IL MIO TEMPO VERRÀ. Teatro Accademico di Castelfranco, giovedì 13 ottobre ore 20.45 i Lieder eines fahrenden Gesellen "Meine Zeit wird kommen" soleva dire Gustav Mahler (1860 -1911). Attorno alla sua musica ruota il concerto di giovedì 13 Ottobre prossimo, al Teatro Accademico di Castelfranco. Il progetto nasce dalla volontà di far ascoltare la bellissima trascrizione di Mario Pagotto (compositore di oggi, assai noto ed eseguito internazionalmente, che in passato ha anche insegnato a Castelfranco) per piccola orchestra dei "Lieder eines fahrenden Gesellen" (Canti di un giovane viandante) scritti da un ventiquattrenne Gustav Mahler. "Attorno" ad essi, ruoteranno cinque brani, composti per l'occasione da giovani compositori allievi dei conservatori di Castelfranco, Bolzano, Cesena e Udine, ispirati appunto da Mahler e dal soggetto dei suoi canti. L'ensemble, o piccola orchestra, sarà composta da studenti dei quattro conservatori, solisti saranno Laura Ulloa (Mezzosoprano) e Jacopo Pesiri (Tenore) concertati e diretti da Filippo Faes. I "Canti del viandante" proseguono la tradizione dei "Wanderer" di Goethe, di Müller/Schubert, e di tanti altri. Nella letteratura tedesca, la figura del viandante ha sempre avuto la connotazione piuttosto tragica di chi è costretto a cercare l'esilio, perché il mondo in cui vive non lo accoglie, lo costringe a vivere in uno stato di precarietà esistenziale, e non corrisponde ai suoi bisogni spirituali e materiali. Cominciando da Goethe, nel Wanderer: (Wo bist du, mein geliebtes Land? Gesucht, geahnt, und nie gekannt! (Dove sei, mia Terra amata, cercata, immaginata e mai conosciuta?). “Goethe- spiega Filippo Faes- fa più volte fa capire di identificare l'Italia come meta ideale di questa auspicata migrazione: ("Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn?" ) il che, in un tempo di migrazioni come quelle di cui siamo testimoni oggi, assume un senso profetico”. Sia Goethe, Müller/Schubert che Mahler sono vissuti alle soglie di sconvolgimenti epocali che avrebbero ridefinito l'assetto della nostra società, facendola diventare quella in cui viviamo oggi. E il fatto che oggi viviamo in un mondo in cui milioni di disperati si mettono in cammino per cercare un mondo in cui non siano "stranieri" e perseguitati, non sembra così lontano da certi toni cupi delle profezie del Romanticismo tedesco.