L’OPINIONE 47 Se il “Ponte” diventa un mito di comunicazione a conclusione della Conferenza Euromediterranea di Barcellona del 27 e 28 novembre del 1995 ha dato i natali alla Regione Mediterranea, o, meglio, al Partenariato euro-mediterraneo (PEM) composto dai quindici paesi dell'Unione Europea (UE), da undici paesi del Mediterraneo (Algeria, Cipro, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia) e dall'Autorità nazionale palestinese. Il Mediterraneo viene progettato come un'area comune di pace e stabilità, una L zona di prosperità economico-finanziaria condivisa, una regione di promozione e di comprensione reciproca fra le sue diverse culture. Dal punto di osservazione delle economie l'identità è artificiosa: sono realtà i cui flussi di scambio (di merci, servizi, capitali) hanno scarsa consistenza all'interno dei paesi sud-mediterranei. Su tutto pesa come un macigno devastante il conflitto tra israeliani e palestinesi. Cose abbastanza note. Meno conosciuto è un altro dato: il Mediterraneo per i paesi arabi non esiste. Con quel nome si indica un mito occi- dentale, un valore ideologico estraneo agli arabi, alla cultura turco-ottomana, all'Islàm. Dopo la conquista ottomana di Costantinopoli del 1453, dal Peloponneso all'Algeria, il mare fu chiamato (ed è ancora) chiamato Mare Bianco (Ak Deniz) o Mare Medio Bianco in contrasto con il Mar Nero (Kara Deniz) dell'ex capitale dell'Impero Romano d'Oriente, Costantinopoli, ribattezzata Istanbul. Un mare di contrasto, di scarto rispetto a quello per antonomasia che è il Mar Nero. Prima degli Ottomani, per gli Arabi e per gli Islamici, il Mare Mediterraneo era il Mare dei Romani (d'Oriente), al Bar al-Rum, il "mare dei Greci". Si usa ancora alternativamente a Mare Bianco. Giova ricordare che il Mediterraneo etimologicamente è il Mare in mezzo alle terre, il Mare Egeo, cioè il Mediterraneo orientale senza quello centrale ed occidentale. Un mare che non appartiene all'Islàm, cui i seguaci di Maometto non sentono di appartenere. Ma c'è dell'altro a confermare la difforme identità del Mediterraneo agli occhi dei Mediterranei. E' leggenda, è mito di fondazione ideale quello che vede nella nascita del Mediterraneo una realtà di separazione, un confine di separatezza. La tradizione araba vuole che Bahr al Rum prese forma in ciò che nel passato era terra asciutta, allagata dalle acque dell'Atlantico attraverso lo Stretto ( poi, di Gibilterra), tagliato dai Banu Daluka, discendenti da una regina Daluka (che si suppone abbia regnato in Egitto dopo il Faraone dell'Esodo), desiderosi di interporre una barriera tra se stessi e un ignoto "re dei Greci". Un'altra tradizione racconta che lo Stretto fu tagliato da Alessandro il Grande per unire Bahr al Rum con l'Atlantico (Bahr al Muhit), ma per soddisfare l'esigenza degli antichi abitanti iberici di essere separati dai Berberi. Un mare problematico. Acque che separano. Un buon motivo per farne un collante, per trasformarle in un mito di comunicazione, in ponte. Il Ponte sul Canale di Sicilia. Sarà dura! Tino Vittorio