Con il Patrocinio della Provincia di Roma Nas ce l a Fondazi one M i a M ar t i ni Conferenza Stampa 30 ottobre, ore 12.00 Sala Peppino Impastato, Palazzo Valentini, Via IV Novembre 119 Il 30 ottobre alle ore 12.00 presso Palaz z o Valent ini, S ala Peppino Impast at o, verrà presentata a stampa e addetti ai lavori la F ondaz ione M ia M art ini. Iniziativa fortemente voluta da L eda Bert è - sorella maggiore della grande interprete - c on il Pat roc inio della Prov inc ia di Roma, la Fondazione vuole finalmente accendere un cono di luce sulla figura di una delle più grandi artiste italiane di sempre, raccogliendo in un’unic a st rut t ura il lav oro, l’anima e la memoria di M ia M art ini. La M ia M art ini donna - violata - che ha parlato alle donne e per le donne, la M ia M art ini int erpret e che ha dato voce, fuor di metafora, alla condizione femminile e al suo mondo ricco di incredibili risvolti, la M ia M art ini aut ric e che non ha mai smesso di raccontate storie, tra gioie e sofferenze, con quella forza espressiva che la pone al di sopra di ogni altra interprete italiana. Nessun concerto era uguale a un altro, ogni occasione live era una scoperta dell’anima t rav agliat a e c omplessa di un’art ist a unic a che ora riv iv e f inalment e nelle at t iv it à della F ondaz ione M ia M art ini “Il nostro intento è quello di dare una giust a c olloc az ione ad una delle più grandi interpreti della canzone italiana, Mia Martini, e far si che il suo mit o rimanga int ramont abile nel t empo” preannuncia L eda Bert è sorella maggiore di Mia a cui si deve la nascita della Fondazione. Valorizzazioni di proget t i music ali emergent i, c on un’at t enz ione part ic olare al f emminile, ma anche iniz iat iv e et ic he e soc iali indirizzate al recupero psicologico, sempre attraverso il linguaggio musicale, di donne v iolat e, e la c reaz ione di un arc hiv io def init iv o, sono gli obiettivi principali della Fondazione che presenterà l’intero progetto martedì 30 ottobre presso la sede della Prov inc ia di Roma, Palaz z o Valent ini, Via IV N ov embre 119, S ala Peppino Impast at o, alle ore 12. U f f ic io S t ampa Marta Volterra [email protected] 340.96.900.12 Serena Cerracchio [email protected] 338.65.46.703 Mi chiamo Leda Bertè e sono, per diritto di primogenitura (come diceva mia nonna Domenica), la prima delle sorelle Bertè. Non ho doti artistiche conclamate (e questo è, forse, un lato positivo), in compenso sono molto riflessiva (da buon capricorno), dotata di senso critico, intuizione, costanza e caparbietà. Queste peculiarità mi hanno permesso di districarmi tra le follie, proprie di grandi artiste, con le quali ho dovuto convivere in tutti questi anni di "militanza" in una strana e "sgarrupata" famiglia. Dopo la scomparsa di nostra madre e dopo essere stata colpita in prima persona da una grave malattia, ho deciso di dare vita a questa Fondazione con l'aiuto, indispensabile, di quattro amici. Non siamo solo "quattro amici al bar" (della Capitale), ma, anche in altre sedi: porteremo avanti questo progetto finalmente decollato. Il nostro intento è quello di dare una giusta collocazione ad una delle più grandi interpreti della canzone italiana: Mia Martini, e far si che il suo mito rimanga intramontabile nel tempo. Con infinita modestia, grazie di cuore a tutti coloro che parteciperanno attivamente alla realizzazione di questo splendido sogno. Con affetto Leda Bertè M I A M A R T I NI : S T O R I A , M US I C A , A R T E A cura di Marta Volterra Interprete, autrice, artista, Mia Martini, al secolo Domenica Adriana Rita Bertè nasce a Bagnara Calabra il 20 settembre 1947. Fin da piccolissima, come le sorelle, inizia a studiare musica, e debutta con il suo nome anagrafico già nei primi anni sessanta. Il contesto musicale dell'epoca fa sì che fin da subito si faccia notare per la presenza vocale e non solo: già si inizia a intravedere nella giovanissima artista, che come produttore discografico e autore ha Carlo Alberto Rossi, un approccio diverso alla materia. Il suo destino è altrove, musicalmente parlando. Dobbiamo arrivare al 1971 per scoprire la Mia Martini che tutti conoscono, con quell'animo complesso e tormentato che la porterà alla storia. E' proprio del 1971, infatti, il suo primo album "Oltre la collina" definito dalla critica (Paola Provvedini, Corriere della Sera, 14 aprile 2001) uno dei migliori in assoluto mai realizzato da una donna. Mimì è già in grado di unire le sue grandi doti vocali a un travaglio dell'anima che porta dentro ogni canzone una cifra stilistica unica nel suo genere e che, di lì a poco, la porterà ad affermarsi nel contesto nazionale. Nel 1973, con Minuetto di Baldan Bembo e Franco Califano il trionfo è europeo. Non tutti lo sanno, ma si deve proprio a lei l'istituzione al Festival di Sanremo del Premio della Critica. E' il 1982 e in piena relazione con Ivano Fossati, Mia porta sul palco dell'Ariston "E non finisce mica il cielo" scritta per lei dallo stesso autore genovese. Il risultato è sbalorditivo e la stampa ritiene opportuno creare ad hoc un riconoscimento che diventerà tra quelli italiani più importanti: il premio della critica, appunto. Del 1982 è anche un altro grande successo: Quante Volte. Mia Martini è sulla cresta dell'onda: un'artista indiscussa e che riesce a catturare il pubblico come pochi altri suoi contemporanei. Dopo alcuni anni però, arriva il periodo buio della sua carriera. Vittima delle malignità e dell'invidia di alcuni colleghi, che diffondono strane voci, Mimì viene emarginata e addirittura pensa di abbandonare la musica. "E' stato orribile" racconterà Mia nel 1992 a un giornalista "Questa cattiveria mi costrinse ad abbandonare il mondo della canzone. Il povero Salvetti, pur riconoscendo la mia bravura, mi prego' di non partecipare al Festivalbar, avrei cantato sola. Credo che quando si debba togliere di mezzo chi ha troppo successo si inventi la patente di jettatore, Pirandello docet. Meglio essere sospettati di avere l'Aids. Si puo' dimostrare il contrario con un test. Ma per la jella che cosa si fa, una radiografia?". Fortunatamente nel 1989 torna, più forte e amata di prima, sul palco dell'Ariston, con uno di quei brani che la farà definitivamente entrare nell'Olimpo dei grandi della canzone italiana: Almeno Tu nell'Universo, scritta per lei da un ispiratissimo Bruno Lauzi. Arrivano poi altri brani storici come "La nevicata del '56", "Gli uomini non cambiano" (presentati sempre a Sanremo) e "Cu 'mmè" in duetto con Roberto Murolo. E' la consacrazione, ma di lì a poco arriverà anche la morte, il 12 maggio 1995, in circostanze non ancora chiarite. Il giorno dopo la sua scomparsa, il mondo della musica è in lutto. Riportiamo un estratto di un bellissimo articolo uscito all'indomani della morte. Un'analisi attenta, precisa e presente di Mario Luzzatto Fegiz, sul Corriere della Sera. "Una tragedia tutt'altro che annunciata scuote il mondo della musica leggera. Se n' e' andata all' improvviso una delle interpreti più grandi della canzone italiana, forse l'unica cantante importante della generazione successiva a Mina, Milva e Vanoni. La sua grande virtù fu quella di superare il tradizionale birignao, la manieristica enfasi dello stile nostrano, portando, grazie a una timbrica un po' roca a vocazione blues, le opere a lei affidate a una più alta dimensione artistica. Taluni la consideravano bizzosa e capricciosa, in realtà era soprattutto una perfezionista dotata di umanità, altruismo e fantasia". C R E A R E UN A R C HI V I O E M E T T E R L O A D I S P O S I Z O NE D E L L E G I O V A NI C A NT A NT I E C A NT A UT R I C I Leda Bertè, che per un lungo periodo, il più buio, ospitò la sorella minore Mimì in casa sua, già da tempo aveva iniziato a collezionare, archiviare e scoprire materiale prezioso appartenuto all’artista. Spartiti scritti a mano, oggetti, vestiti, dischi, passioni varie: questa ricerca ha portato alla luce una serie di elementi che raccontano la vita travagliata di un’artista completa che è diventata una delle più grandi interpreti italiane non solo per la sua grande voce, ma anche per la grande anima di cui era dotata. Anima che si ritrova in una collezione di testi, anche inediti, che lei stessa ha scritto e mai reso noti, insieme ad appunti di studio e immagini di se. La Fondazione Mia Martini, unendo questi ad altri materiali, darà vita a un vero e proprio archivio, completo, unico, strutturato e in continua crescita, che metterà a disposizione per lo studio della figura di Mia Martini, ma anche per lo sviluppo di nuovi progetti discografici di nuove voci. UN C O NC O R S O P E R R I D A R E “V O C E ” A I B R A NI D I M I A M A R T I NI Per dare nuova vita a un archivio musicale unico nel suo genere, la Fondazione Mia Martini apre le porte alle nuove leve della musica per produrre una compilation contenente inediti, e non solo, di Mimì. Con un concorso che chiama a raccolta cantautrici da tutta Italia e che avrà una data pubblica una volta al mese presso alcuni locali noti della capitale, si individueranno le voci che nella compilation in programma canteranno brani inediti e testi noti che hanno fatto entrare nella storia della musica Mia Martini. Un’occasione per conoscere la nuova musica italiana al femminile e darle visibilità attraverso una figura che ha – innanzitutto – cantato le donne. L’ALTRA FACCIA DELLA LUNA a cura del Maestro Giuseppe Marcucci Dal punto di vista professionale, Mia Martini è stata un’interprete inimitabile, unica. Attenta, rigorosa, non lasciava mai nulla al caso e ciò si evince dalle sue scelte artistiche. Determinata, attraverso la sua voce e le sue canzoni voleva comunicare i suoi stati d’animo e visto il successo da lei ottenuto, dobbiamo dire che c’era pienamente riuscita. Quando cantava, sprigionava un grande bisogno d’amore. Desiderava amare ed essere amata. Mia Martini è stata un’artista raffinata, elegante, ma anche viscerale, sempre capace di trasformare la quiete in rabbia. Una donna che ha difeso con grinta la sua arte, rimanendo coerente alle sue scelte con risolutezza e dignità. Per dirla come Gino Castaldo: mia martini ha cercato di tirare fuori dalla sua voce le ragioni del cuore, una rabbiosa e viscerale potenza che non ha mai mancato di stupire i suoi innumerevoli estimatori. Mia Martini autrice ha usato la forma canzone, anche per argomenti diversi da quelli in voga fino alla fine degli anni ’50 e primi ’60. Come interprete e autrice, ha cercato di innalzare il concetto di canzone, utilizzandola come veicolo divulgativo massimo, infarcendola di un linguaggio nuovo, colto, ricercato, che era sicuramente più vicino a ragazzi come lei. Captò, poiché la condivideva, la voglia di novità per idee e concetti diversi da quelli usati fino a quel momento nelle canzoni, cercando con la sua incredibile voce, strade armonico-melodiche, che piuttosto che soddisfare solo i discografici in quanto beneficiari del mercato, soddisfacessero anche lei… e dunque chi fruiva la musica: i fans. Ci ha lasciato decine di documenti autoriali e musiche che stiamo catalogando, dai quali si scopre e rivaluta una grande interprete della musica a tutto tondo. Il materiale che stiamo vagliando proprio in questi giorni, ci fa scoprire un animo estremamente sensibile e ben preparato alle tematiche musicali. La forza delle sue composizioni è consistita nella semplicità della scrittura. I testi inediti che ci ha lasciato sono di grande qualità e tracciano, come una lama su un foglio, l’andazzo della sua intera vita, forse vissuta troppo velocemente e senza l’aiuto che lei avrebbe concesso in modo naturale e senza sovrastrutture, a qualsiasi altro essere umano, ma che a lei non fu mai offerto. E’ solo parzialmente vero che: Gli uomini non cambiano, poiché, almeno a parere di che vi parla, è la gente che non cambia…mai! NO N C R E D I A M O A L S UI C I D I O D I M I A M A R T I NI a cura di Vincenzo Palladino La fondazione Mia Martini ha deciso di raccogliere tutte le informazioni necessarie per consentire la riapertura delle indagini. Non vogliamo stabilire quali siano state le cause della morte di Mia Martini, che consideriamo ormai note, ma vogliamo scoprire chi uccise Mia Martini. Le indagini svolte nei mesi di maggio-luglio del 1995 si concentrarono esclusivamente nell’accertamento delle cause della morte dell’artista. Un giovane sostituto procuratore, cauto e timoroso, chiese al medico legale Massimo Cristina, anatomopatologo di Busto Arsizio, di eseguire un’accurata autopsia e indagini sui capelli per stabilire se Mia Martini assumeva cocaina da mesi. Il sostituto procuratore Luca Villa ebbe subito le idee chiare. Già la sera del 14 maggio 1995, intervistato dai cronisti, uscendo dalla casa di Mia Martini, dichiarò secco: “per il momento posso solo confermare che la causa del decesso è overdose di cocaina, quella contenuta nelle due boccette di vetro trovate vicino al corpo della donna.” Dopo circa due mesi, il risultato non poté essere diverso da quello che, dai primi minuti, sembrò evidente al sostituto procuratore. “Non è stato un collasso cardiocircolatorio ad uccidere Mia Martini, dichiarò il medico legale Massimo Cristina, bensì un’insufficienza cardiorespiratoria, conseguente all’assunzione di cocaina”, aggiungendo i particolari delle analisi tossicologiche e farmacologiche che cancellarono ogni dubbio sulla vera causa del decesso. L' esame sui capelli permise di accertare che negli ultimi sei mesi la cantante consumò cocaina con regolarità. E allora? Stabilire che con una pistola 7.65 è stato ucciso un uomo non significa scoprire chi ha sparato. Le indagini di allora non si spinsero mai oltre l’accertamento delle cause della morte. Nessuno si chiese in che modo era arrivata in casa di Mia Martini quella notevole quantità di cocaina, nessuno eseguì indagini sulla qualità della stessa, se fu tagliata con eroina o con altre sostanze e chi compì questa operazione. Non fu mai identificato il fornitore di cocaina di Mia Martini. Nessuno degli investigatori si pose queste domande che avrebbero orientato le indagini nella ricerca di un omicida colposo perché dieci giorni dopo la scoperta del corpo di Mia Martini, con altrettanta sicumera, il sostituto procuratore, che rinvenne sotto il fax, posto sul tavolino nel corridoio di casa, un block notes, sul cui primo foglio era scritto: "Sono stanca. Non vale la pena vivere. Voglio morire", ebbe la prova della volontà di uccidersi di Mia Martini. Secondo un’altra versione, sul primo foglio del block notes erano scritte dieci righe con una penna stilografica nera, firmate Mimì. Anche in questo caso fu commissionata una perizia per stabilire a quale periodo potesse risalire quella dichiarazione di stanchezza, quella voglia di morire. Anche stavolta il sostituto procuratore Luca Villa non ebbe nessun dubbio: si è voluta uccidere. Mia Martini, per la storia che sinora è stato possibile scrivere, si uccise. Assumendo notevoli dosi di cocaina. Pensando a questa ricostruzione, per l’esperienza che noi tutti stiamo maturando con le indagini per mezzo televisivo, e a cui ormai ci stiamo abituando, riteniamo che Mia Martini avesse più possibilità di uccidersi colpendosi ripetutamente con una forchetta, piuttosto che assumendo cocaina. Perché, come sanno bene i cocainomani, e come dichiarò all’epoca dei fatti il medico legale Massimo Cristina “Le morti per cocaina sono rarissime, ma quella droga può contribuire alle insufficienze respiratorie”. Quindi Mia Martini aveva deciso di uccidersi, aveva scritto il suo bel foglietto, non l’aveva messo in evidenza, ma nascosto sotto un fax ( furono necessari 10 giorni per trovarlo), e per non essere considerata una donna banale non scelse uno dei metodi tradizionali (cfr. dati Istat agosto 2012) per uccidersi. Scelse di uccidersi assumendo dosi di cocaina, correndo il rischio di salvarsi. A nostro avviso la verità è un’altra. È quella descritta nelle cronache di quei giorni “Quando se n'è andata stringeva fra le mani un foglio con la scaletta della prossima serata e sulla testa aveva la cuffia del walkman: ascoltava una delle sue indimenticabili canzoni”. Secondo noi, chi stringe tra le mani un foglio con la scaletta della prossima serata ha voglia di continuare a cantare. P R O G E T T O I P A Z I A 2.0 A cura di Rocco Martino La Fondazione Mia Martini promuoverà un corso di formazione per “formare formatori” all’uso di “strumenti” utili ad aiutare le donne a scegliere e prevenire. Organizzeremo un corso-pilota di “comunicazione ermeneutica” per operatrici ed operatori della rete dei centri e degli sportelli antiviolenza della Provincia di Roma e della Rete Nazionale Antiviolenza e Servizio telefonico 1522 del Dipartimento per le Pari Opportunità della presidenza del Consiglio dei Ministri. Mia Martini, interprete e cantautrice, per tre decenni, ha dato voce, parole e musiche, al dolore muto dell’esistenza quotidiana delle donne. Alcune sue canzoni furono anche osteggiate o censurate o emarginate perché troppo libertarie e anticipatorie (“La malattia” nell’album “Il giorno solo”, 1973; “Tutti uguali” del 1975; “Io donna io persona” 1976; “Libera” del 1977). Nella voce di Mia Martini vi sono stati un senso e un’emozione che hanno immerso nel bagno dell’arte qualsiasi cosa lei abbia cantato: si tratta di quel raro fenomeno umano che in filosofia è noto come azione ermeneutica. Una voce cioè in grado di modificare entrambi i soggetti “del canto e dell’ascolto”: l’interprete e il fruitore, la cantante e il pubblico. Una voce che contribuisce a “incrementare l’essere del mondo” e particolarmente de “l’altra metà del cielo”. Una voce che supporta le donne. A volte, addirittura, i testi di alcune canzoni da lei interpretate, hanno acquisito significati altri e oltre le intenzioni e le emozioni degli autori; è il caso di “Minuetto”, 1973. L’amore di una donna per il suo uomo è una lotta, dentro la donna, fra il corpo e il cuore; la forza attrattiva irresistibile della corporeità maschile – nell’intenzione dell’autore del testo – che lega la donna all’amato che giunge a “casa”, prende il corpo dell’amata, che invece con il cuore non vorrebbe, e poi se ne va. Ma questa donna, con la voce di Mia Martina, trasmette anche il messaggio che la resistenza è possibile, che una donna non è un corpo di proprietà del maschio e della sua forza primordiale. Questa donna amata e usata è anche un cuore che pensa, anche se ancora impotente, prigioniera del sentimento, ma con l’intelligenza emotiva già attivata. Codesta struttura di incremento di senso che Mia Martina dà ad ogni testo, ad ogni musica, è una costante in tutta la sua carriera artistica: dalla prigione dei sentimenti e del desiderio perviene alla libertà della speranza agìta, del progetto attivo di prendere in mano la propria vita. Si pensi al testo di “Almeno tu nell’universo”: assieme al sogno della “sincerità per sempre” di lui vi è già la pretesa, il diritto, che “almeno tu nell’universo” non devi cambiare dall’amore amato iniziale all’amore tossico che vuole possedere e infine uccide. Un appello a prevenire il femminicido (mentale, psicologico e fisico). Nel decennio appena trascorso sono state fatte tre scoperte scientifiche relative alle connessioni fra linguaggi (la musica è un linguaggio universale), cervello, mente, ambienti e comportamenti: nel 2001 un frammento di DNA sul cromosoma umano numero sette è stato identificato come il “gene del linguaggio” (il FOXP2 dei genetisti); nel 2005 sono stati scoperti i “neuroni mirror”; lo sviluppo delle applicazioni della TMS (stimolazione magnetica trans-cranica). Nel quadro di queste scoperte (FOXP2, Neuroni Mirror e TMS), nelle attività professionali di consulenza a singoli e gruppi (dal parlare in pubblico allo sviluppo delle leadership), abbiamo osservato e sperimentato che alcuni elementi costanti del linguaggio potrebbero essere segnale per prevenire e ri-progettare. Si tratta di una conferma scientifica e tecnica ai millenari metodi ero-tematici (la maieutica Socratica), ai sistemi dialettici (la forza del dialogo in situazioni di isegoria e di parresia) e ai processi ermeneutici (la comunicazione cognitiva). L’oggetto artistico (naturale o manufatto) ha potere ero-tematico, dialettico ed ermeneutico (altrimenti non acquisterebbe lo stato di oggetto artistico). La voce di Mia Martina (dono di natura e cura e studio e lavoro) ha tali potenze; ascoltare la sua voce aiuta a usare meglio la propria intelligenza emotiva. Oggi conosciamo anche strutture grammaticali che, in determinate condizioni, potrebbero avere lo stesso potere. O meglio, esistono persone che sanno, con maggiore efficacia ed efficienza di altre, come e quando decidere, fidarsi e affidarsi, apprendere ed educare, motivarsi e motivare, essere creative. Sono cinque abilità necessarie per vivere, per non ammazzarsi e non farsi ammazzare. Con il progetto IPAZIA 2.0 vorremmo realizzare il nostro sogno di formare almeno un’operatrice per ognuno degli otto mila Comuni d’Italia. Un’operatrice che per la sua professione è a contatto con altre donne professioniste che svolgono un qualche servizio sociale o sanitario o scolastico o educativo o amministrativo o professionale o…per le altre donne. C hi è IPAZ IA? Molti anni fa un’altra donna fu uccisa. Uccisa perché pensava e perché parlava. Uomini in gruppo la catturarono, la violarono, la scorticarono viva usando taglienti conchiglie ed infine la tagliarono a pezzi. Fu uccisa perché era una donna. Parlava agli uomini e in pubblico, esprimeva il proprio pensiero in un modo speciale: dialogando migliorava i pensieri degli altri, ma era una donna. Era un giorno di primavera del 415, milleseicento anni fa, ad Alessandria d’Egitto; in quel modo fu uccisa Ipazia, all’età di 47 anni. Si è trattato di un femminicidio. Ipazia, matematica e filosofa, era anche la custode, l’organizzatrice e l’animatrice della più grande biblioteca dell’antichità (la prima wikipedia), la biblioteca di Alessandria (fondata nel 332 a.C, distrutta nel 47 a.C, nel 270 d.C, nel 391, nel 646 e ricostruita ed inaugurata il 16 ottobre del 2002). O R G A NI G R A M M A E F O ND A T O R I L eda Bert è, President e della F ondaz ione 3 uomini, 3 figlie, 2 nipoti, 1 cane, 2 divorzi, tanto amore, molto burraco e ricordi da non cancellare. M aest ro Giuseppe M arc uc c i, President e del C omit at o T ec nic o S c ient if ic o Autore e compositore, nato a Roma dove vive con la famiglia. Con la poesia musicale, ogni giorno, sconfigge la natura matrigna. Promotore della fondazione Mia Martini, amico di Leda Bertè (sorella maggiore di Mia). Roc c o Giuseppe M art ino, Responsabile proget t o IPAZ IA 2.0 Consulente organizzativo, calabrese di Cutro (l’antica Kyterion). Vive a Roma con la moglie ed un figlio. Esperto di neurolinguistica applicata alle strategie decisionali. Convinto dal maestro Giuseppe Marcucci ad essere fra i promotori della Fondazione Mia Martini. Vinc enz o Palladino, Diret t ore della F ondaz ione Giornalista, politologo, consulente politico, esperto di marketing elettorale, una forte passione per la storia, autore di libri, ha accettato l’incarico di direttore della Fondazione Mia Martini.