Dr. Momcilo Jankovic
Responsabile Fondazione Floriani Formazione
“…il limite della medicina oggi purtroppo è quello di non poter
guarire tutte le persone, il non limite del medico oggi, che sia
pediatra o per adulti, è quello di poter far star bene tutte le
persone, anche quelle che purtroppo sono destinate a morire.”
Via privata Nino Bonnet, 2 – 20154 Milano – Tel. 02.6261 111 – www.fondazionefloriani.eu – [email protected]
MOMCILO JANKOVIC
Momcilo Jankovic nasce nel 1952 e si laurea in Medicina e
Chirurgia con specializzazione in Pediatria, Ematologia, Anestesia
e Rianimazione. Fa parte del Comitato di Bioetica dell'Istituto
Nazionale dei Tumori di Milano e del Comitato di Bioetica
della Società Italiana di Pediatria.
È stato Presidente dell'Associazione Italiana di Ematologia
e Oncologia Pediatrica, vincitore di vari premi per il suo impegno
sociale, autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche e di alcuni
libri.
È il responsabile del day-hospital di Ematologia Pediatrica di
Monza, centro di eccellenza italiano e riferimento internazionale
per la cura e la ricerca della leucemia e dei linfomi nel bambino.
Momcilo Jankovic è stato uno dei primi oncologi a credere in un
approccio olistico di cura e assistenza.
La sua forte carica umana lo rendono unico e amatissimo dai
piccoli pazienti e dalle loro famiglie.
Federico Pellegatta, Francesca C. Floriani, Giorgio Tresoldi, Giacomo Pellegrini, Momcilo Jankovic e Gisella Policardi
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1. DA QUANTO TEMPO E’ IN FONDAZIONE FLORIANI E DI CHE
COSA SI OCCUPA?
Sono in Fondazione Floriani da almeno 6/7 anni e faccio parte
del Comitato Scientifico, mi occupo di Cure Palliative
Pediatriche e in particolare della formazione.
2. QUAL E’ IL SUO RUOLO IN FONDAZIONE FLORIANI
FORMAZIONE?
Organizzazzione di corsi pediatrici sulle cure palliative con
progetti scientifici inerenti al bambino nella sua globalità.
Partecipo regolarmente agli incontri direttivi che vengono
fatti per portare avanti le diverse tematiche, sia per la
promozione dei percorsi di formazione, sia per quanto
riguarda il congresso nazionale della SICP al quale FF
partecipa.
3. LA SCELTA DI ENTRARE A FAR PARTE DI FFF DIMOSTRA UNA
CONDIVISIONE DI VALORI, SECONDO LEI QUAL E’ LA FORZA DI
FONDAZIONE FLORIANI?
La forza di Fondazione, ormai riconosciuta a livello nazionale
e internazionale, è di essersi occupata sempre, e di aver
portato avanti, con enorme successo in maniera molto
ampia, la tematica delle cure palliative intese proprio come
terapia di supporto. Tengo a precisare questo aspetto,
perché Fondazione Floriani lo sottolinea bene: le cure
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palliative non sono solo le cure della terminalità. E poi
l’aspetto della terminalità che ovviamente è un aspetto
delicato: il momento alla morte, il passaggio vita-morte e il
dialogo sulle tematiche che succedono dopo la morte quindi
l’eraborazione del lutto, l’assistenza alle famiglie che
riguardano un aspetto negletto e non affrontato in maniera
adeguata.
4. PERCHE’ HA DECISO DI DEDICARSI ALLE CURE PALLIATIVE?
PERCHE’ PEDIATRICHE?
Quando sono diventato medico ho deciso di diventare
medico a 360 gradi, non ero finalizzato soltanto ad una
specialità singola ma volevo occuparmi del corpo umano
nella sua interezza. Perciò i due estremi erano il bambino e
l’anziano, ho iniziato la specialità in pediatria e ho intrapreso
questa strada.
Ho scelto le cure palliative perché il limite della medicina oggi
purtroppo è quello di non poter guarire tutte le persone, il non
limite del medico oggi, che sia pediatra o per adulti, è quello
di poter far star bene tutte le persone, anche quelle che
purtroppo sono destinate a morire. L’obiettivo principale del
mio lavoro è ovviamente dare dignità alla vita, ma essendo
vita e morte strettamente correlate, anche la dignità della
morte
è
estremamente
importante
e
penso
professionalmente valida per chi come me deve prendersi
cura del paziente. La persona, che sia piccola o che sia
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grande, nel mio caso è piccola, ha diritto della stessa dignità
e rispetto sia da viva che nelle fasi più difficili e nella morte,
che purtroppo fa parte della vita e del nostro lavoro.
5. COME GIUDICA IL LIVELLO RAGGIUNTO DELLE CURE
PALLIATIVE IN ITALIA?
Per quanto riguarda l’aspetto “generale” il livello raggiunto è
buono ed è cresciuto enormemente negli ultimi anni. Per
quanto riguarda quelle pediatriche c’è stato un ottimo
impulso recentemente, grazie all’implementazione di
normative che hanno anche aumentato la sensibilità di cura
per i bambini. Fino a poco fa, essendo il bambino una ridotta
percentuale di questi malati, veniva inglobato in un discorso
generale e non emergeva come problematica particolare.
Oggi invece ha una sua solidità che richiede un’assistenza
personalizzata con un’equipe pediatrica dedicata e una
dignità che per quanto parallela (io non faccio grosse
differenze in genere tra adulto e bambino) ha delle specificità
che vanno rispettate.
6. E’ DOCENTE DEL CORSO “IL FINE VITA DI UN BAMBINO”, COSA
SIGNIFICA INSEGNARE A PROFESSIONISTI?
In un primo momento mi è sembrato impegnativo insegnare
a persone che fanno il mio lavoro, ma sono convito che la
personale specificità che un professionista individualmente
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acquisisce sul campo è in grado di fornire “take home
messages” unici capaci di arricchire professionisti di qualsiasi
livello. La speficicità che metto a disposizione è qualcosa di
unico che nessun libro può trasmettere. Penso che sia questa
la cifra vincente che permette di poter “insegnare” a persone
già molto preparate.
7. E’ DIVENTATO IL RESPONSABILE DI FFF, QUALI SONO LE
PROSSIME SFIDE?
Le prossime sfide devono vincere la paura della comunità, e
non parlo solo di medici, di fronte a certe problematiche
come quelle dell’assistenza nelle fasi critiche e nelle fasi
terminali, dell’abbandono e del rifiuto per portare avanti un
discorso
qualitativo
importante.
La
formazione
è
fondamentale: ha lo scopo di far capire che sotto i progetti
che vengono fatti c’è la volontà di aiutare le persone a vivere
meglio le loro situazioni e a volte, se necessario, addirittura a
capovolgerle. La personalizzazione degli eventi spesso è tale
da giustificare l’impegno delle persone, per far questo le
persone devono crederci e perciò devono essere formati a
crederci. La formazione è importante anche come riprova
della propria attività.
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8. CI PUO’ SPIEGARE COS’HA SUL POLSO E CHE COSA
SIGNIFICA?
Sono due timbrini che ho preso più
di 30 anni fa negli stati uniti, quello
blu ha la faccina triste, quello
rosso sorridente. Si mettono sulle
mani dei bambini; i bambini più
diffidenti, dopo averli messi sulle
mani dei gentiori, poi mi cercano
per averli anche loro. La mamma
di un nostro bambino che è
gioielliera ha voluto trasformarli in
un gioiello. Poter propagandare
come in effetti è giustificato il
visino triste o arrabbiato del
bambino o dell’adulto davanti a
certe malattie, ricordari anche che il nostro obiettivo è quello
di farli tornare rossi, cioè gioiosi, e far si che anche una
malattia così grave come è un tumore o una malattia cronica
può essere accettata e vissuta in maniera più serena, e
questo dipende da noi.
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