Dottore: ho le vertigini quando mi giro nel letto!!!! Spesso nello svolgere il “mestiere di medico” accade di imbattersi in una particolare forma di vertigine definita come cupolo/canalolitiasi o vertigine posizionale parossistica benigna (VPPB). Si tratta di una forma di vertigine che, pur avendo caratteristiche assai peculiari, viene spesso non riconosciuta e, per questo, non trattata adeguatamente Vediamo quindi di capire come si manifesta, perché si presenta, come diagnosticarla ed, infine, come curarla. La VPPB si presenta con un corteo di sintomi facilmente identificabili. Solitamente appare al momento del risveglio, in associazione ai movimenti di rotazione del capo nel letto. Il paziente ancora sdraiato, pochi istanti dopo aver girato la testa a destra o a sinistra, avverte una forte sensazione di vertigine oggettiva (= la stanza e gli oggetti appaiono girare vorticosamente) che si esaurisce in un periodo variabile da pochi secondi a poco più di un minuto, spesso associata a nausea o vomito. Non si registrano invece cali di udito (= ipoacusia) o sensazione di fischio nel’orecchio (= acufene). Inoltre, tende a ripresentarsi ogni qual volta si ripete il movimento rotatorio del capo nella posizione sdraiata. In posizione eretta, invece, non si apprezza sintomatologia rilevante, se non durante i movimenti di estensione o di flessione del capo, come quando ci si abbassa a legare le stringhe delle calzature. Gli episodi tenderanno a ripresentarsi nei giorni successivi, sebbene con intensità via via più modesta. Ma perché si presenta? Il tutto origina nella parte più profonda dell’orecchio (= orecchio interno), a destra o sinistra a seconda dei casi. Qui, in due camere chiamate utricolo e sacculo, sono contenuti dei “sassolini” (= otoliti) vincolati ad una matrice. Quando questi sassolini fuoriescono dalla loro sede naturale (utricolo e sacculo) e si spostano in delle camere attigue (= canali semicircolari) ecco comparire la vertigine (figura 1). Da qui il nome canalolitiasi. La cause di questa migrazione sono diverse: degenerazione delle membrane del’utricolo, otiti, chirurgia dell’orecchio, infezioni virali, traumi del capo, anestesia o allettamento prolungato, eventi ischemici a livello dell’arteria vestibolare anteriore, Figura 1 Schema rappresentante le "camere" interno coinvolte nella VPPB precedenti malattie vestibolari (es. sindrome di dell’orecchio (immagine da www.sapere.it) Meniere). La diagnosi è clinica. Si basa sulla storia clinica (= anamnesi) raccontata dal paziente e su apposite manovre diagnostiche eseguite del medico. Queste manovre consentono di replicare le condizioni scatenanti i sintomi e di cogliere un caratteristico segno concomitante: il nistagmo. Si tratta di un movimento tipico del bulbo oculare che compare durante l’episodio vertiginoso. È definito da una fase lenta di scivolamento dell’occhio verso la periferia, seguita da una fase rapida che riconduce il bulbo oculare verso il centro. Una volta ottenuta la diagnosi, anche con l’identificazione dell’orecchio interessato, si dovrà procedere al trattamento con l’obiettivo di riportare gli otoliti nella loro sede di origine. Ancora una volta sarà necessario ricorrere a delle manovre, questa volta con funzione liberatoria. La più nota è la manovra di Semont. Il paziente viene posizionato sdraiato sul lettino, adagiato sul fianco corrispondente all’orecchio interessato, ma con le gambe penzolanti al di fuori del materasso per circa 30 secondi. Quindi l’otorino, con un movimento deciso, ruota il paziente sino a farlo appoggiare sul fianco opposto. La manovra si può ritenere curativa se, al termine della stessa con il Figura 2 Manovra di Semont (da www.neurology.org). paziente poggiato sul fianco opposto, si è riusciti ad evocare nuovamente la vertigine. (figura 2). A volte sono necessarie più sedute, a distanza di qualche giorno, per “liberare” il paziente. E’ necessario dunque conoscere questa forma di vertigine poiché, se correttamente e tempestivamente identificata, risulta facilmente correggibile. Viceversa, se mal diagnosticata, la sintomatologia può perdurare per diversi giorni (30-40), pur andando a scemare spontaneamente nel corso del tempo.