Anche il concetto di simultaneità perde la sua assolutezza, infatti se la velocità della luce è finita ed è la stessa per ogni osservatore, due eventi simultanei in un sistema inerziale non lo sono più se osservati da un altro sistema inerziale in moto rispetto al primo. Addirittura l’ordine temporale di due eventi può essere ribaltato per due osservatori che si muovano a velocità diverse. situazione è apparentemente La paradossale, a causa della concezione “classica” dell’esistenza di un tempo assoluto, uguale per tutti i sistemi di riferimento: sostituendo al tempo assoluto lo spazio-tempo relativistico la simultaneità di due eventi risulta essere legata allo stato di moto dell’osservatore di tali eventi e non più assoluta. Questa situazione si verifica soltanto per eventi tra i quali intercorre un intervallo di tipo spaziale, tali cioè da essere impossibile per un raggio di luce, o per qualcosa di più lento, di essere presente ad entrambi gli eventi. Le coppie di eventi per i quali la luce, o qualcosa di più lento, può presenziare ad entrambi, sono dette separate da un intervallo di tipo temporale: questi eventi saranno visti da tutti gli osservatori, qualunque sia il loro stato di moto, nello stesso ordine cronologico. Per queste coppie di eventi sussiste una definita relazione cronologica di prima/dopo, indipendente dall’osservatore. Come ulteriore curiosità c’è da evidenziare che mentre nella nuova teoria il concetto di parallelismo è preservato, non lo è quello di perpendicolarità: due direzioni perpendicolari per un osservatore possono non esserlo per un altro osservatore in moto rispetto al primo. Le tre grandezze fondamentali che descrivono un sistema meccanico sono la lunghezza, il tempo e la massa. Si è visto che in base alla teoria della relatività ristretta le prime due sono relative, ovvero dipendono dal sistema di riferimento nel quale vengono misurate, Ci si potrebbe aspettare che lo sia anche la terza e infatti Einstein dimostrò che la massa di un oggetto dipende dalla velocità. Venne introdotto il concetto di “massa a riposo”, che è la massa di un oggetto misurata da un osservatore fermo rispetto all’oggetto stesso, Quando l’oggetto si muove, la sua massa aumenta del fattore di Lorentz: questo significa che quando la velocità si approssima a quella della luce, la massa tende a diventare infinita e quindi l’energia per accelerare ancora il corpo diventa infinita. Questo è il motivo per cui, secondo la relatività ristretta, nessun corpo dotato di massa può viaggiare alla velocità della luce (i fotoni possono farlo perché non hanno massa). La scoperta dell’elettrone di alcuni anni prima della pubblicazione della relatività ristretta ha fornito la possibilità di verificare quanto affermato nella teoria: gli elettroni emessi dalle sostanze radioattive, infatti, hanno velocità simili a quella della luce e gli esperimenti hanno confermato che la loro massa risultava superiore della massa a riposo, esattamente nella misura prevista dalla teoria a causa della conversione dell’energia cinetica in massa. Mentre la relatività ristretta è una teoria che riguarda sistemi di riferimento inerziali, ossia in moto a velocità costante l’uno rispetto all’altro e quindi in presenza di forze gravitazionali nulle o deboli, la relatività generale comprende anche sistemi in moto accelerato l’uno rispetto all’altro e subentra quando il campo gravitazionale diventa rilevante. m 1 − v 2 /c 2 Per valori “piccoli” della velocità, si può dimostrare che essa vale E ≈ m ⋅ c2 + 1 m ⋅ v2 2 Il secondo fattore è come nella meccanica classica pari all’energia cinetica e quindi associato alla velocità del corpo, mentre il primo fattore è costante e dipende solo dalla massa del corpo. I corpi hanno quindi una energia “a riposo” data dalla loro massa. La seguente equazione di Einstein stabilisce l’equivalenza tra massa ed energia: E = m ⋅ c2 La massa può quindi essere convertita in energia, come nelle reazioni termonucleari. Se si fondono 4 nuclei di idrogeno in un nucleo di elio, la massa del nucleo risultante è inferiore alla somma delle masse dei nuclei di idrogeno e tale “difetto” di massa è convertito in energia: il Sole produce calore e luce in questo modo. Analogamente, avendo a disposizione una bilancia molto sensibile, si può vedere che un corpo, cui viene fornita energia, per esempio riscaldandolo, aumenta di poco la sua massa. Vi sono numerose tecnologie per le quali occorre tenere conto degli effetti relativistici, delle quali segue un elenco di esempio: ♦ qualunque dispositivo che funzioni con raggi catodici (come le vecchie televisioni); ♦ gli acceleratori di particelle (come quelli utilizzati nella moderna radioterapia); ♦ i satelliti di posizionamento GPS, che devono tener conto degli effetti di dilatazione temporale per sincronizzare correttamente tempo e posizione. I reattori a fissione nucleare tengono conto dell’equivalenza massa-energia per produrre calore da trasformare successivamente in elettricità. Ingegner Carlo T. [email protected] Fondato nel 2012 – Anno IV NUMERO 144 [email protected] INTRODUZIONE In questa teoria la gravità viene descritta come una proprietà geometrica dello spazio-tempo, che viene “curvato” dalla presenza di massa-energia. L’energia di un corpo in movimento venne definita come E = λ ⋅ m ⋅ c2 = “RELATIVITA’ RISTRETTA” Dalla relatività generale si ha che quanto più un pianeta è vicino al Sole tanto più curvo è lo spazio dove esso si muove. Vorrei concludere questa mia breve trattazione esplicitando il collegamento col mio precedente articolo, sul motore a curvatura. In base alla teoria della Relatività, dato che lo spazio non ha una struttura fissa e immodificabile è possibile “plasmarlo” in modo adeguato alle nostre esigenze: se si vuole percorrere una grande distanza in tempi brevi, si può comprimere lo spazio tra il punto di partenza e quello di arrivo, senza spostare tali punti. Tuttavia le curvature prodotte da masse non trascurabili, come pianeti e stelle, risultano del tutto insufficienti per il volo interstellare. Occorre riprodurre delle singolarità , come quelle date dai buchi neri (stelle di grande massa collassate, dotate di un campo gravitazionale talmente intenso da non consentire neppure l’emissione di luce).. La navicella non andrebbe più veloce della luce, in quanto il “motore a curvatura” la dislocherebbe semplicemente da un luogo all’altro eludendo il limite della velocità della luce stabilito dalla teoria della Relatività. Per riuscire in questo intento, si dovrebbe avere a disposizione un distorsore naturale dello spazio-tempo, ovvero un mini buco nero, gestibile in laboratorio, che presentasse le stesse qualità possedute dai grandi e massicci corpi oscuri presenti al centro delle galassie. L’articolo "RELATIVITA’ RISTRETTA" è stato pubblicato sui numeri 142 e 143 di "IO NON VOTO NEWS" e ho deciso di allegarlo completo al numero 144 sperando di fare cosa gradita a tutti coloro che sono interessati all’argomento. Eccomi qui al mio secondo articolo su un tema abbastanza complesso che spero di trasmettere in modo comprensibile, cercando di incuriosire senza annoiare i lettori sopravvissuti al mio primo articolo sul motore a curvatura e al quale il presente è in qualche modo collegato. Il 30 Giugno 1905 sugli “Annalen der Physik”, Albert Einstein, dopo approfondite ricerche, propose in un suo famoso articolo “Sull’elettrodinamica dei corpi in movimento” (“Zur Elektrodynamik bewegter Körper”) un punto di vista del tutto rivoluzionario. Partendo da un numero estremamente limitato di Postulati egli riuscì a formulare una nuova meccanica, detta Teoria della Relatività Ristretta, in grado di spiegare compiutamente tutte le osservazioni sperimentali precedenti. I Postulati della teoria di Einstein sono: ♦ Il Principio di Relatività (PR) è vero per tutte le leggi della fisica. In particolare, esso è vero sia per i fenomeni meccanici che per quelli elettromagnetici e ottici, pertanto la velocità della luce c deve essere la stessa in ogni riferimento inerziale: per Einstein il movimento è un concetto relativo, che può essere descritto in qualsiasi sistema di riferimento inerziale. La conseguenza di tale principio è che i risultati di qualunque esperimento devono essere gli stessi per qualunque sistema di riferimento che si muova di moto rettilineo uniforme. ♦ Lo spazio vuoto è Isotropo ed Omogeneo Spazio Isotropo significa che non esistono direzioni privilegiate. Spazio Omogeneo significa che non esistono punti privilegiati nello spazio: tutti i punti dello spazio vuoto sono equivalenti. Per capire da dove ebbe origine la teoria della relatività ristretta bisogna risalire alla fine dell’Ottocento, quando James Clerk Maxwell sintetizzò gli studi svolti fino a quel momento sulla forza elettromagnetica nelle quatto equazioni che portano il suo nome. La Teoria dell’Elettromagnetismo è incompatibile con le trasformazioni di Galileo. Risolvendo le equazioni di Maxwell nel vuoto, si osserva che le onde elettromagnetiche si propagano ad una velocità ben precisa, la velocità della luce, pari a circa 300000 km/s (più precisamente 2,988 * 108 m/s). Tenendo presente la relatività Galileiana, ci si accorge di un apparente controsenso: la velocità infatti è sempre relativa ad un determinato sistema di riferimento, ovvero un corpo si muove ad una determinata velocità rispetto a qualcos’altro: se si cammina su un treno in movimento, si avrà una certa velocità rispetto al treno, ma un’altra velocità rispetto al territorio circostante. Per spiegare “rispetto a cosa” si muovono alla velocità della luce le onde elettromagnetiche si era pensato all’esistenza di un mezzo trasparente ed incorporeo chiamato “etere luminifero”, permeante tutto l’Universo analogamente a quanto accade per le onde meccaniche (il suono) che necessitavano di qualche mezzo che ne consentisse la diffusione. In base alla teoria dell’etere ogni corpo in movimento nell’universo produceva un vento che si muoveva alla stessa velocità del corpo in movimento ma con verso opposto e quindi anche la luce avrebbe dovuto subire l’influenza del vento d’etere e propagarsi con velocità diverse a seconda della direzione rispetto al suolo terrestre. Tuttavia nel 1887, i fisici Albert Michelson e Edward Morley misurarono la velocità della luce in varie direzioni con il loro interferometro e non trovarono alcun effetto attribuibile all’etere. La novità introdotta da Einstein consiste nell’aver stabilito che la velocità di propagazione della luce rispetto ad un qualsiasi osservatore, indipendentemente dalla velocità dell’osservatore stesso o della sorgente di luce, è sempre la stessa e non è necessario stabilire l’esistenza dell’etere: una torcia accesa su un treno emette luce la cui velocità appare la stessa sia ad un osservatore sul treno, sia ad un osservatore a terra. Tra la nuova relatività e quella Galileiana esiste un "principio di corrispondenza": si riconosce che le velocità contemplate nella trasformazione di Galileo sono tutte molto piccole se confrontate con la velocità della luce e in tale ambito questa risulta valida, mentre gli effetti della relatività ristretta si notano solo alle alte energie e a velocità prossime a quelle della luce. Come conseguenza dell’impossibilità di definire un moto assoluto, Einstein ha messo in dubbio la possibilità di definire un tempo ed una massa assoluti. Il principio di tempo assoluto della meccanica newtoniana è stato sostituito dal principio di invarianza della velocità della luce dallo stato di moto dell’osservatore. Lo spazio e il tempo non sono più separati, ma entrano a far parte di un’unica entità quadridimensionale nella quale si svolgono gli eventi chiamata cronotopo o spazio-tempo e si influenzano l’uno con l’altro tramite la velocità. In questo ambito lo strumento matematico che consente il cambio di sistema di riferimento sono le trasformazioni di Lorentz, che si riducono alle trasformazioni di Galileo della fisica classica per basse velocità. Ipotizzando un osservatore che veda un corpo muoversi a velocità relativistiche rispetto ad esso, questi vedrebbe lo spazio “contrarsi” nella direzione del moto di un fattore γ = 1 − v 2 /c 2 −1 , dove v è la velocità dell’oggetto in movimento rispetto all’osservatore, mentre il tempo risulterebbe dilatarsi dello stesso fattore, per cui il tempo per l’oggetto in movimento scorrerebbe più lentamente. Si noti che il fattore γ (fattore di Lorentz) è molto piccolo, quasi irrilevante per velocità inferiori a circa un decimo di quella della luce.