05 maggio 2017
Il Resto del Carlino
Infezioni alle vie urinarie Luminari a confronto
UN congresso nazionale sul tema della gestione multidisciplinare delle infezioni
complicate delle vie urinarie. L’appuntamento, che coinvolgerà diversi esperti
dell’infettivologia, della nefrologia e dell’urologia, è in programma nella giornata di
oggi,dalle 9, nell’aula congressuale del polo ospedaliero di Cona. «Un convegno – ha
spiegato Marco Libanore, direttore del dipartimento di Malattie infettive ospedaliero – nato
da un’esigenza clinica che si riscontra sempre con maggiore frequenza. L’età media della
popolazione è infatti aumentata, gli over 65 rappresentano il 30% nella nostra provincia,
ed esiste la necessità di una gestione condivisa dei pazienti con infezioni complicate delle
vie urinarie». Fra gli argomenti che verranno affrontati, spazio alla tubercolosi urinaria, alle
infezioni nel trapianto di rene, e al riconoscimento precoce e alla gestione clinica della
sepsi urinaria. «Dal punto di vista nefrologico – ha aggiunto Alda Storari, direttrice del
dipartimento di Nefrologia – le infezioni delle vie urinarie coinvolgono in prevalenza le
donne, dalle giovani a quelle in età avanzata. Il rischio è che da una banale cistite si passi,
per esempio, a una condizione di pielonefrite. E, in pazienti immunodepressi, la
pielonefrite può essere complicata». Ulteriore argomento, la terapia antibiotica nel
paziente con insufficienza renale. Negli ultimi anni, infatti, l’uso indiscriminato di antibiotici
ha determinato l’emergenza di batteri resistenti, causa di infezioni urinarie
multifarmacoresistenti gravi. Da qui l’importanza di affrontare in modo adeguato la terapia
antibiotica di tali sindromi infettive, caratterizzate da elevati profili di resistenza.
Cancro al colon retto, screening non invasivo
IL NOME del prototipo è ‘SCENT A1’. Un dispositivo portatile, frutto della collaborazione
fra il Laboratorio Sensori del dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, e di Morfologia,
chirurgia e medicina sperimentale dell’ateneo estense, la start-up SCENT Srl, la Lilt, l’unità
operativa di Gastroenterologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria ‘Sant’Anna’, e il
Centro screening del dipartimento di Sanità pubblica. Finalità del progetto di ricerca è
arrivare allo screening preventivo del cancro al colon-retto. «La nostra Azienda – ha
spiegato il direttore sanitario Eugenio Di Ruscio – partecipa a questa ricerca, in
collaborazione con l’Università, che ha messo a punto un dispositivo, con lo scopo di
vedere se è possibile, con metodiche non invasive, la conferma di un sospetto di cancro
nei confronti di chi è positivo al test del sangue occulto nelle feci». Il progetto è risultato
vincitore del Bando di ricerca sanitaria 2016. «Mi occupo da quasi vent’anni – ha illustrato
Cesare Malagù, docente del dipartimento di Fisica e Scienze della Terra – di
monostrutture di semiconduttori. In laboratorio abbiamo realizzato sferette nanometriche,
con la possibilità di sentire gas e composti volatili. A questo proposito abbiamo pensato di
applicare questa tecnologia nella diagnostica tumorale». Dal maggio dello scorso anno, è
stato avviato il protocollo di validazione clinica del dispositivo sperimentale, approvato dal
Comitato etico. E i pazienti risultati positivi al test del sangue occulto nelle feci, definito
‘FOBT’, che si rivolgono al Centro screening prima di sottoporsi a colonscopia, sono
invitati a effettuare anche il test ‘SCENT A1’. Gli esiti sono dunque confrontati con i risultati
del test del sangue occulto e con quelli della colonscopia. «Una ricerca a livello
sperimentale – ha proseguito il docente Malagù – che è stata pubblicata su alcune riviste
internazionali».
La Nuova Ferrara
'Sentire' il tumore con le micro-sfere
Con un contributo di 50mila euro da parte dell'associazione nazionale Lilt, lo studio sul test
denominato Scent A1 a cui si possono sottoporre le persone con sangue occulto nelle feci
può proseguire e migliorare. È un test fondamentale, ideato in Unife, per scartare i casi
negativi di cancro. «L'azienda ospedaliera - ha detto il direttore sanitario Eugenio Di
Ruscio - offre la parte assistenziale per arrivare alla risposta finale, senza ricorrere a
metodi invasivi». Il progetto nasce dalla collaborazione tra il Laboratorio sensori del
Dipartimento di fisica e scienze della terra diretto da Cesare Malagù, Morfologia chirurgia
e Medicina Sperimentale di Unife, la straup Scent srl, Lilt di Ferrara, l'unità operativa di
Gastroenterologia del Sant'Anna ed il Centro screening del Dipartimento di sanità pubblica
dell'Asl creando - come ha rilevato Giorgio Cavallesco - un'ottima sintesi fra chimica e
ricerca. «Nato due anni fa nel Laboratorio sensori anche se con diversi presupposti - ha
ricordato il chirurgo Gabriele Anania - il test è stato da noi riportato sul piano clinico. Ora
però c'è bisogno di un concreto sostegno e di una maggiore collaborazione anche da
parte della cittadinanza che nonostante l'importanza determinante del test del sangue
occulto, non aderisce in modo soddisfacente allo screening di base». Per facilitare
l'adesione al test che in 10 anni ha diminuito di un terzo la mortalità di questa patologia,
Aldo De Togni (Centro Screening) ha aumentato il numero delle sedi di raccolta
aggiungendo l'ospedale di Cona e portando a 10 le ore per consegnare le feci a Cento.Il
progetto ferrarese funziona così: tutti i soggetti risultati positivi al test Fobt che si rivolgono
al Centro Screening di Ferrara, prima di essere sottoposti a colonscopia, sono invitati ad
eseguire anche allo Scent A1, ricevendo un contenitore che dovranno restituire congelato
con il campione all'interno. Gli esiti del test saranno poi confrontati con gli altri esami. «Mi
occupo di nanostrutture - ha precisato Malagù - ovvero di sferette così piccole da essere
presenti in 1 miliardo per metro; esse hanno la capacità di sentire parti per miliardi, di
composti organici. Inizialmente abbiamo creato in laboratorio un intestino artificiale
aggiungendo i marcatori del cancro al colon retto, poi abbiamo confrontato un centinaio di
feci di un paziente malato con quelle di uno sano ed abbiamo fatto i confronti ottenendo i
primi incoraggianti risultati. Ora con il sostegno di Lilt possiamo proseguire con borse di
studio ed altre strumentazioni».Apprezzamenti per l'attività di ricerca sono arrivati dai
direttori Asl Vanini e Marabini.
Infezioni urinarie, più rischi a causa dei batteri resistenti
Fra le patologie più diffuse c'è l'infezione urinaria che può portare a quadri clinici piuttosto
complicati che richiedono l'apporto di più specialisti. «Per questo il convegno nazionale
congiunto a cui parteciperanno alcuni fra i più prestigiosi e autorevoli specialisti in
programma il 5 maggio (oggi) all'ospedale di Cona - ha annunciato il direttore sanitario
Eugenio Di Ruscio - è molto importante per le riflessioni che urologi, nefrologi e
infettivologi porteranno attraverso le loro esperienze e conoscenze». Un problema che
oltre ad avere una forte incidenza si accentua anche con l'allungarsi della vita e un
conseguente aumento della popolazione anziana . «Ma se il 35% è ormai over 65 - ha
aggiunto il primario di infettologia Marco Libanore -anche nei giovani si possono
presentare situazioni che vanno adeguatamente trattate se si vogliono scongiurare
complicazioni anche gravi da ricovero immediato e in terapia intensiva». Ha concordato
con lui la neurologa Alda Storari che ha ribadito quanto la percentuale di pazienti femminili
sia superiore a quella maschile accanto a pazienti dializzati o trapiantati a cui aggiungere
le infezioni causate da calcoli urinari.«In questa epoca dove si è fatto un uso indiscriminato
di antibiotici - ha concluso Libanore - si sta verificando l'emergenza di batteri resistenti su
larga scala che causano infezioni urinarie multifarmacoresistenti gravi e severe, e il loro
trattamento è di esclusiva pertinenza infettivologica per la loro particolare complessità e
difficoltà. Il fenomeno dell'immigrazione inoltre ha fatto riemergere la Tbc Urinaria alla
quale non eravamo abituati e alla quale dobbiamo pensare per evitare di rincorrere in
ritardi diagnostici fatali, così come le infezioni fungine invasive in particolare il candida
Spp».