La Nuova Ferrara Il calcio? Spegne il mesotelioma

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4 settembre 2015
La Nuova Ferrara
Il calcio? Spegne il mesotelioma
Anche le cellule hanno un ciclo di vita. Nascono, invecchiano (in genere il tempo
necessario, poche settimane, ad eseguire un certo numero di replicazioni) e muoiono. I
biologi hanno scoperto però che questo meccanismo biologico non vale per tutte le cellule.
Alcune, quelle tumorali maligne ad esempio, ignorano il limite della “morte programmata”
(apoptosi) e possono quindi «vivere molto più a lungo, anche cinquant’anni,
ipoteticamente per sempre». Un dato curioso, che cozza contro l’evidenza empirica e il
comune buon senso. Collegandosi ad un filone di studi già consolidato un team
dell’Università di Ferrara, del quale fanno parte Mauro Tognon, professore ordinario di
Biologia applicata, Paolo Pinton, biotecnologo e professore associato di Patologia
generale, e Giorgio Cavallesco, direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’ospedale
Sant’Anna, ha scoperto che l’assenza di calcio nelle cellule del mesotelioma, tumore
fortemente associato alla contaminazione da amianto (oltre 2mila nuovi casi ogni anno in
Italia, con diverse centinaia di morti, dati Inail), rende inattiva la tagliola dell’apoptosi e
impedisce alle terapie più comuni, in particolare radio e chemioterapia, di uccidere le
cellule malate. Lo studio, firmato da dieci ricercatori, è stato pubblicato lo scorso giugno
sulla rivista specialistica statunitense Oncotarget e potrebbe aprire la strada
all’applicazione di una terapia efficace contro un tumore «subdolo e capace di nascondersi
anche per 30-40 anni nella pleura, cioè nella sacca che avvolge polmoni, cuore e
diaframma, prima di manifestare i suoi sintomi», spiegano Tognon, Pinton e Cavallesco.
La ricerca condotta nei laboratori Unife potrebbe aprire la strada alla comprensione del
processo che rende “invincibili” le cellule del mesotelioma, in particolare la forma
epitelioide, una delle tre con cui si manifesta la neoplasia e sulla quale si sono concentrati
i ricercatori ferraresi. «La forte riduzione della concentrazione di ioni calcio all’interno delle
cellule del mesotelioma potrebbe rivelarsi importantissima per impostare una terapia che
consenta al paziente di sopravvivere molto più a lungo di quanto avviene oggi, cioè fino a
7-8 anni – sottolineano i tre ricercatori – ma è bene sapere, per non ingenerare aspettative
premature, che per essere certi dell’efficacia del trattamento basato sul calcio sarà
necessario passare alla fase clinica». Come spesso avviene in campo scientifico, la
scoperta ferrarese è il frutto della collaborazione di numerosi ricercatori, un modello
interdisciplinare che si è rivelato fondamentale per il conseguimento del risultato.
Cavallesco ha messo a disposizione i tessuti su cui eseguire i test di laboratorio, Tognon
ha allestito i campioni da confrontare (cellule tumorali e cellule sane), Pinton ha verificato
in vitro la resistenza delle cellule alla terapia, «riscontrando nel 100% dei casi - precisa
Tognon - che la “morte programmata” riprende il controllo della cellula quando si
immettono ioni calcio». L’esperimento, avviato circa un anno fa, è costato diverse decine
di migliaia di euro. «Ci troviamo in uno di quei casi in cui l’alleanza pubblico-privato ha
funzionato: la ricerca – ha ricordato Tognon – è stata finanziata da AIRC e LIONS
International Distretto 108 TB». Cavallesco ha sottolineato che «da anni al Sant’Anna
l’intervento chirurgico, che può essere più o meno demolitivo, viene concluso pompando
per circa un’ora una soluzione fisiologica e farmaci (chemioterapia) ad alta temperatura
nella cassa toracica: l’assorbimento in ipertermia riduce infatti il rischio di recidiva.
Partendo dagli esiti della ricerca realizzata a Ferrara potremmo aggiungere al trattamento
gli ioni calcio». L’uso dell’amianto in Italia è illegale dal 1992. «Ciò nonostante – conclude
Tognon – il mesotelioma continua ad uccidere. Le vittime sono anche persone giovani che
apparentemente non hanno avuto contatti professionali con l’asbesto. Questo avviene
perché l’amianto ormai è da considerare un contaminante ambientale e lo confermano i
dati che indicano nel numero di decine di migliaia i siti contaminati in Italia».
Un nuovo corso per volontari
della Croce Rossa
BONDENO È iniziato ieri sera, alle 21, il nuovo corso per potenziali volontari della Croce
Rossa Italiana. Dopo la presentazione e attivazione del corso di base, nella sede di via
Goldoni 52, si è dato il via ai lavori, subito dopo la presentazione ufficiale da parte dei
responsabili Cri, compreso il referente matildeo, Fausto Pirani, e si concluderà
presumibilmente il 17 ottobre. Per partecipare, è previsto il versamento di un contributo
per spese di segreteria, di 30 euro. Info: tel. 339-7405369.
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