COMUNICATO STAMPA
Allerta morbillo in Italia, oltre mille casi nel 2014
Stiamo tornando indietro di 15 anni. Pediatri preoccupati per
calo coperture vaccinali. Il ritorno delle malattie infettive è
un effetto collaterale della medicina “postmoderna” e delle
false informazioni diffuse sul web.
Palermo, 12 giugno 2014 - Pediatri preoccupati per l’incremento esponenziale
dei casi di morbillo in Italia. L’allarme è stato lanciato in occasione del
Congresso Italiano di Pediatria in corso a Palermo. “Nel mese di aprile 2014, si
sono verificati 236 casi, portando a 1.047 quelli segnalati dall’inizio dell’anno 1,
in notevole aumento rispetto al corrispondente periodo del 2013 quando si
registrarono poco più di 700 casi2” afferma Alberto G. Ugazio, Direttore del
Dipartimento di Medicina Pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma e
Presidente della Commissione vaccini della SIP. “Lo scorso anno vi sono stati
circa 2.200 casi complessivi di morbillo, ma a fine 2014 c’è da aspettarsene
molti di più perché i dati ad oggi disponibili non comprendono il periodo
maggio-giugno, quando non si è ancora esaurito il picco stagionale”.
Il fenomenonon è solo italiano. Anche l’Europa e gli Usa stanno registrando il
diffondersi di focolai. La scorsa settimana il Centro per il controllo delle
malattie infettive e la loro prevenzione di Atlanta ha denunciato negli USA 288
casi dall’inizio dell’anno fino al 23 maggio, il più alto numero di infezioni dal
1994.
“Per affrontare questa emergenza - evidenzia la Prof.ssa Susanna Esposito,
Presidente SITIP e Presidente della Commissione dell’OMS per l’eliminazione di
morbillo e rosolia congenita - l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha creato
una Commissione di esperti per attuare un Piano di prevenzione a livello
Dati nazionali della Sorveglianza Integrata del Morbillo e della Rosolia, raccolti dal Reparto di
Epidemiologia delle Malattie Infettive (Cnesps) con il contributo del Reparto di Malattie Virali e
Vaccini Attenuati (Mipi) dell’Istituto Superiore di Sanità.
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Surveillance Report January-December 2013 ECDC
europeo al quale hanno aderito 53 Paesi dell’UE e altri Stati del mondo, con
l’obiettivo di eliminare morbillo e rosolia entro il 2015”.
Considerata una malattia innocua, il morbillo è invece responsabile di
encefalite in un caso su mille, evento che porta alla morte o a danni
permanenti. Inoltre,se contratto in età adulta, il morbillo ha molti più rischi di
effetti collaterali perché la sindrome è più violenta, esponendo il paziente a
complicanze e ricoveri.
Benché non vi siano dati certi relativi alla copertura vaccinale, pediatri ed
epidemiologi non hanno dubbi: l’incremento dei casi è da attribuire al calo delle
coperture vaccinali. “In Italia – precisa Susanna Esposito - la situazione della
copertura vaccinale risultaad oggi alquanto complessa: se la copertura con la
prima dose appare buona sebbene non ottimale (circa il 90% e non il 95%
raccomandato), quella della seconda dose è, invece, nettamente inferiore agli
standard richiesti, anche perché è stata introdotta soltanto nel 2005. Questo il
motivo per cui tanti adolescenti e giovani adulti che non hanno avuto la
malattia non sono vaccinati o sono stati vaccinati solo una prima volta”.
Le campagne degli antivaccinatori che spopolano su internet stanno
diffondendo la falsa credenza che la vaccinazione MPR (contro morbillo,
parotite e rosolia) possa causare autismo. Si tratta di un falso scientifico,
sostenuto 15 anni fa dal medico inglese Andrew Wakefield – radiato dall’albo
per aver falsificato i dati del suo studio sull’argomento – che continua ad avere
effetti dirompenti dopo che alcune sentenze sciagurate, tra cui quella di Rimini
del 2012, hanno riconosciuto un nesso di causalità tra vaccino e autismo.
“La democratizzazione dell’informazione genera anche falsa informazione”
afferma Ugazio. “Il ritorno del morbillo e di altre malattie infettive, come ad
esempio la pertosse in Inghilterra, è un effetto collaterale della medicina
‘postmoderna’: una medicina chenon riconosce la verità scientifica, che valuta
solo i rischi e non i benefici, che mette le competenze del paziente sullo stesso
piano di quelle del medico. Le informazioni sono una cosa, la conoscenza è
un’altra cosa: il problema è che Google mette tutto sullo stesso piano”.