Modulo 1 – Domanda, offerta, elasticità, consumo.

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DISPENSE DI ECONOMIA POLITICA (Microeconomia)
A. A. 2005-2006
Prof. Sergio Destefanis
INDICE ANALITICO
OGGETTO DEL CORSO
L’ECONOMIA POLITICA
MICROECONOMIA, MACROECONOMIA
SCHEMA DEL CORSO
CONCETTI CHIAVE
VARIABILE, FUNZIONE, SISTEMA DEGLI ASSI
FUNZIONE DI DOMANDA DI MERCATO
FUNZIONE DI OFFERTA DI MERCATO
L'EQUILIBRIO DI MERCATO
CONCETTO DI MODELLO; VARIABILI ENDOGENE ED ESOGENE
FUNZIONI LINEARI; IL RAPPORTO INCREMENTALE
DERIVAZIONE ANALITICA DELL'EQUILIBRIO DI MERCATO
Modulo 1 – Domanda, offerta, elasticità, consumo.
L’ELASTICITÀ
ELASTICITÀ DELLA DOMANDA AL PREZZO E RICAVO TOTALE
ALTRI TIPI DI ELASTICITÀ
DOMANDA, OFFERTA ED ELASTICITÀ: ALCUNE APPLICAZIONI
APPLICAZIONI DEL MODELLO DI EQUILIBRIO DEL MERCATO
I PREZZI REGOLAMENTATI
GLI EFFETTI DEI VINCOLI DI PREZZO
UN VINCOLO SUPERIORE DI PREZZO: L’EQUO CANONE
UN VINCOLO INFERIORE DI PREZZO: IL SALARIO MINIMO
LE IMPOSTE
GLI EFFETTI DI UN’IMPOSTA SUL CONSUMO
GLI EFFETTI DI UN’IMPOSTA SULLA PRODUZIONE
IMPOSIZIONE ED EQUILIBRIO: UN ESEMPIO NUMERICO
L’INCIDENZA DELL’IMPOSTA
TEORIA DEL CONSUMATORE: LA DOMANDA
IL VINCOLO DI BILANCIO
LA CURVA DI INDIFFERENZA
L'EQUILIBRIO DEL CONSUMATORE
EQUILIBRIO DEL CONSUMATORE E CURVA DI DOMANDA
L’OFFERTA DI LAVORO
IL RISPARMIO
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Modulo 2 – Teoria dell’impresa.
I COSTI DI PRODUZIONE
LA FUNZIONE DI PRODUZIONE: IL PRODOTTO MARGINALE
DALLA FUNZIONE DI PRODUZIONE ALLA CURVA DI COSTO TOTALE
COSTI MEDI, COSTI MARGINALI
LE CURVE DI COSTO DI BREVE E LUNGO PERIODO
LA CONCORRENZA PERFETTA
L’IPOTESI DI MERCATO CONCORRENZIALE, IL RICAVO MARGINALE
MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO E CURVA DI OFFERTA
LA CURVA DI OFFERTA DI MERCATO
LE ALTRE FORME DI MERCATO
INTRODUZIONE
IL MONOPOLIO
LE DECISIONI DI PRODUZIONE E PREZZO DEL MONOPOLISTA
LA CONCORRENZA MONOPOLISTICA
L’EQUILIBRIO DELL’IMPRESA IN CONCORRENZA MONOPOLISTICA
L’OLIGOPOLIO
LE DECISIONI DI PRODUZIONE E PREZZO IN OLIGOPOLIO
LA TEORIA DEI GIOCHI E IL DILEMMA DEL PRIGIONIERO
Modulo 3 - Sviluppi e applicazioni.
EQUILIBRIO CONCORRENZIALE ED ESTERNALITÀ
IN CHE SENSO L’EQUILIBRIO CONCORRENZIALE E’ OTTIMALE?
L’EQUILIBRIO CONCORRENZIALE E’ SEMPRE OTTIMALE?
LE ESTERNALITÀ: LE SOLUZIONI PRIVATE E IL TEOREMA DI COASE
LE ESTERNALITÀ: LE SOLUZIONI PUBBLICHE
SURPLUS E PERDITA SECCA
IL SURPLUS DEL CONSUMATORE
IL SURPLUS DEL PRODUTTORE
MONOPOLIO E PERDITA SECCA
I FATTORI DI PRODUZIONE
LA DOMANDA DI LAVORO
L’EQUILIBRIO SUL MERCATO DEL LAVORO
EQUILIBRIO DEL MERCATO DEL LAVORO E DISOCCUPAZIONE
LA TERRA E IL CAPITALE
LA DETERMINAZIONE DELLE RETRIBUZIONI
I DIFFERENZIALI COMPENSATIVI
LA TEORIA DEL CAPITALE UMANO
LA DISCRIMINAZIONE SALARIALE
DISUGUAGLIANZA ED EQUITA’
LAMISURAZIONE DELLA DISUGUAGLIANZA
TRASFERIMENTI IN DENARO, TRASFERIMENTI IN NATURA
3
OGGETTO DEL CORSO:
che cos’è l’economia politica?
Si tratta della scienza che studia il modo in cui la società gestisce le proprie scarse
risorse:
cosa produrre, quanto produrre, come distribuire i redditi.
Esistono
la microeconomia, in cui si studiano i processi decisionali dei singoli soggetti
(agenti) economici, e la loro interazione sui singoli mercati, e
la macroeconomia, in cui si studiano i fenomeni relativi all’interazione di questi
mercati, o detto in altra maniera, che riguardano l’economia nel suo complesso.
Nel nostro corso tratteremo innanzitutto la microeconomia, i cui concetti
fondamentali sono:
il bene, un prodotto o servizio con caratteristiche omogenee dal punto di vista del
ricercatore;
la domanda, la richiesta di un dato bene contro pagamento contestuale;
l’offerta, la quantità di un dato bene portata sul mercato in vista della vendita
contro pagamento contestuale;
il mercato, il luogo di incontro tra domanda e offerta di un dato bene, l’insieme
degli scambi;
il prezzo, il rapporto di scambio tra due beni, o tra un bene e la moneta.
4
ESEMPI DI FENOMENI MACROECONOMICI:
L’aumento della disoccupazione in Italia negli anni ’80 e ’90.
La relazione tra reddito disponibile e spesa di consumo nell’economia giapponese.
L’aumento delle esportazioni russe in seguito alla svalutazione del rublo.
L’aumento del prodotto interno lordo degli USA negli ultimi due anni.
ESEMPI DI FENOMENI MICROECONOMICI:
La diminuzione del consumo di whisky in seguito a un aumento delle imposte
sugli alcolici.
L’aumento della disoccupazione dei lavoratori nel settore delle costruzioni in
seguito alla crisi del settore all’inizio degli anni ’90.
L’acquisto di un’automobile susseguente al conseguimento di un aumento di
stipendio.
L’acquisto di nuovi macchinari in un’impresa di pulizie in seguito a un aumento
del fatturato.
5
Nel presente corso dedicheremo la nostra attenzione all’economia di mercato,
ovvero a un tipo di sistema economico in cui le risorse vengono allocate mediante
le decisioni decentralizzate di una moltitudine di soggetti economici. Queste
decisioni sono essenzialmente basate sui prezzi assunti dai beni.
I problemi principali di un’economia di mercato sono tradizionalmente:
A) la determinazione dei prezzi relativi;
B) l’efficienza di un’economia di mercato;
C) la distribuzione dei redditi, ovvero delle remunerazioni dei fattori di
produzione;
sempre di più, inoltre, gli economisti si interessano a
D) le relazioni tra la struttura di un’economia di mercato e il suo tasso di crescita.
Dallo studio di queste tematiche discende l’iter del nostro corso. Dal punto di vista
della divisione del corso in moduli, avremo i seguenti tre moduli:
modulo 1 – domanda, offerta, elasticità, consumo
modulo 2 – teoria dell’impresa
modulo 3 – sviluppi e applicazioni
A ognuno di questi moduli è dedicata una parte (1a, 2a e 3a) delle dispense
NB: spesso gli argomenti delle dispense hanno un preciso riscontro nel libro di
Stiglitz e Walsh, che viene di mano in mano indicato all’inizio del paragrafo.
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Lo studio della determinazione dei prezzi relativi (attraverso l’interazione di
domanda e offerta) si baserà essenzialmente sull'analisi positiva (giudizi di fatto;
analisi relativa al funzionamento dell’economia come è). Nell’ambito dello studio
delle proprietà di efficienza di un’economia di mercato, e, soprattutto della
distribuzione dei redditi che vi si determina, la nostra analisi diventerà normativa
(giudizi di valore; analisi relativa al funzionamento dell’economia come dovrebbe
essere).
ESEMPI DI ANALISI POSITIVA:
Il prezzo del petrolio è più che triplicato tra il 1973 e il 1974.
Il prezzo della benzina è aumentato circa del 50% nell’ultimo mese.
Le esportazioni russe sono aumentate in seguito alla svalutazione del rublo.
Gigino, avendo conseguito un aumento di stipendio, ha acquistato un’automobile
nuova.
L’accresciuta partecipazione femminile al mondo del lavoro ha portato a una
diminuzione delle nascite.
La diminuita coltivazione dei cavoli in Italia ha portato a una diminuzione delle
nascite.
ESEMPI DI ANALISI NORMATIVA:
Il governo dovrebbe diminuire le imposte sugli alcolici al fine di aumentare il
consumo di whisky.
Il governo italiano deve condonare il debito estero ai paesi in via di sviluppo.
Il governo deve adottare misure di politica economica tali da diminuire la
disoccupazione.
Il vizio del fumo è antisociale e deve essere scoraggiato.
Le imprese di pulizia devono essere aiutate mediante l’introduzione di incentivi
fiscali.
E che dite della seguente affermazione?
La distribuzione mondiale del reddito è ingiusta, poiché il 61% della popolazione
mondiale riceve solo il 6% del reddito.
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Utilizzeremo nell'ambito del corso alcuni CONCETTI CHIAVE:
VARIABILE:
ENTITA' CHE PUO' ASSUMERE DIVERSI VALORI
(p. es. : mm di pioggia caduti in un anno, velocità di un'auto, prezzo di un
prodotto, quantità domandata, quantità prodotta, ...).
FUNZIONE: RELAZIONE SISTEMATICA TRA DUE O PIU' VARIABILI
(p. es. -funzioni a due variabili- la relazione tra monete inserite in una macchinetta
del caffè e la tazzina di caffè così ottenuta; -funzioni a più variabili- la relazione
tra quantità domandata di un prodotto, il prezzo dello stesso prodotto e il
reddito dei consumatori).
In termini simbolici potremo scrivere:
y = f (x) ,
oppure
y = g (x , z , ... )
Chiaramente, sia la quantità domandata che quella offerta (di un dato prodotto)
sono funzione del prezzo del prodotto e di altre variabili.
Faremo nel corso ampio uso di METODI GRAFICI, che si baseranno in
particolare sull'utilizzazione del cosiddetto SISTEMA DEGLI ASSI
CARTESIANI (o GRAFICO CARTESIANO).
y
FIG. 1
20
X: 10, 20, 30
10
Y: 5, 10, 20
5
0
10
20
30
x
8
Gli elementi fondamentali di questo sistema sono:
l'origine ( 0 );
l'asse delle ascisse ( o delle x );
l'asse delle ordinate ( o delle y ).
Nel sistema degli assi cartesiani, a ogni valore preso dalle variabili x e y
corrisponderà un dato punto rispettivamente sugli assi delle x e delle y. Si noti che
le unità di misura delle x e delle y possono essere diverse tra di loro.
Nella fig. 1, abbiamo rappresentato un relazione crescente (o positiva, o diretta)
tra y e x. Vediamo ora di rappresentare una relazione decrescente (o negativa, o
inversa) nella Fig. 2:
y
FIG. 2
20
15
10
X: 10, 20, 30
Y: 20, 15, 10
0
10
20
30
x
I valori rappresentati su un sistema di assi cartesiani possono rappresentare
l'evoluzione delle variabili nel tempo (caso delle serie storiche: ogni coppia di
punti si riferisce a un periodo diverso), oppure l'evoluzione delle variabili tra
diversi individui o imprese (caso delle serie sezionali: ogni coppia di punti si
riferisce a un diverso agente economico). Nel nostro caso, ci riferiremo soprattutto
delle variazioni ipotetiche: supponiamo che a una data variazione delle x
corrisponda una variazione delle y.
9
Possiamo ora utilizzare il sistema di assi cartesiani per rappresentare una
FUNZIONE DI DOMANDA DI MERCATO, l'insieme delle richieste di coloro
che richiedono un dato bene o servizio contro pagamento contestuale (monetario,
nelle nostre economie). In prima istanza, a partire da considerazioni intuitive,
possiamo scrivere la seguente funzione:
Q d i = f ( Pi , R , P1 , P2 , ... , Pn , N )
-
+
?
?
? +
La quantità domandata per il prodotto i, Qdi dipende negativamente dal prezzo del
prodotto Pi , positivamente dal reddito dei consumatori R (nel caso dei beni
cosiddetti normali) e dal numero dei consumatori, N, mentre la relazione tra Qdi e
i prezzi degli altri prodotti è a priori indeterminata. Nel caso dei prezzi di beni
concorrenti (o sostituti) la relazione sarà positiva, mentre nel caso dei beni
complementari la relazione sarà negativa.
FIG. 3
Pi
0
Qi
La pendenza negativa della funzione disegnata sulla Fig. 3 rappresenta la relazione
inversa tra Qdi e Pi, per dati valori delle altre variabili.
PROBLEMA: Ma come rappresentare la relazione tra Qdi , Pi e le altre variabili
su un grafico a due dimensioni? Prendiamo per esempio la relazione tra Qdi e R,
che possiamo tranquillamente considerare positiva.
Supponiamo di voler mantenere fissa una data Qdi di fronte a variazioni del
reddito; a un R maggiore (che fa aumentare Qdi) dovrà corrispondere un Pi
10
maggiore (che fa diminuire Qdi); a un R minore (che fa diminuire Qdi) dovrà
corrispondere una Pi minore (che fa aumentare Qdi).
In effetti, valori maggiori di R implicano uno spostamento verso l'alto della
funzione di domanda e valori minori di R implicano uno spostamento verso il
basso della funzione di domanda.
Dunque, cambiamenti nei valori delle variabili non rappresentate sul grafico
implicano degli spostamenti della funzione:
FIG. 4
Pi
Y sale
Y
scende
0
Qi
PROBLEMA: e se volessimo rappresentare sul sistema degli assi cartesiani la
relazione tra Qdi e R? Si tratta semplicemente in questo caso di porre queste
variabili sugli assi; poiché a valori più alti di R corrispondono valori più alti di
Qdi, si avrà il seguente grafico:
FIG. 5
Y
0
Qi
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Questa è la cosiddetta funzione di domanda di Engel; variazioni di Pi
comporteranno quindi spostamenti di questa funzione. In che modo? Date voi
stessi la risposta!
Supponiamo ora di voler rappresentare graficamente la FUNZIONE DI
OFFERTA DI MERCATO, ovvero le quantità di beni o servizi portate sul
mercato in vista della loro vendita contro pagamento contestuale. Anche in questo
caso, ci accontentiamo di partire da alcune considerazioni intuitive. Possiamo
scrivere la seguente funzione:
Q S i = f ( Pi , Z , N )
+ ? +
dove N è il numero dei produttori e il termine Z rappresenta per comodità una lista
di variabili rilevanti per i costi dai produttori (i prezzi dei fattori di produzione o
input, lo stato delle conoscenze tecniche, ...). Per dati valori di Z, la quantità
offerta per il prodotto i, Qsi dipende positivamente dal prezzo del prodotto Pi . In
effetti, tanto più alto sarà questo prezzo e maggiore sarà la convenienza dei
produttori a offrire la loro produzione sul mercato.
D’altra parte, se aumenta per esempio il salario (prezzo dell’input lavoro), a parità
di altri fattori, minore sarà la convenienza dei produttori a offrire la loro
produzione sul mercato, e minore sarà la quantità offerta (sulla Fig. 6 ciò
corrisponde a uno spostamento della funzione di offerta verso l’alto).
FIG. 6
Pi
0
Qi
12
Possiamo ora dare una rappresentazione grafica all'equilibrio di mercato. Questo si
verificherà per il prezzo (Pi) che porta in uguaglianza quantità domandata e offerta
( Qdi = Qsi = Qi ).
E se non siamo in equilibrio?
Per prezzi più alti del prezzo di equilibrio, la quantità offerta sarà superiore alla
quantità domandata;
per prezzi più bassi del prezzo di equilibrio, la quantità domandata sarà superiore
alla quantità offerta.
FIG. 7
Pi
0
Qi
Considerando l'equilibrio di mercato possiamo anche conciliare due affermazioni
apparentemente contraddittorie che si sentono spesso anche nella pubblicistica
corrente:
(a) "se il prezzo aumenta la domanda diminuisce";
(b) "se la domanda aumenta il prezzo aumenta".
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FIG. 8
Pi
2
1
Y sale
0
1
2
Qi
Dalla fig. 8 risulta chiaramente che l'affermazione (a) è vera su una data
funzione di domanda, mentre l'affermazione (b) riguarda il cambiamento del
prezzo di equilibrio di fronte a uno spostamento della funzione di domanda
verso l'esterno (dovuto nel caso qui considerato a un aumento del reddito dei
consumatori).
ALCUNE PUNTUALIZZAZIONI:
1) Tradizionalmente, gli economisti includevano nelle funzioni di domanda e
offerta i valori correnti o passati delle variabili incluse in queste funzioni. Di
recente, si è voluto sempre più enfatizzare il ruolo delle aspettative, e cioè dei
valori (futuri) attesi di queste variabili.
2) I beni normali sono quelli la cui domanda aumenta all’aumentare del reddito
dei consumatori, mentre i beni inferiori sono quelli per cui si verifica il contrario.
Puoi dare un esempio di beni inferiori?
Se il prezzo del bene i aumenta, e la domanda del bene j diminuisce, i beni i e j
sono complementari. Nel caso contrario i beni i e j sono sostituti.
Pensi che birra e aranciata siano sostituti o complementari? E birra e vino?
Patatine e birra? Libri e dischi?
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Vediamo ora un esercizio che ci consente di ricapitolare la differenza tra
spostamento lungo una curva e spostamento di una curva. Date una curva di
domanda e una curva di offerta nel mercato dell’aranciata, come classifichereste le
conseguenze dei seguenti fenomeni?
Spost. di D
Aumento nel
prezzo della birra
Progresso tecnico
nella spremitura
Campagna
pubblicitaria di
successo
Aumento nel
reddito dei cons.
Cattivo raccolto
di arance
Spost. su D
Spost. di O
Spost. su O
15
CONCETTO DI MODELLO; VARIABILI ENDOGENE ED ESOGENE
E' evidente che l'avere scritto (e rappresentato graficamente) le funzioni di
domanda e offerta di mercato ci permette di capire come variazioni:
nel reddito dei consumatori, nei prezzi dei beni concorrenti o complementari, nei
prezzi dei fattori di produzione, nello stato delle conoscenze tecniche o in altri
fattori ancora (inclusi nelle funzioni di domanda e offerta)
possano portare a spostamenti di queste funzioni e quindi a variazioni nei livelli di
equilibrio di prezzi e quantità.
Diremo quindi di avere costruito un semplice MODELLO di mercato, cioè una
descrizione semplificata della maniera in cui funziona questo mercato (o più
precisamente, della maniera in cui si formano in questo mercato prezzi e quantità
di equilibrio).
Prezzi e quantità del bene o servizio scambiato su questo mercato sono le variabili
ENDOGENE del modello, cioè le variabili i cui valori di equilibrio sono
determinati dal modello.
Reddito dei consumatori, prezzi dei beni concorrenti o complementari, prezzi dei
fattori di produzione, stato della tecnologia o altri fattori ancora (inclusi nelle
funzioni di domanda e offerta) sono le variabili ESOGENE del modello, cioè le
variabili determinate al di fuori del modello, e che il modello prende come date.
Per formulare il modello in maniera più precisa, è necessario essere in grado di
scrivere le funzioni da cui esso è composto in forma matematica. In queste
dispense, considereremo modelli di mercato LINEARI, cioè composti da funzioni
lineari (o RETTE) . Per definire quest'ultime, è opportuno dapprima definire il
concetto di RAPPORTO INCREMENTALE (e quello a esso collegato di
derivata).
16
IL RAPPORTO INCREMENTALE:
∆Y
∆X
=
Y - Yo
X - Xo
Si tratta del rapporto tra una variazione di Y e una variazione di X. Ci dice di
quanto varia la Y per una variazione di X uguale a 1 (per una variazione unitaria
di X).
y
FIG. 9
20
15
10
0
10
20
30
x
Nel caso dei valori rappresentati sulla Fig. 9, avremo:
∆Y
∆X
=
20 - 15
10 - 20
=
5
- 10
= - 0,5
∆Y
∆X
=
15 - 10
20 - 30
=
5
- 10
= - 0,5
Nel caso della Fig. 9 il rapporto incrementale (preso su due diverse variazioni di Y
e X) è negativo ed è sempre uguale a -0,5. In altre parole, è costante.
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Prendiamo ora un caso diverso:
y
FIG. 10
18
12
6
0
10
20
∆Y
∆X
=
12 - 6
20 - 10
=
6
10
= 0,6
∆Y
∆X
=
18 - 12
30 - 20
=
6
10
= 0,6
30
x
Nel caso della Fig. 10 il rapporto incrementale (preso su due diverse variazioni di
Y e X) è positivo ed è sempre uguale a 0,6. Dunque, anche in questo caso è
costante.
Funzioni caratterizzate da un rapporto incrementale costante per tutta la loro
lunghezza saranno dette funzioni lineari. In altre parole, esse sono delle rette
caratterizzate da una pendenza costante.
ESERCIZIO:
1) si disegni il grafico per la funzione (detta quadratica) individuata dalle seguenti
coppie di punti;
Y: 1, 4, 9, 16, 25, 36
X: 1, 2, 3, 4, 5, 6
2) si calcoli il rapporto incrementale per questa funzione per almeno due diverse
variazioni di Y e X Il rapporto incrementale è costante?
18
Approfondimento grafico:
Y=ƒ
(X)
∆Y
∆X
X
Quando ∆ X tende a zero, si ottengono triangoli sempre più piccoli. Quando ∆ X è
molto piccolo, infinitesimale, il rapporto tra ∆ Y e ∆ X diventa uguale alla
pendenza della tangente alla curva, e si chiama derivata (o derivata prima).
Y = ƒ (X)
tangente
X
La derivata misura il tasso di crescita istantaneo (o infinitesimale) di Y al variare
di X.
La derivata seconda misura il tasso di crescita istantaneo (o infinitesimale) di ∆Y
al variare di X (cioè la variazione della pendenza della funzione).
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DERIVAZIONE ANALITICA DELL'EQUILIBRIO DI MERCATO
Supponiamo ora di avere la seguente tabella che descrive i valori di
P, Qd e Qs sul mercato dei meloni.
P
Qd
Qs
...
15
16
17
18
19
20
21
22
...
...
50
48
46
44
42
40
38
36
...
...
35
38
41
44
47
50
53
56
...
La relazione tra P e Qd descrive naturalmente una funzione di domanda, mentre
quella tra P e Qs descrive una funzione di offerta. Si tratterà di funzioni lineari?
Certamente,
poiché per la funzione di domanda otteniamo sempre un rapporto incrementale
uguale a:
1
∆P
= d
2
∆Q
mentre per la funzione di offerta otteniamo sempre un rapporto incrementale
uguale a:
∆P
1
=
S
3
∆Q
Questi rapporti incrementali saranno uguali alle pendenze (o coefficienti angolari)
delle funzioni lineari rispettivamente di domanda e offerta. Ma dalla geometria
analitica sappiamo che una retta non sarà caratterizzata solo dalla pendenza ma
anche da un termine costante o intercetta. In generale la formula della retta è data
da:
Y = a + bX
dove a è il termine costante o intercetta e b la pendenza (o coefficiente angolare).
20
Come trovare l'intercetta delle funzioni di domanda e di offerta sul mercato dei
meloni? Il modo più semplice e intuitivo è quello di trovare i valori di P per cui
rispettivamente Qd e Qs saranno uguali a zero. Aumentando i prezzi, troviamo che
abbiamo Qd = 0 per P = 40. Diminuendo i prezzi, troviamo che abbiamo Qs = 0
per P = 10/3. Quindi l'intercetta della funzione di domanda è uguale a 40, mentre
quella della funzione di offerta è uguale a 10/3.
Dunque le nostre funzioni di domanda e offerta saranno rispettivamente:
P = 40 - 1/2 Q ,
P = 10/3 + 1/3 Q
Le funzioni di domanda e di offerta possono ora essere utilizzate per trovare prezzi
e quantità di equilibrio. L'equilibrio corrisponde alla situazione in cui quantità
domandata e offerta si uguagliano per lo stesso prezzo. Ciò equivale a trovare la Q
che implica l'uguaglianza sottostante:
40 - 1/2 Q = 10/3 + 1/3 Q
(1/3 + 1/2) Q = 40 - 10/3
5/6 Q = 120/3 - 10/3
Q = 110/3 × 6/5 = 44
D'altra parte il P di equilibrio viene trovato sostituendo la Q di equilibrio in una
qualsiasi delle due funzioni.
P = 40 - 1/2 44 = 18 , oppure
P = 10/3 + 1/3 44 = 18
21
L’ELASTICITÀ (S&W: §§ 5.1-5.4)
Come già visto, possiamo descrivere l’andamento della domanda mediante il
rapporto incrementale. Gli economisti utilizzano però spesso a questo scopo un
concetto (leggermente) diverso, l’elasticità, che mette in relazione le variazioni
percentuali di quantità domandata e prezzo:
ε dp = ( ∆ Qd / Qd ) / ( ∆ P / P )
ε dp è l'elasticità della domanda rispetto al prezzo, ossia una misura di quanto la
quantità domandata di un bene reagisca a variazioni del prezzo del bene stesso.
In seguito calcoleremo anche l'elasticità della domanda rispetto al reddito, e
l'elasticità dell’offerta rispetto al prezzo. Tuttavia, l'elasticità della domanda
rispetto al prezzo è il concetto utilizzato più spesso.
Da che cosa dipende l’elasticità dal punto di vista economico?
Poiché la domanda di un bene dipende dalle preferenze degli individui,
l’elasticità della domanda al prezzo dipende dalle forze economiche, sociali e
psicologiche che determinano il sistema delle preferenze individuali. Secondo
gli economisti le seguenti caratteristiche sono molto importanti nel determinare
l’elasticità della domanda al prezzo:
- beni di prima necessità o di lusso;
- beni con buoni sostituti;
- orizzonte temporale;
- definizione del mercato.
In particolare, la domanda tende ad essere più reattiva:
- per i beni di lusso (yacht) piuttosto che per quelli di prima necessità (visita
medica);
- per i beni che hanno buoni sostituti (burro e margarina) perché per il
consumatore è facile sostituirli con altri beni che soddisfano il medesimo
bisogno (se il prezzo dell’altro bene rimane invariato);
- se i consumatori hanno tempo sufficiente per reagire alla variazione del
prezzo (lungo periodo) perché le variazioni nella quantità domandata di dati
beni riescono a esplicarsi completamente solo dopo alcuni anni;
- se il mercato è definito entro confini ristretti (pane piuttosto che cibo) perché
è più facile trovare sostituti per un bene specifico.
22
Ma come calcolare l’elasticità? Si supponga di avere la seguente tabella che
descrive i valori di P e Qd su un dato mercato e di voler calcolare l’elasticità
della domanda al prezzo:
P
Q
0
1
2
3
4
5
6
7
14
12
10
8
6
4
2
0
Vi è un problema di variabilità dei risultati a seconda di quale termine
utilizziamo per dividere le variazioni ∆ Qd e ∆ P. Per esempio, passando da
P=1 a P=2, e dividendo le variazioni rispettivamente per 12 e 1, avremo:
ε dp
=
[(10 – 12)/ 12] / [(2 – 1)/ 1]
= - 1/6.
Ma se invece percorriamo il cammino inverso e passiamo da P=2 a P=1,
dividendo le variazioni rispettivamente per 10 e 2, avremo:
ε dp
=
[(12 – 10)/ 10] / [(1 – 2)/ 2]
= - 2/5.
Per evitare questo problema usiamo il metodo del punto medio, dividendo le
variazioni rispettivamente per la media di 12 e 10 e per la media di 1 e 2:
ε dp
=
[(10 – 12)/ 11] / [(2 – 1)/ 1,5]
= - 3/11
ε dp
=
[(12 – 10)/ 11] / [(1 – 2)/ 1,5]
= - 3/11
Come si vede otteniamo in entrambi i casi lo stesso valore per l’elasticità.
Va tenuto presente che l’elasticità è collegata alla pendenza (rapporto
incrementale) ma, a differenza di quest’ultima, non dipende dall’unità di
23
misura utilizzata: è un numero puro.
Se riconsideriamo i valori riportati nella precedente tabella:
P
Q
0
14
1
2
3
4
5
6
7
∆P/∆Q
ε dp
-0,5
-0,1
-0,5
-0,3
-0,5
-0,6
-0,5
-1,0
-0,5
-1,8
-0,5
-3,7
-0,5
-13
12
10
8
6
4
2
0
Nota: l’elasticità ( ε dp ) è stata calcolata con il metodo del punto medio.
e calcoliamo il rapporto incrementale, osserviamo che esso assume sempre lo
stesso valore, uguale a:
∆P
1
= −
∆Q
2
di conseguenza, ne deduciamo che la relazione (curva di domanda) tra le
variabili qui esaminate (Q e P) ha pendenza costante ed è lineare. La colonna in
tabella, relativa all’elasticità, invece, riporta valori diversi a seconda delle
variazioni esaminate. Ciò dipende dalla definizione stessa di elasticità che,
come si ricorderà, è il rapporto tra le variazioni percentuali delle variabili.
24
Una curva dall’elasticità bassa (in genere dal valore dell’elasticità inferiore a
uno) sarà detta anelastica. Una curva dall’elasticità elevata sarà detta molto
elastica. Nella seguente figura vengono illustrate graficamente diverse curve di
domanda classificate in base alla loro elasticità (o alla loro pendenza). In
generale, anche se elasticità e pendenza non sono la stessa cosa, una curva la
cui pendenza è meno accentuata sarà più elastica, e viceversa.
p
DOMANDA
ANELASTICA
p
DOMANDA
MOLTO ELASTICA
0
p
q
DOMANDA
PERFETTAMENTE
ANELASTICA
0
p
0
0
q
q
p
DOMANDA
PERFETTAMENTE
ELASTICA
q
0
p
DOMANDA
CON ELASTICITÀ
UNITARIA
q
0
DOMANDA
CON PENDENZA
COSTANTE
q
- nel caso estremo di elasticità zero, la domanda è perfettamente anelastica e la
curva di domanda è verticale: indipendentemente dal prezzo, la quantità
domandata rimane invariata;
- all’estremo opposto di elasticità infinita, la domanda è perfettamente elastica
e la curva di domanda è orizzontale: la minima variazione del prezzo può
comportare variazioni incommensurabili nella quantità domandata;
25
- nel caso di elasticità inferiore a 1, la domanda è anelastica: la quantità
reagisce meno che proporzionalmente al prezzo;
- nel caso di elasticità superiore a 1, la domanda è elastica: la quantità reagisce
più che proporzionalmente al prezzo;
- nel caso di elasticità uguale a 1, la domanda ha elasticità unitaria: la quantità
reagisce nella medesima proporzione del prezzo.
Perché il valore di 1 ha un’importanza particolare (almeno per l’elasticità della
domanda al prezzo)? Lo vedremo qui di seguito.
ELASTICITÀ DELLA DOMANDA AL PREZZO E RICAVO TOTALE
Il ricavo totale (RT) è l’ammontare complessivamente speso dai consumatori e
percepito dai venditori di un bene. In qualunque mercato è calcolato come
prodotto del prezzo corrente (P) per la quantità venduta (Q) del bene, cioè:
RT = P × Q .
Un aumento del ricavo totale (∆ RT) sarà uguale a:
∆ RT = ∆ P × Q + ∆ Q × P ,
dividendo primo e secondo membro della formula per ∆ P, si avrà:
∆RT
∆P
=
∆P
×Q
∆P
+
∆Q
×P,
∆P
effettuando poi le opportune semplificazioni, e ponendo in evidenza Q , si avrà:
∆ RT
∆Q P
= Q 1+
×
∆P
∆P Q
e poiché
∆Q P
∆Q P
×
=
×
∆P Q
Q ∆P
26
si avrà:
∆ RT
= Q (1 + ε
∆P
e quindi:
∆ RT
= Q (1 −
∆P
)
ε
)
dove |ε| è il valore assoluto dell'elasticità della domanda rispetto al prezzo.
Come varia il ricavo totale (RT) muovendosi lungo la curva di domanda? La
risposta dipende dall’elasticità della domanda al prezzo, e cioè:
- se |ε| < 1, allora un aumento del prezzo (P) fa aumentare il ricavo totale
(RT), mentre una sua diminuzione lo fa diminuire;
- se |ε| > 1, allora un aumento del prezzo (P) riduce il ricavo totale (RT),
mentre una sua diminuzione lo fa aumentare;
- se |ε| = 1, qualsiasi variazione di (P) lascia inalterato il ricavo totale (RT).
Riprendiamo la tabella che descrive i valori di P, Qd e RT in un dato mercato.
Possiamo vedere di quanto varia il ricavo totale al variare di P, utilizzando la
formula:
∆ RT
= Q (1 −
∆P
ε
),
P
Qd
RT
0
1
2
3
4
5
6
7
14
12
10
8
6
4
2
0
0
12
20
24
24
20
12
0
27
Per esempio, passando da P=1 a P=2, avremo:
|ε | =
[(10 – 12)/ 11] / [(2 – 1)/ 1,5]
∆RT
∆P
=
11 [ 1 - (3/11) ]
= 3/11
=
8
oppure, passando da P=5 a P=6, avremo:
|ε | =
∆RT
∆P
[(2 – 4)/ 3] / [(6 – 5)/ 5,5]
=
3 [ 1 - (11/3) ]
= 11/3
= - 8.
DOMANDA: per quale valore di |ε| risulta che ∆ RT / ∆ P = 0 ?
RISPOSTA: come si ricava facilmente dalla nostra formula, per |ε| = 1 !
ALTRI TIPI DI ELASTICITÀ
L’elasticità della domanda rispetto al reddito, ε yd , è una misura di quanto la
quantità domandata (Qd) di un bene reagisca a cambiamenti del reddito (R) del
consumatore. Tale misura mette in relazione le variazioni percentuali di
quantità domandata e reddito ed è così calcolata:
ε yd = ( ∆ Qd / Qd ) / ( ∆ R / R).
Essa può essere analizzata rispetto a particolari tipi di beni:
- per i beni normali, la cui domanda aumenta all’aumentare del reddito,
ε yd è positiva;
- per i beni inferiori, per i quali la domanda diminuisce all’aumentare del
reddito,
ε yd è negativa.
In particolare, tra i beni normali si suole fare ancora un’ulteriore distinzione tra
beni necessari e beni di lusso: i primi (abiti, cibi…) tendono ad avere scarsa
elasticità al reddito perché i consumatori, indipendentemente dal loro livello di
reddito, devono acquistare determinate quantità minime di tali beni; i secondi
invece (caviale, pellicce…) tendono ad avere un’elevata elasticità al reddito,
28
poiché il consumatore può facilmente rinunciarvi se il suo livello di reddito non
è sufficientemente alto.
Abbiamo già visto come all’aumentare del prezzo di un bene aumenti anche la
quantità offerta del bene stesso sul mercato. Per misurare questa variazione, gli
economisti ricorrono al concetto di elasticità dell’offerta.
L’elasticità dell’offerta rispetto al prezzo ( ε op ) è una misura di quanto la
quantità offerta (Qo) di un bene reagisca a cambiamenti del prezzo (P) del bene
stesso. Tale misura mette in relazione le variazioni percentuali di quantità
offerta e prezzo ed è così calcolata:
ε op = ( ∆ Qo / Qo ) / ( ∆ P / P).
Analogamente all’elasticità della domanda al prezzo, una curva di offerta
dall’elasticità bassa (in genere dal valore dell’elasticità inferiore a 1) sarà detta
anelastica. Una curva di offerta dall’elasticità elevata sarà detta molto elastica.
Nella seguente figura vengono illustrate graficamente diverse curve di offerta
classificate in base alla loro elasticità:
29
p
OFFERTA
PERFETTAMENTE
ANELASTICA
p
OFFERTA
ANELASTICA
0
0
q
p
q
p
OFFERTA CON
ELASTICITÀ
UNITARIA
OFFERTA
ELASTICA
0
q
0
q
p
OFFERTA
PERFETTAMENTE
ELASTICA
0
q
Nel caso estremo di elasticità con valore zero, l’offerta è perfettamente
anelastica e la curva di offerta è verticale: in questo caso la quantità offerta è
sempre la stessa, indipendentemente dal prezzo. Con l’aumentare del valore
dell’elasticità, la pendenza della curva diminuisce. Nella precedente figura è
riportato anche il caso di offerta perfettamente elastica, ovvero con valore
dell’elasticità tendente all’infinito. In questo caso la curva di offerta è
orizzontale: variazioni infinitesime del prezzo provocano reazioni enormi nella
quantità offerta.
L’elasticità dell’offerta dipende essenzialmente dall’orizzonte temporale
esaminato. L’offerta è normalmente più elastica nel lungo che nel breve
periodo. Nel breve periodo, infatti, le imprese non possono facilmente adattare
le dimensioni degli impianti a livelli di produzione diversi da quelli pianificati
e, quindi, la quantità offerta non è molto reattiva rispetto alle variazioni di
prezzo. Nel lungo periodo, invece, le imprese possono avviare nuovi impianti o
30
chiuderne di vecchi, nuove imprese possono entrare nel mercato e vecchie
imprese possono cessare l’attività e, quindi, la quantità offerta può reagire in
maniera più sostanziale alle variazioni del prezzo.
DOMANDA, OFFERTA ED ELASTICITÀ: ALCUNE APPLICAZIONI
Nell’utilizzare i concetti di domanda e offerta è necessario:
1. stabilire quali curve sono influenzate da un dato evento;
2. stabilire la direzione dello spostamento delle curve;
3. esaminare gli effetti di tali spostamenti sull’equilibrio.
Di seguito, utilizziamo questi strumenti per analizzare il mercato (illegale) della
droga. Ipotizziamo che un governo, per porre rimedio all’uso di sostanze
stupefacenti nel proprio paese, aumenti il numero dei funzionari e agenti di
polizia impiegati nella lotta al traffico di droga sostenendo un’ingente spesa.
Quali saranno gli effetti sul consumo e sul prezzo delle sostanze stupefacenti
derivanti da una simile politica proibizionista?
Gli effetti del provvedimento proibizionista porteranno a uno spostamento
verso sinistra dell’offerta: la quantità venduta diminuirà mentre il prezzo
aumenterà. In tale situazione, in seguito all’aumento del prezzo, una domanda
anelastica (|εd| < 1; vedi il lato sinistro del grafico sottostante) comporterà un
aumento del ricavo totale sul mercato della droga. La maggior attività di polizia
comporterà una riduzione della quantità domandata meno che proporzionale
all’aumento del prezzo della droga, facendo in sostanza aumentare la i ricavi
dei trafficanti di droga e la spesa che i tossicodipendenti devono sostenere per
procurarsene.
31
Una campagna educativa ben congegnata potrebbe invece agire sulla domanda,
ovvero, ridurre la quantità domandata e il prezzo, facendo diminuire di
conseguenza il ricavo totale nel mercato della droga. E’ pure probabile che una
campagna educativa porti a un aumento dell’elasticità della domanda. In questo
caso (vedi il lato destro del grafico sottostante), se |εd| > 1, una riduzione
dell’offerta e un aumento del prezzo porteranno a una riduzione del ricavo
totale nel mercato della droga.
p
O2
O1
p
O2
p2
O1
p1
p2
p1
D
0
D
q
0
q
32
APPLICAZIONI DEL MODELLO DI EQUILIBRIO DEL MERCATO
(S&W: §§ 5.5-5.6)
Utilizzeremo ora i concetti di domanda e offerta per analizzare gli effetti
provocati da diversi tipi di provvedimenti di politica economica in un mercato
concorrenziale.
I PREZZI REGOLAMENTATI
I prezzi dei beni possono essere regolamentati o non regolamentati: sono
regolamentati quando esiste una legge che stabilisce una fascia di fluttuazione
entro cui possono variare; non sono regolamentati quando, in seguito
all’interazione tra domanda e offerta, si aggiustano liberamente in modo tale da
determinare un prezzo per il quale la quantità domandata dai consumatori
coincide con la quantità offerta dai produttori (il prezzo di equilibrio).
In particolare, i prezzi dei beni possono essere regolamentati attraverso
l’emanazione di provvedimenti di politica economica che stabiliscono vincoli
superiori di prezzo e vincoli inferiori di prezzo:
- un vincolo superiore di prezzo è il prezzo massimo (“soffitto”) al quale un
bene può essere venduto;
- un vincolo inferiore di prezzo è il prezzo minimo (“pavimento”) al quale un
bene può essere venduto.
A loro volta, i prezzi massimi e minimi possono essere vincolanti o non
vincolanti per il mercato.
Passiamo ad analizzare gli effetti che si determinano sul mercato dei meloni
nell’ipotesi in cui i provvedimenti di politica economica introducano un
vincolo di prezzo massimo oppure un vincolo di prezzo minimo, e analizziamo
quando tali prezzi sono vincolanti o non vincolanti per il mercato.
GLI EFFETTI DEI VINCOLI DI PREZZO
Si supponga che il governo, volendo tutelare i consumatori, imponga un
vincolo superiore di prezzo nel mercato dei meloni. L’effetto può essere uno
dei due seguenti:
33
LIMITE SUPERIORE DI PREZZO
NON VINCOLANTE
LIMITE SUPERIORE DI PREZZO
VINCOLANTE
P
O
P
PN
P*
O
Lim
P*
Lim
PV
CARENZA
D
0
Q*
Q
0
Qo
D
Qd
Q
Nell’esempio riportato nel grafico a sinistra, si ipotizza che il governo imponga
un vincolo superiore di prezzo pari a PN. Poiché il prezzo limite è più elevato
del prezzo di equilibrio (P*), il vincolo non ha alcun effetto (“non è
vincolante”) e il mercato riesce a raggiungere l’equilibrio di domanda e offerta.
Infatti, in tale situazione la quantità domandata e la quantità offerta sono
entrambe pari alla quantità di equilibrio (Q*).
Nel grafico a destra, si ipotizza invece che il governo imponga un limite
superiore di prezzo pari a PV. In questo caso, il prezzo limite costituisce un
vincolo al mercato. Infatti le forze del mercato tenderebbero a portarsi
automaticamente in condizioni di equilibrio, ma poiché il prezzo non può
superare il livello PV, il prezzo limite diventa il prezzo corrente. Per questo
prezzo la quantità domandata (Qd) è superiore alla quantità offerta (Qo) e di
conseguenza sul mercato si genera una scarsità (carenza) di meloni che non
consente a tutti gli individui di vedere la propria domanda soddisfatta, cioè di
acquistare i meloni che desiderano.
Si supponga ora il governo imponga un vincolo inferiore di prezzo sul mercato
dei meloni, al fine di tutelare gli interessi dei produttori di meloni. Ne possono
conseguire i due risultati seguenti:
34
LIMITE INFERIORE DI PREZZO
NON VINCOLANTE
P
LIMITE INFERIORE DI PREZZO
VINCOLANTE
P
O
ECCEDENZA
Lim
PV
P*
P*
PN
Lim
D
0
O
Q*
Q
D
0
Qd
Qo
Q
L’imposizione di un prezzo minimo legale da parte del governo:
- se è non vincolante (grafico a sinistra), cioè se il prezzo minimo legale è pari
a PN e quello di equilibrio a P*, consente alle forze del mercato di domanda
e offerta di portare naturalmente il prezzo al suo livello di equilibrio;
- se è vincolante (grafico a destra), cioè se il prezzo minimo legale è pari a PV,
mentre quello di equilibrio è pari a P*, non consente alle forze del mercato
di domanda e offerta di portare il mercato ad una situazione di equilibrio
perché il prezzo non può diminuire fino al livello necessario. A questo
prezzo la quantità offerta di meloni (Qo) è superiore a quella domandata (Qd)
e sul mercato si determina un’eccedenza di offerta.
UN VINCOLO SUPERIORE DI PREZZO: L’EQUO CANONE
Un esempio di vincolo superiore imposto al prezzo sono le leggi sull’equo
canone attraverso le quali, ponendo un vincolo al canone d’affitto che i
proprietari di immobili possono richiedere ai propri inquilini, si controllano i
canoni di locazione degli immobili coll’intento di rendere le spese di alloggio
meno gravose.
Nonostante gli intenti lodevoli che le autorità pubbliche si propongono con
l’adozione di tali provvedimenti, gli obiettivi che con essi si raggiungono non
sempre sono quelli desiderati. È necessario distinguere gli effetti di breve da
quelli di lungo periodo provocati dalle leggi sull’equo canone. Si osservi la
seguente figura:
35
P
O
P
O
CANONE
CALMIERATO
CANONE
CALMIERATO
CARENZA
CARENZA
D
0
Q
0
D
Q
La parte sinistra del grafico sovrastante mostra gli effetti di breve periodo
conseguenti all’introduzione di un equo canone sul mercato degli affitti. Come
ogni vincolo di prezzo, anche l’equo canone provoca una situazione di scarsità
ma, dal momento che nel breve periodo domanda e offerta sono anelastiche la
scarsità tenderà a essere piuttosto limitata: i proprietari di immobili hanno solo
un numero fisso di appartamenti da dare in affitto e non possono adattare la
quantità offerta in risposta a stimoli provenienti dal mercato; il numero di
persone in cerca di abitazione potrebbe non essere fortemente sensibile ai
canoni di locazione, poiché alle persone di solito serve tempo per poter
modificare le proprie decisioni in questo campo. Nel breve periodo dunque le
leggi sull’equo canone avranno come effetto primario la diminuzione dei
canoni di locazione.
Nel lungo periodo la situazione cambia considerevolmente: dal lato dell’offerta
i proprietari di immobili reagiranno all’abbassamento dei canoni di locazione
rinunciando a costruire nuovi appartamenti o limitando le spese per la
manutenzione di quelli esistenti; dal lato della domanda invece i prezzi bassi
costituiscono un incentivo alla ricerca di una sistemazione autonoma anche per
chi potrebbe abitare con i genitori o condividere la casa con qualcuno, oltre a
stimolare la mobilità. Pertanto, come mostrato nella parte destra del sovrastante
grafico, se il canone massimo legalmente consentito è inferiore al prezzo di
equilibrio, la quantità di appartamenti offerti diminuisce significativamente,
mentre quella degli appartamenti domandati aumenta vertiginosamente. Ne
risulta una forte carenza di alloggi.
36
UN VINCOLO INFERIORE DI PREZZO: IL SALARIO MINIMO
Un esempio pregnante di vincolo inferiore di prezzo è rappresentato dalle leggi
sul salario minimo che stabiliscono il prezzo più basso – legalmente ammesso –
della manodopera.
La parte sinistra del grafico seguente descrive il mercato del lavoro di un dato
settore o di una data area: i lavoratori stabiliscono l’offerta di lavoro mentre le
imprese determinano la domanda. In assenza di interventi governativi, il salario
(W) si aggiusta in modo tale che la quantità offerta sia uguale alla quantità
domandata.
W
OL
W
OL
DISOCCUPAZIONE
W*
DL
DL
0
Q*L
QL
0
QD
QO
QL
Nella parte destra del grafico precedente si descrive invece un mercato del
lavoro nel quale viene imposto un livello minimo di salario: se il salario
minimo è superiore a quello di equilibrio, l’offerta di lavoro è in eccesso
rispetto alla domanda: il risultato è la disoccupazione.
In un dato settore o di una data area, il salario minimo aumenta la retribuzione
di chi ha un lavoro, ma annulla il reddito di coloro che non hanno un lavoro e
non riescono a trovarne. In particolare, i lavoratori più qualificati ed esperti non
sono influenzati dalla legge sul salario minimo, poiché le loro retribuzioni di
equilibrio sono assai più elevate del limite inferiore e dunque, per tali categorie
di lavoratori, il limite non è vincolante. Il salario minimo ha maggiori effetti sui
giovani, soprattutto su quelli in cerca di prima occupazione. La retribuzione di
equilibrio dagli adolescenti tende a essere bassa perché essi rappresentano la
categoria meno qualificata ed esperta della forza lavoro; in aggiunta, spesso
sono disponibili ad accettare salari bassissimi, pur di essere acquisire
esperienze a svolgere una mansione e, quindi, riuscire a qualificarsi.
37
LE IMPOSTE1
Le autorità di governo statali e locali ricorrono alle imposte per raccogliere i
mezzi necessari per perseguire fini di pubblico interesse. Le imposte sono
anche un importante strumento di politica economica
Dapprima, attraverso l’applicazione dei concetti di domanda e offerta
analizzeremo sia gli effetti provocati dall’introduzione di un’imposta sul
consumo, sia quelli di un’imposta sulla produzione. Ciò ci servirà ad accertare
che imposte sulla produzione o sul consumo di eguale ammontare portano
alla stessa variazione nella quantità di equilibrio. In seguito faremo soprattutto
ricorso al concetto di elasticità per analizzare come avviene la ripartizione
dell’onere fiscale (incidenza della tassazione) tra le diverse categorie di
soggetti economici, in altri termini, per vedere chi sopporta l’onere della
tassazione.
GLI EFFETTI DI UN’IMPOSTA SUL CONSUMO
Si ipotizzi che l’autorità locale introduca una tassa sul consumo dei meloni e
che richieda con la relativa legge ai consumatori di corrisponderle 0,50 € per
ogni melone acquistato.
L’effetto iniziale di tale imposta è sulla domanda di meloni. Il consumatore,
infatti, poiché deve pagare la tassa per ogni melone in più che acquista, ne
riduce la domanda. Ciò comporta uno spostamento della curva di domanda
verso sinistra, o verso il basso, a cui corrisponde una minore quantità
domandata di meloni per ogni dato livello di prezzo. La curva di offerta invece
non subisce spostamento perché, per ogni dato livello di prezzo, i produttori
non modificano la loro offerta sul mercato.
Esaminiamo gli effetti prodotti dall’introduzione della tassa da un punto di
vista grafico:
1
La trattazione di questo paragrafo, a tutti gli effetti parte del corso e materia di esame, non ha un
preciso riscontro nel libro di S&W. Si veda comunque il § 10.1.2.
38
IMPOSTA SUL CONSUMO
Pi
PC(3,30)
O
IMPOSTA (0,50)
P*(3,00)
PV (2,80)
D1
D2
0
90
100
Qi
NOTE: P* = prezzo di equilibrio prima dell’imposta;
PC = prezzo di mercato che paga il consumatore;
PV = prezzo di mercato che va al venditore.
Una tassa sul consumo pari a 0,50 €, comportando uno spostamento della curva
di domanda verso il basso per lo stesso ammontare, da D1 a D2, causa una
diminuzione del prezzo di equilibrio e una contemporanea riduzione della
quantità di equilibrio da 100 a 90 di meloni. Pertanto, nella nuova situazione di
equilibrio il prezzo che va al venditore diminuisce da 3,00 a 2,80 €, mentre il
prezzo pagato dal consumatore aumenta da 3,00 a 3,30 €. Dunque, l’imposta
graverà non solo sul consumatore per 0,30 € per ogni melone acquistato, ma
anche sul produttore per 0,20 € per ogni melone venduto.
GLI EFFETTI DI UN’IMPOSTA SULLA PRODUZIONE
Si ipotizzi che l’autorità locale introduca una tassa sulla produzione dei meloni
e che richieda con la relativa legge ai produttori di corrisponderle 0,50 € per
ogni melone venduto.
In questo caso, l’effetto iniziale si avrà sull’offerta, in quanto la tassa sulla
produzione corrisponde ad un aumento del costo di produzione del melone e
quindi implica una diminuzione della quantità offerta per ogni dato prezzo, con
il conseguente spostamento verso destra (o verso l’alto) della curva di offerta.
Poiché apparentemente l’imposta non tocca i consumatori, la quantità
39
domandata per ogni dato prezzo rimarrà inalterata e quindi la curva di domanda
non si sposterà. Sebbene la curva di domanda non si sposti, tuttavia anche i
consumatori sopporteranno l’onere di un’imposta sulla produzione. Vediamolo
graficamente.
IMPOSTA SULLA PRODUZIONE
Pi
O2
PC (3,30)
O1
IMPOSTA (0,50)
P*(3,00)
PV(2,80)
D
0
90
100
Qi
Nel precedente grafico, una tassa sulla produzione di 0,50 € sposta la curva di
offerta verso l’alto di 0,50 €, da O1 a O2 , comportando una diminuzione della
quantità di equilibrio da 100 a 90 meloni, in corrispondenza della quale, al
nuovo equilibrio, il prezzo che va al venditore diminuisce da 3,00 € a 2,80 €,
mentre il prezzo pagato dal compratore aumenta da 3,00 a 3,30 € per ciascun
melone.
Abbastanza sorprendentemente, sia nel caso di un’imposta sulla produzione che
nel caso di un’imposta sul consumo, i compratori spendono 0,30 € in più per
ciascun melone, mentre ai venditori, dopo aver pagato l’imposta, va un ricavo
netto per ciascun melone di 0,20 € in meno. La sola differenza tra le imposte
sul consumo e quelle sulla produzione è nella mano di chi consegna
fisicamente il denaro al governo.
In sintesi, le precedenti due analisi ci portano alla seguente conclusione di
carattere generale:
- i compratori pagano un prezzo più elevato; i venditori ricavano un prezzo
meno elevato; sia i compratori che i venditori sopportano l’onere fiscale
derivante dall’introduzione dell’imposta.
40
IMPOSIZIONE ED EQUILIBRIO: UN ESEMPIO NUMERICO
Questo esempio ci serve ad accertare che imposte sulla produzione o sul
consumo di eguale ammontare portano alla stessa variazione nella quantità di
equilibrio.
Imposta sulla produzione = 5; la curva di offerta si sposta verso l'alto
P (venditore)
P (mercato)
Qd
Qs
10
11
12
13
14
15
16
17
...
15
16
17
18
19
20
21
22
...
...
50
48
46
44
42
40
38
36
...
...
35 - (3*5)
38 - (3*5)
41 - (3*5)
44 - (3*5)
47 - (3*5)
50 - (3*5)
53 - (3*5)
56 - (3*5)
...
In effetti il nostro sistema è ora divenuto
P = 40 - 1/2 Q
P = ( 10/3 + 5 ) + 1/3 Q
e le soluzioni di equilibrio saranno:
Q = 38
P = 21
Imposta sul consumo = 5; la curva di domanda si sposta verso il basso
=
=
=
=
=
=
=
=
20
23
26
29
32
35
38
41
41
P (compratore)
P (mercato)
Qd
Qs
20
21
22
23
24
25
26
27
...
15
16
17
18
19
20
21
22
...
...
50 - (2*5) = 40
48 - (2*5) = 38
46 - (2*5) = 36
44 - (2*5) = 34
42 - (2*5) = 32
40 - (2*5) = 30
38 - (2*5) = 28
36 - (2*5) = 26
...
...
35
38
41
44
47
50
53
56
...
In effetti il nostro sistema è ora divenuto
P = (40 - 5) - 1/2 Q
P =
10/3 + 1/3 Q
e le soluzioni di equilibrio saranno:
Q = 38
P = 16
42
Come si voleva dimostrare, la nuova quantità di equilibrio è sempre uguale a
38. Oltre tutto, sia nel primo che nel secondo caso lo scarto ("il cuneo") tra
prezzo di mercato (=compratore) e prezzo del venditore, o tra prezzo del
compratore e prezzo di mercato (=venditore), è sempre uguale a 5, l'ammontare
unitario dell'imposta.
Pi
5
38
44
Qi
L’INCIDENZA DELL’IMPOSTA
Definita l’incidenza come la ripartizione dell’onere fiscale tra diverse categorie
di soggetti economici, e giunti alla sorprendente conclusione che le imposte sul
consumo e quelle sulla produzione hanno effetti equivalenti sul mercato, è
necessario ora analizzare come viene diviso esattamente l’onere fiscale.
Tale divisione avverrà in parti uguali? Solo eccezionalmente. Per verificare le
modalità di tale suddivisione dobbiamo richiamare un concetto già visto, quello
dell’elasticità. Sì, perché l’incidenza di un’imposta dipende dal valore
dell’elasticità dell’offerta e della domanda. In particolare, l’onere fiscale ricade
più pesantemente sulla componente di mercato meno elastica perché “chi ha
meno alternative paga di più”. Dimostriamolo con un esempio grafico
attraverso l’analisi del caso dei beni di lusso.
43
La domanda dei beni di lusso, come si ricorderà, è molto elastica al prezzo. Se,
per esempio, aumenta il prezzo degli yacht, la relativa quantità domandata
diminuisce in maniera proporzionalmente maggiore dell’aumento del prezzo.
Ipotizziamo ora che il prezzo degli yacht aumenti in seguito all’introduzione di
una tassa da parte del governo, volta ad aumentare il prelievo fiscale su quei
soggetti che possono permettersi i beni di lusso. Con l’introduzione di tale
imposta il governo tasserà veramente i più ricchi? Si consideri il seguente
grafico:
Pi
Pc
P*
O
p
p
Pv
D1
D2
0
Qi
Con l’introduzione dell’imposta, il prezzo pagato dal compratore non aumenta
di molto, mentre il prezzo ricavato dal venditore diminuisce sensibilmente;
dunque, nel caso dei beni di lusso, l’imposta incide maggiormente sul venditore
piuttosto che sul compratore. Questo significa che una tassa sugli yacht incide
in larga parte sulle imprese che li costruiscono ed eventualmente anche sui
lavoratori dei cantieri navali, che rischiano di perdere i loro posti di lavoro.
Il fatto che la tassa incida maggiormente sui venditori di yacht, d’altra parte, è
spiegato anche dalla caratteristiche di questa offerta che è decisamente
anelastica nel breve periodo. I cantieri navali sono difficilmente riconvertibili
ad altre attività e gli operai che costruiscono imbarcazioni non hanno una gran
facilità a trovare impieghi alternativi.
44
TEORIA DEL CONSUMATORE: LA DOMANDA (S&W: §§ 6.1-6.2)
IL VINCOLO DI BILANCIO:
Se facciamo l'ipotesi che l'intero reddito R del consumatore sia speso in due soli
beni i e j (per coerenza con il resto del testo, possiamo ipotizzare che i siano
meloni e j tutti gli altri beni), dei quali il primo ha prezzo = Pi e il secondo prezzo
= Pj,
possiamo scrivere la seguente relazione che ci descrive come R può essere speso
tra i due beni:
R - Pi Qi =
R =
Pj Qj ,
oppure
Pi Qi + Pj Qj
Ora volendo rappresentare su un grafico a due dimensioni questa relazione (che
viene solitamente denominata come vincolo di bilancio), conviene riformularla
come:
Qj = R/Pj – Pi/Pj Qi
ESEMPIO
Se il consumatore ha un reddito di 1 000 E mensili, che deve spendere
interamente in due beni di consumo, panini e pizza, se i panini costano 2 E e la
pizza 10 E, la sua situazione sarà la seguente:
Q
panini
0
50
…
300
…
400
500
Q
pizza
100
90
…
40
…
20
0
Spesa
panini
0
100
…
600
…
800
1 000
Spesa
pizza
1 000
900
…
40
…
200
0
Reddito
1 000
1 000
1 000
1 000
1 000
1 000
1 000
45
Per quello che riguarda il nostro esempio, abbiamo:
1 000 = 10 Q pizza + 2 Q panini
1 000 - 2 Q panini = 10 Q pizza
Q pizza = 100 – 0,2 Q panini
Qj
R / Pj
pendenza = - (Pi / Pj)
R / Pi
Qi
pizza
1000 / 10
pendenza = - (2 / 10)
1000 / 2
panini
46
Si noti che se il consumatore decidesse di non acquistare nessuna quantità del bene
Qi ( e quindi ponesse Qi =0), potrà comprare una quantità dell'altro bene pari a:
Qj = R/Pj
Nel caso contrario (Qj =0), avremo invece:
Qi = R/Pi
Il vincolo di bilancio è la retta compresa tra questi due punti.
La pendenza del vincolo di bilancio, data dal rapporto dei prezzi (o, il che è lo
stesso, dal prezzo relativo dei due beni), rappresenta il tasso a cui il mercato
permette di scambiare un'unità di Qi contro un'unità di Qj (cioè il numero di unità
di Qj a cui bisogna rinunciare per comprare un'unità di Qi).
Si ricordi che una variazione di R comporterà uno spostamento parallelo del
vincolo di bilancio (poiché R/Pj è l'intercetta della funzione). Peraltro, una
variazione di Pj o Pi farà ruotare il vincolo di bilancio.
Diamo qui sotto due esempi relativi a quest'ultimo caso.
Qj
Qj
R / Pj
R / Pj
Pj aumenta
Pi aumenta
R / Pi
Qi
R / Pi Qi
47
LA CURVA DI INDIFFERENZA:
Sul vincolo di bilancio troviamo delle combinazioni fattibili di acquisto di Qi e Qj,
ovverosia delle combinazioni che il consumatore si può permettere. Per sapere
quali combinazioni di Qi e Qj il consumatore sceglierà effettivamente dobbiamo
considerare pure la curva di indifferenza.
Questa indica tutte le combinazioni di Qi e Qj che mantengono costante l'utilità (o
benessere) del consumatore.
Le curve di indifferenza hanno generalmente quattro proprietà:
1) le curve di i. sono inclinate verso il basso; per garantire un livello di utilità
immutato a quantità maggiori di Qj devono corrispondere quantità minori di Qi.
2) curve di i. più alte garantiscono un livello di soddisfazione più elevato;
Qj
3
2
1
Qi
Cioè, è meglio stare sulla curva 3 che sulla curva 2, oppure è meglio stare sulla
curva 2 che sulla curva 1, poiché si può avere maggiore quantità di entrambi i
beni.
3) le curve di i. non si intersecano;
si consideri, per assurdo, il seguente esempio grafico:
48
Qj
B
A
C
Qi
Dal punto di vista del consumatore, il punto B è migliore di C; dunque, non è
possibile che il consumatore sia ugualmente soddisfatto (ricavi uguale utilità) nei
punti A, B e C.
4) le curve di i. hanno forma concava;
la pendenza della curva di indifferenza (detta pure tasso di sostituzione) misura le
unità di Qj che il consumatore è disposto a cedere per acquisire un'unità di Qi,
mantenendo immutato il proprio livello di utilità (soddisfazione).
Qj
Qi
Solitamente si ritiene che l’utilità recata da un bene aumenta in maniera meno che
proporzionale relativamente alla quantità consumata. Dunque, il tasso di
sostituzione sarà decrescente: più cresce l'ammontare consumato di Qi, e meno
quest'ultimo è apprezzato dal consumatore relativamente a Qj.
49
L'EQUILIBRIO DEL CONSUMATORE:
La scelta ottimale del consumatore è data dal punto di tangenza tra vincolo di
bilancio e curva di indifferenza.
Qj
Qi
Ciò può essere giustificato in termini del raggiungimento della curva di
indifferenza (=utilità) più elevata per un dato vincolo di bilancio (=reddito), o del
vincolo di bilancio meno elevato per una data curva di indifferenza.
Alternativamente, si consideri che, sino a quando il tasso di sostituzione è più
elevato del prezzo relativo di Qi relativamente a Qj, il consumatore valuta Qi
(relativamente) a Qj più di quanto faccia il mercato. In altre parole, il consumatore
trova vantaggioso comprare una maggiore quantità di Qi poiché esso è valutato dal
mercato a un prezzo più basso di quello che lui/lei è disposto/a a pagare.
Ciò vale sino al punto di tangenza tra vincolo di bilancio e curva di indifferenza
(uguaglianza delle pendenze).
Oltre il punto di tangenza vale il discorso opposto. Il consumatore trova
vantaggioso comprare una minore quantità di Qi poiché esso è valutato dal
mercato a un prezzo più alto di quello che lui/lei è disposto/a a pagare.
Dunque, in equilibrio, l’utilità recata da un’unità addizionale di Qi al
consumatore è uguale al prezzo di mercato di Qi che lui/lei è disposto/a a
pagare (cioè il numero di unità di Qj a cui bisogna rinunciare per comprare
un'unità di Qi).
50
EQUILIBRIO DEL CONSUMATORE E CURVA DI DOMANDA:
La scelta ottimale del consumatore è data dal punto di tangenza tra vincolo di
bilancio e curva di indifferenza. Se cambiano i prezzi relativi, cambierà anche la
combinazione ottimale scelta dal consumatore.
Se, per esempio, diminuisce Pi, aumenta la quantità consumata di Qi.
Qj
Qi
Continuando a far variare Pi nel grafico sovrastante, otterremo le combinazioni di
punti Pi-Qi proprie della tradizionale curva di domanda:
Pi
0
Qi
51
L’OFFERTA DI LAVORO (S&W: §§ 9.1, 9 App. A)
Nel linguaggio comune, le imprese offrono del lavoro ai lavoratori, e sono questi
ultimi che chiedono lavoro alle imprese. Per gli economisti, il mercato del lavoro è
il mercato del lavoro, ovvero delle prestazioni lavorative, che vengono
domandate dalle imprese e offerte dai lavoratori. La decisione di offrire lavoro
da parte dei (potenziali) lavoratori viene solitamente analizzata mediante un
apparato concettuale tratto dalla teoria del consumatore. Si consideri il seguente
grafico:
Consumo
(Euro)
Lavoro
(ore)
Tempo libero
(ore)
Il consumatore potrebbe decidere di utilizzare appieno il proprio tempo libero (e
rinunciare a consumare beni e servizi scambiati sul mercato), oppure rinunciare al
proprio tempo libero per disporre al massimo della propria capacità di consumo.
La domanda cruciale è: in che modo variazioni del salario influenzano questa
scelta? Essenzialmente, una variazione del salario farà ruotare il vincolo di
bilancio, modificando la soluzione di equilibrio. Tuttavia, l’esito della scelta sul
numero di ore di lavoro dipenderà dalla forma delle curve di indifferenza.
Consideriamo i due casi seguenti:
CASO 1: L’aumento del salario convince il consumatore a rinunciare a una parte
del suo tempo libero (effetto di sostituzione > effetto di reddito).
52
C
W
T. Lib.
Come conseguenza, l’aumento del salario farà aumentare la quantità di lavoro
offerta dal consumatore. La curva di offerta di lavoro ha pendenza positiva.
W
W
L
53
CASO 2: L’aumento del salario convince il consumatore ad aumentare sia il suo
consumo che il suo tempo libero (effetto di reddito > effetto di sostituzione).
C
W
T. Lib.
Come conseguenza, l’aumento del salario farà diminuire la quantità di lavoro
offerta dal consumatore. La curva di offerta di lavoro ha pendenza negativa.
W
W
L
Ma quale dei due casi tenderà a verificarsi in realtà? Gli economisti ritengono
più probabile il CASO 1. Tuttavia, dato che comunque l’effetto di sostituzione è
contrastato dall’effetto di reddito, a una relativamente grande variazione del
salario corrisponderà una relativamente piccola variazione dell’offerta di lavoro.
54
IL RISPARMIO (S&W: §§ 9.4, 9.A.1)
Supponiamo che un individuo viva due periodi (da giovane e da anziano). Egli
percepisce un reddito dal lavoro unicamente da giovane e può decidere se
consumarlo da giovane o risparmiarlo. In questo caso il suo consumo da anziano si
potrà basare sul suo reddito da lavoro maggiorato del tasso di interesse. Si
consideri il seguente grafico:
Consumo
da anziano
Risparmio
Consumo
da giovane
Il risparmio sarà uguale alla differenza tra reddito da lavoro e consumo da
giovane. Ma come cambierà questo risparmio se cambia il tasso di interesse?
Essenzialmente, una variazione del tasso di interesse farà ruotare il vincolo di
bilancio, modificando la soluzione di equilibrio. Tuttavia, l’esito della scelta sul
risparmio dipenderà dalla forma delle curve di indifferenza.
Consideriamo i due casi seguenti (per un aumento del tasso di interesse, che
denoteremo con r).
55
CASO 1: L’aumento del tasso di interesse convince il consumatore a rinunciare a
una parte del consumo da giovane (effetto di sostituzione > effetto di reddito).
CA
r
CG
CASO 2: L’aumento del tasso convince il consumatore ad aumentare sia il suo
consumo da anziano che da giovane (effetto di reddito > effetto di sostituzione).
CA
r
CG
Quale dei due casi tenderà a verificarsi in realtà? Gli economisti ritengono che in
questo caso effetto di sostituzione ed effetto di reddito tendono a equivalersi: a una
variazione del tasso di interesse corrisponderà una variazione del risparmio
praticamente nulla.