto
sintetico. Molto frequentemente, uno strato di 3-5 cm viene frapposto tra il terreno ed il
film di pacciamatura al fine di creare una “falda” nella quale possa avvenire lo scorrimento
e l’allontanamento dell’acqua in eccesso.
4. Pratiche colturali
Nutrizione
Non essendo noti con precisione gli asporti della lavanda, non è possibile indicare livelli di
nutrizione precisi e ci si deve affidare a quanto indicato dalla normale pratica agricola.
Di norma, nella zona di Albenga, forte produttrice negli ultimi anni di piante aromatiche,
tra cui la lavanda, si opera secondo sistemi diversi, che prevedono l’uso di fertilizzanti
minerali a lenta cessione e a cessione controllata, oppure di fertilizzanti minerali
idrosolubili. E’ possibile, inoltre, seguire anche un sistema di coltivazione ammesso in
agricoltura biologica, impiegando fertilizzanti minerali e organici appositamente
autorizzati.
Di seguito, a puro titolo esemplificativo, si riportano alcuni risultati ottenuti a seguito di
attività sperimentali e dimostrative recentemente completate al CeRSAA di Albenga
(Minuto et al., 2001) secondo il protocollo riportato in tabella 1. I fertilizzanti sono stati
scelti tra quelli normalmente reperibili in commercio e dosati secondo le indicazioni
riportate in etichetta o secondo quanto indicato da alcuni Autori (Accati, 1993; Rampinini
e Saibene, 1997). Lo sviluppo della coltura è stato valutato misurando diametro e altezza
della chioma delle piante e diametro maggiore e minore delle foglie; parallelamente sono
state effettuate valutazioni sul contenuto degli elementi minerali nel substrato di coltura in
diverse fasi colturali e sulle quantità di nutrienti minerali presenti nel percolato dai vasi e
nel terreno posto sotto le parcelle ad una profondità di 20 e 60 cm. L’analisi del percolato
dai vasi e del contenuto in elementi minerali dei substrati è stata effettuata, nelle parcelle
sottoposte a fertirrigazione, su campioni di soluzione nutritiva e di substrato prelevati
immediatamente dopo le operazioni di concimazione e dopo sette giorni.
17
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza una limitata differenza, dal punto di vista dello
sviluppo delle piante, tra i diversi trattamenti; in particolare, pur avendo rilevato, all’inizio
della coltivazione, un più rapido sviluppo delle piante allevate nelle parcelle concimate con
i fertilizzanti idrosolubili, a cessione controllata rivestiti e a cessione controllata di sintesi
organica, al termine della coltivazione le differenze si sono ridotte, manifestando uno
sviluppo maggiore in altezza delle piante allevate con l’impiego combinato di cornunghia
naturale miscelata al substrato, o con l’uso di concimi organici distribuiti per
fertirrigazione, o su piante sottoposte a fertirrigazione con fertilizzanti minerali. Su
Limitato è apparso l’effetto dei concimi a cessione controllata rivestiti impiegati da soli,
mentre lievemente superiore è apparso quello dei concimi a cessione controllata di sintesi
organica impiegati da soli o in combinazione, a dosi ridotte della metà, con i concimi a
cessione controllata rivestiti (tabella 2). Le analisi chimiche effettuate sui substrati di
coltivazione indicano il buon contenuto in elementi minerali di quelli concimati con
concimi a cessione controllata rivestiti e a cessione controllata di sintesi organica,
particolarmente per quanto riguarda la dotazione in azoto (tabella 4). La fertirrigazione con
prodotti idrosolubili porta il substrato ad avere disponibilità elevate di sostanze minerali, in
coincidenza del momento della concimazione, alternate a disponibilità più ridotte in
periodo lontani dalla concimazione. L’adozione della fertilizzazione secondo una delle
tecniche ammesse in agricoltura biologica, infine, mantiene nel terreno condizioni costanti
di limitata disponibilità di elementi nutritivi. L’analisi del percolato dai vasi mette in
evidenza e conferma la notevole lisciviazione del concime idrosolubile ed in particolare
dell’azoto, con riflessi potenzialmente negativi sull’ambiente. In particolare la perdita di
elementi minerali dal substrato appare elevata sia nelle ore immediatamente successive alla
fertirrigazione, sia a sette giorni di distanza (tabella 5). Le analisi eseguite sul terreno
sottostante le parcelle non concimate e concimate con le diverse tecniche, ad una
profondità di 20 e 60 cm, non hanno messo in evidenza la percolazione diretta nel terreno
degli elementi minerali distribuiti (valori medi: pH 7,9-8,0, C.E. 182 – 287 µS/cm, N totale
1.0 – 1.9 g/Kg, P assimilabile 32 – 67 ppm, K scambiabile 45 – 107 ppm). Tale fatto va
commentato ricordando che la coltivazione è avvenuta, come di norma, su terreno
compattato, rullato e pacciamato, secondo l'ordinaria pratica colturale; la lisciviazione
degli elementi minerali dai vasi, quindi, si è dispersa in superficie al terreno, ruscellando
verso le scoline ed i canali di drenaggio delle acque superficiali. Una prima valutazione
economica ha messo in evidenza la sostanziale confrontabilità tra i costi delle tecniche di
concimazione con fertilizzanti a cessione controllata di sintesi organica e a cessione
controllata rivestiti, mentre il costo della fertirrigazione è spesso fortemente influenzato
dalla formulazione impiegata. Il costo della concimazione con mezzi ammessi in
agricoltura biologica è, infine, condizionato dal prezzo di vendita elevato dei concimi in
rapporto al ridotto contenuto in elementi nutritivi, che di fatto può rendere necessaria la
distribuzione di elevate quantità di prodotto.
Conclusioni
Sulla base dei risultati ottenuti sembra possibile affermare che l’adozione di tecniche, quali
la fertirrigazione per aspersione, pur favorendo un buon sviluppo di colture quali la
lavanda e il rosmarino, possono favorire una elevata dispersione di elementi minerali
nell’ambiente. Sostituendo questa pratica con altre, tra cui quelle che prevedono la
miscelazione al substrato di coltura di fertilizzanti minerali a cessione controllata rivestiti o
di sintesi organica o organici ammessi in agricoltura biologica, detta dispersione si riduce.
Tuttavia, sulla base dei dati da noi ottenuti e dei dosaggi adottati, l’uso dei concimi a
cessione controllata non sempre consente di ottenere risultati confrontabili con la
distribuzione di fertilizzanti effettuata mediante fertirrigazione. La miscelazione al
substrato di coltura di cornunghia naturale e la successiva fertirrigazione con concimi
ammessi in agricoltura biologica è apparsa una tecnica in grado di favorire un buon
18
sviluppo delle piante di lavanda e rosmarino, soprattutto nelle fasi finali della coltivazione.
Una prima valutazione dei costi connessi all’adozione delle diverse tecniche di
concimazione non ha evidenziato particolari differenze, anche se elevato è apparso il costo
dei trattamenti effettuati con prodotti ammessi in agricoltura biologica. Tale maggior costo,
certamente, con la progressiva diffusione di tecniche di coltivazione eco-compatibili, potrà
essere soggetto a riduzione, anche se l'attribuzione di un valore economico al costo
ambientale della fertilizzazione potrebbe già oggi rendere possibile una migliore
valutazione del costo complessivo di questa operazione colturale.
Tabella 1 – Protocollo sperimentale applicato nelle due prove su rosmarino e lavanda
Trattamento
Miscelazione al substrato
Distribuzione sulla superficie del substrato o per
pretrapianto (1 apporto)
fertirrigazione postrapianto
concime
dose
concime
dose apporti
Testimone
CCR
cessione controllata^ 4*
CCSO
cessione controllata**
1,5*
3°
1/2 CCR+1/2 cessione controllata^ 2*
cessione controllata**
3°
0,75
CCSO
*
I
idrosolubile***
2^^ ogni 7gg°°
C + OF
cornunghia****
4*
organico fluido (N:P2O5:K2O=3:0:4)
4^^ ogni 7gg°°
* dose espressa in g/l di substrato; ** concime a cessione controllata di sintesi organica (3-4 mesi, N:P2O5:K2O = 8:5:17) distribuito sulla superficie del
terreno; ^ concime a cessione controllata rivestito (8-9 mesi, N:P2O5:K2O = 18:11:10) in formulazione granulare miscelato nel substrato di coltivazione al
trapianto; *** N:P2O5:K2O =15:5:25; ^^ dose espressa in g/l di acqua; **** cornunghia naturale (residuo di corna e unghia allo stato naturale) 9% N
organico; ° interventi a 30-60-120 gg dal trapianto; °°19 fertirrigazioni.
Tabella 2 – Effetto delle diverse strategie di concimazione sullo sviluppo in diametro e altezza (cm) della
chioma di lavanda al termine delle prove di coltivazione
Trattamento
Prova 1999 - rilievo finale
Prova 2000 - rilievo finale
Diametro
Altezza
Diametro
Altezza
Testimone
16,3
b
15,1
a
16,0
c
19,9
bc
CCR
17,3
b
15,5
a
16,6
bc 18,9
c
CCSO
17,6
ab 15,3
a
16,5
bc 20,9
bc
1/2CCR+
18,6
ab 15,3
a
16,6
bc 19,7
bc
1/2 CCSO
I
18,6
ab 16,3
a
18,3
a
22,3
a
C + OF
22,6
a
15,1
a
17,3
b
21,2
b
* I valori della stessa colonna seguiti dalla medesima lettera non differiscono tra loro statisticamente secondo il test di
Duncan (P=0,05).
Tabella 3 – Effetto delle diverse strategie di concimazione sullo sviluppo fogliare (larghezza e lunghezza delle
foglie mm) di rosmarino
Trattamento
Prova 1999 - rilievo finale del 14/12 Prova 2000 - rilievo finale del 09/11
Larghezza
Lunghezza
Larghezza
Lunghezza
Testimone
3,4 b *
28 a
2,5 b
25 b
CCR
3,9 ab
31 a
2,8 ab
25 b
CCSO
3,8 ab
27 a
2,6 b
28 ab
1/2CCR+1/2 CCSO
3,6 ab
29 a
3,0 a
28 ab
I
3,8 ab
29 a
3,1 a
32 a
C + OF
4,0 a
28 a
2,5 b
28 ab
* Vedi tabella 2.
19
Tabella 4 – Risultati dele analisi chimiche effettuate sul substrato di coltivazione (prova 1999)
P **
K **
Trattamento
pH in H2O C. E. * NH + ** NO - **
4
3
assimilabile scambiabile
Testimone
7,3
520
2,6
9,0
4,5
10,0
CCR
7,1
815
10,4
252,0
11,7
33,2
CCSO
7,0
972
3,3
136,5
9,8
39,2
1/2CCR+1/2 CCSO
6,3
778
15,0
148,5
14,5
40,8
I***
7,4
606
1,1
135,5
7,0
54,4
I****
7,2
860
1,7
271,5
6,1
87,1
C + OF***
6,5
490
0,6
39,0
0,5
32,0
C + OF****
7,3
566
0,9
99,0
1,1
43,7
* µS/cm; ** ppm; *** a 7 giorni di distanza dalla fertirrigazione; **** immediatamente dopo la concimazione
Tabella 5 – Analisi chimica del percolato dai vasi a tempi diversi rispetto al momento della concimazione
(prova 1999)
Trattamento
NO3-* NO3-* NH4+* NH4+* P2O5* P2O5* K+* K+*
**
***
**
***
**
***
**
***
Testimone
9,5
0,0
2,7
10,6
CCR
55,3
0,3
31,9
11,8
CCSO
39,1
0,25
15,2
16,0
1/2CCR+1/2 CCSO
57,8
1,25
11,5
14,4
I
316,0 526,8
0,0
0,0
150,8
58,8 66,2 83,6
C + OF
65,0
53,7
0,1
0,2
0,0
0,0
22,8 36,0
* ppm; ** a 7 giorni di distanza dalla fertirrigazione; *** immediatamente dopo la concimazione
Irrigazione
Gli apporti irrigui vengono effettuati, come nel caso della nutrizione, senza una precisa
conoscenza scientifica, su basi consuetudinarie. Nel periodo estivo viene effettuata almeno
un irrigazione al giorno; nel periodo autunnale ed invernale l’irrigazione viene ridotta in
proporzione all’abbondanza degli eventi meteorici e alle condizioni ambientali, fino ad
una-due irrigazioni alla settimana. Gli agricoltori che eseguono la fertirrigazione
comprendono tale operazione nel numero totale delle irrigazioni da effettuare. In alcuni
casi, comunque vengono adottati sistemi di supporto decisionale e veri e propri supporti
decisionali con attuatori che integrano il fabbisogno evapotraspirativo ambientale su base
empirica e, in genere, basata sulla radiazione diretta.
In linea di massima, per un vaso di 14 cm di diametro e due litri di volume, ad ogni
irrigazione si apportano circa 200-250 ml di acqua, mentre per un vaso di 18 cm di
diametro si possono apportare fino a 1 litro di acqua per operazione di adacquamento.
Impiegando sistemi di irrigazione a pioggia, i meno efficaci, ma quelli più diffusamente
adottati per questo tipo di coltura, occorre ricordare che l’efficienza dell’irrigazione è
molto bassa, dovendo considerare che circa il 50% dell’acqua distribuita cade tra gli spazi
non occupati dai vasi e che, con l’accrescimento della chioma delle piante, un ulteriore 520% di acqua cade sul fogliame e si riversa a terra. Infine, anche il vento può ridure
l’efficienza dell’irrigazione, trasportando lontano parte delle gocce d’acqua emesse dagli
ugelli.
20
5. Alterazioni parassitarie e non parassitarie e difesa
Per il momento non sono molto numerose le alterazioni parassitarie e non parassitarie note
ed in grado di arrecare danno alle coltivazioni.
Alterazioni parassitarie
Anche per la lavanda diverse sono le alterazioni che anche di recente sono state osservate
in Italia. Tra queste ricordiamo la Phytophthora nicotianae var. parasitica, estremamente
grave su coltivazioni in vaso di Lavandula officinalis, Lavandula x Allardii e di Lavandula
angustifolia x intermedia “Dutch”, particolarmente danneggiate quando effettuate nel
periodo estivo e in pieno campo in assenza di qualsiasi protezione dall'eccessivo
irraggiamento e riscaldamento (Garibaldi et al., 2000). Successivamente anche P.
palmivora è stata indicata quale agente di marciume radicale e collasso epigeo su L.
angustifolia in Sicilia (Davino et al., 2002) su impianti di lavanda messi a dimora in
bordure ornamentali, anche in questo caso con deperimenti evidenti durante il periodo
estivo. Sull'apparato fogliare, invece, nel 1983 veniva indicata in Sardegna su L. spica e L.
stoechas, la presenza di infezioni di Alternaria alternata (Carta et al., 1983) e,
successivamente, in Umbria, veniva allargato a L. dentata il novero delle specie sensibili a
Septoria lavandulae, agente di antracnosi fogliare su L. stoechas, L angustifolia e L.
latifolia (Buonaurio et al., 1996). Dal punto di vista sintomatologico, le due malattie
potrebbero essere tra loro confuse, vista l'induzione di fenomeni di clorosi fogliare:
l'osservazione microscopica, comunque, permette un rapido riconoscimento,
essenzialmente basato sia sulla forma dei conidi e sulla presenza di picnidi, assenti nelle
infezioni causate da A. alternata. Va sottolineato che soprattutto su L. officinalis, ma anche
su L. x Allardii e L. angustifolia x intermedia “Dutch”, nella zona di Albenga sono già da
tempo osservate epidemie anche molto gravi di Alternaria sp., il cui decorso appare
decisamente grave a partire dall'autunno e durante i mesi invernali, causando estesi
disseccamenti fogliari con conseguente riduzione della qualità del prodotto finito (Fonte
Laboratorio Fitopatologico Ce.R.S.A.A.). Tale patogeno, pertanto, appare seriamente
preoccupante vista, soprattutto, la difficoltà di organizzare, come per il rosmarino,
efficienti strategie di lotta preventive, curative, che devono essere basate sui pochissimi
mezzi chimici ammessi su tali colture, soprattutto se non considerate effettuate per scopo
ornamentale.
Altre alterazioni non parassitarie
Giallumi fogliari
E’ molto frequente, alla ripresa vegetativa primaverile, dopo il freddo del periodo invernale
e sempre, dopo il verificarsi di eventi meteorici o fasi di coltivazione stressanti per la
pianta, la comparsa di giallumi più o meno intensi. Si suggerisce l’uso di fertilizzanti a
base di azoto, magnesio e potassio combinati, quando autorizzati con stimolanti a base di
acido gibberellico, o suoi derivati, o di altre sostanze indicate successivamente a fasi di
stress). In agricoltura biologica è possibile utilizzare un prodotto a base di citochinine
naturali (zeatina naturale formulata da Timac Italia S.p.A.)
Disseccamento delle foglie basali
Alcune cultivar, in coincidenza di periodi freddi, possono subire il disseccamento delle
foglie poste più in basso, in prossimità della base delle piante. Non essendo possibile
eliminare questo fenomeno con l’impiego di fitoregolatori, o fertilizzanti, o altri mezzi
21
chimici, si suggerisce di impiegare cultivar, o selezioni caratterizzate da una maggiore
resistenza al freddo e di regolare opportunamente la densità coltura evitando fenomeni di
aduggiamento causati da eccessiva fittezza vegetale .
Difficoltà di radicazione
La lavanda radica con difficoltà nei periodi più caldi dell’anno ed in fase di fioritura.
Inoltre, il taglio non netto (sfilacciato) della base della talea può essere causa ulteriore di
difficoltà di radicazione. Ne consegue che la soluzione di molti problemi della radicazione
è legata alla scelta del corretto periodo dell’anno, alla gestione dei parametri ambientali e
alla scelta della fase vegetativa idonea.
PRESENTAZIONE DEL PRODOTTO FINITO E DISPONIBILITA’
La produzione in grande quantità della lavanda è conseguenza del suo basso valore alla produzione.
Come conseguenza, non è prevista alcuna forma particolare di presentazione del prodotto finito
(confezionamento, …). Fa eccezione la scelta del colore del vaso di polipropilene e l’apposizione,
prima della vendita del prodotto, di una targhetta illustrativa del prodotto, recante le informazioni
botaniche e colturali minime.
In particolare, il colore del vaso di polipropilene, che può essere, in genere, nero, o colore terracotta e,
più raramente, verde, è condizionato da esigenze specifiche del mercato di destinazione, ovvero dalla
colorazione del fogliame, a cui contrapporre un determinato colore del contenitore, ovvero per
identificare un prodotto di qualità differente da un altro (in genere il vaso nero identifica il prodotto
standard, mentre il colore terracotta quello di qualità superiore). In alcune nicchie di mercato viene
commercializzato anche il vaso di polipropilene a tronco di piramide ed il vaso di terracotta.
La lavanda viene commercializzata prevalentemente come pianta in vaso non fiorita, anche se, negli
ultimi ani, sono stati fatti tentativi di commercializzazione come prodotto fiorito, grazie anche alla
notevole diffusione di selezioni caratterizzate da colore dell’infiorescenza rosso, azzurro e bianco,
oltre a quello convenzionale.
Le dimensioni del vaso più frequenti e le relative presentazioni del prodotto sono riportate nella
tabella seguente; i prodotti più diffusi sul mercato sono il cespuglio in vaso di 14 e 18 cm e l’alberello
in vaso di 18 cm.
Prodotti particolari
Alcune produzioni, peraltro molto limitate, sono realizzate, partendo sia da piante allevate ad
alberello, sia da piante allevate a cespuglio, in forme molto particolari (aeroplano, mongolfiera,
automobile, …). Questi prodotti, ad alto valore aggiunto, sono ottenuti a partire da piante allevate
come descritto e coltivate per alcuni anni in ambiente protetto facendo sviluppare la pianta su sostegni
appositamente predisposti e operando numerose potature.
22
Tabella di sintesi: dimensioni del prodotto e periodi di commercializzazione
Forma
Alberello
Balconiera
Cespuglio
Grandi formati (cespuglio e altre forme)
Diametro del vaso
(cm)
14
18
24
10x20
15x40
10
14
18
24
30
35
45
Numero piante per
pianale di carrello
tipo “danese”
32
21
12
25
10
60
36
21
12
9
7
3
Numero piante per
carrello tipo “danese”
128
63
24
175
50
480
252
105
48
36
21
6
Periodi principali di commercializzazione
- Febbraio-maggio (mercato principale)
o Commercializzazione di prodotto non fiorito e fiorito (aprile, maggio)
o Prevalenza di alberello e piccoli formati
- Ottobre-novembre (mercato secondario)
o Commercializzazione di prodotto non fiorito
o Prevalenza di piccoli formati
23
SALVIA (Salvia sp.pl.)
All’interno del genere Salvia si incontra una notevole variabilità e ricchezza di forme e colori del
fogliame e dei fiori. E’, infatti, possibile incontrare piante con portamento eretto, o decombente,
piante con fogliame di forme molto varie, o caratterizzato da presenza abbondante di peli in grado di
modificarne la colorazione, o, infine, piante con infiorescenza di forme e colori tra loro molto diversi,
quasi a rappresentare l’intera gamma di colori che la natura sa mettere in campo.
Dal punto di vista tassonomico, la grande ricchezza e disponibilità di materiale vegetale presso
vivaisti e collezionisti non è sempre accompagnata da una sicura identificazione botanica e chiara
differenziazione tra le cultivar. Spesso accade, infatti, di incontrare materiale vegetale apparentemente
molto simile classificato in maniera diversa, o piante tra loro fenologicamente molto diverse, ma
denominate in maniera identica. Questo problema, al di là delle chiare implicazioni scientifiche, rende
anche difficile identificare univocamente una determinata accessione per un impiego di tipo
commerciale.
Dal punto di vista produttivo, molto poche sono le specie e le cultivar attualmente commercializzate;
probabilmente, la progressiva diversificazione dell’offerta anche nel settore delle piante aromatiche e
officinali favorirà la diffusione di una maggior numero di selezioni. Questo lavoro intende anche
raggiungere l’obiettivo di far conoscere agli agricoltori specie e cultivar in questo momento poco, o
affatto note.
MOLTIPLICAZIONE
La moltiplicazione può essere effettuata per seme, o per talea. La moltiplicazione per seme è
strettamente necessaria per la produzione di specie annuali, ma non consente di propagare nello spazio
e nel tempo individui aventi le stesse caratteristiche del capostipite; tali caratteristiche, invece, sono
garantite dalla moltiplicazione per talea, o agamica.
MOLTIPLICAZIONE AGAMICA, O VIA TALEA
La qualità del materiale di moltiplicazione e la rapidità del processo di emissione di radici avventizie
dalla talea è fortemente condizionato dallo stato fitosanitario e nutrizionale della pianta madre.
1. Preparazione delle piante madri
a. Attendere o favorire artificialmente il termine della fioritura
b. Mantenere le piante madri in terreni/substrati idonei e favorevoli alla buona
radicazione delle piante stesse e, quindi, al loro sviluppo.
c. Concimare le piante con fertilizzanti a basso tenore di azoto ed elevato titolo di fosforo
e potassio (es. N:P2O5:K2O=1:2:2) alla dose di 1,5-2 g/l di fertilizzante.
2. Esecuzione del taleggio e pratiche colturali
o. Periodi di taleggio: poiché la durata del periodo della fioritura delle salvie può protrarsi
anche molto, da febbraio-marzo fino alla fine dell’estate e, in alcuni casi, anche nel
periodo autunnale, è difficile indicare un periodo unico, o ben definito in cui effettuare
la radicazione. Tenendo conto di questi aspetti e della notevole ricchezza di specie
caratterizzate da comportamenti ed epoche di fioritura diverse, è possibile
genericamente indicare che il periodo principale nel quale effettuare il taleaggio va da
settembre a novembre e da gennaio a febbraio.
p. Esecuzione del taleggio: la raccolta del materiale in campo deve essere eseguita con
strumenti di taglio affilati, puliti e sottoposti a periodica disinfezione (ogni 100 talee o
anche meno) mediante uso di sostanze/strategie di provata efficacia (soluzioni di
ipoclorito di sodio, alcool 70°, calore); nella successiva fase di messa in radicazione
delle talee è opportuno eseguire nuovamente il taglio, meglio se con una lama molto
24
q.
r.
s.
t.
u.
v.
affilata, inclinando lo stesso di 45° rispetto alla direzione dell’asse vegetativo, avendo
massima cura nel non interrare foglie nel substrato di coltivazione.
Prelevamento delle talee: il taleggio deve essere eseguito prelevando talee di apice.
Anche se è possibile ottenere giovani piante radicate a partire da talee prive di apice
vegetativo, ovvero da quelle raccolte successivamente al prelievo delle talee di apice, si
sconsiglia di utilizzarle, a causa della notevole lentezza nello sviluppo delle radici,
addirittura assente in alcune selezioni, e della qualità molto scarsa delle piante così
ottenute.
Contenitori per la radicazione: a causa del notevole dimorfismo fogliare, che interessa
anche la dimensione stessa delle foglie, non è possibile generalizzare un suggerimento
circa il tipo di contenitore alveolato da impiegare; di norma si impiegano contenitori da
64, 84, e da 104 alveoli in polipropilene, o in polistirolo con foro a tronco di cono, o a
tronco di piramide. Il foro a tronco di piramide, pur se meno frequentemente impiegato
e difficilmente reperibile in commercio, favorisce una migliore distribuzione ed
esplorazione del substrato da parte dell’apparato radicale.
Substrato per la radicazione: il substrato da utilizzare per la radicazione deve garantire
il drenaggio dell’acqua distribuita in eccesso e, contemporaneamente, il mantenimento
di un adeguato grado di umidità. Normalmente, si impiegano substrati aventi la
seguente composizione (espressa come v/v): torba bionda (macinata fine 2-5 mm) 25%
+ torba nera (macinata fine 2-5 mm) 25% + perlite (diametro 3-4 mm) 50%. Se il
taleggio avviene in periodi, o in ambienti di coltivazione relativamente asciutti, come
frequentemente avviene in aziende a bassa specializzazione che eseguono al proprio
interno tute le fasi del ciclo di coltivazione, è necessario ridurre il dosaggio di perlite a
volumi non superiori al 30-35%, aumentando proporzionalmente le torbe. Esistono,
infine, esperienze positive con l’impiego, in sostituzione della perlite, di pomice 3-5
mm. Questa soluzione riduce i costi di produzione, ma aumenta i rischi di ristagno
idrico, per cui è necessaria una attenta gestione dell’umidità ambientale e
dell’irrigazione. Sulla base di esperienze condotte recentemente, l’uso di zeolititi non è
sembrato influire sul miglioramento della radicazione, o sull’accorciamento del
periodo.
Condizioni ambientali:
i. Temperatura: 18° - 20°C ± 1
ii. Umidità relativa: 90% ± 5
iii. Luce: 300 W/m2 ± 50
Irrigazione: potendo disporre di un sistema di umidificazione tipo “mist”, o “fog”, è
sufficiente controllare l’umidità del substrato di coltivazione accertandosi che questo
non si disidrati eccessivamente. E’ necessario mantenere il substrato a valori superiori
al 50% della propria capacità di campo. Non disponendo di sistemi di umidificazione
ambientale particolarmente sofisticati, è necessario ricorrere ad una irrigazione
umidificante almeno 3-4 volte al giorno, ovvero, in relazione alle condizioni
ambientali, evitare la disidratazione e, quindi, l’essicazione del substrato. Sintomo
della eccessiva disidratazione del substrato è il suo distacco dalla parete dell’alveolo.
Concimazione: normalmente non si prevedono concimazioni sulle talee in fase di
radicazione, essendo questo periodo di breve durata. A puro scopo di breve
mantenimento delle talee radicate prima del trapianto nel contenitore finale, è possibile
effettuare una-due fertirrigazioni ogni 7-10 giorni con un concime bilanciato (es.
N:P2O5:K2O=1:1:1) alla dose di 0,8-1 g/l di fertilizzante. In questo caso particolare
attenzione dovrà essere rivolta alla limitazione della filatura dele piante, ovvero
dell’allungamento degli internodi.
Ormoni radicanti: in molti casi l’uso di sostanze radicanti può essere consigliato,
soprattutto quando il materiale di partenza non appare in buono stato. In ogni caso l’uso
25
di tali sostanze (derivati auxinici al momento della messa in radicazione; derivati delle
citochinine su talee con callo formato) va effettuato seguendo le indicazioni riportate in
etichetta dei citati prodotti. Comunemente viene utilizzato l’acido α-naftalenacetico
(NAA), applicato per impolveramento della base delle stesse immediatamente prima
della messa a dimora. L’impiego di questo prodotto, tuttavia, non appare strettamente
necessario, se le condizioni del materiale vegetale e ambientali sono quelle ideali, e
comunque non è ammesso in coltivazioni biologiche, per le quali sono autorizzate
citochinine naturali (es. Zeatina).
3. Durata del periodo di radicazione
La durata media del ciclo di radicazione è pari a 2-3 settimane in condizioni ottimali.
In questo caso, normalmente la radicazione è omogenea e si ha da subito produzione di
nuove foglie. In condizioni non ideali, la radicazione può durare anche 4 settimane o
più, ma in queste condizioni la produzione di radici risulta scarsamente omogenea, le
giovani piante si accrescono con molta lentezza e le fallanze possono essere anche
molto elevate.
4. Alterazioni di natura parassitaria e non parassitaria
Sebbene la salvia sia una specie relativamente “rustica”, la fase di moltiplicazione
agamica è piuttosto delicata. Le principali alterazioni parassitarie, causa di fallanze
anche molto ampie, sono causate da Pythium spp. e da Botrytis cinerea agente di
marciume bruno delle porzioni più basali delle giovani piante e dell’apparato fogliare;
tali parassiti infettano il materiale generalmente nelle prime fase della radicazione, o
materiale già da tempo radicato e, pertanto, soggetto a fisiologico invecchiamento.
Spesso la causa scatenante gli attacchi parassitari è una cattiva gestione colturale e,
particolarmente, l’umidità eccessiva dell’ambiente di coltivazione, anche conseguenza
di irrigazioni troppo abbondanti, o troppo frequenti, associata ad una cattiva qualità del
materiale vegetativo (talee prelevate da piante in fioritura, o talee non di apice, o talee
prelevate da piante madri già sofferenti per cause diverse). Tra le alterazioni non
parassitarie più frequenti si menzionano l’eccesso di bagnatura del substrato, che è
causa di asfissia radicale, e l’eccesso di luce, combinato con la bassa umidità
ambientale, che è causa di rapida disidratazione delle talee. Infine, un eccessivo
prolungamento della coltivazione delle talee radicate in alveolo può essere causa di
seccumi sulle foglie basali, giallumi diffusi e, più in generale, di “invecchiamento”
delle talee radicate, che si riflette in una più lenta ripresa di sviluppo delle piante messe
a dimora nei contenitori finali.
5. Mezzi di difesa
Per la produzione di barbatelle è fondamentale il mantenimento in sanità delle talee in
fase di radicazione. In agricoltura convenzionale e biologica è possibile impiegare
prodotti a base di rame alle dosi riportate in etichetta distribuiti sulla coltura con
frequenza almeno settimanale. Il rame favorisce il contenimento della muffa grigia
(Botrytis cinerea) e, grazie anche ad un lieve effetto fitotossico, favorisce
l’irrobustimento dei tessuti fogliari. In agricoltura convenzionale è anche possibile
impiegare due ditiocarbammati ammessi in ambiente protetto: tiram (taleai) e ziram.
Il contenimento dei marciumi radicali causati da Pythium spp può essere ottenuto, oltre
che con il controllo dei parametri ambientali ed in particolare dell’umidità del
substrato, con l’impiego di mezzi chimici autorizzati in vivaio ed in taleaio, quali
metalaxyl (taleai), o propamocarb (vivai).
Poiché il settore degli agrofarmaci e le relative autorizzazioni all’uso è in continua
evoluzione, per maggiore chiarezza, in tabella si illustra l’elenco dei prodotti autorizzati
in agricoltura convenzionale e biologica aggiornato alla fine del 2004.
26
Prodotti autorizzati su salvia in agricoltura biologica e convenzionale nelle fasi iniziali della
coltivazione per il contenimento delle più comuni fitopatie (Estratto da WinBDF versione 2.2.0
archivio del 12/12/2003 - Banca Dati Fitofarmaci - ECOSPI s.r.l. Via Parini 9 Milano (L'informatore
Agrario. Aggiornamento: agosto 2006)
Prodotto
Autorizzazione
Taleai
Vivai
Disinfezione
Ammesso in
talee
agricoltura
biologica
8-idrossichinolina solfato
X
Dodina
X
Fosetil – Al
X
Kresoxim – methyl
X
Propamocarb
X
Rame
X
Tiram
X
Ziram
X
Zolfo
X
X
ALLEVAMENTO IN CAMPO
Successivamente al trapianto inizia la fase di accrescimento delle piante che, normalmente, avviene in
pieno campo, meglio se sotto rete ombreggiante, ed, occasionalmente, anche in ambiente protetto. Di
seguito sono indicate le tappe fondamentali per la produzione delle piante.
1. Scelta del substrato di coltivazione
In linea di massima, la salvia necessita di un substrato di coltivazione a composizione
fisica pesante.
Esempi di composizione (espressa come v/v):
• torba bionda 25% + torba nera 25% + pomice (diametro 3-4 mm) 20% + compost
di corteccia 15% + argilla granulata 15%.
• torba bionda 20% + torba nera 40% + pomice (diametro 3-4 mm) 15% + compost
di corteccia 15% + argilla granulata 10%.
• torba bionda 35% + torba nera 50% + argilla granulata 15%.
pH ottimale: 5,5 – 6,5
Conducibilità elettrica (CE): 600-800 µS/cm
La salvia può essere coltivata anche su substrato contenente non oltre il 40% di compost di
origine vegetale ben maturo, in sostituzione parziale della torba. Peraltro la grande
variabilità di tale materiale non permette di assicurare a priori che un suo utilizzo fornisca
certamente buoni risultati.
2. Messa a dimora delle barbatelle
Le barbatelle devono essere trapiantate immediatamente dopo l’arrivo delle giovani piante
in azienda, ovvero non appena le radici raggiungono il fondo dell’alveolo, colonizzando
completamente il substrato in esso contenuto
A seconda del diametro del vaso, dell’effetto finale voluto, o del numero di spuntature che
si intende effettuare, o della durata del ciclo colturale è possibile trapiantare una o più talee
per vaso. Per brevità si riporta nella tabella seguente uno schema riassuntivo in merito alla
combinazione dei fattori sopra citati per i formati di pianta più comuni. Rammentando che
la diversità di forme e di portamento delle salvie è molto elevata, tale tabella assume un
carattere eminentemente indicativo.
27
Schema riassuntivo di combinazione dei fattori sopra citati per i formati di pianta più
comuni
Tipo di allevamento
Lunghezza
Diametro del
Numero
Numero di
ciclo colturale
vaso (cm)
spuntature
barbatelle/vaso
cespuglio
alberello
(mesi)
14
X
2
4-5
2
14
X
3
5-6
1
14
X
1+2/3*
7-9
1
18
X
3
5-6
2
18
X
2/3
4-5
3
18
X
1+3*
7-9
1
* la prima spuntatura viene effettuata sulla pianta quando l’apice vegetativo, sostenuto da apposito tutore,
raggiunge una altezza dal vaso (diametro 14 cm) di 12 cm circa. Peraltro l’altezza del tutore può variare
notevolmente variando la dimensione del diametro del vaso; le successive vengono effettuate per formare la
chioma.
Il colore del vaso dipende dal mercato di destinazione del prodotto. Di norma, il nero è il
colore più diffusamente utilizzato e indicato per produzioni di medio-basso valore
aggiunto, mentre il vaso colore terracotta viene associato a coltivazioni di maggiore valore
aggiunto e comunque destinato a mercati di limitata importanza e riservati, in molti casi, a
collezionisti. Talvolta, per salvie a portamento molle e ricadente verso terra, si preferisce
impiegare vasi tipo “basket”, da appendere a supporti vari con appositi ganci. In ogni caso,
assume particolare importanza la forma del fondo del vaso: essendo questo
prevalentemente deposto su terra battuta compattata e ricoperta da un telo antialga di
pacciamatura, la parte basale del contenitore deve essere profondamente incisa e dotata di
molti fori di drenaggio, mentre è da sconsigliare l’uso dei vasi a fondo piatto, con fori
disposti sul fondo, o, unicamente, sui lati.
3. Ambienti di coltivazione e condizioni ambientali di accrescimento
La salvia si accresce in ambiente protetto ed in pieno campo. La scelta dell’ambiente di
coltivazione influisce sulla qualità finale delle piante e, comunque, dipende dal periodo nel
quale si intende effettuare la coltivazione.
L’ambiente protetto (serra, serra/tunnel) viene impiegato per favorire l’accorciamento del
ciclo colturale e per stimolare una maggiore distensione della lamina fogliare. Ne risultano,
quindi, piante di norma molto rigogliose, con limitati danni derivanti dagli eventi meteorici
che possono intervenire in pieno campo (vento, pioggia, …). Normalmente, la coltivazione
in ambiente protetto avviene per una precisa scelta commerciale (anticipazione delle
produzioni, accorciamento del 20% circa del ciclo colturale), o come coltivazione di
sostituzione di specie eliminate dal ciclo aziendale. In genere, però, in tali ambienti la
pianta tende a eziolare e, pertanto, può richiedere un aumento delle operazioni di cimatura.
La coltivazione in ambiente protetto è, infine, necessaria per le selezioni e le specie
originarie di aree a clima caldo e caldo-umido: queste, infatti, non sono in grado di
superare le basse temperature invernali tipiche delle regioni del nord del Mediterraneo, o,
quantomeno, subiscono gravi danni estetici.
In pieno campo la coltivazione può avvenire sotto ombreggiamento (schermo
ombreggiante tra il 40 e il 60%, meglio se la rete impiegata è di colore nero), o in completa
assenza di qualsiasi tipo di riparo. La coltivazione sotto ombreggiamento favorisce un
maggiore e più rapido sviluppo delle piante, particolarmente nei periodi più luminosi e
caldi, anche se è necessario porre attenzione alla “filatura” delle stesse.
L’ombreggiamento, migliora, inoltre, l’omogeneità della coltura ed il mantenimento,
particolarmente nel periodo più caldo dell’anno, di un buon livello di umidità nel
contenitore di coltivazione. L’ombreggiamento, peraltro, non appare indicato per alcune
28
specie e selezioni che necessitano di abbondante luce per fiorire. Nel caso del genere
Salvia, infatti, la fioritura è tanto più intensa quanto più la luminosità dell’ambiente, ed in
particolare l’irraggiamento solare diretto, è elevato.
Temperature (°C) ottimali per lo sviluppo delle piante
- Estate: 15 (min) – 30 (max)
- Inverno: 5/10 (min) – 18/25 (max)
Di norma, temperature prossime allo zero non causano morte della pianta; tuttavia, come si
è detto, la sensibilità delle piante al freddo è legata alla specifica sensibilità delle numerose
specie commercialmente utilizzabili; inoltre, il vento può causare danni assimilabili a
quelli da gelo in presenza di eventi forti e costanti con temperature comprese tra 0 e 5°C.
Una maggiore tolleranza al freddo può essere ottenuta con una concimazione molto ricca
in potassio. Temperature di poco sotto lo zero possono causare danni da gelo, fino a
provocare la morte della pianta. Danni più limitati consentono alla pianta allevata a terra di
riemettere nuova vegetazione a partire dalle radici più superficiali.
Umidità ambientale ideale: 65-80%
Illuminazione: la salvia è una pianta da pieno sole; non teme i forti irraggiamenti tipici del
periodo estivo (600-800 W/m2), anche se la pratica dell’ombreggiamento favorisce
l’ottenimento di piante più erbacee e, in definitiva, più gradite dal consumatore.
Preparazione della superficie di coltivazione. La coltivazione in pieno campo o in
ambiente protetto, salvo casi eccezionali, avviene posizionando i vasi direttamente sul
terreno livellato, compattato e pacciamato con l’impiego di un telo antialga in tessuto
sintetico. Molto frequentemente, uno strato di 3-5 cm viene frapposto tra il terreno ed il
film di pacciamatura al fine di creare una “falda” nella quale possa avvenire lo scorrimento
e l’allontanamento dell’acqua in eccesso. Più raramente la coltivazione avviene su bancale
sopraelevato, situazione che migliora la capacità operativa del personale, ma decisamente
più costosa e, in ultima analisi, applicabile solo se la struttura disponibile non può essere
sfruttata in altra maniera.
4. Pratiche colturali
Nutrizione
Non essendo noti con precisione gli asporti della salvia, non è possibile indicare livelli di
nutrizione precisi e ci si deve affidare a quanto indicato dalla normale pratica agricola.
Di norma, nella zona di Albenga, forte produttrice negli ultimi anni di piante aromatiche,
tra cui la salvia, si opera secondo sistemi diversi, che prevedono l’uso di fertilizzanti
minerali a lenta cessione e a cessione controllata, oppure di fertilizzanti minerali
idrosolubili. E’ possibile, inoltre, seguire anche un sistema di coltivazione ammesso in
agricoltura biologica, impiegando fertilizzanti minerali e organici appositamente
autorizzati.
Di seguito, a puro titolo esemplificativo, si riportano alcuni risultati ottenuti a seguito di
attività sperimentali e dimostrative recentemente completate al CeRSAA di Albenga
(Minuto et al., 2001) secondo il protocollo riportato in tabella 1. I fertilizzanti sono stati
scelti tra quelli normalmente reperibili in commercio e dosati secondo le indicazioni
riportate in etichetta o secondo quanto indicato da alcuni Autori (Accati, 1993; Rampinini
e Saibene, 1997). Lo sviluppo della coltura è stato valutato misurando diametro e altezza
della chioma delle piante e diametro maggiore e minore delle foglie; parallelamente sono
state effettuate valutazioni sul contenuto degli elementi minerali nel substrato di coltura in
diverse fasi colturali e sulle quantità di nutrienti minerali presenti nel percolato dai vasi e
nel terreno posto sotto le parcelle ad una profondità di 20 e 60 cm. L’analisi del percolato
dai vasi e del contenuto in elementi minerali dei substrati è stata effettuata, nelle parcelle
sottoposte a fertirrigazione, su campioni di soluzione nutritiva e di substrato prelevati
immediatamente dopo le operazioni di concimazione e dopo sette giorni.
29
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza una limitata differenza, dal punto di vista dello
sviluppo delle piante, tra i diversi trattamenti; in particolare, pur avendo rilevato, all’inizio
della coltivazione, un più rapido sviluppo delle piante allevate nelle parcelle concimate con
i fertilizzanti idrosolubili, a cessione controllata rivestiti e a cessione controllata di sintesi
organica, al termine della coltivazione le differenze si sono ridotte, manifestando uno
sviluppo maggiore in altezza delle piante allevate con l’impiego combinato di cornunghia
naturale miscelata al substrato, o con l’uso di concimi organici distribuiti per
fertirrigazione, o su piante sottoposte a fertirrigazione con fertilizzanti minerali. Su
Limitato è apparso l’effetto dei concimi a cessione controllata rivestiti impiegati da soli,
mentre lievemente superiore è apparso quello dei concimi a cessione controllata di sintesi
organica impiegati da soli o in combinazione, a dosi ridotte della metà, con i concimi a
cessione controllata rivestiti (tabella 2). Le analisi chimiche effettuate sui substrati di
coltivazione indicano il buon contenuto in elementi minerali di quelli concimati con
concimi a cessione controllata rivestiti e a cessione controllata di sintesi organica,
particolarmente per quanto riguarda la dotazione in azoto (tabella 4). La fertirrigazione con
prodotti idrosolubili porta il substrato ad avere disponibilità elevate di sostanze minerali, in
coincidenza del momento della concimazione, alternate a disponibilità più ridotte in
periodo lontani dalla concimazione. L’adozione della fertilizzazione secondo una delle
tecniche ammesse in agricoltura biologica, infine, mantiene nel terreno condizioni costanti
di limitata disponibilità di elementi nutritivi. L’analisi del percolato dai vasi mette in
evidenza e conferma la notevole lisciviazione del concime idrosolubile ed in particolare
dell’azoto, con riflessi potenzialmente negativi sull’ambiente. In particolare la perdita di
elementi minerali dal substrato appare elevata sia nelle ore immediatamente successive alla
fertirrigazione, sia a sette giorni di distanza (tabella 5). Le analisi eseguite sul terreno
sottostante le parcelle non concimate e concimate con le diverse tecniche, ad una
profondità di 20 e 60 cm, non hanno messo in evidenza la percolazione diretta nel terreno
degli elementi minerali distribuiti (valori medi: pH 7,9-8,0, C.E. 182 – 287 µS/cm, N totale
1.0 – 1.9 g/Kg, P assimilabile 32 – 67 ppm, K scambiabile 45 – 107 ppm). Tale fatto va
commentato ricordando che la coltivazione è avvenuta, come di norma, su terreno
compattato, rullato e pacciamato, secondo l'ordinaria pratica colturale; la lisciviazione
degli elementi minerali dai vasi, quindi, si è dispersa in superficie al terreno, ruscellando
verso le scoline ed i canali di drenaggio delle acque superficiali. Una prima valutazione
economica ha messo in evidenza la sostanziale confrontabilità tra i costi delle tecniche di
concimazione con fertilizzanti a cessione controllata di sintesi organica e a cessione
controllata rivestiti, mentre il costo della fertirrigazione è spesso fortemente influenzato
dalla formulazione impiegata. Il costo della concimazione con mezzi ammessi in
agricoltura biologica è, infine, condizionato dal prezzo di vendita elevato dei concimi in
rapporto al ridotto contenuto in elementi nutritivi, che di fatto può rendere necessaria la
distribuzione di elevate quantità di prodotto.
Conclusioni
Sulla base dei risultati ottenuti sembra possibile affermare che l’adozione di tecniche, quali
la fertirrigazione per aspersione, pur favorendo un buon sviluppo di colture quali la salvia e
il rosmarino, possono favorire una elevata dispersione di elementi minerali nell’ambiente.
Sostituendo questa pratica con altre, tra cui quelle che prevedono la miscelazione al
substrato di coltura di fertilizzanti minerali a cessione controllata rivestiti o di sintesi
organica o organici ammessi in agricoltura biologica, detta dispersione si riduce. Tuttavia,
sulla base dei dati da noi ottenuti e dei dosaggi adottati, l’uso dei concimi a cessione
controllata non sempre consente di ottenere risultati confrontabili con la distribuzione di
fertilizzanti effettuata mediante fertirrigazione. La miscelazione al substrato di coltura di
30
cornunghia naturale e la successiva fertirrigazione con concimi ammessi in agricoltura
biologica è apparsa una tecnica in grado di favorire un buon sviluppo delle piante di salvia
e rosmarino, soprattutto nelle fasi finali della coltivazione. Una prima valutazione dei costi
connessi all’adozione delle diverse tecniche di concimazione non ha evidenziato particolari
differenze, anche se elevato è apparso il costo dei trattamenti effettuati con prodotti
ammessi in agricoltura biologica. Tale maggior costo, certamente, con la progressiva
diffusione di tecniche di coltivazione eco-compatibili, potrà essere soggetto a riduzione,
anche se l'attribuzione di un valore economico al costo ambientale della fertilizzazione
potrebbe già oggi rendere possibile una migliore valutazione del costo complessivo di
questa operazione colturale.
Tabella 1 – Protocollo sperimentale applicato nelle due prove su rosmarino e salvia
Trattamento
Miscelazione al substrato
Distribuzione sulla superficie del substrato o per
pretrapianto (1 apporto)
fertirrigazione postrapianto
concime
dose
concime
dose apporti
Testimone
CCR
cessione controllata^ 4*
CCSO
cessione controllata**
1,5*
3°
1/2 CCR+1/2 cessione controllata^ 2*
cessione controllata**
3°
0,75
CCSO
*
I
idrosolubile***
2^^ ogni 7gg°°
C + OF
cornunghia****
4*
organico fluido (N:P2O5:K2O=3:0:4)
4^^ ogni 7gg°°
* dose espressa in g/l di substrato; ** concime a cessione controllata di sintesi organica (3-4 mesi, N:P2O5:K2O = 8:5:17) distribuito sulla superficie del
terreno; ^ concime a cessione controllata rivestito (8-9 mesi, N:P2O5:K2O = 18:11:10) in formulazione granulare miscelato nel substrato di coltivazione al
trapianto; *** N:P2O5:K2O =15:5:25; ^^ dose espressa in g/l di acqua; **** cornunghia naturale (residuo di corna e unghia allo stato naturale) 9% N
organico; ° interventi a 30-60-120 gg dal trapianto; °°19 fertirrigazioni.
Tabella 2 – Effetto delle diverse strategie di concimazione sullo sviluppo in diametro e altezza (cm) della
chioma di salvia al termine delle prove di coltivazione
Trattamento
Prova 1999 - rilievo finale
Prova 2000 - rilievo finale
Diametro
Altezza
Diametro
Altezza
Testimone
16,3
b
15,1
a
16,0
c
19,9
bc
CCR
17,3
b
15,5
a
16,6
bc 18,9
c
CCSO
17,6
ab 15,3
a
16,5
bc 20,9
bc
1/2CCR+
18,6
ab 15,3
a
16,6
bc 19,7
bc
1/2 CCSO
I
18,6
ab 16,3
a
18,3
a
22,3
a
C + OF
22,6
a
15,1
a
17,3
b
21,2
b
* I valori della stessa colonna seguiti dalla medesima lettera non differiscono tra loro statisticamente secondo il test di
Duncan (P=0,05).
Tabella 3 – Effetto delle diverse strategie di concimazione sullo sviluppo fogliare (larghezza e lunghezza delle
foglie mm) di rosmarino
Trattamento
Prova 1999 - rilievo finale del 14/12 Prova 2000 - rilievo finale del 09/11
Larghezza
Lunghezza
Larghezza
Lunghezza
Testimone
3,4 b *
28 a
2,5 b
25 b
CCR
3,9 ab
31 a
2,8 ab
25 b
CCSO
3,8 ab
27 a
2,6 b
28 ab
1/2CCR+1/2 CCSO
3,6 ab
29 a
3,0 a
28 ab
I
3,8 ab
29 a
3,1 a
32 a
C + OF
4,0 a
28 a
2,5 b
28 ab
* Vedi tabella 2.
31
Tabella 4 – Risultati dele analisi chimiche effettuate sul substrato di coltivazione (prova 1999)
P **
K **
Trattamento
pH in H2O C. E. * NH + ** NO - **
4
3
assimilabile scambiabile
Testimone
7,3
520
2,6
9,0
4,5
10,0
CCR
7,1
815
10,4
252,0
11,7
33,2
CCSO
7,0
972
3,3
136,5
9,8
39,2
1/2CCR+1/2 CCSO
6,3
778
15,0
148,5
14,5
40,8
I***
7,4
606
1,1
135,5
7,0
54,4
I****
7,2
860
1,7
271,5
6,1
87,1
C + OF***
6,5
490
0,6
39,0
0,5
32,0
C + OF****
7,3
566
0,9
99,0
1,1
43,7
* µS/cm; ** ppm; *** a 7 giorni di distanza dalla fertirrigazione; **** immediatamente dopo la concimazione
Tabella 5 – Analisi chimica del percolato dai vasi a tempi diversi rispetto al momento della concimazione
(prova 1999)
Trattamento
NO3-* NO3-* NH4+* NH4+* P2O5* P2O5* K+* K+*
**
***
**
***
**
***
**
***
Testimone
9,5
0,0
2,7
10,6
CCR
55,3
0,3
31,9
11,8
CCSO
39,1
0,25
15,2
16,0
1/2CCR+1/2 CCSO
57,8
1,25
11,5
14,4
I
316,0 526,8
0,0
0,0
150,8
58,8 66,2 83,6
C + OF
65,0
53,7
0,1
0,2
0,0
0,0
22,8 36,0
* ppm; ** a 7 giorni di distanza dalla fertirrigazione; *** immediatamente dopo la concimazione
Irrigazione
Gli apporti irrigui vengono effettuati, come nel caso della nutrizione, senza una precisa
conoscenza scientifica, su basi consuetudinarie, o in relazioni ad osservazioni di campo.
Nel periodo estivo viene effettuata almeno un irrigazione al giorno; nel periodo autunnale
ed invernale l’irrigazione viene ridotta in proporzione all’abbondanza degli eventi
meteorici e alle condizioni ambientali, fino ad una-due irrigazioni alla settimana, o anche
meno. Gli agricoltori che eseguono la fertirrigazione comprendono tale operazione nel
numero totale delle irrigazioni da effettuare. In alcuni casi, vengono adottati sistemi di
supporto decisionale con attuatori che automatizzano la frequenza e la durata
dell’irrigazione, integrando il fabbisogno evapotraspirativo ambientale, calcolato su base
reale (evaporimetro classe A), o su base empirica, con l’intensità della radiazione diretta.
In linea di massima, per un vaso di 14 cm di diametro e due litri di volume, ad ogni
irrigazione si apportano circa 200-250 ml di acqua, mentre per un vaso di 18 cm di
diametro si può apportare fino a 1 litro di acqua per operazione di adacquamento.
Impiegando sistemi di irrigazione a pioggia, i meno efficaci, ma quelli più diffusamente
adottati per questo tipo di coltura, occorre ricordare che l’efficienza dell’irrigazione è
molto bassa, dovendo considerare che almeno il 50% dell’acqua distribuita cade tra gli
spazi non occupati dai vasi e che, con l’accrescimento della chioma delle piante, un
ulteriore 5-20% di acqua cade sul fogliame e si riversa a terra. Infine, anche il vento può
ridure l’efficienza dell’irrigazione, trasportando lontano parte delle gocce d’acqua emesse
dagli ugelli. Mentre per i vasi di diametro 14 cm l’uso dell’irricazione localizzata è al
momento non economicamente sostenibile, nel caso della coltivazione di vasi di
dimensione superiore è fortemente consigliabile adottare questo tipo di irrigazione, che
favorisce la riduzione delle dispersioni di acqua e minerali nell’ambiente.
32
5. Alterazioni parassitarie e non parassitarie e difesa
Per il momento non sono molto numerose le alterazioni parassitarie e non parassitarie note
ed in grado di arrecare danno alle coltivazioni.
Alterazioni parassitarie
Anche su salvia diversi sono i parassiti osservati dannosi sia a livello dell'apparato fogliare,
sia a livello dell'apparato radicale (Garibaldi et al., 2000). In particolare su Salvia
officinalis e S. sclarea è stata indicata in Italia, verso la fine degli anni '80, la presenza di
infezioni di Erysiphe polygoni (Pisi e Bellardi, 1988), mentre, successivamente, ma sempre
a carico dell'apparato fogliare, venivano osservati gravi danni su piante di S. officinalis
allevate in vaso causati da Peronospora lamii (Garibaldi et al., 2000). Questo ultimo
patogeno, in realtà, potrebbe infettare anche altre specie di salvia. La lotta nei confronti di
tale parassita con difficoltà può essere basata su mezzi chimici curativi sistemici o
mesostemici vista l'assenza di registrazioni: certamente il ricorso a pratiche di lotta
indirette volte a limitare la presenza di acqua sul fogliame costituiscono un'efficiente
strategia.
Su S. leucantha, una specie peraltro comunemente utilizzata per scopi ornamentali, a
livello dell'apparato radicale, è stata recentemente segnalata la presenza di Phytophthora
cryptogea: in Sicilia, ove l'alterazione è stata osservata per la prima volta, le infezioni di
questo patogeno causano marciumi basali e radicali accompagnati da violenti fenomeni di
collasso. Da ultimo molto recentemente su S. officinalis allevata in vaso nella zona di
Albenga è stata osservata la presenza di infezioni di Sclerotinia sclerotiorum (Garibaldi et
al., in preparazione), agente di un marciume dei fusti e del fogliame, in alcuni casi
particolarmente grave.
Giallumi fogliari
E’ molto frequente, alla ripresa vegetativa primaverile, dopo il freddo del periodo invernale
e sempre, dopo il verificarsi di eventi meteorici o fasi di coltivazione stressanti per la
pianta, la comparsa di giallumi più o meno intensi. Si suggerisce l’uso di fertilizzanti a
base di azoto, magnesio e potassio combinati, quando autorizzati con stimolanti a base di
acido gibberellico, o suoi derivati, o di altre sostanze indicate successivamente a fasi di
stress). In agricoltura biologica è possibile utilizzare un prodotto a base di citochinine
naturali (zeatina naturale formulata da Timac Italia S.p.A.)
Difficoltà di radicazione
La salvia radica con difficoltà nei periodi più caldi dell’anno ed in fase di fioritura. Inoltre,
il taglio non netto (sfilacciato) della base della talea può essere causa ulteriore di difficoltà
di radicazione. Ne consegue che la soluzione di molti problemi della radicazione è legata
alla scelta del corretto periodo dell’anno, alla gestione dei parametri ambientali e alla scelta
della fase vegetativa idonea.
PRESENTAZIONE DEL PRODOTTO FINITO E DISPONIBILITA’
La produzione in grande quantità della salvia è conseguenza del suo basso valore alla produzione.
Come conseguenza, non è prevista alcuna forma particolare di presentazione del prodotto finito
(confezionamento, …). Fa eccezione la scelta del colore del vaso di polipropilene e l’apposizione,
prima della vendita del prodotto, di una targhetta illustrativa del prodotto, recante le informazioni
botaniche e colturali minime.
In particolare, il colore del vaso di polipropilene, che può essere, in genere, nero, o colore terracotta e,
più raramente, verde, o bianco, nel caso di impiego del basket, è condizionato da esigenze specifiche
33
del mercato di destinazione, ovvero dalla colorazione del fogliame, a cui contrapporre un determinato
colore del contenitore, ovvero per identificare un prodotto di qualità differente da un altro (in genere il
vaso nero identifica il prodotto standard, mentre il colore terracotta quello di qualità superiore). In
alcune nicchie di mercato viene commercializzato anche il vaso di polipropilene a tronco di piramide,
il vaso quadrato ed il vaso di terracotta.
La Salvia officinalis viene commercializzata prevalentemente come pianta in vaso non fiorita; negli
ultimi anni con l’introduzione di nuove specie e selezioni interessanti soprattutto per il colore ed il
portamento dell’infiorescenza, si sta diffondendo l’uso del vaso fiorito. Al omento della redazione di
questo manuale, peraltro, sono ancora molto poche le specie e le selezioni di salvia coltivate per il
vaso fiorito.
Le dimensioni del vaso più frequenti e le relative presentazioni del prodotto sono riportate nella
tabella seguente; i prodotti più diffusi sul mercato sono il cespuglio in vaso di 14 e 18 cm e l’alberello
in vaso di 18 cm, nel caso di Salvia officinalis.
Tabella di sintesi: dimensioni del prodotto e periodi di commercializzazione
Forma
Alberello
Balconiera
Cespuglio
Grandi formati (cespuglio e altre forme)
Diametro del vaso
(cm)
14
18
24
10x20
15x40
10
14
18
24
30
35
45
Numero piante per
pianale di carrello
tipo “danese”
32
21
12
25
10
60
36
21
12
9
7
3
Numero piante per
carrello tipo “danese”
128
63
24
175
50
480
252
105
48
36
21
6
Periodi principali di commercializzazione
- Febbraio-maggio (mercato principale)
o Commercializzazione di prodotto non fiorito e fiorito (aprile, maggio)
o Prevalenza di alberello e piccoli formati.
o Vengono commercializzate anche piante per la messa a dimora a terra
(bordure, siepi).
- Giugno-agosto (mercato secondario)
o Commercializzazione di prodotto fiorito ottenuto da trapianti primaverili
tardivi.
o Vengono commercializzate anche piante per la messa a dimora a terra
(bordure, siepi)
- Ottobre-novembre (mercato secondario)
o Commercializzazione di prodotto non fiorito
o Prevalenza di piccoli formati
34
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