PROVINCIA REGIONALE DI ENNA Assessorato Territorio ed Ambiente VIII Settore – Ambiente, Territorio e Protezione Civile SCHEMA DIRETTORE DELLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE Dirigente: Ing. Giuseppe Colajanni A.P.O. Servizio Pianificazione del Territorio e Gestione Riserve Naturali Progettista: Dott. Urb. Giuseppe C. Vitale Componenti gruppo progettazione: Dott. A. Aveni, Geom. F. Romano, Consulente struttura S.I.T.R. – Nodo di Enna: Ing. Fabrizio Argento Presidente: Cataldo Salerno Assessore Territorio e Ambiente: Maurizio Campisi Anno 2008 1 I fatti “naturali”, costituiscono una particolare sezionatura di quell’intervallo di condizioni di vita che, normalmente, indichiamo come ambiente complessivo. L’ambiente naturale come insieme organizzato di una serie di fenomeni, di fatti e di materiali costitutivi di base, può essere considerato un sistema, dotato di una struttura e caratterizzato da una dinamica. Giuseppe Albanese 2 1 IL CONTESTO EUROPEO DI RIFERIMENTO 1.1 La strategia paneuropea della biodiversità e dell’ambiente Il modello concettuale della rete ecologica nasce dall’esigenza di adottare un approccio strategico efficace e coordinato a livello europeo finalizzato alla conservazione e valorizzazione della diversità biologica, degli habitat e degli spazi naturali. Questo obiettivo trova affermazione nelle conclusioni della Conferenza paneuropea “Un ambiente per l’Europa” di Sofia del 25 ottobre 1995. In occasione di tale importante simposio vengono definiti gli scopi prioritari della strategia paneuropea per la difesa della biodiversità e degli habitat naturali che costituiscono il riferimento coordinato delle singole politiche nazionali per l’ambiente: riduzione progressiva dei fattori di rischio sulla biodiversità e gli habitat naturali; consolidamento della biodiversità e degli habitat europei; rafforzamento in un contesto europeo coerente delle politiche ambientali coinvolgimento della partecipazione delle collettività pubbliche locali alle politiche e alle scelte inerenti la salvaguardia della biodiversità e dell’ambiente. Parallelamente alle suddette finalizzazioni della politica europea per la conservazione dell’ambiente vengono definiti dai Ministri europei gli obiettivi strategici da raggiungere: • conservare, migliorare e riabilitare i principali ecosistemi, habitat, paesaggi per la realizzazione e gestione efficace della Rete Ecologica Paneuropea; • assicurare il mantenimento della biodiversità e dell’ambiente utilizzando tutte le possibilità che si presenteranno sul piano economico e sociale, sia a livello nazionale che regionale; • integrare gli obiettivi di conservazione e di utilizzazione sostenibile della biodiversità e dell’ambiente nei settori socio-economici interessati oppure quando l’esercizio di tali attività ha una qualsiasi incidenza sugli habitat stessi; • migliorare le informazioni disponibili sui diversi aspetti caratterizzanti i temi della biodiversità e degli habitat naturali sensibilizzando sia la popolazione che i decisori a tali problematiche e sollecitando il coinvolgimento delle collettività alle azioni indirizzate alla salvaguardia a valorizzazione della biodiversità; • diffondere in Europa, in maniera comprensibile, i temi della biodiversità e dell’ambiente nonché i processi che contribuiscono al loro mantenimento; • assicurare adeguati mezzi finanziari per attuare tale strategia di intervento 1 . 1 Il processo di definizione della rete ecologica paneuropea è attualmente in atto attraverso l’attività del Comitato di esperti costituito dal Consiglio d’Europa (STRA-REP) 3 1.2 Gli indirizzi di caratterizzazione della Rete Ecologica Paneuropea Gli elementi caratterizzanti la modellazione delle rete ecologica paneuropea si inseriscono all’interno dell’obiettivo complessivo teso alla “conservazione degli ecosistemi, degli habitats, delle specie e della loro diversità genetica, e dei paesaggi naturali di importanza europea in maniera tale che gli habitat siano sufficientemente vasti permettendo così la conservazione delle specie e favorendone la diffusione e la migrazione affinché, inoltre, gli elementi principali (nodi, zone cuscinetto e corridoi) degli ecosistemi maggiormente degradati siano restaurati e protetti contro ogni pericolo potenziale”. A spingere nella nuova direzione della conservazione degli ecosistemi naturali e seminaturali attraverso un sistema reticolare interconnesso e non più per singole aree isolate è stata l’acquisizione della consapevolezza che una visione per singoli ambiti non è sufficiente al mantenimento della diversità naturale dell’Europa rappresentata da una varietà di habitats, di specie e di paesaggi. Ciò ha rappresentato la premessa concettuale e di intervento da parte dell’Unione Europea per lo sviluppo delle future azioni che hanno portato alla definizione tipologica degli habitat europei (Corine) e alla realizzazione della Rete Natura 2000. L’azione di coordinamento intrapresa dall’UE per la conservazione degli habitat e dell’ambiente ha come obiettivo finale (2005) quello di presentare la definizione completa della rete ecologica paneuropea al fine di interconnettere le politiche di salvaguardia degli ecosistemi terrestri e marini dello spazio comunitario agli altri interventi settoriali riguardanti l’agricoltura, la silvicoltura, la pesca,l’industria, i trasporti e il turismo in una logica di sviluppo sostenibile. Per questo motivo la conservazione della biodiversità e degli habitat naturali e seminaturali deve essere inserita all’interno di contesti ambientali reticolari e interrelati tali da superare la progressiva frammentazione dei sistemi ambientali per cui l’attuale sistema di contrasto rappresentato dalle sole aree protette, spesso isolate e assediate nei loro perimetri esterni dagli insediamenti e dalle attività antropizzati, appare troppo limitativo ed insufficiente rispetto alle crescenti pressioni che vengono esercitate su di esso. Il logo ufficiale della Rete Natura 2000 4 La biodiversità Secondo le stime, esisterebbero sul continente europeo più di 2 500 tipi di biotopi e 200 000 specie vegetali e animali. Queste cifre sono relativamente modeste in rapporto a ciò che caratterizza le altre parti del mondo ; tuttavia, la proporzione delle specie minacciate è, in Europa, molto grande. Sono, per esempio, minacciate sul totale del continente il 15% dell’avifauna, il 30% degli anfibi, il 42% dei mammiferi, il 45% dei rettili, e il 52% dei pesci di acqua dolce. I principali fattori che rischiano di compromettere la biodiversità europea sono i seguenti : diminuzione delle superfici libere, frammentazione e modificazione crescente degli habitats, super sfruttamento delle risorse naturali (per esempio foreste); infine, introduzione di specie animali e vegetali che non esistevano allo stato naturale in Europa (per. es., l’eucaliptus e la trota). Un grande numero di queste minacce è il risultato delle attività umane che sono principalmente il turismo, l’agricoltura intensiva, l’inquinamento dell’acqua e del suolo, la produzione di legname, senza dimenticare l’impatto diretto, sulle aree costiere, i corsi d’acqua e le montagne, dello sviluppo industriale, ed anche della produzione e del trasporto dell’energia. Estratto dal rapporto dell'Évaluation de Dobris La strategia posta in essere dall’UE poggia fondamentalmente sulla necessità della creazione della Rete Ecologica Paneuropea per assicurare in maniera idonea la conservazione della varietà degli ecosistemi, degli habitats, delle specie e dei paesaggi europei attraverso una dimensione territoriale adeguata all’esigenza della conservazione della biodiversità che sia capace di garantire i movimenti migratori e gli spostamenti delle specie faunistiche e di proteggere gli ecosistemi più esposti alle potenziali minacce. Tale modello non prescinde, però, dalla consapevolezza che la salvaguardia della biodiversità necessitando di contesti areali sempre più vasti e interconnessi tra loro, risulta di difficile attuazione reale in ragione delle pressioni esercitate sull’ambiente dalle motivazioni dello sviluppo economico e delle altre attività umane che richiedono un sempre maggiore e continuo consumo di suolo libero e di utilizzo di risorse incompatibili con le pratiche verdi. Per ovviare a ciò tale innovativo approccio strategico viene concepito in maniera tale che il funzionamento degli ecosistemi e il mantenimento delle caratteristiche di naturalità dei territori anziché essere esercitato su ruoli ad escludendum possano utilizzare pratiche compatibili (verdi) che favoriscano la reciproca coesistenza. 1.3 Gli elementi di caratterizzazione della Rete Ecologica Paneuropea La necessità di conservare la biodiversità e il carattere di originaria naturalità ecosistemica del paesaggio hanno determinato l’esigenza di una pianificazione territoriale strettamente intersecata ai problemi eco-ambientali. Ecco perché il modello concettuale di rete ecologica paneuropea è riuscito, per primo, a sintetizzare un campo di indagine profondamente complesso e trasversale ai temi botanico-vegetazionali, di uso del suolo, delle caratteristiche geo-pedologiche, etc. Essendo concepita come elemento pianificatorio di contrasto alla frammentazione degli ecosistemi naturali, alla perdita di biodiversità e alla alterazione degli spazi naturali la rete 5 ecologica si sviluppa attraverso uno schema direttore basato sui seguenti elementi che connoteranno le future applicazioni, siano esse anche di livello locale: • NODI (Key Areas e Core Areas), come sistema integrato di connessione tra i luoghi centrali e gli elementi di connessione in cui vi è la predisposizione al mantenimento e alla salvaguardia delle condizioni ambientali degli ecosistemi, degli habitats e delle specie animali e/o vegetali; • CORRIDOI (Corridor), come sistema strutturale che avente la funzione di collegare i nodi tra di loro per permettere la circolazione e la migrazione delle specie; • ZONE CUSCINETTO (Buffer zone), funzionalmente destinate alla protezione della rete ecologica, ed in particolar modo dei nodi, dai potenziali impatti negativi generati dalle attività industriali e dalle minacce di quelle antropiche, come l’inquinamento o la desertificazione del suolo. Il modello strutturale della rete ecologica Poiché la concettualizzazione della rete ecologica paneuropea non ha posto problemi legati alla sola identificazione vincolistica e meramente conservazionistica degli ecosistemi, in una logica di preda (gli habitat) e di predatori (l’uomo), ma in un sistema di dinamismo evolutivo degli ecosistemi in cui le attività umane sono parte essenziale dello stesso, vi è in questo nuovo modello la capacità di conciliare la salvaguardia della biodiversità con l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali: ciò ha significato la progressiva diffusione applicativa del modello delle reti ecologiche, a tutti i livelli di governo e in numerosi paesi. ALCUNI ESEMPI DI RETI ECOLOGICHE EUROPEE 6 Rete ecologica della Polonia Rete ecologica dell’Estonia 7 Rete ecologica dell’Olanda E’ adesso opportuno indicare la descrizione analitica degli elementi chiave che costituiscono la struttura della Rete ecologica paneuropea, così come emerge dai testi ufficiali comunitari: I NODI I nodi (semplici e complessi) rappresentano i siti di protezione degli habitats, delle specie e dei paesaggi di importanza comunitaria nonché dei singoli biotopi e sono, per questa caratteristica, quelle aree che meritano una particolare salvaguardia. Inizialmente erano funzionali alla protezione delle aree naturali e semi-naturali, delle specie di importanza europea, dei sistemi paesaggistici più integri nonché dei processi naturali da cui dipende l’esistenza dell’habitat e della specie. Inizialmente, i nodi della rete ecologica, proprio per la loro estrema importanza, sono stati individuati in applicazione di importanti Convenzioni internazionali afferenti la salvaguardia del patrimonio naturale e paesaggistico (Convenzione di Berna, Direttive comunitarie sulla conservazione degli habitats e degli uccelli, Convenzione di Ramsar, Convenzione di Bonn e Convenzione di Barcellona). La successiva individuazione è stata poi demandata alle autorità nazionali (Ministeri) e a quelle regionali che adottano anche i piani di gestione e le misure di aiuto finanziario. I CORRIDOI 8 I corridoi rappresentano l’elemento strutturale di collegamento degli ecosistemi, siano essi lineari o puntuali (nodi) ed hanno una grande importanza specialmente quando assolvono alla funzione di interconnettere habitats troppo limitati o singoli biotopi. In tal modo essi riescono a far veicolare in un sistema di continuità ambientale le specie e a preservare gli elementi vegetazionali di appoggio, specialmente di fronte a territori altamente frammentati a causa di una densa presenza delle urbanizzazioni e delle infrastrutturazioni. La fissazione dei corridoi, comunque, dovrà ispirarsi alle seguenti modalità: • • • la larghezza, la continuità e la varietà di ambienti naturali attraversati dai corridoi sono direttamente funzionali agli spostamenti delle specie e alla loro permanenza in seno agli habitats ; la stretta interconnessione dei corridoi supera la frammentazione del paesaggio e si dimostra di aiuto alle migrazioni dell’avifauna; i corridoi sono di ausilio agli spostamenti animali per superare la frammentazione determinata dagli ostacoli infrastrutturali e delle urbanizzazioni lineari. LE ZONE CUSCINETTO Le zone cuscinetto hanno la finalità di evitare perturbazioni esterne alle aree nodali e ai corridoi in conseguenza della presenza di attività esterne che possono provocare effetti impattanti negativi ed avere refluenze sulla stabilità ecologica dei sistemi centrali di grande naturalità. Pertanto, la loro previsione pianificatoria è fortemente legata alle condizioni locali della rete ecologica (modalità di uso del suolo in funzione della pressione esercitata dalle attività). La loro configurazione rappresenta, quindi, zone di transizione tra i sistemi paesaggistici inseriti nella rete ecologica e le aree destinate ad altre utilizzazioni. Atti e documenti internazionali di riferimento Internazionali · Convenzione di Ramsar relativa alle zone umide d'importanza internazionale · Convenzione di Parigi sulla salvaguardia del patrimonio mondiale, culturale e naturale · Programma sull’ uomo e la biosfera (MAB) · Convenzione di Bonn sulla conservazione delle specie migratorie della fauna selvaggia · Convenzione sulla diversità biologica Paneuropei · Diploma europeo delle aree protette · Rete europea delle riserve biogenetiche · Convenzione di Berna sulla conservazione delle specie selvagge e del patrimonio naturale dell’Europa · Convenzione di Helsinki sulla protezione e l’utilizzo dei corsi d’acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali Regionali · Protocollo di Barcellona sulle aree protette e la diversità biologica nel Mediterraneo · Convenzione di Helsinki sulla protezione del Mar Baltico Unione europea · Direttiva del Consiglio Europeo riguardante la conservazione degli uccelli · Direttiva del Consiglio Europeo riguardante la conservazione degli habitats naturali, della fauna e della flora 9 2. INTERVENTI NAZIONALI PER LA BIODIVERSITA’: LA RETE NATURA 2000 Nel quadro dell’iniziativa europea rivolta alla valorizzazione ecosistemica degli habitats naturali denominata Natura 2000 è stato realizzato, attraverso il coordinamento nazionale svolto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e la proposizione da parte delle singole Regioni, un sistema di aree particolarmente vocate alla tutela e conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali, conformemente alle seguenti Direttive comunitarie: - Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali (Direttiva Habitat); Direttiva 79/404/CEE del 2 aprile 1979 relativa alla conservazione degli uccelli selvatici (Direttiva Uccelli). La rete Natura 2000 rappresenta il primo passo concreto e coerente verso la costituzione di un sistema reticolare di aree che ha come elementi fondativi i SIC e le ZPS. √ SIC : Sito di Importanza Comunitaria: I SIC sono quei siti che in seno alla regione biogeografia di appartenenza riescono in maniera significativa a mantenere o ripristinare specifici habitat naturali e/o semi naturali ed anche ad assicurare la conservazione delle specie al fine di mantenere la ricchezza e la diversità biologica delle singole regioni biogeografiche di appartenenza (vedi definizione riportata nel DPR 357/97 modificato da D.P.R. 120/03); √ ZPS : Zone di Protezione Speciale: Le ZPS sono zone di protezione integrata, lungo le rotte di migrazione dell’avifauna, finalizzate al mantenimento ed alla tutela degli habitat interni alle zone nonché a quelli limitrofi, al ripristino dei biotopi danneggiati e distrutti. (Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”). Natura 2000 è il nome che il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha assegnato ad un sistema coordinato e coerente (una “rete”) di aree destinate alla conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell’Unione stessa ed in particolare alla tutela di una serie di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva “Habitat”. Il processo di individuazione ed identificazione dei siti è stato svolto attraverso il progetto Bioitaly che rappresenta il primo importante censimento degli habitat e delle specie ed è articolato anche, in una banca dati pubblicamente consultabile attraverso il sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. Ad oggi le fasi della costruzione della Rete Natura 2000 non sono ancora concluse, ma il lavoro svolto ha contribuito a far mutare l’approccio alle politiche di conservazione, tutela e 10 valorizzazione della natura superando il modo di intervento della protezione puntuale per dispiegarsi in una logica reticolare. Attività di normazione Attività di proposizione DIAGRAMMA SINTETICO DELLA COSTRUZIONE DELLA RETE NATURA 2000 Progetto Bioitaly RETE NATURA 2000 (Individuazione e proposta delle aree da includere nella Rete Natura 2000) - Protocollo stipulato tra il Ministero dell’Ambiente, le Regioni e le Province Autonome - elenco nazionale dei siti pSIC (proposta di Sito di Importanza Comunitaria (lett. m-bis art. 2 D.P.R. 357/97 modificato da art. 2 D.P.R. 120/03 Decreto 3.4.200 ) elenco comunitario dei siti designazione da parte dello Stato membro di designazione da parte dello Stato membro di SIC ZSC ZPS (Sito di Importanza Ccomunitaria) (Zona Speciale di Conservazione) (Zona di ProtezioneSpeciale) (lett. m art. 2 D.P.R. 357/97 modificato da art. 2 D.P.R. 120/03 ) (lett. n art. 2 D.P.R. 357/97 modificato da art. 2 D.P.R. 120/03 – art. 3 D.P.R. 357/97 modificato da art. 3 D.P.R. 120/03) (art. 6 D.P.R. 357/97 modificato da art. 7 D.P.R. 120/03) Attività di gestione MISURE DI CONSERVAZIONE (art. 4 modificato da art. 4 e art.6 D.P.R. n.357/1997 modificato da art. 7 D.P.R. n. 120/2003) VALUTAZIONE DI INCIDENZA DEI PIANI E DEI PROGETTI (art.5 D.P.R. n.357/1997 modificato da art. 6 D.P.R. n. 120/2003) Misure preventive per la salvaguardia degli habitat e delle specie (art.4 D.P.R. n.357/1997 modificato da art.4 D.P.R. n. 120/2003) 11 Dal sistema nazionale della conservazione della natura e della biodiversità hanno preso impulso, nel sistema della pianificazione locale dell’area vasta provinciale, le prime esperienze di individuazione e articolazione delle reti ecologiche provinciali in cui la tutela degli habitat e dei sistemi ambientali non è fine a se stessa ma è prodromica all’attivazione di interventi di sviluppo locale sostenibile (Piani di Azione). 3. LA DEFINIZIONE DELLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE (R.E.Pro.) 3.1 INTRODUZIONE La pianificazione delle reti ecologiche provinciali ha trovato definizione metodologica, operatività e sviluppo applicativo all’interno delle esperienze più mature 1 avviate dalle Province per la redazione del PTCP ed in particolar modo, nella costruzione del quadro conoscitivo riferito alle valenze naturalistiche ed ambientali riconosciute come le invarianti del territorio per significatività, rappresentatività, unicità e irripetibilità. Si tratta, ancora oggi, di un percorso metodologico in continua progressione e che si arricchisce quotidianamente di nuovi ed interessanti applicazioni, per gli impulsi provenienti dai contributi disciplinari e da quelli direttamente sollecitati dalla maggiore consapevolezza delle collettività locali e dell’associazionismo ambientalista. La chiave di successo del processo di costruzione e definizione delle reti ecologiche dell’area vasta provinciale, proprio perché immediatamente percepito dai diversi soggetti delle collettività locali, necessita del loro apporto compartecipativo-creativo nonché della loro condivisione alle scelte di uso del suolo appropriate al mantenimento degli ecosistemi e delle componenti ambientali. L’obiettivo prioritario della definizione di una rete ecologica di livello provinciale è quello di interconnettere una diversità di ambienti naturali in cui la fauna e la flora possano arricchirsi vicendevolmente in un rapporto di interscambio che garantisce il mantenimento e la propagazione dei caratteri della biodiversità delle specie animali e vegetali al pari di quello che avviene negli ambienti antropizzati dove “…le società umane abitano città e paesi e si spostano attraverso corridoi preferenziali quali strade e ferrovie, così piante ed animali occupano i loro habitat movendosi e propagandosi lungo elementi di connessione….” 2 (corsi d’acqua, aree boscate, siepi, riserve naturali, etc.). Le Province, attraverso la individuazione di reti ecologiche hanno sicuramente avviato un percorso concreto ed evolutivo nei riguardi dei temi della salvaguardia delle risorse ambientali, queste ultime intese non come elementi puntuali da attenzionare all’interno delle politiche di pianificazione ma appositamente inserite in un contesto reticolare riescono meglio ad assicurare il mantenimento della biodiversità e dei caratteri distintivi di naturalità dei singoli territori dove saranno sviluppati in maniera più appropriata gli 1 2 vedasi gli studi e le proposte contenute nei PTCP delle Province di Milano, Bologna, Modena, Mantova e Siena; vedasi, inoltre, il rapporto intermedio INU-ANPA che offre le schede delle attività di definizione delle reti da parte delle istituzioni, regionali, provinciali e comunali; Brochure di presentazione del Life Eeconet “Un progetto europeo per lo sviluppo della sostenibilità attraverso le reti ecologiche promossa dalla Regione Emilia-Romagna – IBACN, Provincia di Bologna, Provincia di Modena; 12 interventi di tutela e valorizzazione ambientale, anche in rapporto a nuove politiche agricole incentrate sulla incentivazione produttiva sostenibile delle tipicità locali. La rete ecologica provinciale rappresenta il superamento delle politiche di tutela ambientale incentrate solamente sulla gestione delle singole aree protette obiettivandosi come elemento di continuità organizzativa tra i vari ecosistemi e le diversità paesaggistiche e come elemento di rottura di quella visione di contrapposizione dualistico-dissonante uomo-natura. 3.2 LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE: STRUMENTO DELLA CONTINUITA’ AMBIENTALE La pianificazione territoriale provinciale nei riguardi delle tematiche paesaggisticoambientali e degli spazi naturali (spazi aperti del territorio) ha assunto un ruolo fondamentale nella individuazione degli elementi strutturali necessari ad assicurare la continuità ambientale per fronteggiare la progressiva frammentazione dovuta alle attività insediative e agli interventi infrastrutturali. La rete ecologica di livello provinciale si pone anche come strategia di intervento utile a superare anche il regime delle tutele naturalistiche e paesaggistiche differenziate e concorrenti (vincoli di varia natura) che a causa dell’assenza di idonei strumenti di gestione delle aree sottoposte a tali cogenze vincolistiche non si riesce ad assicurarne adeguata tutela, valorizzazione e godimento. Le interrelazioni richieste alla definizione delle reti ecologiche provinciali necessitano un coinvolgimento intensivo delle comunità locali che dalla ricostituzione delle continuità ambientali del territorio devono vedere l’occasione per promuovere le progettualità capaci di connotare le specificità ambientali del territorio. Viene, dunque, superato per mezzo dell’individuazione del sistema della rete ecologica l’approccio “autoritativo” di tipo tradizionale preposto fino ad ora alla conservazione degli aspetti di naturalità per generare un nuovo tipo di intervento basato sulla cooperazione istituzionale e sulla condivisione dei metodi, delle strategie e degli obiettivi: le reticolarità ambientali come fattori creativi e generativi di quelle istituzionali e gestionali. I problemi metodologici legati alla definizione degli assetti ecosistemici dei territori si sono basati sull’applicazione alla scala dell’area vasta provinciale delle sperimentazioni avviate sia a livello nazionale che regionale sui concetti del superamento della frammentazione territoriale dovuta alle sempre più pressanti espansioni delle attività antropiche con il conseguente consumo di suolo libero, la diminuzione delle biopermeabilità del suolo, la progressiva “scomparsa degli ambienti naturali e la riduzione della loro superficie; l’altra, l’insularizzazione progressiva e la ridistribuzione sul territorio degli ambienti residui” (ANPA-INU). Indicazioni di metodo per la pianificazione territoriale di quelli che vengono definiti sistemi ecologico-relazionali provengono da quanto realizzato nei piani territoriali di coordinamento provinciale più sensibili a tale campo di indagine e di operatività dove si assumono come irrinunciabili nelle politiche di trasformazione e di (ri)assetto del territorio i seguenti connotati: 13 - Irriproducibilità della risorsa suolo e delle biocenosi; - Salvaguardia del suolo agricolo extraurbano (da espansioni lineari estensive); - Mantenimento della biodiversità nelle aree naturali; - Riqualificazione ecologica ed ambientale dei tessuti urbanizzati - Restauro degli spazi naturali degradati. In concreto, secondo definizioni sintetiche ma efficaci, la pianificazione delle reti di connessione ambientale ed ecologica si è sviluppata attraverso l’adesione ad una o più delle seguenti schematizzazioni cui corrispondono obiettivi specifici: ⇒ A. rete ecologica come sistema interconnesso di habitat per garantire la permanenza e la salvaguardia della biodiversità; ⇒B. rete ecologica come sistema interconnesso di parchi e riserve attraverso relazioni di infrastrutture e servizi; ⇒C. rete ecologica come sistema delle unità del paesaggio per funzioni di fruizione e di godimento (percettive-ricreative); ⇒D. rete ecologica come scenario ecosistemico integrato e polivalente a supporto dello sviluppo sostenibile (operatività per programmi di azione locale). E’ fuori da ogni dubbio che le modalità sopra ricordate non sono autoescludenti ma possono relazionarsi tra di loro, determinando la tipologia di rete ecologica di area vasta provinciale direttamente dipendente da obiettivi congiunti di salvaguardia e valorizzazione territoriale. Aspetti floristici tipici dell’ennese 14 GEOMETRIA OBIETTIVI TIPO RETE IDEOGRAMMA SINTETICO DELLA MODELLAZIONE DELLE RETI Modello A Modello B Modello C Modello D tipo conservazionistico. Protezione di luoghi e biotopi inseriti nella Direttiva Habitat per il mantenimento della biodiversità. Attenzione particolare alla tutela delle specie animali e vegetali e alla loro veicolazione tipo ambientalista. Ottimizzazione della fruizione delle aree protette attraverso la dotazione di infrastrutture di supporto all’accessibilità e all’accoglienza (rete coerente di supporto) tipo naturalisticofruitivo Costituzione di Unità di paesaggio fruibili dal punto di vista estetico e culturale . Miglioramento dell’ambiente extraurbano e la riqualificazione delle componenti naturali e degli agroecosistemi tipo territorialista. Considerazione di partenza della insostenibilità dello sviluppo (perdita di biodiversità, aumento dei rischi naturali). Necessità di riconquistare le funzioni originarie degli spazi naturali La geometria della rete è articolata sulle aree centrali, le fasce di protezione e i corridoi La geometria della rete è basata sulla interconnessione delle aree protette riconosciute in cui un ruolo fondamentale è esercitato dai SIC: L’incentivazione è basata sulla creazione di nuovi corridoi La geometria della rete è dipendente dalla varietà dei paesaggi locali è basata su infrastrutture leggere che consentono la fruizione degli spazi extraurbani e naturali per creare valore aggiunto territoriale (greenway) La geometria della rete è costituita dall’ecomosaico polifunzionale, pluriarticolato e interistituzionale (centralelocale)per la promozione dello sviluppo sostenibile Nei termini della pianificazione territoriale provinciale il concetto classico di rete ecologica inteso come “insieme di biotopi in grado di fornire alle specie selvatiche un ambiente di vita temporanea e permanente, nel rispetto delle loro esigenze vitali, e di garantire la loro sopravvivenza nel lungo periodo” (Mod. A) viene ulteriormente inquadrato come sistema territoriale-ambientale capace di promuovere uno sviluppo sostenibile locale attraverso l’infrastrutturazione naturale (Mod. D) che tenga conto della necessaria connessione non solo dei valori propriamente naturali ma anche di quelli culturali del territorio (Mod. B – Mod. C) in cui la presenza antropica non è considerata, per principio assoluto, elemento estraneo e ostile. Questo sviluppo concettuale risulta peraltro conforme agli intendimenti della “Rete Ecologica Nazionale” intesa come quella “infrastruttura naturale ed ambientale che persegue il fine di connettere ambiti territoriali dotati di una maggiore presenza di naturalità” (Ministero dell’Ambiente - Servizio Conservazione della Natura. Deliberazione C.I.P.E 22/12/98). 15 Ciò segna anche un ulteriore progressione rispetto alla limitata capacità e alla scarsa incidenza di basare la difesa della biodiversità e degli spazi naturali solo sulla difesa delle aree protette poiché è oramai ampiamente confermato che esse non risolvono le problematiche legate alla frammentazione essendo abbastanza polverizzate nel territorio e non rispondono a criteri di pianificazione finalizzati ad accrescere la continuità dei caratteri ambientali e naturali ma piuttosto appaiono spalmate nel territorio in maniera del tutto casuale riuscendo difficilmente a sostenere progetti e programmi di valorizzazione delle risorse naturali. Infatti, “è bene avere ampie superfici complessive destinate a parchi e riserve, ma se le zone tutelate sono isole, frammenti immersi in un mare di artificialità, si correranno due grandi rischi. Il primo è quello che un’area protetta isolata e di piccole dimensioni non raggiunga una massa critica capace di mantenere, sul lungo periodo, gli standard di biodiversità e di funzionalità che le competerebbero. Il secondo rischio è quello di mettere la natura in vetrina, per goderla durante le vacanze o comunque in occasioni speciali, e accettare di vivere la vita quotidiana in un ambiente grigio, artificializzato, scompensato. La soluzione è quella di ricreare nuove reti ecologiche che aumentino la qualità ecologica non solo nelle aree protette, ma sull’intero territorio, comprendendo quindi anche gli spazi delle aree coltivate e di quelle insediate”.(S.Malcevschi) Ed inizialmente, le aree naturali protette proprio perché venivano erroneamente considerate come corpi separati del territorio, prive di relazioni, hanno innescato meccanismi degenerativo-conflittuali con l’aumento del rischio di impoverire ulteriormente gli spazi della natura. La rete ecologica rappresenta la risposta coerente alla ricomposizione della suddetta dualità, alla necessità di interconnettere sistemi naturali, agrari ed antropici per aumentare i fattori di qualità del territorio da cui successivamente promuovere l’uso sostenibile delle risorse e i progetti di valorizzazione locale che promuovono ad es. i prodotti bioecologici, di origine controllata e protetta. E’ interessante notare che l’interesse sempre maggiore di interconnettere gli ambiti naturali con quelli agrari - finalizzato all’aumento di naturalità (biodiversità) - mediante l’utilizzo di adeguati metodi e tecniche di coltivazione è stato riconosciuto dalla stessa Regione Siciliana che ha emanato, attraverso l’Assessorato Regionale all’Agricoltura e Foreste, specifiche direttive relative alla individuazione degli interventi di miglioramento ambientale per favorire la riproduzione naturale della fauna selvatica promovendo la concessione di specifici contributi economici (Decreto 12 giugno 2002). L’obiettivo non secondario della rete ecologica è anche quello di rappresentare, in tale contesto descrittivo, un valido strumento anche nella difesa dell’agrobiodiversità cioè del potenziamento e della ricerca di quelle antiche varietà coltive autoctone che progressivamente sono state soppiantate a vantaggio di limitate varietà. A tal fine il territorio agrario dell’entroterra siciliano, fortunatamente più lento nel processo di perdita di diversità genetica di specie vegetali agricole originarie, per le note cause strutturali di debolezza economica, può rappresentare un elemento di forza della rete ecologica di livello provinciale ove intraprendere programmi di conservazione delle specie 16 vegetali caratterizzanti l’area attraverso la costituzione ad es. di “aree rifugio” del germoplasma, così come per es. all’interno della R.N.S. Lago di Pergusa (olivo). 3.3 LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE: STRUMENTO DELLO SVILUPPO LOCALE La rete ecologica provinciale riesce a porsi anche come elemento essenziale e imprescindibile dello sviluppo locale sostenibile ed in questo senso diventa il cardine della valorizzazione delle risorse ambientali specifiche, come nel contesto in esame, del territorio provinciale. E’ questo il caso della modellazione di rete ecologica come rappresentata ideogrammaticamente nel connubio tra il Modello C e quello D sopra riportato poiché considera gli elementi naturali e la presenza antropica non fattori dissonanti ma complementari nella caratterizzazione e nella riconoscibilità dei caratteri distintivi del territorio alla scala di rete locale. Si vuole, in tal modo, attribuire alla individuazione della rete ecologica provinciale anche un valore primario autonomo capace di contrastare il degrado dei valori naturali (biotici e abiotici) del territorio (geotopi - flora - fauna – biotopi – paesaggio, etc.) promovendo, nello stesso tempo, una reticolarità ambientale locale idonea a trasformare le risorse naturali e naturalistiche in valori aggiunti di promozione e rivitalizzazione economica. Il sistema della rete ecologica provinciale secondo il modello appena accennato consente quindi, di attribuire alle componenti ambientali non un mero ruolo passivo di “contenitore delle ricchezze-risorse naturali che vengono estratte dall’azione dell’uomo” ma divenire la modalità più appropriata per la valorizzazione eco-produttiva del territorio; si tratta, in altri termini, di valutare il capitale ambientale del territorio ottimizzandolo per le politiche di sviluppo locale attraverso la caratterizzazione, applicata a livello locale, della cosiddetta competitività ambientale (così come declinata nel suo significato dall’azione Leader)volta a sostenere e promuovere la “capacità dei soggetti di valorizzare l’ambiente in quanto elemento distintivo del loro territorio, garantendo al contempo la tutela e il rinnovamento delle risorse naturali e del patrimomio”. La rete ecologica di livello provinciale attraverso la rappresentazione delle caratteristiche ambientali territoriali definisce in tal modo l’insieme delle relazioni di rete necessarie per la salvaguardia della biodiversità e per la contemporanea promozione di azioni di sviluppo locale secondo una matrice in cui ad ogni funzione corrispondono gli obiettivi duali della valorizzazione paesaggistica e della pianificazione territoriale. Alla individuazione della rete ecologica provinciale concorrono, infatti, non solamente gli elementi naturali e naturalistici ma anche i valori storico-culturali-testimoniali specifici del territorio per cui è possibile costruire, partendo dalle risorse endogene, le politiche per la valorizzazione dei luoghi e della loro connessione in un sistema reticolare che ha come obiettivo prioritario quello della tutela e valorizzazione dell’ambiente e dei suoi connotati fisici e culturali attraverso le seguenti azioni: a) tutela e valorizzazione della flora, della fauna e delle acque interne; b) tutela e valorizzazione dei beni culturali ed ambientali; 17 c) tutela e valorizzazione dei beni testimoniali di eccellenza (i luoghi e le vie dello zolfo); d) tutela e valorizzazione del patrimonio agricolo e rurale. La rete ecologica provinciale assume il ruolo di elemento ordinatore per la iniziale definizione del quadro dei beni-risorse territoriali da cui costruire scenari condivisi di interventi integrati di conservazione, recupero, valorizzazione, fruizione ed uso corretto dei beni e delle risorse ambientali e paesistiche dell'area nella direzione del recupero di un quadro complessivo di riorganizzazione fisica ed economica territoriale. Tale modo di ragionare caratterizza la rete ecologica provinciale come “sistema bimodulare (società-natura) a sua volta suddiviso in due sottosistemi: quello naturale (componente ambientale) costituito dagli ecosistemi e quello sociale (componente socioeconomica) costituita dalla comunità locale che influenza, trasforma ed utilizza la cosiddetta componente ambientale (ruolo attivo delle ecorisorse). La rete ecologica di livello provinciale (e quindi, locale) si presenta come strumento di appoggio funzionale alla definizione dei vari sistemi locali territoriali (chiamati SLoT da De Matteis) in un rapporto di connessione tra soggetti ambientali e dinamiche socioeconomiche che scaturiscono dal vissuto (abitudini,segni,etc.) quotidiano dei soggetti presenti e operanti nel territorio.- 18 Matrice della competitività ambientale territoriale Funzioni 1- Funzione economica: > Garantire una produzione agricola di qualità, compatibile con l’ambiente. > Valorizzare le risorse locali garantendone la rigenerazione: legname, energia, ecc. > Garantire l’approvvigionamento dei mercati locali. > Attrarre nuovi investimenti e forza lavoro. 2- Funzione ecologica: > Preservare la biodiversità. > Tutelare e valorizzare le specificità naturali e paesaggistiche. > Assorbire il biossido di carbonio e altre sostanze inquinanti. 3- Funzione residenziale: > Fornire alloggio a quanti desiderano restare. > Integrare nuovi residenti provenienti dalle città. > Garantire la qualità della vita degli abitanti. 4- Funzione di coesione: > Garantire l’inserimento sociale e combattere l’esclusione. > Accogliere residenti anziani. > Fare in modo che le zone rurali diventino un luogo che favoriscono l’incontro, la cordialità e la cittadinanza attiva e partecipe. 5- Funzione culturale e educativa: > Promuovere i valori del patrimonio e della storia locale. > Trasformare lo spazio rurale in un luogo che favorisce l’educazione e la scoperta. 6- Funzione ricreativa: > Soddisfare vari bisogni della società urbana: luoghi di svago, relax, attività sportive e fitness, ecc. > Articolare i bisogni delle popolazioni locali e le esigenze dei visitatori. Esempi di obiettivi in termini di paesaggi e pianificazione territoriale Garantire la sintonia tra la produzione agricola e l’ambiente naturale (rilievi, natura del terreno, risorse idriche, ecc.). Garantire vie d’accesso ai mercati: valorizzare le vie d’accesso esistenti e/o crearne delle nuove. Creare/adattare le altre infrastrutture necessarie alle attività economiche. Garantire un assetto del territorio che ottimizzi la biodiversità: tutela della diversità dei biotopi (siepi, corsi d’acqua, ecc.), paesaggi a “mosaico”, organizzazione di corridoi biologici, ecc. Garantire il comfort tutelando al contempo i tratti tipici dell’architettura locale. Garantire la vicinanza dei servizi. Prevedere un’organizzazione dello spazio che favorisca i contatti sociali e l’integrazione della popolazione: piazze del paese, punti di svago comuni, ecc. Tutelare e valorizzare i tratti visivi che concorrono all’ identità del territorio: architettura, patrimonio edificato, terreni, ecc. Fare in modo che il paesaggio diventi un luogo di scoperta e educazione: luoghi di interpretazione del patrimonio, ecc. Garantire l’estetica del paesaggio. Costruire luoghi di incontro e aree di svago che evidenzino il valore del patrimonio locale. Tratto da: La competitività ambientale “ Innovazione in ambiente rurale” – Quaderno n. 6 – Fascicolo 3 – Osservatorio Europeo Leader – Giugno 2000; 19 ESEMPI DI RETE ECOLOGICA PROVINCIALE: Schema della rete ecologica della Provincia di Mantova Rete ecologica della provincia di Bologna (quadrante sud) 20 21 Rete ecologica della Provincia di Cremona 22 Provincia di Brescia - Rete ecologica provinciale 23 Rete ecologica della Provincia di Parma 24