Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Carmagnola Redazione a cura di Alessandra Barbaglia Comune: Carmagnola Provincia Torino Area storica: Comitato di Torino (PATRUCCO 1902, 75; BANCHIO 1974) Abitanti: 24.725 Estensione: 9638 ha (ISTAT) – 9614 ha (SITA) Confini: Carignano, Lombriasco, Poirino, Villastellone, Caramagna Piemonte, Ceresole Alba, Racconigi, Sommariva del Bosco Frazioni: Carmagnola, Casanova, Cavalleri-Fumeri, Motta, San Giovanni, San Michele e Grato, Tuninetti, Vallongo, Bossola, Chiaberti, Corno, Due Province, Gaidi, Madama, Molinasso, Morello, Oselle, Pocchettino, Tetti Grandi, Tetti Vaira, Isola di Carmagnola Toponimo storico: Carmagnola (1034), Karmagnola (1192), Carmagnolia (1180) (AAVV 1990, 144) Diocesi: di Torino (CASIRAGHI 1979, 106) dal 1512 ad inizio XIX sec. dipende da vescovado di Saluzzo (SERRA 1868) Pieve: S. Maria di Moneta (1163), S. Maria di Viurso (1231) (CASIRAGHI 1979, 106-107) Altre presenze ecclesisastiche: Chiese di S. Giorgio, di S. Giovanni (1386) (CASIRAGHI 1979, 106) Abbazia di Casanova (1141), monastero di S. Solutore, Abbazia di Novalesa (BANCHIO 1974) Confraternita di SS. Trinità e S. Croce (AST, Camerale, capo 79, m.12 bis) Comunita’ origine funzionamento: Attività del comune attestata da metà XIII sec. (BANCHIO 1974) Contessa di Salsasio e di S.Bernardo (1695). Contessa di S.Giovanni e S.Michele e S.Grato, signora di S. Pietro (1735) (SERRA 1868) Dipendenza medioevo: Nel comitato di Torino, dipende dal marchese di Saluzzo (GUASCO 1911, 401-2) Feudo: Marchese del Vasto Marchese di Saluzzo (1185) che investe i Marchesi di Romagnano (AST, Corte, prov. Saluzzo, m.3 n.1) Visconti di Baldissero, Cambiano e Carmagnola (1194) Comune di Asti (1224) Francia (1375-1410) Ludovico II di Saluzzo (con titolo comitale, 1438) Angela Tornielli (1553) (AST, Corte, prov. Saluzzo, m.3 n.20) Carlo Felice di Savoia (1785) (GUASCO 1911, 401-2) Mutamenti distrettuazione: Erezione a città (1736) Capoluogo del mandamento di Carmagnola (DE BARTOLOMEIS 1843, 558-9) Mutamenti territoriali: Fortepasso, luogo fortificato, che perduta la sua funzione fu aggregato a Villastellone (1792) (CASALIS 1836, 567-624). Ternavasio nel 1803 aggregato a Poirino (ACCarmagnola, tit.XXV, cat.11 vol.5 fasc.12) Pocchettino era cascinale in territorio di Villastellone, permutato dopo il 1897; dal 1868 dipendeva ecclesiasticamente da parrocchia di borgo Salsasio (idem, vol.5 fascc.13-14) Comunanze: Pascolo di Fortepasso (AST, Camerale, capo 79, m.12 bis) Gerbidi, pascoli e boschi senza reddito (AST, Camerale, II arch., capo 21, m.67-71-83) Luoghi scomparsi: Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Carmagnola Redazione a cura di Alessandra Barbaglia Fonti: AST, Corte, Paesi per A e B, m.15 AST, Corte, prov. Saluzzo, m.3 AST, Camerale, II arch., capo 21, m.1-16-67-71-83 AST, Camerale, capo 79, m.12 bis AST, Camerale, prefettura di Torino, archivio amministrativo, n.870 AST, Camerale, fondo Senato, serie I, cat.C II, Interinazioni, bandi campestri e politici. AST, Camerale, capo 21, allegato I, pacco 1 fasc.1. Archivio provincia di Torino, cat.14 fald.3, fascc.1691 e 1794 (oggi 02 D/21-22). ACCarmagnola, titolo II, vol.1 fasc.39. ACC, idem, catt.1,4. ACC, titolo XXIV, ordinati, cat.1 voll. I-LXI. ACC, titolo XXV, cat.1 vol.1. ACC, idem, catt.2-3-4, vol.1 fasc.1. ACC, idem, catt.8-9-10, vol.1 fasc.1. ACC, idem, cat.11, vol.1. ACC, catasti, titolo XXV, cat. 1-2, 7-12. ACC, confini, cat.11 titolo XXV fascc.3-14. CLUC, provincia di Torino, n.59. Bibliografia: AAVV, Dizionario di toponomastica, Torino 1990, p.144. S.APPENDINO, Fonti storico-artistiche di Carmagnola, Torino 1985, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, Sezione di Paleografia. G.BANCHIO, Un comune rurale e il suo territorio: Carmagnola dal secolo XI al XIII, Torino 1974, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, Sezione Medievistica. G.CASALIS, Dizionario geografico storico statistico commerciale degli stati di S.M. il re di Sardegna, Torino 1833-1863, vol.3, pp.567-624. G.CASIRAGHI, La diocesi di Torino nel Medioevo, in BSS CLXXXXVI, Torino 1979. B.CORTASSA, Il comune di Carmagnola e i suoi ordinati dal 1434 al 1440, Torino 1972, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, Sezione Medievistica. G.L.DE BARTOLOMEIS, Notizie topografiche e statistiche sugli stati sardi, Torino 1843, libro II vol.III, pp.558-9. F.GABOTTO, Appendice al Libro Rosso del Comune di Chieri, in BSSS 76, Pinerolo 1913-1924, pp.III-V, doc.6. F.GUASCO DI BISIO, Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia (dall’epoca carolingia ai nostri tempi) (774-1909), Pinerolo 1911,I, pp.401-402. A.MANNO, Bibliografia storica degli stati della monarchia di Savoia, Torino 1892, IV, pp.59-68. M.MARCHETTI, La città di Carmagnola, Carmagnola 1945. E.MAZZON, P.ROBIOLA,G.DELLA SIEGA, Studio piano regolatore di Carmagnola, 1985, voll.1-7. R.MENOCHIO, Memorie storiche della città di Carmagnola, Carmagnola 1890. C.PATRUCCO, Le più antiche carte dell’abbazia di Caramagna, in BSSS XV/3 (1902), p.75 sgg., doc.3 P.SERRA, Raccolta degli avvenimenti e dei fatti più importanti seguiti nella città e fini di Carmagnola dal suo nascere sino al presente 1868, Carmagnola 1868. G.STEFANI, Dizionario corografico degli stati sardi di terraferma, Milano 1854, II parte 1°, pp.166-170. Carmagnola Il toponimo, di probabile origine romana, ha la sua più antica attestazione “Caramagnola” nel documento di permuta di terre (1034) tra l’abbazia di Nonantola e i conti di Pombia (GABOTTO 1913-1924, III-V); potrebbe essere il diminutivo del toponimo Caramagna oppure derivare da “quadra magnolia”, la pezza grande della centuriazione romana (AAVV 1990, 144; SERRA 1868). Il territorio nel comitato di Torino spettava per la 4ª parte alla contessa Adelaide di Susa, mentre i restanti ¾ erano infeudati ai Romagnano; passò per successione al genero Bonifacio del Vasto, che la unì al marchesato di Saluzzo creato per il figlio Manfredo. Il luogo venne nominato nell’atto di fondazione dell’abbazia di Casanova fatto dai marchesi (1141). Nel 1200 Manfredo II acquistò la parte dei Romagnano, fece fortificare il borgo e iniziò i lavori per la costruzione del castello; l’onere pecuniario ricadde sulla Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Carmagnola Redazione a cura di Alessandra Barbaglia popolazione, suscitando le contestazioni del comune: intervenne il podestà di Chieri, che fece arrivare le parti ad una convenzione in cui vennero riconosciute le libertà comunali. A metà del XIII secolo la comunità era in grado di eleggere suoi rappresentanti (BANCHIO 1974). Data l’importanza strategica di Carmagnola i marchesi di Saluzzo si scontrarono spesso con i Savoia, a cui non volevano prestare l’omaggio feudale: nel 1216 la marchesa Adelaide di Saluzzo concluse una pace con il conte Tommaso I di Savoia; fu una breve parentesi prima di nuovi scontri. Nel 1224 Manfredo di Saluzzo cedette il feudo al comune di Asti venendone investito (GUASCO 1911, 401-402). Datano 1336 i primi statuti noti, riformati nel 1345; in realtà sono da considerarsi statuti anche due atti, datati 1309 e 1310, raccolti in volume di pergamena con quelli del 1404 e 1479, conservato nell’archivio comunale. Manfredo IV stabilendo per la successione la divisione del territorio tra i figli Federico, a cui toccò Carmagnola, e Manfredo scatenò una guerra fratricida, nella quale uno si appoggiò ai Francesi, l’altro ai Savoia. Nel 1375 Carmagnola venne presa dai Francesi, che confermarono le franchigie e diedero il permesso di fare nuovi statuti, di esigere il castello - la Motta di Gardoglio - tenuto dai Savoia. Nel 1403 il re di Francia Carlo ordinò al Delfinato di rendere al marchese di Saluzzo la fortezza di Carmagnola (AST, Corte, prov. Saluzzo, m.3 n.12). Nel 1410 gli abitanti di Carmagnola cacciarono il governatore posto dai Francesi e si legarono al marchese di Saluzzo, che confermò le franchigie; le rappresaglie del governatore furono devastanti, tuttavia questi non riuscì a prendere l’abitato e venne cacciato da Facino Cane. Nel 1411 si arrivò ad una pace tra il marchese di Saluzzo e i Savoia, rotta nell’anno seguente a causa della fortificazione di Fortepasso, posta sulla strada proveniente da Torino. Nel 1416, dopo che i Savoia ebbero conquistato la Motta degli Isnardi e Ternavasio, il marchese di Saluzzo e Carmagnola prestarono l’omaggio feudale ai duchi. La prima serie di ordinati data 1434-1440, ma con regolarità si ebbero solo da fine secolo (ACC, titolo XXIV, cat.1 voll.I-LXI). Dal 1438 il titolo di contea venne dato ai primogeniti del ramo Acaia. Ripresa la guerra con il Saluzzo Carmagnola venne presa dal duca, aiutato dal duca di Milano e dagli Svizzeri: il marchese dovette cedere tutti i beni. Nel 1487 il duca Carlo di Savoia confermò privilegi e franchigie (AST, Corte, prov. Saluzzo, m.3 n.25). Nel 1490 la vedova Bianca di Monferrato fu costretta a rendere Carmagnola al marchese di Saluzzo. Nel 1507 la città accolse il re di Francia, mentre nel 1522 gli imperiali devastarono il territorio, portandovi anche la peste. Nel 1512 Carmagnola venne aggregata al neovescovado di Saluzzo, restandovi sino all’inizio del XIX secolo (SERRA 1868). Filippo di Savoia, duca di Nemours, ebbe dall’imperatore l’investitura sul marchesato di Saluzzo e occupò Carmagnola, ma ne venne cacciato dal Saluzzo e dai Francesi. Quando nel 1536 il marchese di Saluzzo si alleò con gli imperiali i Francesi occuparono la città e la tennero con vicende altalenanti dal 1538 al 1588. Nel 1553 il marchese infeudò Carmagnola con redditi e pertinenze ad Angela Tornielli (AST, Corte, prov. Saluzzo, m.3 n.30; GUASCO 1911, 401-402). Fu Carlo Emanuele I di Savoia che la recuperò nel 1588 e vi pose una guarnigione spagnola. Nel 1602 abitato e territorio furono sottoposti alla bannalità dei forni pubblici, che durò sino alla rivolta popolare del 1792. Nel 1604 il duca divise il marchesato in province; nel 1633 con Regie Patenti Carmagnola fu smembrata dal marchesato di Saluzzo e creata capoluogo di provincia, riunendo sotto la sua dipendenza Carignano, Cercenasco, Castagnole, Lombriasco, None, Piossasco, Piobesi, Scalenghe, Vigone, Virle, Volvera e Vinovo (MENOCHIO 1890, 85). Dopo il 1638 la città fu nuovamente in mano francese e per fortificarla vennero abbattuti i tre grossi borghi di S. Maria di Viurso, S. Maria di Moneta e Salsasio; al loro posto ne sorsero altri tre più lontani: S. Giovanni, S. Michele e S. Bernardo, ciascuno con la propria parrocchia. Nel 1690 l’abitato venne nuovamente preso dai Francesi, fino all’assalto del duca Vittorio Emanuele II e del principe Eugenio di Savoia. Il trattato di pace sancì la fine dell’importanza strategica di Carmagnola, poiché il confine con la Francia venne spostato al di là delle Alpi: le sue fortificazioni non erano più necessarie e vennero abbattute. Nel 1695 la città divenne contessa di Salsasio e S. Bernardo, suoi borghi: il peso di tale infeudazione fu pagato dalla popolazione a costo di grandi debiti; con tale atto Carmagnola volle evitare il frazionamento del suo territorio, poiché editti del 1690-1692-1693 permettevano a sobborghi e cascinali con più di 50 fuochi di staccarsi dal capoluogo per darsi un’amministrazione autonoma (MENOCHIO 1890). Nel 1701 il castello venne in parte smantellato e quanto rimase fu acquistato dai monaci di S. Filippo. Nel 1736 Carmagnola fu eretta a città, mentre con Regie Patenti nel 1735 era diventata contessa di S. Giovanni, S. Michele e S. Grato, suoi borghi, e signora del cascinale di S. Pietro. Nel 1795 Vittorio Amedeo II diede Carmagnola in appannaggio a Carlo Felice di Savoia, duca del Genevese. Nel 1799 le truppe francesi repubblicane in fuga passarono da Salsasio: i contadini del borgo, memori delle disgrazie patite dalla città a causa dei Francesi, li attaccarono e solo l’intervento dei governatori impedì il peggio; quando il generale francese arrivò in soccorso dei suoi accettò la liberazione dei prigionieri in cambio dell’assedio. Nel 1819 venne terminata la demolizione delle antiche mura e delle 17 torri. (CASALIS 1836, 567-624) Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Carmagnola Redazione a cura di Alessandra Barbaglia Il nucleo della città di Carmagnola era conosciuto come “contrada Gardexana”, e nacque come casa- forte in un sito paludoso, attorno al quale già dall’anno 1000 sono attestati i primi abitatori, raccolti nei borghi S. Giovanni in regione Zucchea, S. Maria di Viurso ad ovest, S. Maria di Moneta ad est, Salsasio. Furono probabilmente le scorrerie saracene tra XI e XII secolo a spingere parte dei borghigiani a cercare rifugio nella palude, creando il centro che nel XIV secolo verrà cinto da mura. Ogni borgo antico ci è noto grazie alla sua chiesa: la cappella di S. Giovanni fu donata nel 1044 dalla contessa Adelaide al monastero di Cavour; divenne parrocchiale e prima del 1326 passò alla prevostura di Chieri, in seguito venne unita alla collegiata (1474); nel 1584 borgo e chiesa furono atterrati per la costruzione del bastione, l’abitato si spostò mantenendo il nome; lo stesso avvenne nel 1640 con un ulteriore spostamento di un miglio (CASALIS 1836; MENOCHIO 1890; MAZZON 1985). La chiesa di S. Maria di Moneta, citata in un documento del 1163, dipendeva dal vescovo di Torino e nel 1386 con le chiese dipendenti - S. Giorgio e S. Giovanni – le pagava il cattedratico.; anche questo borgo venne demolito in parte nel 1584 e nel 1640 e risorse più lontano di un miglio col nome di Borgo Vecchio (MAZZON 1985). Il borgo di S. Maria di Viurso fu sede di pieve, menzionata nel 1231 e in un altro documento del XIII secolo, contenente l’elenco di beni e dei fitti che le spettavano, risultava avere alle sue dipendenze la chiesa di S. Michele di Carmagnola; l’abitato fu spostato nel 1640 e risorse nei tre borghi di S. Bernardo, S. Michele e S. Grato (MAZZON 1985). Salsasio in un diploma dell’imperatore Federico (1159) fu nominato come “curtem Salsasii”, il che rimanda sicuramente ad un gruppo di case (MENOCHIO 1890); la prima menzione è del 1031, quando la sua cappella, S. Maria, e i beni intorno furono donati dal vescovo di Torino Gezone all’abbazia di S. Solutore di Torino, sotto il cui controllo resteranno sino all’erezione della collegiata dei SS. Pietro e Paolo (1474)(BANCHIO 1974; MARCHETTI 1945; SERRA 1868). Nell’area carmagnolese si trovavano importanti presenze ecclesiastiche: l’abbazia di Casanova, lontana 7 chilometri dal centro, venne fondata e riccamente dotata da Manfredo di Saluzzo nel 1137; vi si insediarono i monaci cistercensi di Staffarda; nel XV secolo venne ridotta a commenda perpetua, mentre nel 1793, soppresso il convento, fu eretta a parrocchia; nella perequazione del ‘700 risultarono a lei soggette 37 cascine (AST, Camerale, II arch., capo 21, m.16). I suoi beni nel ‘700 con il vicino tenimento di Ternavasio – feudo appartenuto ai nobili Ternavasio di Carmagnola, passato agli Isnardi di Valfenera, a Guglione Rotari (1383) e ai Blanchard de La Turbie – formavano il territorio delle Regie Cacce. Ternavasio nel 1803 fu aggregato a Poirino, dopo una provvisoria annessione a Carmagnola poiché si trovava in suo territorio (CASALIS 1836; ACC, titolo XXV, cat.II vol.5 fasc.12). Un altro ente religioso era il monastero di S. Giorgio del Villar, che dipendeva dall’abbazia di S. Maria di Caramagna, citato in un documento del 1215, fu utilizzato dalle monache come punto di appoggio per esercitare la signoria sulle terre che avevano in ambito carmagnolese (BANCHIO 1974). Sul territorio si trovavano alcuni castelli: presso i confini dell’abbazia di Casanova c’era la regione Belvedere con l’omonima cascina, che nel XV secolo era castello e feudo del marchese di Saluzzo. Il sito fortificato di Fortepasso si trovava a nord-est lungo la strada Torino-Carmagnola; in un documento del 1230 è citato come castello “Piogleto”; nel XV secolo perse la sua valenza difensiva e nel 1792 venne aggregato a Villastellone con Borgaro Cornalesio; con tale cessione il territorio di Carmagnola risultò ridotto di 1/3 (MAZZON 1985). Sin dal 1431 la città di Carmagnola ebbe controversie territoriali con i nobili feudatari del luogo; si susseguirono nel tempo transazioni e nel XVII secolo fu chiesto ai conti Costa di esibire in tribunale i titoli feudali attestanti le loro immunità: la città riteneva che i signori dovessero concorrere ai carichi fiscali (ACC, titolo XXV, cat.11 vol.3). Ad ovest verso il Po sorgevano due fortezze: la Motta degli Isnardi, che dopo la vendita fatta dal marchese di Saluzzo nel 1343 ai nobili omonimi fu svincolata dal territorio di Carmagnola, Racconigi e Migliabruna (AST, Corte, prov. Saluzzo, m.3 fasc.9); citata in seguito come Motta del Corno, nel 1660 fu infeudata con i suoi cascinali a Carmagnola dal duca di Savoia: la città pagò 400 scudi d’oro per evitare la scissione territoriale. L’altra fortezza era la Motta di Gardeglio in regione omonima, conquistata nel 1363 da Amedeo VI di Savoia e poi distrutta. A causa alle demolizioni necessarie per costruire le fortificazioni l’aspetto abitativo di Carmagnola cambiò nel tempo: i 4 borghi seicenteschi - Salsasio, SS. Michele e Grato, S. Bernardo e S. Giovanni – non corrispondono, infatti, a quelli antichi, in quanto edificati dopo il XV secolo in siti più distanti dal centro. Il territorio di Carmagnola ebbe uno sviluppo abitativo di tipo policentrico, con un habitat frazionato e una crescita sia interna che esterna alle mura. Il Casalis parlò di territorio diviso in isole circondate da strade o da rivi (CASALIS 1836). Lo sviluppo economico si legava soprattutto all’agricoltura, i cui prodotti trovavano un’occasione di smercio nel mercato settimanale di Carmagnola, noto sin dal 1234. Nel 1522 tale mercato venne temporaneamente trasferito a Carignano, comune concorrente per tutto il secolo, poiché esercitava il suo Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Carmagnola Redazione a cura di Alessandra Barbaglia mercato nello stesso giorno, il mercoledì; nel XVI secolo fu favorito dal re di Francia, che concesse franchigie e nel 1571 vi affiancò 4 fiere annuali. Lo sviluppo economico, urbano, sociale e culturale di Carmagnola iniziò nel ‘400, quando il territorio rientrò nel marchesato di Saluzzo; nel ‘500 il centro raggiunse la sua configurazione definitiva e nel ‘700 dopo la sua ristrutturazione e la definizione urbana dei borghi, che mantenevano comunque una popolazione rurale, Carmagnola ottenne ufficialmente il titolo di città (1736). Il comune di Carmagnola perseguì nel tempo una politica di mantenimento d’integrità territoriale verso i comuni esterni e verso le entità politiche e religiose interne (marchese di Saluzzo, nobili, abate di Casanova)(CORTASSA 1972, 62). La questione dei confini ha avuto un momento di estrema vivacità nella prima metà del XV secolo, come risulta dai contenziosi e dalle transazioni con Racconigi (1435), con Carignano (1437), con Ceresole (1438), con Casalgrasso e Lombriasco (1436-37), con Chieri (1437), con l’abbazia di Casanova (1436-38) (CORTASSA 1972, 55; ACC, cat.XI, tit.XXV fascc.3-14). La presenza del Po ha fortemente influenzato i rapporti con alcuni vicini: nel 1403, ad esempio, in seguito al nuovo alveo del fiume Carignano volle una ridefinizione dei confini (ACC, titolo XXV, cat.11, vol.2 fasc.3). Nel 1612 il duca Carlo Emanuele aveva dato in concessione a Carignano il porto sul Po, in località Campagnino, ma, a causa delle frequenti alluvioni del fiume, Carignano aveva chiesto a Carmagnola un sito sul suo territorio, suscitando l’opposizione dei signori di Lombriasco, che chiesero che la concessione passasse a loro, dato che il sito si trovava sul loro territorio (AST, A e B, m.15 n.7). Nel 1775 il comune di Lombriasco aveva aperto una strada con un ponte di legno sull’alveo del Po ad insaputa di Carmagnola, anche se era stata la città ad emettere nel 1774 un’ordinanza sulla necessità di creare tale strada, tuttavia si servì di tale pretesto per contestare la terminazione fatta da Lombriasco nel 1756: con essa erano stati estesi alcuni territori a danno di Carmagnola (ACC, titolo XXV, cat.11, vol.1 fasc.2). Nel 1909 la giunta municipale di Carmagnola fu chiamata ad esprimersi sui confini con Carignano: venne stabilita una linea fissa su terraferma, abbandonando quella mediana del Po in regione Pasquiroglio e Motta dei Ferreri (AST, Cam., n.870). Nel 1907 ci fu una permuta con Lombriasco: fu aggregata a Carmagnola una particella sita in territorio di Lombriasco in regione Geretto oltre Po; ma nel 1908 tale atto fu annullato, in quanto era stata violata una legge del 1855, in cui si diceva che le porzioni di terreno incluse in un comune, ma amministrate da un altro, dovevano essere di diritto riunite al comune nel cui territorio si trovavano (AST, Cam., prefettura di Torino, arch. ammin.vo, n. 870); nel 1912 la particella risultava nel nuovo catasto di Lombriasco, ma apparteneva a Carmagnola (ACC, titolo XXV, cat.11, vol.1 fasc.3). In virtù della stessa legge nel 1908 la nuova mappa di Carmagnola comprendeva porzioni di terreno in regione Molinasso, Tetti Pret, Pasticcio e Casanova, appartenenti in realtà a Carignano e per i quali questo comune mosse reclamo (idem). Nel 1897 il cascinale Pocchettino in territorio di Villastellone, dipendente dalla parrocchia di Salsasio dal 1868, fu permutato al comune di Carmagnola (ACC, titolo XXV, cat.11, vol.5 fascc.13-14). Nel 1905 venne proposta una permuta di territori tra Racconigi e Carmagnola, dopo che questi erano già stati compresi nei nuovi catasti (idem, vol.2 fasc.2). Il territorio, accatastato con regolarità dal 1461 in poi (AST, Cam., capo 79 m.12 bis fasc.1; ACC, titolo XXV catt1-2, 7-12), nel 1700 venne sottoposto a misura generale: esso consisteva di gerbidi comuni e immuni antichi, posseduti in realtà dai conti di Borgaro e Fortepasso; la città possedeva 50 giornate di pascoli comuni lasciati al bestiame dei particolari di Salsasio, da cui non ricavava nessun emolumento; titolari di beni con immunità ecclesiastica erano l’abbazia di Casanova e quella del Villero, la collegiata, i benefici di S. Michele delle Lame e di S. Pietro del castello, l’ospedale di S. Marco, la compagnia del Corpus Domini, i padri Agostiniani. Nella relazione si sottolineava che spesso la città aveva proposto la perequazione generale dei carichi, dal momento che la contribuzione per 1/6 era stata fissata quando rientrava ancora nel marchesato di Saluzzo e comprendeva Ternavasio e l’abbazia di Casanova (AST, Cam., capo 21, Allegato I, pacco 1 fasc.3; idem, mm.67-83). Nel consegnamento del 1715 la quota di gerbidi comuni era inferiore, poiché non erano stati compresi beni “derelitti”; nel 1721 venne citata anche una giarra comune con Ceresole (idem, mm.71-83). Una relazione del 1753 (AST, Cam., capo 79, m.12 bis fasc.1) fornisce un quadro storico-economico di Carmagnola: il territorio era di natura “magro”, soggetto ad inondazioni, insabbiamenti e corrosioni a causa del Po e del rivo Moretta; nel 1738 era stato progettato un rettilineamento del Po, ma non ebbe seguito. Nel 1764 con Regie Patenti un altro progetto venne approvato (AST, A e B, m.15 nn.14-15): le spese toccarono per 1/3 a Carmagnola, 1/3 ai proprietari delle terre bonificate e in piccola parte ai comuni di Lombriasco e Carignano; i terreni recuperati vennero divisi in lotti e venduti. Tuttavia i lavori vennero vanificati dall’ennesima alluvione. Nell’ottocento Carmagnola era capo mandamento per i comuni di Carmagnola e Villastellone nella provincia di Torino (CASALIS 1836, 567-624; DE BARTOLOMEIS 1843, 558-559). Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Carmagnola Redazione a cura di Alessandra Barbaglia Nel 1927 il podestà dichiarò l’assenza di usi civici. (CLUC, 59).