Prima Domanda Caro Mario Pio, devo congratularmi per la particolare conferenza tenuta dal Dott. Teodorani che molto benevolmente ha trattato i suoi ascoltatori come se fossero tutti pregni di astrofisica. Comunque un grazie di cuore per il tempo trascorso con un oratore così capace. Vorrei approfittare per chiedere al Dott. Teodorani qualcosa che mi interessa in particolare: nella ricerca che sta svolgendo all’inseguimento di altra vita nel cosmo, non ci ha parlato del fenomeno “ufo” (trascurando gli ufologi con i quali il Dott. Teodorani non ha un buon rapporto, ma è un argomento che anch’io non voglio prendere in considerazione). Sembra infatti che fino dalla preistoria si abbiano tracce di oggetti volanti e di alieni. Senza mettere in dubbio la qualità della ricerca del Dott. Teodorani la domanda che faccio è questa: non è possibile utilizzare la sua scienza nella ricerca della conoscenza degli ufo che continuamente appaiono sui nostri orizzonti? Cosa si sa del famoso incidente di Roswell? Può essere che siano stati trovati cadaveri di alieni e sottoposti a esame anatomico? Nelle ultime proiezioni del Dott. Teodorani ho visto qua e là affacciarsi delle immagini di volti di alieni. Erano riproduzioni di repertorio, cioè frutto della nostra immaginazione e fantasia, o risalivano a qualcosa di accertato ufficialmente? Grazie e cordiali saluti. Giampiero Rasoini. PRIMA RISPOSTA Caro Signor Rasoini, la ringrazio molto per il suo interesse per la mia conferenza. Ora vengo alle sue domande. La questione degli “UFO” è estremamente delicata e le spiego in breve il perché andando per punti: 1) La maggioranza dei casi “UFO” (Unidentified Flying Objects, che vuole appunto dire genericamente “oggetti volanti non identificati”, e non necessariamente astronavi extraterrestri) sono il frutto di bufale, inganni, contraffazioni, falsi sia fotografici che video, false credenze diffuse da sette pseudoreligiose nonché testimonianze menzognere, psicopatologiche e/o a carattere mitomane. Nell’era dei computer oggi è particolarmente facile costruire un falso di UFO o di omino alieno, anche ben orchestrato. Il risultato si concretizza in una sola cosa: abuso della credulità popolare, a volte anche a fini di manipolazione mentale, oltre che a fini di lucro. Le confermo che io stesso 3 anni fa smascherai un caso americano molto famoso: un falso colossale. Lo feci presente, con tanto di dimostrazione tecnica a chi aveva avuto l’ardire di pubblicarlo in rete: purtroppo questo caso viene ancora fatto passare per vero. Ma ne ho smascherati molti altri prima e dopo di questo. Questo fatto è inoltre altamente immorale, perché si tratta di un vero e proprio inganno ai danni della popolazione. In tal senso non posso non dichiararmi vicino alla posizione del CICAP. 2) Una parte non banale della presunta casistica “UFO” è spesso anche dovuta ad una errata interpretazione di fenomeni naturali ben noti e/o di aeromobili costruiti dall’uomo. Le faccio solo alcuni esempi: a) il pianeta Venere che sembra spostarsi quando sono in realtà le nubi che si spostano; b) le congiunzioni planetarie che mostrano due o più pianeti molto vicini in cielo e che molti scambiano per “gruppi di astronavi in stazionamento nel cielo”; c) strani oggetti luminosi che appaiono nelle foto quando si punta l’obiettivo verso una sorgente luminosa come ad esempio la Luna, il Sole o un lampione: in realtà si tratta di un fenomeno ottico di riflessione interna alla fotocamera (il cosiddetto “lens flare”) della stessa sorgente di luce facendone apparire una specie di “doppione” da un’altra parte del campo della fotografia; d) oggetti luminosi che si vedono sospesi in aria nella nebbia: in realtà si tratta di semplici lampioni sulla cima di una collina o di automobili che si muovono nella nebbia; e) luci intensissime che appaiono all’improvviso nel cielo notturno: si tratta dei potenti fari di atterraggio di aerei che si rendono di colpo visibili nel momento in cui l’aereo nell’effettuare la virata si pone all’improvviso allineato con la linea di vista dell’osservatore; f) strane bolle di luce che appaiono dopo aver fatto foto notturne con il flash: si tratta di particelle di polvere a pochi centimetri dall’obiettivo della macchina fotografica che però appaiono come bolle dal momento che sono completamente fuori fuoco e sono appunto illuminate dalla luce del flash; f) uno stormo di uccelli illuminato dai lampioni delle luci di città, per via del forte potere riflettente delle penne e delle piume; g) palloncini illuminati dalla luce del Sole; h) insetti oppure uccelli che passano all’improvviso nel campo inquadrato dalla fotocamera oppure di una videocamera; i) il riflesso dei lampadari sul vetro degli interni di una casa; l) satelliti Iridium che improvvisamente hanno un guizzo di luminosità a causa del momentaneo orientamento dei pannelli solari riflettenti verso l’osservatore; m) grossi sciami di insetti bioluminescenti; n) fuochi fatui nei cimiteri e nelle paludi a causa della fosforescenza prodotta dalla combustione con l’aria di gas prodotto da elementi in putrefazione; o) fortissime scariche elettriche denominate “effetto corona” oppure “Fuoco di Sant. Elmo”, che a volte si verificano vicino a cavi elettrici e spesso in presenza di superfici elettricamente conduttive; p) fasci di luce Laser provenienti di solito dalle discoteche che si riflettono sulle nubi, spostandosi. Ma potrei citare altri 100 esempi almeno. Si tratta di situazioni che, producendo a volte effetti davvero spettacolari, a volte traggono in inganno perfino osservatori attenti. 3) Una parte della casistica riguarda oggetti volanti veri, ma si tratta di aeromobili del tutto umani, anche se di tipo non convenzionale. Sono soprattutto aeromobili telecomandati da ricognizione (RPV, UAV e UCAV) dell’ultima generazione, caratterizzati spesso da pianta alare a forma di delta o di rombo, o addirittura di forma circolare o semisferica (con elica intubata) come ad esempio questo: http://yournewreality.blogspot.it/2007/10/us-army-fundsdevelopment-of-flying.html . Soprattutto gli ultimi, caratterizzati da capacità di decollo e atterraggio verticale, possono davvero far pensare che si tratti di dischi volanti extraterrestri, ma non lo sono. In merito ai punti 1, 2 e 3 le segnalo qui un mio articolo (in Inglese) dove discuto a fondo come il “bisogno di credere” della gente possa giocare brutti scherzi: http://fierycelt.tripod.com/xposeufotruth/needknow_vs_needbelieve.html 4) Effetti allucinatori, che possono essere prodotti da vari fattori: assunzione di droghe o di alcolici, malattie psichiatriche, oppure l’esposizione a campi elettromagnetici in grado di interferire con l’attività bioelettrica del cervello (questi effetti sono stati da tempo dimostrati in laboratorio da esperimenti come ad esempio quelli condotti dal Prof. Michael Persinger in Canada). 5) Una piccolissima parte della casistica dei cosiddetti casi “UFO” (probabilmente il 1-3%) è caratterizzata effettivamente da reali stranezze, nel senso che non si riesce a identificarli come oggetti convenzionali. Su questo aspetto l’astronomo americano J. A. Hynek fino a 30 anni fa compì studi davvero interessanti. A tal proposito le confermo che da molti anni io sto studiando anche questi fenomeni: si tratta di eventi atmosferici luminosi molto strani, di cui non conosciamo ancora a fondo la fisica. Il più famoso di tutti è quello di Hessdalen in Norvegia, le segnalo qui il sito web dove può trovare molta informazione anche iconografica: http://www.hessdalen.org/pictures/ E le segnalo anche questo in merito al simile fenomeno di Marfa in Texas (USA): http://www.nightorbs.net/ Questi fenomeni di luce tendono a verificarsi in maniera ricorrente in alcune località del mondo caratterizzate da anomalie geofisiche come ad esempio anomalie magnetiche oppure particolari condizioni del territorio. Ad esempio la presenza di quarzi nel sottosuolo associata a sommovimenti del terreno possono far sfregare tra loro i quarzi generando l’effetto piezoelettrico che poi libera voltaggio elettrico verso l’esterno, il quale a sua volta ionizza l’atmosfera innescando stranissime “palle di luce” fatte di plasma (cioè di un miscuglio di elettroni e ioni, risultanti dal processo di ionizzazione del gas atmosferico). Non sappiamo ancora tutto di questi fenomeni, ma li stiamo studiando a fondo. Il più grande mistero dal punto di vista fisico qui è che ancora non sappiamo quale forza sia in grado di confinare il plasma in uno spazio così piccolo e senza dispersioni di energia, ma sono stati proposti diversi modelli che sono tuttora al vaglio. Qui, tanto per darle un’idea, le mostro un mio articolo omnicomprensivo che illustra le mie ricerche su questi fenomeni: http://eprints.bice.rm.cnr.it/3641/1/Fornovo_MT_2010.pdf Si tratta di fenomeni prettamente naturali (probabilmente parenti dei fulmini globulari, ma molto più grandi e durevoli), molto importanti per la fisica fondamentale proprio per via dell’enorme quantità di energia che sono in grado di emettere, e non di visite aliene. A tal proposito le segnalo anche questo mio libro divulgativo di qualche anno fa: http://www.macrolibrarsi.it/libri/__sfere_di_luce.php 6) Una piccolissima parte della casistica (probabilmente lo 0.5%) effettivamente mostra oggetti volanti marcatamente strutturati (e non semplici luci in cielo) che non si spiegano in alcun modo convenzionale. E infatti la possibilità di visite extraterrestri non è affatto esclusa dalla scienza. Ma per il momento non esistono prove scientifiche di alcun tipo in tal senso. Ma continuiamo a cercarle, usando esattamente la stessa metodologia impiegata per studiare i fenomeni di cui al punto 5, ovvero strumenti di misura di tipo astrofisico, come ad esempio spettrografi, fotometri, magnetometri, misuratori del campo elettrico e spettrometri che rilevano la radiazione elettromagnetica in varie frequenze (in particolare la banda VLF-ELF e le microonde), videocamere e fotocamere operanti nell’ottico, nell’infrarosso e nell’ultravioletto. Sì, la scienza può essere messa a disposizione per cercare anche questo, e le confermo che da anni stiamo alacremente lavorando anche a questo, anche se preferiamo farlo con la massima riservatezza. Si tratterebbe di eventi eccezionali, che richiedono prove eccezionali e rigore scientifico massimizzato. Non è cosa facile raggiungere questo obiettivo, ma le posso confermare che le probabilità in tal senso sono “non nulle”. Per quello che riguarda i presunti fatti di Roswell del 1947, io so che è stata diffusa talmente tanta disinformazione in merito da rendere il caso poco credibile se non per nulla. Qui regna una grande confusione. E comunque una serie di testimonianze anche sincere prese da sole (anche in gran numero) hanno scarsissimo valore scientifico: non rappresentano in alcun modo una evidenza documentale. Riguardo ai certamente affascinanti disegni di presunti alieni e loro macchine, presenti in pitture rupestri, petroglifi o perfino certi quadri del medioevo, non mi pronuncio. Certuni ufologi ci hanno speculato sopra fin troppo, giungendo affrettatamente a delle conclusioni che non hanno nulla di scientifico. Non ci sono dubbi che alcune immagini, come ad esempio certune che appaiono in certe pietre del deserto australiano, siano affascinanti e facciano davvero pensare ad extraterrestri. Ma non possiamo purtroppo dimostrarlo, almeno fino a quando non avremo la fortuna di trovare qualche vero manufatto lasciatoci eventualmente dagli extraterrestri qualche migliaio di anni fa. Non dimentichiamo poi che certe culture tribali hanno sempre avuto i loro “Dei” che loro visualizzavano in quelle forme, anche in seguito all’assunzione di droghe con effetti allucinatori, pratiche usate (in buona fede) anche oggi dagli sciamani di alcune tribù. Quanto ai “volti alieni” che ogni tanto apparivano nella mia presentazione, le confermo che sono solo volti di fantasia. Nulla di vero. Almeno per il momento. Seconda Domanda Illustrissimo Dr Teodorani, Le chiedo di perdonarmi se pongo questa domanda molto molto secondaria rispetto a tutto quanto di così altamente pensato, speculato e scoperto ci ha illustrato sulla Bioastronomia venerdì scorso. Infatti Le vorrei chiedere questo, cioè se, allora, una conseguenza dell’ipotizzare che attraverso lo spazio potrebbero giungere al nostro cervello umano, e anche condizionarlo, impulsi energetici da parte di altri essere viventi (questi tecnologicamente più progrediti di noi) non potrebbe essere il ritenere giusto ciò che gli astrologi credono, e cioè che gli astri influiscono sulla formazione della personalità dei singoli uomini. Questo tipo di pensiero non è considerato frutto di pseudo-scienza dagli astronomi e astrofisici? Mi scuso ancora e La ringrazio. Maria Luisa Martelli SECONDA RISPOSTA Cara Signora Martelli, le confermo innanzitutto che l’astrologia non è nemmeno una pseudoscienza bensì una falsa credenza (talvolta anche deleteria nel minare il senso critico e perfino la libertà di pensiero delle persone), perlomeno nelle forme che vengono propagandate nei media di largo consumo. So che comunque esiste una versione colta e filosofica dell’astrologia, ben diversa da quella da edicola, dove certi temi vengono affrontati con un profilo umanistico-psicologico ma serio, con una attenzione particolare al significato delle simbologie. Ma non si tratta in alcun modo di scienza e non riguarda in alcun modo le mie ricerche. Ora vengo all’ipotesi che segnali di possibile provenienza aliena possano essere inviati direttamente al cervello. Questa, che non è ancora una teoria, ma per ora solo una *ipotesi di lavoro*, si basa su un lavoro relativamente recente del fisico quantistico americano Dr. Fred Thaheld: http://arxiv.org/ftp/physics/papers/0608/0608285.pdf L’assunto di questa teoria è che sarebbero ipoteticamente possibili messaggi istantanei, cioè non vincolati alla finitezza della velocità della luce come nel caso del Progetto SETI standard. Su quale base? Sulla base del meccanismo del cosiddetto “entanglement quantistico”, tra l’altro dimostrato sperimentalmente nel caso del teletrasporto quantistico di particelle elementari (come fotoni o elettroni, ad esempio) oltre che confortato da un quadro matematico rigoroso a livello di fisica teorica. Due o più particelle elementari sono in condizioni di “entanglement” (in italiano: “intreccio”) quando si comportano come se fossero una sola particella (la fisica quantistica ne descrive infatti lo stato con una sola “funzione d’onda”). Immagini due particelle elementari che hanno interagito tra loro almeno una volta. Proviamo poi a separarle e in seguito effettuiamo una misura su una sola di loro: quella particella reagirà immediatamente a quel processo di misura (in fisica quantistica l’osservatore perturba inevitabilmente l’oggetto osservato quando si tratta di particelle elementari come ad esempio l’elettrone), ma nello stesso tempo la particella gemella che si trova a 1 anno luce di distanza (tanto per fare un esempio di distanza) reagirà istantaneamente, come se non esistesse distanza che separi le due particelle. Nella fisica quantistica vigono leggi davvero strane, e queste si sovrappongono alle leggi della fisica Newtoniana e Einsteiniana altrettanto valide. Allora arrivo al punto. Immagini come era l’Universo prima che si espandesse sotto forma del Big Bang: tutto era concentrato in un punto più piccolo di un atomo, dove tutto era intimamente legato a sé stesso. Poi improvvisamente si manifesta il Big Bang e tutto si separa, con la estrinsecazione delle prime particelle elementari (come ad esempio i quark e i leptoni), la successiva condensazione in agglomerati di atomi complessi, fino alla formazione delle galassie e delle stelle e successivamente del meccanismo della Vita. L’ipotesi di lavoro del Dr. Thaheld è che questo antico legame di entanglement tra le particelle nell’Universo sia stato mantenuto anche dopo l’espansione dell’Universo, perlomeno a certi livelli, che non sono stati ancora scoperti, anche se da alcuni fisici fortemente ipotizzati. Ma questo è ancora da provare scientificamente. Se davvero le cose stanno così allora anche i neuroni del nostro cervello, fatti a loro volta di particelle, sarebbero legati ai neuroni di altri cervelli sparsi nel cosmo. A questo punto una civiltà particolarmente avanzata potrebbe essere in grado di inviare messaggi codificati in questa maniera, imprimendo un certo tipo di informazione miratamente strutturata direttamente dentro i loro stessi neuroni che allora si traslerebbe istantaneamente per entanglement sui neuroni di cervelli che si trovano lontanissimi dai primi: una specie di “faro della conoscenza” il cui “fascio” si diffonderebbe ovunque, ma la cui informazione potrebbe essere decodificata solamente da chi possiede la tecnologia per farlo (e noi l’abbiamo già). Allora a noi basterebbe misurare il tracciato celebrale EEG di una qualsivoglia persona qui, per come si presenta da un esame elettroencefalografico e studiare non le forme d’onda sinusoidali che normalmente emergono bensì se all’interno dei tracciati stessi (ovvero sepolti all’interno della sua “banda di rumore”) siano stati depositati segnali strutturati, che noi potremmo abbastanza agevolmente identificare e poi decodificare utilizzando opportuni algoritmi matematici (sostanzialmente gli stessi utilizzati per estrarre il segnale dal rumore nel Progetto SETI standard). Dunque questa ipotesi è di fatto verificabile sperimentalmente. Ma ovviamente può essere confutabile. Le confermo che nel breve-medio termine dovrebbero iniziare i primi esperimenti. Le confermo infine che questo sistema non ha nulla a che vedere con la telepatia, ma semplicemente con la parte fisica del cervello, ovvero i neuroni. E il metodo di analisi è marcatamente quantitativo. Se gli esperimenti avessero successo non solo si otterrebbero i primi messaggi alieni in tempo reale (a cui sapremmo come rispondere in tempo altrettanto reale), ma si confermerebbe sperimentalmente che il meccanismo dell’entanglement quantistico è operativo su una scala molto più vasta di quanto si pensava prima. Ma tutto questo va verificato con il massimo rigore. C’è moltissimo lavoro da fare. Una variante di questa ipotesi è che l’informazione non venga veicolata direttamente dai neuroni di cervelli alieni, ma che possa venire immagazzinata nel vuoto quantistico sotto forma di strutture opportunamente codificate sulla base di una tecnologia aliena avanzatissima. In tal modo il vuoto quantistico (che non è realmente vuoto ma fatto di particelle virtuali, e di una specie di “schiuma” con picchi e valli che cambia in continuazione) funzionerebbe sostanzialmente come l’hard disk di un computer, oppure come una “Grande Biblioteca Non-Locale” a disposizione di chiunque abbia la possibilità di connettersi: si tratterebbe in tutto e per tutto di una specie di Internet cosmica. Per entanglement a quel punto i neuroni di tutti i cervelli che possono farlo si connetterebbero con la Grande Biblioteca al fine di fare “download” di informazione, il cui imprinting si estrinsecherebbe (sulla base di un programma ben preciso progettato dai loro creatori) sotto forma di fluttuazioni strutturate all’interno del tracciato cerebrale EEG, che può di fatto essere misurato. Ma, come ho detto in conferenza, l’ipotesi NLSETI (Non-Local SETI) resta per ora ancora una ipotesi tutta da testare, cosa che però sarà fatta. Se è interessata a saperne di più sul meccanismo dell’entanglement quantistico (inclusa questa interessante applicazione SETI), le segnalo questo mio libro: http://www.macrolibrarsi.it/libri/__entanglement_massimo_teodorani.php