QUADERNO DIDATTICO LIFE+NAT/IT/000175 www.lifeaufidus.it IPRISTINO AZIONI DI R DEGLI HABITAT NEL SIC O LL’OFANT VALLE DE IOTTI C C A P DI CA O G A L www.lifeaufidus.it CREDITS © 2013 a cura del CSN Onlus Centro Studi Naturalistici [email protected] www.centrostudinatura.it TESTI: Vincenzo Rizzi, Matteo Caldarella, Michela Ingaramo Revisione a cura di Maurizio Gioiosa DISEGNI: Pio Siliberti GRAFICA: sinkronia.it 2 QUADERNO DIDATTICO Q uante storie, tutte diverse, ma collegate, che fluiscono in una unico racconto scritto con la voce dell'acqua che scorre. L'acqua che discende dai monti e che scorre verso il mare, che ha creato il fiume, il tuo fiume, il fiume dei tuoi avi, che fluisce oltre la memoria umana sopra le rocce e le scava, le modella, le trasporta. Tutto questo non può che ricordarci che lui, il fiume, c’è ed è uno dei pilastri del mondo. Eppure di tanta potenza e bellezza abbiamo saputo fare spregio ed i fiumi allora, dove un tempo erano così vasti da abbracciare l’orizzonte, spesso si stringono in un rivolo arso. E in questo lento incedere non più acqua cristallina, ma scure, limacciose e untuose acque, che nulla hanno più del mondo dei vivi. Allora caro lettore noi qui proviamo a dare voce e anima ad alcune delle tante storie che vivono del fiume e che scorrono lente e placide, ma a volte impetuose, come le sue acque, in un caleidoscopio di relazioni in cui è difficile districarsi senza perdersi tra terra acqua e cielo. 3 Gli ambienti Nel nostro viaggio esploreremo insieme gli ambienti che caratterizzano il tratto finale del fiume dove esso si ricongiunge con il mare, creando un mosaico di aree con acque basse, che chiamiamo zone umide, e che, a seconda della distanza dal mare, avranno acque più o meno salate. Le zone umide, tra cui spiccano per importanza le lagune costiere rappresentano un ambiente ricchissimo di vita, in grado di ospitare centinaia e centinaia di specie diverse, grazie alla grande capacità di fornire cibo. Procedendo verso il mare troviamo poi le dune costiere, una importante difesa naturale dalla forza erosiva del mare, ambiente anch'esso ricco di sorprese. In fine non possiamo non ricordare le foreste a galleria che proteggono e nascondono il fiume sotto un intrico di rami e foglie e che un tempo lo accompagnavano lungo tutto il suo corso mentre ora invece sono presenti solo in piccoli tratti. 4 QUADERNO DIDATTICO Le lagune Le lagune costiere sono habitat di transizione, dove acqua e terra si incontrano. Sono ambienti di interesse comunitario inseriti nella Direttiva Habitat e comprendono tutte le tipologie ambientali con caratteristiche intermedie tra l’ambiente marino e quello d’acqua dolce. Possono essere stagni isolati dal mare (stagni costieri) dove la salinità può essere bassissima, oppure lagune che comunicano col mare, in cui la salinità cambia in base al livello di penetrazione delle acque marine o, ancora, estuari e delta di fiumi. LAGUNA MARE CORDONE BOCCA 5 Le lagune sono tra gli habitat più produttivi del pianeta e rivestono un interesse strategico per il funzionamento degli ecosistemi. Sono il sito elettivo per attività di acquacoltura estensiva, a causa della facilità di controllo dei bacini e dell’altissima produzione. La biodiversità di tali sistemi è nettamente inferiore rispetto a quella del mare aperto, ma le poche specie presenti hanno biomasse molto elevate. Le acque di transizione che caratterizzano le lagune sono abitate da specie che possono vivere sia in mare sia in acque a bassa salinità. Le specie di pesci più tipiche sono anguille, muggini, spigole e orate. La salinità è la variabile più rilevante nella definizione delle acque di transizione e, al suo variare, si osservano specie diverse. 6 QUADERNO DIDATTICO Le dune L'uomo in pochi altri ambienti si è accanito nel trasformare e distruggere come è avvenuto per le dune costiere e questo fa si che i sistemi dunali e lidi sabbiosi, che un tempo coprivano 3.000 Km dei 7.500 Km di costa italiana, sono oggi in gran parte urbanizzati, rendendo oltremodo preziose quelle poche aree sfuggite all’avidità umana. Tecnicamente, una spiaggia è la zona di litorale costituita da materiale sciolto portato in gran parte dai corsi d'acqua e poi accumulato dal moto ondoso marino. L’azione costante del moto ondoso che determina il modellamento e quindi la forma. Per cui in una situazione naturale si assisterebbe a periodici fenomeni di accumulo e periodi invece in cui prevale l'azione di erosione. Nella fascia più vicina al mare vivono pochissime specie vegetali che germinano solo quando nel terreno è presente sostanza organica in decomposizione. In genere queste piante, comunemente denominate "pioniere" (sono le prime a colonizzare un ambiente), per resistere all'appassimento hanno foglie carnose per trattenere l'acqua 7 e possiedono un ciclo vitale (germinazione, fioritura, fruttificazione, morte) molto rapido. Il tratto più interno della spiaggia è quello interessato dalla presenza delle dune, che sono il risultato dell’accumulo di materiale incoerente modellato dall'azione del vento e delle piante che, attraverso il loro sviluppo e radicamento, le rendono stabili e in grado di resistere all'azione del vento. Le dune, per alcuni versi, sembrano delle onde solide. Le prime, quelle più vicine alla spiaggia, sono mobili perché la vegetazione non è ancora sviluppata e, man mano che ci spostiamo all'interno, la copertura della vegetazione aumenta facendo di fatto scomparire la duna e facendo emergere solo arbusti che, contrastando l'azione del vento e dell'acqua, proteggono il suolo dall’erosione e fanno si che tali dune rimangano stabili nel corso del tempo. Al riparo tra una duna e l'altra, assistiamo allo sviluppo di una vegetazione più articolata, predominata da querce sempre-verdi come il leccio, nonché alla presenza di stagni retrodunali luoghi ideali per la vita di moltissime specie di invertebrati e di piccoli vertebrati come le testuggini d'acqua. 8 QUADERNO DIDATTICO Dove sono in Italia? Le spiagge e le dune sabbiose coprono il 20% delle coste del mondo e rappresentano uno degli ambienti più interessanti sotto il profilo ecologico e paesaggistico. Le dune si sviluppano, complessivamente, per circa 700 km lungo la costa italiana, vale a dire meno del 10% dello sviluppo costiero nazionale e solo circa il 20% di quello interessato da litorali sabbiosi. La EUCC (European Union for Coastal Conservation), stima una perdita di superficie lungo le coste italiane nel secolo scorso, dell’ordine dell’80%: i circa 35.000÷45.000 ettari dei primi del ‘900, dopo 100 anni risultano ridottI a circa 7.000÷9.000 ettari. Circa la metà delle dune italiane sono state modificate dall'uomo. A tal proposito è significativo rilevare l’andamento contrastante di alcune regioni, ad esempio la Puglia dove, dei 130 Km di dune, l’80% è costituito da dune naturali, e la Campania dove, dei 66 Km di dune, solo il 5% è rappresentato da dune naturali. Il dato sullo sviluppo delle dune naturali non deve però trarre in inganno poiché la maggior parte di esse, negli ultimi anni, presenta condizioni di sensibile degrado principalmente per effetto della pressione turistica e dell’erosione costiera, come sta accadendo per le aree della foce dell'Ofanto. Che funzione hanno? Le dune costiere, oltre a rappresentare un importante ecosistema dal punto di vista naturalistico, svolgono un ruolo importante nella difesa della costa dall’erosione causata dal mare. Sono infatti un ostacolo fisico al suo avanzamento e costituiscono un consistente deposito di sabbia che può ricostituire naturalmente la spiaggia dopo le mareggiate invernali. 9 Il bosco a galleria Il bosco ripariale (ossia delle ripe fluviali) è costituito da piante igrofile (che “amano l’umidità”), caratteristiche degli ambienti circostanti ai corsi d’acqua. Le diverse specie di piante si distribuiscono in fasce parallele al torrente o al fiume, a partire dall’alveo fino alla zona più distante dal greto; la posizione rispetto all’acqua dipende dalle caratteristiche ecologiche delle specie. Il bosco ripariale è caratterizzato da un’elevata ricchezza di specie sia vegetali che animali. Esso svolge funzioni di grande rilievo sotto il profilo ecologico nel regolare gli scambi di materia ed energia tra fiume e zone riparie (scambi laterali) e fra diversi tratti del corso d’acqua (scambi longitudinali). 10 QUADERNO DIDATTICO Le fasce di vegetazione riparia svolgono diverse funzioni: .1 .3 .5 .7 riforniscono l’alveo di materiali organici (foglie e detriti legnosi, ecc.) che entrano nella dieta dei macroinvertebrati; forniscono habitat pregiati per l’insediamento di specie di vertebrati (ma anche di invertebrati) di interesse conservazionistico e zone di rifugio dai predatori per specie di animali; assumono un ruolo fondamentale nell’autodepurazione dei corsi d’acqua; funzionano da corridoi ecologici lungo tutto il corso del fiume e rappresentano elementi fondamentali della rete ecologica e del paesaggio. .2 .4 .6 determinano, attraverso l’ombreggiamento, la riduzione dell’attività fotosintetica delle specie acquatiche di produttori e contribuiscono a regolare la temperatura dell’acqua; le piante morte costituiscono microhabitat per numerose specie di consumatori e decompositori, a loro volta indispensabili per il riciclo dei nutrienti, essenziali per la fertilità del suolo; costituiscono un fattore fondamentale per la stabilizzazione delle sponde e riduzione degli effetti delle piene sul territorio; 11 Questi boschi sono dominati da salici e da pioppi che rappresentano le specie che meglio si adattano alla presenza spesso invadente dell’acqua. In particolare, la prima fascia (quella più vicina al corso d’acqua) è caratterizzata dalla presenza di specie arbustive con fusti flessibili, in grado di resistere alla forza delle piene e di sopravvivere anche a prolungati periodi di sommersione come alcune specie di salici arbustivi. Le piante arboree vivono in posizione più arretrata, su terrazzamenti che, posti a quote leggermente più alte rispetto al greto, vengono invasi dalle acque soltanto durante le piene. In questo settore si trovano ancora salici, come il salice bianco, insieme al pioppo bianco, al pioppo nero, e a numerose altre specie legnose, tra le quali gli ontani, l’olmo campestre e l’acero campestre. La parte più lontana invece viene dominata dalle querce e in particolare dalla roverella. Molto ampia è anche la componente arbustiva, che costituisce un fitto sottobosco di biancospino e diverse specie di rovi. Dei boschi di ripa che proteggevano il fiume Ofanto oggi non rimangono che poche vestigia: sottili fasce sopravvissute qua e là lungo le sponde, impoverite nella composizione specifica e degradate dagli interventi dell’uomo; eppure qualche lembo è scampato quasi miracolosamente alle bonifiche, trovandosi in aree non idonee ad essere coltivate, come le rive con maggiori pendenze o le zone periodicamente inondate dalle piene invernali o primaverili. 12 Dove nasce il fiume? Il nostro Fiume Ofanto nasce sull’Altopiano QUADERNO Irpino, a DIDATTICO circa 715 m s.l.m., in provincia di Avellino. Le acque dell’Ofanto, dalla sorgente fino alla foce (tra Margherita di Savoia e Barletta), compiono un viaggio di circa 170 km attraversando tre regioni: la Basilicata, la Campania e la Puglia. Esso grazie al suo ampio bacino di circa 2.764 Kmq raccoglie un quantitativo di acque sufficienti a garantirne un flusso continuo, che però è notevolmente maggiore in inverno e primavera rispetto all’estate. Il viaggio di un’anguilla L’anguilla è un pesce misterioso. Sin dai tempi di Aristotele, i naturalisti cercarono di scoprire il processo di riproduzione dell’anguilla ma ci sono voluti molti anni per svelare alcuni tra i tanti misteri di una specie dalla vita estremamente avventurosa. Sembra un serpente, somiglianza accentuata dall’assenza di pinne pelviche, ma in realtà è un pesce, con la pinna dorsale molto lunga che si unisce con la caudale e l’anale. La femmina si presenta molto più lunga del maschio; il dorso è bruno verdastro, il ventre è giallo nei giovani e argentato negli adulti. Vive in quasi tutte le acque dolci d’Europa 13 e dell’Africa settentrionale e si riproduce in mare, nell’Atlantico centrale. L’anguilla può riprodursi solo a un’età molto avanzata, tra i 12 e i 15 anni, i maschi possono raggiungere una lunghezza di 50 cm, mentre le femmine possono raggiungere i 150 cm e pesare fino a 6 kg. Le anguille si riproducono una sola volta. Man mano che le ghiandole sessuali maturano, l’anguilla cambia sensibilmente aspetto e abitudini. Il muso si allunga, gli occhi divengono più grandi, il ventre assume un colore argenteo molto caratteristico. Da vorace e stanziale che era, diviene inquieta, nervosa e smette di nutrirsi. Un istinto irresistibile la spinge ad abbandonare il luogo dove vive per raggiungere il mare. Nessun ostacolo l’arresta, se l’acqua manca, l’anguilla raggiunge la terra ferma e, strisciando attraversa i campi, va alla ricerca del ruscello e del fiumiciattolo che la condurrà al mare. Appena raggiunge quest’ultimo, si spinge in profondità portandosi al largo dove scompare per raggiungere l'oceano Atlantico e il Mar dei Sargassi, per deporvi le uova in 14 QUADERNO DIDATTICO primavera. Dalla fecondazione di queste ultime nascono delle larve, trasparenti e a forma di foglia di salice (leptocefali), lunghe pochi millimetri, che iniziano a dirigersi verso oriente. La scoperta del sito di riproduzione delle anguille lo si deve allo scienziato danese J. Schmidt che per anni percorse l’Atlantico alla ricerca di leptocefali, sempre più piccoli e quindi più vicini al luogo di nascita. Nel 1922, in un punto a breve distanza tra l'arcipelago delle Bermuda e il mar dei Sargassi, pescò il più piccolo dei leptocefali: era ancora munito di sacco vitellino che misurava pochi millimetri. Ulteriori ricerche scoprirono che le anguille europee e africane, dopo un viaggio di circa 3-4 mila chilometri, che dura circa 5 mesi, si accoppiano nel mar dei Sargassi a 500 metri di profondità. E’ probabile che gli adulti muoiano dopo aver deposto le uova. Le uova deposte invece, risalgono lentamente in superficie e i leptocefali schiudono tra maggio e luglio, in superficie a circa 20°C. Tre mesi dopo, lunghi 2-5 cm, simili a foglie trasparenti, galleggiano inerti, nutrendosi di plancton e lasciandosi trasportare dalla corrente, principalmente quella del Golfo, che dopo tre anni, percorrendo circa 8.000 km, li porta vicino le coste europee dove entrano anche nel Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra. Qui misurano circa 9 cm e 15 iniziano la loro metamorfosi. Il loro corpo diviene quasi cilindrico, con una pinna bassa continua che corre lungo il dorso e circonda la coda prima di prolungarsi sul ventre. Si hanno così le cieche, che nelle notti profonde dei mesi invernali e primaverili si affollano a miliardi alla foce dei grandi fiumi europei e risalgono la corrente in banchi la cui lunghezza può raggiungere parecchi chilometri. Durante il giorno, il banco si nasconde sotto le pietre o fra la vegetazione, superando ogni ostacolo, e le centinaia di migliaia di individui che soccombono nel corso di questo viaggio non diminuiscono sensibilmente la densità di queste armate di piccole anguille. Una parte di esse arriva persino in laghi non comunicanti con i fiumi, percorrendo vene d'acqua sotterranee e attraversando prati umidi. Durante questo tragitto esse si pigmentano e cominciano ad aumentare di peso, nutrendosi, all'inizio, di animaletti del fondo. In acqua dolce l'anguilla diventa un pesce con abitudini notturne, che durante il giorno vive nascosto in tane oppure immerso nel fondo. A seconda del tipo di nutrizione vengono distinte due forme ecologiche: "anguilla a testa appuntita" che si nutre di insetti, larve, crostacei e vermi e "anguilla a testa larga" predatrice, che si nutre di pesci. Quando le ceche misurano 17-20 cm e presentano squame inserite piuttosto 16 QUADERNO DIDATTICO profondamente nella pelle, inizia la trasformazione in "Anguille gialle" caratterizzate da occhi piccoli, muso largo, dorso bruno, fianchi di colore giallo. In questa fase l'anguilla trascorre un periodo più o meno lungo di attività, spostandosi nelle acque dolci e salmastre ed anche sulla terra ferma. Tra i 7 e i 20 anni, quando le femmine sono lunghe tra i 50 e i 100 cm e i maschi tra i 30 e i 50 cm, l’anguilla raggiunge la definitiva maturità sessuale e viene chiamata argentina. La maturità sessuale compare nel maschio dopo un periodo di 9 anni e nelle femmine dopo 12 anni di permanenza nelle acque dolci. A questo punto si verifica una nuova metamorfosi: gli occhi si ingrossano, i colori verdastro del dorso e giallastro del ventre cambiano in scuro e argenteo rispettivamente. Le anguille in questo stadio della loro evoluzione cessano di nutrirsi ed il loro tubo digerente si atrofizza; quindi da luglio a settembre, durante la notte, abbandonano le acque interne percorrendo probabilmente 15-40 km al giorno, per raggiungere, dopo un anno e mezzo, il Mar dei Sargassi. Qui dopo aver deposto tra i 600-1.000 metri di profondità da 1 a 6 milioni di uova del diametro di 1-3 mm, che schiudono solo se la temperatura è superiore ai 20°, concludono il loro ciclo vitale e probabilmente muoiono. 17 La regina del fiume Chi studia la lontra nei nostri fiumi, deve mettersi l’animo in pace, perché poterla vedere nuotare libera è quasi un miraggio. Il suo comportamento schivo e notturno e centinaia di anni di “scontri” con l’uomo, hanno fatto si che il più grande predatore delle nostre acque non ami la nostra vicinanza. Ma da naturalisti attenti, i suoi segni di presenza come impronte, escrementi, tane e resti di alimentazione, ci permettono di studiare abitudini ed esigenze in modo da poter proporre agli enti locali adeguate misure per evitarne l’estinzione. Chi è la lontra? La Lontra è un mammifero carnivoro (mustelide, “parente” di puzzola, faina, tasso) di medie dimensioni, semi acquatico, ha zampe corte, corpo allungato, una pelliccia folta ed impermeabile di colore bruno sul dorso e sulle zampe, color nocciola sul ventre mentre la gola, le guance e il petto sono biancastri. Le dita, soprattutto delle zampe anteriori, sono molto sensibili al tatto tanto che la Lontra le utilizza per cercare e catturare le prede nel fondo sabbioso dei fiumi o sotto i sassi. E’ un’abilissima nuotatrice e molto bene adattata all’ambiente acquatico: la coda appiattita e le zampe parzialmente unite da una membrana l’aiutano nel nuoto, durante le immersioni, 18 QUADERNO DIDATTICO speciali valvole chiudono orecchie e narici per evitare l’entrata di acqua. Gli occhi, piccoli, sono dotati di un meccanismo di accomodamento del cristallino che consente di migliorare la visione in acqua, mentre in condizioni di scarsa visibilità subacquea le vibrisse, presenti intorno alle labbra, e molto sensibili agli stimoli tattili, l’aiutano nella cattura delle prede. La Lontra è attiva prevalentemente al crepuscolo e di notte, quando impiega il suo tempo cacciando, nuotando ma anche in altre attività come il gioco, la pulizia del pelo e la marcatura del territorio. Cattura, inseguendoli, soprattutto pesci in particolare i Ciprinidi ma riesce ad alimentarsi anche su fondali sabbiosi o melmosi, dove con il muso e le zampe smuove il fondo, alza sassi e si serve delle vibrisse per intercettare Anfibi, Crostacei e Molluschi. Così come gli altri carnivori, anche la Lontra utilizza gli escrementi per marcare il territorio, lasciandoli in siti ben evidenti come grossi massi o sui sentieri. Questa sua abitudine permette ai ricercatori di poter valutarne la presenza, l’abbondanza, lo stato della popolazione (attraverso studi 19 genetici), e capire anche di cosa si nutre. Conduce vita solitaria tranne durante il periodo riproduttivo: durante il corteggiamento la si può osservare in coppia e, dopo la nascita dei piccoli, in gruppi familiari. Dopo una gestazione che varia dai 62 ai 74 giorni generalmente la Lontra dà alla luce da 1 a 3 cuccioli che rimangono al sicuro nella tana per 2-3 mesi e restano poi con la madre per almeno un anno. La lontra vive in tutti i tipi di ambienti acquatici, quali fiumi, torrenti, laghi, paludi, lagune costiere e coste marine, purché con abbondanti risorse alimentari. E’ stata spesso utilizzata come indicatore biologico. Gli ambienti acquatici favoriti sono caratterizzati dall’alternanza di zone poco profonde con acque lente dove è facilitata la predazione e zone con acque dove la velocità della corrente accelera l’erosione delle sponde creando anfratti e cavità tra le radici di vecchi alberi che vengono utilizzati come tane o rifugi. Le tane vere e proprie possono essere temporanee (utilizzate per soste durante gli spostamenti), permanenti o destinate all’allevamento dei piccoli e sono situate in cavità sotterranee con un ingresso subacqueo più altre aperture indispensabili per l’areazione. 20 QUADERNO DIDATTICO Da nemico ad alleato La Lontra, oltre ad essere molto schiva ed elusiva (anche per la persecuzione di cui è stata vittima nel passato quando veniva cacciata per la sua pelliccia o considerata un animale nocivo e quindi da eliminare) è attiva soprattutto al crepuscolo e di notte e per questa ragione non è molto facile osservarla in natura. Oggi abbiamo finalmente capito che questo simpatico animale rappresenta un importante elemento della vita dei nostri fiumi ed un indicatore del loro stato di salute. Quando i fiumi saranno puliti e protetti lungo il loro corso da una buona copertura boscosa ripariale e, quindi, popolati da comunità animali e vegetali ricche e abbondanti, allora la lontra e l’uomo potranno allevare i loro piccoli, in un ambiente sano e sostenibile. 21 Le cause della sua scomparsa dal bel Paese Le cause che hanno portato le popolazioni di lontra, sull’orlo dell’estinzione in Italia e in Europa, sono attribuibili ad una serie di fattori concomitanti, tra cui i più importanti sono: Inquinamento delle acque con sostanze tossiche o eutrofizzanti; Alterazione dell’habitat con il prosciugamento delle aree umide, la captazione delle acque per scopi irrigui o idroelettrici, l’arginatura artificiale di canali e fiumi; Caccia (in passato) e bracconaggio; Disturbo antropico dovuto soprattutto alle attività ricreative, come per esempio la pesca. La Lontra è una specie vulnerabile o localmente in pericolo ed è severamente protetta da convenzioni internazionali. In Italia è stata protetta dal 1977, ma solo dal 1991 gran parte delle aree dove sono presenti i nuclei più importanti della popolazione italiana di Lontra sono state tutelate con l’istituzione dei parchi nazionali del Cilento e Vallo di Diano, del Pollino e della Maiella, mentre la popolazione dell’Ofanto, pur trovandosi all’interno di un Sito di Importanza Comunitaria dell’Ofanto, è solo parzialmente tutelata dal parco regionale dell’Ofanto. 22 QUADERNO DIDATTICO Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un timido recupero delle popolazioni di lontra. Tale quadro però è ancora abbastanza contraddittorio per l’Italia, dove la maggior parte delle popolazioni che tendono ad espandersi, rioccupando parte del loro areale storico, sono quelle dell’Italia meridionale. Anche in Puglia la sua ricomparsa lungo i principali fiumi rappresenta un segnale incoraggiante che ci fa sperare per un futuro più roseo per questo fantastico animale. Infatti la lontra per il suo indubbio fascino e la sua particolare ecologia rappresenta una specie “bandiera” in grado di rappresentare e comunicare le esigenze di conservazione di un bene fondamentale per tutti noi: l’acqua e l’ambiente fluviale. Continuare ad inquinare e distruggere le risorse idriche di acqua dolce non condanna solo la lontra ma anche l’uomo e per questa ragione la Commissione europea ha promulgato, nel 2000, una specifica direttiva sull’acqua, recepita dall’Italia nel 2006, che impone a tutti i paesi comunitari di preservare e migliorare la qualità delle acque in tutti i bacini entro il 2015. 23 Il programma LIFE + è lo strumento finanziario dell’Unione Europea per la salvaguardia dell’ambiente. Obiettivo generale è contribuire all’attuazione, all’aggiornamento e allo sviluppo della politica e della normativa comunitarie in materia di ambiente, compresa l’integrazione dell’ambiente in altre politiche, contribuendo in tal modo allo sviluppo sostenibile. Natura 2000 è il nome di una “rete” di aree destinate alla protezione della biodiversità nel territorio dei Paesi appartenenti all’Unione Europea attraverso il mantenimento o il ripristino degli habitat naturali di interesse comunitario. Realizzato con il contributo dell’Unione Europea - programma Life+ www.lifeaufidus.it 24 IPRISTINO AZIONI DI R DEGLI HABITAT NEL SIC O LL’OFANT VALLE DE I CIOTT C A P DI CA LAGO