La frase interrogativa diretta
Le frasi interrogative, come è ovvio, consistono nella formulazione di una domanda che attende una
risposta pertinente. Esse si caratterizzano, oltre che per l’intonazione interrogativa, segnalata
graficamente dal punto interrogativo, anche per elementi introduttivi che specificano l’argomento su
cui verte la domanda.
Interrogative parziali e interrogative totali
Osserviamo le seguenti frasi in italiano:
1. - Chi ha bussato alla porta? - Giovanni.
2. - Quale gusto di gelato preferisci? - La crema.
3. - Quando torni? - Domani.
Esse sono introdotte rispettivamente da un pronome (“chi”), un aggettivo (“quale”), un avverbio
(“quando”) interrogativo che indicano che la domanda verte su un elemento specifico della frase
Coerentemente, la risposta si concentra sui medesimi elementi.
Esse vengono dunque definite interrogative parziali.
Osserviamo queste altre frasi:
- E’ già tornato a casa Mario? – No.
- Ti piace il latino? - Abbastanza.
Notiamo che in esse manca uno specifico elemento introduttivo, e la loro natura interrogativa è
semplicemente segnalata dall’inflessione della voce (o dal segno di interpunzione): in questo caso
l’argomento della domanda è l’intera frase, e la risposta consiste di conseguenza in un’affermazione
o una negazione (la cui perentorietà può, come nel secondo esempio, essere sfumata da avverbi).
Esse vengono definite interrogative totali.
Gli elementi introduttivi
Interrogative parziali
Sono introdotte da:
1. pronome interrogativo
2. aggettivo interrogativo
3. avverbio interrogativo
Interrogative totali
Sono introdotte da:
4. particella enclitica interrogativa
Osserviamo le seguenti frasi:
1. Quis legem tulit? Rullus. (Cic.)
2. Criminatio tua quae est? Roscium cum Flavio pro societate decidisse. Quo tempore?
Abhinc annis xv. (Cic.)
3. Tu, T. Rosci, ubi tunc eras?-Romae. (Cic.)
4. Roscius exheredare filium voluit. Exheredavitne? 'Non.' (Cic.)
1. La prima frase è introdotta dal pronome interrogativo quis, in funzione di soggetto. La
domanda viene enfaticamente ripetuta varie volte (si tratta di un brano oratorio); la risposta
consiste nel nominativo di un nome proprio, che, coerentemente, rivela di “chi” si tratta;
traduciamo:
“Chi ha presentato la (proposta di) legge?” “Rullo”.
2. Nella seconda frase troviamo due domande. La prima è introdotta dall’aggettivo interrogativo
quae in funzione predicativa; la risposta consiste in una frase infinitiva che specifica di quae
criminatio si tratta. La seconda domanda è introdotta dall’aggettivo interrogativo quo,
attributo di tempore; la risposta è una determinazione di tempo all’ablativo:
“La tua accusa, qual è?” “Che Roscio si è accordato con Flavio a scopo di alleanza”. “In
quale periodo?” “Quindici anni fa”.
3. Nella terza frase l’elemento introduttivo è l’avverbio interrogativo ubi, che ha qui funzione di
stato in luogo; la risposta consiste corrispondentemente nella determinazione di luogo Romae:
“Tu, Roscio, dov’eri allora?” “A Roma”.
4. Nella quarta frase troviamo la particella interrogativa enclitica ne, apposta al verbo
exheredavit: con questa particella il latino segnala l’interrogativa in cui l’argomento della
domanda è l’intera frase; la risposta è negativa: non. Si tratta dunque di un’interrogativa totale.
Traduciamo:
“Roscio voleva diseredare suo figlio. “Ma lo ha diseredato (davvero)?” “No”.
Attenzione:
Nelle interrogative totali non necessariamente il –ne enclitico si appoggia alla prima parola
dell’interrogativa. Prevalentemente esso si appone al termine della frase cui viene data maggiore
enfasi.
Osserviamo gli esempi:
Librumne Marco dedisti?
Il –ne apposto a librum concentra l’attenzione sul fatto che è stato dato il libro, e non un’altra cosa;
possiamo rendere in italiano: “Hai dato a Marco proprio il libro?”
Marcone librum dedisti?
Qui invece l’attenzione si concentra sul destinatario, che è Marco e non un’altra persona; rendiamo:
“E’ a Marco che hai dato il libro?”
Dedistine librum Marco?
Qui viene invece sottolineata l’azione: “Hai proprio dato il libro a Marco?”
Talora anche in latino troviamo interrogazioni prive degli elementi caratterizzanti l’interrogativa:
Rex Alexander divitiis quatere Xenocratis continentiam potuit? (Val. Max.)
“Il re Alessandro poté corrompere col denaro la temperanza di Senocrate?”
Interrogative reali e retoriche
Le interrogative reali sono quelle in cui chi formula la domanda non conosce la risposta, che quindi
deve essere esplicitamente formulata.
Le interrogative retoriche sono quelle formulate in modo tale che la risposta risulta evidente dal
contesto.
Osserviamo alcuni esempi in italiano:
“Forse che qualcuno si è ricordato del mio compleanno?”
In questo caso risulta chiaro che la risposta attesa è negativa.
“Forse che Roma non è la capitale d’Italia?”
La risposta è evidentemente affermativa.
Si tratta di una modalità retorica usata per dare particolare enfasi al fatto di cui sta parlando.
Il latino, soprattutto nel suo impiego oratorio, fa larghissimo uso di questa modalità retorica, che
coinvolge in modo emotivo l’ascoltatore.
Può avere sfumatura retorica qualunque interrogativa, se il contesto lo richiede:
Quis te miserior, quis te damnatior est? (Cic.)
“Chi è più miserevole, più scellerato di te?” (certamente nessuno).
Quid vis amplius? (Cic.)
“Che cosa vuoi di più?” (niente, di certo).
In particolare, le interrogative che attendono risposta affermativa o negativa sono introdotte:

da num o, più raramente, dalla particella enclitica -ne, se ci si aspetta risposta negativa:
Num negare audes? (Cic.)
“Forse osi negare?” (evidentemente no).
Egone has indignitates diutius patiar quam necesse est? (Liv.)
“Sopporterò forse tali oltraggi più a lungo di quanto è inevitabile?” (certamente no).

da nonne (non ne), se ci si aspetta risposta affermativa:
Nonne alio incredibili scelere hoc scelus cumulasti? (Cic.)
“Forse che non hai assommato a questa infamia un’altra incredibile infamia?” (evidentemente
sì).
Interrogative disgiuntive
Le interrogative disgiuntive sono quelle in cui viene chiesto di scegliere tra due opzioni in
alternativa.
In italiano tale alternativa è segnalata dalla congiunzione disgiuntiva “o”:
“Desideri fare una passeggiata o rimanere in casa?”.
Il latino segnala i termini dell’alternativa nel seguente modo:


il primo termine è introdotto da utrum oppure dal–ne enclitico; talora invece tali elementi
sono omessi;
il secondo termine è sempre introdotto da an.
Osserviamo gli esempi:
Utrum defenditis, tribuni, an impugnatis plebem? (Liv.)
“Ma voi, tribuni, difendete o contrastate la plebe?”
Romamne venio an hic maneo? (Cic.)
“Vengo a Roma o resto qui?”
In vastatione omnium tuas possessiones sacrosanctas futuras putas? An tabulas novas? (Cic.)
“Nello sconvolgimento di tutte le cose credi che i tuoi possedimenti saranno salvi? O (credi che ci
sarà) una cancellazione dei debiti?”
Se il secondo membro dell’alternativa è semplicemente la negazione del primo (“Vuoi bere il latte o
no?), in latino troviamo an non oppure necne:
Catilina in nocturno conventu ad M. Lecam fuit necne? (Cic.)
“Catilina partecipò a una riunione notturna a casa di M. Leca o no?”
La subordinata interrogativa indiretta
Osserviamo le seguenti frasi:
1.
2.
3.
4.
Milites dicere quid fugissent non poterant. (Liv.)
Non quaero quis hic sit Claudius. (Cic.)
Etenim in qua urbe verser intellego. (Cic.)
Pater meus Hamilcar quaesivit a me vellemne secum in castra proficisci. (Nep.)
Gli elementi evidenziati nelle frasi di esempio sono gli stessi che nell’Unità precedente abbiamo
visto introdurre le frasi interrogative dirette, e precisamente:
 avverbio interrogativo,
 pronome interrogativo,
 aggettivo interrogativo,
 particella enclitica interrogativa.
In questo caso, però, introducono frasi subordinate: le interrogative indirette.
Le interrogative indirette sono, come le infinitive, subordinate completive: esse costituiscono cioè il
soggetto o l’oggetto del verbo della frase reggente; avranno pertanto funzione soggettiva, se il
verbo della reggente ha una forma impersonale, o oggettiva, se il verbo della reggente ha un
soggetto espresso.
Le interrogative indirette hanno sempre il verbo al congiuntivo, in rapporto di consecutio col verbo
della sovraordinata.
Traduciamo:
1. “I soldati non potevano dire perché erano fuggiti.”
2. “Non chiedo chi sia questo Claudio.”
3. “E infatti capisco in che città mi trovo.”
4. “Mio padre Amilcare mi chiese se volessi partire con lui per gli accampamenti.”
In quanto completive, dipendono solo da alcune categorie di verbi, quelli che possono avere, in
virtù del loro significato, come oggetto o soggetto una domanda: ovviamente i verbi dell’area
semantica del chiedere, ma anche verbi del dire e del sapere, i verbi di percezione; come abbiamo
visto anche per le infinitive, le interrogative indirette possono anche dipendere da sostantivi e
locuzioni di significato analogo (come in italiano: “dimmi chi hai chiamato alla festa”; “non so
quando arriverà Alberto”; “ho sentito cosa hai detto”; “all’esame scritto c’era una domanda su chi
sia stato il primo presidente americano”).
Pertanto studieremo:
 Gli elementi interrogativi che le introducono;
 I tempi in cui si trova il congiuntivo;
 I verbi che possono reggere interrogative indirette.
Per comprendere e rendere correttamente in italiano una frase che contiene un’interrogativa
indiretta bisogna:
 individuare la principale e tradurla per prima (anche quando in latino è posta dopo)
 individuare e tradurre l’interrogativa, partendo sempre dall’elemento interrogativo
(pronome, avverbio, particella…)
 ricordare che l’interrogativa va sempre dopo la sua reggente, sia quando ha funzione
soggettiva che quando ha funzione oggettiva
La struttura sintattica: elementi introduttivi
Come abbiamo visto, le interrogative indirette sono introdotte dagli stessi elementi sintattici di
quelle dirette. In particolare:
Interrogative parziali
Sono introdotte da:
 avverbi interrogativi;
 pronomi e aggettivi interrogativi;
Come abbiamo visto dagli esempi, questi elementi funzionano esattamente come nelle interrogative
dirette. Si traducono giustapponendo l’interrogativa indiretta alla frase reggente senza altri nessi:
Quaero quo eas, “chiedo dove vai”;
Dic mihi quis sit, “dimmi chi è”; etc.
Interrogative totali
Sono introdotte:
 da -ne enclitico;

da num (senza sfumature retoriche)
In italiano vengono introdotte dal connettore se.
Verane haec sint, adfirmare non audeo. (Plin. Iun.)
“Non oso dire con sicurezza se queste cose siano vere”.
Cum de domo tua dixero, tum videbo num mihi necesse sit de aliis etiam aliquid dicere. (Cic.)
“Quando avrò parlato della tua casa, allora vedrò se sarà necessario dire qualcosa anche a proposito
di altre”.
Come si può vedere, in questo caso num non ha la sfumatura retorica che normalmente ha nelle
interrogative dirette, in cui introduce una domanda che prelude a una risposta negativa, ma funge
semplicemente da elemento introduttivo di un’interrogativa “autentica”.
Interrogative disgiuntive
Le interrogative indirette disgiuntive presentano gli stessi elementi delle disgiuntive dirette.
Tradurremo utrum e –ne con “se”, e an con “o”:
Controversia inde fuit utrum populi iussu indiceretur bellum an satis esset senatus consultum.
(Liv.)
“Quindi vi fu una controversia se la guerra dovesse essere indetta per ordine del popolo, o se fosse
sufficiente la delibera del senato”.
Interrogative indirette retoriche
Sia num che nonne usati in senso retorico, sono piuttosto rari nelle interrogative indirette: infatti
l’interrogazione retorica è tipica del discorso diretto, in quanto l’incalzare delle domande fa leva sui
sentimenti dell’ascoltatore. Una domanda retorica “riportata” perde gran parte del suo effetto.
Nel caso, tradurremo num sempre con “se”, e nonne con “se non”; possiamo, in entrambi i casi,
aggiungere “forse”, per chiarire l’intento retorico:
Quaero num existimes Phidian ad voluptatem artes suas direxisse. (Cic.)
“Chiedo se forse tu pensi che Fidia abbia orientato la sua arte al piacere.” (ovviamente no, perché
l’arte deve avere un fine morale).
Quaero igitur a te, L. Piso, nonne oppressam rem publicam putes. (Cic.)
“Chiedo dunque a te, Lucio Pisone, se non ritieni forse che lo stato sia oppresso.” (ovviamente sì)
Il verbo al congiuntivo: la consecutio temporum della posteriorità
Il verbo delle interrogative indirette è al congiuntivo. I tempi seguono la consecutio temporum, che
conosciamo già nelle relazioni temporali di contemporaneità (presente e imperfetto) e anteriorità
(perfetto e piuccheperfetto).
In virtù del suo significato, tuttavia, l’interrogativa indiretta spesso esprime un rapporto di
posteriorità rispetto alla sovraordinata (è facile che una domanda verta sul futuro).
Il latino però non ha una forma di congiuntivo futuro: come nel caso dell’infinitiva, per esprimere
la posteriorità si ricorre a una forma perifrastica, formata dal participio futuro del verbo unito al
congiuntivo del verbo sum:


congiuntivo presente, se nella sovraordinata c’è un tempo principale
congiuntivo imperfetto, se nella sovraordinata c’è un tempo storico
Il participio futuro, in quanto costituisce la parte nominale del predicato, è sempre al nominativo,
concordato per genere e numero col soggetto della frase.
Riportiamo una tabella che presenta tutte le relazioni temporali.
Reggente al presente o al futuro
Quaero
“Chiedo”
Reggente al passato
Quaerebam
“Chiedevo”
Contemporaneità: congiuntivo presente
quis veniat
“chi viene” o “chi venga”
Anteriorità: congiuntivo perfetto
quis venerit
“chi è venuto” o “chi sia venuto”
Posteriorità: perifrastica attiva con sim…
quis venturus sit
“chi verrà”
Contemporaneità: congiuntivo imperfetto
quis veniret
“chi venisse”
Anteriorità: congiuntivo piuccheperfetto
quis venisset
“chi fosse venuto”
Posteriorità: perifrastica attiva con essem…
quis venturus esset
“chi sarebbe venuto”
Attenzione:

In dipendenza da tempo presente (e da passato prossimo), l’italiano può oscillare, nel rendere
l’interrogativa indiretta, tra indicativo e congiuntivo:
Curio ex captivis quaerit quis castris ad Bagradam praesit. (Caes.)
“Curione chiede ai prigionieri chi è (oppure chi sia) al comando dell’accampamento a Bagrada”.
In dipendenza da tempi storici è invece più frequente il congiuntivo:
Varus quis esset aut quid vellet quaesivit. (Caes.)
“Varo chiese chi fosse e che cosa volesse”.

Come nel caso delle infinitive, la posteriorità rispetto a un tempo storico si esprime col
condizionale passato.
Exspectabant homines quidnam Verres acturus esset. (Cic.)
“Gli uomini aspettavano che cosa avrebbe fatto Verre”.

E’ importante sottolineare che, come nel caso delle infinitive, nelle interrogative indirette la
perifrastica attiva esprime solo la posteriorità, senza i valori di intenzione, imminenza e
predestinazione che troviamo negli altri contesti sintattici.
I verbi e le locuzioni che possono reggere un’interrogativa indiretta
Le interrogative indirette, essendo subordinate completive, sono strettamente legate al verbo o alla
locuzione che le introduce. E’ quindi utile considerare le aree semantiche a cui tali verbi o locuzioni
appartengono:







Chiedere:
Dubitare:
Sapere, informarsi:
Pensare, valutare (anche a livello emotivo):
Dire:
Importare, riguardare:
Percepire
interrogo, peto …
dubito, incertus sum …
scio, constat …
considero, miror (meravigliarsi) …
dico, ostendo (mostrare), …
pertinet, refert
sentio,…
Rispetto al verbo reggente, le interrogative indirette possono avere funzione oggettiva o soggettiva:
Quaeritur etiam nunc quis eum nuntium miserit? (Cic.)
“Ci si chiede ancora chi abbia mandato quella notizia?”
Il verbo è alla forma impersonale, perché il soggetto è costituito dall’intera frase interrogativa, che
ha quindi funzione soggettiva.
Varus Attius ille miles quid vellet quaesivit. (Caes.)
“Varo Attio chiese che cosa volesse quel soldato”.
Qui il verbo quaesivit è costruito personalmente, perché il soggetto è espresso: la proposizione
interrogativa ne costituisce l’oggetto, e ha pertanto funzione oggettiva.