CeFIS-Centro di Formazione Italo-Slovacco
Gymnàzium ul. Ladislava Sàru
e con il patrocinio di
Vice-Presidenza del Parlamento della Repubblica Slovacca
Ambasciata d’Italia
e con la partecipazione di
Istituto Italiano di Cultura
invitano alla conferenza
1914-2014: quale Europa?
Per uscire dal lungo secolo della guerra civile europea.
Lunedì 1 Dicembre 2014.
Sala conferenze del Parlamento della Repubblica Slovacca.
Ingresso a partire dalle ore 8.00. Svolgimento dei lavori dalle ore 8.30 alle ore 11.00.
Intervengono:
Mauro Ceruti -
Professore ordinario di Filosofia della Scienza all'Università IULM (Libera Università di
Lingue e Comunicazione) a Milano e già Senatore della Repubblica Italiana.
Gianluca Bocchi -
Docente, coordinatore organizzativo e responsabile delle relazioni internazionali del
CERCO (Centro di Ricerca sulla Complessità) dell'Università di Bergamo.
Introduce:
Gabrio Vitali -
Docente di Letteratura Italiana e Storia presso il Gymnàzium ul. Ladislava Sàru e direttore
scientifico del CeFIS (Centro di Formazione Italo-Slovacco) a Bratislava.
Presiede:
Pavel Sadloň - Preside del Gymnàzium ul. Ladislava Sàru 1 di Bratislava
Interventi di saluto:
Erika Jurinová - Vice-presidente del Parlamento della Repubblica Slovacca
Roberto Martini - Ambasciatore d’Italia presso la Repubblica Slovacca
Antonia Grande - Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Bratislava
N.B. - Si prega della massima puntualità, onde poter garantire scorrevolezza ed efficienza alle operazioni di
controllo previste per l’accesso all’aula parlamentare.
Contatti: www.cefis.sk, www.talianskegymnazium.sk
Presentazione
Nel marzo del 1854, con l’assedio di Sebastopoli in Crimea, si apre la Guerra d’Oriente, la prima guerra
moderna, che mobilita le potenze europee Francia, Inghilterra e (solo politicamente) Austria-Ungheria, alleate con il
cadente Impero Ottomano, contro l’Impero zarista di Russia. Tale conflitto comincia a spezzare il faticoso riequilibrio
geopolitico dell’Europa predisposto a Vienna nel 1815 a conclusione delle guerre napoleoniche e già fortemente
incrinato dai rivolgimenti politici, sociali e militari del 1848. A questa guerra parteciperà anche il piccolo stato italiano
del Regno di Sardegna (il Piemonte) che, grazie all’alleanza con la Francia, maturata proprio in Crimea, potrà di lì a
poco intraprendere e dirigere il processo politico-militare che lo trasformerà nel Regno d’Italia.
Nel marzo del 2014, sempre a Sebastopoli in Crimea, ha inizio la grave tensione fra Ucraina e Unione
Europea da un lato e Federazione Russa dall’altro, che porta alla scissione della Crimea dall’Ucraina, con la
conseguente dichiarazione d’indipendenza e con la richiesta della neonata repubblica di entrare a far parte della
Federazione Russa. La crisi apre una guerra civile interna all’Ucraina, i cui schieramenti ricercano la protezione
politica e il sostegno militare gli uni dell’Unione Europea (e degli USA) e gli altri della Federazione Russa. Il conflitto
e le tensioni sono tuttora aperti e non si intravvedono soluzioni.
Fra queste due date, lungo il corso di ben 160 anni, la guerra, calda o fredda, non ha mai abbandonato gli Stati
e le popolazioni europee, coinvolti sempre, direttamente o indirettamente, in conflitti globali o locali devastanti e
senza durevoli risoluzioni di pace.
Da una futura prospettiva storica, questi 160 anni europei appariranno senz’altro come una lunga epoca
d’ininterrotto conflitto, contrappuntato da brevi, comunque tesi, solo locali e sempre incrinabili momenti di tregua.
Nel 1914, si apre poi il primo grande conflitto mondiale, conosciuto con la denominazione di Grande Guerra,
il quale, per l’intreccio delle motivazioni economiche e politiche che l’hanno determinato, per il modo devastante e
distruttivo con cui è stato combattuto e per le conseguenze tragiche e irrevocabili che se ne sono prolungate lungo la
storia di tutto il ‘900, ha rappresentato l’inizio di una mutazione antropologica profonda nelle vicende della civiltà
umana sul pianeta. Da allora l’umanità, e i popoli d’Europa in particolare, sanno che la propria civiltà vive e si
sviluppa alla temperatura della propria autodistruzione, mentre la cultura, la politica e l’economia faticano nella
costruzione di antidoti e soluzioni che riaprano, nell’intero pianeta e in modo non precario e fragile, un orizzonte di
pace e di democrazia allo sviluppo della società umana.
Nel 1945, dopo la tragica esperienza dei vari tipi di totalitarismi e di regimi autoritari, che hanno prolungato la
guerra civile europea fino all’ancor più devastante ed esiziale seconda guerra mondiale, con le sue terribili derivazioni
intensificatesi fino alla barbarie del genocidio e all’orrore dell’esplosione nucleare, L’Europa ha cercato di avviare un
processo di superamento stabile delle possibilità di conflitto. Si è aperto così il lungo e faticoso percorso
dell’unificazione europea, volto al superamento delle logiche nazionali e antagoniste fra i popoli e gli stati europei; un
percorso che ha portato a concepire l’Europa non come uno stato (o sovrastato) geopolitico tradizionale a sovranità
territoriale omogenea ben delimitata, ma come un progetto d’integrazione sociale e culturale e di solidarietà
economica e politica, basato sull’estensione della democrazia e della sovranità popolare dentro e fra i paesi aderenti.
E’stato l’avvio di questo percorso nell’Europa centro-occidentale che ha favorito la successiva aggregazione al
progetto di Unione europea anche dei paesi della parte centro-orientale del continente, riemersi nel 1989 dalla
quarantennale ibernazione economica e politica imposta dal totalitarismo comunista. Il crollo del Moloch sovietico ha
liberato, infatti, energie intellettuali e risorse culturali che hanno riportato alla ribalta della storia europea popoli,
tradizioni ed esperienze diversificate che, tutte, hanno cercato di essere accolte e reintegrate nel percorso avviato
dall’Unione, allargandone e intensificandone la portata.
Dopo i primi anni di speranze e di entusiasmi, tuttavia, il progetto europeo ha cominciato a incurvarsi e a
conoscere situazioni di stallo e, persino, di arretramento. Se ne possono individuare alcune cause, in un breve elenco
di gravità crescente: il riemergere di conflittualità e guerre locali su base etnica, il riaffacciarsi di logiche nazionali e
nazionaliste nei rapporti fra gli stati, la mancata elaborazione di forme istituzionali per una più profonda integrazione
politico-sociale, l’assenza di un complesso di norme costituzionali che fondasse su basi europee la democrazia e la
sovranità popolare e, infine, una delle più gravi crisi di recessione economica dell’era contemporanea, di portata così
profonda da mettere in discussione i fondamenti stessi dell’attuale sistema eonomico-finanziario globale. Tutto questo
e altro ancora ha trovato l’Unione europea e le sue classi dirigenti impreparate e disarmate sia politicamente che
culturalmente ed ha riaperto una pericolosa stagione di disgregazione, di tensioni e, di nuovo, di conflitti e di guerre.
Di fronte a una tale entità dei problemi, come cittadini europei responsabili e avvertiti, non possiamo non
domandarci se ancora sia praticabile - e lungo quali strade - il progetto di integrazione e di solidarietà su cui è nata
l’Unione europea e quali siano i problemi da affrontare per poterlo rilanciare.
L’incontro con i due studiosi italiani al quale qui vi invitiamo, vuole rappresentare un momento di messa a
punto e di aggiornamento della riflessione sull’Europa che il CeFIS ha avviato dalla sua nascita e che ha proposto con
continuità agli studenti e agli operatori culturali, italiani e slovacchi, che hanno avuto l’interesse e la pazienza di
seguirne i lavori e le proposte. (g.v.)
Contatti: www.cefis.sk, www.talianskegymnazium.sk