Quaderno didattico

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QUADERNO DIDATTICO
LIFE+NAT/IT/000175
www.lifeaufidus.it
IPRISTINO
AZIONI DI R
DEGLI HABITAT NEL SIC
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LL’OFANT
VALLE DE
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www.lifeaufidus.it
CREDITS
© 2013 a cura del CSN Onlus
Centro Studi Naturalistici
[email protected]
www.centrostudinatura.it
TESTI: Vincenzo Rizzi, Matteo Caldarella,
Michela Ingaramo
Revisione a cura di Maurizio Gioiosa
DISEGNI: Pio Siliberti
GRAFICA: sinkronia.it
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QUADERNO DIDATTICO
Q
uante storie, tutte diverse, ma collegate, che fluiscono in una unico racconto scritto con la voce
dell'acqua che scorre. L'acqua che
discende dai monti e che scorre
verso il mare, che ha creato il fiume,
il tuo fiume, il fiume dei tuoi avi, che
fluisce oltre la memoria umana sopra le
rocce e le scava, le modella, le trasporta.
Tutto questo non può che ricordarci che lui, il fiume, c’è
ed è uno dei pilastri del mondo. Eppure di tanta potenza
e bellezza abbiamo saputo fare spregio ed i fiumi allora,
dove un tempo erano così vasti da abbracciare l’orizzonte,
spesso si stringono in un rivolo arso. E in questo lento
incedere non più acqua cristallina, ma scure, limacciose
e untuose acque, che nulla hanno più del mondo dei vivi.
Allora caro lettore noi qui proviamo a dare voce e anima
ad alcune delle tante storie che vivono del fiume e che
scorrono lente e placide, ma a volte impetuose, come le
sue acque, in un caleidoscopio di relazioni in cui è difficile districarsi senza perdersi tra terra acqua e cielo.
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Gli ambienti
Nel nostro viaggio esploreremo insieme gli ambienti che
caratterizzano il tratto finale del fiume dove esso si ricongiunge con il mare, creando un mosaico di aree con acque
basse, che chiamiamo zone umide, e che, a seconda della distanza dal mare, avranno acque più o meno salate.
Le zone umide, tra cui spiccano per importanza le lagune costiere rappresentano un ambiente ricchissimo di
vita, in grado di ospitare centinaia e centinaia di specie
diverse, grazie alla grande capacità di fornire cibo.
Procedendo verso il mare troviamo poi le dune costiere, una importante difesa naturale dalla forza
erosiva del mare, ambiente anch'esso ricco di sorprese.
In fine non possiamo non ricordare le foreste a galleria che proteggono e nascondono il fiume sotto un intrico di rami e foglie e che un tempo lo
accompagnavano lungo tutto il suo corso mentre
ora invece sono presenti solo in piccoli tratti.
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QUADERNO DIDATTICO
Le lagune
Le lagune costiere sono habitat di transizione, dove
acqua e terra si incontrano. Sono ambienti di interesse comunitario inseriti nella Direttiva Habitat e comprendono tutte le tipologie ambientali con caratteristiche intermedie tra l’ambiente marino e quello
d’acqua dolce.
Possono essere stagni isolati dal mare (stagni
costieri) dove la salinità può essere bassissima, oppure lagune che comunicano col
mare, in cui la salinità cambia in base al
livello di penetrazione delle acque marine
o, ancora, estuari e delta di fiumi.
LAGUNA
MARE
CORDONE
BOCCA
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Le lagune sono tra gli habitat più produttivi del pianeta
e rivestono un interesse strategico per il funzionamento degli ecosistemi. Sono il sito elettivo per attività
di acquacoltura estensiva, a causa della facilità di
controllo dei bacini e dell’altissima produzione.
La biodiversità di tali sistemi è nettamente inferiore
rispetto a quella del mare aperto, ma le poche
specie presenti hanno biomasse molto elevate.
Le acque di transizione che caratterizzano le lagune sono abitate da specie
che possono vivere sia in mare sia
in acque a bassa salinità.
Le specie di pesci più tipiche sono
anguille, muggini, spigole e
orate. La salinità è la variabile
più rilevante nella definizione
delle acque di transizione e,
al suo variare, si osservano specie diverse.
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QUADERNO DIDATTICO
Le dune
L'uomo in pochi altri ambienti si è accanito nel trasformare e distruggere come è avvenuto per le dune costiere
e questo fa si che i sistemi dunali e lidi sabbiosi, che
un tempo coprivano 3.000 Km dei 7.500 Km di costa
italiana, sono oggi in gran parte urbanizzati, rendendo
oltremodo preziose quelle poche aree sfuggite all’avidità umana.
Tecnicamente, una spiaggia è la zona di litorale costituita da materiale sciolto portato in gran parte dai
corsi d'acqua e poi accumulato dal moto ondoso marino.
L’azione costante del moto ondoso che determina il
modellamento e quindi la forma.
Per cui in una situazione naturale si assisterebbe a
periodici fenomeni di accumulo e periodi invece
in cui prevale l'azione di erosione. Nella fascia
più vicina al mare vivono pochissime specie vegetali che germinano solo quando nel terreno è
presente sostanza organica in decomposizione.
In genere queste piante, comunemente denominate "pioniere" (sono le prime a colonizzare
un ambiente), per resistere all'appassimento
hanno foglie carnose per trattenere l'acqua
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e possiedono un ciclo vitale (germinazione, fioritura,
fruttificazione, morte) molto rapido.
Il tratto più interno della spiaggia è quello interessato
dalla presenza delle dune, che sono il risultato dell’accumulo di materiale incoerente modellato dall'azione
del vento e delle piante che, attraverso il loro sviluppo
e radicamento, le rendono stabili e in grado di resistere
all'azione del vento.
Le dune, per alcuni versi, sembrano delle onde solide.
Le prime, quelle più vicine alla spiaggia, sono mobili
perché la vegetazione non è ancora sviluppata e, man
mano che ci spostiamo all'interno, la copertura della
vegetazione aumenta facendo di fatto scomparire la
duna e facendo emergere solo arbusti che, contrastando l'azione del vento e dell'acqua, proteggono il suolo
dall’erosione e fanno si che tali dune rimangano stabili
nel corso del tempo.
Al riparo tra una duna e l'altra, assistiamo allo sviluppo
di una vegetazione più articolata, predominata da querce
sempre-verdi come il leccio, nonché alla presenza di stagni
retrodunali luoghi ideali per la vita di moltissime specie di
invertebrati e di piccoli vertebrati come le testuggini d'acqua.
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QUADERNO DIDATTICO
Dove sono in Italia?
Le spiagge e le dune sabbiose coprono il 20% delle coste del
mondo e rappresentano uno degli ambienti più interessanti sotto
il profilo ecologico e paesaggistico. Le dune si sviluppano, complessivamente, per circa 700 km lungo la costa italiana, vale
a dire meno del 10% dello sviluppo costiero nazionale e solo
circa il 20% di quello interessato da litorali sabbiosi. La EUCC
(European Union for Coastal Conservation), stima una perdita
di superficie lungo le coste italiane nel secolo scorso, dell’ordine
dell’80%: i circa 35.000÷45.000 ettari dei primi del ‘900, dopo
100 anni risultano ridottI a circa 7.000÷9.000 ettari.
Circa la metà delle dune italiane sono state modificate dall'uomo.
A tal proposito è significativo rilevare l’andamento contrastante
di alcune regioni, ad esempio la Puglia dove, dei 130 Km di
dune, l’80% è costituito da dune naturali, e la Campania dove,
dei 66 Km di dune, solo il 5% è rappresentato da dune naturali.
Il dato sullo sviluppo delle dune naturali non deve però trarre
in inganno poiché la maggior parte di esse, negli ultimi anni,
presenta condizioni di sensibile degrado principalmente per
effetto della pressione turistica e dell’erosione costiera, come
sta accadendo per le aree della foce dell'Ofanto.
Che funzione hanno?
Le dune costiere, oltre a rappresentare un importante ecosistema dal punto di vista naturalistico, svolgono un ruolo importante nella difesa della costa dall’erosione causata dal
mare. Sono infatti un ostacolo fisico al suo avanzamento
e costituiscono un consistente deposito di sabbia che può
ricostituire naturalmente la spiaggia dopo le mareggiate
invernali.
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Il bosco
a galleria
Il bosco ripariale (ossia delle ripe fluviali) è costituito da piante
igrofile (che “amano l’umidità”), caratteristiche degli ambienti
circostanti ai corsi d’acqua. Le diverse specie di piante si distribuiscono in fasce parallele al torrente o al fiume, a partire
dall’alveo fino alla zona più distante dal greto; la posizione
rispetto all’acqua dipende dalle caratteristiche ecologiche
delle specie.
Il bosco ripariale è caratterizzato da un’elevata
ricchezza di specie sia vegetali che animali. Esso
svolge funzioni di grande rilievo sotto il profilo
ecologico nel regolare gli scambi di materia ed
energia tra fiume e zone riparie (scambi laterali) e fra diversi tratti del corso d’acqua (scambi
longitudinali).
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QUADERNO DIDATTICO
Le fasce di vegetazione
riparia svolgono diverse funzioni:
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.3
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riforniscono
l’alveo di materiali
organici (foglie e
detriti legnosi, ecc.)
che entrano nella
dieta dei macroinvertebrati;
forniscono habitat
pregiati per l’insediamento di specie
di vertebrati (ma
anche di invertebrati) di interesse
conservazionistico e
zone di rifugio dai
predatori per specie
di animali;
assumono un
ruolo fondamentale
nell’autodepurazione dei corsi d’acqua;
funzionano da
corridoi ecologici
lungo tutto il corso
del fiume e rappresentano elementi
fondamentali della
rete ecologica e del
paesaggio.
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.4
.6
determinano,
attraverso l’ombreggiamento, la
riduzione dell’attività
fotosintetica delle
specie acquatiche di
produttori e contribuiscono a regolare la
temperatura dell’acqua;
le piante morte
costituiscono
microhabitat per
numerose specie di
consumatori e decompositori, a loro
volta indispensabili
per il riciclo dei nutrienti, essenziali per
la fertilità del suolo;
costituiscono un
fattore fondamentale per la stabilizzazione delle sponde
e riduzione degli
effetti delle piene
sul territorio;
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Questi boschi sono dominati da salici e da pioppi che
rappresentano le specie che meglio si adattano alla presenza spesso invadente dell’acqua.
In particolare, la prima fascia (quella più vicina al corso
d’acqua) è caratterizzata dalla presenza di specie arbustive con fusti flessibili, in grado di resistere alla forza
delle piene e di sopravvivere anche a prolungati periodi
di sommersione come alcune specie di salici arbustivi.
Le piante arboree vivono in posizione più arretrata, su
terrazzamenti che, posti a quote leggermente più alte
rispetto al greto, vengono invasi dalle acque soltanto
durante le piene. In questo settore si trovano ancora salici, come il salice bianco, insieme al pioppo bianco, al
pioppo nero, e a numerose altre specie legnose, tra le
quali gli ontani, l’olmo campestre e l’acero campestre.
La parte più lontana invece viene dominata dalle querce
e in particolare dalla roverella.
Molto ampia è anche la componente arbustiva, che costituisce un fitto sottobosco di biancospino e diverse specie di rovi.
Dei boschi di ripa che proteggevano il fiume Ofanto
oggi non rimangono che poche vestigia: sottili fasce
sopravvissute qua e là lungo le sponde, impoverite nella composizione specifica e degradate dagli interventi dell’uomo; eppure qualche lembo è scampato quasi
miracolosamente alle bonifiche, trovandosi in aree non
idonee ad essere coltivate, come le rive con maggiori
pendenze o le zone periodicamente inondate dalle piene invernali o primaverili.
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Dove nasce il fiume?
Il nostro Fiume Ofanto nasce sull’Altopiano QUADERNO
Irpino, a DIDATTICO
circa 715
m s.l.m., in provincia di Avellino. Le acque dell’Ofanto, dalla
sorgente fino alla foce (tra Margherita di Savoia e Barletta), compiono un viaggio di circa 170 km attraversando tre regioni: la
Basilicata, la Campania e la Puglia.
Esso grazie al suo ampio bacino di circa 2.764 Kmq raccoglie
un quantitativo di acque sufficienti a garantirne un flusso continuo, che però è notevolmente maggiore in inverno e primavera rispetto all’estate.
Il viaggio
di un’anguilla
L’anguilla è un pesce misterioso. Sin dai tempi di Aristotele,
i naturalisti cercarono di scoprire il processo di riproduzione dell’anguilla ma ci sono voluti molti anni per svelare alcuni tra i tanti misteri di una specie dalla vita estremamente
avventurosa. Sembra un serpente, somiglianza accentuata
dall’assenza di pinne pelviche, ma in realtà è un pesce,
con la pinna dorsale molto lunga che si unisce con la caudale e l’anale.
La femmina si presenta molto più lunga del maschio; il dorso è bruno verdastro, il ventre è giallo nei giovani e argentato negli adulti. Vive in quasi tutte le acque dolci d’Europa
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e dell’Africa settentrionale e si riproduce in mare, nell’Atlantico centrale.
L’anguilla può riprodursi solo a un’età molto avanzata,
tra i 12 e i 15 anni, i maschi possono raggiungere una
lunghezza di 50 cm, mentre le femmine possono raggiungere i 150 cm e pesare fino a 6 kg.
Le anguille si riproducono una sola volta.
Man mano che le ghiandole sessuali maturano, l’anguilla cambia sensibilmente aspetto e abitudini. Il
muso si allunga, gli occhi divengono più grandi, il
ventre assume un colore argenteo molto caratteristico.
Da vorace e stanziale che era, diviene inquieta,
nervosa e smette di nutrirsi. Un istinto irresistibile
la spinge ad abbandonare il luogo dove vive
per raggiungere il mare. Nessun ostacolo l’arresta, se l’acqua manca, l’anguilla raggiunge
la terra ferma e, strisciando attraversa i campi, va alla ricerca del ruscello e del fiumiciattolo che la condurrà al mare. Appena
raggiunge quest’ultimo, si spinge in profondità portandosi al largo dove scompare per raggiungere l'oceano Atlantico e il
Mar dei Sargassi, per deporvi le uova in
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QUADERNO DIDATTICO
primavera. Dalla fecondazione di queste ultime nascono delle larve, trasparenti e a forma di foglia di salice
(leptocefali), lunghe pochi millimetri, che iniziano a dirigersi verso oriente.
La scoperta del sito di riproduzione delle anguille lo
si deve allo scienziato danese J. Schmidt che per
anni percorse l’Atlantico alla ricerca di leptocefali,
sempre più piccoli e quindi più vicini al luogo di
nascita. Nel 1922, in un punto a breve distanza
tra l'arcipelago delle Bermuda e il mar dei Sargassi, pescò il più piccolo dei leptocefali: era ancora munito di sacco vitellino che misurava pochi millimetri. Ulteriori ricerche scoprirono che le
anguille europee e africane, dopo un viaggio
di circa 3-4 mila chilometri, che dura circa 5
mesi, si accoppiano nel mar dei Sargassi a
500 metri di profondità. E’ probabile che gli
adulti muoiano dopo aver deposto le uova.
Le uova deposte invece, risalgono lentamente in superficie e i leptocefali schiudono tra
maggio e luglio, in superficie a circa 20°C.
Tre mesi dopo, lunghi 2-5 cm, simili a foglie trasparenti, galleggiano inerti, nutrendosi di plancton e lasciandosi trasportare
dalla corrente, principalmente quella del
Golfo, che dopo tre anni, percorrendo
circa 8.000 km, li porta vicino le coste
europee dove entrano anche nel Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra. Qui misurano circa 9 cm e
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iniziano la loro metamorfosi. Il loro corpo diviene quasi
cilindrico, con una pinna bassa continua che corre lungo il dorso e circonda la coda prima di prolungarsi
sul ventre. Si hanno così le cieche, che nelle notti profonde dei mesi invernali e primaverili si affollano a
miliardi alla foce dei grandi fiumi europei e risalgono
la corrente in banchi la cui lunghezza può raggiungere parecchi chilometri. Durante il giorno, il banco
si nasconde sotto le pietre o fra la vegetazione,
superando ogni ostacolo, e le centinaia di migliaia
di individui che soccombono nel corso di questo
viaggio non diminuiscono sensibilmente la densità di queste armate di piccole anguille. Una parte
di esse arriva persino in laghi non comunicanti
con i fiumi, percorrendo vene d'acqua sotterranee e attraversando prati umidi. Durante questo
tragitto esse si pigmentano e cominciano ad
aumentare di peso, nutrendosi, all'inizio, di
animaletti del fondo.
In acqua dolce l'anguilla diventa un pesce
con abitudini notturne, che durante il giorno vive nascosto in tane oppure immerso
nel fondo. A seconda del tipo di nutrizione vengono distinte due forme ecologiche:
"anguilla a testa appuntita" che si nutre di
insetti, larve, crostacei e vermi e "anguilla
a testa larga" predatrice, che si nutre di
pesci.
Quando le ceche misurano 17-20 cm
e presentano squame inserite piuttosto
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QUADERNO DIDATTICO
profondamente nella pelle, inizia la trasformazione in
"Anguille gialle" caratterizzate da occhi piccoli, muso
largo, dorso bruno, fianchi di colore giallo. In questa
fase l'anguilla trascorre un periodo più o meno lungo
di attività, spostandosi nelle acque dolci e salmastre
ed anche sulla terra ferma. Tra i 7 e i 20 anni,
quando le femmine sono lunghe tra i 50 e i 100 cm
e i maschi tra i 30 e i 50 cm, l’anguilla raggiunge
la definitiva maturità sessuale e viene chiamata argentina.
La maturità sessuale compare nel maschio dopo
un periodo di 9 anni e nelle femmine dopo 12
anni di permanenza nelle acque dolci.
A questo punto si verifica una nuova metamorfosi: gli occhi si ingrossano, i colori verdastro del
dorso e giallastro del ventre cambiano in scuro
e argenteo rispettivamente.
Le anguille in questo stadio della loro evoluzione cessano di nutrirsi ed il loro tubo digerente si atrofizza; quindi da luglio a settembre,
durante la notte, abbandonano le acque interne percorrendo probabilmente 15-40 km
al giorno, per raggiungere, dopo un anno
e mezzo, il Mar dei Sargassi. Qui dopo
aver deposto tra i 600-1.000 metri di
profondità da 1 a 6 milioni di uova del
diametro di 1-3 mm, che schiudono solo
se la temperatura è superiore ai 20°,
concludono il loro ciclo vitale e probabilmente muoiono.
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La regina
del fiume
Chi studia la lontra nei nostri fiumi, deve mettersi l’animo in pace,
perché poterla vedere nuotare libera è quasi un miraggio. Il suo
comportamento schivo e notturno e centinaia di anni di “scontri” con l’uomo, hanno fatto si che il più grande predatore delle
nostre acque non ami la nostra vicinanza.
Ma da naturalisti attenti, i suoi segni di presenza come
impronte, escrementi, tane e resti di alimentazione, ci permettono di studiare abitudini ed esigenze in modo da poter proporre agli enti locali adeguate misure per evitarne
l’estinzione.
Chi è la lontra?
La Lontra è un mammifero carnivoro (mustelide,
“parente” di puzzola, faina, tasso) di medie dimensioni, semi acquatico, ha zampe corte, corpo allungato, una pelliccia folta ed impermeabile di colore
bruno sul dorso e sulle zampe, color nocciola sul ventre
mentre la gola, le guance e il petto sono biancastri.
Le dita, soprattutto delle zampe anteriori, sono molto sensibili al tatto tanto che la Lontra le utilizza per cercare e catturare le prede nel fondo sabbioso dei fiumi o sotto i sassi.
E’ un’abilissima nuotatrice e molto bene adattata all’ambiente acquatico: la coda appiattita e le zampe parzialmente unite
da una membrana l’aiutano nel nuoto, durante le immersioni,
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QUADERNO DIDATTICO
speciali valvole chiudono orecchie e narici per evitare l’entrata di acqua.
Gli occhi, piccoli, sono dotati di un meccanismo di accomodamento del cristallino che
consente di migliorare la visione in acqua,
mentre in condizioni di scarsa visibilità subacquea le vibrisse, presenti intorno alle labbra, e
molto sensibili agli stimoli tattili, l’aiutano nella
cattura delle prede.
La Lontra è attiva prevalentemente al crepuscolo
e di notte, quando impiega il suo tempo cacciando, nuotando ma anche in altre attività come il
gioco, la pulizia del pelo e la marcatura del territorio.
Cattura, inseguendoli, soprattutto pesci in particolare i Ciprinidi ma riesce ad alimentarsi anche su fondali sabbiosi o melmosi, dove con il muso e le zampe
smuove il fondo, alza sassi e si serve delle vibrisse per
intercettare Anfibi, Crostacei e Molluschi.
Così come gli altri carnivori, anche la Lontra utilizza gli
escrementi per marcare
il territorio, lasciandoli
in siti ben evidenti come
grossi massi o sui sentieri. Questa sua abitudine
permette ai ricercatori di
poter valutarne la presenza,
l’abbondanza, lo stato della
popolazione (attraverso studi
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genetici), e capire anche di cosa si nutre.
Conduce vita solitaria tranne durante il periodo riproduttivo: durante il corteggiamento la si può osservare
in coppia e, dopo la nascita dei piccoli, in gruppi familiari.
Dopo una gestazione che varia dai 62 ai 74 giorni
generalmente la Lontra dà alla luce da 1 a 3 cuccioli
che rimangono al sicuro nella tana per 2-3 mesi e
restano poi con la madre per almeno un anno.
La lontra vive in tutti i tipi di ambienti acquatici,
quali fiumi, torrenti, laghi, paludi, lagune costiere
e coste marine, purché con abbondanti risorse alimentari. E’ stata spesso utilizzata come indicatore
biologico.
Gli ambienti acquatici favoriti sono caratterizzati dall’alternanza di zone poco profonde con
acque lente dove è facilitata la predazione e
zone con acque dove la velocità della corrente
accelera l’erosione delle sponde creando anfratti e cavità tra le radici di vecchi alberi che
vengono utilizzati come tane o rifugi.
Le tane vere e proprie possono essere temporanee (utilizzate per soste durante gli spostamenti), permanenti o destinate all’allevamento
dei piccoli e sono situate in cavità sotterranee
con un ingresso subacqueo più altre aperture
indispensabili per l’areazione.
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QUADERNO DIDATTICO
Da nemico ad alleato
La Lontra, oltre ad essere molto schiva ed elusiva (anche per la
persecuzione di cui è stata vittima nel passato quando veniva
cacciata per la sua pelliccia o considerata un animale nocivo e
quindi da eliminare) è attiva soprattutto al crepuscolo e di notte
e per questa ragione non è molto facile osservarla in natura.
Oggi abbiamo finalmente capito che questo simpatico animale rappresenta un importante elemento della vita dei nostri
fiumi ed un indicatore del loro stato di salute.
Quando i fiumi saranno puliti e protetti lungo il loro corso da una buona copertura boscosa ripariale e, quindi,
popolati da comunità animali e vegetali ricche e abbondanti, allora la lontra e l’uomo potranno allevare i loro
piccoli, in un ambiente sano e sostenibile.
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Le cause della sua scomparsa
dal bel Paese
Le cause che hanno portato le popolazioni di lontra,
sull’orlo dell’estinzione in Italia e in Europa, sono attribuibili ad una serie di fattori concomitanti, tra cui i più
importanti sono:
Inquinamento delle acque
con sostanze tossiche
o eutrofizzanti;
Alterazione dell’habitat con il prosciugamento delle aree umide, la
captazione delle acque per scopi
irrigui o idroelettrici, l’arginatura
artificiale di canali e fiumi;
Caccia (in passato)
e bracconaggio;
Disturbo antropico dovuto soprattutto alle attività ricreative,
come per esempio la pesca.
La Lontra è una specie vulnerabile o localmente in pericolo ed
è severamente protetta da convenzioni internazionali. In Italia
è stata protetta dal 1977, ma solo dal 1991 gran parte delle
aree dove sono presenti i nuclei più importanti della popolazione italiana di Lontra sono state tutelate con l’istituzione
dei parchi nazionali del Cilento e Vallo di Diano, del Pollino e della Maiella, mentre la popolazione dell’Ofanto,
pur trovandosi all’interno di un Sito di Importanza Comunitaria dell’Ofanto, è solo parzialmente tutelata dal
parco regionale dell’Ofanto.
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QUADERNO DIDATTICO
Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un timido recupero delle
popolazioni di lontra. Tale quadro però è ancora abbastanza
contraddittorio per l’Italia, dove la maggior parte delle popolazioni che tendono ad espandersi, rioccupando parte del loro
areale storico, sono quelle dell’Italia meridionale. Anche in
Puglia la sua ricomparsa lungo i principali fiumi rappresenta
un segnale incoraggiante che ci fa sperare per un futuro più
roseo per questo fantastico animale. Infatti la lontra per il
suo indubbio fascino e la sua particolare ecologia rappresenta una specie “bandiera” in grado di rappresentare
e comunicare le esigenze di conservazione di un bene
fondamentale per tutti noi: l’acqua e l’ambiente fluviale.
Continuare ad inquinare e distruggere le risorse idriche
di acqua dolce non condanna solo la lontra ma anche l’uomo e per questa ragione la Commissione europea ha promulgato, nel 2000, una specifica direttiva
sull’acqua, recepita dall’Italia nel 2006, che impone
a tutti i paesi comunitari di preservare e migliorare
la qualità delle acque in tutti i bacini entro il 2015.
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Il programma LIFE + è lo strumento
finanziario dell’Unione Europea per la
salvaguardia dell’ambiente. Obiettivo
generale è contribuire all’attuazione,
all’aggiornamento e allo sviluppo della
politica e della normativa comunitarie in materia di ambiente, compresa
l’integrazione dell’ambiente in altre
politiche, contribuendo in tal modo allo
sviluppo sostenibile.
Natura 2000 è il nome di una “rete” di
aree destinate alla protezione della biodiversità nel territorio dei Paesi appartenenti all’Unione Europea attraverso il
mantenimento o il ripristino degli habitat
naturali di interesse comunitario.
Realizzato con il contributo
dell’Unione Europea - programma Life+
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