Ragione e Sentimento del popolo tedesco: Mahler e Beethoven, tra formalismo e ispirazione. Thomas Mann definì il Lied “L'anima del popolo tedesco”. Questo genere musicale infatti ha attraversato la sua storia: dai Kirchenlieder dell'epoca carolingia al Minnesang dell'arte trovadorica, dalle scuole dei Meistersinger ai Lieder del periodo classico fino a raggiungere la sua pienezza con Schubert nel Romanticismo, venendo ancora privilegiato dalle generazioni successive. Mahler si confrontò assiduamente con questo genere compositivo, scrisse molte raccolte e cicli liederistici tanto da diventare il filo conduttore della sua intera produzione. I Lieder eines fahrenden Gesellen, ovvero Canti di un viandante, sono un ciclo di Lieder per canto e pianoforte composti nel 1884 e successivamente orchestrati tra il 1892 e il 1893, i cui testi furono scritti da Mahler stesso, ispirati, nel pieno rispetto della tradizione, al genere della poesia popolare. Il giovane protagonista vive una forte delusione sentimentale: abbandonato dalla sua amata, sperimenta l'indifferenza della natura al suo dolore e la sua estraneità dal mondo e dalla società. Molto probabilmente il compositore trasferì in questo ciclo la sua stessa esperienza, l'amore infelice per la cantante Johanna Richter, segnando un valico tra le composizioni giovanili e l'età matura: la pace ritrovata nell'ultimo dei quattro Lieder infatti, è pace ancora d'amarezza, il contrasto con ciò che si sogna e ciò che realmente è e il superamento non è una liberazione, ma qualcosa che viene inglobato e trasceso ancora in qualcosa di nuovo. All'inizio del 1804, terminata la Sinfonia Eroica, Beethoven cominciò a dedicarsi alla stesura di diverse nuove composizioni, tra cui la futura Quinta, non impedendogli tuttavia di scrivere la Quarta Sinfonia e portarla a termine in breve tempo. Quest'ultima fu composta in un periodo particolarmente felice di Beethoven: ospite di amici nel castello di Martonvasar in Ungheria, aveva potuto lavorare con una certa serenità, grazie soprattutto alla nascita di una tenera relazione con Therese von Brunsvik. La situazione particolarmente favorevole conferì un carattere estremamente luminoso all'opera, restando probabilmente uno dei pochi periodi felici del compositore, ormai consapevole della sua progressiva e irrimediabile sordità. Schumann volle definire questa sinfonia come “una slanciata ragazza greca fra due giganti nordici” in quanto più moderata nel tono leggero e gioioso, ma non meno importante nell'esercizio della forma classica, in riferimento alle forme robuste dell'armoniosa bellezza ellenica, ma scevre dagli eroismi titanici della Terza e della Quinta. Un esercizio formale che, insieme alla feconda ispirazione melodica, non poteva che onorare l'augurio del conte Waldstein, avvenuto diversi anni prima alla vigilia del suo incontro con Haydn: “Il genio di Mozart è ancora in lutto e piange il suo pupillo. Presso il fecondissimo Haydn ha trovato rifugio... Sia Lei a ricevere lo spirito di Mozart dalle mani di Haydn”. Angela D’Oronzo