Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT I rivoluzionari e la situazione in Crimea venerdì 21 marzo 2014 I rivoluzionari e la situazione in Crimea   di Ronald León (*) [Questo articolo è stato scritto pochi giorni prima del referendum in Crimea, avvenuto lo scorso 16 marzo, che ha visto la vittoria, peraltro annunciata, del sì all’annessione della penisola alla Federazione Russa. Al di là di questo, l’analisi e le prospettive in esso contenute mantengono tutta la loro attualità - ndt]  http://www.alternativacomunista.it Realizzata con Joomla! Generata: 10 June, 2017, 11:04 Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT Il corso della rivoluzione ucraina è minacciato da due grandi forze controrivoluzionarie. Da una parte i banditi imperialisti, nordamericani ed europei, non risparmiano sforzi nel consolidare il nuovo governo fantoccio e puntano tutte le loro fiches sulla deviazione del processo rivoluzionario per la via senza uscita della ricostruzione delle istituzioni e della realizzazione di elezioni nei margini della democrazia borghese. Questo piano controrivoluzionario si sviluppa nel momento in cui le potenze mondiali rinforzano le catene di dominazione semicoloniale nel Paese per mezzo di nuovi accordi e prestiti con il FMI, la Banca Mondiale e l’Unione Europea (UE), con i loro conseguenti “piani di aggiustamento―. D’altra parte il futuro della rivoluzione ucraina si scontra con l’offensiva controrivoluzionaria del reazionario governo russo di Vladimir Putin, il quale, con la caduta di Yanukóvich per mano della mobilitazione rivoluzionaria delle masse, ha subito una sconfitta ancora più diretta di quella del blocco imperialista, dato che l’ex presidente ucraino era un agente diretto del Cremlino in questo Paese. Come sappiamo, immediatamente dopo questo primo trionfo della rivoluzione, il governo di Putin ha intrapreso un’aggressione militare alla sovranità ucraina, invadendo con le sue truppe la penisola di Crimea, dove migliaia di soldati russi hanno preso possesso di aeroporti, edifici pubblici e accerchiato le principali basi militari ucraine. Parallelamente a ciò, Putin promuove, attraverso l’imposizione di nuove autorità completamente servili ai suoi interessi, la separazione di questo territorio dall’Ucraina e la sua annessione alla Federazione Russa mediante un fraudolento referendum che sarà realizzato il 16 marzo. In questo senso, l’11 marzo queste autorità separatiste di Crimea hanno approvato nel Soviet Supremo locale (Parlamento) una dichiarazione di indipendenza unilaterale, facendo un passo “legale― in più nel senso dell’annessione alla Russia. Queste decisioni si combineranno con il risultato del fraudolento referendum, sostenuto durante un’occupazione militare straniera, che sicuramente sarà di gran lunga favorevole agli interessi di Putin. Non è un caso che la Crimea sia vista come centro della reazione contro la rivoluzione ucraina, con l’obiettivo di portare su questa linea le altre province dell’est ucraino, come Lugansk, Donetsk, Járkov e Odessa. La penisola di Crimea è la regione dell’Ucraina in cui esiste una chiara maggioranza di origine e cultura russe, essendo la popolazione che parla questa lingua quasi il 60% degli oltre due milioni di abitanti. Inoltre, in Crimea, la Russia ha interessi strategici non solo economici (come i gasdotti) ma anche militari, poiché nella città di Sebastopoli risiede la sua poderosa e storica base navale sulle sponde del Mar Nero. Noi, come abbiamo dichiarato¹, condanniamo l’occupazione militare russa della Crimea e il referendum secessionista, voluto dal Cremlino e favorito da questa aggressione russa alla sovranità territoriale ucraina. E’ una chiara reazione di Putin dinanzi alla sconfitta che ha subito dal movimento di massa a Kiev. http://www.alternativacomunista.it Realizzata con Joomla! Generata: 10 June, 2017, 11:04 Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT Dalla prospettiva della rivoluzione, oltre che un attacco al diritto di indipendenza del popolo ucraino, il separatismo in Crimea si dimostra un intento reazionario di dividere la classe lavoratrice, che cerca di isolare il fondamentale elemento proletario (più concentrato nell’est) dal processo rivoluzionario che si sta sviluppando con maggior chiarezza a Kiev e nell’occidente del Paese. E’ certamente un fatto innegabile che la popolazione russa o di origine russa è maggioritaria in Crimea e, al tempo stesso, è evidente che questo settore desidera separarsi dall’Ucraina e far parte della Russia. Dinanzi a questa realtà , ci si potrebbe chiedere: Non dovrebbero i marxisti difendere il “diritto all’autodeterminazione nazionale― di questo settore etnico e culturale (quello russo) all’interno dell’Ucraina? Pur non concordando con la loro separazione, non sarebbe il caso di appoggiare il loro “diritto― a decidere su tale questione? Per rispondere a questa questione fondamentale, come faceva Lenin nel momento di affrontare qualsiasi dibattito che riguardasse la cosiddetta “questione nazionale―, è necessario analizzare ogni caso specifico in modo concreto. Perciò, per intendere questo problema particolarmente complesso e poter definire una posizione rivoluzionaria dinanzi al referendum convocato in Crimea, è indispensabile conoscere e analizzare, anche solo nei suoi tratti generali, il processo storico che ha determinato l’attuale composizione etnica, linguistica e culturale della penisola.  Dai cimmeri all’impero russo Tra i secoli VIII a.C. e VII a.C. l’attuale territorio di Crimea era abitato da civiltà cimmere e sciite. In effetti il nome stesso della regione deriva da Kymmeria o Cimmeria (paese dei cimmeri). In seguito venne il turno dei greci, che fondarono molte città e conobbero il luogo come Chersonesus Taurica, nome proveniente dai tauri, una tribù discendente dai cimmeri. Nell’anno 438 a.C. i greci di Mileto vi fondarono il cosiddetto regno del Bosforo, il quale, nel 114 a.C., fu governato da Mitridate VI Eupatore, re del Ponto e uno dei più affascinanti nemici dell’Impero Romano. Quando il re Mitridate fu http://www.alternativacomunista.it Realizzata con Joomla! Generata: 10 June, 2017, 11:04 Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT sconfitto dai Romani (intorno all’anno 64 a.C.) la penisola passò a far parte dei possedimenti di Roma, inaugurando un periodo di dominazione lungo quasi tre secoli. Nel 250 d.C. l’attuale Crimea fu conquistata dai goti; fu la prima di una serie di invasioni che si protrassero per un millennio e in cui si succedettero unni, alani, avari, cazari, peceneghi, variaghi, romani e genovesi.     Nel mezzo di questo processo, durante il Medioevo, un incrocio etnico tra clan genovesi, veneziani e turchi, che erano riusciti ad assestarsi su questo territorio, diede origine ai cosiddetti tartari di Crimea, gruppo etnico-linguistico che finalmente poté consolidarsi come popolazione caratteristica della penisola. I tartari di Crimea, musulmani sunniti, dominarono col tempo tutto il territorio e giunsero a fondare un proprio Stato, il cosiddetto Khanato di Crimea, che governò la regione dal 1441 al 1783, formando parte dell’antico impero ottomano. L’impero ottomano, attraverso il Khanato di Crimea, perde il dominio della penisola a causa della sconfitta militare nei confronti dell’impero russo (1768-1774), il che pose le basi per il controllo de facto di tutto questo territorio da parte della dinastia Romanov L’impero russo impose allora condizioni leonine ai vinti, come il pagamento di pesanti indennizzi e la costruzione di porti e di una base navale nel Mar Nero, con la quale ottennero uno sbocco sul Mar Mediterraneo, e che persiste fino ai giorni nostri. Dopo questa guerra il Khanato di Crimea sopravvisse solo formalmente, rimanendo diviso tra fazioni che appoggiavano la Russia o la Turchia, situazione che diede inizio ad una guerra civile. Questa situazione si protrasse fino a che, nel 1783, i russi occuparono la Crimea su ordine dell’imperatrice Caterina II, detta la Grande, annettendo definitivamente la penisola all’impero degli zar. A partire da questo momento inizia un processo di russificazione di questo territorio, che rivestì un’importanza strategica per lo zarismo. La Crimea fu la punta di lancia dell’espansionismo imperiale russo nella zona, diretto fondamentalmente contro gli interessi dell’impero ottomano, che cominciava a manifestare la propria decadenza. Da Sebastopoli, dove installarono la base navale che fece da avamposto militare, i Romanov riuscirono ad intimidire gli ottomani e ad espandere il dominio russo in tutta la regione circostante, inclusi il Caucaso e gli stretti turchi con sbocco sul Mediterraneo. Fu proprio l’espansionismo russo, e di conseguenza la difesa degli interessi delle principali potenze europee, soprattutto del Regno Unito, che vedeva minacciato il suo controllo in Medio Oriente (la rotta verso l’India), l’elemento centrale che causò lo scoppio della famosa Guerra di Crimea (1853-1856), una specie di http://www.alternativacomunista.it Realizzata con Joomla! Generata: 10 June, 2017, 11:04 Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT assaggio di contesa mondiale che mise i russi contro un’intesa britannico-francese, turco-ottomana e piemontese, e che terminò con la sconfitta dell’impero russo dopo undici mesi di feroce accerchiamento a Sebastopoli, episodio bellico che verrà immortalato negli scritti di Tolstoj.  Il genocidio dei tartari per mano di Stalin Solo nel XX secolo, dopo l’avvenimento della rivoluzione russa e la vittoria sovietica nella guerra civile che ne seguì, la Crimea si convertì in una repubblica autonoma per i tartari, nel rispetto dei diritti nazionali che caratterizzò i primi anni della rivoluzione. Ma questa politica, come accadde con tutte le nazionalità non russe dell’antico impero zarista e dell’ex Urss, cambiò con il trionfo della controrivoluzione stalinista nella metà degli anni ’20, che impose una brutale politica sciovinista grande russa alle nazionalità oppresse. Nel 1941 la Crimea fu invasa dall’esercito tedesco. Nel giugno del 1942, dopo cruente battaglie e al costo di un terribile accerchiamento di 10 mesi e più di 170 mila perdite, i tedeschi conquistarono Sebastopoli e la base navale russa. L’occupazione nazista si prolungò fino al 1944, quando le loro truppe furono espulse dall’esercito sovietico. La situazione generata dall’occupazione tedesca fu utilizzata da Stalin per fare un salto di qualità nella russificazione forzosa della Crimea. L’attacco cominciò con il declassamento della categoria di Repubblica Autonoma di Crimea a quella di oblast (provincia). Ma questa non fu la cosa peggiore. La russificazione brutale della Crimea voluta da Stalin prese la forma di una delle più brutali e criminali pulizie etniche della storia moderna. Ci riferiamo alla politica di sterminio dei tartari, la popolazione storica della penisola. Fu così che nel 1944, con l’accusa che i tartari di Crimea avessero collaborato in forma generalizzata con l’occupante nazista, Stalin d’un tratto dichiara semplicemente che questa nazionalità era “abolita― e comincia un processo di assassini e deportazioni di massa dei tartari e, in misura minore, delle altre minoranze greche, bulgare e armene, destinate in Asia Centrale e in altre regioni dell’Urss. Questa http://www.alternativacomunista.it Realizzata con Joomla! Generata: 10 June, 2017, 11:04 Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT terribile pulizia etnica è conosciuta tra i discendenti dei tartari di Crimea con il nome di Sürgün (esilio, in tartaro). Il Sürgün cominciò il 17 maggio 1944 in tutte le località della Crimea. Parteciparono all’operazione più di 32 mila effettivi della sinistra NKVD (la polizia segreta dell’Urss, da cui avrà origine il KGB - ndt). Furono così deportati più di 190 mila tartari (si dice anche 250 mila) in Uzbekistan, Marelia, Kazakistan e in altri oblasts russi. Tra maggio e novembre del 1944 più di 10 mila tartari di Crimea furono giustiziati in Uzbekistan (circa il 7% dei deportati in questa ex repubblica sovietica). Sul totale dei confinati, circa il 20% morirono in esilio durante i diciotto mesi successivi, secondo dati della polizia politica sovietica. In realtà , secondo attivisti tartari, il numero reale dei morti rappresenterebbe il 46% dei deportati. E’ chiaro, anche se questi fatti sono poco conosciuti, che lo stalinismo attuò una politica sistematica non solo di disgregazione ma di sterminio fisico della nazione tartara. In effetti, le organizzazioni di discendenti dei tartari di Crimea rivendicano che il Sürgün sia riconosciuto ufficialmente come un genocidio dagli organismi internazionali. La popolazione tartara in Crimea fu decimata ed espulsa dalla propria terra per poi essere sostituita da coloni russi. Possiamo perciò affermare che l’attuale “maggioranza― russa in Crimea è il risultato di quel processo di russificazione cominciato alla fine del secolo XVIII e portato avanti soprattutto dall’atroce genocidio del 1944-1945. Con la dissoluzione dell’Urss i rimanenti della diaspora tartara fecero ritorno nelle loro terre di origine, ma lo fecero sulla base di una nuova composizione demografica, nella quale non superano il 12% della popolazione di Crimea e, insieme agli ucraini (24%), sono attualmente una minoranza nella propria patria, per cui si oppongono all’unificazione con la Russia, cioè con i loro carnefici storici. Questa è la base oggettiva del permanente separatismo della popolazione di origine russa in Crimea, che si accentuò quando, nel 1954, l’ex leader sovietico Nikita Kruscev “regalò― la penisola all’Ucraina, in teoria per commemorare il tricentenario del trattato del 1654 che unificò Ucraina e Russia. In realtà questa decisione aveva a che fare con una necessità del Cremlino di equilibrare rapporti e attenuare tensioni a livello della stessa burocrazia governante nel periodo immediatamente successivo alla morte di Stalin, in cui uno dei problemi latenti erano le tendenze separatiste nell’Ucraina sovietica. In questo senso, con quel “gesto― Kruscev cercava di placare certi animi ostili in alcuni settori della burocrazia, senza però cessare di controllare la penisola attraverso l’Ucraina.  http://www.alternativacomunista.it Realizzata con Joomla! Generata: 10 June, 2017, 11:04 Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT In sintesi 1. I rivoluzionari non possono appoggiare in alcun modo la politica separatista concretata nel referendum che vogliono il Cremlino e i suoi rappresentanti in Crimea, poiché la popolazione russa o di origine russa nella penisola non costituisce, anzitutto, una nazionalità oppressa. Al contrario, storicamente è lo sciovinismo grande russo ciò che opprime l’Ucraina nel suo insieme e le altre ex repubbliche sovietiche non russe. 2. Nel caso concreto della Crimea, come abbiamo già detto, l’attuale “maggioranza― russa è il risultato di un processo aggressivo di “russificazione― di questo territorio, che si protrae da più di due secoli e che comprende l’abominevole pulizia etnica (mediante un genocidio e deportazioni di massa) che fu realizzata da Stalin contro l’originaria popolazione tartara e le altre minoranze etniche. Questo processo di “russificazione― in Crimea è inseparabile non solo dalla politica generale di oppressione nazionale esercitata dallo zarismo e dallo stalinismo, ma anche dalla necessità di garantire il controllo totale del territorio sede della base navale a Sebastopoli, storico avamposto militare degli interessi russi nella regione che attualmente conta tredici mila soldati russi. In base a ciò, concludiamo che i settori russi o pro russi in Crimea non hanno né possono avere il diritto democratico all’autodeterminazione nazionale (separazione) che hanno le nazionalità oppresse. 3. In questo senso non esiste comparazione possibile, per citare esempi più conosciuti, con i casi delle nazionalità catalana o basca, che sono oppresse all’interno dello Stato spagnolo. In questi casi, sebbene in quanto marxisti possiamo discordare rispetto alla separazione di queste nazionalità dallo Stato spagnolo, esprimiamo un riconoscimento incondizionato al legittimo diritto che essi hanno di decidere liberamente sulla propria autodeterminazione nazionale. 4. Se ciò che conta nella definizione di una posizione rivoluzionaria si riscontra nelle considerazioni precedenti, non si può smettere di sottolineare che, in qualunque caso, il referendum in Crimea manca di qualsiasi tipo di legittimità , essendo imposto da un’occupazione militare straniera, nel caso specifico l’esercito di Putin. Questa aggressione militare, oltre che violentare la http://www.alternativacomunista.it Realizzata con Joomla! Generata: 10 June, 2017, 11:04 Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT sovranità ucraina, è una reazione diretta alle prime vittorie del processo rivoluzionario con epicentro a Kiev, per cui possiede un carattere profondamente controrivoluzionario. In tal senso, presentare questo referendum come un esercizio democratico di espressione popolare, quando gli stivali russi minacciano la sovranità ucraina e Putin deruba il Paese aumentando il prezzo del gas e minacciando di interrompere la somministrazione, è un assurdo che non merita altra definizione che farsa. 5. Siamo dalla parte del popolo ucraino nella difesa della sua sovranità e della sua rivoluzione. Esigiamo il ritiro immediato di tutte le truppe russe e dei suoi rappresentanti politici in Crimea, così come l’invalidazione del fraudolento referendum. Siamo dalla parte di chi, in piazza Maidán, grida Unità ! L’Ucraina è indivisibile! La Crimea è Ucraina!; siamo dalla parte, in Crimea, delle minoranze tartara e ucraina che lottano contro il secessionismo reazionario. Riaffermiamo che l’unica via affinché il processo rivoluzionario avanzi, partendo dall’enorme vittoria che ha significato l’aver rovesciato Yanukóvich, è la riproposizione delle grandi mobilitazioni e delle occupazioni di piazze ed edifici pubblici. Queste mobilitazioni devono essere democraticamente organizzate da organismi operai e popolari, che a loro volta siano unificati sulla base di un piano di lotta nazionale in cui siano inserite le rivendicazioni democratiche ed economiche più sentite dal popolo, dalle minoranze e soprattutto dal proletariato ucraino. In tal senso il compito più urgente del momento è la lotta per l’espulsione dell’invasore russo e la difesa della sovranità e dell’unità territoriale dell’Ucraina. In questa lotta il movimento di massa ucraino deve confidare esclusivamente nella forza della propria mobilitazione. Non si può confidare nemmeno per un momento nel nuovo governo guidato da Yatseniuk-TurchÃ-nov, che assiste impassibile mentre Putin consolida le proprie posizioni in Crimea e, di fatto, al di là dei suoi discorsi “nazionalisti― e di frasi del tipo “non cederemo un centimetro di terra ucraina―, sta svendendo il Paese ai capitali imperialisti europei e statunitensi. La stessa posizione è sostenuta dai settori neonazisti e di estrema destra come il “Settore di Destra― e Svoboda: mentre si riempiono la bocca di “nazionalismo―, integrano il nuovo governo servile e appoggiano senza mezze misure la svendita del Paese alla UE e al FMI. Il popolo ucraino non deve confidare neppure nella falsa retorica sulla “difesa della sovranità ― o sul “rispetto del diritto internazionale― di Obama e dei http://www.alternativacomunista.it Realizzata con Joomla! Generata: 10 June, 2017, 11:04 Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT leader della UE. Queste potenze vogliono soltanto colonizzare l’Ucraina, assoggettarla con mille catene ai propri disegni, e sono quindi nemici irreconciliabili del popolo ucraino. I leader imperialisti della UE mantengono rapporti economici con Putin e, nei fatti, stanno “lasciando correre― la vergognosa annessione della Crimea alla Russia, dato che non applicano reali sanzioni economiche al Cremlino a causa della dipendenza europea dal gas di Putin² e degli investimenti che gli oligarchi russi fanno nei Paesi europei. Tutto ciò senza parlare del timore di pregiudicare i numerosi investimenti di capitali imperialisti in Russia. Per parte sua Obama, in questo conflitto, preferisce muoversi con i piedi di piombo per non rompere il patto controrivoluzionario che ha fatto con Putin per sconfiggere la rivoluzione siriana e stabilizzare il Medio Oriente. Perciò la lotta contro l’annessione della Crimea e la bandiera storica di una Ucraina indipendente e unita! ricadono nelle mani della classe operaia e del popolo povero, che nel calore del processo rivoluzionario necessita urgentemente di costruire una direzione socialista rivoluzionaria che combini questa lotta democratica con la strategia di una Ucraina operaia e socialista.   Note 1. Vedere: http://litci.org/artigos/53-ucrania/4262-ifuera-putin-de-ucrania-ipor-una-ucrania-independiente-y-unida 2. La dipendenza europea dal gas russo è enorme e si riassume in tre cifre: un quarto dell’energia consumata dagli europei ha come fonte il gas, un terzo di questo gas è russo e il 15% di tutto il gas europeo giunge attraverso il gasdotto che attraversa l’Ucraina. http://www.alternativacomunista.it Realizzata con Joomla! Generata: 10 June, 2017, 11:04 Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT  (*) dal sito della Lit-Quarta Internazionale www.litci.org  (traduzione di Simone Tornese dall'originale in spagnolo) http://www.alternativacomunista.it Realizzata con Joomla! Generata: 10 June, 2017, 11:04