Responsabile: Dott.ssa Giuseppina Napoletano [email protected] Redazione: NEWSLETTER N. 1 - 2016 Dott.ssa Emma Conti [email protected] PESTE Dott.ssa Chiara Postiglione [email protected] Dott.ssa Mara Baldissera [email protected] Dott. Federico Gobbi [email protected] INFORMAZIONI E AGGIORNAMENTI DAL MONDO Recapiti: tel. 045 8075918-5026 tel. 045 6013563 Caso clinico Le newsletter e gli aggiornamenti in epidemiologia sono reperibili nel sito della Regione del Veneto al seguente indirizzo: http://www.regione.veneto.it/web/sanita /viaggiare-in-salute Nel sito del Dipartimento di Prevenzione ULSS 20 all’indirizzo: http://prevenzione.ulss20.verona.it/viagn ews.html Supporto tecnico Andrea Comin Dott.ssa Silvia Vittorii Tratto dall’articolo “Imported plague---New York City, 2002 “. DC Perlman et al. MMWR Morb Mortal Wkly Rep. 2003 Aug 8; 52(31):725-8. Nel novembre 2002 un uomo di 53 anni proveniente da Santa Fe County, Nuovo Messico, si presenta in un pronto soccorso di New York City insieme con la moglie per l’insorgenza da due giorni di febbre (T.C. 40.2°C) con brivido e sudorazione, astenia e tumefazione dolente a livello inguinale sinistro. L’esame clinico rileva anche cianosi degli arti inferiori con ipotensione arteriosa (78/50mmHg); la saturazione dell’ossigeno nel sangue è 98% in aria ambiente. Il paziente riferisce all’ingresso che il Dipartimento di Salute del Nuovo Messico (NMDOH) aveva identificato qualche mese prima Yersinia pestis in un ratto trovato morto nella sua proprietà e nelle pulci. Gli esami ematochimici evidenziano GB 24.700/μL, PLT 72.000/μL; dall’emocoltura viene isolato il batterio Y. pestis, confermato anche da altre metodiche (PCR e immunofluorescenza diretta). Il paziente riceve un trattamento con gentamicina, doxiciclina, ciprofloxacina e vancomicina, ma le sue condizioni peggiorano e viene trasferito in Terapia Intensiva in stato di shock con diagnosi di peste settica, insufficienza renale acuta, ARDS (Sindrome da Distress Respiratorio Acuto) e CID (Coagulazione Intravascolare Disseminata). Viene sottoposto ad emodialisi e a ventilazione meccanica; a causa dell’ischemia periferica vengono amputati entrambi i piedi. Anche la moglie di 47 anni viene ricoverata con gli stessi sintomi e segni clinici, sebbene meno gravi. Trattata con terapia empirica (gentamicina, doxiciclina, ticarcillina-acido clavulanico), guarisce senza complicazioni. Una finestra sul mondo Dall’aspirazione del materiale linfonodale (inguinale) non viene isolato alcun patogeno, ma la sierologia per Yersinia pestis evidenzia un aumento di 4 volte del titolo anticorpale in due campioni di siero prelevati a distanza, confermando la diagnosi di peste bubbonica. Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) e il NMDOH eseguono un’indagine sulla proprietà dei coniugi e nei suoi dintorni disponendo trappole per ratti, e dalle loro pulci viene isolato Y. pestis. Introduzione e storia Il patogeno responsabile della peste fu identificato nel 1894 dal medico Alexandre Yersin, da cui ebbe il nome di Yersinia pestis, e da un medico giapponese, indipendentemente. Giunse in Europa probabilmente dall’Asia insieme con le carovane e con i ratti numerosi nelle navi all’epoca dei grandi viaggi commerciali. La “peste nera” o “morte nera” però, così come venne definita la peste del Medioevo, è nota all’uomo fin dai tempi antichi. A partire dal XIV secolo si ebbero in Europa numerose e periodiche epidemie: da ricordare quella descritta da Boccaccio nel Decameron che contagiò tutta l’Europa tra il 1347 e il 1353 riducendone drasticamente la popolazione e l’epidemia del 1630 in Italia settentrionale resa famosa da Manzoni nei Promessi sposi. Fig. 1 e 2. Fig. 1. Incisione di Lodovico Pogliaghi Fig. 2. La diffusione della peste bubbonica in Europa (anni 1347 - 1351 ed oltre) 1 - 2016 – Peste Informazioni e aggiornamenti dal mondo 2 Una finestra sul mondo Tra il ‘600 e il ‘700 ci furono epidemie anche in varie zone dell’Europa, come Londra, Vienna, Francia (Marsiglia). In seguito, il miglioramento delle condizioni socio-economiche e igienico-sanitarie dei paesi occidentali contribuì a far scomparire la peste che rimase una malattia limitata a casi isolati. La peste continuò però a manifestarsi con violenza in altre parti del mondo (Africa equatoriale, Asia); in particolare, a fine ’800 una tremenda pandemia coinvolse la Cina, poi Taiwan, India e Giappone. Da ricordare infine che negli Stati Uniti d’America l’ultima epidemia urbana a trasmissione interumana si verificò nel 1924-1925 a Los Angeles. L’abbigliamento (Fig. 3) utilizzato dai medici durante le epidemie di peste per proteggersi dal contagio era composta da una maschera con la caratteristica protuberanza a becco di uccello, al cui interno era contenuta una miscela di erbe balsamiche (per non sentire l’odore esalato dai corpi degli appestati), una tonaca nera lunga fino ai piedi e, a completare, una bacchetta usata per sollevare vesti e coperte dei malati. Fig. 3. "Il medico della peste", acquaforte di Paulus Fürst (1656) Epidemiologia La distribuzione geografica della malattia è piuttosto focalizzata (vedi mappa in Fig. 4). Fig. 4. Distribuzione dei casi di peste nel mondo. Dati da OMS 1 - 2016 – Peste Informazioni e aggiornamenti dal mondo 3 Una finestra sul mondo L’OMS riporta globalmente dai 1000 ai 3000 casi di peste ogni anno, soprattutto in Africa, Asia e Sud America, mentre la malattia è assente in Europa e in Australia. Il Madagascar è una delle principali zone di endemia della peste, con un terzo dei casi mondiali notificati ogni anno. Nei paesi colpiti, sebbene la peste sia principalmente una malattia rurale, lo sviluppo di focolai urbani è sempre da temere a causa della mobilità della popolazione, delle caratteristiche di povertà, della concentrazione umana e della carenza di servizi igienico-sanitari nelle città. In Africa, Sud America, India, dove le condizioni igienico-sanitarie sono scadenti, la peste è una malattia dei poveri, mentre in alcune regioni dei paesi industrializzati (USA) tende ad essere una malattia sporadica, legata ad attività all’aperto. Tra il 1° gennaio 2010 e il 31 dicembre 2015, sono stati notificati globalmente 3248 casi di peste umana, di cui 584 mortali (18%). In Africa, la peste è endemica in 4 Stati: Madagascar, Repubblica Democratica del Congo (regione nord-est), Uganda (regione Arua) e Tanzania (regione Manyara). Tra gli altri paesi africani che notificano più frequentemente epidemie figurano Zambia, Angola, Uganda, Kenya, mentre non vengono rilevati casi nel nord Africa. Dal 2014 una recrudescenza della peste sta colpendo il Madagascar; il primo caso fu identificato il 31 agosto 2014 in un villaggio del distretto di Tsiroanomandidy (regione di Bongolova), a 220 km a ovest della capitale Antananarivo. Nel 2014 fu notificato un totale di 482 casi, con almeno 79 decessi. Da agosto 2015 nella capitale Antananarivo si sono verificati almeno 174 casi. Nel continente americano, il Perù dal 2013 notifica regolarmente casi di peste in 4 regioni del nord-ovest del paese. Negli Stati Uniti, la maggior parte dei casi è sparsa nelle aree rurali e semi-rurali e si verifica prevalentemente nel nord del Nuovo Messico, nord Arizona, sud Colorado, California, sud Oregon e nel lontano Nevada occidentale. L’infezione circola tra i roditori selvatici e casi umani si verificano il più delle volte in ambienti peri-domestici per contatto con gli animali domestici (cani o gatti). Tra il 1988 e il 2002 sono stati riportati complessivamente 112 casi umani di peste dagli stati della costa occidentale (Fig. 5). Nel 2014 si verificò in Colorado un caso mortale di peste polmonare in un adolescente probabilmente morso da pulce infetta. Da aprile 2015 ad oggi i casi notificati sono stati 11 con 3 decessi. Fig. 5. Casi di peste negli Stati Uniti, 1970–2012. Dalla metà del 1900, la peste negli Stati Uniti si è verificata tipicamente nelle aree rurali occidentali. Il puntino rosso evidenziato nello stato Illinois era un caso di laboratorio (CDC). Per quanto riguarda l’Asia, la peste è endemica in Cina, India, Myanmar e Vietnam, anche se negli ultimi decenni i casi notificati sono rari: in Cina l’ultima epidemia risale al 2009 (provincia Qinghai), mentre in India al 2002 (16 casi di peste polmonare nello stato di Himachal Pradesh). 1 - 2016 – Peste Informazioni e aggiornamenti dal mondo 4 Una finestra sul mondo Eziopatogenesi L’agente eziologico della peste è il batterio Yersinia pestis, microrganismo di forma ovoidale (a tipo “spilla da balia”), Gram-negativo, appartenente alla famiglia Enterobacteriaceae, di dimensioni piuttosto piccole (0,7 x 2,5 μm), aerobio e anaerobio facoltativo (Fig. 6). Se ne conoscono tre biogruppi con caratteristiche genomiche ed epidemiologiche peculiari: Y. pestis antiqua, Y. pestis orientalis e Y. pestis medievalis. I fattori di virulenza finora identificati sono numerosi, tra cui un’endotossina lipopolisaccaridica. Fig. 6. Immagine al microscopio elettronico di una massa di batteri Yersinia pestis. Responsabili della trasmissione del batterio sono le pulci Xenopsylla cheopis, Nosopsylòlus fasicatus e talvolta Pulex irritans, che normalmente sono parassiti dei roditori selvatici (come topi, ratti, scoiattoli, marmotte, conigli), che fungono da serbatoio naturale del batterio; in qualche caso le pulci possono infettare anche gli animali domestici (cani e gatti). Fig. 7. Normalmente, Yersinia circola tra queste specie senza causare alti tassi di mortalità (peste selvatica), quindi questi animali sono sostanzialmente delle riserve infettive di lungo termine e non rappresentano un pericolo per l’uomo. Occasionalmente, tuttavia, un’epidemia può uccidere anche grandi quantità di roditori (ad esempio i ratti urbani Rattus rattus e Rattus norvegicus), e le pulci, in cerca di nuovi ospiti, si trasmettono anche agli esseri umani, diffondendo la malattia. La peste di conseguenza è più diffusa dove le abitazioni sono infestate da pulci e ratti, quindi in condizioni di scarso livello di igiene. L’uomo tuttavia può contrarre la peste in vari modi: non solo nel modo più frequente, ovvero tramite la puntura delle pulci di animali infetti, ma anche per contatto diretto con gli organi di un animale pestoso o per inalazione di aerosol infettivo (tosse e starnuti) di una persona o di un animale malato. Fig. 7. L’ecologia della peste negli Stati Uniti (CDC) 1 - 2016 – Peste Informazioni e aggiornamenti dal mondo 5 Una finestra sul mondo Una volta superata la barriera linfoghiandolare, il patogeno si distribuisce ai vari organi (fegato, milza, meningi, polmoni); particolarmente importante risulta la localizzazione polmonare, punto di partenza della trasmissione aerogena dell’agente patogeno. Clinica La peste è una malattia grave, soprattutto nella sua forma polmonare e setticemica (Fig. 8). Il periodo di incubazione è breve, in media 2-8 giorni (fino a 15 giorni) e l’esordio della sintomatologia è per lo più improvviso. Peste bubbonica. E’ la forma clinica più frequente (80-85%), chiamata così perché il batterio raggiunge i linfonodi regionali che drenano il sito di ingresso del patogeno (quasi sempre localizzato in regione inguinale oppure ascellare); a questo livello si forma un bubbone costituito appunto da un gruppo di linfonodi ingrossati (2-5cm) e dolenti, circondati da edema, spesso emorragico. La palpazione di questa zona è molto dolente e la cute soprastante è calda, arrossata, edematosa. Inoltre è presente febbre con brivido, cefalea, vomito, astenia marcata. Sono presenti anche fenomeni tossici generali come tachicardia, emorragie, diarrea, oliguria ed interessamento meningeo. Se non curata, la malattia progredisce rapidamente e la letalità è di oltre il 60%. Quando la malattia non ha decorso fulminante, l’evoluzione avviene verso la suppurazione del bubbone con fuoriuscita di materiale ricco di Y. pestis. Nei casi favorevoli si ha sfebbramento per lisi durante la 2a settimana di malattia; il decesso si verifica invece, il più delle volte, nei primi 6-7 giorni. Durante le epidemie si può verificare anche la pestis minor, una forma di malattia caratterizzata da una manifestazione clinica più modesta per mancanza degli intensi fenomeni tossici. Peste polmonare. E’ la forma clinica più grave. Invariabilmente fatale se non trattata subito, è particolarmente contagiosa e può scatenare terribili epidemie tramite il contagio interumano diretto; il paziente pertanto deve essere tenuto in isolamento fino a dopo almeno 2 giorni di terapia antibiotica ed evidenza di segni di miglioramento clinico. E’ la conseguenza del contagio per via inalatoria dell’agente patogeno. I sintomi comprendono febbre elevata, tosse produttiva con emottisi, dispnea intensa fino all’insufficienza respiratoria. La prognosi della peste polmonare è seria e condizionata dalla tempestività della terapia. Peste setticemica o pestis siderans. Anche questa è una forma particolarmente grave, caratterizzata da una sintomatologia di tipo settico: febbre con brivido, compromissione del sensorio, vomito, diarrea, oligo-anuria e alterazioni ematochimiche per coagulazione intravascolare disseminata; la reazione linfoghiandolare locale (bubbone) in questo caso è solo modesta o addirittura assente, e l’exitus è pressoché costante. Fig. 8. Forme cliniche di peste (bubbonica, setticemica, polmonare) 1 - 2016 – Peste Informazioni e aggiornamenti dal mondo 6 Una finestra sul mondo Diagnosi Si basa innanzitutto sul sospetto clinico-epidemiogico: sintomi quali febbre e linfadenopatia localizzata, in un soggetto proveniente da area a rischio, devono allertare il medico e indurlo a includere la peste nelle ipotesi di diagnosi differenziale (carbonchio, malattia da graffio di gatto, tularemia, ecc.). Ciò è abbastanza agevole in periodo epidemico, mentre può risultare difficile nei paesi non endemici o dove la malattia è rara e il medico ha poca familiarità con essa. Per ridurre il rischio di mortalità diventa essenziale riconoscere i sintomi rapidamente e intervenire nelle prime ore dalla loro comparsa. La diagnosi di conferma viene fornita dall’isolamento dell’agente eziologico tramite l’esame microbiologico diretto (sia con colorazione di Giemsa, Wayson e Gram, sia utilizzando il test di immunofluorescenza diretta) e colturale del materiale linfoghiandolare (Fig. 9), oppure dell’espettorato, del sangue o del liquido cerebrospinale. In mancanza dell’isolamento microbiologico, la diagnosi di peste può essere confermata con la dimostrazione di un aumento di almeno 4 volte del titolo anticorpale in due campioni di siero prelevati a distanza di 3-4 settimane l’uno dall’altro; è considerato significativo comunque anche un titolo > 128 in un unico campione. La tecnica più spesso utilizzata è l’emoagglutinazione passiva. Infine esiste anche un test immuno-enzimatico che consente una diagnosi sierologica più rapida (IgM). Fig. 9. Medici esaminano un bubbone causato dalla peste Terapia e profilassi La precocità della diagnosi e la tempestività del trattamento condizionano la prognosi del paziente, che resta comunque seria nella forma polmonare e nella forma setticemica. Il batterio Yersinia pestis è generalmente sensibile agli antibiotici diretti contro i batteri Gram-negativi, quali streptomicina (farmaco di prima scelta), gentamicina, doxiciclina e cloramfenicolo (quest’ultimo indicato soprattutto per le forme a localizzazione meningea perché supera agevolmente la barriera emato-liquorale), che vanno tutti somministrati per una durata di almeno 10 giorni. Il paziente inoltre, nelle forme contagiose, deve essere tenuto in isolamento respiratorio per 48 ore dall’inizio di un’appropriata terapia antibiotica e con risposta clinica favorevole. In Italia la peste è una malattia per la quale, sia per i casi accertati che per quelli sospetti, è richiesta la segnalazione immediata ovvero entro 12 ore (classe I) perché soggetta al Regolamento sanitario internazionale. Per i viaggiatori e i turisti, il rischio di contagio è minimo dato che la peste è essenzialmente una malattia legata a condizioni di vita di estrema povertà a cui è improbabile che un viaggiatore sia esposto. 1 - 2016 – Peste Informazioni e aggiornamenti dal mondo 7 Una finestra sul mondo Per chi si trova in zone colpite o ha uno stretto contatto con gli animali (es. cacciatori, campeggiatori), le precauzioni da attuare sono quelle di non toccare roditori vivi o morti, evitare le punture delle pulci usando repellenti cutanei a base di DEET e abiti coprenti impregnati di insetticida (permetrina), evitare di frequentare luoghi infestati da pulci. Attualmente non si dispone di un efficace vaccino contro la peste, per cui non è possibile effettuare un trattamento preventivo di questa malattia. La prevenzione si basa soprattutto sulla lotta contro i roditori e le pulci, sulla bonifica delle abitazioni e sul corretto smaltimento dei rifiuti domestici. Esiste comunque una chemioprofilassi post-esposizione con l’assunzione di un breve ciclo di terapia antibiotica a base di tetracicline per 7 giorni per i soggetti a rischio (contatti, personale sanitario), allo scopo di prevenire l’insorgenza della malattia. Bibliografia e siti utili Moroni M., Esposito R., De Lalla F. “Malattie Infettive”, 6° ed. Masson, pp. 722-723 Epicentro, http://www.epicentro.iss.it CDC. Center for Disease Control and Prevention, http://www.cdc.gov/plague WHO. World Health Organization, http://www.who.int/plague Heymann D. L. “Manuale per il Controllo delle Malattie Trasmissibili” 18° ed. Dea, pp 547-554 W. H. McNeill “La peste nella storia. Epidemie, morbi e contagio dall'antichità all'età contemporanea” Torino, Einaudi, 1981. Pubmed, http://www.promedmail.org. Plague. 1 - 2016 – Peste Informazioni e aggiornamenti dal mondo 8