SHAPE: gli italiani e lo scompenso cardiaco
Le interviste dell’indagine SHAPE condotta in Italia dimostrano
inequivocabilmente come lo scompenso cardiaco sia un “oggetto misterioso”.
I nostri connazionali non sanno proprio che cosa sia: davanti alla descrizione
dei sintomi tipici, solo 2 su 100 sono in grado di riconoscerlo, nonostante che il
94% dei nostri concittadini (maschi 91%, femmine 96%) dichiari di averne
sentito parlare.
Per fare un confronto, alla descrizione dei sintomi, il 28% degli italiani identifica
chiaramente l’angina/infarto e il 58% il TIA/ictus.
Inoltre, gli italiani non ritengono che i sintomi dello scompenso, e la malattia in
sé, siano gravi: lo pensano solo 29 italiani su 100 e 34 sono nel dubbio.
In altre parole, circa 7 italiani su 10 sottostimano lo scompenso cardiaco.
Ciononostante, al comparire di qualcuno dei sintomi tipici, il 95% si recherebbe
dal proprio medico di medicina generale. Se non altro i nostri concittadini sono
previdenti... o ipocondriaci.
Cosa pensano o credono gli italiani dello scompenso cardiaco, paragonato ad
altre malattie più “famose” o famigerate come l’AIDS e il cancro, il diabete, le
malattie reumatiche?
Secondo 1 nostro connazionale su 3, lo scompenso cardiaco peggiora la qualità
della vita più di artrosi (1 su 6) e ipertensione (1 su 10), ma più o meno come il
diabete (36%).
Il tumore è considerato, a torto, più maligno: oltre 7 italiani su 10 ritengono che i
malati di scompenso vivano più a lungo di quelli di tumore.
D’altronde, 7 su 10 credono anche che gli scompensati vivano più a lungo dei
malati di AIDS.
Un’altra falsa credenza riguarda l’origine della malattia: 1 italiano su 3 è
convinto che si tratti di una normale conseguenza dell’invecchiamento. E la
credenza è più radicata proprio nei concittadini più anziani, oltre i 65 anni
(46%), rispetto ai più giovani, al di sotto dei 45 (22%).
Ancora false credenze: i pazienti scompensati dovrebbero vivere tranquilli,
evitando ogni sforzo fisico (1 italiano su 2); i farmaci oggi disponibili non
possono alcunché contro lo scompenso, non possono prevenirlo (4 su 10).
Vista quindi la scarsa considerazione circa l’impatto sociale della malattia, non
dovremmo stupirci se anche il suo impatto economico viene sottostimato. Alla
SHAPE è un’organizzazione di ricerca internazionale, attiva in Francia, Germania,
Gran Bretagna, Italia, Olanda, Polonia, Romania, Spagna, Svezia, sotto la gestione
di un Comitato Esecutivo composto da 12 tra i massimi esperti europei di scompenso cardiaco
www.scompensocardiaco-europa.com
Segreteria Italia: c/o CPR Italia, Via A. Bertani 2, 20154 Milano
Tel: 02 31804.211 – Fax: 02 33614827
e-mail: [email protected]
domanda quale di queste malattie costa di più al sistema sanitario, gli italiani
rispondono: 38% tumori, 29% AIDS, 9% diabete e solo 6% scompenso
cardiaco.
Le conclusioni che si possono trarre sono comuni a tutti i paesi oggetto dello
Studio SHAPE (oltre a Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda,
Polonia, Romania, Spagna, Svezia): la scarsa conoscenza è diffusa.
In effetti, le risposte sono abbastanza sovrapponibili, paese per paese, con lievi
differenze legate ai diversi stili di vita.
Ciò, dimostra senza ombra di dubbio un’unica cosa: la necessità di campagne
di informazione e sensibilizzazione sullo scompenso cardiaco, una malattia
grave, talvolta mortale, ma ancora oggi largamente sottovalutata.
E non solo dalla pubblica opinione.
Informazioni sul campione intervistato:
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909 cittadini italiani
423 maschi, 486 femmine
453 tra 25 e 45 anni, 456 tra 65 e 85 anni
505 abitanti in aree urbane, 404 in aree rurali.